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Autore: Baikolet    24/06/2015    4 recensioni
«Chi mi controllava il battito ogni due per tre, chi controllava la testa, chi cercava altre lesioni e così via. Eppure sentivo solo le sue mani sul mio corpo e mai smisi di guardarla. Notò quest'ultima cosa, si avvicinò poggiando una mano sui miei capelli e si sporse sul mio viso.»
SWANQUEEN AU
Genere: Angst, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel momento in cui mi ero offerta di accompagnare Regina non avevo minimamente preso in considerazione la strada di ritorno. Tornai circa dopo quaranta minuti a casa e porca troia, neanche immaginate il dolore ai piedi. Non appena entrai nell'appartamento gettai con violenza i tacchi verso il salotto, iniziai a borbottare qualche imprecazione ed ebbi come minimo un attacco di cuore. 
 
"Ma che stai facendo?" 
 
"Dio santo August, pensavo stessi dormendo! Come ti viene in mente di spuntare così all'improvviso?" -Mi portai una mano al petto e al tatto sentii il cuore battere all'impazzata. Mi prendo paura facilmente, per pochissimo in realtà. Ma adoro i film horror quindi sono una sorta di controsenso vivente.-
 
"No non stavo dormendo, ma se così fosse mi avresti già svegliato con tutto il rumore che hai fatto" 
 
"Oh beh scusa, ho solo dovuto camminare per più di mezz'ora con quei tacchi. Pensavo che mi avr- Che cosa fai?" -August si era diretto in cucina e aveva iniziato a preparare due tazze di cereali. Magari non aveva ben chiaro che fossero le due di notte passate.-
 
"Mentre tu eri impegnata con la tua dottoressa a fare solo Dio sa cosa, io ne ho approfittato avendo casa libera" 
 
"Mi stai dicendo che- Non ci credo dai, sei serio? Non dirmi che è, cazzo è Sophie, cazzo stai scherzando" -August finì di preparare le tazze e si voltò verso di me. Era da anni che non vedevo quell'espressione, davvero troppo tempo. Ve ne accorgete quando una persona sta realmente bene, quando sa di voler stare lì e di voler vivere. Brillano gli occhi, lo vedete. Mi ricordo ancora quando mi confessò di essere innamorato di lei, probabilmente la cotta era iniziata mesi prima. 
Eravamo stesi sul letto della sua camera, uno affianco all'altro a fissare il soffitto. 
 
"Credo di volerla sposare" 
 
"Fallo"
 
"Lo farò" 
 
Lo guardai e gli sorrisi, non dissi niente. Sapevo che aveva capito cosa voleva dire il mio silenzio, ero felice per lui e volevo solo che andasse di là a godersi ciò che più aveva aspettato. Prese le due tazze e iniziò a dirigersi verso la camera, prima di superarmi posò un bacio sui miei capelli ma lo fermai parlando. 
 
"Comunque non è successo niente con Regina"
 
"Vuoi consolarti con una cosa a tre?" 
 
"Idiota" 
 
Sentii ridere anche Sophie dall'altra stanza fino a che August non chiuse la porta alle proprie spalle. Il sorriso che albergava sul mio viso svanì presto, mi sentivo persa. Si stava sviluppando una nuova sensazione in me, come se tutti stessero andando avanti nella propria vita e solo in quel momento io mi accorgevo di essere rimasta indietro. E correre non sarebbe bastato.
 
 
                                    
 
Mi svegliai di soprassalto sentendo la porta dell'appartamento sbattere. La luce fievole che penetrava dalle tende della mia camera si impadronì dei miei occhi causandomi un leggero mal di testa. Non avevo idea di che ore fossero e fondamentalmente non mi importava; i giorni di malattia dal lavoro sarebbero durati ancora una settimana. Mi rigirai tra le lenzuola e la mia guancia sinistra entrò in contatto con la superficie umida del cuscino, non capendo contrassi le sopracciglia fino a che non iniziai a ricordare ogni singolo momento. 
Momenti sfortunatamente non distinguibili tra loro, fatti solo di lacrime. Mi ero lasciata andare e infettare da quella ferita aperta che soggiornava dentro di me da parecchi anni. Da quando avevo conosciuto Kevin. Riuscivo solo a non sentirmi adatta all'amore, a non sentirmi voluta. Prima di addormentarmi la scorsa sera, ricordai di aver pensato al motivo per cui solo in quel momento mi ritrovavo a piangermi addosso; era stata lei. L'ultima goccia. Un'esplosione. Una consapevolezza. 
Sentii la porta della camera aprirsi lentamente, restai dov'eri. Il materasso si piegò leggermente mentre delle mani grandi e protettive mi accarezzarono i capelli. 
"Helen ha chiamato, vuole pranzare con te. Vuoi che ti accompagni o preferisci del rum?" Ancora una volta August mi leggeva come fossi un libro. Mi aveva sicuramente sentito piangere e mi dispiaceva, da morire, perché non credo sia piacevole sentire i singhiozzi di qualcuno mentre scopi. Rimasi impassibile. Si allungò verso di me e appoggiò il mento sopra la mia testa. Un sussurro. "Non me ne vado Emma"
 
In realtà lo fece, parecchi anni dopo. In una guerra che non era neanche la sua, quella dell'esercito. Lunga storia anche questa, ma mai ho provato a biasimarlo, so che quelle parole erano vere. Lui non voleva andarsene.
 
Comunque successivamente mi tolse le lenzuola di dosso, si alzò andando verso il bagno della camera e fece scorrere l'acqua nella doccia. Mi girai sulla schiena e lo guardai, "Perché lo fai, perché continui a prenderti cura di una come me?" Sorrise. Trovava che fosse una domanda lecita ma aveva la risposta. August non credeva minimamente in quelle frasi fatte del tipo gli amici fanno questo oppure perché ti voglio bene. Lui ti dava la risposta che meritavi, alla tua fottuta domanda. 
 
