Non
E’ Mai Troppo Tardi
18
Arrivarono ad una villetta su due piani.
Sua sorella si era trinciata dietro il silenzio delle grandi
occasioni. Per non parlare dell’aria sconvolta del resto della famiglia.
Maledizione.
Suo padre sembrava addirittura sotto shock… solo lo zio Connor
e la zia Manaar lo battevano.
Juna era il sopravvissuto di un parto gemellare omozigote.
Juna era un killer dell’F.B.I..
Da quando aveva quindici anni, per di più.
Drake era stato arruolato insieme all’amico di sempre.
Cos’altro poteva andare male?
Scesero tutti dal pullman e il generale Lewing li guidò
all’entrata.
Aspettò di essere in salotto, per parlare. «Generale, posso
farle una domanda?»
«Non ti posso garantire una risposta.»
«Spiegarmi con che testa avete assoldato mio cugino e Drake
non dovrebbe intaccare qualche segreto di stato. Avevano quindici e diciassette
anni.»
Il generale respirò profondamente. «Tuo cugino aveva solo
quindici anni, ma ancora oggi ciò che è in grado di fare lui non può farlo
nessun altro. Falcon è da sempre parte integrante della vita di Darkness… è
l’unica persona che può stargli accanto e anticipare le sue mosse. Abbiamo
pensato di affiancare a Darkness agenti più adulti… ma è stato chiaro fin da
subito che chiedere ad un uomo, per quanto ben addestrato, di mettere la
propria vita nelle mani di un quindicenne sarebbe stata follia. Con il tempo
Darkness e Falcon si sono rivelati un team perfetto. Non è stata una scelta
facile, te lo garantisco. Matthew e il sottoscritto hanno perso parecchio sonno…
specie Matt, perché Darkness è l’essenza stessa della salvezza di sua figlia.
Quando ci siamo resi conto che erano in pericolo abbiamo fatto di tutto per
proteggerli… ma quei due hanno i loro segreti. Ero convinto, e lo era anche
Matt, che Darkness fosse all’oscuro della seppur breve esistenza del fratello
omozigote. Non ho minimamente pensato di controllare il mio computer perché
quando tuo cugino lo ha usato si è servito della mia password… ma è attraverso
la ricerca che Darkness ha fatto quattro anni fa riguardo suo fratello che sono
risaliti ai McGregory.»
«Pensando, ovviamente, che fosse stato un adulto a fare la
ricerca» disse suo zio Connor, «e a quel punto hanno tirato le somme e hanno
pensato a me.»
Il generale rivolse la propria attenzione a lui, «Esatto. Non
ho bisogno di sapere come sono andate le cose per immaginare che Darkness è
scattato nel momento in cui lei si è trovato in pericolo, signor
McGregory.» Tornò a guardare lui, «Però, voglio che tu abbia chiara una cosa
ragazzo, e con te anche la tua famiglia: tuo cugino non è cattivo. Quando
la gente sente la parola killer,
immagina subito una persona crudele e senza scrupoli. Quei due ragazzi non sono
così. Abbiamo dovuto addestrarli per renderli le macchine da guerra che sono
diventati. Quando hanno scoperto di essere stati tradirti, la cosa più naturale
da fare era mandare al diavolo la missione affidatagli e uccidere me e Matt:
gli unici due a conoscenza delle loro vere identità. Non lo hanno fatto. Hanno
portato a termine la missione, hanno preso il bambino e lo hanno riportato a
casa, hanno avvisato Matt come era nei piani e sono venuti qui ad affrontarci.
Non solo. Tuo cugino si è reso subito conto che anche io e Matt potevamo essere
in pericolo e ci ha avvisato. Sono i migliori agenti che ho mai avuto ai miei
ordini perché uccidere non è la prima soluzione che trovano. Sanno
improvvisare, hanno sangue freddo, lucidità e intelligenza… e credo che tu ti
renda conto da solo di quanto sono insospettabili. Le loro missioni non
sono sempre state finalizzate ad uccidere delle persone. Centinaia di agenti sotto copertura devono loro la vita… e in
ultima analisi anche io e Matt.» Lanciò un’occhiata alla porta, «Dimmi Ron.»
Si voltò verso l’entrata e vide cinque uomini.
«Generale» salutò il più alto. «Abbiamo passato la zona al
setaccio prima del vostro arrivo. Libera. Posso chiedere il motivo di questa
chiamata di massa?»
Lewing annuì. «Parlavo anche di te, Ron. Sono saltate le
coperture di Darkness e Falcon. Gli Estrada li hanno trovati.»
«Oh Cristo» disse un altro. «Come stanno?»
«Bene. Darkness li ha disarmati e immobilizzati. Loro sono i
familiari.»
Ron si guardò intorno. Li salutò con un cenno della testa,
poi… «Sono il responsabile della sicurezza. So che vi sentirete un po’ come in
galera, ma Darkness e Falcon hanno già abbastanza a cui pensare, almeno voi non
sarete una preoccupazione per loro. Vi consiglio di mettervi comodi.»
Sua zia Manaar piombò su una poltrona e suo zio le fu accanto
in un attimo. «Tesoro…?»
«Sto bene Connor. Non preoccuparti.»
Sua madre le si avvicinò, «Manaar, ho bisogno di tenermi
occupata e credo di poter immaginare che in questo momento ne hai bisogno anche
più di me. Che ne dici di controllare se vanno rifatti i letti?»
«Passare la notte qui?» chiese sua nonna «Oh Dio, non abbiamo
niente con noi.»
«Vi faremo avere vestiti e tutto il necessario signora» disse
Lewing. «Questa villetta è stata studiata per essere un rifugio sicuro… e di
emergenza, se necessario. Dov’è finito Gerard?» sembrò chiedere a se stesso.
«E’ al telefono fuori dall’ingresso» rispose Ron.
«Ah, grazie.»
Zia Manaar si era alzata, «Ti seguo più che volentieri
Lennie.»
«Vengo anche io con voi» disse zia Elisabeth.
«Mamma, posso venire con te?» chiese Melissa.
«Abbiamo le manine piccole, però sono sempre quattro in più»
aggiunse Michael.
Scoppiarono tutti a ridere, agenti inclusi.
Sarah prese in collo il figlio più piccolo e stava ancora
sorridendo, «Piccolo mio, sei un dono del Cielo. Sai cosa facciamo? Andiamo ad
aiutarle anche io e te.»
Sua sorella,
Jennifer e Sharon sembrarono improvvisamente attratte l’una dall’altra come il
ferro con la calamita. «Andiamo anche noi?» chiese poi sua sorella.
Sua nonna ebbe la
parola finale, «Avanti, noi donne ci occuperemo che in questa casa tutto fili
liscio. Howard, tu e gli altri domestici metterete in funzione la cucina.»
L’uscita delle donne
fu seguita da un silenzio perfetto.
«Non smettono mai di
sorprendermi» commentò Paul.
Connor era rimasto a
fissare la porta.
Quella era veramente
una giornata da segnare sul calendario. Aveva scoperto che uno dei suoi nipoti,
nella fattispecie l’erede designato, era un killer dei servizi segreti, che il
giorno che era nato aveva perso un altro nipote… e che la famiglia era più
unita e compatta di quanto avesse mai osato immaginare.
Nessuno si era
azzardato a fare recriminazioni.
A prescindere dallo
shock dello scoprire che Juna era un killer dei servizi segreti, nessuno aveva
polemizzato sulla scelta del ragazzo, che pure aveva messo in pericolo tutti
loro.
Ryan si avvicinò al
fratello maggiore, «Connor… per favore, cerca di rilassarti. Sei un blocco di
granito. Posso fare qualcosa per te?»
Connor guardò il
fratello, ci mise qualche secondo a rispondere, «Come ho fatto ad essere così
irresponsabile? Come ho fatto a non rendermi conto di tutto quello che stava
covando mio figlio? Con che coraggio adesso lo affronto chiedendogli
spiegazioni? Manaar ha ragione: Juna ha sbagliato, ma siamo stati io e lei a
iniziare questa specie di… di congiura del silenzio.»
«Connor, perché ci
avete taciuto la morte di Jawad?» si decise a prendere la parola.
Il suo primogenito
lo guardò, sembrava improvvisamente sfinito, «Perché comunque la rigiri, Juna
ha ucciso il fratello. I bambini sono nati uniti dalla testa fino al torace…
durante la gravidanza Juna ha praticamente fagocitato Jawad. Ha incamerato il
cervello, il cuore e un polmone. Non mi meraviglierei se durante gli
addestramenti mio figlio avesse dimostrato anche una resistenza fisica fuori
dal comune perché il suo cuore e il polmone sinistro sono più grandi della
media. Una volta al mondo è quasi morto per tenere in vita anche il fratello,
ma per superare i nove mesi di gestazione…» scosse le spalle. «Li abbiamo fatti
separare per salvarne almeno uno e Juna ce l’ha fatta. La sua incredibile
intelligenza ha una sola spiegazione: nel suo cranio ci sono due
cervelli, che invece di fare a botte l’uno con l’altro si sono fusi… Dio solo
sa come. Larry stesso ci disse che questa cosa avrebbe potuto trasformarlo in
un ritardato mentale… non era assolutamente naturale, capite? Già quando
cominciò a parlare speditamente mi è sembrato un miracolo, immaginate quando,
ad appena quattro anni, l’ho sentito analizzare l’andamento della borsa! Alla
fine, contro ogni aspettativa, è venuto fuori addirittura un genio.»
