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Autore: Tactolien    25/06/2015    0 recensioni
Questa storia è ambientata dopo L'Ultimo Guardiano. Inizia con un matrimonio particolare e spero di portarla avanti fino in fondo. Dopo Una pagina di Diario e Il Sigillo di Scilla ecco questa nuova storia, magari un po' assurda, che spero possa piacervi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Com’è andata la cerimonia, caro?" chiese Angeline Fowl, non appena Artemis e Leale rientrarono a casa.

"Molto bene, madre. Una chiesa superba, in tutti i miei viaggi non ho mai visto un’architettura simile. Mi sarebbe piaciuto vedere anche il ristorante, ma dovevo rispettare gli orari stabiliti da mio padre".

La donna sospirò. Il figlio era davvero incorreggibile; perfino la sua ultima "avventura" non gli aveva tolto quel viziaccio di chiamarla "madre".

C’era stato un periodo, quando era tornato in vita, in cui non faceva altro che chiamarla "mamma". Ma era solo l’amnesia, e una volta recuperata la memoria era tutto tornato alla normalità. Anche se… normalità era una parola grossa per quella famiglia.

"Hai fatto bene, perché mancavano solo dieci minuti allo scadere del tempo, meglio se vai a salutarlo subito"

"Dov’è?"

"Nel suo ufficio, non mi stupirei se stesse già chiamando la banca per i tuoi conti".

Mentre Artemis si affrettava su per le scale, Angeline non mancò di rivolgersi a Leale: "E’ andato tutto bene?".

"Sì, signora. Ormai sono ben tre settimane che non ha più vuoti di memoria. Anzi, durante il viaggio di ritorno non ha fatto altro che parlare dello stile della chiesa, menzionando un sacco di scultori e architetti di cui neanche ricordo i nomi".

Angeline ridacchiò: "Bene, allora possiamo considerarlo completamente guarito".

La riabilitazione del ragazzo non era stata facile. Non tanto quella fisica, quanto quella mentale. La prima volta che Artemis rientrò in casa subito dopo la resurrezione non riconobbe né la madre, né il padre, né i fratellini. Nei giorni seguenti capitava addirittura che si perdesse per il grande maniero perché non ricordava più dove fosse la sua camera.

Era strano conciliare il famoso genio criminale Artemis Fowl con quella creatura smarrita.

"E Spinella?" chiese la donna, passando ad altri argomenti "Come sta? E’ da tanto che non la vedo".

La guardia del corpo scosse la testa: "Un po’ triste. E’ stato strano vedere Grana Algonzo insieme a quella là. Lo sapevano tutti che lui le piaceva, probabilmente sarà il pettegolezzo più discusso di tutta la Centrale Lep".

"Povera cara. Umani o Popolo… alla fine le pene d’amore sono sempre quelle. Penso spesso a lei. Combatte sempre per tutti, mettendo in gioco la sua stessa vita, ma non ne ricava mai niente per se stessa"

"Non credo che Spinella faccia quello che fa per ottenere una ricompensa"

"Ad ogni modo penso sia frustrante trovarsi in una crisi un giorno, e invischiati in un’indagine degli Affari Interni il giorno dopo. Mai nessuno che le dica grazie".

Leale rifletté su quelle parole. Ora che ci pensava non si era mai veramente soffermato a chiedersi cosa provasse l’amica elfa nel venire costantemente usata come capro espiatorio dal suo stesso popolo, soprattutto ora che il Comandante Julius Tubero non c’era più; e Grana Algonzo non aveva certo la stessa influenza.

Mi ritorna in mente ciò che è successo dopo il ritorno di Artemis. Si grattò la testa il gigantesco eurasiatico.

Dopo il fallimento dell’ultimo piano di Opal Koboi, tutti credevano che Artemis Fowl fosse morto, tant’è che il giorno del funerale del ragazzo il Consiglio aveva mandato un agente Ricog in perlustrazione, per assicurarsi che si svolgesse davvero. Ma quando mesi dopo il geniale Fangosetto era rispuntato fuori, molte alte autorità avevano cominciato a farsi delle domande; in particolar modo quando, utilizzando accurati scan a raggi x, avevano appurato che la tomba del giovane Artemis era ancora piena del suo corpo originale.

In seguito la verità era venuta fuori: Artemis era ritornato in vita grazie a un corpo artificiale, ideato da Polledro e Spinella Tappo.

La clonazione era proibita al Popolo, tuttavia ad avere le conseguenze maggiori fu Spinella: se il centauro se la cavò con una semplice sospensione dal lavoro per un mese, nonostante fosse stato lui a coltivare il clone… all’elfa avevano dato ben tre mesi di sospensione senza paga più una salatissima multa da pagare. Ci fu chi optò di licenziarla del tutto dalla Lep, poiché sembrava che ad ogni crisi ci fosse sempre in mezzo lei, ma Grana Algonzo protestò fortemente, ricordando il contributo che aveva dato al Popolo, finché la punizione venne conciata.

Riuscì a pagare la multa solo perché nel testamento Artemis le aveva lasciato i lingotti d’oro, avanzati dal suo rapimento. Altrimenti si sarebbero presi la sua casa.

Era stato Bombarda a darle quell’informazione. Spinella era troppo orgogliosa per farlo.

Udì di una porta che si chiudeva e il rumore di passi lungo la scala: Artemis usciva dallo studio del padre.

