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Autore: Snehvide    12/01/2009    8 recensioni
Nella fredda oscurità della stanza, Il furfante ti scruta con sguardo severo.
Eccolo.
Ritto accanto al tuo letto, orgoglioso come un albero secolare.
Solo allora osi allontanare le maniche umide di lacrime dal viso arrossato.
La tua vista non è un granché senza occhiali, ma la sua silhouette riesci a scorgerla perfettamente.
Provi vergogna.
Vergogna ed umiliazione.
Ha solo un paio di mesi più di te, eppure mentre tu stai ancora lì a compiangere te stesso, lui è già diventato un vero e proprio eroe tra quelli della sua specie.
La stella tra i ladri di più rara estrazione.
O.ne O.f A. K.ind Thief.
Non farti ingannare, Matt. Lui vuole derubarti. Non farti truffare…
[Irish Zebra Sequel][MxM][FAK challenge #2 Garza Sterile]
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OOAK Thief

 

 

 

OOAK: One Of A Kind.

Unico esemplare al mondo del suo genere.

 

Lui era così.

Così era nato e così era cresciuto.

Chiamala pure una ‘malattia congenita’, se  pensi che il termine possa servire ad esplicare meglio la congettura. 

Sì…

‘Malattia congenita’ è l’esempio più calzante che possa venir in mente.

Invasiva. Compromettente. Assolutamente insanabile.

Tutta una questione di DNA.

 

Un ladro.

Esiste forse altro modo per definire la sua attività?

Lui rubava.

Certo, se lo avessero sentito, i professionisti del furto si sarebbero fatti una grassa, violenta risata dettata più dall’invidia che dall’ignoranza.

Perché, Dio, ne avevano di cose da invidiargli!

Di questo non avevi dubbi, tu.

Lui invece – inutile dirlo -  mai al mondo avrebbe creduto a qualcosa di simile.

Accecato dall’orgoglio e dallo spirito di rivendicazione personale, non si rendeva affatto conto, che riuscire a sottrarre alla gente una simile, insolita refurtiva, avrebbe potuto fare di lui il criminale più straordinario di tutto l’universo.

 

Al contrario, forse.

Una vocina stridula nel tuo cervello, ti ha sempre suggerito che questa insolita…benedizione, rendeva il suo ego tutt’altro che entusiasta.

Ma soprattutto, e ci avresti messo la mano sul fuoco che era proprio questa la cosa che più lo mandava in bestia, è che di tutte le sue malefatte, non vi era alcun fottuto responsabile, se non egli stesso.

 

Nella remota possibilità in cui invece tu, dovessi sentire il bisogno di imputare a qualcuno il merito – o la colpa, a seconda dei punti di vista –   di ogni cosa, beh …

Non esitare. Corruga la fronte, solleva l’indice ed indica lei: la Natura.

Metti pure ogni cosa sul suo conto, Matt.  Puoi farlo ad occhi chiusi, amico. Davvero!

Lui non può farlo da sé, lo sai. E’ impegnato.
Perché anche maledirsi da solo, richiede un’incredibile dose di impegno quotidiano.

 

Non serviva neanche arrovellarsi il cervello più di tanto. Era tutto talmente ovvio …

Del resto, chi, se non lei, avrebbe mai potuto fargli dono di una cosa del genere?

Lo capisti sin dalla prima volta.

E sin dalla prima volta capisti pure che, anche impiegando un’intera esistenza, tu non saresti mai riuscito ad imitarlo…

 

 

 

Il ladro emerse dalle tenebre come un animale chimerico precipitato per errore nella dimensione sbagliata.

Il momento era più che propizio.

 

Lo era ogni qualvolta il cielo decidesse di passare la notte a piangere e gridare, nascosto dietro nubi e nubi di solida oscurità.

Lo era ogni qualvolta  l’immagine di quella donna , che da sempre aveva per te incarnato ogni diramazione del male più assoluto, si abbatteva devastante contro i tuoi sensi, spezzando come uno di quei fulmini lì fuori, tutte le barriera tra passato e presente, sonno e veglia, cuore e ragione, e per l’ennesima volta, eri suo.

