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Autore: LadyBones    23/06/2015    1 recensioni
Liv - blogger newyorkese - sogna di avere una vita alla Carrie Brandshaw. E' sulla strada giusta, quando scopre che quello che credeva essere il suo Mr. Big è sul punto di sposare un'altra. Allora sarà costretta a mettere da parte il suo orgoglio e chiedere aiuto all'unico uomo che avrebbe voluto evitare.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nota: Storia partecipante al contest It’s too cliché, indetto da rhys89 sul forum di EFP.




 

COME SOPRAVVIVERE AL MATRIMONIO DEL TUO EX





 

Il mio nome è Liv e questa è la mia storia.

Che cos’abbia di speciale da meritare di essere raccontata? Assolutamente nulla. È la storia di una ragazza newyorkese come tante altre ed è per questo che merita di essere raccontata. Non perché incredibilmente romantica o strappalacrime ma, semplicemente, perché parla di te.

Si, proprio di te che stai leggendo questo articolo. Parla di tutte noi e di come la vita sia una gran puttana. Lo so, non è molto raffinato come concetto ma rende l’idea.

Sono cresciuta in un paesino di provincia dove tutti conoscono tutti e la più grande trasgressione della mia adolescenza è stata svenire dopo un tiro di sigaretta. Ero una nerd e ne andavo fiera, nonostante gli occhiali che mi facevano somigliare ad una mosca – quelli, grazie a Dio, alla fine sono spariti.

Volevo conquistare il mondo, a modo mio.

Traferirmi a New York era stato il passo successivo. Decidere di diventare la nuova Carrie Bradshaw, beh, era solo la prima delle voci da spuntare dalla mia lista.

Quale lista? Oh andiamo, sapete esattamente di cosa sto parlando, noi donne siamo famose per questo.
La mia era piena zeppa di buoni propositi che mi trascinavo di anno in anno, di casa in casa con la speranza che, sì, un giorno sarei riuscita a ricevere un bacio. Uno di quelli che capisci di essere vero perché, come Anne Hathaway, solleverai con incredibile eleganza la tua gamba sinistra. Avrei avuto il mio momento magico sull’Empire State Building il giorno degli innamorati. Sfido chiunque di voi a non aver mai, neanche per un momento, desiderato qualcosa del genere.

La vita, però, non è un film.       

Nessun uomo si arrampicherà sulla vostra scala antincendio con un mazzo di fiori in mano per conquistarvi, figuriamoci prendere un aereo – nel bel mezzo della notte – solo per dichiararvi il suo amore.

Al diavolo la lista.

E le false aspettative.

E tutte quelle stronzate romantiche.

Mr. Big sarebbe stato solo un nome tra tanti se non avesse incontrato Carrie. Edward non si sarebbe mai sognato si bussare a una finestra se non fosse stato per Vivian. Siamo noi a fare la differenza.

Noi e nessun altro, bisogna solo guardare le cose nella giusta prospettiva.

Qual è quella corretta? La vostra.

Smettetela di cercare di essere qualcuno che non siete. Dite addio a tutte le Carrie e alle Vivian di questo mondo. Voi siete voi e meritate una storia unica e schifosamente ordinaria, perché non c’è nulla di male nell’essere normali e se qualcuno vi dice il contrario, beh, avete il sacrosanto diritto di mandarlo al diavolo.

Realizzare che essere Liv – essere me stessa – era qualcosa che valeva la pena di vivere, ha cambiato tutto.

Oh, quello, e l’invito al matrimonio del mio ex Mr. Big.



 

***
 

 

Aveva passato l’ennesima notte insonne – per somma gioia delle sue occhiaie. Questa volta, però, a toglierle il sonno non era stato nessun aitante uomo riccioluto dal sexy accento inglese – accento che avrebbero dovuto dichiarare illegale, per altro. No, a farla restare sveglia era stato un dannato pezzo di carta.

Un dannato, elegante, pezzo di carta.

Non aveva mai visto – nei suoi 27 anni di vita – tanti ghirigori dorati tutti insieme. Erano così schifosamente perfetti su quello sfondo avorio.
Roteò gli occhi al cielo a quel pensiero dandosi della stupida. Infondo, era solo un invito a un matrimonio, la gente ne riceveva in continuazione, perché essere così turbati?

Oh, già…David.

No, non un David qualunque ma il suo David. L’uomo che le aveva giurato amore eterno. Probabilmente, all’epoca, non aveva ancora ben chiaro il vero significato della parola “eterno” altrimenti, a quest’ora, ci sarebbe stato scritto il suo di nome su quel biglietto.
L’amore della sua vita si sposava e aveva avuto anche la delicatezza di invitarla al suo grande evento. Ci sarebbe andata, sì, anche solo per ficcargli la forchetta da dessert in un occhio.

Il suo bellissimo occhio…

“Oh per l’amor di Dio, Liv, riprenditi!” esclamò prima di tirarsi uno schiaffo, non molto delicato, sul viso.

Inspirò profondamente, riempiendo i suoi polmoni di ossigeno fino a quasi sentire dolore, prima di buttare fuori tutta l’aria. Aveva bisogno di aiuto, ne aveva bisogno immediatamente e c’era una sola persona a cui poteva rivolgersi. Senza rimuginarci su più del dovuto afferrò borsa, chiavi, invito e sfrecciò fuori dal suo appartamento. Dieci minuti più tardi si ritrovò davanti alla porta di ingresso del bar in cui lavorava part-time e - Dio le era testimone - quella era la prima volta in tutta la sua vita che fosse in perfetto orario.

Il campanellino risuonò in tutto il bar non appena ne varcò l’uscio attirando, così, l’attenzione del ragazzo al di là del bancone.

“Buongio…ooooh…” sussurrò prima di essere bloccato.

“Nessun commento, Scott, nessun commento.” disse in tutta risposta Liv.

Lasciò cadere la borsa ai suoi piedi prima di sistemarsi, con non troppa eleganza, su uno degli sgabelli a disposizione. Se c’era una persona che poteva esserle d’aiuto in una situazione disperata come quella, era Scott.

Si erano incontrati per la prima volta quando lei era arrivata nella Grande Mela, lui l’aveva accolta nel suo bar/casa e da allora non erano più riusciti a separarsi. Aveva sempre pensato che nessuno avrebbe potuto, mai e poi mai, prendere il posto della sua migliore amica Amy ma aveva dovuto ricredersi. Scott era un incredibile e più che all’altezza sostituto.

“Houston, abbiamo un problema!” esclamò lasciando scivolare l’invito sul legno lucido.

Scott sollevò un sopracciglio dubbioso mettendo da parte il bicchiere che stava lucidando con fare maniacale. Afferrò il pezzo di carta che la sua amica gli aveva appena passato leggendo con attenzione. Liv restò a osservarlo mangiucchiandosi la pellicina del labbro inferiore e poi, la vide. Vide l’espressione di Scott cambiare improvvisamente e si ritrovò, così, a battere in modo teatrale il pugno sul bancone.

“Quel grandissimo figlio di…ti ha davvero invitata al suo matrimonio dopo averti scaricata?” sbottò come se fosse stato lui, in prima persona, a ricevere l’invito.

“Siiii…” piagnucolò la ragazza.

Si lasciò andare sulla sedia poggiando la testa sul bancone iniziando a sbatterla ripetutamente sulla sua superficie.

“Che cosa hai intenzione di fare?” le chiese l’amico sinceramente interessato.

A quella domanda Liv scattò sull’attenti – occhi sgranati, braccia sollevate a mezz’aria – fissandolo allucinata.

“Come sarebbe che ho intenzione di fare? Se avessi saputo che cosa fare non mi sarei precipitata qui a un orario così indecente…”

Scott ridacchio divertito prima di essere fulminato dallo sguardo accusatorio di Liv. Lui – in tutta risposta – sollevò le mani in aria in segno di resa.

“D’accordo…per prima cosa direi che l’omicidio è fuori discussione.”

“Pff…non crederai mica che io abbia davvero…si, ok, magari potrei aver immaginato qualche scenario sanguinolento ma ti assicuro che avevo buone intenzioni, nel profondo…”

“Ok, Dexter…pensiamo a qualcosa di meno drastico. Potremmo magari partire dal decidere se andare o meno al matrimonio…”

“Oh si, giusto. Ottima idea…” gli rispose Liv annuendo con convinzione.

