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Autore: WibblyVale    27/06/2015    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Naruto ansimava esausto. Era in piedi la schiena leggermente piegata in avanti, il sudore gli colava lungo il volto, il collo e la schiena. Davanti a lui la Ninja Solitaria sorrideva. Non pareva nemmeno affaticata dal combattimento. Era un’ora che tentava di sconfiggerla, ma quella non aveva intenzione di cedere.
Ormai era passata una settimana dall’attacco di Zabuza e cinque ninja non avevano mai perso tempo. Naruto e Sakura avevano cominciato ad allenarsi il giorno successivo, mentre Sasuke riprendeva le forze. Il moro ormai stava meglio e aveva già affrontato Shiori quella mattina, portando a casa anche lui un insuccesso. Kakashi osservava la scena divertito, per poi consigliare i suoi allievi e spiegare loro gli errori che avevano commesso. Lui e la kunoichi non avevano più passato del tempo da soli. Passavano ore insieme, ma sempre in compagnia di qualcun altro. In caso contrario, avrebbero dovuto affrontare argomenti che entrambi volevano evitare.
“Ora basta Naruto.” Ordinò il Copia-ninja.
“Sensei io…” protestò il ragazzo.
“Riproveremo domani. Io sto morendo di fame!” esclamò Shiori, togliendolo dall’impiccio di doversi arrendere all’evidenza.
Inari li aveva raggiunti e il gruppo si accampò per mangiare. Mentre i genin sistemavano le loro cose, il ninja dai capelli argentati si avvicinò alla sua ex-compagna.
“Ti hanno dato del filo da torcere sta volta.” Ridacchiò.
“Si, stanno migliorando molto. Credo che nel giro di qualche anno non riuscirò più a tenere loro testa.” Il volto dell’Hatake si illuminò. “Ma guardati!” esclamò lei. “Come sei orgoglioso di loro! Chi l’avrebbe mai detto.”
“Io… E’ normale, no?” balbettò imbarazzato.
I tre genin ed Inari li raggiunsero in quel momento e l’intero gruppo si mise a mangiare.
“Mi chiedevo chi è il più forte fra voi due.” Commentò Naruto indicando i due jonin.
“Questa è una domanda che non dovrai mai più fare. Non hai idea della battaglia che può scaturir…” scherzò Shiori.
“Kasumi.” Rispose sicuro il Copia-ninja.
“Cosa?” chiese lei sorpresa.
“Bè è un fatto. Mi hai battuto più volte di quante io abbia battuto te.” Affermò con un alzata di spalle.
“Davvero?” fece Sakura impressionata.
La blu scosse la testa. “A volte mi lasciavi vincere.”
“E tu non ti arrabbiavi?” si intromise Naruto sconcertato. “Io avrei preferito vincere con le mie forze!”
“Già. Come si può migliorare se chi lavora con te è indulgente?” lo sostenne Sasuke.
Shiori scoppiò a ridere. “La prima volta me la sono presa in effetti.”
“Me la sono presa? Hai smesso di parlarmi!” le ricordò il ninja dai capelli d'argento.
“Perché poi l’hai perdonato?” chiese il biondo.
La Ninja Solitaria si morse il labbro inferiore.
“Vedete, i ragazzi a volte … fanno gesti che ritengono galanti, credendo di farci contente. E spesso fanno cose stupide come farti vincere una sfida, giusto per…” Stava cominciando ad ingarbugliarsi.
“Che romantico.” Si lasciò scappare la rosa.
“Che stupido.” Sottolineò Sasuke.
“Aspetta qualche anno e vedremo se lo dirai ancora.” Rise il loro sensei.
“Perché non vi sfidate ora?” propose Inari.
“No!” risposero in coro.
I ragazzini si guardarono scioccati.
“Perché no?” chiese Naruto. “Sarebbe divertente!”
Sarebbe pericoloso, pensarono i due jonin. In quei giorni avevano evitato qualsiasi cosa che potesse ricordare loro il loro passato. Chiacchieravano di cose banali e superficiali, evitavano di guardarsi il più possibile e di certo non combattevano. Era come entrare in un campo minato per loro. Combattere e litigare erano strettamente collegati all’altra parte del loro rapporto, quella di cui preferivano evitare di parlare.
