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Autore: Euthymia    23/06/2015    1 recensioni
«Wendy?»
La voce di Peter la riscosse dai suoi pensieri. Si scambiarono uno sguardo, intenso e vivo, e ciò che passò in quell'istante fra i loro occhi non poté davvero esser colto, quantomeno non in maniera razionale, da nessuno dei due – il ragazzo mai cresciuto e la giovane che fu bambina.
«Sì, Peter?»
Lo guardò a lungo, un misto di tristezza e dolcezza nei suoi occhi così consapevoli da un lato, e così smarriti dall'altro.
«Wendy, ritorna sull'Isola che non c'è. Con me. Un'ultima volta.»
(cap. III)
Questa è una storia di crescita. È una storia di scelte e insicurezze, di timori e gioie. È una storia per tutti coloro che almeno una volta si sono sentiti al tempo stesso troppo grandi e troppo piccoli per la vita, che si sono scontrati col diventare adulti sentendo di non avere gli strumenti per affrontarlo. Questa è la storia di Wendy Darling, e del suo ultimo viaggio sull'Isola che non c'è.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Pan, Quasi tutti, Wendy Darling
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo III: One last time.

 




I'm a reflection in the glass
'cause I can't keep from looking back
and though the pages that I lack
are stuck inside a broken past…

(*)




 

 




Accadde quando il Big Ben, dall'alto della sua privilegiata visuale sul londinese ancora pieno di vita, scoccò l'ultimo rintocco delle dieci. Un'ombra oscurò la luce della luna, sul suo davanzale, e un trillo delicato infranse il silenzio. Wendy si svegliò all'improvviso. Senza soprassalto, senza agitazione. Aprì gli occhi nella penombra della sua camera da letto, e istintivamente si alzò sui gomiti, volgendo lo sguardo alla finestra. I capelli sciolti le ricaddero soffici sulle spalle e sul seno morbido, coperto da nient'altro che la leggera e candida camicia da notte.

Ora era completamente sveglia. I grandi occhi celesti spalancati, puntati sui vetri della finestra semiaperta, scrutavano attentamente l'oscurità rischiarata della Londra notturna, senza davvero vederla. Perché lì, appena dietro quei vetri, l'ombra aveva preso forma: la forma scura di un ragazzo, stagliato sul blu, con le mani chiuse a pugno inchiodate sui fianchi, le braccia a formare due triangoli sicuri, fieri.

Le labbra di Wendy si mossero a formare una parola, ma la voce sembrava averla abbandonata. Tutto ciò che ne uscì fu un sussurro appena accennato, un soffio lieve, un alito di stupore e battiti accelerati.

«Peter…»

Peter Pan fu dentro in un balzo, mentre lei ancora non era riuscita a muovere un muscolo. Le si avvicinò con la cautela che si riserva a qualcosa di sconosciuto e imprevedibile, dalle reazioni potenzialmente pericolose, e ne scrutò i tratti del viso con quella sua aria attenta che Wendy mai avrebbe potuto dimenticare.

Era Peter Pan, nientemeno. Ed era davanti al suo letto. Improvvisamente, sentì un tepore pungente salirle alle guance, e stupidamente sperò che l'oscurità gli impedisse di accorgersene. Guardalo, si disse mentalmente, è solo un ragazzo… si vede proprio che sei cresciuta, mia cara. Com'era mai possibile? Perché proprio quella notte? Poteva davvero averla sentita, poteva davvero il suo addio sussurrato nella sera aver raggiunto l'Isola che non c'è e scosso il suo abitante più impenetrabile?

Questa cascata di pensieri le fu addosso in un battibaleno, e lei ne fu preda giusto il tempo che bastò a Peter per sfoderare un sorriso sbilenco che le provocò una stretta allo stomaco. Wendy, ritorna in te, continuò il suo monologo interiore, lui è Peter, ancora lo stesso Peter di allora. Ed era vero, ammise a se stessa: di anni ne erano passati soltanto quattro o cinque, ma a lei sembrava trascorsa un'eternità: si sentiva strana, davanti a quel fanciullo ancora relativamente innocente, davanti a quell'emblema di una giovinezza che lei, in questi anni, era andata lasciandosi alle spalle senza pensarci neanche troppo su. Fu come se per la prima volta avesse preso consapevolezza del proprio corpo, delle sensazioni che quel corpo le dava… D'improvviso si vergognò. Desiderò di tornare ad avere un corpo magro e privo di forme, così da potersi spacciare, forse un'ultima volta, per quella che non era più.

Un trillo vivace la riscosse dai suoi pensieri sconnessi, in tempo per cogliere la replica di Peter alla fatina che ne imitava la posa spavalda posata sulla sua spalla.

«Sì, anche io la ricordavo più sveglia.»

Peter stava ancora sorridendo, e Wendy non poté fare a meno di imitarlo.

 

§

 

Honey, when you feel worn out,
when the mirror lies and turns on you,
when the choruses of doubt are singing way too loud…
Honey, I will chase them down,
Honey, that's what love's about.