Per l’ennesima, maledettissima volta, eri tutto suo…

 

Sì…

Vi era un curioso nesso tra questi avvenimenti.

Quando gli sfregi sulla tua schiena in perenne via di guarigione ricominciavano a ribollire come se mai fossero stati curati e bendati da mani grandi e gentili, allora quello;  quello era davvero il momento propizio.

 

Sia per il ladro, che per la tua vergognosamente debole vescica; colei che puntualmente, malgrado i mezzi disastrosi, ti aiutava a risalire l’abisso dell’incubo, e poi, svegliandoti ad una realtà ben peggiore, usava ingannare la tua mente sussurrando parole su cui eri pronto a sputare tutto il tuo sangue, purché divenissero verità …

 

«Era solo un sogno, Mail. Solo un sogno. Va tutto bene, lei non c’è. Non c’è. Era solo un sogno…»

 

 

Occhi spalancati, offerti in pasto alle tenebre. Fronte imperlata di copioso sudore.

Respiro rotto.

Quante menzogne. Anche in capo al mondo, lei ci sarebbe stata sempre.

Quante menzogne…

 

 

“Adesso piantala, idiota.”

 

Che non significa necessariamente ‘smettila di piangere’.

(Sai quanto gliene importava, di avere un compagno di stanza piagnone e piscialletto!)

 

Accovacciato sul materasso come una gallina stitica, avevi istintivamente tenuto nascosto la larga e umida chiazza sul materasso per tutto il tempo. Per troppo tempo.

Quanto? Prova a chiederlo a quegli stuzzicadenti tremolanti che ti ritrovi per gambe!

Era da talmente tanto che le tenevi piegate in quel modo anomalo che quasi non sentivi più nemmeno le loro dolorose imprecazioni.

Tranquillo. Tutto nella norma.

Sarà pure cambiato qualcosa di importante qui, al Wammy’s House, ma questo non ha rivoluzionato certo le tue abitudini.

 

Nella fredda oscurità della stanza, Il furfante ti scruta con sguardo severo.  Eccolo.

Ritto accanto al tuo letto, orgoglioso come un albero secolare. 

Solo allora osi allontanare le maniche umide di lacrime dal viso arrossato.

La tua vista non è un granché senza occhiali, ma la sua silhouette riesci a scorgerla perfettamente.

Provi vergogna.

Vergogna ed umiliazione.

Ha solo un paio di mesi più di te, eppure mentre tu stai ancora lì a compiangere te stesso, lui è già diventato un vero e proprio eroe tra quelli della sua specie.

La stella tra i ladri di più rara estrazione.

O.ne O.f A. K.ind Thief.

 

Non farti ingannare, Matt. Lui vuole derubarti. Non farti truffare…

 

In uno scatto improvviso che stressa al limite la tua resistenza a non urlare, il ladro prende abusivamente possesso del tuo polso.

Non sarà l’unica cosa di cui si approprierà illecitamente  questa notte.

 

Non è che l’inizio. Ormai ti è chiaro.

Tu hai qualcosa che lui brama, ora più che mai.

 

Non cedere, non cedere, non cedere…

Ti osserva barcollare, mentre sporco e infreddolito costringi le ginocchia a sopportare il peso del tuo corpo martoriato.
Si avvicina pericolosamente, ma non osi tirarti indietro. Ti sfiora.

Cerca, cerca, cerca…

Dai movimenti della sua mano, che lesta e risoluta tasta la tua schiena rigida come un’asse, sembra proprio sia alla ricerca di qualcosa…
Non trova nulla, se non le fitte maglie del pigiama, e le voluminose bende da esse sporgenti, impegnate a ricoprire la carne seviziata al di sotto…

 

“Cazzo! Hai bagnato anche le bende?!”

 

“…N-no…”

 

Tra un singhiozzo e l’altro, scuoti lentamente la testa.