Restò a pensarci per qualche istante cercando di valutare i pro e i contro della situazione grattandosi il mento con la punta delle dita. A volte invidiava quelle persone il cui unico problema nella vita era chiudere il bilancio di fine anno, il che era tutto dire per lei che aveva sempre odiato i numeri.

Piegò la testa all’indietro rassegnata prima di farsi coraggio strofinandosi le mani sul viso. Se avesse potuto tornare indietro, al momento in cui, dopo essere stata lasciata da David, si era ripromessa di non lasciarsi trascinare – mai più – in situazioni assurde da un uomo, si sarebbe data della cretina da sola per averci creduto per davvero.

“Vorrei poter usare la scusa del: sto salvando delle vite non posso permettermi di partecipare al tuo fantastico matrimonio – di cui tra l’altro sono incredibilmente entusiasta – e, invece,  raggomitolarmi nel mio piumone nell’attesa che un buco nero mi inghiottisca ma…”

“Scrivere su un blog – tecnicamente – non equivale a salvare delle vite…” si azzardò a interromperla Scott.

“Ahm…tecnicamente la gente potrebbe sentirsi ispirata da ciò che scrivo e decidere di andare a guardare Jurassic World anziché gettarsi da un dirupo!” esclamò agitando una mano come se quella fosse una cosa così incredibilmente ovvia.

“Certo, perché dei dinosauri incazzati dovrebbero farti passare la voglia di mettere fine alla tua esistenza, si ha senso…”

Liv si ritrovò a scuotere la testa scoraggiata prima di sporgersi per afferrare un bicchiere e – restando in perfetto equilibrio – si versò della birra. E al diavolo se era troppo presto per bere, il suo fegato era già in condizioni pietose, in quel momento non avrebbe fatto alcuna differenza.

“I dinosauri no, Chris Pratt invece…” fece spallucce lanciando un’occhiata allusiva al suo amico.

Scott si ritrovò a sorridere suo malgrado non avendo il coraggio di contraddirla. Sarebbe stato controproducente e anche un tantino ipocrita da parte sua, quindi preferì tornare al punto essenziale del discorso.

“Quindi, deduco che l’idea di restare a casa sia da accantonare…”

“Non voglio dargli questa soddisfazione, come non voglio neanche dargli la soddisfazione di vedermi, quattro anni dopo, esattamente nello stesso punto in cui ero prima di partire per New York…”

“E’ di questo che si tratta?”

“Si! No! Non lo so…mi ha scaricata perché volevo qualcosa di più che di un semplice lavoro nella biblioteca comunale della mia città. Volevo capire cosa significasse assaporare la vita vera e speravo di poterlo fare con lui. Lo amavo davvero, lui era il mio Mr. Big e pensavo che, si sai, magari prima o poi avrebbe capito che aveva fatto un errore e sarebbe tornato da me…” sussurrò con un filo di voce prendendo a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli.

Scott sospirò appena intenerito da quella versione impacciata delle sua amica. Si sporse sul bancone quel poco che gli bastò per ritrovarsi faccia a faccia con lei, le sorrise appena prima di scompigliarle i capelli con un tocco deciso della mano.

“Allora credo che questo sia un buon motivo per partecipare al matrimonio. Torna a casa, Liv e dimostragli che grande errore ha fatto lasciandoti andare. Dimostragli che sei riuscita a ottenere tutto quello che volevi…”

Si ritrovò a sollevare la testa – Liv – non appena lo sentì parlare in quel modo. Corrugò appena la fronte valutando quello che le era stato appena detto realizzando che quella, forse, era la migliore idea che fosse saltata fuori quel giorno.

“Si…si, hai perfettamente ragione. Vado lì e gli dimostro  che la mia vita non fa affatto schifo! Può funzionare!” esclamò entusiasta.

Balzò in piedi pregustando già il momento in cui avrebbe fatto il suo ingresso alla cerimonia e avrebbe sbattuto in faccia a David quello che si era perso. Alzò il braccio con fare esultante prima di realizzare che, probabilmente, non sarebbe stato così semplice come aveva pensato. Si voltò di scatto verso Scott osservandolo.

“La mia vita fa schifo…non funzionerà mai! Scrivo su un blog dove i miei tre lettori fissi siete tu, mia mamma e uno sconosciuto che al 99% è uno stalker. Per arrotondare faccio la cameriera nel tuo bar e non ho uno straccio di fidanzato…” sussurrò sconcertata.

Non aveva mai visto la situazione sotto quel punto di vista prima di quel momento. Si era sempre accontentata di quel po’ che aveva perché, pensandoci, per molto tempo aveva avuto solo se stessa e un diario dalle pagine sgualcite. Il resto, per lei, era stato un vero e proprio passo avanti ma in realtà non era abbastanza.

“Vedila sotto questo punto di vista, all’inizio eravamo solo in due a seguire il tuo blog ora siamo in tre e anche Daredevil aveva un doppio lavoro, il che non lo ha reso meno figo di altri. Per il fidanzato possiamo rimediare…” le rispose pragmatico.

Liv lo fissò sbalordita. Alle volte quel ragazzo la stupiva, riusciva sempre a tirare fuori soluzioni dal nulla, come un mago con il suo cilindro magico. Per non parlare di tutte quelle volte in cui era riuscito a tirarla su di morale. Si ritrovò a sorridere mentre raggiungeva nuovamente lo sgabello e ci si sistemava sopra.

“Scott Marks, ti stai offrendo come mio fidanzato ufficiale per il matrimonio?” gli chiese posando il mento sulle mani giunte.

“Lo sai che per te farei qualsiasi cosa ma sarei poco credibile come fidanzato. La prima e l’ultima volta che ci siamo baciati – per via della tua grande idea di farmi provare l’ebbrezza di baciare una donna – non è andata a finire poi così bene…” ammise puntandole un dito contro.
Liv si ritrovò, suo malgrado, ad alzare la braccia in aria sorridendo colpevole.

“Non posso darti torto ma, adesso, come faccio a trovare un fidanzato in così poco tempo?”

“Beh…qualcuno più convincente di me, in realtà, ci sarebbe…”

Il volto di Scott finì per illuminarsi e, se Liv non lo avesse conosciuto così bene, avrebbe giurato che ci fosse qualcosa di sadico in quella sua espressione. Corrugò appena la fronte, osservandolo attentamente, fino a quando non realizzò a cosa fosse dovuto quel sorriso e per poco non rovesciò la birra che aveva in mano.

“Oh, no…lui no. Sono disperata ma non così disperata.”

“E’ l’unica soluzione plausibile…”

“No, ci sarà sicuramente qualcun altro. Magari posso iscrivermi su Tinder, ingaggiare un attore, chiedere al primo che passa o al barbone a quattro isolati da qui…”

“Andiamo, Liv, non essere così melodrammatica…che c’è di male a chiedere aiuto a Liam? Tra l’altro, in questo momento, è sul retro a occuparsi dell’inventario…” sussurrò Scott facendole l’occhiolino.

“Che c’è di male? C’è che tuo fratello è il Male…a volte stento a credere che siate stati generati dallo stesso utero! No, mi dispiace Scott, ma non posso proprio chiedere a lui. Tutti ma non lui…” affermò convinta delle sue parole.

Non si sarebbe mai e poi mai abbassata a tanto, neanche se Liam fosse stato l’ultimo uomo disponibile sulla faccia della Terra. Farsi aiutare da lui sarebbe stato come stringere un patto con il Diavolo in persona. Scott sapeva perfettamente che tra lei e suo fratello non c’era tutta questa grande simpatia. Quello che non sapeva era che la prima volta che si erano incontrati lui l’aveva baciata a tradimento, per il semplice gusto di infastidirla e lei – per quanto avesse apprezzato – non glielo aveva mai perdonato. Insomma, probabilmente era stato il bacio migliore che avesse mai ricevuto ma l’orgoglio veniva prima soprattutto con un tipo arrogante come Liam.
No, ormai aveva deciso, avrebbe trovato una soluzione che non implicasse il coinvolgimento di quel troglodita. Quanto sarebbe potuto mai essere complicato trovare un sostituto?
 
 
Quattro ore più tardi, in auto.

Aveva impiegato un’ora e quindici minuti prima di trovare il coraggio per chiedere a Liam di fingersi il suo fidanzato. Lui aveva impiegato dieci minuti a dirle di sì – nove dei quali passati a ridere di lei. Se avesse potuto lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani ma, il suo buon senso l’aveva convinta a desistere.

