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Autore: _Blanca_    25/06/2015    3 recensioni
| Assassin's Creed III | ● | Connor Kenway × Nuovo Personaggio | ● | storia in stand by |
1769. Colonia di Massachusetts Bay. Cecilia ha quattordici anni quando viene derubata di un'esistenza semplice e benestante. Rimasta sola in un mondo che si prepara alla rivoluzione e alla guerra, la ragazzina diventerà donna. E la donna scoprirà le difficoltà della vita e dell'amore.
"A Davenport Manor non si ricevevano mai visite. Così, quel tardo pomeriggio d'autunno, Cecilia, china sul focolare, quasi trasalì udendo un irruente bussare all'ingresso. Lasciò gli avanzi del pranzo a riscaldare nel caldaio, appeso sul fuoco, e attraversò di corsa la cucina: era l'ora del tramonto e rettangoli di luce si stiracchiavano pigramente sopra i porosi mattoni color tabacco del pavimento. [...] Nel buio salone da pranzo, [Cecilia] scostò qualche centimetro dei pesanti tendaggi verdi, odorosi di polvere e legna bruciata, e spiò oltre i pannelli di vetro della finestra. Era stata una giornata fresca e serena, ma nel fremere degli aceri gialli c'era un sentore di pioggia in arrivo. L'indesiderato visitatore era ancora davanti alla porta. [...] Era un nativo."
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Kenway, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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THE CORNFLOWER CAP 18


















XVIII

«The house is in good hands»










Fattoria degli Adams. 8 settembre 1774

Le dita sfioravano i tasti della spinetta e gli occhi seguivano la collana di note sullo spartito. Cecilia ne sbagliò un paio, inciampò goffamente nel ritmo, ma nessuno parve farci caso e lei andò avanti, perché la leggerezza della contraddanza, spensierata come le chiacchiere in una caffetteria, allegra come i passi dei ballerini in una taverna, era un balsamo per la noia della sera.
La signora Adams sedeva sul divanetto, immersa in un libro di storia; il viso stanco e tirato, le occhiaie segnate ma la fronte distesa. Fino a pochi minuti prima era stato Johnny a leggere a voce alta dal libro. In tutta la provincia, la situazione era talmente incerta, talmente preoccupante, che persino le scuole erano state chiuse, ma la signora non aveva alcuna intenzione di permettere allo spauracchio della guerra di rovinare l'istruzione della sua prole. Ogni sera esigeva che Johnny e Nabby si esercitassero nella lettura. Ora, concluse le due consuete pagine obbligatorie a testa, i bambini erano stati liberati: Nabby ricamava vicino al caminetto, sotto la guida di Sally; Johnny se ne stava seduto su una cassapanca sotto alla finestra, con il mento affondato sul braccio, a guardare fuori nella semioscurità, tracciando sul vetro segni di fantasia con la punta del dito. Charlie, seduto sul tappeto ai piedi della madre, stringeva a sé Tommy, come fosse stato un pupazzo di pezza, e teneva i grandi occhioni marroni puntati sulle mani di Cecilia, che volavano senza sosta sui tasti. Charlie aveva smesso di nascondersi alla vista di Cecilia ma, per motivi che alla ragazza restavano oscuri, si rifiutava di rivolgerle la parola; e non importava quanto lei si sforzasse di essere gentile, di viziarlo con giochi e dolcetti, lui si ostinava a mettere il broncio e ad ammutolire.
John Adams era ancora a Philadelphia. Abigail continuava a scrivere lettere al marito ma da lui non era arrivata una sola riga di risposta. Tuttavia, sapevano con certezza che era a Philadelphia: avevano letto sui giornali dell'apertura del Congresso, e si sentivano libere di sperare che fossero gli impegni a sottrarre al signor Adams il tempo per scrivere. O che le lettere di lui fossero andate perdute lungo il tragitto. Oppure che non si fosse ancora trovato il modo per far giungere i messaggi a Braintree. Intanto,
di giorno la signora Adams mandava avanti la fattoria e di notte si lasciava attanagliare dalla preoccupazione. Aveva confidato a Cecilia di non riuscire mai a prendere sonno prima della mezzanotte ― e lei avrebbe voluto dirle che comprendeva la sua ansia più di quanto potesse immaginare. Cecilia pensava ogni giorno a Davenport Manor. Gli dedicava tutti i suoi pensieri prima di addormentarsi. Ma le sembrava anche di pensarci ogni giorno un po' meno. E che l'emozione che accompagnava i suoi pensieri per Connor fosse, ogni giorno, un po' meno l'apprensione di un'innamorata ― o che tale si credeva ― e un po' di più la naturale premura di un'amica.
Cecilia sollevò le mani dalla tastiera, sostituì lo spartito e si gettò nell'esecuzione di un secondo brano.
Quando il mattino precedente ― il mattino del suo diciottesimo compleanno ― gli spartiti erano stati consegnati alla fattoria, avvolti in una delizioso pacchetto e accompagnati da una lettera di auguri da parte di Mary Waxon, Cecilia era rimasta piacevolmente incredula. Non aveva mai comunicato a Mary la sua data di nascita ― sospettò quindi che l'informazione doveva essere finita tra le lettere della signora Adams alla signora Waxon ― e l'unico accenno che Cecilia aveva mai fatto al suo amore per la musica era stato in un momento di pausa, dopo il pranzo offerto dal colonnello, quando lei, Mary e James avevano cercato la tranquillità dello studiolo, lontano dai discorsi di politica. Ma era sempre stata certa che le sue parole fossero andate perse nel fiume di chiacchiere di Mary ― e in quando a James, lui leggeva vicino alla finestra, completamente disinteressato.
«Soldati!»
Un brusco accordo stonato mise fine alla musica.
«Arrivano i soldati!» esclamò di nuovo Johnny; si era tirato in ginocchio sulla cassapanca e indicava fuori dalla finestra.
La signora Adams fu la prima ad avvicinarsi alla finestra; e Cecilia ringraziò il Cielo che Sally e Nabby fossero troppo occupate a seguirla a ruota, per accorgersi di lei che, alzatasi troppo in fretta dallo sgabello, non riuscì a nascondere una smorfia per il dolore alla schiena e dovette cercare l'appoggio della cassa della spinetta.
Poi, con studiata calma, raggiunse Sally, davanti alla finestra.
Sally strinse il braccio di Cecilia e Cecilia avrebbe voluto avere lei qualcuno a cui stringersi: la coscienza sporca si faceva sentire. 
Ma non erano soldati inglesi quelli che avevano appena superato la curva della strada, riempiendo la quiete della campagna con il suono di passi pesanti e cadenzati.
Era uomini della milizia. Ed erano tanti. Non se ne vedeva la fine ― tanto che Cecilia pensò dovessero essere più di un centinaio. Marciavano in ordine, in perfetto silenzio, preceduti da un grosso carro vuoto. Un colpo di vento dispiegò la bandiera che uno dei patrioti portava alta come uno stendardo e, alla luce rossastra delle lanterne, Cecilia riuscì a vedere il disegno sulla bandiera.
Il serpente diviso in otto parti. Join, or Die ammonivano le parole.
«Mamma, dove stanno andando?»
«Non lo so, Johnny» La signora Adams teneva le mani sulle spalle dei due figli maggiori, che le si erano affiancati. «Davvero non lo so.»