(**)

«Peter! Ma che cosa ci fai qui? Incredibile, proprio stasera! Hai sentito il mio saluto? Che co…»

Se fino a un attimo prima era sembrata un pesce lesso privo di parola, ora Wendy pareva essere tornata la stessa di sempre, anche se all'inizio aveva faticato a riconoscerla, dentro quelle sembianze così adulte. Le prime parole le sgusciarono dalle labbra a una velocità stratosferica, in perfetta sintonia con l'espressione ora a metà fra lo sbalordito, l'eccitato, e qualcosa che Peter non riusciva a identificare. Preso com'era dai tentativi di decifrazione delle espressioni della giovane, ci mise un attimo prima di cogliere il senso delle sue parole.

«Saluto? Quale saluto?» le chiese, accigliandosi, prima di sedersi ai piedi del letto trapuntato di bianco.

Ma non riusciva a concentrarsi su quella faccenda, per quanto fosse strana. In realtà, Peter era decisamente stranito. Scrutò il viso di Wendy a lungo, cercando di carpirne ogni dettaglio. Certo, era senza dubbio Wendy, la sua Wendy, ma c'era qualcosa di profondamente sbagliato in lei. Aveva i lineamenti meno rotondi, più sottili e delicati. I suoi occhi avevano un'espressione strana, diversa, che non riusciva a identificare. E le sue labbra… era sul punto di ricordare qualcosa di fondamentale a proposito delle labbra di Wendy, ma quel qualcosa gli scivolò via dalla mente quando la giovane gli rispose, distraendolo.

«Beh, sai, Peter… questa non è una sera qualsiasi. È la vigilia di un giorno importante.»

Sembrava quasi in imbarazzo, mentre parlava, e Peter fra sé e sé si domando come mai. Ma la risposta non tardò ad arrivare.

«Domani compirò diciotto anni, sai. Sarò ufficialmente un'adulta.»

«DICIOT-»

«Shhh, Peter, non urlare! Sveglierai mio padre!»

Trilli, dal canto suo, si stava scompisciando dalle risate, tenendosi la pancia a mezz'aria. Provocava scampanellii allegri di qua e di là, e pizzichi di polvere fatata le sprizzavano da tutti i pori.

«Diciotto anni, Wendy?!» chiese Peter, la voce strozzata nello sforzo di tenerla bassa. «Ma sei vecchia

Disse queste parole con un'espressione mista fra il divertimento e un ostentato disgusto, pregustando invece la reazione della sua vecchia… amica. Del tutto prevedibilmente, Wendy sgranò gli occhi e si mise seduta, incrociando le braccia al petto. Il seno si gonfiò appena, sopra quel sostegno, e quando Peter se ne accorse una sensazione strana gli attorcigliò le budella. Di questo avvenimento diede un'interpretazione piuttosto sbrigativa: si trattava senz'altro di disgusto per ciò che avviene quando si cresce, qualcosa che aveva passato tutta la vita a rifiutare. Il corpo cambia, il cervello anche, insomma, tutto si sconvolge e mai in meglio. Razionalmente, si poté ritenere soddisfatto di quella sbilenca giustificazione, ma la sensazione alle budella ci mise qualche altro attimo ad affievolirsi.

«Vecchia io?!» sibilò Wendy, e forse Peter non si accorse del rossore che le aveva tinto le guance quando lui le aveva osservato il petto. «Ma se avrò sì e no quattro anni più di te! E poi, mettiamo che io sia vecchia, che cosa ci fai tu nella stanza da letto di una vecchia

Aveva enfatizzato a bella posta ogni ripetizione di quell'offesa madornale, e traendo sicurezza dalle proprie parole pian piano aveva relegato in un angolo il momento di poco prima. Il rossore si fece tenue sul suo viso.

«E soprattutto, cosa ci sei venuto a fare adesso?» Ora il suo tono di voce si era fatto più basso, più cupo, e Peter ci mise un istante a capire che non era affatto un buon segno. Cercò gli occhi di Wendy, e quando li trovò fece una fatica incredibile a non distogliere lo sguardo. Se non era rancore, quello che emanavano, allora era qualcosa di davvero simile.

«Wendy, io…»

«No, niente “Wendy, io”, Peter. Io domani compirò diciotto anni. Sarò adulta. Ormai lo sono già, è solo questione di un'ora o due», mormorò in una mezza risata amara, indicando l'orologio che segnava le dieci e sedici minuti. «Hai avuto il tuo tempo. Hai avuto tanto tempo per tornare, per venire a salutarmi… perché proprio stasera?»