Bingo! – Ma che bel bottino ha trovato!

 

“Giura!”

 

Ti trafigge. Il suo sguardo deformato dallo sgomento, trafigge ogni singola cellula del tuo cervello.

Impazzire non ti era mai sembrato così facile…

Le mani cinte sulle tue spalle vanno via via serrandosi. Sempre di più. Sempre più forte.

 

“Giu…giuro. Non le ho b-bagnate. So-sono asciutte!”

 

Una sorta di slot machine impazzita che non la smette più di erogare denaro; ecco come dovevi apparire di fronte ai suoi occhi.

Un invito a nozze per chiunque, figuriamoci per un ladro di così bassa tiratura …

 


Ma non arrabbiarti, ti prego.

Non arrabbiarti.

 

 

Un’altra tastata veloce. Palmi ben aperti e pupille roteate verso il soffitto, poi la resa.

La tanto attesa resa…

Non ci speravi più, eh? Ammettilo.

Il sospiro di sollievo, intimamente, lo esalate insieme …

Il suo, lo percepisci dal modo come allontana da te le sue mani, piccole ma sicure come quelle di un adulto.

Mani di orfano. Mani di un bambino cresciuto troppo in fretta.

 

Il tuo, è persino troppo evidente.

 

Dannazione.

Non un’altra volta. NON UN’ALTRA VOLTA.

Stringile quelle maledette gambe, Matt! STRINGILE!

 

“D-devo…devo andare al ba—

 

Parlare richiedeva tempo, e tu, quel tempo, proprio non ce l’avevi.

 

Mormorii.

Fettine di parolacce tagliuzzate dai denti ben serrati. Ma soprattutto, passi.

Passi ampi, veloci.

Passi violenti che si abbatterono senza pietà contro l’indifeso parquet del corridoio, in ciò che apparve a prima vista come una vera e propria lotta contro due nemici fortissimi: Tempo e Distanza .

 

-gno…

 

E’ tutto quel che riuscisti a ricollocare, mentre portavi a termine la tua (adesso inutile) frase, comodamente  seduto sulla ceramica del W.C. come una patetica femminuccia.

 

Braghe alla caviglia. Gambe infestate da brividi di varia natura.

Il respiro affannoso che riempie e svuota il tuo petto è ancora lì, onnipresente.

Tragedia sfiorata, ma felicemente evitata.

 

 Sei stato derubato, Matt. Congratulazioni.

Adesso puoi affermarlo con sicurezza.

Sperdendo quel che restava dei tuoi occhi sulle piastrelle translucide del bagno in cui il ladro ti aveva in fretta e furia confinato , per l’ennesima volta ti ritrovasti a fare i conti con la solita verità, oltre che con la conta dei danni e delle perdite subite.

Per l’ennesima volta.

 

Ci sei cascato. Ci sei cascato in pieno.

 

 

Non bagnare le bende è la cosa più importante.

Cerchi di ricordarlo, mentre lentamente lasci che l’acqua della doccia scivoli sulla metà inferiore del tuo corpo, e solo su di essa.

Bagnare le bende significava doverle cambiare, e per farlo, avreste dovuto svegliare Roger, o una delle tate.

 

Non sia mai.

Non sia mai che una di quelle stupide adulte entri in camera vostra nel cuore della notte, ti rimpinzi di stucchevoli paroline rassicuranti, fasci la tua pelle con i suoi modi gentili e indolori e poi magari ti rimetta a letto, facendo schioccare le sue labbra in un sonoro bacio della buona notte!

 

Il singolare ladro con cui avevi a che fare, aveva fatto dell’egoismo una virtù.

Il colpo l’ha fatto lui, perciò il bottino è tutto suo.

Non sia mai che debba spartirlo con qualcuno!

Tutto, ma non un simile affronto, Matt!

Ogni singola briciola di ciò che estrapolerà da te, sarà solo e soltanto sua.

