OOAK
Thief
OOAK: One Of A Kind.
Unico
esemplare al mondo del suo genere.
Lui
era così.
Così
era nato e così era cresciuto.
Chiamala
pure una ‘malattia
congenita’,
se pensi che il
termine possa servire ad
esplicare meglio la congettura.
Sì…
‘Malattia
congenita’ è l’esempio più
calzante che possa venir in mente.
Invasiva.
Compromettente. Assolutamente insanabile.
Tutta
una questione di DNA.
Un
ladro.
Esiste
forse altro modo per definire la sua attività?
Lui
rubava.
Certo,
se lo avessero sentito, i professionisti del furto si sarebbero fatti
una
grassa, violenta risata dettata più dall’invidia
che dall’ignoranza.
Perché,
Dio, ne avevano di cose
da invidiargli!
Di
questo non avevi dubbi, tu.
Lui
invece – inutile dirlo -
mai al mondo avrebbe creduto a qualcosa di
simile.
Accecato
dall’orgoglio e dallo spirito di rivendicazione personale,
non si rendeva
affatto conto, che riuscire a sottrarre alla gente una simile, insolita
refurtiva, avrebbe potuto fare di
lui il
criminale più
straordinario di tutto
l’universo.
Al
contrario, forse.
Una
vocina stridula nel tuo cervello, ti ha sempre suggerito che questa
insolita…benedizione,
rendeva il suo ego
tutt’altro che entusiasta.
Ma
soprattutto, e ci avresti messo la mano sul fuoco che era proprio
questa la
cosa che più lo mandava in bestia, è che di
tutte le sue malefatte, non vi era alcun
fottuto responsabile, se non egli stesso.
Nella remota possibilità in cui
invece tu, dovessi sentire il
bisogno di
imputare a qualcuno il merito – o
la
colpa, a seconda dei punti di vista –
di ogni cosa, beh …
Non
esitare. Corruga la fronte, solleva l’indice ed indica lei:
la Natura.
Metti
pure ogni cosa sul suo conto, Matt.
Puoi
farlo ad occhi chiusi, amico. Davvero!
Lui
non può farlo da sé, lo sai. E’
impegnato.
Perché anche maledirsi da solo, richiede
un’incredibile dose di impegno
quotidiano.
Non
serviva neanche arrovellarsi il cervello più di tanto. Era
tutto talmente ovvio
…
Del
resto, chi, se non lei, avrebbe mai potuto fargli dono
di una cosa del
genere?
Lo
capisti sin dalla prima volta.
E
sin dalla
prima volta capisti pure che, anche impiegando un’intera
esistenza, tu non
saresti mai riuscito ad imitarlo…
Il
ladro emerse dalle
tenebre come un animale chimerico
precipitato per errore nella dimensione sbagliata.
Il
momento era più che propizio.
Lo
era ogni qualvolta il cielo decidesse di passare la notte a piangere e
gridare,
nascosto dietro nubi e nubi di solida oscurità.
Lo
era ogni qualvolta l’immagine
di quella
donna , che da sempre aveva per te incarnato ogni diramazione del male
più
assoluto, si abbatteva devastante contro i tuoi sensi, spezzando come
uno di
quei fulmini lì fuori, tutte le barriera tra passato e
presente, sonno e
veglia, cuore e ragione, e per l’ennesima volta, eri suo.
Per
l’ennesima,
maledettissima volta, eri tutto suo…
Sì…
Vi
era un curioso nesso tra questi avvenimenti.
Quando
gli sfregi sulla tua schiena in perenne via di guarigione
ricominciavano a
ribollire come se mai fossero stati curati e bendati da mani grandi e
gentili,
allora quello;
quello
era davvero il momento propizio.