"Emma Swan, hai perso tante cose. Ammettiamolo, da quando sei nata fino ad oggi, l'universo non ha fatto altro che prenderti per il culo, spingerti e farti cadere. A volte a causa di altri, altre volte anche per colpa tua. Ma, dovesse colpirmi un fulmine adesso, non permetterò che tu perda anche te stessa. Sei tra le cose più preziose che ho e che tu hai. Non perderti Ems" 
 
Lo guardai, una lacrima solitaria sul mio viso, allungai una mano e gli accarezzai la guancia. Il solletico piacevole che mi provocava la sua ispida barba sapeva di casa. "Sai che odio quando mi chiami Ems" Ridemmo come i bambini sperduti che eravamo. Mi alzai e mi fermai poi sulla soglia del bagno, "Grazie". 
Glielo sussurrai guardandolo negli occhi. 
 
                                     
 
Fu decisamente quello che mi serviva. Una lunga doccia rilassante, di quelle che ti ricostruiscono. Esci e senti di esserti scrollato di dosso tutto lo sporco del mondo. Inoltre ciò di cui avevo bisogno me lo aveva regalato Helen. 
August mi aveva dato un passaggio prima di andare a fare delle commissioni, e passai l'intera giornata con lei. Pranzammo all'aperto e girammo la città per svago. Era assolutamente quello che mi serviva. Quelle preziose ore in cui ti crei un piccolo spazio per te, lasciando fuori ogni tipo di pensiero. Sembra quasi ritornare liceali. E tutta la settimana fu così, mi dedicai a me stessa, ero più serena del solito, non avevo nessun peso. Ma permane sempre il prima o poi. 
Sabato mattina infatti, come era stato stabilito, mi presentai all'ultima visita medica. Mi piazzai sempre lì, vicino a quella targhetta. Quanto desideravo prendere un dannato pennarello e scriverci il suo nome. Era troppo bello per essere trascurato. Lei era troppo bella per essere trascurata. Inoltre, mi sentivo anche una completa idiota a presentarmi così dopo una settimana dall'uscita. Non le avevo più scritto né altro. Che testa di cazzo. Iniziai ad insultarmi mentalmente, avrei potuto anche solo, che ne so, dirle qualcosa. Era nuova in città, me lo aveva detto, magari aveva bisogno di qualcuno e potevo essere io. Ero in procinto di sbattermi la testa contro il muro quando, "Il prossimo: Emma Swan". Rimani seduta, immobile. Diventava sempre più bella, di più e ancora di più anche solo a distanza di una settimana . "Emma?" Mi alzai di scatto facendo quasi cadere la sedia. Il mio corpo si muoveva da solo e senza accorgermene eravamo da sole nel suo studio. "Emma, stai bene? Sei un po' pallida." Si avvicinò, la sua mano sulla mia fronte. Dio, quelle sue mani così morbide e delicate. Avrei soltanto voluto baciarla, solo quello. Per una vita intera.  
 
"Oh, nono sì, sto bene.. Una favola!" Mi guardò aggrottando le sopracciglia decidendo alla fine di fidarsi. Si diresse dietro la scrivania, cercando probabilmente la mia cartella, "Come vanno le ferite? Nessun mal di testa o qualcosa in particolare?" Risposi che era tutto a posto, stavo davvero alla grande. Fisicamente. 
Quello che volevo era parlarle, ma non di questioni pratiche-mediche, sinceramente non me ne fregava un cazzo. Dovevo dirle qualcosa.
"Ehi.." alzò lo sguardo verso di me. Le sopracciglia un po' alzate, quegli occhi scuri attenti a scrutarmi, e le labbra rosse lasciate leggermente aperte. Un quadro. 
"Regina, v-vorrei chiederti scusa. Davvero mi dispiace se non mi sono fatta sentire dopo sabato ma è, ecco, stata veramente una settimana, diciamo strana." Faccio cagare coi discorsi, mi sarei lanciata dalla finestra. Mentre ero intenta a torturarmi le mani e pasticciare con la mia stessa bocca, il suo viso si rilassò. Un sorriso appena accennato. Mi tranquillizzò, dicendo che non c'era stato nessun problema. "Ora, visto che ti sei completamente rimessa dall'incidente, le tue visite finiscono qui." In quel momento iniziai a pensare di rompermi qualche dito del piede pur di rimanere una sua paziente. Ci fu un po' di silenzio. "Per caso ti piacciono le mostre d'arte?" La guardai incuriosita, "Ho due biglietti per una mostra che si terrà martedì e mi farebbe piacere se tu potessi venire." Potete ben immaginarla la mia risposta. 
Un grazie speciale all'arte. 
 
 
 
 
 
Allora, chiedo venia anche in greco. Non aggiorno da tipo più di un mese e avete tutte le ragioni del mondo per odiarmi. In primo luogo voglio citare e ringraziare di cuore tutte le persone che hanno recensito il capitolo precedente e a cui, mio malgrado, non ho potuto rispondere: Jenna, janerizzoli, SwanQueen_is_Magic, 5vale5, Francycesca, e kswanqueen. Grazie mille a tutt*, siete meravigliosi. 
Poi proseguendo, vorrei dirvi che questo, come si può notare (credo), è un capitolo di mezzeria. Lo chiamo così per intendere che non ci sono colpi di scena o altro, ma è un capitolo che serve per l'evolversi della storia. 
Bando alle ciance, grazie a chi legge in silenzio, chi commenta, segue ecc. Grazie ancora.
 
A. 
  
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