…e stai ben certo che nessuno verrà mai a reclamarla, quella refurtiva…

 

Il pigiama inamidato che ti impone di indossare emana un vago odore di legno misto a sapone di Marsiglia.

E’ bianco; molto simile a quelli che Near indossa giorno e notte.

Non doveva esser uno dei suoi preferiti…

 

 

“Dormi.”  

 

Nel suo letto caldo e asciutto, il ladro ti stringe forte a sé.

Le sue dita affondano burbere tra le pieghe del tuo pigiama, le sue gambe si incrociano alle tue. 

In qualunque altro caso, quel gesto ti avrebbe fatto paura.

Sei sempre stato abituato ad essere imprigionato e picchiato, piuttosto che abbracciato e consolato.

 

Ma adesso sei stato derubato, Matt. Ricordalo.

completamente svaligiato.

E non puoi più provarla, quella sensazione che avevi  sempre considerato una sorta di appendice della tua stessa anima.

 

 “E se po-poi io…bagnassi ancora….”

 

“Non succederà. Dormi adesso!”

 

Non succederà.

Perché non può succedere.

Perché ogni tua paura, adesso non ti appartiene più; vuoi capirlo o no?!

Ogni tua paura, adesso è in mano sua.

 

Non importa cosa hai rubato, una refurtiva dà sempre soddisfazione.

Lo senti vero? Fa di tutto pur di non dar a vedere il suo compiacimento…

 

Vuoto come una bolla di sapone, non ti resta altro da fare che giacere tra le sue braccia fraudolente e osservare…

Osservare in silenzio il ladro dilaniare la sua preda, sotto ai tuoi occhi desertici e impotenti.

Senza rispetto. Senza esitazione.

A quanto pare, doveva esser proprio un bocconcino prelibato…

 

Ti ha fregato.

Per l’ennesima volta.

Fai appena in tempo a rifarti il tuo gruzzoletto di terrore, ed eccolo che arriva lui a rendere vano ogni tuo sforzo.

 

No, non fraintendere.

Non ti sta consolando; figuriamoci!

E’ un brigante crudele e meschino, uno sciacallo!

Mello non consola la gente impaurita; la deruba.

Deruba loro di ogni singola goccia di pura, genuina paura.

 

E questo faceva di egli, un brigante unico nel suo genere.

Questo faceva di Mello, un perfetto ‘ladro di paura’…

 

Non facevi mai in tempo a chiederti come facesse;

Ti ritrovavi addormentato in uno spicchio del suo letto prima ancora di accorgertene.

 

L’indomani, poi, pensare a lui come l’OOAK thief della notte precedente era già troppo difficile.

Vederlo lì, a tremare di rabbia di fronte alla classifica dei migliori studenti, a lanciare maledizioni addosso al bambino albino, a imprecare contro Roger e l’intero mondo per essere sempre così fottutamente ingiusto; beh…

…eri abbastanza intelligente per capire da solo che chiedergli di rammentare gli avvenimenti notturni sarebbe equivalso a trascorrere la giornata in infermeria.

 

E così, hai finito per non aver mai appreso il suo segreto .

Cristo, se ti sarebbe piaciuto farlo.

 

Per lo meno, adesso avresti potuto ripagarlo con la stessa moneta…

 

C’è un ladro lì, al di là della porta.

L’hai legato al tuo letto due giorni fa, ed ormai hai perso il conto di quante volte hai dovuto rinforzarle, quelle garze che hai utilizzato come rudimentali manette…

E’ sveglio.  O per lo meno, il suo unico occhio ancora intatto ha la palpebra aperta.

 

Ha un ché di… Surreale.

Era come essere catapultati nella pellicola di un film muto.

Non avresti altra definizione, per l’ondata di silenzio giunta ad avvolgere la stanza quest’oggi.

L’avevi tanto atteso; e adesso quasi non ci credi sia giunto davvero…

Era da due giorni che ‘veglia’ e ‘silenzio’ si escludevano a vicenda.