Sia
per il ladro, che per la tua
vergognosamente debole vescica; colei che puntualmente, malgrado i
mezzi
disastrosi, ti aiutava a risalire l’abisso
dell’incubo, e poi, svegliandoti ad
una realtà ben peggiore, usava ingannare la tua mente
sussurrando parole su cui
eri pronto a sputare tutto il tuo sangue, purché divenissero
verità …
«Era
solo un
sogno, Mail. Solo un sogno. Va tutto bene, lei non
c’è. Non
c’è. Era solo un
sogno…»
Occhi
spalancati, offerti in pasto alle tenebre. Fronte imperlata di copioso
sudore.
Respiro
rotto.
Quante
menzogne. Anche in capo al mondo, lei ci
sarebbe stata sempre.
Quante
menzogne…
“Adesso
piantala, idiota.”
Che
non significa necessariamente ‘smettila
di
piangere’.
(Sai
quanto gliene importava, di avere un compagno di stanza piagnone e
piscialletto!)
Accovacciato
sul materasso come una gallina stitica, avevi istintivamente tenuto
nascosto la
larga e umida chiazza sul materasso per tutto il tempo. Per troppo tempo.
Quanto?
Prova a chiederlo a quegli stuzzicadenti tremolanti che ti ritrovi per
gambe!
Era
da talmente tanto che le tenevi piegate in quel modo anomalo che quasi
non
sentivi più nemmeno le loro dolorose imprecazioni.
Tranquillo.
Tutto nella norma.
Sarà
pure cambiato qualcosa di importante qui, al Wammy’s
House, ma questo non ha rivoluzionato certo le tue
abitudini.
Nella
fredda oscurità della stanza, Il furfante
ti scruta con sguardo severo. Eccolo.
Ritto
accanto al tuo letto, orgoglioso come un albero secolare.
Solo
allora osi allontanare le maniche umide di lacrime dal viso arrossato.
La
tua vista non è un granché senza occhiali, ma la
sua silhouette riesci a
scorgerla perfettamente.
Provi
vergogna.
Vergogna
ed umiliazione.
Ha
solo un paio di mesi più di te, eppure mentre tu stai ancora
lì a compiangere
te stesso, lui è già diventato un vero e proprio
eroe tra quelli della sua
specie.
La
stella tra i ladri di più rara estrazione.
O.ne O.f
A. K.ind Thief.
Non
farti
ingannare, Matt. Lui vuole derubarti. Non farti truffare…
In
uno scatto improvviso che stressa al limite la tua resistenza a non
urlare, il ladro prende
abusivamente possesso
del tuo polso.
Non
sarà l’unica
cosa di cui si approprierà illecitamente
questa notte.
Non
è che l’inizio. Ormai ti è chiaro.
Tu
hai qualcosa che lui brama, ora più che mai.
Non
cedere, non
cedere, non cedere…
Ti
osserva barcollare, mentre sporco e infreddolito costringi le ginocchia
a
sopportare il peso del tuo corpo martoriato.
Si avvicina pericolosamente, ma non osi tirarti indietro. Ti sfiora.
Cerca,
cerca, cerca…
Dai
movimenti della sua mano, che lesta e risoluta tasta la tua schiena
rigida come
un’asse, sembra proprio sia alla ricerca di
qualcosa…
Non trova nulla, se non le fitte maglie del pigiama, e le voluminose
bende da
esse sporgenti, impegnate a ricoprire la carne seviziata al di
sotto…
“Cazzo!
Hai bagnato anche le bende?!”
“…N-no…”
Tra
un singhiozzo e l’altro, scuoti lentamente la testa.
Bingo!
– Ma che
bel bottino ha trovato!
“Giura!”
Ti
trafigge. Il suo sguardo deformato dallo sgomento, trafigge ogni
singola
cellula del tuo cervello.
Impazzire
non ti era mai sembrato così facile…
Le
mani cinte sulle tue spalle vanno via via
serrandosi.
Sempre di più. Sempre più forte.
“Giu…giuro.
Non le ho b-bagnate. So-sono asciutte!”
