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Autore: extraordinharry    22/06/2015    36 recensioni
La sfiga è la mia compagna di vita. Sono quel tipo di persona che se schiacciasse nell’opzione “hai dimenticato la tua password?” otterrebbe come risposta “cazzi tuoi”. Mai vinto nulla, mai eccelso in qualche disciplina, mai arrivata ai traguardi che mi sono imposta. Tanto che mi sono stancata e ho smesso di sperare nelle cose.
-
Tiro fuori il telefono dalla tasca, proprio nello stesso esatto momento in cui lo sento vibrare. Un nuovo messaggio.
Numero sconosciuto: Ash, c’è una grandissima gnocca davanti a me con un culo che porca troia, ci farei bungee jumping!
Rimango interdetta qualche secondo. Cosa?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21. How to save a life   









«Io ero il più scazzato nella band, devo ammetterlo» Jawy parla senza sosta da almeno mezz'ora e sto seriamente pensando di lanciarmi fuori dalla macchina in corsa. «Cantavo sul palco con lo stesso entusiasmo con cui Lana Del Rey scopre di non essere prossima alla morte. Capite cosa intendo?» 
«Certo, lo stesso entusiasmo con cui io ti sto ascoltando.» borbotta Calum accanto a me. Sorrido. 
Jawy continua a parlare a ruota libera, convinto che a me e Calum interessi la storia della sua vita: come i suoi genitori lo abbiano concepito, a quanti anni ha fatto il suo primo kebab, se era con cipolla o salsa piccante e ancora quanto l'industria dei kebab sia cresciuta col tempo. 
«Che tortura, cazzo.» bofonchio. 
«Esatto!» urla Jawy. «E' sempre stata una tortura fare kebab senza cipolla. La gente non capisce che è la cipolla a dare quel gusto... quel gusto... esotico.»
La macchina finalmente si ferma nel vialetto di casa Payne e ringrazio il Santo Patrono dei Coglioni Rotti per avermi salvato dal suicidio. «Vado prima io, però.» blocco Jawy che sta per fiondarsi in casa con una velocità che batterebbe la mia al Mc Donald's dopo scuola. 
Apro la porta di casa e – strano! - mio fratello sta facendo yoga in salotto. Le gambe incrociate dietro il collo e gli occhi chiusi. «Ciao figlia di Dio.»
Lo ignoro ed entro in cucina, sicura che Liam sia lì. E' l'unica certezza della mia vita trovare mio padre in cucina a tracannare birra. «Papà?»
Liam solleva il volto, in mano una bottiglia di birra e gli occhi lucidi. «Ciao tesorino.»
«Ho una sorpresa per...» qualcuno mi spinge facendomi andare a sbattere contro il muro, e Jawy piomba in cucina guardando a destra e sinistra con un sorriso enorme stampato in volto. 
Poi il Pakistano si gira verso di me con aria delusa. «Mi hai mentito. Non c'è Liam qui.»
Indico l'uomo seduto sul tavolo. «E' lui, testa di carciofo.»
«Quella massa di doppi menti che regge una bottiglia di birra è... Liam?!» dice con tono schifato. 
«Ha parlato il venditore di Kebab ambulanti con la testa che sembra il microfono di Hulk.» 
Calum mi affianca. «Tutto bene?» gli rispondo con un cenno del capo.
Jawy si siede accanto a mio padre e gli posa un braccio attorno alle spalle. «Daddy Direction, cosa ti succede?»
«La vita fa schifo.» mormora con tono di voce rotto. 
Kiwi si accosta al mio orecchio. «Capisco da chi tu abbia preso, adesso.»
Sbuffo. 
«Dov'è finito il cantante che cadde sul palco e si rialzò esclamando "l'ho fatto apposta!" per poi fingere di cadere di nuovo, scivolare lungo tutta la passerella e rompersi una caviglia?» 
Che cosa?! Calum Hood ridacchia e gli dò una gomitata nelle costole. 
Liam scuote la testa. «E' morto per sempre. Vaga nell'Inferno Dantesco, è un'anima in pena alla ricerca di una birra.» 
Mi batto la mano sulla fronte e mi vergogno di avere un padre simile. Jawy mi sorprende. «I Two Directions non sono finiti, Liam! Possiamo ancora riportarli in vita.»
«Come?» Liam scatta verso l'amico quasi con aria interessata.
«Troveremo Arnoldo, Willy e Jamy. Scriveremo nuova musica, chiameremo il nostro vecchio manager e torneremo nel mondo della musica più forti di prima!» grida alzando il pugno al cielo. «Prima, però, tu hai bisogno di una dieta.»
Harry irrompe nella stanza proprio mentre Liam e Jawy si stanno stringendo la mano con aria soddisfatta. «Ma chi è quello? Un venditore di Kebab?» ridacchia. «Ehi, amico, senza cipolla!»
Jawy lo fissa intensamente, poi prende il telefono e compone un numero. «Baughty Noy? Un kebab senza cipolla, subito.» poi si rivolge a Harry. «Piadina o panino?»