Non ti era mai apparso così meraviglioso, prima d’ora.

 

Un silenzio scandito dai fiocchi di neve, che aldilà della finestra,  scendono con sovrumana indifferenza giù dal cielo, ignorando il grido silenzioso della terra soffocata dal loro peso.

La sua bocca riarsa e disidratata, schiusa in una smorfia indefinibile.

Un sorriso? Un gnigno sardonico? Oppure, meno romanticamente, una contrazione involontaria dei muscoli facciali? (di ciò che ne restava, si intende…)

No.

Nulla di tutto ciò, ti era mai apparso così meraviglioso…ed ingannevole.

 

Distogli immediatamente lo sguardo, seppellendo ogni pensiero.

Smettila.

Smettila subito ho detto!

Ti sembra il momento di giocare al supereroe?

Non hai poteri in te.

Nessuna bacchetta magica o ché: hai solo quella manciata di preziose fialette di vetro allineate sul comodino.

Non indiguiare oltre; Scarta una nuova siringa e procedi, avanti.

 

…ci risiamo.

Sempre la solita storia, con te!…

Sai bene anche tu che è inutile lasciarti tentare.

Non farlo.

Non lasciarti illudere, più che altro. Sei grande e grosso.

Non hai più l’età per certe cose, non trovi?

 

Il fuoco poteva distruggere tutto, ma non le sue doti truffaldine, discorso scontato.

Usa la testa, Matt; smettila di valutare una simile idea e guarda in faccia la realtà: ha cessato di urlare solo perché ha le corde vocali in frantumi, e non perché ha smesso di soffrire, come vorrebbe farti credere.

Come vorresti fargli credere.

Dopo due notti e due giorni di grida e urla sconnesse, come potrebbe essere ancora in grado di farlo!?

 

Che sia maledetto, okay.

Che sia maledetto, per averti mostrato in pieno le sue abilità di rapinatore, ma non aver condiviso con te i trucchi del mestiere; va benissimo.

Se lo avesse fatto, forse adesso avresti potuto fare qualcosa di più che ritrovarti al suo capezzale ad imbottirlo di morfina ad intervalli variabili.

Sì, sì.

Tutte cose risapute. Dette e ripetute almeno una migliaio di volte in due giorni.

 

Il momento non è affatto propizio. Lo sai bene.

Eppure fai tutto pur di non accettarlo.

 

Non farti ingannare, idiota.

Non farlo!

 

“E’ troppo presto. Facciamo passare ancora un’ora.”

 

Almeno, ti sei sentito un po’ imbecille mentre svincolavi il suo braccio livido dal laccio emostatico, senza una ragione ben precisa?

Un sussulto pieno zeppo di delusione da parte sua, in risposta.

Non poteva permettersi nient’altro.

 

IDIOTA!

 

Incappucci nuovamente l’ago della siringa ancora intatta che reggevi in mano; quel gesto ti costerà tutto il suo odio.

Lo sai. Lo vedi.

Se non altro, dentro di te, ammetti di meritarlo.

Il suo unico occhio scoperto ti guarda sprezzante, pieno di disgusto.

Ha già capito tutto.

Ha già scoperto, il tuo inutile e stupido tentativo di imitare le sue gesta…

Stupido. Lo farai soltanto soffrire inutilmente…

 

Si ribella.

Prova a parlare; prova a gridare proprio come la terra sepolta dalla neve lì fuori!

Prova a dimenarsi; ad usare quel briciolo di forza spicciola rimastagli in corpo per tentare di muoverli, quei dannati arti da te immobilizzati come fosse un condannato a morte.

Prova a derubarti ancora una volta, come una volta!

Come se non ne avesse mai abbastanza della tua paura, neanche adesso che è ridotto ad una sorta di arrosto rimasto troppo tempo in forno!

Ma no…

Questa volta, non ci riuscirà ad ingannarti…

Sarai tu a farlo…

Ed il ladro ti odia per questo affronto.

Ti odia, e lo sai.

Non hai di che lamentarti.