Una
sorta di slot machine impazzita che non la smette più di
erogare denaro; ecco
come dovevi apparire di fronte ai suoi occhi.
Un
invito a
nozze per chiunque, figuriamoci per un ladro di così bassa
tiratura …
Ma non arrabbiarti, ti prego.
Non
arrabbiarti.
Un’altra
tastata veloce. Palmi ben aperti e pupille roteate verso il soffitto,
poi la
resa.
La
tanto attesa
resa…
Non
ci speravi
più, eh? Ammettilo.
Il
sospiro di sollievo, intimamente, lo esalate insieme …
Il
suo, lo percepisci dal modo come allontana da te le sue mani, piccole
ma sicure
come quelle di un adulto.
Mani
di orfano.
Mani di un bambino cresciuto troppo in fretta.
Il
tuo, è persino troppo evidente.
Dannazione.
Non
un’altra
volta. NON UN’ALTRA VOLTA.
Stringile
quelle
maledette gambe, Matt! STRINGILE!
“D-devo…devo
andare al ba—“
Parlare
richiedeva tempo, e tu, quel tempo, proprio non ce l’avevi.
Mormorii.
Fettine
di parolacce tagliuzzate dai denti ben serrati. Ma soprattutto, passi.
Passi
ampi, veloci.
Passi
violenti che si abbatterono senza
pietà
contro l’indifeso parquet del corridoio, in
ciò che apparve a prima vista
come una vera e propria lotta contro due nemici fortissimi: Tempo e
Distanza .
“-gno…”
E’
tutto quel che riuscisti a ricollocare, mentre portavi a termine la tua
(adesso
inutile) frase, comodamente seduto
sulla
ceramica del W.C. come una patetica
femminuccia.
Braghe
alla caviglia. Gambe infestate da brividi di varia natura.
Il
respiro affannoso che riempie e svuota il tuo petto è ancora
lì, onnipresente.
Tragedia
sfiorata, ma felicemente evitata.
Sei
stato derubato, Matt. Congratulazioni.
Adesso
puoi affermarlo con sicurezza.
Sperdendo
quel che restava dei tuoi occhi sulle piastrelle translucide del bagno
in cui
il ladro ti aveva in fretta e furia confinato , per
l’ennesima volta ti
ritrovasti a fare i conti con la solita verità, oltre che
con la conta dei
danni e delle perdite subite.
Per
l’ennesima
volta.
Ci
sei cascato.
Ci sei cascato in pieno.
Non
bagnare le
bende è la cosa più importante.
Cerchi
di ricordarlo, mentre lentamente lasci che l’acqua della
doccia scivoli sulla
metà inferiore del tuo corpo, e solo
su
di essa.
Bagnare
le bende significava doverle cambiare, e per farlo, avreste dovuto
svegliare
Roger, o una delle tate.
Non
sia mai.
Non
sia mai che una di quelle stupide adulte entri in camera vostra nel
cuore della
notte, ti rimpinzi di stucchevoli paroline rassicuranti, fasci la tua
pelle con
i suoi modi gentili e indolori e
poi
magari ti rimetta a letto, facendo schioccare le sue labbra in un
sonoro bacio
della buona notte!
Il
singolare ladro con cui avevi a che fare, aveva fatto
dell’egoismo una virtù.
Il
colpo l’ha fatto lui, perciò il bottino
è tutto suo.
Non
sia mai che debba spartirlo con qualcuno!
Tutto,
ma non un
simile affronto, Matt!
Ogni
singola briciola di ciò che estrapolerà da te,
sarà solo e soltanto sua.
…e
stai ben certo che nessuno verrà mai a reclamarla, quella
refurtiva…
Il
pigiama inamidato che ti impone di indossare emana un vago odore di
legno misto
a sapone di Marsiglia.
E’
bianco; molto simile a quelli che Near indossa giorno e notte.
Non
doveva esser uno dei suoi preferiti…
“Dormi.”