Liam e Jawy sono appostati in salotto, seduti nel divano, fogli e penna in mano, intenti a scrivere nuove canzoni. Calum, Harry ed io siamo rimasti in cucina, preoccupati di quello che potranno scrivere. 
«E voi due?» esordisce mio fratello. «State insieme?»
Arrossico violentemente e boccheggio. «No, no... Cioè io e Calum? No! Siamo amici, no? No, no, fidanzati no. Non stiamo insieme, no, no.»
«Sai che hai detto otto "no"?» tossicchia Calum. 
Vorrei scavarmi una fossa con il mio naso e sotterrarmi istantaneamente. «No! No, io non lo sapevo... Insomma, no...»
Calum mi tappa la bocca, sotto lo sguardo confuso di Harry. «Calma.»
«E dimmi un po'...» mio fratello inizia a preoccuparmi. «Hai origini cinesi, mandarine, giapponesi?»
«No.» risponde seccamente. 
Rido sotto i baffi. 
Il telefono nella mia tasca vibra. Lo estraggo lentamente, sentendomi osservata, e leggo la notifica di un nuovo messaggio. Louis. Con il cuore in gola lo apro, sorpresa che finalmente si sia fatto sentire dopo giorni di silenzio. 
Superman. 

Deglutisco rumorosamente. Calum sta leggendo il messaggio e ha le sopracciglai aggrottate. «Cosa vuol dire?»
Nella mia mente si fa spazio un ricordo, nitido e vivo come non mai. 

Il sole batteva fortissimo, e nonostante io e Louis fossimo seduti all'ombra di una quercia, il caldo ci faceva sudare. Avevamo 14 anni ed eravamo innocenti e spensierati. Lontani dall'essere come i 14enni di oggi, che sfornano già bambini e si vestono manco fossero dei 20enni. 
«Hai mai pensato a come morirai?» mi chiede Lou. 
«Mh, non saprei. Tu sì?»
«Tante volte.»
Aprii gli occhi per osservarlo. Aveva lo sguardo puntato al cielo. «E come?»
«Non credo sarò abbastanza forte da sopportare questa vita.»
Gli diedi un colpo. «Non dirlo nemmeno per scherzo!»
Louis si mise seduto e io lo imitai, ci guardammo dritti negli occhi. Avevamo 14 anni, non volevamo crescere, lui amava Peter Pan e io speravo di seguirlo in capo al mondo fino a quando la vecchiaia non ci avesse fatto smettere di vivere. «Non sono forte come te. E non provare a dire di non essere una persona forte, perché sei una guerriera. Io, al contrario, sono un piccolo pupazzetto in balìa della cattiveria della gente. E sono sicuro che questa un giorno mi ferirà talmente tanto da farmi compiere gesti affrettati ed estremi.»
Gli accarezzai una guancia, sorridendo. «Io non te lo permetterò.»
«Come farai?» lessi il terrore misto alla preoccupazione nei suoi occhi azzurri. 
«Sarò il tuo superman. Quando avrai bisogno di me, basterà che tu mi mandi un messaggio con scritto "superman" e io ti aiuterò. Correrò da te il più in fretta possibile e ti impedirò di andartene.»
«Come sai che ci riuscirai? Nemmeno Wendy è riuscita a tenere lontano Peter dall'Isola Che Non C'è.» le sue mani giocavano con i fili d'erba del prato. 
In quel momento sentii di avere bisogno di Louis più di qualsiasi altra cosa al mondo. Desiderai di poterlo proteggere da tutto e tutti, perché sapevo che non era forte. «Sei il mio migliore amico, Lou. Sei il mio Peter Pan. Non importa se quegli stupidi a scuola non vogliono stare con te, non importa se ti additano come "diverso". Tu sei mio amico e gli amici non si abbandonano mai.»
Cadde il silenzio. Nemmeno un filo di vento. 
«Prometti che verrai a salvarmi da me stesso.» sussurrò. 
Presi la sua mano e la strinsi tra le mie. «Te lo prometto.»