Non riuscì a
trattenere un sorriso. Era stato uno dei giorni più belli della sua vita.
Mentre aspettavano
che la cena fosse servita, Juna si era arrampicato in collo a Connor,
sprofondato nella poltrona, e si era messo buono buono a guardare il giornale
insieme al padre.
All’improvviso era
uscito con un Papà, visto che fluttuazione stanno subendo i titoli della
Desfat? Hanno perso ancora il 1,4%. Se continuano così fra una settimana o ci
sarà un tonfo che lo sentiranno da Plutone o qualche nuovo miliardario!
Connor aveva
addirittura risposto Sì pargolo, lo avevo notato. E’ proprio per questo
dilemma che ancora non ho deciso se vendere o… prima di realizzare che il
commento veniva da una creatura di quattro anni ancora da finire che neanche
avrebbe dovuto saper leggere!
Io non venderei
ancora. Aspetta due o tre giorni papà…
e si era lanciato in un’accurata analisi finanziaria!!
Connor aveva seguito
il discorso bianco come un lenzuolo, talmente scioccato da non aver il fiato per
interrompere il figlioletto.
Lui, superata la
sorpresa, aveva avuto la certezza di aver trovato l’erede.
Si riscosse e Connor
lo stava fissando.
«Scusami Connor»
disse, «stavo ripensando a quando Juna ci ha illustrato per la prima volta la
finanza secondo il suo punto di vista.»
Anche suo figlio
sorrise appena, poi tornò serio, «Papà, cerca di capire: io e Manaar abbiamo
deciso che Juna non avrebbe mai saputo tutto questo. Fossimo stata una famiglia
forse avremmo potuto parlarvene, ma in quel momento eravamo io e lei contro il
resto del mondo. Neanche Mansur o Charmaine o le sorelle di Manaar sanno
niente. Neanche Jessie.»
Paul si coprì gli
occhi con un gemito, «Dio, Connor.»
«Non avrei mai
immaginato una cosa simile» disse Ryan. «Connor… non so che dire.»
Connor sorrise al
fratello minore, «Io e Manaar abbiamo superato la morte di Jawad… l’esistenza
stessa di Juna ci ha aiutato. Nei primi anni Manaar aveva delle crisi… ma sono
passate.»
«Crisi di che
tipo?» chiese Paul.
«Quando la vedevate
con gli occhi arrossati non era perché soffriva per la situazione in casa»
rispose Connor. «Paul, posso dirti che da quando l’ho conosciuta tutto è
passato in secondo piano. Da quando è nato mio figlio, tutte le nostre energie
sono state spese per renderlo felice. Quando ho cominciato a rendermi conto di
quale… miracolo fosse Juna ho cercato di fare del mio meglio per
assecondarlo. Ho scoperto, non tanto tempo fa, che ho finito con l’usarlo
inconsciamente per cercare di riavvicinarmi a mio padre.»
Si sentì come
risucchiare. «Oh Connor…» mormorò.
Dio che stupido era
stato!
«Fino ai quattro
anni Juna è sempre stato ad un passo dalla morte: la massa celebrale era troppo
grande per il cranio che doveva contenerla» riprese Connor. «Ogni mattina
quando lo vedevo scendere a fare colazione era un piccolo miracolo.»
«Ecco perché hai
fatto tutte quelle storie per il primo test di intelligenza» disse Paul,
«temevi che sarebbe saltato fuori che nella testa di Juna…» si bloccò non
riuscendo ad andare avanti.
Due cervelli. Non
riusciva neanche a pensarci.
Connor annuì, «In
questi anni di calma mi sono quasi scordato che…» si bloccò per una frazione di
secondo, poi riprese, «Il giorno che si è sentito male, quando ebbe quello
scatto rispondendo a nostro padre e l’ho visto prendersi la testa fra le mani e
piegarsi su se stesso ho pensato che fosse finita. Improvvisamente mi è
tornato in mente che mio figlio ha una bomba senza sicura dentro il cranio.
Vederlo stare così male mi ha gettato nel panico. Ho accettato che andasse
all’università quando sarebbe dovuto andare all’asilo per un solo motivo:
studiare gli faceva bene. I risultati degli encefalogrammi migliorarono
istantaneamente. Tutt’ora non vedo l’ora che ricominci… quei mal di testa sono
il costante campanello d’allarme che mi ricorda cosa c’è dentro la sua testa.
Ho accettato che a undici anni diventasse il vice presidente della McGregor
Investments nella speranza che tu» guardò direttamente lui «lo
accettassi per quello che è: un nipote fuori dal comune che appartiene anche ad
un tuo rivale. Quando ho capito cosa hai cercato di fare mi ha frenato una sola
cosa dallo strangolarti, papà: mio figlio e mia moglie ti hanno perdonato.»
Rimase a fissarlo
per qualche secondo. «Juna mi ha perdonato perché sua madre lo ha fatto.
Connor… sono stato stupido ed egoista. Non… non…»
Rimasero in
silenzio.
All’improvviso la
voce di Justin arrivò dalla porta, «A qualcuno va un caffè?» chiese.
«Se riesci ad
organizzarlo in questa casa, io lo prendo volentieri, nipote» rispose Connor.
«Beh, ci sarà una
cucina anche qui, trovo Howard ed è fatta» ribatté Justin uscendo. «Lo porto
per tutti.»
Solo in quel momento
si accorse che il generale Lewing e gli agenti li avevano lasciati soli.
«Che facciamo
adesso?» chiese Ryan dopo che suo figlio sparì alla conquista di un caffè.
«Aspettiamo» rispose
Connor. «Su una cosa Drake ha irrimediabilmente ragione: questa è una
situazione che devono concludere. Non possiamo passare il resto della nostra
vita a guardarci le spalle da questi delinquenti.»
Si trovò ad annuire,
«Ce la faranno, vedrai» disse. «Juna saprà risolvere anche questa.»
Suo padre gli dette
man forte, «Tuo fratello ha ragione. Dobbiamo avere fiducia in quei ragazzi.»
Connor ebbe un moto
di stizza, «Ho lasciato mio figlio con una pistola in mano!» esplose «Ho sempre
avuto una fiducia illimitata in lui…
ed ecco i risultati!»
«Connor, non fare
così, ti prego» disse Ryan.
In quel momento
rientrò il generale Lewing.
«Signori… conoscete
per caso il professor George Cowley?»
«Mio figlio lo
conosc…» cominciò Connor, poi si bloccò. «Non mi verrà a dire che anche lui…!!»
esplose.
Lewing scosse la
testa, «No. Non più, almeno. Tant’è vero che è intenzionato a prendermi a calci
in culo. Scusate l’estrema franchezza.»
«Lavora per i
servizi segreti anche lui?» non riuscì a trattenersi.
«Per un certo periodo
lo ha fatto… parecchi anni fa. Decodificava, essenzialmente.»
«Ma siamo
circondati!» esclamò suo padre.
«Scusate un attimo…
come ha saputo di questa storia?» chiese Connor.
«Darkness lo ha
avvisato, aggiungendo questa volta il mio nome alla vicenda, lui ha ritrovato
il mio numero di telefono e…» mosse una mano in senso rotatorio come a dire il
resto viene da sé.
«Era ai suoi ordini
anche il professore?» chiese Ryan sempre più sbalordito… e ci credeva.
«Per un certo
periodo. Conosce bene questo posto… credo arriverà a momenti.»
«Generale?» lo
richiamò Connor mentre stava per uscire.
«Mi dica.»
«Qual è il programma
che mio figlio deve seguire?»
Lewing rimase ad
osservarlo per qualche secondo, poi respirò profondamente, «Scovare gli uomini
degli Estrada ed eliminarli tutti.»
Esattamente quello
che temeva.
Era una situazione
allucinante.
«Micky… sei sicuro
che Juna torna?» chiese improvvisamente Melissa.
Le si contorse lo
stomaco.
«Sì» rispose
semplicemente il bambino.
«Sei stato bravo a
mantenere il segreto» commentò Lennie.
Michael annuì, «Juna
e Drake immaginavano che le cose sarebbero andate così se lo aveste saputo.»
«Vale a dire?»
chiese Jennifer.
«Tu avresti solo
pensato che Juna ha ucciso delle persone, tanto per dirne una» rispose il
bambino con la calma e la tranquillità che lo accompagnavano da quando suo
figlio aveva attaccato al muro uno degli Estrada.
Jennifer rimase in
silenzio.
Faceva fatica a
ricordarsi che Michael aveva quattro anni.
«Almeno Sharon sta
aspettando che Drake le spieghi. Tu lo hai già condannato» riprese Michael. «Se
io sono vivo è perché Juna ha ucciso Carlos… e non avevo capito quanto è stato
pericoloso per lui entrare da solo nella villa per lasciare Drake con me. Tu
neanche immagini quanto era cattivo quell’uomo Jennie. Ringrazio Dio che
abbiano preso me.»