Adesso – bloccata in auto con lui – aveva finito di pentirsi, non solo di avergli chiesto di fingersi il suo ragazzo ma anche, e soprattutto, di non averlo preso a pugni in faccia quando ne aveva avuto l’occasione. Sbuffò sonoramente prima di sporgersi in direzione della radio e cambiare stazione.

“Accomodati pure…” sussurrò sarcastico Liam.

“Un’altra nota così assordante e c’è il rischio che il mio cervello finisca spappolato…” replicò in tutta risposta lei.

“E io che credevo avessimo superato quel rischio già da un pezzo!”

Liv sollevò un sopracciglio a un’altezza allarmante persino per lei riservandogli l’occhiata più truce di cui fosse capace.

“Ricordami, per quale dannato motivo abbiamo optato per l’auto e non per l’aereo?”

“Perché qualcuno, nel notare il prezzo del biglietto, si è rifiutato di mettere mano al portafogli…”

“Quello era un furto! Un prezzo incredibilmente esagerato per appena un’ora di volo, soprattutto per chi ha altre spese a cui far fronte…” gli rispose quasi indignata.

“Giusto per curiosità…del cofanetto di quale serie tv stiamo parlando questa volta?”

Liv, nell’udire quella domanda, si ritrovò a spalancare la mascella voltandosi di scatto verso di lui intento a ridacchiare senza distogliere lo sguardo dalla strada. Non ci sarebbe stato bisogno di guardarla per immaginare quale buffa espressione avesse finito per mettere su.

“Stai…stai insinuando che…che io…” balbettò bloccandosi a metà frase.

Solo in quel momento Liam si voltò, giusto per lanciarle uno sguardo ammiccante e rincarare la dose.

“E’ un’offerta più che vantaggiosa! Stiamo parlando dell’intera stagione di Breaking Bad…sono una ragazza con delle priorità io!”

“Non ti facevo un tipo da metanfetamina.”

“E io non ti facevo un tipo acculturato, a quanto pare ci siamo sbagliati entrambi…”

“Oh credimi se solo volessi sarei capace di sorprenderti…” le rispose sorridendo sornione.

Liv notò l’espressione dipinta sul volto di Liam e non poté impedirsi di rabbrividire. Quel ragazzo, alle volte, riusciva a essere viscido con una disinvoltura spaventosa, gliene doveva dare atto.

“Non lo metto in dubbio ma direi che per questi due giorni e mezzo possiamo anche sorvolare sulle sorprese, che ne dici? Anzi a tal proposito ho qui una lista con tutte le informazioni su di me che dovresti sapere…” gli disse passandogli un foglietto.

Liam la scrutò poco convinto prima di prendere in mano quel pezzo di carta. Lo soppesò per qualche secondo prima realizzare che non era così piccolo come credeva. Continuando a prestare attenzione alla strada davanti a sé lo srotolò con non poche difficoltà accorgendosi, con sommo orrore, che era una lista infinita. Era quasi certo che Liv ci avesse infilato dentro anche informazioni del tutto inutili giusto per rendergli le cose più complicate.

“Ci sono segnati quasi più di quaranta punti qui sopra…” affermò allibito.

“Si, lo so non è molto ma è tutto quello che sono riuscita a mettere insieme in così poco tempo.”

Liam la fissò per qualche istante realizzando che – quella – era una delle poche volte in cui lei era seria. Sospirò rassegnato realizzando, solo in quel momento, che era riuscito a cacciarsi in un bel pasticcio ma, in fondo, se lo meritava. Velocemente aprì il finestrino alla sua sinistra e, prima ancora che lei potesse capire le sue intenzioni, gettò il foglio fuori. Liv sgranò gli occhi per la sorpresa prima di trargli un pugno sul braccio e urlargli contro, insomma la sua solita reazione.

“Ti ha dato di volta il cervello? Ci ho messo quasi un’ora per scrivere quella lista!”

“Non ho bisogno di quaranta punti per sapere che sei una pazza isterica e sono certo che il tuo ex e i tuoi amici ne siano già al corrente…”

Il volto di Liv si colorò di un intenso rosso acceso e per un attimo lui ebbe paura che potesse letteralmente esplodere. Dio, come lo odiava. A dire il vero odiava tutta quell’assurda situazione, dannazione a lei e al suo stupido orgoglio.

“Per lo meno potresti avere la compiacenza di ricordarti del nostro primo incontro?” chiese cercando di usare il tono più gentile e accomodante di cui fosse capace.

Liam, a quella domanda, si ritrovò a ridacchiare lanciandole un’occhiata di sottecchi.

“Oh, tranquilla, ricordo perfettamente il modo in cui ci siamo incontrati e non solo quello, mi risulta difficile dimenticare il modo in cui ti eri avvingh…”

La mano di Liv fu molto più veloce di lui e riuscì a interromperlo prima che fosse troppo tardi. Liam era un troglodita, non c’erano dubbi su questo ma lei era un’idiota patentata a servigli su un piatto d’argento certe occasioni.

“Non azzardarti a tirare fuori quella storia. Io e te ci siamo conosciuti per caso in una tavola calda. Tu avevi appena finito il turno di notte in ospedale durante il quale avevi salvato la vita a un povero bambino con una malformazione cardiaca e io ero la ragazza intenta a leggere un grande classico tra un sorso di caffè e l’altro prima di iniziare la mia giornata. Ci siamo guardati negli occhi e…sbam…abbiamo capito di essere fatti l’uno per l’altra…” sussurrò trasognata sospirando appena.

Liam, la cui bocca era ancora tenuta ostaggio dalla mano di Liv, la guardò quasi schifato. Quella ragazza aveva la capacità di sorprenderlo anche quando era certo che più in basso non si poteva cadere. Riusciva sempre a fare del suo meglio per smentirlo. Roteò gli occhi al cielo pregando che il suo tasso glicemico non fosse schizzato alle stelle e, con la delicatezza che lo contraddistingueva, morse la mano di Liv per liberarsi dalla sua presa. La ragazza sobbalzò in tutta risposta lanciandogli un’occhiata truce.

“Non ti sembra di aver esagerato un pochino?”

“Si, mi rendo conto che sia difficile – guardandoti – credere che tu sia un dottore…”

Liam finse di ridere alla sue parole perché spingerla fuori dall’auto in movimento era ancora considerato tentato omicidio in America.

“Non mi riferivo a quello ma grazie per l’incoraggiamento. Vorrà dire che cercherò di essere più convincente nella parte pratica…” le disse facendole l’occhiolino.

“Quale…quale parte pratica?” chiese Liv allarmata.

“Quella in cui ci saranno strette di mani, abbracci, baci…insomma le solite cose sdolcinate da fidanzati che a te piacciono tanto!”
Liv sbatté un paio di volte le palpebre credendo di aver capito male. Si, sicuramente lui aveva detto “bici” ma lei aveva capito “baci” perchè poteva succedere che - tra la musica e il rumore delle macchine che sfrecciavano loro affianco – uno capisse male.

“Se provi ad avvicinarti alla sottoscritta più del dovuto e se non strettamente richiesto puoi anche dire addio ai tuoi gioielli di famiglia!” sussurrò con un sorriso a trentadue denti.

Liam la osservò deglutendo a fatica. Ora, lui non era il tipo che si impressionava facilmente ma lo sguardo che lei gli aveva appena lanciato poteva fare concorrenza a quello di Hannibal Lecter quindi, pensandoci, forse era meglio fare attenzione. Certo, questo non voleva dire che non avrebbe provato a infastidirla, avrebbe solo raffinato la sua tecnica. Fu così che si ritrovò ad annuire come un buon soldato.

“Bene e, mi raccomando, ricordati che tu sei un dottore e che ci siamo incontrati in una tavola calda…sono certa che andrà tutto bene!”

“Tranquilla sei in una botte di ferro!”

Liv si ritrovò a sospirare di sollievo a quelle parole. Liam non era l’uomo più affidabile al mondo, a essere precisi non lo era affatto, ma per una volta doveva fidarsi. Non era molto contenta di tutta quella situazione in generale ma aveva un buon presentimento. Alla fine che cosa poteva mai andare storto? Era passato parecchio tempo dall’ultima volta in cui era tornata a casa, lei era cambiata il che era un vantaggio. Per non parlare del fatto che aveva istruito Liam alla perfezione quindi non c’era assolutamente nulla da temere. Per quanto stronzo potesse essere l’essere umano – quella sottospecie di essere umano – seduto al suo fianco non avrebbe di certo mosso un tiro mancino. Ecco perché – una volta a destinazione, dopo saluti e presentazioni vari – quando era arrivato il momento della fatidica domanda lei era tranquilla che tutto sarebbe filato liscio come da copione.