Mi alzo di scatto dalla sedia, lasciando cadere il telefono a terra senza curarmi nemmeno di raccoglierlo. «Devo andare da Louis, adesso.»
«Non ti aprirà come sempre, Mary.» sospira Harry stiracchiandosi. 
Calum si alza, imitandomi. «Perché? Cos'è successo? Mary?» 
Scuoto la testa, imponendomi di non piangere come una cretina. «Devi accompagnarmi da Louis, subito, ti prego Calum!»
«Spiegami cos'è successo!»
Con un colpo faccio rovesciare la sedia, lasciando i due ragazzi completamente senza parole. «Non c'è tempo, devi portarmi da lui subito! Calum io... Louis ha bisogno di me, Calum, cazzo!»
Hood mi afferra per il polso e mi trascina fuori dalla cucina. Liam e Jawy sono ancora in salotto, ma stanno facendo degli addominali. «Tesoro di Papino, dove vai?» mi chiede il primo. 
Non gli rispondo. Mi libero dalla presa di Kiwi e mi fiondo fuori di casa, per poi saltar dentro la sua macchina, aspettandolo. Lui mi raggiunge pochi istanti dopo e mette in moto, uscendo abilmente dal parcheggio e accelerando. 
«Gira qui.» 
«Vuoi dirmi cosa sta succedendo?»
Mi tremano le gambe e il terrore mi attanaglia lo stomaco, facendomi venire voglia di vomitare. Il cervello non riesce nemmeno a connettere frasi di senso compiuto, non riesco a parlare, se non per dare indicazioni a Calum su quale strada seguire. 
Ho paura abbia fatto una stronzata. Ho paura di perderlo. Ho paura di arrivare troppo tardi e non riuscire a mantenere la mia promessa.
«Cristo, mi stai facendo impazzire!» urla Calum passando nonostante il semaforo sia rosso. «Vuoi dirmi che cazzo succede?»
«Dopo.» 
Stringe la presa sul volante e accelera ancora. Mi reggo forte al sedile, consapevole di non aver allacciato la cintura di sicurezza. 
«E' questa.»
Ci fermiamo davanti alla casa di Lou e mi precipito fuori, correndo verso la porta e suonando il campanello ripetutamente. Non stacco il dito nemmeno un secondo, se non quando la mano di Kiwi leva la mia con delicatezza. 
«Mary...»
Lo scanso. «Vattene, non farmi perdere tempo Calum!»
Le sue mani mi afferrano per le spalle e tentano di farmi girare verso di lui. «Ascoltami un attimo...»
«No, vai via, cazzo! Vai via Calum...» urlo dimenandomi e premendo ancora il tasto del campanello. 
Con uno scossone forte mi allontana e mi afferra il viso contringendomi a guardarlo e a calmarmi. «Non vado da nessuna parte, l'hai capito?» grida. «Sei sconvolta e sto cercando di aiutarti, non mandarmi via. Fai un respiro profondo e smettila di urlarmi contro.»
Deglutisco. Faccio un respiro profondo e mi libero dalla sua presa. «Non apre.» sussurro disperata.
«Lascia fare a me. Spostati.»
Obbedisco, per poi lanciare quasi un urlo spaventato quando si butta di spalla contro la porta, facendola aprire. 
Lo sorpasso velocemente e salgo le scale, diretta alla sua camera. 


«Se potessi essere un personaggio delle favole, chi saresti?» chiesi a un Louis di appena 10 anni.
Lui finì il suo castello di sabbia e mi sorrise. «Peter Pan!»
«Perché?»
«Non ti piacerebbe essere bambina per sempre? Non crescere mai, vivere sull'Isola Che Non C'è, lontana dagli adulti e dai loro volti tristi. Poter volare grazie alla polvere fatata, giocare con i bambini sperduti e non essere mai triste.»
Feci una smorfia. «Ma se tu andassi sull'Isola Che Non C'è, io non ti vedrei più.» le lacrime minacciavano di scendere dal mio volto paffuto. 
Louis mi affiancò subito, abbracciandomi come solo i bambini sanno fare e stampandomi un bacio sulla guancia. «Vieni con me.»
«Posso? Mi vuoi?» tirai su col naso.
«Siamo amici, no? Io andrei ovunque andresti tu!»
«Anche io.» gli sorrisi asciugandomi le lacrime. 