Fu la goccia che
fece traboccare il vaso: Jennifer, che fino a quel momento aveva mantenuto un
comportamento controllato e pacato, cominciò a singhiozzare. «Non dire queste
cose Michael!» esplose.
Sarah era a bocca
aperta a guardare i figli.
«Gli vuoi bene, vero
Jennie?» chiese Michael.
«Maledizione, l’ho
lasciato con una pistola in mano!» fu la risposta di Jennifer «Lo stanno
cercando perché vogliono ucciderlo!»
Fu Sharon ad alzare
gli occhi al soffitto, «Micky, tua sorella si è innamorata di Juna a undici
anni» disse. «Adesso però abbiamo altro a cui pensare.»
Era la conferma di
quello che già sapeva, ma non riuscì a trattenere le lacrime.
Oh Juna, cos’hai
combinato…
Madeline
l’abbraccio, «Su Manaar. Piangere adesso non serve a niente. Dobbiamo essere
forti. Pensiamo ad uscirne tutti di un pezzo, poi ci sarà il tempo di lasciarsi
andare.»
Sharon ebbe un
improvviso gesto di stizza, «Lasciarsi andare?? Aspetti che metta le
mani su mio padre! Mentre gli parlavo di Drake e Juna lui sapeva perfettamente
chi fossero!!»
«Ha ammesso che altrimenti
non ti avrebbe mai permesso di dormire a casa nostra» disse sua suocera. «A tuo
padre non interessa quanto siano ricchi e potenti i McGregory. Lui sapeva di
lasciarti con Juna.»
«Adesso acquista un
significato tutto nuovo l’ammissione del signor Castlemain di aver organizzato
un’imboscata per cercare di prendere di sorpresa Juna… e non c’è riuscito. Come
Juna lo ha visto ha… improvvisato» disse Lennie… e riconobbe una nota di
ammirazione nella sua voce.
Suo figlio sapeva
fingere alla perfezione.
«A quel punto Juna
aveva già capito tutto» ribatté Sharon, «ne sono sicura… e ovviamente ha
avvisato anche Drake. Sapevano perfettamente che si sarebbero trovati davanti
il loro superiore.» Si batté una mano contro la fronte, «Dio che stupida! Tutti
questi anni… e mia madre sapeva della
sua doppia vita! Sapeva del trapianto
di occhi! Ho quasi diciannove anni maledizione, perché non mi hanno detto
niente?! Io e Juna ci saremmo potuti conoscere tanti anni fa!» La voce le si
incrinò «Cosa staranno facendo adesso?»
Ecco, era quello che
non le dava pace, povera piccina.
Razionalmente
parlando, lei aveva in ballo il figlio e un ragazzo che considerava come tale…
quella ragazza si trovava a dover scendere a patti con un padre ed un neo
fidanzato che non erano quello che aveva creduto, l’idea di vederci perché
un’altra creatura era morta in tempo utile per donarle gli occhi… e l’esistenza
di un’altra creatura direttamente connessa al trapianto, al neo fidanzato e al
padre!
«Forse… potremmo
chiamarli» disse Elisabeth. «Juna e Drake hanno il cellulare dietro.»
«Potrebbe essere
pericoloso» disse Sarah dopo qualche secondo di silenzio. «Devono avere la
mente sgombra.»
«Sarah ha ragione»
disse Madeline. «Avanti, facciamo quello per cui siamo venute qui.»
«Dannazione, non
capisco neanche la metà di quello che dicono» imprecò Matthew. «Darkness dovrà
dettarmi la traduzione dell’interrogatorio. Spero la stia tenendo a mente.»
«Per le tue
scartoffie, Matt?» chiese.
«Molto spiritoso
Falcon.»
Lui e quell’uomo si
sarebbero visti spesso in futuro… se Sharon avesse accettato un compromesso
grosso come una montagna.
«Dobbiamo riuscire a
trovare i loro uomini» riprese Matthew. «Ancora non si è visto nessuno a casa
di Darkness.»
In quel preciso
istante Juna mollò un sonoro manrovescio a Diego Estrada.
Gli stava proprio
simpatico, quell’uomo!
Gli disse qualcosa
rabbiosamente.
In parte capiva il
perché: quegli animali avevano in mente di rapire Jennifer… il perché era
chiaro, e Juna si era legato questa cosa al dito.
Non per la prima
volta vide la facciata di spavalderia di Diego incrinarsi.
Oh sì, quel ragazzo
incazzato faceva paura… era un killer dell’F.B.I. con una fama di tutto
rispetto che sapeva di avere carta bianca. Le vite di quei due erano nelle sue
mani.
«E’ uscito vivo da
quella villa perché capiva quello che dicevano» disse. «Capendo lo spagnolo gli
impedisce di dialogare liberamente fra di loro e mettersi d’accordo su cosa
dire.»
Matthew annuì, «E’
un punto a nostro favore non indifferente» ammise. «Sta’ certo che questi due
tutto si aspettavano tranne di essere catturati da un diciannovenne: non hanno
preparato versioni di emergenza. Falcon… volevo chiederti una cosa.»
«Dimmi.»
«Riguarda cosa ti ha
detto Darkness qualche giorno fa.»
Sentì lo stomaco
contrarsi.
E dire che si era
convinto che la cosa di Jawad si fosse risolta in maniera indolore. «Cosa vuoi
sapere?»
«Come l’hai presa?»
Si voltò a guardarlo
sbalordito, «Come l’ho presa io??»
Matthew stava
annuendo, «E’ una bella batosta psicologica ragazzo. Non si tratta solo di un
qualcosa che si è… risolto con la
morte di Jawad, ma anche di una situazione che Darkness si porterà dietro per
tutta la vita. Voglio sapere come l’hai presa.»
Sorrise appena, tornando
a guardare il suo migliore amico «Sono cresciuto al fianco di Juna, Matt… quando io imparavo a fare le divisioni a due cifre, lui già parlava cinque lingue. Il
mio concetto di normalità è
estremamente elastico. Se lo ha accettato lui, va bene anche a me.»
Improvvisamente Juna
si voltò verso il falso specchio, sapeva che loro due erano lì. «Avete
controllato la villa dove ho ucciso Carlos?» chiese in americano… con un tono
che riconobbe senza problemi: stava ragionando fra sé e sé riguardo il
nascondiglio degli uomini di Estrada da quando aveva steso quei due… in quel
momento aveva tirato le somme.
Nella frazione di
secondo in cui Matthew spalancò la bocca sbalordito, nella stanza dall’altra
parte dello specchio successe il finimondo.
Diego balzò in piedi
lanciandosi verso Juna… che lo evitò senza il minimo sforzo vedendo il suo
riflesso nello specchio, facendogli poi lo sgambetto. Avendo ancora le manette,
finì subito disteso in terra.
Migũel seguì il
fratello nella manovra… ma finì in terra anche lui.
In quel momento
capì: Juna aveva tirato le somme giuste.
Avevano trovato il
covo degli uomini degli Estrada.
«Matt, maledizione,
come è possibile che siano tornati proprio lì?»
«Non lo so Falcon.
Ero convinto che quella maledetta villa fosse ancora sotto controllo» fu la
risposta del suo diretto superiore.
Quando le donne
tornarono al piano di sotto trovarono anche il professor Cowley… che aveva
appena cominciato ad inveire contro Lewing.
«Quando Juna mi ha
parlato di questa storia avrei dovuto immaginare che c’eri tu dietro!»
«George…»
«George un
accidente! Sei a capo della sezione più allucinante dei servizi segreti Richard,
lasciatelo dire! Come ti è passato per la mente di… di… sono due ragazzi maledizione!!»
«Buonasera
professore» disse Manaar.
«Buonasera signora
McGregory» rispose automaticamente il professore… e riprese da dove aveva
interrotto. «Ti rendi conto di quello che hai fatto? Perché accidente non ti
sei limitato a sfruttare le capacità intellettuali di quel ragazzo come hai
fatto con me? Fra l’altro se non te ne fossi accorto Juna è anche più dotato
del sottoscritto! Dovevi proprio mettergli una pistola in mano??»
«Professore…»
cominciò suo fratello Connor, «chi l’ha accompagnata qui?»
Si ricordò solo in
quel momento che quell’uomo aveva problemi di cuore. Seri problemi di cuore. E
in quel momento era parecchio agitato.
«Sono venuto da
solo!» rispose lui «Come potevo chiedere a mio figlio di portarmi in un posto
che non esiste??»
Il professor Cowley
era davvero fuori di sé.
«Se non ricordo male
lei non deve guidare» continuò infatti testardo suo fratello. «Professore, devo
già preoccuparmi per mio figlio!»
«E continui a farlo
Connor, perché io non rientro nella categoria preoccupazioni adesso. Resto qui con voi» li informò poi. «Ho già
sistemato tutto con mio figlio e mia moglie.»
«Cosa hai detto?»
chiese il generale.