“Allora, come vi siete conosciuti tu e Liam?” chiese Lisa – la madre di Liv.

“Beh, è successo un po’ di tempo fa ma ricordo che è bastata guardarla negli occhi per capire che fosse quella giusta…” rispose Liam con naturalezza.

Liv si voltò a osservarlo piacevolmente sorpresa. D’accordo che lui aveva deciso di aiutarla e fingersi il suo fidanzato ma non pensava che si sarebbe calato così bene nella parte.

“Vuoi continuare tu, tesoro? Lei è molto più brava di me nel raccontare questa storia…”

“Oh no no, continua pure tu so quanto ci tieni…” sussurrò lei incoraggiandolo.

Se fossero riusciti a infinocchiare sua madre ci sarebbero riusciti praticamente con tutto il resto della cittadina volendo. Era lei l’osso duro, quella che sarebbe riuscita a fiutare una fregatura a chilometri di distanza. David, probabilmente, non si sarebbe accorto di nulla ma l’essenziale era dimostrargli che la sua era una vita fantastica ma, soprattutto, non dover essere relegata nel tavolo dei single. Non c’era cosa peggiore del tavolo per single.

“Eravamo nel bar di famiglia, di tanto in tanto mi diletto a strimpellare con la chitarra, quella sera ero sul palco quando ho visto questa ragazza dai capelli assurdi varcare la soglia del locale. Era in compagnia di un tipo molto più assurdo di lei, il che è tutto dire. L’ho vista e…sbam…ho capito che volevo baciarla così sono sceso dal palco e l’ho fatto. Sa, sua figlia sa essere molto passionale…” disse ammiccando in direzione delle due donne.

Inutile dire che Liv – rilassata contro lo schienale della sedia a sorseggiare birra – per poco non si ritrovò a strozzarsi nel sentire quelle parole. Se il suo sguardo avesse potuto uccidere, in quel momento, Liam sarebbe stato disintegrato dalla faccia della terra. Non poteva credere che avesse osato tanto, in casa sua, con sua madre. Tutto sotto controllo, un corno – pensò mentre si ripuliva del liquido ambrato che era finito ovunque.

“In realtà Liam si è dimenticato di aggiungere la parte essenziale della storia…prima che io entrassi nel locale, lui e i suoi simpaticissimi amici avevano stretto una scommessa, dico bene?” grugnì Liv in modo molto poco femminile.

“Una scommessa?” chiese la madre della ragazza improvvisamente incuriosita da quel siparietto.

“Lo ammetto, è nato tutto da una innocente scommessa…” ammise Liam sollevando le braccia.

“Perché tu baciare una perfetta sconosciuta per dimostrare di essere il più figo del gruppo la reputi una cosa innocente?”

“A mio modesto parere, ti stai focalizzando sulla parte meno importante della storia che sono certo a tua madre non interessi…” sussurrò a denti stretti.

Quella ragazza sarebbe rimasta un mistero per lui. Era probabilmente la persona più intelligente che conoscesse, ne era certo di questo, ma alle volte era così facile metterla nel sacco che – fin troppo spesso – finiva per sopravvalutare le sue capacità. E lui di certo non spiccava per arguzia, quella l’aveva ereditata tutta Scott a lui erano toccati i pettorali scolpiti – a ognuno la sua croce.

“E di grazia quale sarebbe la parte essenziale della storia?” gli chiese di slancio Liv.

Lisa – rimasta in disparte per tutto il tempo – aveva preso a studiarli con improvvisa curiosità. Non succedeva tutti giorni di trovarsi davanti a scene così movimentate. Solitamente lo spettacolo più entusiasmante a cui assisteva era suo marito che ronfava sulla poltrona, telecomando alla mano. Quello, invece, era un notevole passo avanti. Non ricordava di aver visto sua figlia così tanto combattiva dai tempi della campagna per la salvaguardia delle foche – argomento che le era sempre stato molto a cuore. Senza parlare del fatto che, infervorati com’erano, non si erano neanche accorti di essere a una spanna di distanza l’uno dall’altra.

“Che tra tutte le persone nel bar abbia scelto di baciare proprio te, cara…” sussurrò Lisa.

Al suono di quella voce entrambi scattarono all’indietro quasi come scottati prima di voltarsi a guardare in direzione della donna. Liv si ritrovò a sforzarsi di sorridere in direzione di sua madre agitando una mano a mezz’aria come a voler liquidare la questione. Quella recita era appena iniziata e tutti i suoi piani erano appena saltati. Di quel passo non sarebbe arrivata fino alla fine di quelle due giornata perché – quasi sicuramente – un embolo le sarebbe partito prima mettendo fine alla sua miserabile esistenza. Prima, però, si sarebbe preoccupata di portare a fondo con lei anche Liam, quel traditore. Oh, ma gliel’avrebbe fatta pagare su questo non c’era nessun dubbio.

Avrebbe iniziato con il farlo dormire per terra. Cosa che fece per davvero, non appena si ritrovarono nella vecchia camera di Liv. Gli diede appena il tempo di chiudersi la porta alle spalle che gli tirò contro uno dei cuscini – peccato fossero così ridicolmente leggeri.

“Quanta fretta, non vedi l’ora di saltarmi addosso…ammettilo!” la prese in giro ridendo di gola.

E che Dio l’avesse in gloria ma – quella – era la risata più sexy che avesse mai sentito. Sollevò gli occhi al cielo a quel pensiero, prendendosi – mentalmente – a schiaffi da sola.

“Tu, sta notte, dormi sul pavimento e non mi importa un accidenti se tuo fratello è il mio migliore amico ma te lo meriti visto la bravata di poco fa. Mia madre è peggio di un cane da tartufo avrebbe potuto capire tutto…”

“Ma non l’ha fatto anzi credo che la mia storia – quella originale, tra l’altro – le sia piaciuta molto di più di quell’assurdità che ti eri inventata tu…”

Liv strinse i pugni lungo i fianchi e le ci volle tutto l’autocontrollo di questo mondo per non tirargli un pungo in pieno viso, così giusto per spirito di cameratismo. A passo di marcia si avvicinò all’armadio da dove tirò fuori una coperta prima di passare accanto a Liam porgendogliela non troppo delicatamente.

“Ti tengo d’occhio!” sussurrò superandolo e chiudendosi in bagno.

Sarebbe impazzita. In realtà, era già sulla buona strada e voleva seriamente dare la colpa a Liam ma – se voleva essere proprio sincera – se c’era qualcuno da incolpare quella era solo lei. Non voleva sfigurare davanti a quello che era stato il suo più grande amore e adesso si ritrovava incastrata con il suo peggior incubo. E pensare che una volta il suo peggior incubo era stato Freddy Krueger. Sospirò sconsolata gettandosi dell’acqua fresca sul viso. Afferrò l’asciugamano alla sua sinistra prendendo a strofinare la pelle con decisione cercando di eliminare, alla meno peggio, quei residui di trucco rimasti. Lasciò in un angolo l’asciugamano viola appena usato prima di uscire dal bagno decisa a dimenticarsi dei suoi problemi per un paio d’ore e godersi una meritata dormita.

Quando spalancò la porta, però, le sue speranze vennero praticamente mandate in frantumi. Liam – completamente vestito se non fosse per le scarpe – occupava metà del suo letto e dormiva beato. Liv a quella visione sgranò gli occhi incredula. Era stata via appena cinque minuti e lui si era addormentato senza neanche avere la decenza di farlo sul pavimento. No, aveva puntato il suo letto, il bastardo. Se avesse potuto avrebbe urlato ma qualcosa le diceva che non le sarebbe servito a nulla. Afferrò controvoglia il cuscino rimasto libero e la coperta sistemandosi ai piedi del letto.

Più in basso di così era certa che non sarebbe potuta cadere. Quel pavimento era così maledettamente scomodo che per un attimo ebbe pietà di Liam, poi si ricordò del fatto che lui al momento occupava il suo letto così tornò a odiarlo – più di prima se possibile. Si rigirò su un fianco sentendo il legno sotto di sé scricchiolare e la coperta scivolare scoprendole il fondoschiena. Quella sarebbe stata la notte più lunga della sua vita ne era certa, a meno che…

Senza fare rumore si sollevò appena sbirciando nella direzione di Liam che, dal leggero russare, sembrava dormire beato. Roteò gli occhi al cielo, Liv prima di sollevarsi con cautela e un passo dopo l’altro si avvicinò all’altra sponda del letto. Sistemò il cuscino al centro in modo da fare da barriera tra lei e Liam e solo quando fu sicura che da lì non si sarebbe mosso, si sistemò sul lato libero. Avrebbe chiuso gli occhi giusto per cinque minuti per riposarsi. Cinque minuti sarebbero bastati, si e poi sarebbe tornato sul pavimento. Solo cinque…
 
 
Un paio d’ore più tardi.

