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Autore: Kano_chan    25/06/2015    6 recensioni
Dal Prologo:
"Sto aspettando e non so quanto ci vorrà, ma mentre aspetto vorrei raccontarvi la mia storia.
E’ una storia senza pretese perché racconta del mio viaggio in compagnia di 15 amici, delle mie origini, del mio amore, delle mie battaglie, del mio terrore e della mia gioia, delle mie ferite e delle mie vittorie: della mia vita insomma.
E se sulle prime vi potrà sembrare straordinaria in realtà per me è stata normalissima.
Ma vorrei lo stesso narrarvela.
Questa è la storia della Figlia della Montagna."
~~~~~
Dall'Epilogo:
Fine
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Legolas, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 80
Capitolo 80


Mossi gli occhi da sotto le palpebre, destata più dalle voci vicino a me che non dal reale desiderio di svegliarmi. La stanchezza cominciava a premere con insistenza la mia coscienza facendomi sprofondare sempre di più.

-    Ti prego sii ragionevole, non ti fa bene! Devi tornare a sdraiarti, le tue ferite... - stava dicendo la voce accorata di Fili.

-    Le mie ferite non contano! Non quando mia figlia sta morendo per colpa della mia testardaggine! - sbraitò un'altra voce.

Sapevo che era Thorin, ma non perchè avessi riconosciuto la sua voce.. no, non era più la stessa. Era incrinata, spezzata, stanca, spoglia di ogni tono fermo e fiero che l'aveva sempre contraddistinta fin da che io ne avessi memoria.
In questo modo mi costrinsi ad aprire gli occhi e a mettere fuoco ciò che mi accadeva intorno.


Thorin era inginocchiato al mio fianco, gli avambracci appoggiati sul bordo della mia branda e la testa voltata verso Fili che si sorreggeva ad una stampella improvvisata. Fu lui il primo ad accorgersi che fossi sveglia.

-    Harin - disse.

Ogni volta che pronunciava il mio nome pareva che dovesse spezzarglisi la voce da un momento all’altro... ma la cosa che mi diede lo schiaffo più forte fu il volto di Thorin, che non appena udito il mio nome si era girato verso di me. Il suo sguardo si posò sui miei occhi solo per un attimo, prima di farlo ricadere sulle sue mani strette sulla pelliccia della coperta che mi era stata data. Ma quel tanto mi bastò lo stesso.
Mio padre era sfigurato... ma a sfigurarlo non era il viso macchiato, la pelle tirata, i capelli in disordine, o il taglio che gli attraversava la fronte suturato con precisi punti di mano elfica. No... erano gli occhi e l’espressione che davano al suo viso. Lo sgomento, la paura, la sofferenza, la perdita, tutto era mischiato in quelle iridi color del cielo estivo…
Mai, mai nella mia vita lo avevo visto così e mi procurava un dolore ben peggiore delle ferite che mi stavano togliendo la vita.


-    Harin digli che torni a stendersi! Non è in condizioni di stare qui! - esclamò Fili.

Era raro vedere il mio amico in un simile stato di agitazione; i suoi occhi mi supplicavano.
Ancora frastornata per l’espressione di Thorin, feci fatica a capire il motivo per il quale era tanto preoccupato. Poi mi ricordai di ciò che mi aveva detto Kili “...E' ferito gravemente, dovranno amputargli la gamba sinistra ma non è in pericolo di vita al momento”.
Shockata dal primo impatto, non avevo fatto caso alle condizioni generali di mio padre. Solo in quel momento notai che si appoggiava a terra con un solo ginocchio... l’altro non c’era più.

-    Padre la tua gamba.. - mormorai razionalizzando solo in quel momento cosa significasse.

Senza una gamba non avrebbe più potuto scendere sul campo di battaglia.
La sua vita da guerriero si era conclusa, quella era stata la sua ultima guerra.


-    La mia gamba non è importante - replicò lui continuando a guardare in basso.

Guardai di nuovo il moncherino stretto da bende che ormai si stavano nuovamente tingendo di cremisi e poi il pallore che gli segnava la pelle del viso.

-    La tua vita lo è però - controbattei e feci per stringergli una mano.

Thorin però la tirò indietro
di scatto, quasi si fosse ustionato.

-    Padre? - domandai titubante gettando un’occhiata a Fili, il quale abbassò gli occhi a terra - padre, guardami. - dissi incominciando ad intendere quale fosse il problema.

Non ebbi alcun successo e così tentai un’altra strada.

-    Una figlia non merita più di poter osservare gli occhi del padre? - chiesi, ripetendo esattamente le parole che lui mi aveva rivolto la prima sera passata ad Esgaroth.

La frase portò al risultato sperato, gli occhi di Thorin saettarono nei miei e ci rimasero. Non so dire per chi dei due fosse più penoso e lacerante quel momento.

-    Non ho più il diritto di farmi chiamare padre da te - rispose con voce flebile.
-    E’ stata una mia decisione, una mia decisione a portarmi qui adesso - replicai con fermezza.

Non avevo mai ragionato sul fatto che Thorin potesse addossarsi la colpa di ciò che mi era successo.

-    Ed io sono stato così cieco, così ottenebrato nel mio delirio da non accorgermi di questo! - continuò imperterrito.
-    Non sei stato tu, è stata la pietra! Essa ha condotto te, tuo padre e tuo nonno ad una simile frenesia non... -
-    Non ci sono giustificazioni. Un padre se ne sarebbe accorto, un padre degno di questo nome ti avrebbe fermata prima che fosse troppo tardi! - mi interruppe Thorin preso dalla più cieca disperazione.

Lo guardai tormentarsi interiormente, mentre si portava una mano a sorreggere la fronte, quasi come se la sua mente non riuscisse a reggere il peso di tutto quello che stava succedendo.