Nel
suo letto caldo e asciutto, il ladro ti stringe forte a sé.
Le
sue dita affondano burbere tra le pieghe del tuo pigiama, le sue gambe
si
incrociano alle tue.
In
qualunque altro caso, quel gesto ti avrebbe fatto paura.
Sei
sempre stato abituato ad essere imprigionato e picchiato, piuttosto che
abbracciato e consolato.
Ma
adesso sei stato derubato, Matt. Ricordalo.
…completamente svaligiato.
E
non puoi più provarla, quella sensazione che avevi sempre considerato una
sorta di appendice
della tua stessa anima.
“E se po-poi
io…bagnassi ancora….”
“Non
succederà. Dormi adesso!”
Non
succederà.
Perché
non può succedere.
Perché
ogni tua paura, adesso non ti appartiene più; vuoi capirlo o
no?!
Ogni
tua paura,
adesso è in mano sua.
Non
importa cosa hai rubato, una refurtiva dà sempre
soddisfazione.
Lo
senti vero? Fa di tutto pur di non dar a vedere il suo
compiacimento…
Vuoto
come una bolla di sapone, non ti resta altro da fare che giacere tra le
sue
braccia fraudolente e osservare…
Osservare
in silenzio il ladro dilaniare la sua preda, sotto ai tuoi occhi
desertici e
impotenti.
Senza
rispetto. Senza esitazione.
A
quanto pare, doveva esser proprio un bocconcino prelibato…
Ti
ha fregato.
Per
l’ennesima
volta.
Fai
appena in tempo a rifarti il tuo gruzzoletto di terrore, ed eccolo che
arriva
lui a rendere vano ogni tuo sforzo.
No,
non fraintendere.
Non
ti sta consolando; figuriamoci!
E’
un brigante crudele e meschino, uno sciacallo!
Mello
non consola la gente impaurita; la deruba.
Deruba
loro di ogni singola goccia di pura, genuina paura.
E
questo faceva di egli, un brigante unico nel suo genere.
Questo
faceva di
Mello, un perfetto ‘ladro di paura’…
Non
facevi mai in tempo a chiederti come facesse;
Ti
ritrovavi addormentato in uno spicchio del suo letto prima ancora di
accorgertene.
L’indomani,
poi, pensare a lui come l’OOAK thief
della notte precedente era già troppo difficile.
Vederlo
lì, a tremare di rabbia di fronte alla classifica dei
migliori studenti, a lanciare
maledizioni addosso al bambino albino, a imprecare contro Roger e
l’intero
mondo per essere sempre così fottutamente ingiusto;
beh…
…eri
abbastanza intelligente per capire da solo che chiedergli di rammentare
gli
avvenimenti notturni sarebbe equivalso a trascorrere la giornata in
infermeria.
E
così, hai finito per non aver mai appreso il suo segreto .
Cristo,
se ti sarebbe piaciuto farlo.
Per
lo meno, adesso avresti potuto ripagarlo con la stessa
moneta…
C’è
un ladro lì, al di là della porta.
L’hai
legato al tuo letto due giorni fa, ed ormai hai perso il conto di
quante volte
hai dovuto rinforzarle, quelle garze che hai utilizzato come
rudimentali
manette…
E’
sveglio. O per lo
meno, il suo unico
occhio ancora intatto ha la palpebra aperta.
Ha
un ché di…
Surreale.
Era
come essere catapultati nella pellicola di un film muto.
Non
avresti altra definizione, per l’ondata di silenzio giunta ad
avvolgere la
stanza quest’oggi.
L’avevi
tanto atteso; e adesso quasi non ci credi sia giunto davvero…
Era
da due
giorni che ‘veglia’ e
‘silenzio’ si escludevano a vicenda.
Non
ti era mai apparso così meraviglioso, prima d’ora.