Il sole filtrava dispettoso attraverso le tende color crema illuminando la stanza. Liv si stiracchiò lentamente, mugolando di disapprovazione quando un raggiò dorato la colpì a tradimento il viso. Strofinò una guancia  su quello che credeva essere il suo cuscino prima di aprire con lentezza gli occhi e – orrore – scoprire di essere avvinghiata a Liam. No, il termine avvinghiata in realtà non rendeva giustizia alla situazione; era tutto un intreccio di gambe e braccia da far invidia anche a un contorsionista. Il cuscino che avrebbe dovuto far loro da barriera sembra essersi dato alla fuga durante la notte e, adesso, toccava a lei doversi districarsi da quella presa prima che lui si svegliasse.

“Cerchi di scappare prima del bacio del buongiorno?” la voce ancora impastata di sonno di Liam la fece sussultare.

“Falla finita e scansati!”

“Appena sveglia e già di cattivo umore?”

“Ti vorrei solo ricordare che hai finito per dormire nel mio letto quando avresti invece dovuto dormire sul pavimento!” esclamò irritata sollevando di poco la testa per osservarlo.

“Non mi pare che la mia presenza ti sia poi così dispiaciuta…” ridacchiò divertito Liam.

“Cosa?!? Oh credimi non è stato affatto piacevole!”

“Per questo pochi minuti fa ti stavi strusciando contro di me come un gatto quando fa le fusa?” le lanciò un’occhiata ammiccando.

A quelle parole Liv lo spintonò via prima di decidersi, finalmente, ad alzarsi da quel letto e mettere una buona distanza tra loro. La foga fu talmente tanta che per poco non rischiò di ribaltarsi incespicando sul cuscino ai piedi del letto. Ecco dov’era finito quel traditore, pensò.

“Solo perché sono un’abbracciatrice compulsiva notturna non significa che tu debba approfittartene!”

“Io? Guarda che quello assalito nel bel mezzo della notte sarei io, mi sono ritrovato con le tue manacce addosso…” protestò sistemandosi con le spalle sulla sponda del letto.

Liv lanciò un’occhiata nella sua direzione reprimendo l’impulso di tirargli contro la prima cosa che le fosse capitata tra le mani. In quella stanza c’erano troppe cose con un notevole valore affettivo che sarebbe stato un peccato distruggerle per un idiota.

“Beh, non mi pare che la cosa ti sia poi così tanto dispiaciuta…” gli rispose a tono.

Lo vide sorridere soddisfatto per la risposta appena ricevuto ma prima di sentirlo blaterare su qualsiasi altra cosa schizzò fuori dalla stanza. Aveva bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti, qualcosa di dolce e altamente calorico per bilanciare il drastico risveglio. Era troppo chiedere un attimo di tregua? Probabilmente in una delle sue vite passate era stata una serial killer e adesso ne stava pagando le conseguenze. D’accordo, probabilmente quello era un pensiero drastico ma nel corso di quella giornata era arrivata alla conclusione che, in realtà, non era abbastanza.

Lo aveva realizzato quando – intenta a far fare un giro della città a Liam – si era imbattuta in David. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, era lì proprio per il suo matrimonio, ma non credeva che avrebbe finito per vederlo prima della cerimonia. Sperava di avere un po’ più tempo per metabolizzare il tutto e invece, no. Se lo era ritrovato improvvisamente davanti ed era stato come ricevere uno schiaffo in piena faccia.

“D’accordo, quello è il monumento più importante della città ho capito ma dimmi qualcosa di più interessante. Tipo dov’è il punto esatto in cui sei svenuta dopo il tuo primo tiro di sigaretta? Va bene anche sapere dov’è stata la tua prima volta, non mi formalizzo per certe cose…” le chiese Liam continuando a camminare.

Quando si rese conto di non ricevere nessuna reazione da parte di Liv – cosa decisamente allarmante – si voltò nella sua direzione notandola, solo in quel momento, a qualche passo di distanza da lui. Agitò una mano davanti il suo viso e finalmente la vide prestargli attenzione. Corrugò la fronte consapevole che quella non era decisamente la reazione che si sarebbe aspettato da lei. Fu in quel momento che sentì qualcuno pronunciare il suo nome in lontananza.

“Oh mio Dio, Liv sei proprio tu?” chiese un uomo dall’altra parte del marciapiedi.

Al suo fianco una giovane donna dai lunghi capelli biondi – con indosso un vestito elegante – cercò ti tenere il suo passo mentre – di gran carriera – attraversavano la strada per raggiungere il marciapiedi opposto.

“David, ciao!” sussurrò con un filo di voce.

Agitò – impacciata – una mano in segno di saluto prima di lanciare un’occhiata in direzione di Liam; il quale non ci impiegò molto a fare due più due. A dire il vero, se non fosse stato certo che Liv lo odiasse dal profondo del suo cuore, avrebbe pensato che quell’occhiata fosse il suo modo di chiedere aiuto.

“Sono contento che tu ce l’abbia fatta. Sharon, ti presento Liv la mia cotta del liceo…Liv, lei invece è Sharon, la mia futura moglie.” affermò entusiasta all’inverosimile.

Cotta.

Ecco come l’aveva definita l’uomo con cui aveva condiviso le sue prime volte. L’uomo di cui era stata follemente innamorata e di cui, forse, lo era ancora. Il David con cui avrebbe voluto passare il resto della sua vita insieme l’aveva etichettata come una semplice cotta del liceo e, in quel momento, da qualche parte dentro di lei qualcosa si era rotto. Aveva ricambiato quella stretta di mano meccanicamente senza avere la benché minima idea di che cosa rispondere. Che cosa si poteva dire a qualcuno che aveva appena massacrato il tuo cuore?

“Piacere di conoscervi. Io sono Liam, il ragazzo di Liv…” disse di slancio per cercare di salvare la situazione.

Qualcosa era appena successo ma per quanto si sforzasse – Liam – non era proprio in grado di dire cosa esattamente. Gli era bastato guardare di sfuggita negli occhi Liv per capirlo e allora, senza pensarci si era ritrovato ad agire. Le si era fatto vicino e – passatole un braccio intorno alla vita – si era presentato alla coppia. David era rimasto per un attimo a fissarlo e Liam aveva ricambiato lo sguardo tirando fuori uno dei suoi sorrisi migliori.

“Non sapevo fossi fidanzata…perché questa sera non ci raggiungete al parco? Non so se Liv te lo ha detto ma qui è tradizione ritrovarsi tutti insieme la sera prima delle nozze e festeggiare. Ci sarà alcol, tanto alcol e anche il karaoke…allora che ne dite?” chiese raggiante a entrambi.

A Liv venne un conato di vomito solo a vederlo così schifosamente felice ma, in realtà, non era su di lui che si stava concentrando in quel momento, no. Stava guardando lei, realizzando – con incredibile orrore – che fosse il suo esatto opposto. Probabilmente se fosse stata la sua copia esatta sarebbe stato meno traumatico di così, pensò.

“Certo, perché no. Ci saremo, non è vero tesoro?” chiese Liam nella sua direzione riscuotendola dai suoi pensieri.

“Oh si, ovviamente…sarà…fantastico…” sussurrò sforzandosi di sorridere.

Probabilmente la parola “fantastico” era stato un tantino eccessiva da usare, ma la sua bocca si era mossa prima che il suo cervello elaborasse il tutto. In quel momento a dire il vero non le importava un fico secco della tradizione o del karaoke. Nella sua testa continuava ad andare a ripetizione la frase che David aveva usato poco prima parlando di lei. Avrebbe dovuto cercare di cancellare quelle parole ma, quando voleva, la sua memoria sapeva essere di acciaio.