 

-    Un padre degno di essere chiamato tale avrebbe salvato un’orfana onorando il desiderio di un suo vecchio compagno. Avrebbe cresciuto quella bambina dandole amore, una famiglia, un tetto sopra la testa e la gioia di un futuro radioso. L’avrebbe considerata a tutti gli effetti figlia propria, senza guardare al sangue che scorre in lei o ai tratti elfici che la contraddistinguono. Si sarebbe fatto umiliare... pur di proteggerla da chi la derideva! L’avrebbe difesa a spada tratta. E tu hai fatto tutto questo… -

Thorin adesso mi ascoltava con gli occhi sgranati e la bocca dischiusa e finalmente riuscii a catturare una delle sue mani tra le mie. Tremava talmente tanto che faticavo a non perdere la presa, ed era gelata, segno che stare in quello posizione doveva costargli più sforzi di quanto non desse a vedere.

-    E quella figlia non ha potuto lasciare che suo padre morisse sul campo di battaglia - proseguii - non ha potuto lasciare che la sua intera famiglia fosse sterminata sotto ai suoi occhi. Mi avete protetta per tutta la vita e sono felice di aver potuto fare anche io la mia parte - aggiunsi.

Ora a tremargli non era solo la mano... le labbra fremevano e la voce uscì da esse spezzata e frammentata.

-    Bambina mia -

Due parole che aprirono in me un argine chiuso da tempo. Così come era successo con Balin, si ripresentò la sensazione di essere per davvero ancora bambina mentre lo accoglievo a casa dopo una giornata di lavoro, felice di vederlo arrivare stanco e sudato dalla fucina.
Ignorando tutti i buoni propositi di non muovermi, mi tirai a sedere, allungando le braccia per cingergli il collo. Lui mi venne incontro per agevolarmi e un istante dopo, ero stretta in quella presa forte e famigliare che mi aveva accompagnata per gran parte della vita.


-    Non potrò mai esprimerti adeguatamente quanto tu abbia riempito la mia vita. Ti ho cresciuta come figlia adottiva e alla fine sei diventata sangue del mio sangue. Nulla potrebbe convincermi del contrario. - pianse sul mio capo mentre io affondavo il viso nella sua barba.
-    Vorrei.. vorrei restare così per un po’.. - sussurrai con voce rotta.
-    Tutto ciò che vuoi, tutto… - rispose Thorin cullandomi.

Fu un momento bello e terribile al tempo stesso.
La consapevolezza della vita che c’era ancora in mio padre, la vita che nel mio sogno gli veniva strappata brutalmente, era per me la gioia più grande che potesse esserci, ma la consapevolezza della brevità di quell’ultimo incontro era ancora motivo di grande angoscia e profondo terrore per me. Era l’ultima volta che abbracciavo mio padre.

Passarono diversi minuti prima che io mi staccassi da lui, e per tutto quel tempo la sua presa rimase salda attorno alla mia schiena. Quando infine sollevai la testa per baciarlo in fronte, le mie labbra si posarono su una pelle inverosimilmente calda.

-    Padre hai la febbre alta! Devi andare a stenderti subito! - gli dissi prendendogli il volto con le mani.

Lui mi guardò con occhi lucidi e il viso arrossato.

-    Voglio restare con mia figlia - disse.
-    Ti prego, ti farai uccidere da un malore… - replicai.
-    Zio, ha ragione, se resti qui aggraverai le tue condizioni... finirai per rendere tutto vano… -

Mi ero dimenticata della presenza di Fili, o forse, semplicemente, ci aveva lasciati soli per un po’, ma ora era ricomparso accompagnato da Kili.
Thorin seguitò a fissarmi per un lungo istante. Credo che volesse imprimersi il mio viso nella memoria... anzi, ne sono sicura, perché era la stessa cosa che facevo io con chiunque vedessi per l’ultima volta.

-    Vai… - gli dissi facendo scivolare le mie mani lontano dalla sua pelle.
-    Vieni zio, ti accompagno - disse Kili gentilmente, avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla.
-    Ti voglio bene Harerin -

Lo disse con un tale trasporto e un tale attaccamento, che rischiai di nuovo di mettermi a piangere.

-    Anche io papà - risposi con, spero, il più bel sorriso che potessi lasciargli.
-    Ci rivedremo - affermò lui.
-    Certo… -

Ci guardammo ancora per un momento, poi Thorin si voltò verso Kili e si fece aiutare a rimettersi in piedi.
Con lentezza, suo nipote, lo accompagnò fuori e sono sicura che sarebbe stato d’accordo con me, nel dire che quei momenti erano stati la più bella delle agonie.



Spazio Autrice:

Lo so, sono in anticipo! Domani vado via per il weekend, quindi non avrei potuto aggiornare e mi spiaceva saltare alla prossima settimana.
Finalmente è arrivato l'ultimo saluto di Thorin. Molti di voi lo desideravano e temevano allo stesso tempo e posso dirvi in tutta franchezza che ero nel vostro stesso stato d'animo. E' complicato scrivere questi capitoli, e lo è ancora di più quando sono i personaggi principali ad esservi protagonisti. Avrei preferito scrivere di un Thorin forte e fiero come lo è sempre stato, ma la realtà delle cose è molto diversa. Ciò che rimane del Re di Erebor è un nano spezzato nel profondo e in profondo conflitto con sè stesso. L'unica cosa che non è cambiata è il suo legame con Harerin e per me è questo l'importante. Restano sempre padre e figlia.
Grazie infinite ai lettori, i recensori e a tutti coloro che mi hanno aggiunta tra le preferite, ricordate (BetaMayra)
e/o seguite.
Con affetto.

Tak khaz meliku suz yenetu,

Marta

  
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