Peter si trovò disarmato. Per qualche istante, non fu capace di dir nulla. Anche Trilli si fece seria, e andò ad appollaiarsi su uno dei pomelli di bronzo del letto di Wendy, in silenzio. La verità era che lei aveva ragione. Non era più tornato a casa Darling, anzi, non era più tornato nemmeno a Londra, per essere sicuro di non esserne tentato. Ma come poteva? Come sarebbe potuto tornare da lei, dopo la maniera in cui si erano… sferrò un pugno all'aria, frustrato, e si sedette a mezz'aria, proprio come quando sull'Isola si era reso conto di aver dimenticato quel nodo fondamentale di tutta la faccenda. Sapeva che c'era, era consapevole dell'enorme importanza che aveva avuto, e che aveva tutt'ora visto che lui era lì, da lei, ma non riusciva proprio a venirne a capo.

Rialzò lo sguardo, e trovò gli occhi di Wendy appena più addolciti rispetto a pochi attimi prima, che lo guardavano. Si lasciò andare a un sospiro avvilito, e pian piano ricadde a gambe incrociate sul letto.

«Questa sera io ti ho detto addio, Peter. Proprio mentre stavo per andare a dormire, mi sei ritornato in mente, e come poteva essere altrimenti – ora me ne rendo conto – ? Ti ho detto addio, perché domani sarò cresciuta e non potrò mai più ripensare alle nostre avventure se non come a sogni lontani… e all'improvviso ti trovo qui.»

«Io… ti ho sentita, Wendy. Cioè, non so se ti ho proprio sentita, ma mi sono svegliato, a un tratto, e ho visto il tuo viso. Sapevo che in qualche modo c'entravi tu. Quindi… niente, quindi sono venuto.»

Si vergognava. Non si azzardò a dirle che in realtà era venuto perché sperava di ricordare quel pezzo mancante della loro storia, quel pezzo nascosto, per paura di farla arrabbiare. Di renderla triste. Se c'era una cosa di cui Peter era sicuro, era che non avrebbe mai, mai voluto vedere un goccio di tristezza sul viso di Wendy, anche ora che era un viso così diverso da quello che ricordava. Pensò che era bella, come la ricordava, e di questo no, non si vergognò. L'aveva pensato anche allora, quando erano sull'Isola… l'aveva pensato in molti momenti.

 

§

 

Wendy sentiva il disagio di Peter. Lo coglieva, palpabile, come se fosse lì a frapporsi tra loro. Nell'aria. E così, Peter l'aveva sentita, soltanto poche ore prima, pronunciare il suo tenero e semisveglio addio… era la verità? Non poté fare a meno di chiederselo, ma in fondo, dentro di sé, sapeva benissimo la risposta. Nonostante il risentimento degli anni passati, sbocciato di nuovo nel trovarselo lì davanti. Nonostante la tristezza la portasse a macinare pensieri illogicamente rabbiosi, anche dopo tutto quel tempo. Nonostante tutto ciò, sapeva che qualcosa era davvero accaduto, quella sera.

Peter difficilmente mentiva, e di certo questo non era uno di quei momenti. In effetti, una qualche logica c'era. Aveva passato così tanto tempo sull'Isola che non c'è, che adesso, proprio quando era venuta a trovarsi sulla soglia del punto di non ritorno, il punto in cui avrebbe detto addio a tutto ciò che la legava all'infanzia… qualcosa era scattato.

Che fosse partito da lei, cui lui era venuto in mente, o da lui che l'aveva vista, o dall'Isola stessa, che reclamava a gran voce l'intensità di quel qualcosa chiamato “Peter e Wendy”, poco importava. Peter era lì, adesso. È carino come lo ricordavo… si diede della sciocca, nello stesso istante in cui nella sua mente risuonarono queste parole. Quello era davvero un pensiero da sciocca, ma non poteva fare a meno di notarlo. Aveva gli stessi capelli biondi, tutti scompigliati, gli stessi occhi di quel verde intenso come gli alberi, e le stesse labbra… le stesse labbra che avevano ricevuto in dono il suo prezioso tesoro di bambina, il suo bacio nascosto.

«Wendy?»

La voce di Peter la riscosse dai suoi pensieri. Si scambiarono uno sguardo, e ciò che passò in quello scambio di sguardi non poté davvero esser colto, quantomeno non in maniera razionale, da nessuno dei due – il ragazzo mai cresciuto e la giovane che fu bambina.

«Sì, Peter?»

Lo guardò a lungo, un misto di tristezza e dolcezza nei suoi occhi così consapevoli da un lato, e così smarriti dall'altro.

«Wendy, ritorna sull'Isola che non c'è. Con me. Un'ultima volta.»

 

I'm aware what the rules are
but you know that I will run,
you know that I will follow you
over silbury hill,
through the solar field,
you know that I will follow you.

(***)

 

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Rieccomi qui. Ho visto una marea di visite ai primi due capitoli, G R A Z I E !
Vista la mancanza di recensioni, non mi resta che incrociare le dita per i prossimi, sperando di stare dando una piega positiva alla mia storia. Baci :*

(*) Parole tratte da Feather in the wind di Mindy Gledhill.
(**) Parole tratte da Honey di Mindy Gledhill.
(***) Parole tratte da 1000 oceans di Tori Amos.

  
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