Un
silenzio scandito dai fiocchi di neve, che aldilà della
finestra, scendono
con sovrumana indifferenza giù dal
cielo, ignorando il grido silenzioso della terra soffocata dal loro
peso.
La
sua bocca riarsa e disidratata, schiusa in una smorfia indefinibile.
Un
sorriso? Un gnigno sardonico? Oppure, meno romanticamente, una
contrazione
involontaria dei muscoli facciali? (di ciò che ne restava,
si intende…)
No.
Nulla
di tutto ciò, ti era mai apparso così
meraviglioso…ed ingannevole.
Distogli
immediatamente lo sguardo, seppellendo ogni pensiero.
Smettila.
Smettila
subito ho detto!
Ti
sembra il momento di giocare al supereroe?
Non
hai poteri in te.
Nessuna
bacchetta magica o ché: hai solo quella manciata di preziose
fialette di vetro
allineate sul comodino.
Non
indiguiare oltre; Scarta una nuova
siringa e procedi, avanti.
…ci
risiamo.
Sempre
la solita storia, con te!…
Sai
bene anche tu che è inutile lasciarti tentare.
Non
farlo.
Non
lasciarti illudere, più che altro. Sei grande e grosso.
Non
hai più l’età per certe cose, non trovi?
Il
fuoco poteva distruggere tutto, ma non le sue doti truffaldine,
discorso
scontato.
Usa
la testa, Matt; smettila di valutare una simile idea e guarda in faccia
la
realtà: ha cessato di urlare solo perché ha le
corde vocali in frantumi, e non
perché ha smesso di soffrire, come vorrebbe farti credere.
Come
vorresti
fargli credere.
Dopo
due notti e due giorni di grida e urla sconnesse, come potrebbe essere
ancora
in grado di farlo!?
Che
sia maledetto, okay.
Che
sia maledetto, per averti mostrato in pieno le sue abilità
di rapinatore, ma
non aver condiviso con te i trucchi del mestiere; va
benissimo.
Se
lo avesse fatto, forse adesso avresti potuto fare qualcosa di
più che
ritrovarti al suo capezzale ad imbottirlo di morfina ad intervalli
variabili.
Sì,
sì.
Tutte
cose
risapute. Dette e ripetute almeno una migliaio di volte in due giorni.
Il
momento non è affatto propizio. Lo sai bene.
Eppure
fai tutto pur di non accettarlo.
Non
farti
ingannare, idiota.
Non
farlo!
“E’
troppo presto. Facciamo passare ancora un’ora.”
Almeno,
ti sei sentito un po’ imbecille mentre svincolavi il suo
braccio livido dal
laccio emostatico, senza una ragione ben precisa?
Un
sussulto pieno zeppo di delusione da parte sua, in risposta.
Non
poteva permettersi nient’altro.
IDIOTA!
Incappucci
nuovamente l’ago della siringa ancora intatta che reggevi in
mano; quel gesto
ti costerà tutto il suo odio.
Lo
sai. Lo vedi.
Se
non altro, dentro di te, ammetti di meritarlo.
Il
suo unico occhio scoperto ti guarda sprezzante, pieno di disgusto.
Ha
già capito
tutto.
Ha
già scoperto,
il tuo inutile e stupido tentativo di imitare le sue gesta…
Stupido.
Lo farai soltanto soffrire inutilmente…
Si
ribella.
Prova
a parlare; prova a gridare proprio come la terra sepolta dalla neve
lì fuori!
Prova
a dimenarsi; ad usare quel briciolo di forza spicciola rimastagli in
corpo per
tentare di muoverli, quei dannati arti da te immobilizzati come fosse
un
condannato a morte.
Prova
a derubarti ancora una volta, come una volta!
Come
se non ne avesse mai abbastanza della tua paura, neanche adesso che
è ridotto
ad una sorta di arrosto rimasto troppo tempo in forno!