Si era detta che, magari, con il passare delle ore sarebbe per lo meno riuscita a vedere la cosa nella giusta prospettiva. A furia di rimuginarci sopra, però, aveva finito solo con il peggiorare la situazione perché lei non era proprio brava a gestire situazioni del genere. Non era in grado di riuscire a vedere la situazione in modo obiettivo e, così, suo malgrado, si era ritrovata a distanza di ore seduta su una panchina del parco – bloccata a quella stupida festa cittadina. Era certa che – da qualche parte in quel posto – persino i suoi genitori si stessero divertendo più di lei. Sbuffò sonoramente a quel pensiero sollevando il volto in direzione del cielo. Se solo ci fosse stato Scott lì con lei avrebbe saputo come tirarla su di morale. Dio, come gli mancava.

Fu quasi tentata di infilare la mano in tasca e afferrare il suo cellulare per chiamarlo, quando l’arrivo di Liam non la indusse a ripensarci. Probabilmente sarebbe stato meglio così, Scott aveva un bar da mandare avanti da solo visto la sua assenza e quella di suo fratello. Non che quando lei e Liam fossero nei paraggi fossero di grande aiuto, ma quello era un dettaglio facilmente trascurabile.

“So che questa cosa potrebbe sconvolgerti, ma potrei avere indietro la vecchia Liv? Perché questa non mi piace poi così tanto…” sussurrò Liam strappandole un mezzo sorriso.

Le si sedette affianco porgendole una delle due bottiglie che teneva in mano.

“Credevo che neanche l’altra Liv ti piacesse così tanto…” gli rispose lanciandogli un’occhiata.

“Ammetto che ha la leggere tendenza a parlare un po’ troppo e a essere sarcastica in modo particolarmente fastidioso…” le disse divertito.

Lei, in tutta risposta, lo spintonò appena sorridendo. Avrebbe voluto controbattere ma sapeva che non solo aveva detto l’assoluta verità ma, per la prima volta, era stato anche manganiamo nel farlo, il che era tutto dire per uno come Liam. Scosse la testa, Liv, a quel pensiero prima di mandare giù un sorso di birra fredda.

“Allora si può sapere che cosa c’è che non va? Ammetto di essere un disastro come finto fidanzato ma non pensavo di andare così male…” sussurrò ironico.

Liam era un sacco di cose: particolarmente testardo, orgoglioso, indisponente ai massimi livelli, un disastro sotto ogni punto di vista ma aveva un gran cuore, anche se raramente lasciava che venisse fuori. Aveva così paura delle cicatrici che avrebbero potuto lasciarvi sopra che aveva deciso di tenerlo al sicuro, in una scatola lontano da occhi indiscreti. Di solito tirava fuori quella piccola parte di sé così speciale solo quando nei paraggi c’era Scott. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per suo fratello e, per una volta, avrebbe dato uno strappo alla regola solo per Liv.

“Tu questa volta non centri…” la sentì sussurrare di punto in bianco e dovette sforzarsi per riuscire a sentirla con tutta quella musica e quel vociare.

“So di non essere all’altezza di Scott – mi è praticamente impossibile – ma se vuoi…se te la senti…si, beh insomma hai capito…” disse improvvisamente a disagio.

Liv si voltò verso di lui, incuriosita. Inclinò di poco la testa di lato restando a fissarlo per qualche secondo. Era proprio Liam il ragazzo che le aveva appena parlato in quel modo o, mentre lei era in piena fase catatonica, un alieno aveva preso il suo posto?

“D’accordo, promettimi però di non prendermi in giro!” gli intimò puntandogli un dito contro.

Quando lo vide annuire mano sul cuore, fece un bel respiro per darsi coraggio e iniziare a parlare.

“Mi ha definita la sua cotta del liceo…”

“Ed è una brutta cosa?” chiese Liam realizzando solo in quel momento che si era appena addentrato in un terreno molto, ma molto, complicato.

“Vediamo…tenendo conto che è stata la mia prima storia seria, durata non così poco e che ero innamorata di lui a tal punto da credere che avremmo passato il resto delle nostre vite insieme direi che, sì, è una brutta cosa!” gli rispose come se avesse a che fare con un bambino di cinque anni.

Alle volte gli uomini proprio non ci arrivavano. Liam, dal canto suo, si ritrovò a bere un lungo sorso di birra per farsi coraggio dato che, probabilmente, nel novantanove percento dei casi avrebbe finito comunque per dire la cosa sbagliata.

“Noi uomini tendiamo a minimizzare anche quando non dovremmo…” ammise lanciando un’occhiata in direzione di lei.

“Oh, beh, sai me ne ero accorta…”

“Hai pensato che, magari, lo abbia semplicemente detto perché la sua futura moglie era presente? Sai, oltre a minimizzare siamo anche un tantino vigliacchi…”

“Non ci sarebbe stato nulla di male a dire semplicemente che ero una sua ex, non trovi?”

“Credo che tu te la stia prendendo un po’ troppo…” si azzardò a dire Liam.

“Un – po’ – troppo?” gli fece eco lei voltandosi per guardarlo meglio.

Non poteva aver davvero detto una cosa del genere. Avrebbe sfidato qualsiasi donna al suo posto a non restarci male per una cosa del genere. Non stavano mica parlando di una storiella del campo estivo, quella era una cotta ma non quello che c’era stato tra lei e David.

“Andiamo Liv, noi uomini diciamo un sacco di stronzate e io ne sono un esempio vivente. Se la cosa ti ha toccato così tanto c’è un solo motivo: l’amore che provavi per lui non è scomparso del tutto ma, al momento, David è lì che si diverte con la sua – incredibilmente sexy – quasi-moglie…” sussurrò indicandole un punto non molto distante da loro.

Liv seguì con lo sguardo la direzione che prendeva la mano di Liam intercettando i due futuri sposini. Avrebbe tanto voluto sbattergli in faccia quanto si sbagliava – come al solito – ma quella volta non ne ebbe la forza. Non dopo che David e Sharon finirono per scambiarsi uno di quei baci capaci di far salire il diabete anche al più romantico dei romantici.

“…e tu invece sei qui, a rimuginare su qualcosa che si, ti avrà anche ferito, ma di cui ti dimenticherai non appena volterai pagina. Sei migliore di così, insomma sei la ragazza che ha scritto un articolo in cui spiegava perché Elizabeth Bennet fosse la sua eroina…credevo le pensassi davvero quelle cose…” disse di slancio.

Liv, che aveva ascoltato ogni parola che Liam le aveva detto, restò a fissarlo per qualche istante e decise che, sì, un alieno doveva averlo decisamente rapito e sostituito con un clone riuscito male.  Quella era, praticamente, la prima conversazione seria che avevano da quando si conoscevano il che era strano. Piacevole, ma in ogni caso strano.

“E, comunque, non credevo che ti avrei mai chiesto una cosa del genere ma…cosa proponi di fare, allora? Dovrei semplicemente lasciar perdere?” chiese prendendo a giocare nervosamente con una ciocca di capelli.

Liam prese a guardarsi intorno per un attimo prima di alzarsi in piedi e porgerle una mano. Liv sollevò il volto nella sua direzione corrugando la fronte incuriosita.

“Andiamo…ti fidi di me?” le chiese facendole l’occhiolino.

“Questa è la tipica domanda che farebbe un serial killer prima di trucidarti…” gli fece notare lei senza troppi giri di parole.

Ciò nonostante decise di afferrare la sua mano. Questo, ovviamente, non voleva dire che si fidava di lui ma sapeva perfettamente che se non lo avesse assecondato Liam avrebbe trovato un modo per costringerla a seguirlo. Aveva ancora impresso in mente quella volta in cui l’aveva presa come un sacco di patate e portata di peso al bar, solo perché si era soffermata due minuti di troppo davanti una libreria e va bene che era in ritardo ma erano pure sempre al centro di New York.

“So già che mi pentirò amaramente di qualsiasi cosa succederà a breve…” sussurrò facendosi largo tra la folla.

Liam rafforzò la stretta intorno alla mano di lei ridendo divertito. Probabilmente avrebbe finito per lamentarsi per il resto dei suoi giorni di quello che sarebbe successo da lì a poco e lui avrebbe saputo come rincarare la dose, facendola vergognare come una ladra. Strinse un po’ di più la presa su Liv quasi per paura che potesse scappare – quella non era proprio qualcosa nel suo stile – e prima che potesse anche solo obiettare la trascinò con sé su quel palco improvvisato. Si voltò solo per un istante nella sua direzione e dovette metterci tutta la buona volontà per non ridere della buffa espressione che aveva dipinta sul viso Liv.

“Resta qui e ricordati di respirare…” le disse prima di allontanarsi in direzione del dj.