«La verità: sono
tornato attivo e sono venuto qui per prenderti a calci! Richard, se succede
qualcosa a quel ragazzo mi prenderò la tua testa, e prendimi alla lettera, sono stato chiaro?»
Lewing annuì. Semplicemente.
«Dammi tutte le
cartine, i tracciati… qualsiasi cosa pensi che stia studiando anche Juna in
questo momento. Trova il modo di mettermi in contatto con lui.»
Lewing uscì dalla
stanza senza aggiungere altro.
«Lei sapeva che Juna
lavorava per l’F.B.I.?» chiese suo padre.
«Juna me lo ha
confessato il giorno che sono entrato in casa McGregory» rispose il professore.
«La pressione gli stava diventando intollerabile. Non solo era preoccupato per
se stesso e per Drake, e chi conosce il legame che unisce quei due ragazzi sa
che solo questo è un peso di tutto rispetto, ma anche per voi… e ovviamente per
Michael e Jennifer. Buonasera signorina» aggiunse rivolto alla ragazza in
questione.
«Buonasera
professore» rispose Jennifer.
«E’ come se si fosse
svegliato un bel giorno e si fosse trovato all’inferno. E’ stato uno shock per
lui, anche se il suo autocontrollo lo ha immediatamente trasformato in un
semplice problema da risolvere. Per Juna è stato un gioco da ragazzi
conformarsi agli standard dell’F.B.I. e di seguito ha assecondato gli ordini
che gli venivano dati senza il minimo sforzo. So cosa si prova maledizione,
anche io mi sono reso conto solo dopo cinque anni che le informazioni che
codificavo valevano la vita di centinaia di esseri umani! Improvvisamente si è
reso conto che potevano pagarne le conseguenze le persone alle quali tiene di
più. Se n’è accorto quando ha realizzato che Drake era in pericolo e lui non poteva
farci niente, ha spalancato definitivamente gli occhi quando il pericolo si è
esteso a suo padre, sua madre e… beh, a lei» concluse indicando Jennifer con un
gesto della testa. «Se davvero quei delinquenti avevano in mente di rapire lei,
non ci vuole un genio per capire il perché… e state sicuri che Juna agirà di
conseguenza.»
«E’ per questo che
mio figlio si è sentito così male?» chiese Manaar.
Cowley scosse le
spalle, «Onestamente, credo che il crollo fisico sia da attribuire al fatto che
ha smesso di esercitarsi mentalmente. Cosa lo ha fatto davvero crollare,
signora, ce lo può dire solo Juna.»
«Forse ha scoperto
il fatto di Jawad» disse Lennie.
Cowley guardò sua
cognata in maniera strana… per l’ennesima volta fu raccontata la storia di suo
nipote.
Sentì tirare i
pantaloni e abbassò lo sguardo. Sua figlia alzò le braccia verso di lui.
Segno che voleva
essere presa in collo, «Papà, io e Micky possiamo dormire insieme stanotte?»
chiese.
Lanciò un’occhiata a
sua moglie che gli fece segno affermativo, «Se Michael se la sente di rischiare
va bene. Scalci come un puledrino, lo sa?»
Sua figlia rise.
Finalmente. «Adesso lo sa di sicuro papà!»
«Anche io, Jennie e
Sharon dormiremo nella stessa stanza» disse sua nipote.
«Abbiamo pensato di
organizzare le cose per dormire tutti nello stesso piano» disse Lennie.
«Avete fatto bene»
sancì la cosa suo padre.
«Due cervelli??»
esplose Cowley «Ma state scherzando?»
«No professore»
disse suo fratello Connor. «Ma la signora Castlemain le potrà spiegare molto
meglio.»
Ascoltarono la
spiegazione che diede quella donna.
Il professore scosse
la testa, «Ora capisco. Effettivamente i risultati dei test d’intelligenza di Juna
non hanno precedenti. E pensare che mi ero convinto che quel ragazzo non avesse
più segreti dopo che l’ho sentito ammette di lavorare per L’F.B.I..»
«Professore, cosa
pensa di fare adesso?» chiese Manaar.
«Cercherò di aiutare
Juna» rispose Cowley. «Manderanno sicuramente lui in avanscoperta perché ha già
affrontato una volta questi criminali e ne è uscito vivo. Devo sapere in che
tipo di ambiente si muoverà, in modo da potergli dare indicazioni utili. Come
stratega non me la cavo male. Se potessi lo raggiungerei fisicamente, ma non ho
più trent’anni.»
Lewing tornò nella
stanza con le braccia piene di fogli… e l’auricolare del cellulare
nell’orecchio. «Che mi venisse un colpo. Matt, ti giuro che stento ancora a
crederci.» Pausa «Sì, ho tutto qui ancora, lo sto portando a Cowley. … Eh,
perché. Perché conosce Darkness e ha intenzione di staccarci la testa, vecchio mio.»
Altra pausa, «Dannazione, lo pensavo anche io. Non so che dirti.» Altra pausa,
«D’accordo. Ci sentiamo dopo. Ok George» riprese, «buone notizie. Darkness è
riuscito ad estorcere a Diego Estrada il nascondiglio dei suoi uomini. Queste
sono le cartine della villa e del parco.»
«Che significa estorcere?»
chiese suo padre… addirittura Paul scosse la testa davanti a quella domanda.
«Dalle mie parti, ottenere
con le cattive determinate informazioni che la fonte non ha alcuna intenzione
di dare» rispose Lewing. «Neanche Matt riesce ancora a capire come Darkness
sia arrivato a… quel ragazzo è incredibile.»
Nel frattempo il
professore aveva raggiunto il generale al tavolo. «Lo so. Che tu sappia quindi Juna
conosce il posto.»
Lewing annuì, «E’ la
villa dove ha ucciso Carlos Estrada e ritrovato il bambino. Conosce già la
cartina a memoria. Immagino che gli Estrada abbiano pensato che un fulmine non
cade mai due volte nello stesso punto.» Fece una smorfia, «Devo capire come sia
possibile che abbiano tolto la sorveglianza, maledizione. L’ordine non è
partito da me.»
«Mettimi in contatto
con Juna» ripeté il professore.
«Usa il mio
cellulare, puoi chiamare direttamente il numero del ragazzo: ha un cellulare
schermato.»
«Richard, non mi
sono spiegato: un contatto continuo.
Anche quando è dentro la villa. Togliti dalla testa che lo lasci solo.»
«Non sarà solo: c’è
sempre Falcon con lui. George, quei due funzionano perfettamente, credimi. Sono
usciti illesi da situazioni ben peggiori di questa.»
Non era la prima
volta che quel militare pronunciava quella frase. Avrebbe voluto sapere quali
potessero essere, quelle situazioni, ma Manaar e suo fratello erano già
abbastanza sotto stress in quel momento.
Il professore
respirò profondamente, poi prese il cellulare che il generale gli stava
tendendo. «Immagino abbiate bisogno di sentire la sua voce» disse rivolto a Manaar
e a suo fratello. «Metterò il cellulare in viva voce, ma vi prego di non
interferire con la comunicazione. Qualsiasi cosa Juna dica. Non è vostro
figlio che parlerà, ma un killer dei servizi segreti. E’ importante che voi
abbiate ben chiara questa differenza.»
Si trovarono tutti
ad annuire.
«Melissa, Michael,
lo stesso vale per voi due» aggiunse il professore. «La cosa più logica sarebbe
farvi uscire dalla stanza, non sono decisamente cose da bambini, queste… ma so
quanto siete legati a Juna e ormai non c’è più niente da nascondere, quindi vi
propongo un onesto compromesso: restate qui, ma acqua in bocca, intesi?»
Al cenno affermativo
dei bambini fece partire la chiamata.
«Dimmi Richard»
disse la voce di suo nipote al secondo squillo.
«Sono io ragazzo.»
Breve silenzio.
«George? Questa sì che è una sorpresa. Giusto per la cronaca: come hai convinto
tuo figlio a portarti in un posto che non esiste?»
«Ci sono venuto da solo.
Come stai?»
Altro silenzio, poi…
«Maledizione George, devo già preoccuparmi per mezzo mondo…»
«Io non rientro in
questa metà di mondo ragazzo. Dimmi come stai.»
«Bene» si arrese Juna.
«Incazzato nero ma sto bene.»
«Drake?»
«E’ qui con me… e
sta tale e quale a me.»
«Me lo immaginavo.»
«Hai visto i miei?
Come stanno?»
«Ragionevolmente
sotto shock, direi. Non preoccuparti per loro, sono al sicuro. Sapevi che
sarebbe successo, vero?»
«Sì… e lo sai. Non
ho mai pensato che forse ci avrebbero trovato, ma quando. Ero
pronto ad affrontarli, ma che se la siano ripresa con mio padre mi manda fuori
dai gangheri. A quanto pare c’è tutta una serie di risvolti e controindicazioni
che il mio geniale cervello non ha preso minimamente in considerazione. Mio
padre non si sarebbe mai dovuto trovare a tu per tu con una pistola,
maledizione.»
Connor abbracciò Manaar
e si scambiarono un’occhiata. Se era vero che quello che stava parlando era
solo il killer dei servizi segreti, anche lui voleva loro molto bene.