Ma
no…
Questa
volta, non ci riuscirà ad ingannarti…
Sarai
tu a farlo…
Ed
il ladro ti odia per questo affronto.
Ti
odia, e lo sai.
Non
hai di che lamentarti.
Arresasi,
la negra terra esala il suo ultimo alito, e poi spira…
Spira
dolcemente sotto il peso del gelido manto bianco.
Spira
sotto l’egoistico ed inutile desiderio della neve di prendere
il suo posto
sulle strade, almeno sino a quando il sole non l'avrà
sciolta.
Seguendo
il suo esempio, la tua voce atona copre con noncuranza ogni suo muto
ruggito,
lasciando che esso si disperda nella gelida egemonia del silenzio
sovrastante
le vostre stupide anime…
“Non
posso iniettarti un’altra dose di morfina così
presto, Mello. Sarebbe del tutto
inutile.”
Sarebbe
del tutto inutile anche non iniettarla; ma sorvoliamo.
Ti
osserva ancora un paio di secondi.
Lucido
di febbre e di dolore, il suo occhio ceruleo adesso diventa trasparente, cristallino.
Sembra liquefarsi. Sembra
sciogliersi
come subisse a scoppio ritardato gli effetti del fuoco che ha devastato
il lato
sinistro del suo corpo.
E’
solo.
Solo,
con la sua refurtiva.
Anni
ed anni di paure altrui rubate adesso gravano sulle sue spalle come il
macigno
più pesante.
E
ora anche tu. Anche tu, hai deciso di abbandonarlo.
Con
uno sforzo sovraumano, il ladro comincia a piangere.
Maledizione.
Maledizione.
Mail
Jeevas, sei
davvero uno stupido.
Come
hai potuto pensare che possa essere ancora in grado di rubare la tua
paura!?
Sicuramente
avrà dimenticato queste cazzate da mocciosi!
Oppure,
chissà! Magari non è mai esistito proprio niente
del genere!
Magari
l’OOAK Thief era tutta
una tua
fantasia!
Tutto
nella tua fottuta mente bacata, Matt!
Chiaro…!
Eri
solo un marmocchio lagnoso con la schiena a strisce come una zebra,
incapace di
accettare il fatto che l’inaspettata gentilezza che il tuo
burbero compagno di
stanza ti aveva riservato durante i tuoi patetici terrori notturni,
altro non
era se non pura pietà e compassione! Cristo!
Non
hai più sette anni!
Rimettigli
subito quel fottuto laccio emostatico al braccio e fagli quella
maledetta
iniezione di morfina tutte le volte che vuole!
“…hatt…”
All’inizio
pensi sia semplicemente uno scherzo della tua mente che lavora
ininterrottamente da due giorni.
Poi,
quando guardi le sue labbra ancora in movimento, ti rendi conto che non
è così.
Ha
parlato.
Lo
ha fatto
davvero.
Per
la prima volta in due giorni, formula qualcosa che abbia senso compiuto.
Fissa
il tuo volto.
Fissa
le lenti scuri dei tuoi google.
“Ho…pau-ra,
Matt…”
…e
la odi.
Odi
finalmente la frase il cui suono, più volte, da piccolo,
avevi vanamente
tentato di immaginare provenire da quelle labbra.
Da
quella
persona…
Mai
frase più patetica.
Mai
suono più letale e devastante per i sensi.
Per
i tuoi,
sensi.
La
morfina doveva avergli davvero stuprato il cervello. Non
c’era altra
spiegazione.
Motivo
in più per smetterla, con quella porcheria.
Il
mignolo della sua mano sinistra legata al letto, teso e tremante come
un cane
alla catena, rasenta la tua mano poggiata sul materasso.
Il
suo occhio preme bisognoso contro la tua figura, in attesa di qualcosa
che
possa attutirla, la sua paura…
Il
ladro è ferito; i briganti veri
lo
hanno attaccato.
La
sua refurtiva gli giace adesso riversa addosso.