 

 

Arresasi, la negra terra esala il suo ultimo alito, e poi spira…

Spira dolcemente sotto il peso del gelido manto bianco.

Spira sotto l’egoistico ed inutile desiderio della neve di prendere il suo posto sulle strade, almeno sino a quando il sole non l'avrà sciolta.

 

Seguendo il suo esempio, la tua voce atona copre con noncuranza ogni suo muto ruggito, lasciando che esso si disperda nella gelida egemonia del silenzio sovrastante le vostre stupide anime…

 

“Non posso iniettarti un’altra dose di morfina così presto, Mello. Sarebbe del tutto inutile.”

Sarebbe del tutto inutile anche non iniettarla; ma sorvoliamo.

 

Ti osserva ancora un paio di secondi.

Lucido di febbre e di dolore, il suo occhio ceruleo adesso diventa  trasparente, cristallino.
Sembra liquefarsi.  Sembra sciogliersi come subisse a scoppio ritardato gli effetti del fuoco che ha devastato il lato sinistro del suo corpo.

 

E’ solo.

Solo, con la sua refurtiva.

Anni ed anni di paure altrui rubate adesso gravano sulle sue spalle come il macigno più pesante.

E ora anche tu. Anche tu, hai deciso di abbandonarlo.

 

Con uno sforzo sovraumano, il ladro comincia a piangere.

Maledizione. Maledizione.

 

Mail Jeevas, sei davvero uno stupido.

Come hai potuto pensare che possa essere ancora in grado di rubare la tua paura!?

Sicuramente avrà dimenticato queste cazzate da mocciosi!

Oppure, chissà! Magari non è mai esistito proprio niente del genere!

Magari l’OOAK Thief era tutta una tua fantasia!

Tutto nella tua fottuta mente bacata, Matt!

Chiaro…!

Eri solo un marmocchio lagnoso con la schiena a strisce come una zebra, incapace di accettare il fatto che l’inaspettata gentilezza che il tuo burbero compagno di stanza ti aveva riservato durante i tuoi patetici terrori notturni, altro non era se non pura pietà e compassione! Cristo!

Non hai più sette anni!

Rimettigli subito quel fottuto laccio emostatico al braccio e fagli quella maledetta iniezione di morfina tutte le volte che vuole!

 

“…hatt…”

 

All’inizio pensi sia semplicemente uno scherzo della tua mente che lavora ininterrottamente da due giorni.

Poi, quando guardi le sue labbra ancora in movimento, ti rendi conto che non è così.

Ha parlato.

Lo ha fatto davvero.

Per la prima volta in due giorni, formula qualcosa che abbia senso compiuto.

Fissa il tuo volto.

Fissa le lenti scuri dei tuoi google.

 

“Ho…pau-ra, Matt…”

 

…e la odi.

Odi finalmente la frase il cui suono, più volte, da piccolo, avevi vanamente tentato di immaginare provenire da quelle labbra.

Da quella persona…

 

Mai.

Mai frase più patetica.

Mai suono più letale e devastante per i sensi.

Per i tuoi, sensi.

 

La morfina doveva avergli davvero stuprato il cervello. Non c’era altra spiegazione.

Motivo in più per smetterla, con quella porcheria.

 

Il mignolo della sua mano sinistra legata al letto, teso e tremante come un cane alla catena, rasenta la tua mano poggiata sul materasso.

Il suo occhio preme bisognoso contro la tua figura, in attesa di qualcosa che possa attutirla, la sua paura…

 

Il ladro è ferito; i briganti veri lo hanno attaccato.

La sua refurtiva gli giace adesso riversa addosso.

E' il tuo turno, tocca  a te.
Tocca a te liberarlo dalla paura che lo infesta…

Dalla paura che lo divora proprio come lui, un tempo, usava divorarla.

 

Eccome se ne hai, Mello. Ne hai a tonnellate, di paura. Ti sei preso persino la mia, talmente tante volte…

 

L’inaspettato sorriso affiorato sulle tue labbra è l’ultima delle risposte che avresti mai programmato.