Non puoi andartene senza di me, Louis. Non puoi. Ce lo siamo promessi tantissime volte da piccoli, non puoi infrangere la promessa così. 
Mi fermo davanti alla sua porta e ho il batticuore. Sembra quasi che quel piccolo organo dalle dimensioni di un pugno chiuso voglia uscirmi dal petto. Poggio la mano sulla maniglia e tento di aprirla. Chiusa a chiave. 
«Anche questa?» domanda Calum alle mie spalle facendomi cenno di spostarmi. 
Lo blocco. «No, aspetta.»
«Mary?»
Guardo i suoi occhi scuri, in preda al panico. «Ho paura.» sussurro. Calum mi afferra istintivamente, stringendomi in un abbraccio. Affondo la faccia nel suo petto, imponendomi di calmarmi. 
«Ci sono io qui con te, non devi.»
Annuisco e sciolgo la presa, per poi farmi da parte e permettergli di aprire la seconda porta chiusa a chiave della casa. 
La sua camera è apparentemente in ordine. Il pigiama è piegato all'angolo del letto, le pantofole sono lì davanti. L'armadio è chiuso e non c'è nemmeno un vestito fuori posto. La stanza profuma di pulito, come se fosse stata tirata a lucido poco tempo prima.
Giro lentamente il capo verso la porta del bagno. Aperta. «Louis?» 
Nessuna risposta. 
La luce è accesa. 
Stringo la mano di Calum e lui ricambia, osservandomi dall'alto del suo metro e  ottanta superato. Perché sto perdendo tempo così? 

«Cosa pensi ci sia dopo la morte?» mi chiese Louis, disteso nel suo letto. Mi voltai verso di lui, spostando la mia attenzione dal computer al mio amico sedicenne. 
«Penso ci sia un'altra vita per la nostra anima, un luogo più bello della Terra.» poi ci pensai su. «Ammesso che ci siano i Mc Chicken. In caso contrario mi rimangio tutto.»
Lou sorrise debolmente. «Io non ci credo. Una volta che sei morto rimani chiuso dentro la tua stupida bara. Perché dovrebbe esistere un Dio tanto misericordioso da darti una vita ancora più bella?»
Mi strinsi nelle spalle. «Perché questa è difficile, e meritiamo tutti una seconda opportunità per essere pienamente felici.»
«Perché credi in Dio?»
«Mi piace pensare ci sia qualcuno che mi ami incondizionatamente.»
«Ho smesso di avere un amico immaginario a otto anni, sai?»
Alzai gli occhi al cielo, infastidita. «Se non ci credi, bene, ma evita di prendermi per il culo.»
Lui afferrò il telefono e iniziò a trafficare con quello, limitandosi a dire: «Vedremo quando giungerà la nostra ora.»



«Louis?» lo chiamo a voce più alta di prima. «Non fare scherzi.»
Il silenzio regna in tutta la casa e mi fa raggelare. 
Sciolgo la presa della mia mano con quella di Calum e dopo aver respirato profondamente avanzo verso il bagno. 
La prima cosa che vedo è il corpo di Louis riverso a terra. Indossa una camicia elegante, dei pantaloni neri e delle scarpe tirate a lucido. Mi getto verso di lui, lasciandomi scappare un urlo disperato. Lo scuoto per le spalle violentemente, urlando il suo nome più volte. Calum irrompe alle mie spalle, con il telefono in mano. 
Gli occhi di Louis sono chiusi e respira a malapena. Gli grido in faccia, ripetutamente e fastidiosamente, perché voglio rivedere l'azzurro dei suoi occhi scontrarsi con il mio. «Louis non puoi andartene. Avevi promesso... avevi promesso saremmo andati ovunque, ma insieme. Ricordi? Ti avrei seguito da qualsiasi parte, ma non posso adesso. Non puoi andartene così. Non posso seguirti. Perché mi stai lasciando?» mormoro come una pazza mentre lo stringo a me, dondolando. 
«Mary, guarda qui.» la voce di Hood mi giunge lontana e non so dove trovo la forza di spostare lo sguardo da Louis al Cinese che tiene in mano una confezione vuota di pastiglie. 
«Che cazzo ha fatto?» mi si spezza la voce e una lacrima scende velocemente lungo il mio volto. 
Riporto l'attenzione su Louis, che non da cenni di svegliarsi. Gli accarezzo i capelli, poggiando la fronte contro la sua e piangendo silenziosamente. 