“No…non andartene…” bisbigliò lei improvvisamente in preda al panico.

Dio, se avesse saputo che avrebbe finito per trascinarla sul palco se la sarebbe data a gambe levate. Quello doveva essere sicuramente un incubo, non c’erano altre spiegazioni. Tutti sapevano che lei odiava stare al centro dell’attenzione e, in quel momento, c’erano decisamente troppe persone a guardarla per i suoi gusti. Persino David si era voltato nella sua direzione non appena l’aveva vista salire su quel palco. Si era anche sbracciato per salutarla. Lei aveva risposto al saluto con un cenno della testa per poi abbassare gli occhi in direzione delle sue scarpe, allacciando le braccia intorno al corpo. Se Scott avesse potuta vederla in quel momento…

E, quando qualche istante più tardi, sentì la voce familiare di sua madre gridare il suo nome e incoraggiarla, per un secondo – uno soltanto – Liv sperò che un cratere si aprisse sotto i suoi piedi e la inghiottisse. Si voltò in direzione di Liam in cerca di aiuto e non appena le fu abbastanza vicino – fu più forte di lei – gli afferrò la mano e strinse forte quasi per paura che l’abbandonasse di nuovo, cosa di cui lui ne era altamente capace.

“Se non muoio prima, giuro che ti uccido…” gli sussurrò a denti stretti.

“Rilassati e segui il ritmo…” la incoraggiò lanciandole un’occhiata.

“E se non dovessi ricordare le parole? “ gli chiese di punto in bianco voltandosi nella sua direzione.

“Lo chiamano karaoke per un motivo…” le sussurrò in un orecchio.

Liv si ritrovò ad annuire, non prima di essersi data mentalmente dell’idiota. Normalmente le sue sinapsi erano notevolmente lente, ma quando ci si metteva di mezzo il panico era la fine. Fece un bel respiro profondo e poi un altro e un altro ancora, prendendo coraggio. Da qualche parte in quel minuscolo corpicino ce ne doveva essere pur rimasto un po’. Fu così che, quasi senza accorgersene, prese a muoversi lentamente spostando il peso del corpo da un piede all’altro ondeggiando sulle note di quella che riconobbe essere “What’s up”.

Liam fu il primo a cantare e lei si stupì di come gli riuscisse tutto così dannatamente naturale, non sembrava neanche doversi sforzare. Certo, lui cantava spesso davanti a persino molto più persone di quelle che c’erano lì in quel momento ma, cavolo, non poteva pretendere che lei facesse lo stesso, no? Cercò di autoconvincersi che, forse, sarebbe anche solo potuta stare lì a ondeggiare di tanto in tanto lasciando a lui l’onere di cantare quella canzone. Lo avrebbe fatto sul serio se Liam non si fosse voltato, proprio in quell’esatto momento, verso di lei e l’avesse guarda. C’era qualcosa di diverso in quello sguardo – forse per colpa del momento o della canzone – Liv non se lo seppe spiegare avvertì solo l’esigenza di cantare e annullare il resto.

Le loro voci si sovrapposero e si resero conto che per essere un karaoke non se la stavano cavando poi così male. L’ultima volta che Liam aveva cantato quella canzone era stato con Scott – una sera di molti anni prima, ubriachi fradici. Ricordava poco e nulla di quella notte se non che era stato uno di quei pochi momenti in cui era certo di poter dire di essere stato felice, cosa che non gli capitava molto stesso. Forse era per questo che la sua scelta era ricaduta su quella canzone e, al momento, non se ne pentiva neanche un po’. Con la mano intrecciata ancora a quella di lei, si voltò nella sua direzione continuando ad andare a tempo insieme.

Si ritrovò a sorridere Liv mentre – nota dopo nota –la musica andava avanti e, per un attimo, si dimentico persino del motivo per cui aveva finito per deprimersi. Bastava davvero così poco per rendere migliore una giornata?

Per fortuna in quel momento Scott era a mille miglia di distanza o avrebbe finito per prenderlo in giro a vita. Probabilmente avrebbe preso in giro entrambi, pensò Liam mentre si fece – inavvertitamente – più vicino a Liv. Era così diversa quando non era impegnata a essere una rompipalle. Restava la ragazza più strana che avesse mai incontrato ma, Dio, quando sorrideva in quel modo le si creava una fossetta sulla guancia sinistra che la rendeva così fastidiosamente adorabile.

“I said hey, what's going on?”

Sussurrò quell’ultima frase della canzone – Liam – prima di sporgersi quel po’ che bastava verso di lei e sfiorarle le labbra con le propria. Non aveva avuto il coraggio di osare di più, ma non ce ne fu bisogno. Liv colmò quel po’ di distanza che li separava e, questa volta, fu lei a prendersi quel bacio che sapeva di familiare e di nuovo al tempo stesso. Le note della canzone presero a sfumare nell’aria e loro restarono lì ad assaporare qualcosa che finì per sorprendere entrambi. Solo quando si separarono – ancora occhi negli occhi – si ritrovarono a chiedersi cosa fosse appena successo senza avere, però, davvero il coraggio di farlo a voce alta. Bastava solo quella domanda a spaventarli. E fu proprio per paura che Liv – puntando una mano sul petto di Liam – si allontanò da lui e scese da quel palco velocemente.

Scappare, ecco cosa le era sempre riuscito bene. Aveva lasciato la sua città per paura di rimanere bloccata in una vita che le sarebbe andata stretta. Si era ritrovata, poi, a scrivere su quel blog dopo aver rinunciato a scrivere in un piccolo giornale di New York, convinta di non essere all’altezza per una cosa del genere. David l’aveva lasciata poco prima del suo trasferimento – le aveva spezzato il cuore. Da allora le sue storie serie le si potevano contare sulle dita di una mano soltanto e le andava bene così pensandoci. Poi, però, era arrivato Liam e quel bacio che non le avevano fatto chiudere occhio per tutta la notte. Scappare era stato pressoché impossibile: condividevano la camera, l’auto e persino il banco della chiesa in cui si stava, in quel momento, celebrando quel tanto agognato matrimonio.

“Hai intenzione di continuare così ancora per molto?” le sussurrò Liam in un orecchio.

Liv mosse una mano davanti al suo viso, come a scacciare una mosca, senza proferire parola. Non aveva certo intenzione di mettersi a discutere proprio in quel momento, la funzione – da sola – stava già riuscendo nell’intento di ucciderla lentamente. Liam, però, non era della stessa opinione, così, aveva finito per punzecchiarle il fianco con l’assoluta nonchalance che lo contraddistingueva.

“Potrei farti la stessa domanda, volendo…” gli rispose lei scostandosi appena.

“Non sono io quello che ti evita da ieri sera.” le fece notare lanciandole un’occhiata di sfuggita.

La sentì irrigidirsi improvvisamente a quelle parole e si ritrovò a sorridere appena, consapevole che aveva appena segnato un punto a suo favore.

“Non dire sciocchezze…”

“Ti faccio così paura da dovertela dare a gambe?” le chiese a brucia pelo.

Liv si voltò di scatto verso di lui e – sentendosi il suo sguardo punto addosso – Liam fece lo stesso. Restarono a guardarsi per un attimo negli occhi senza proferire parola, solo per il gusto di vedere chi dei due avrebbe ceduto per primo.

“Non credo che questo sia il luogo adatto per parlarne…”

“Perché? Solo perché non saresti in grado di scappare adesso?” sussurrò con un mezzo sorriso sulle labbra punzecchiandola ancora.

“Divertente, davvero ma non ti sei mai posto il problema che, forse, sei tu che fai scappare le persone?” gli chiese Liv di getto, ormai sovraccarica.

Fu l’espressione di Liam a farle capire che era andata oltre il limite consentito. Il sorriso, che un attimo prima gli incorniciava il viso, scomparve in un attimo – così veloce da illuderla che ci fosse mai stato. Quello che si ritrovò davanti uno sguardo vuoto, spento. Non aveva mai visto un’espressione del genere nel volto di lui e si sentì terribilmente in colpa per ciò che aveva appena detto. Rimangiarselo non sarebbe servito a nulla e il suo cervello si era come congelato, tanto da non essere in grado di elaborare qualcosa – qualsiasi cosa – per aggiustare quello che aveva appena rotto. Liam, dal canto suo, incassò il colpo – quella era diventata la sua specialità – e lisciatasi la giacca si risistemò al suo posto, guardando fissò davanti a sé. Lei restò a fissarlo per qualche istante maledicendo in silenzio la sua bocca troppo larga.