E'
il tuo turno, tocca a
te.
Tocca a te liberarlo dalla paura che lo infesta…
Dalla
paura che lo divora proprio come lui, un tempo, usava divorarla.
Eccome
se ne hai, Mello. Ne hai a tonnellate, di paura. Ti sei preso persino
la mia,
talmente tante volte…
L’inaspettato
sorriso affiorato sulle tue labbra è l’ultima
delle risposte che avresti mai
programmato.
Amaro,
nostalgico, spontaneo e beffardo, sì…
Terribilmente
beffardo…
Fai spallucce.
Poni
fine alla sete di contatto del suo mignolo, avvicinando la mano e
lasciando che
esso la stringa debolmente per qualche secondo.
Un’azione
patetica richiede una reazione altrettanto patetica, no?
“Ogni
tanto, è giusto che siano anche gli altri svaligiarti, non
credi?”
Dopotutto,
doveva pur arrivare il giorno in cui qualcuno dei truffati reclamasse
indietro
ogni avere.
E
quel giorno, beh…facciamo finta che sia arrivato!
Ti
alzi di scatto;
Non
vuoi guardare la sua espressione;
Capirà
mai la tua frase? O la morfina che ha in corpo la tramuterà
in qualcos’altro di
ancora più incomprensibile?
Esigi
che questo rimanga un interrogativo.
Il
suo era un dono.
Un
dono fatto direttamente da Madre Natura.
Lo
capisti sin dalla prima volta.
E
sin dalla prima volta capisti pure che, anche impiegando
un’intera esistenza,
tu non saresti mai riuscito ad imitarlo…
Ma
non è detto
che egli debba saperlo.
Per
cui,
rimboccati le maniche, e comincia pure ad ingannarlo.
Che
la messa in
scena abbia inizio!
Il
‘ladro di
paura’? Ooh, ma sei tu, naturalmente!
Mantieni
il gioco più a lungo che puoi.
Ogni
mezzo è lecito, purché efficace.
Dimentica
l’orgoglio; proprio come faceva lui quando di notte
abbracciava il tuo corpo tremante.
Dimentica
i rancori; fingi che non ti abbia mai abbandonato, quella sera piovosa
di
quattro anni fa…
Dimentica
ogni cosa, Matt. Diventa un ladro di
paura.
Diventalo
per
lui.
Ricordati solo di nasconderti nella stanza più lontana, quando avrai voglia di toglierti la maschera di ladro fasullo, e ricominciare a piangere.
FINE
--
Note
dell’autrice:
Beh…cosa
dire? Penso qualsiasi cosa io dica non possa certo tramutare
l’espressione
perplessa del vostro volto se siete stati così coraggiosi da
leggere sino alla
fine questa fan fiction.
No,
non ho scusanti. ^^;
Qualsiasi
cosa stiate pensando, beh, la mia risposta è
“Sì. Ne sono più che
consapevole.”^^;
Come
sicuramente avrete capito, questa fan fiction vorrebbe essere una sorta
di
sequel di Irish
Zebra nonché preludio di Ash like
Snow , una
fan
fiction che sto ancora scrivendo (e che chiarirà, spero,
alcuni punti della
seconda parte ^^; ).
Io
ci ho provato, ma data la mia incapacità di scrivere una
drabble, mi sono
ritirata dal concorso ed ho portato a termine la fan fiction a modo
mio. Questo
è il risultato: 3300 parole circa =_=.
Le
risposte alle recensioni di ‘My
Personal Masterpiece’
potete leggerle
qui.
Come
al solito, grazie infinitamente.
Non
di una cosa in particolare, ma di tutto.
Rei-chan
Pre-reader:
MCMXC
Beta-testing
: Seles
Wilder (betaggio
a tempo record come al tuo solito! Grazie!!
>_<)
Per
segnalare qualsiasi cosa, vi rimando al mio msn: rgegeew@hotmail.com