«Neanche noi siamo
infallibili, Juna. Ci deve essere una spiegazione. Riesci ad immaginarla?»
riprese Cowley.
Suo nipote rimase in
silenzio per qualche secondo, poi… «Sono sempre più convinto che accanto a Richard
o Matthew ci sia ancora qualcuno dalla parte degli Estrada» alla frase il
generale sembrò attraversato da una scossa, guardò il cellulare come se potesse
morderlo. «Qualcuno che li ha guidati fino al computer di Richard e che ha loro
permesso di riprendere possesso di quella dannata villa come proprietari rientrati
da una vacanza alle Maldive. A parte questo, sai George, mi sa che c’è qualcosa
che ancora non sai di me. Sono stato concepito in duplice copia.»
Suo fratello e Manaar
distolsero lo sguardo dal cellulare come se fosse improvvisamente una vista
intollerabile.
«… sono risaliti ai
McGregory seguendo le tracce di una ricerca che feci quattro anni fa su mio
fratello… e hanno pensato che l’artefice di questo capolavoro fosse mio padre»
concluse nel frattempo suo nipote.
«Ah. Me lo
spiegherai meglio quando torni, ok?»
«Amico mio, mettiti
in fila: quando torno avrò da dare tante di quelle spiegazioni che
probabilmente salterò il test di intelligenza se voglio dormire!»
Tutti dovettero
mordersi le labbra per non ridere… il senso dell’umorismo di suo nipote era sempre
lo stesso.
«Cos’altro ti fa
pensare che ci sia ancora una spia?» riprese il professore sorridendo.
«Diego Estrada non
me la racconta giusta. Non ho altro tempo da perdere con lui, ma la talpa che
abbiamo fatto fuori non… non era importante. Non voglio vantarmi o roba
del genere, ma Richard e Matthew non sono esattamente signori nessuno
all’interno dell’F.B.I. ed entrambi tengono moltissimo sia a me che a Drake…
per essere arrivati a noi, ci deve essere qualche pezzo da novanta nel mezzo.»
Lewing fissò sbalordito
un punto davanti a sé.
«… e poi questa cosa
della villa» stava dicendo suo nipote. «Hai mai sentito di una sorveglianza di
questo genere che viene tolta da qualcuno leggermente meno importante di Dio?»
Cowley era
accigliato. «Il tuo ragionamento non fa una piega ragazzo. Segui il tuo
istinto. Da che ti conosco non ha mai sbagliato. Posso avvisare Lewing di
questa cosa?»
«Sicuro. Ho già
avvertito Matthew.»
«Sono contento di
sapere che ti fidi di loro.»
«Sono piuttosto chioccia
con i miei superiori…» ammise rassegnato suo nipote.
«Quindi gli
perdoneresti qualsiasi cosa.»
Juna rimase un
attimo in silenzio, poi… «Beh, complimenti per la diplomazia nella scelta del
verbo. Perdonare? L’unica cosa che sarebbe costata la vita ad uno di loro sono
stato proprio io ad impedire che la facessero.»
«Cosa, se non sono
indiscreto?»
«Uccidere il padre
di Jennifer.»
Cowley sbiancò. La
stanza sembrò traballare. «Cosa?»
Jeremy era sorpreso,
Jennifer sembrava sul punto di svenire.
«Jeremy stava per
mettere in moto una macchina che gli sarebbe scoppiata fra le mani George. Mi
fido dei miei superiori perché erano disposti a tutto pur di proteggere me e Drake.»
Seguì un silenzio
pesante come un macigno. «Per curiosità ragazzo: come tendi spiegarla a
Jennifer, questa?»
«Beh, ammesso e non
concesso che Jennifer sia disposta ad ascoltare spiegazioni dal sottoscritto,
credo che al momento buono troverò le parole. Non mi sono mai mancate, ci
mancherebbe solo che non le trovassi con lei, ti pare?»
Jennifer si portò
una mano sulla bocca mentre le lacrime cominciarono a rigarle le guance.
«Ok. Parliamo di
cosa ti aspetta. Che stai facendo adesso?»
«Sto ripassando la
cartina di una villa.»
«Lo immaginavo. Ho
la stessa cartina sotto gli occhi. Ti occorre qualcosa?»
Ancora silenzio, poi…
«Sei tornato attivo George?»
«Il tempo utile per
sapere te e Drake definitivamente fuori da questo casino. Raccontami questa
villa Juna e cerchiamo i punti ciechi e scoperti.»
«Aspetta. Metto in
viva voce il cellulare, così ti sente anche Drake.»
Breve silenzio, poi
la voce di Drake, «Ciao George.»
«Ciao ragazzo. Vi
apprestate ad una scampagnata, se ho capito bene.»
«E’ una scampagnata
che abbiamo già fatto una volta e ti garantisco che non tengo minimamente al
bis. Purtroppo non abbiamo scelta. Allora, cerchiamo di uscirne vivi anche
stavolta, ok?»
Nella mezz’ora
successiva le voci di Juna e Drake dialogarono con il professore. Ripassarono
l’intera cartina della villa analizzando i punti pericolosi che i due ragazzi
avrebbero attraversato per arrivare dove dovevano.
Era incredibile
quanti punti ciechi e scoperti ci potessero essere in una singola villa e suo
nipote e Drake avrebbero dovuto passarli praticamente tutti.
«Gli uomini saranno
dislocati a casaccio» disse improvvisamente suo nipote. «Stavolta non li
troverò disarmati e neanche avrò una vaga idea di quanti sono.»
«Beh, guarda il lato
positivo: questa volta non ci aspettano e abbiamo i cani anche noi» disse
Drake. «E so che sono addestrati divinamente.»
«Verrà Lizar con me»
decise Juna.
«Bisognerebbe sapere
se quei due avevano intenzione di portarci vivi alla villa o ucciderci appena
trovati» riprese Drake.
Manaar e Jessica si
scambiarono un’occhiata che da sola valeva un’ora di grida e pianti.
«Devo essere obbiettivo?
Per come si sono avventati contro mio padre, non credo saremmo arrivati alla
villa» disse suo nipote.
«Juna, hai
intenzione di entrare solo?» chiese Cowley.
«Sì» disse suo
nipote.
«Se lo può scordare»
disse Drake.
Perfettamente
sincronizzati.
«Drake,
maledizione…» riprese Juna.
«Scor-da-te-lo»
sillabò Drake. «Ho già fatto una volta una cazzata del genere e solo per un
mostruoso colpo di fortuna non ci hai rimesso la vita, per fortuna hai gli
occhi anche sulla nuca. O tutti e due o nessuno.»
Manaar si mise le
mani nei capelli mordendosi il labbro inferiore quasi a sangue. Suo fratello
abbracciò la moglie.
Juna e Drake non
sapevano che li stessero ascoltando, quindi erano totalmente onesti circa la
situazione.
Juna aveva ammesso a
chiare lettere di sapere dell’esistenza del fratello omozigote e di aver
rischiato la vita almeno due volte negli ultimi mesi.
Sua figlia era
stranamente calma.
«Rammenti che siamo
pari?» stava dicendo Juna «Per poco la volta prima prendevano te.»
«Appunto, quindi
ripartiamo da zero. Dragar verrà con me. Saremo in contatto con i soliti
auricolari» ribatté Drake. «Mac, sono pronto a darti battaglia su questo. Tu
non entri in quella villa senza di me. Chiaro?»
«Drake, pensi mi
stia divertendo?» chiese suo nipote con un tono di voce indescrivibile.
Talmente calmo che la diceva lunga su quanto fosse incazzato.
«Conosco il tuo
concetto di divertimento amico mio, resta il fatto che non ci vai da solo»
rispose Drake con lo stesso preciso tono.
Il silenzio
dall’altra parte si poteva improvvisamente tagliare.
Se li poteva immaginare
benissimo, uno davanti all’altro, fermi nelle loro posizioni.
Anche Cowley
appariva adesso teso e preoccupato.
Lewing aveva
un’espressione da non commentare.
Da che erano nati
non li aveva mai visti l’uno contro l’altro, solo in quel momento realizzò
che sia suo nipote che Drake erano personalità forti e predominanti e che tutto
il bene che si volevano, quando ne andava dell’incolumità dell’altro, non li
fermava da scontri anche duri e violenti… anzi.
Manaar e Jessica
erano ad un passo dalla fusione per quanto erano vicine.
«Sei testardo come
un mulo, accidenti a te» disse suo nipote.
«Non mi arrabbio
perché detto da te è un complimento» ribatté Drake. «La morale della favola,
George, è che entriamo tutti e due!» concluse.
«Ok, almeno questo è
un punto fermo» disse Cowley con un sorriso. «Quindi sarete in contatto via
auricolari.»
«Esatto» riprese
Drake. «Indosseremo le stesse tute di quando abbiamo trovato Michael. Sono di
un tessuto speciale, non si sente neanche la voce se parliamo con il passamontagna
abbassato.»
«D’accordo.
Ripassate la cartina alla luce di quanto abbiamo detto fino ad ora… e in bocca
al lupo ragazzi.»