“David e Sharon, vi dichiaro finalmente marito e moglie…puoi baciare la sposa!” risuonò la voce del prete in tutta la chiesa.

Un attimo dopo un applauso si levò dalle panche in onore degli sposi. Quel tanto agognato matrimonio si era appena svolto davanti a i suoi occhi ma lei non se ne era neanche realmente accorta. Si, insomma, aveva applaudito e sorriso – talmente tanto da farle male le guancia – aveva stretto mani, si era congratulata, aveva lanciato i confetti – stando ben attenta a non uccidere nessuno – ma tutto quello le era praticamente scivolato addosso. Tutto il trambusto e l’ansia che si era portata addosso in quei giorni era improvvisamente passata in secondo piano. Il resto della cerimonia le era praticamente scorso davanti gli occhi come dei fotogrammi ad alta velocità.

Sapeva di essere stata una stronza ingrata poco prima con Liam, durante la cerimonia. Il tatto non era mai stato il suo forte ma – per quanto assurdo fosse – una parte di lei sapeva che aveva detto quelle parole solo per ferirlo, era l’unico modo che aveva per allontanarlo. Un attimo prima, il suo unico problema era cercare di capire come fare a sopravvivere all’idea che il suo grande amore si stesse per sposare con qualcuno che non fosse lei. Si sentiva come un’equilibrista in bilico sul filo e Liam – con quel dannato bacio – l’aveva praticamente spinta di sotto senza troppe cerimonie e allora David era passato in secondo piano.

La cosa realmente importante era stato salvare se stessa, così, aveva usato la carta dell’abbandono perché sapeva che con quella avrebbe fatto centro. Sapeva che Liam si reputava ancora responsabile per l’assenza – nella vita sua e di Scott – di suo padre. Era stato facile, talmente facile da non riuscire più a guardarlo negli occhi. La cosa peggiore, però, era che lui era rimasto. Nonostante tutto lui era ancora lì a fingersi il suo ragazzo, a parlare con amici e parenti, a lasciar credere al mondo intero che andasse tutto bene.

“Ti va di ballare?” gli chiese Liv di punto in bianco.

Aveva aspettato che il loro tavolo si svuotasse prima di avere il coraggio di parlare. Lui si era voltato a guardarla sorpreso e lei aveva ricambiando con uno sguardo di incoraggiamento. Restò in attesa e, per un attimo, credette che sarebbe rimasto lì seduto ignorandola ma poi lo vide alzarsi e tenderle la mano che lei afferrò senza pensarci due volte. Si avviarono in direzione della pista da ballo gremita da coppie di ogni età e –lentamente – presero a ondeggiare a ritmo di musica.

“Non avrei mai dovuto dire quello che ho detto…”

Lo aveva sussurrato piano, Liv e per un attimo ebbe paura che lui non l’avesse sentita. Si morse il labbro inferiore improvvisamente a disagio, solitamente era lui quello che si ritrovava nella posizione scomoda in cui era finita lei.

“Non lo penso davvero, cercavo solo un modo per…insomma…”

“Hai reso chiaro il concetto, Liv. Non c’è bisogno che tu dica nulla…” la interruppe lui prima di farle fare una mezza giravolta.

“Per l’amor del cielo, per una volta che sto cercando di scusarmi con te ascolta e taci!”

Gli disse spazientita e, non ne poté essere sicura, ma le sembrò di vedere l’ombra di un sorriso spuntare sul suo volto.

“Mi spiace davvero per quello che ho detto, Liam. Tu hai cercato di aiutarmi in questi giorni – certo non ho ancora capito perché tu l’abbia fatto e, alle volte, sopportarti è stato un incubo – ma ho apprezzato davvero e so che ho sbagliato, ma tu hai questo maledetto vizio di baciarmi. E poi c’era David con sua moglie che sembra essere appena uscita da un catalogo di moda e tu…tu…porca miseria, tu baci davvero bene e, d’accordo, sono andata nel pallone…” ammise tutto d’un fiato sicura che le sue guance avevano assunto tutte le gradazioni possibili di rosso.

“Bacio davvero bene, eh?” le fece eco lui sorridendo sornione.

“Possibile che di tutto ciò che ho detto tu abbia sentito solo quello?”

Lo guardò sconcertata scuotendo la testa. E lei che si era persino impegnata per fare quel discorso, pensò. Liam ridacchiò, suo malgrado, alla reazione di lei sentendosi improvvisamente più leggero.

“Perché sei stata tu a chiedermelo…” sussurrò appena dopo un attimo di silenzio.

Liv – sentite quelle parole – corrugò la fronte perplessa, non riuscendo a capire che cosa le avesse appena detto realmente.

“Ho deciso di venire fin qui a fingermi il fidanzato di qualcuno – cosa che reputo una follia, per inciso – perché sei stata tu a chiedermelo…” si spiegò meglio.

Liv sbatté un paio di volte le palpebre – come se quello la potesse aiutarla a metabolizzare quello che aveva appena sentito – bloccandosi nel bel mezzo della sala incurante del fatto che la musica non fosse ancora finita.

“Mi stai dicendo che ora potrei tipo chiederti di buttarti da una rupe e tu lo faresti?”

“Ora non ti allargare come tuo solito…”

“D’accordo, quindi non ti butteresti da una rupe ma hai accetto di fare una cosa che reputi comunque una follia solo perché sono stata io a chiedertelo?” gli chiese gesticolando.

“Probabilmente mi sarei offerto volontario per venire fin qui, in effetti…”

“Volontario per potermi dare meglio il tormento?”

Liam sollevò gli occhi al cielo a quella domanda, esasperato.

“Oh, dannazione, Liv volevo avere una scusa per passare del tempo con te!”

Lei si lasciò sfuggire un sorriso e – incrociate la braccia al petto – sollevò meglio lo sguardo verso di lui.

“Avresti potuto dirmelo…”

“Si, certo e fare la figura dell’idiota alla prima cotta…” sussurrò improvvisamente a disagio.

Liam prese a sfregare le mani una contro l’altra dandosi dell’idiota da solo. Ecco cosa succedeva quando si lasciava andare anche solo un po’, si rammolliva. Se avesse potuto in quel momento si sarebbe dato un paio di schiaffi giusto per riprendersi quel po’ che bastava. Lo avrebbe fatto seriamente se non fosse stato nel bel mezzo della pista da ballo – le persone che lo fissavano stare lì impalato – e se non fosse stato per Liv che aveva finito per accorciare le distanze tra di loro.

Si ritrovò con le sue braccia intorno al collo, il suo viso a pochi centimetri dal suo e non poté fare altro che posare le mani sulla sua vita e stringerla. La vide sporgersi verso di lui e, per un attimo, si ritrovò a pregustare il momento in cui le loro labbra si sarebbero incontrare ma lei fu più veloce di lui e lo superò posandogli un bacio casto sulla guancia.

“Liam, quando saremo tornati a New York, ti andrebbe di uscire con me?”
 
 

***


 

E’ saltato fuori che quello credevo essere il momento peggiore della mia vita, sia stato anche il migliore. Se non fosse stato per il mio ex non avrei mai realizzato che, in realtà, non avevo alcun bisogno di un Mr. Big ma semplicemente di guardarmi intorno e aprire gli occhi.

In poco meno di una settimana ho fatto pace con il mio passato, ottenuto un appuntamento – in modo molto poco ortodosso – e ora sono qui a dirvi che la vostra vita vale molto di più di qualsiasi film. Traetene il meglio che potete.

Con affetto,

la vostra Liv.

 

 

 
 

 
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NdA: Avevo quasi rinunciato a scrivere questa storia poi, all'improvviso, l'ispirazione è in qualche modo arrivata ed ecco il risultato. 
E' stato una specie di parto ma n'è valsa la pena, spero che - se siete arrivati fino a questo punto - sia valsa la pena anche per voi 
che vi siete soffermati a leggere. Non mi divertivo così tanto nello scrivere, quindi per una volta è stato bello cimentarmi in 
qualcosa di diverso. Un ringraziamento particolare va alle mie due amiche che mi hanno supportato e, soprattutto, sopportato 
durante la stesura di questa storia. Grazie mille ragazze, questa storia è dedicata a voi...voi sapete chi siete! <3 Per tutti gli altri, 
grazie per aver perso un pò del vostro tempo per leggere. Alla prossima. -LadyBones
   
 
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