* * *

Lo specchio, sul tavolino ovale che fungeva, a seconda del momento, da scrittoio o da angolo della toletta, rifletteva il viso di Cecilia e il suo distratto accarezzarsi i capelli chiari con la spazzola. Forse era per via delle ombre causate dalla candela, lì sul tavolo, ma mai il suo volto le era apparso così pallido e così adulto: perduta ogni incertezza dell'adolescenza, sparita ogni rotondità infantile, i suoi lineamenti si erano fatti ancora più marcati e mascolini, mettendo in bella vista gli zigomi sporgenti e il disegno duro dalla mascella.
Cecilia batté le palpebre. Venne distratta da Sally: la vedeva nello specchio.
Era sul letto in camicia da notte. 
Fissava muta le lenzuola; i capelli sciolti in una bruna cascata di ciocche mosse e le ginocchia raccolte contro il petto.
«Sally, c'è qualcosa che non va?»
«No» si sentì rispondere, in un sussurro spento.
Cecilia continuò ad osservarla dallo specchio e Sally non si mosse.
«Sei silenziosa, questa sera.»
«Anche tu lo sei. Lo sei da quando sei stata alla locanda.»
Cecilia smise di spazzolarsi i capelli. E di guardare nello specchio. Mise giù la spazzola ― il regalo di compleanno da parte di Sally ― e sfiorò la pietruzza forata che le pendeva sul suo petto. Non aveva raccontato nulla di Wheeler's Inn. Non aveva il coraggio di dire a Sally cosa era successo al signor Wheeler né di dare pena alla signora Adams. Nascondeva i lividi, inghiottiva ogni fitta che echeggiava dal suo corpo indolenzito e quando non ci riusciva, se le chiedevano perché si muovesse tanto lentamente, rispondeva che la passeggiata fino alla locanda era stata stancante in modo sorprendente. Ma taceva anche ― e sopratutto ― per la paura di suscitare orrore. Forse Sally e la signora Adams l'avrebbero giustificata, considerato il genere di pericolo in cui si era trovata in balia, ma come l'avrebbero guardata, se avessero saputo cosa era stata in grado di fare ― e di farlo senza nemmeno riuscire a provare rimpianti? Ogni volta che chiudeva gli occhi riviveva gli attimi a Wheeler's Inn. Sentiva il lezzo della stalla, la mano del soldato stretta attorno al suo collo, le parole di uomini che parlavano di lei come fosse stata un pezzo di carne da sbranare. Non poter liberarsi di simili ricordi le sembrava una punizione sufficiente alla sua incapacità di provare pentimento ― e niente al mondo l'avrebbe convinta ad aggiungerci il dolore di perdere l'affetto e la fiducia di Sally e della signora Adams.
«Non è vero!» esclamò Cecilia, alzandosi. Andò ad arrampicarsi sul letto. «Ma se è vero, non l'ho fatto di proposito. E poi, non ricordo di essere mai stata una gran chiacchierona.» Raccolse i capelli di Sally tra le mani. Iniziò ad intrecciarli. Sally la lasciò fare. «Non preoccuparti per il tuo signor Wheeler. Lo sai che non è nella milizia. Non era tra quegli uomini.»
«Lo so, ma non è questo» disse Sally.
«Allora cosa?»
Sally alzò gli occhi e Cecilia li scoprì gonfi di lacrime.
«Scoppierà una guerra!» esclamò Sally, con la voce spezzata e tremante di chi ha trattenuto troppo un peso sul cuore. «Perché ― perché deve esserci un'altra guerra? Perché non ci lasciano stare? Perché non ci lasciano... vivere?»
«Ma di chi parli?»
«Di tutti! Del Re! Del Parlamento! Del Governatore! E di tutti... tutti i patrioti! Faranno scoppiare una guerra!»
«Nessuno ha detto che ci sarà una guerra.»
«Il signor Adams―»