«Crepi» risposero in
coro i due ragazzi.
«Ciao George, ci
vediamo presto» aggiunse Juna prima di interrompere la comunicazione.
Cowley chiuse il
cellulare che aveva in mano con un sospiro.
Manaar e Jessica
scoppiarono a piangere.
Jennifer si piegò su
se stessa come se un peso immenso le fosse piombato addosso.
L’entrata di Brian
fu seguita da un silenzio attonito… eppure Lewing lo aveva detto chiaramente:
sarebbe arrivato sano e salvo entro la serata.
Jessica si catapultò
verso di lui gettandogli le braccia al collo ancora piangendo.
Brian l’abbracciò
quasi sollevandola da terra… poi cercò lui. «Connor, cosa dannazione sta
succedendo? Mi hanno praticamente portato via di peso dall’albergo per portarmi
qui. Ho pensato ad un sequestro.»
Nessuno aprì bocca
mentre spiegava all’amico di sempre cosa avessero combinato i loro rispettivi
eredi.
«Ti hanno portato
via di lì per la tua sicurezza e anche per quella dei ragazzi: sarebbero potuti
arrivare a uno di noi per ricattarli» concluse.
Brian si passò una
mano sul viso. Aveva cambiato colore. «Quindi erano uomini dell’F.B.I. quelli
che mi hanno gentilmente scortato fino all’aeroporto. Se è un incubo è arrivato
il momento di svegliarmi.»
«Brian, Drake teneva
una pistola in casa!» disse Jessica «Lui e Juna hanno una dimestichezza paurosa
con le armi! Come è potuto succedere?»
«Come è potuto
succedere?» ripeté Brian «Non lo so tesoro. Onestamente non credo di aver fatto
errori che mio padre non abbia già fatto prima di me. Drake non ci ha mai dato
problemi… e il saperlo con Juna era la cosa che mi tranquillizzava di più.»
«Lo stesso vale per
noi» ammise Manaar. «Ed è questo che per cinque anni gli ha dato via
libera. Li sapevamo insieme e non facevamo domande.» La vide passarsi le mani
fra i capelli, «Juna non mi ha mai detto bugie. Lo capisco adesso. Quando ci
siamo sentiti al telefono, nel week end che abbiamo passato dai parenti di
Lennie, mi disse che stava lavorando e che aveva coinvolto anche Drake.
Che sarebbero rimasti a casa quella sera e sarebbero usciti l’indomani. Mi ha
detto inderogabilmente la verità, ma io ho sentito quello che volevo ascoltare.»
Jessica lanciò
un’occhiata a sua moglie che le annuì, «Certo, deve saperlo anche lui adesso.»
Fu Jessica a
ripetere al marito la storia di Jawad.
Brian a quel punto
aveva gli occhi fuori dalle orbite.
Rimase a fissare lui
e Manaar senza parole, poi con una calma impressionante… «Chi ha operato Juna?»
chiese.
«L’equipe del professor
McIntyre» ripeté Jessica.
«No, voglio dire
l’operazione per coprire i segni della separazione. Erano attaccati dalla testa
al torace e non ho mai notato neanche l’ombra di un segno sul corpo di Juna… e
ho quella creatura sotto il naso da sempre. Non posso sbagliarmi, con la pelle
dorata che ha le cicatrici sarebbero state bianche e quindi visibilissime anche
ad un profano.»
«Siamo stati
fortunati Brian. Larry e la sua equipe hanno fatto un autentico capolavoro: non è
rimasto nessun segno su Juna» rispose. «Se ce ne fosse stato bisogno, e ti
prego di credermi sulla parola, non ci sarebbe stato altro chirurgo estetico su
questo pianeta al quale avrei affidato mio figlio.»
«Dove sono ora quei
due delinquenti?» riprese Brian dopo un breve silenzio.
«A caccia degli
uomini ai comandi degli Estrada» rispose sempre lui.
«Non possiamo
raggiungerli in nessun modo?»
«Hanno entrambi il
cellulare dietro…» cominciò Jessica e raccontò al marito la telefonata
conclusasi pochi minuti prima.
Quando un cellulare
cominciò a squillare, tutti sussultarono.
Brian prese il
proprio e lesse nel display. «Non ci credo.» Prese la chiamata. «Dove sei?»
chiese. Pausa. «Cosa significa che…?» Altra pausa «Aspetta, ti metto in viva
voce.»
«Immagino tu sia con
la mamma adesso» disse la voce di Drake.
«Drake!» esclamò
Jessica appoggiando una mano sul cellulare del marito come se stesse
accarezzando i capelli del figlio.
«Ciao mamma. Ho poco
tempo» riprese dopo un profondo sospiro, «volevo solo dirvi… che parleremo. So
di averla fatta grossa e vi darò tutte le spiegazioni che meritate… ammesso e
non concesso che esistano spiegazioni valide. Devo essere onesto papà? Al
momento non me ne viene in mente neanche una. E’ successo e basta.»
Jessica piangeva a
dirotto. «Tesoro, ti prego stai attento…»
«Drake, voglio
staccartela di persona quella testa, tienila di conto» disse Brian. Lanciò
un’occhiata a lui e a Manaar, «Dov’è quell’altro delinquente?»
«Con Matt, a
dettargli l’interrogatorio con gli Estrada nella nostra lingua. Stiamo bene.
Papà… vedi una ragazza mora da codeste parti?»
Sharon si avvicinò
al cellulare, «Ce l’hai con me, Tyler?» chiese cercando di mantenere un tono
tranquillo.
Aveva i lucciconi
agli occhi.
«Al momento sei
l’unica ragazza mora nella mia vita Shasha, ce l’ho proprio con te. Come stai?»
«Infuriata e
preoccupata.»
«Spero infuriata con
tuo padre e preoccupata per me.»
Tutti risero.
«Accidenti a te,
aspetta che ti metta le mani addosso Drake!» esclamò Sharon con un sorriso
sulle labbra.
«Se le cose vanno
come spero avrai quest’occasione prima di quanto immagini. Appena Juna può,
farà uno squillo anche lui. Non preoccupatevi, ok? Ci sentiamo presto.»
Gli rispose un coro.
Brian riattaccò
scotendo la testa, «E’ sempre il solito. Da una parte è rassicurante.»
Il professor Cowley
annuì, «L’ho detto anche prima del suo arrivo, signor Tyler. Dovete
assolutamente tirare una netta linea di demarcazione fra Juna e Drake e Darkness
e Falcon. I killers non hanno niente a che fare con i vostri figli. Juna e
Drake resteranno sempre i ragazzi allegri, ironici, fuori di testa e in grado
di far perdere la pazienza ad un sasso che avete cresciuto con sani principi.»
«Deve conoscerli
bene, signor…?» disse Brian.
Realizzò che Brian
non conosceva Cowley.
Furono fatte le presentazioni
e fu Cowley a spiegare la sua presenza in quella stanza.
Brian annuì,
semplicemente. Sembrava aver raggiunto anche lui lo stadio del tanto ormai…
Nel silenzio che
seguì la spiegazione del professor Cowley, Connor accarezzò la nuca a Manaar, uno
dei tanti gesti d’affetto che aveva d’abitudine verso la moglie. «Stai
tranquilla. Ho sentito Drake padrone della situazione… e da quello che hanno
detto quando non sapevano di essere ascoltati anche da noi, hanno la situazione
sotto controllo.»
Manaar corrugò la
fronte, «E’ la prima volta che non li sento d’accordo su qualcosa. Temono l’uno
per l’altro, Connor. Sono perfettamente coscienti di essere in pericolo e
ognuno vuole evitare all’altro di esporsi.»
Lanciò un’occhiata a
suo fratello. Michael era seduto accanto a Melissa. Sembrava che i due bambini
stessero ascoltando con molta attenzione.
Non riusciva a
togliersi dalla mente la voce di Juna.
Che stupida, stupida
e cieca era stata. Aveva scambiato per freddezza l’atto di Juna per salvare
suo padre.
«Drake non
permetterà mai a Juna di correre dei rischi» disse il padre di Drake. «Da
quando respira quel ragazzo è il giocattolo preferito di mio figlio, vale a
dire che può smontarlo solo lui.»
Sharon sorrise,
«Esattamente le stesse parole che mi ha detto anche Drake. Ricordi Jennie?»
Le annuì.
«Ci pensavo anche io
Manaar» disse Ryan. «Li ho sempre visti così perfettamente coalizzati che è
stato quasi uno shock sentirli l’uno contro l’altro per qualcosa.»
«In ultima analisi è
questo che li ha sempre salvati» prese la parola il generale Lewing,
«ognuno di loro tiene all’altro più che a se stesso. A differenza vostra a me è
capitato di vederli discutere… sempre ironicamente, intendiamoci. Anche quando
pensavo che mi avrebbero ucciso non hanno mai perso quel modo di fare che li
rende…» sembrò non trovare le parole. «Il legame che esiste fra quei due
ragazzi li rende più unici che rari. Non so come farò a rimpiazzarli.»
«Si rende conto di
quello che sta dicendo?» chiese il padre di Drake «Mio figlio avrebbe potuto ucciderla?»