Un’altra porta si aprì, i gemelli Myles e Beckett si fiondarono fuori dalla camera, per salutare il fratellone.

"Artemis è tornato dal paese delle fate?" chiese subito Beckett, che ogni volta rimaneva incantato nel sentire le avventure del fratello maggiore.

"Si chiama Cantuccio" sospirò Myles "E non è un paese, è la più grande metropoli del sottosuolo".

Artemis ridacchiò, il fratellino cominciava a somigliargli ogni giorno di più.

"Com’è andata mentre ero via? Hai ripassato l’alfabeto Beckett?"

"Beckett odia l’alfabeto" parlò in terza persona lui "Preferisce i vermi"

"E tu Myles hai ripassato la tavola periodica?"

"Che domande fai? Ho imparato a memoria la tavola periodica ben otto mesi fa. Adesso mi sto dedicando al mio nuovissimo super-computer".

"Bene, continuate così. Nel frattempo anch’io continuerò a lavorare al mio Progetto".

Da quando aveva ripreso le piene facoltà mentali, il ragazzo aveva rispolverato il suo vecchio cuboghiaccio sperando di renderlo migliore del prototipo precedente.

E speriamo che anche la presentazione sia migliore della precedente. L’ultima volta siamo stati attaccati da una navetta proveniente dallo spazio.

 

Spinella Tappo rientrò a casa subito dopo la cerimonia nuziale. Provò un immediato senso di sollievo nel ritrovarsi nella propria tana, dopo tante ore in cui si era costretta al silenzio, e lasciare che il matrimonio andasse avanti.

Si spogliò dell’alta uniforme e la lasciò cadere sul pavimento senza più degnarsi di raccoglierla. Uno in più o uno in meno non fa differenza. Si disse, rimanendo in canotta e calzoncini. Guarda qui che disordine.

Ormai restava poco casa, e quando accadeva era troppo stanca per mettersi a riordinare. Quando ogni strumento di Opal Koboi scoppiò in quello che venne considerato l’Armageddon, molti criminali goblin erano fuggiti dal Picco dell’Ululo e tutti gli agenti della LEP erano stati mobilitati per la loro cattura. Per non parlare dei disordini a Cantuccio, e di quelli in superficie per i migliaia spazzamente che avevano dovuto usare. Il lavoro non mancava di certo.

Spinella si servì dal frigo. Succo d’ortica, l’ideale per tirarsi un po’ su.

Tuttavia c’è qualcosa che non và.

Aveva sempre amato il suo lavoro. Ora più che mai che poteva dare il suo aiuto al Popolo, ma ultimamente percepiva un gran vuoto dentro di sé. Un vuoto che neppure il lavoro riusciva a colmare.

Si fermò un attimo a contemplare le fotografie sugli scaffali. Ce n’erano di tutti i tipi, e tutte con persone che amava: lei da bambina, lei insieme ai suoi genitori ormai morti, lei insieme ai suoi amici. Ne aveva perfino una con N°1, il giovane Demone stregone partito per la luna mesi prima.

Sospirò. N°1 sarebbe dovuto restare via due anni, che già erano tanti; ma a causa del disastro di Opal non si sarebbe fatto rivedere per ancor più tempo: a causa delle difficoltà nel riparare la navetta, diceva qualcuno.

Sì. Perché l’Armageddon era arrivano perfino sull’amato satellite della Terra, e non era cosa facile farsi spedire tutto ciò che serviva per la manutenzione.

Vagando per casa, gli occhi dell’elfa caddero poi sul cassetto del comodino, quello accanto al letto. Lo aprì e ne tirò fuori una lettera molto particolare. La rilesse per l’ennesima volta, stringendola tra le mani. Le era stata recapitata il mese prima, e aveva ancora un mese per decidere cosa farne.

Inizialmente le sue idee erano state ben chiare: restare là dov’era, ogni scusa era buona.

Ma allora… perché non rifiutava e basta? Ci sarebbe voluto tanto poco. Una semplice lettera di risposta per ringraziarli per aver pensato a lei, e tutto sarebbe finito.

Invece l’aveva conservata rileggendola ogni volta che ne capitava l’occasione.

Si guardò intorno, facendo il punto della situazione.

Polledro è sposato e con figli. Grana è sposato. N°1 è via. Artemis ha i suoi fratellini e il suo Progetto. E Bombarda… bè è Bombarda. Sospirò avvilita. Ma io che cos’ho?.

Erano pensieri che le capivano spesso ultimamente. Ancor prima dell’arrivo di quella lettera. Anzi in una pagina del suo diario aveva perfino scritto di odiare i suoi amici per ciò che avevano.

Erano parole scritte nell’ira, questo lo sapeva. Non li odiava affatto. Ma c’era anche del vero in loro.

Che fosse ora di dedicarsi a qualcosa di diverso dal suo lavoro?

Che il suo tempo a Cantuccio fosse finito?.

Si guardò allo specchio, gli occhi spaiati di colore diverso: uno nocciola e l’altro azzurro, appartenente al corpo dell’Artemis originale. Quasi le dispiacque pensare che l’altro suo occhio nocciola fosse andato perso per sempre.

Si passò una mano sul viso, e per la prima volta ebbe il coraggio di chidersi…

"Ma che ci sto a fare io qui?".




 

  
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