«Il signor Adams parla di indipendenza, ma lui è solo uno dei cinque delegati inviati al Congresso. Gli altri... insomma, la maggioranza comprenderà che una guerra... una vera guerra... non è soluzione possibile. Quali speranze ci sono di vincere una guerra se non abbiamo nemmeno un esercito?»
«E quegli uomini in strada?»
«Sally... quelli non sono soldati. Sono fattori. Carpentieri. Commercianti. Uomini qualunque che hanno deciso di imbracciare un moschetto. E se non sarà il buon senso a salvarci da una guerra, lo farà l'egoismo. Le altre colonie non hanno motivo di consegnarci uomini e armi. Una singola colonia contro tutto l'Impero? ― No, non accadrà.»
«Parli di buon senso e egoismo, ma sottovaluti la stupidità.»
«Si troverà un accordo» insistette Cecilia. «Scommetto che da qui a un anno sarà tutto finito.» Sistemò una ciocca dietro l'orecchio di Sally. Sorrise. «E allora tu sarai già la signora Wheleer.»
Sally riabbassò gli occhi, ma azzardò a sua volta un sorriso. Piccolo e timoroso. Si rannicchiò contro Cecilia, appoggiandole il capo sulla spalla, e Cecilia le strofinò affettuosamente il braccio.
La consolazione fu breve.
Il silenzio notturno venne disturbato da un rumore che avevano già udito.
Corsero alla finestra.
La milizia era di ritorno, con il carro, ora carico, nascosto da un telo. Le ragazze guardarono il corteo sfilare, senza scambiarsi una parola, fin a quando, con somma sorpresa di entrambe, gli uomini si fermarono. Erano proprio davanti alla casa. A un cenno di un uomo a cavallo, in tre si staccarono dalla colonna e attraversarono il prato. Dei tre, l'uomo al centro si tolse il cappello dalle falde larghe. Guardava verso l'alto, verso il secondo piano, ma non in direzione della loro finestra.
Cecilia, compreso che la signora Adams doveva essersi affacciata dalla propria camera, aprì la finestra.
Udirono la voce della signora: «Signor Hammond. Stentavo a riconoscervi, in queste vesti.»
«Perdonate il disturbo, signora Adams. Gli ufficiali si chiedono se avete bisogno di qualcosa. Armi? Polvere da sparo? O qualche uomo a protezione della casa?»
«Vi ringrazio, signori, ma la casa è già in ottime mani.» [1]









NOTE STORICHE
[1] Quanto accade in questo capitolo è raccontato in una delle lettere di Abigail Adams: "[...] about 8 o clock a Sunday Evening there pass[ed] by here about 200 Men, preceeded by a horse cart, and marched down to the powder house from whence they took the powder and carried [it] into the other parish and there secreeted it. I opened the window upon there return. They pass'd without any Noise, not a word among them till they came against this house, when some of them perceiveing me, askd me if I wanted any powder. I replied not since it was in so good hands. [...]" ©Massachusetts Historical Society Archive.








NOTE AUTRICE
Poco o nulla da dire su questo capitolo ― più o meno un capitolo di passaggio. Fremono i preparativi per la guerra e intanto Cecilia, diventata maggiorenne, cerca di venire a patti con quanto sta comprendendo di sé stessa. Brutta bestia l'adolescenza. Passando ad altro: oltre ai consueti ringraziamenti a chi continua a seguirmi, un grazie va anche i nuovi lettori che si sono aggiunti nell'ultima settimana! Il prossimo capitolo ci porterà, con un bel balzo, in avanti nel tempo e molto, molto vicini a Connor.


   
 
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