Lewing annuì. «Sì
signor Tyler, e per come si erano messe le cose, lui e Darkness avrebbero avuto
tutte le ragioni. Il tradimento, per due agenti come loro, è la cosa peggiore
che un superiore possa fare… va ad intaccare quella cieca fiducia che sta alla
base del rapporto fra chi da ordini e chi li deve eseguire senza discutere.
L’unica volta che quei ragazzi hanno fatto di testa loro hanno salvato la vita
a Michael, a me e a Matthew. Se avessi avuto dei dubbi riguardo le loro
capacità, la notte in cui hanno ritrovato Michael me li avrebbero tolti definitivamente.»
«Quindi anche mio
marito ha rischiato di fare la tua stessa fine» disse improvvisamente Connie.
Lewing rimase a
fissare per qualche secondo la donna, poi guardò Sharon. «Sì» disse alla fine.
«Visto che non ne stiamo parlando, posso dirti anche questo Connie: è vero
quello che ha detto Juna, e cioè che anche il governatore Flalagan ha rischiato
grosso. Quando ha cominciato a fare domande su di loro ero pronto a qualsiasi
cosa per farlo smettere. E’ stato proprio Darkness a salvarlo mettendosi in
mezzo e avvertendolo a chiare lettere di quello che stava rischiando.»
Sharon fissava il
generale come se non lo avesse mai visto prima. «Richard, stai parlando del mio
ragazzo e del ragazzo che…»
«No Sharon» la
interruppe secco il generale. «Hai sentito cosa ha detto George? Imparati
quella litania come l’Ave Maria, se davvero sei innamorata di Drake come
dai ad intendere. Io sto parlando di Darkness e Falcon. Il tuo
ragazzo e il suo migliore amico sono un’altra cosa.»
Fissava il generale
senza riuscire a parlare e il generale se ne accorse, «Hai davvero pensato che
quel ragazzo avrebbe ucciso un uomo che conosce da sempre?» le chiese «Quando
parlammo di questa situazione Darkness mi mise davanti al fatto compiuto:
avrebbe parlato con il governatore e io non dovevo muovere un dito. Nell’ottica
della situazione io e Matt avevamo già combinato abbastanza casini, visto che
non eravamo stati capaci di proteggerli. E ce l’abbiamo messa tutta, credimi»
con un gesto della testa indicò la porta, «Gerard stesso, che è anche sopra di
me come mansione, non aveva la minima idea di chi fossero i migliori agenti
della sezione: li ha visti oggi. Darkness non ha mai voluto conoscere i grandi
capi e Falcon lo ha assecondato.»
Si voltò un attimo
verso la porta per vedere tale Gerard annuire.
«Quindi, Darkness ha
deciso che ci avrebbe pensato lui» riprese Richard. «Prese come scusa che
glielo aveva chiesto il nonno, ma per me è stato chiaro che voleva mettere al
sicuro il governatore e gli ho dato carta bianca. Gli ha fatto da scudo. Sapeva
che parlando chiaro a tuo padre e facendosi vedere da tuo fratello avrebbe
ottenuto quello che voleva: il bambino avrebbe smesso di fare pressioni perché
aveva ritrovato… i suoi guerrieri e il governatore non sarebbe stato tentato di
continuare a indagare per i fatti suoi.»
Jeremy scosse la
testa, «Io lo sapevo» disse, «Dio mio, io lo sapevo. Juna si è esposto in prima
persona per proteggere me e la mia famiglia.»
«Tesoro, accetti che
quest’uomo aveva in progetto di ucciderti?» chiese Sarah additando il generale
Lewing.
Jeremy annuì, «Sì
Sarah. Si parla di una situazione… di livello superiore. Non so
spiegarmi in altra maniera. I servizi segreti ragionano ad un livello superiore. Il
generale aveva me su un piatto e due suoi agenti nell’altro. Le sue priorità
sono limpide.»
Calò il silenzio.
«Generale» disse Manaar,
«credo di avere il diritto di sapere cosa ha rischiato mio figlio.»
Lewing rimase a
fissarla per qualche secondo, respirò profondamente. «D’accordo. Resta chiaro
signori che questa conversazione non sta avendo luogo. Nella più semplicistica
delle ipotesi, gli uomini di Estrada li avrebbero massacrati. Una talpa
all’interno della sezione li ha venduti a Carlos Estrada. Li stavano aspettando.»
«Che fine ha fatto
questa talpa?» chiese Connor.
«E’ saltata in aria
con la propria macchina il lunedì mattina stesso.»
«Sono stati…?»
cominciò Jessica… e si fermò.
Lewing scosse la
testa, «No. Io diedi l’ordine e Matt lo eseguì. E con immenso piacere,
lasciatemelo dire.»
«Richard!» esplose Connie.
«Matt è sempre stato
molto legato a Darkness… non credo di doverti spiegare il motivo. Lo scoprire
che proprio il suo braccio destro aveva messo per ben due volte in pericolo
quel ragazzo gli ha tolto ogni scrupolo. E’ stato quel giorno che Matt ha dato
a Darkness il numero di cellulare di Aaron.»
«Scusami… chi è
Aaron?» chiese Gerard.
«Te lo spiego dopo»
rispose Lewing. «Ha ricambiato la fiducia di quel ragazzo nell’unico modo
possibile: mettendo a sua volta la propria vita nelle sue mani» riprese poi. «Personalmente
posso dirti che sono abituato a dare ordini agli agenti sotto di me, ma quei
due ragazzi sono speciali… quando mi sono reso conto di cosa stava succedendo…»
si bloccò. «Dannazione Connie. Juna e Drake non sono mai stati due qualunque
per me e Matt e questo deve bastarti.»
Li aveva chiamati
per nome.
Tutti dovettero
rendersi conto di cosa quel particolare implicava, perché stavano guardando
Lewing come se lo vedessero per la prima volta.
«Grazie della
sincerità, generale» disse Manaar.
Dio, come aveva
potuto pensare che Juna…?
Aveva bisogno di
sentire di nuovo la sua voce. Aveva bisogno di sentirlo ridere.
Si era innamorata di
lui a undici anni.
Fu un pensiero che
le dette le vertigini.
Sì. Adesso riusciva
ad ammetterlo. Si era innamorata di un ragazzo che dava un’altra dimensione al
concetto di luci e ombre.
Si chinò su se
stessa e si portò una mano sugli occhi. Era innamorata di Juna.
Lo aveva perso nel
momento in cui lo aveva creduto capace di uccidere suo padre?
«Jennifer!» esclamò
suo padre.
Con un sussulto
tornò a sedere a schiena diritta. «Papà, mi hai fatto prendere un accidente!»
«Stai bene tesoro?»
chiese sua madre.
Le annuì.
«Richard, fammi
capire un attimo» stava dicendo Connie sottovoce a pochi passi da lei. «Se quel
Gerard non sa di… Aaron, mi spieghi cosa ci rappresentiamo io e Sharon qui?»
«Tuo marito vi ha
incluso nel pacchetto come strette conoscenze dei Flalagan e Sharon è comunque
la ragazza di Falcon. Nessuno, tranne
me, Darkness e Falcon sa della doppia vita di Matt» fu la risposta del generale
Lewing.
Lo squillo del suo
cellulare attirò la sua attenzione e smise di ascoltare.
Lo cercò nella tasca
dei jeans e lesse sul display.
Quelle lettere le
ballarono per qualche istante davanti agli occhi. Juna.
«Jennie, chi è?»
chiese Madeline.
«Juna. E’ Juna»
rispose la sua voce.
Allungò il cellulare
verso Manaar… che scosse la testa. «No tesoro, ha chiamato te. Rispondi, ti
prego.»
Prese la chiamata.
«Pronto?»
«A giudicare dalla
voce sei passata dallo shock al coma.»
Era la sua voce. Era
lui.
«Dove sei?»
«Fammi una domanda
più facile Flalagan.»
«Juna ti prego…»
«Dovrei dirti una
bugia, Jen, lo preferisci?»
Si arrese, «No. Stai
bene?»
«Mh, direi di sì. Tu
come stai?»
«Stiamo tirando a
sorte i numeri per prenderti a botte appena questa situazione sarà risolta.
Sono la quarta dopo tuo padre, tua madre e il professor Cowley.»
Juna scoppiò a
ridere. Un suono che le fece salire le lacrime agli occhi. «E’ confortante
sapere che il senso dell’umorismo non ti ha abbandonata!»
«Aspetta» aggiunse
con voce un po’ più malferma, «ti metto in viva voce.»
«Ok.»
Appena lo fece la
voce di Juna risuonò come se lo avesse avuto seduto accanto, «Non credo sia il
caso di cominciare con un buonasera, vero?»
«Come stai tesoro?»
chiese Manaar che nel frattempo era volata a sedere accanto a lei.
«Sto bene mamma. Stiamo
bene. Voi come vi siete organizzati?»
«Bene» rispose
Michael. «Abbiamo rifatto i letti anche io e Lissa.»
«E come? Saltandoci
sopra?»
Tutti risero alla
battuta.
In quel momento le
fu finalmente chiaro che Juna sarebbe rimasto sempre ben separato dal killer a
sangue freddo.