Amaro, nostalgico, spontaneo e beffardo, sì…

Terribilmente beffardo…


Fai spallucce.

Poni fine alla sete di contatto del suo mignolo, avvicinando la mano e lasciando che esso la stringa debolmente per qualche secondo.

Un’azione patetica richiede una reazione altrettanto patetica, no?

 

“Ogni tanto, è giusto che siano anche gli altri svaligiarti, non credi?”

 

Dopotutto, doveva pur arrivare il giorno in cui qualcuno dei truffati reclamasse indietro ogni avere.

E quel giorno, beh…facciamo finta che sia arrivato!

 

Ti alzi di scatto;

Non vuoi guardare la sua espressione;

Capirà mai la tua frase? O la morfina che ha in corpo la tramuterà in qualcos’altro di ancora più incomprensibile?

Esigi che questo rimanga un interrogativo.

 

 

Il suo era un dono.

Un dono fatto direttamente da Madre Natura.

Lo capisti sin dalla prima volta.

E sin dalla prima volta capisti pure che, anche impiegando un’intera esistenza, tu non saresti mai riuscito ad imitarlo…

 

Ma non è detto che egli debba saperlo.

Per cui, rimboccati le maniche, e comincia pure ad ingannarlo.

Che la messa in scena abbia inizio!

 

Il ‘ladro di paura’? Ooh, ma sei tu, naturalmente!

 

Mantieni il gioco più a lungo che puoi.  Ogni mezzo è lecito, purché efficace.

Dimentica l’orgoglio; proprio come faceva lui quando di notte abbracciava il tuo corpo tremante.

Dimentica i rancori; fingi che non ti abbia mai abbandonato, quella sera piovosa di quattro anni fa…

Dimentica ogni cosa, Matt. Diventa un ladro di paura.

Diventalo per lui.

 

Ricordati solo di nasconderti nella stanza più lontana, quando avrai voglia di toglierti la maschera di ladro fasullo, e ricominciare a piangere.


 

 

FINE

 

 

--

 

Note dell’autrice:

 

Beh…cosa dire? Penso qualsiasi cosa io dica non possa certo tramutare l’espressione perplessa del vostro volto se siete stati così coraggiosi da leggere sino alla fine questa fan fiction.

No, non ho scusanti. ^^;

Qualsiasi cosa stiate pensando, beh, la mia risposta è “Sì. Ne sono più che consapevole.”^^;

 

Come sicuramente avrete capito, questa fan fiction vorrebbe essere una sorta di sequel di Irish Zebra nonché preludio di Ash like Snow , una fan fiction che sto ancora scrivendo (e che chiarirà, spero, alcuni punti della seconda parte ^^; ).

Inizialmente avrebbe dovuto partecipare al concorso “It’s the Fear” edito sul EFPforum che prevedeva la partecipazione di una drabble di Death Note dedicata al tema della paura. 115 parole massimo.

Io ci ho provato, ma data la mia incapacità di scrivere una drabble, mi sono ritirata dal concorso ed ho portato a termine la fan fiction a modo mio. Questo è il risultato: 3300 parole circa =_=.

OOAK si usa principalmente in ambito collezionistico per indicare, appunto, un unico esemplare al mondo di quel pezzo (e che non potrà mai essere perfettamente replicato in quanto lavoro fatto artigianalmente e non in serie).
Commenti e critiche, ovviamente, sono più che gradite.

Le risposte alle recensioni di ‘My Personal Masterpiece’ potete leggerle qui.

 

Come al solito, grazie infinitamente.

Non di una cosa in particolare, ma di tutto. 

 

Rei-chan

 

Pre-reader: MCMXC

Beta-testing : Seles Wilder (betaggio a tempo record come al tuo solito! Grazie!! >_<)

 

Per segnalare qualsiasi cosa, vi rimando al mio msn: rgegeew@hotmail.com

 

 

   
 
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