«Cosa si prova a perdere una persona che ami?» domandai a Louis. Il funerale della madre era terminato da almeno tre ore, e noi eravamo seduti accanto alla sua lapide, in silenzio. 
Il ragazzo si voltò verso di me, sorridendo tristemente. «Rabbia.»
«Perché rabbia e non dolore?» ero incuriosita. Non avevo mai perso nessuno di caro, e immaginavo si potesse solo soffrire. 
«Ti incazzi con chi te l'ha portata via, ti incazzi persino con quel Dio in cui non hai mai creduto. Ti incazzi a morte perché non sai a chi altri dare la colpa. E allora la rabbia tenta di affogarti, ti tirarti giù, e vorresti solo piangere, morire al posto di quella persona. Ce l'hai con te stesso perché avresti potuto passarci molto più tempo. Non avrai mai più l'occasione di stare con lei, di abbracciarla, di sentire il calore del suo corpo contro il tuo. E' semplicemente un corpo freddo e privo di vita chiuso dentro una bara sotterrata, e tu non lo vedrai mai più vivo.» 
Mi avvicinai a lui, temendo potesse scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma il mio amico si limitò a poggiare la testa sulla mia spalla, lasciandosi accarezzare lentamente i capelli. «Per fortuna che ho te, Mary.»



Poso un bacio sulla fronte di Lou, tirando su col naso. Quanto cazzo ci mette l'ambulanza? 
«Non andartene senza di me, ti prego.» sussurro al suo orecchio. «Ascoltami, Louis, ti prego. Non mi lasciare.»
Calum si siede accanto a me, preoccupato e sofferente. La sua mano mi accarezza la schiena e vorrei solo scappare via da questa camera, da questa intera città e non tornare mai più. 
Un singhiozzo mi scuote. Non pensavo avrei mai visto una persona morire, non pensavo Louis sarebbe sceso a tanto. Invece lui è qui, in agonia, tra le mie braccia. E non lo potrò mai dimenticare, nemmeno se mi incollassero a una sedia elettrica dandomi scosse di corrente ripetute. 
Come si salva una vita? 
Non lo so proprio come possa salvare quella di Louis. Posso urlare il suo nome, posso pregare Dio come mai ho fatto nella mia vita chiedendogli di lasciarmi una delle poche persone che amo oltre ogni limite. Oppure posso arrendermi al dolore. 

 
As he goes left and you stay right. 

Mi ero sempre illusa che niente avrebbe mai diviso me e Louis, niente avrebbe rovinato la nostra amicizia. Nemmeno la presenza di Helena, incline a mettere del cattivo in qualsiasi rapporto. Mai avrei pensato che la morte ci avrebbe separati. Lou è il mio Peter Pan, quell'eterno bambino che vede il mondo come un posto poi nemmeno tanto brutto. Una persona positiva, incline a ignorare il dolore. 
Invece lo sento scivolare via da me, percorrere un'altra strada mentre io rimango nella mia solita, ma tutta a un tratto diversa e vuota senza la sua presenza. Persa. 
Come se lui decidesse di svoltare a sinistra e io rimanessi ferma, bloccata a destra, incapace di seguirlo. E posso gridargli di voltarsi, di tornare indietro, di non andare via, ma rimane tutto inutile. 

 
Where did I go wrong? I lost a friend. 

Le lacrime si fanno sempre più rapide e violente, man mano che il corpo di Louis sussulta e il suo respiro diventa irregolare e poco frequente. 
 
Lay down a list of what is wrong, 
the things you've told him all along. 
And pray to God he hears you. 

Scorrono nella mente tutti i messaggi che gli ho mandato in questi ultimi giorni. Tutti gli incoraggiamenti mirati a dargli quella forza che gli è sempre mancata. Gli scrivevo che doveva reagire, che doveva denunciare quegli stronzi, che non poteva tagliarmi fuori così dalla sua vita. Pregavo Dio che avesse la
forza di venire a bussare alla mia porta, pregavo Dio che mi ascoltasse. 

 
Drive until you lose the road or 
break with the ones you've followed. 
He will do one of two things. 