«Juna, quando
torni?» chiese Melissa.
«Presto pulcino. E’
arrivato il momento di farsi passare gli incubi e affrontare la realtà di tutti
i giorni, lo capisci, vero?»
La bambina rimase in
silenzio per qualche secondo, poi… «Sì. E’ proprio arrivato il momento. Ho
imparato anche a nuotare, ricordi?» aggiunse con un sorriso.
Juna rise di nuovo,
«Quando torno ricordami di darti un bacione!»
«Juna…» Sharon si
era accucciata vicino al cellulare.
«Dimmi Shasha.»
«Sta’ attento a
Drake e… a Matt.»
Anche Juna rimase in
silenzio un attimo, mentre lei fissava l’amica sorpresa. «Per Matt non
preoccuparti. Io e Drake siamo ancora d’accordo su qualcosa, ci siamo
intestarditi e seguirà l’azione da fuori… per quanto riguarda il tuo ragazzo
invece, sto prendendo in seria considerazione l’ipotesi di legarlo e
imbavagliarlo.»
«Qualunque cosa
voglia fare Drake non credo sia contro di te» disse Manaar, «quindi fammi il
favore di assecondarlo.»
«Oh, finalmente!»
disse la voce di Drake «La voce della saggezza! Manaar, mi serviresti qui per
far ragionare quel testone di tuo figlio!»
Melissa in un lampo
le fu in collo, «Drake! Per favore, stai attento a Juna!»
«Tranquilla
puffetta: è in una botte di ferro.»
«Credo che adesso
spengeremo i cellulari» disse Juna. «Mamma?»
«Dimmi.»
«Non ti sbarazzerai
di me così facilmente, quindi non farmi diventare pazzo papà, intesi?»
Manaar ricominciò a
piangere in silenzio «Intesi» rispose in un sussurro.
«Juna…» fu appena un
soffio ma il ragazzo la sentì.
«Dimmi Flalagan.»
«Quando tornerai
sarò così felice che probabilmente non ti prenderò a botte.»
Juna rimase in
silenzio la frazione di un secondo, poi indovinò il sorriso che gli piegò le
labbra e la sua voce suonò dolce come non l’aveva mai sentita prima, «Adesso sì
che ho un buon motivo per risolvere questa situazione il più velocemente
possibile. E’ un richiamo irresistibile. Contaci.»
La comunicazione fu
interrotta.
Non riuscì più a
frenare le lacrime e i singhiozzi.
Juna chiuse la
comunicazione con un’espressione che non gli aveva mai visto prima.
Oh, finalmente se
n’era accorto!
«Bene bene…
cominceremo ad organizzare uscite a quattro» disse.
«Forse anche sei o
otto… scordi Justin e Georgie con relativi partners?» ribatté il suo migliore amico.
In meno di mezz’ora
furono pronti e tornarono nella stanza dove si trovava Matthew.
Non si misero ancora
i passamontagna.
«Ah ragazzi, ecco vi
qua» disse vedendoli. «Ho preparato le vostre armi.»
Presero le pistole e
le misero nelle fondine.
«Funziona tutto?»
riprese Matthew.
«Non dovrebbe?»
ribatté Juna.
Matthew sorrise
divertito. «Overdose di ottimismo o cosa, Darkness?»
«Oggi dovrà andare
tutto bene Matt, non abbiamo altra scelta.»
«Andrà tutto bene… o
mi conviene non tornare a casa.» Si schiarì la voce, «Nella villa non entrerete
da soli stavolta e anche nel parco sarete coperti da tre uomini ciascuno.»
«Vengono anche i
cani» lo informò Juna.
«D’accordo.»
«Chi sono gli uomini
in questione?» chiese per la cronaca.
«Erano tutti nella
lista. Stanno arrivando.»
«Matt, mi togli una
curiosità?» riprese Juna.
«Dimmi.»
«Perché tua figlia
dovrebbe chiamarti Matt?»
Un leggero sorriso
piegò le labbra dell’uomo. «Fino a ieri sera eravate solo in quattro a sapere
della mia doppia vita: tu, Falcon, Richard e mia moglie. Mia figlia ha sentito
parlare diverse persone oggi e… beh, è estremamente sveglia la mia bambina.»
Rimasero in
silenzio.
Ne approfittò per
ripassare ancora una volta la disposizione delle stanze in quella dannata
villa.
Il rumore della
porta che si apriva lo distolse da quei pensieri.
Entrarono sei
uomini, ad occhio età media quarant’anni.
«Comandante»
salutarono in coro.
«Ben arrivati. Spero
mi scuserete per questa chiamata così improvvisa… ma so che ognuno di voi ha
una questione aperta e ho pensato di darvi l’occasione per chiuderla.»
I sei uomini si
guardarono, poi fu uno solo a parlare, «Posso chiedere a cosa si riferisce?»
«Ricordate quando la
lista dei nomi fu rubata?»
Un altro sbuffò,
«Sì, lo seppi quattro ore troppo tardi, se non fosse stato per Darkness
e Falcon sarei morto.»
L’uomo accanto a lui
lo guardò sbalordito, «Eri anche tu sotto copertura in quel periodo?» chiese.
«Lo eravate tutti e
sei» riprese la parola Matthew. «Vi presento Darkness e Falcon.»
Silenzio.
«Cosa?» chiese il
primo che aveva parlato «Questi due ragazzi sono…?»
«Adesso sono loro ad
essere nei guai, così ho pensato…» disse Matthew.
I sei uomini si
mossero in bloccò. Lui e Juna si trovarono circondati.
Sorrisi, pacche
sulle spalle e strette di mano: sembravano aver completamente scordato che
erano davanti ad un loro superiore.
«Chi se lo sarebbe
mai immaginato!» esclamò quello che lo aveva saputo quattro ore troppo tardi
«Sono Madoc! Ragazzi, sono felicissimo di incontrarvi! Non avete idea di quanto
vi devo!»
«Eri in Afghanistan all’epoca» disse Juna.
«Devi essere tu
quello che imparò la lista a memoria!» ribatté allora Madoc «Chi sei dei due?»
«Darkness, lui è
Falcon.»
Si presentarono
anche gli altri: oltre a Madoc si trovavano davanti Looser, Gothic, Flame, Hell
e Ice.
Juna sembrava capire
perfettamente… e tanto gli bastava.
«Cosa è successo
ragazzi?» chiese Hell «Come possiamo aiutarvi?»
Fu Matthew a
riassumere la situazione.
«Quei figli di
puttana!» esplose Ice «Sarà un piacere coprirvi!»
«Sono tiratori
scelti, fra le altre cose» li informò Matthew. «Darkness ha già catturato i due
Estrada fratelli di Carlos» riprese poi. «Quella villa pullula di uomini ai
loro ordini. Non deve rimanerne vivo uno, intesi? La priorità è arginare il più
possibile la fuga della notizia. Potete spegnere i cellulari: ho fatto portare
in loco un dispositivo di disturbo per le onde radio. Sono già isolati e non lo
sanno.»
«Ma vi sono venuti a
cercare?» chiese Looser.
«A casa mia» rispose
Juna.
«I tuoi non sapevano
nulla, immagino» disse Gothic.
Al gesto negativo di
Juna, «Figli di puttana» sottolineò il concetto Ice. «Le vostre famiglie sono
al sicuro?»
Fu lui a rispondere,
«Sì.»
«Ragazzi, siete in
una botte di ferro» disse Flame.
Sperò che avesse
ragione.
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NOTE:
giunigiu95: ma dai, hai la ff sul comodino??? Bellissimo! XD
Sono onorata, davvero!
Non so se affronterò il matrimonio fra J&J (ormai siamo in
confidenza…), forse…
Per quanto riguarda le reazioni dei familiari, mi sono immaginata uno
shock composto del tipo ”lo vedo e non riesco a crederci, ne riparliamo appena
sono sicuro/a che non ti hanno ammazzato”.
Come avrei portato avanti altrimenti la storia? Neanche la mia immaginazione
mi ha suggerito alternative… o.O
Le armi che Juna ha in camera… beh… Howard è un maggiordomo che lavora
in quella casa da 40 anni… obiettivamente pensi che esistano nascondigli che
lui già non conosce?
Zarah: Ci ho pensato un bel po’. Ho cominciato a scrivere la scena fra Juna
e Drake quando Juna gli doveva dire cosa aveva saputo, ma mi sono resa conto
che avrei solo ripetuto cose che avevo già fatto dire ad altri personaggi.
Come anche che Drake e Sharon si sono messi insieme… mi sono chiesta:
devo scrivere una scena apposta? Non è chiaro ormai?
Quindi ho deciso di affrontare subito la scena dell’irruzione e far
emergere gli ultimi avvenimenti (il fatto del pc di Lewing, che Juna e Drake
avevano parlato etc) man mano che la situazione progrediva.
Jennifer… beh, Jennifer… immaginala in uno stato di shock in un
contesto in cui tutto è più importante e urgente dello shock… dici che la sua
reazione è troppo calma? Questo cap. ti ha un po’ chiarito le idee? XD