«Non ce la farà, non ce la farà, Calum... Come faccio?» lo guardo con disperazione. 
Calum Hood non sa cosa dire, è spaventato tanto quanto me. «Sta arrivando l'ambulanza, ce la deve fare!»
E se c'è una cosa che ho sempre odiato, sono le bugie. 
«Ti voglio bene, Louis, mi senti? Ti voglio un bene dell'anima e non devi dimenticarlo mai.» vedo gli angoli delle sue labbra sollevarsi leggermente.
Ma poi, improvvisamente, il suo corpo emette uno spasmo che ci fa raggelare. Non ho il coraggio di muovermi, il cuore sembra voler esplodere. Un rantolo. Un sospiro. Un battito di ciglia. 
Tremante, lo adagio a terra e poggio l'orecchio sul suo petto. Nessun battito proveniente dal cuore. 

 
Where did I go wrong? I lost a friend.
Somewhere along in the bitterness 
and I would've stayed up with you all night. 
Had I known how to save a life.

Lancio un urlo straziante che costringe Calum a socchiudere gli occhi. Abbraccio il corpo privo di vita di Louis, tenendolo stretto a me come se fosse la cosa più preziosa del mondo, come se potessero fargli ancora del male. Bagno il suo collo di lacrime amare e piango in silenzio, mentre il dolore mi paralizza. 


AIEAH
Belli questi capitoli allegri, vero? 
Stanotte mi sono alzata due volte per mangiare il tiramisù. E mi sono addormentata alle 4. E svegliata alle 11:30. Per poi mangiare altro tiramisù. 
E' quasi finito. Ma non sarò io a finirlo, lo prometto. 
...okay l'ho già finito, lo ammetto CHE PALLE 
L'estate non vi fa venire voglia di mangiare, mangiare, mangiare...? Vabbè che la voglia di mangiare io la ho sempre, ma d'estate ancora di più. Per questo da domani dirò a mamma di prendermi scorta di ghiaccioli e anguria. Mangerò solo quelli. Voglio dimagrire, che merda la vita.
Quanto sarebbe bello se il cibo non facesse ingrassare? Insomma, dovremmo essere tutti uguali fisicamente. Cosa sono ste discriminazioni? Ragazze perfette di corpo che manco ingrassano e poi ci sono quelle come me che si salvano con una 42, due fianchi alla Nicki Minaj e ingrassano anche bevendo acqua. 
Chiusa la parentesi sulle ingiustizie del mondo, parliamo del fatto che la mia cazzo di scuola non abbia ancora appeso i quadri. CI RENDIAMO CONTO? Io ancora non so se ho 1/4 del programma di fisica a settembre. 1/4, sì. Con la sfiga che ho minimo mi hanno lasciato 3 materie a caso.
AHHHHHHH ieri notte mentre leggevo Città di Carta mi è venuta un'idea per una nuova ff. Siete contente? Ehehehhe *scappano via tutte* 
E POI STAY STRONG VOI MATURANDEEEEEE MANCA SOLO L'ORALE ADESSO. L'anno prossimo ci sarò io a sclerare come una dannata e solo a pensarci piango tutte le lacrime che ha pianto mio padre quando mia madre gli ha detto che era incinta.
Okay, non posso più rimandare.
La morte di Louis. 
Vi giuro che c'è un motivo dietro la sua morte e nei prossimi capitoli lo spiegherò al meglio. Credo. Non odiatemi. Pensate solo al messaggio che c'è dietro. 
Ovvero: se vuoi ucciderti almeno lascia le porte aperte, che poi i tuoi genitori devono pagare il funerale e nuove porte.
Dai sono un'insensibile, cazzo. Però dispiace troppo anche a me avergli fatto fare questa fine, aiuto. 
Spero solo vi sia piaciuto comunque il capitolo e non vi abbia deluso. Il prossimo è tristissimo e boh, cercherò di pubblicarlo in settimana.
Grazie per tutto. (: 
Per qualsiasi cosa:
Facebook – Mary DomenicaDagosto
Twitter - @cucchiaia 
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Wattpad - @cucchiaia 
#STAYSTRONG 

Ps. Spoiler prossimo capitolo deheh: 
«Non vieni?» gli chiedo.
«Vuoi che stia con te?»
«Sempre.» 

Ps.2 
Mi mancano 3 capitoli da scrivere e ho finito la fanfiction. Cioè, adesso sto scrivendo il 26 ma conto di arrivare a 29. 
"Non ce ne fotte, Sardina"
Okay lo capisco me ne vado 
ADDIO 
   
 
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