Kakashi aveva notato in quei giorni che Shiori era cambiata. Si era fatta più dura, più cinica anche. Assomigliava più a lui di quanto avrebbe voluto. Allo stesso tempo però vedeva ancora quella ragazza dolce che avrebbe dato la vita per gli altri, che piangeva per la sofferenza di un nemico perché la provava come sua.
La kunoichi, invece. vedeva che il Copia-ninja aveva portato alla luce del sole quello che aveva sempre tenuto nascosto a tutti, tranne che a lei. L’affetto che metteva nell’insegnare ai suoi allievi, l’apprensione quando erano in pericolo, prima avrebbe avuto paura di viverli, ma ora li affrontava, li accettava. Era sicura che fosse merito della compagnia dei tre genin.
Entrambi avevano capito che certi sentimenti non sarebbero mai potuti cambiare, anche se, forse, avevano sperato che fosse così per rendere la situazione più facile. Ovviamente, queste cose non se l’erano dette in faccia, ma anche non parlando, avevano raggiunto la medesima conclusione.
Poi c’era quell’altra cosa, quella per la quale non c’era bisogno di parlare per sapere che c’era ancora. L’attrazione tra loro era rimasta forte e combattere non avrebbe fatto che peggiorare le cose. Li avrebbe fatti avvicinare pericolosamente e entrambi sapevano di non essere poi mai stati molto bravi a mantenere il controllo.
“Si, dai sarà divertente!” si intromise Sakura, sostenendo il nipote del carpentiere e il suo compagno.
I due jonin si guardarono e alzarono le spalle in segno di resa. In fondo, avevano un pubblico, cosa poteva andare storto?

I due ninja si studiarono lanciandosi attacchi a distanza. Era come una danza in cui i due jonin cercavano di riprendere confidenza l’uno con l’altro.
“Che c’è hai paura?” lo sfidò lei.
“Non essere sciocca.”
I ragazzini li guardavano annoiati.
“E’ così la sfida di due ninja potenti?” Chiese Inari leggermente deluso.
“No, dovrebbe essere sensazionale.” Rispose Naruto. “Si può sapere cosa state aspettando!” Gridò poi rivolto ai sue avversari.
“Si, Nara cosa aspetti?” gli scappò.
Shiori scosse la testa e si lanciò all’attacco. Kakashi si spostò appena in tempo per schivare il pugno della donna e tirò verso di lei un kunai. La kunoichi lo schivò sdraiandosi a terra. Quando si rialzò il Copia-ninja, che era di fronte a lei, parò il suo montante. Lei tentò di fargli uno sgambetto, ma lui saltò aggrappandosi al ramo di un albero e attaccandola con la tecnica del drago acquatico. La copia di Shiori sparì e lui se la ritrovò alle spalle. La Ninja Solitaria lo colpì facendolo cadere e atterrare di schiena.
I tre genin ed Inari guardavano la scena a bocca aperta. A volte non riuscivano a vedere nemmeno certi passaggi da tanto che i due ninja combattevano veloce.
Dopo essere stato abbattuto Kakashi era una furia. Usò la moltiplicazione acquatica. Anche se sapeva che con lei non aveva alcun effetto, almeno le avrebbe fatto perdere tempo. Si nascose sotto terra e colpì con la decapitazione sotterranea. L’avversaria aveva capito le sue intenzioni, ma non aveva fatto in tempo a prepararsi. Le copie dello shinobi l’avevano tenuta occupata.
Così finì nella sua trappola. Si rialzò a fatica e lo martoriò con le pallottole infuocate mentre lui si difendeva con il muro d’acqua. Combatterono per un lungo tempo, finché era rimasto loro poco chakra per utilizzare le tecniche. Erano tornati al corpo a corpo e nessuno dei due voleva cedere. Shiori aveva tentato il controllo dell’ombra, ma il Copia-ninja se l’aspettava e stava a debita distanza. Alla fine si scagliarono l’uno contro l’altro, colpendosi a vicenda nello stomaco e cadendo entrambi a terra ansimanti.
“E’ stato grandioso!” commentò Naruto entusiasta.
“E’ stato persino più impressionante che il suo scontro con Zabuza.” Constatò Sasuke, il suo tono piatto leggermente incrinato da un velo di eccitazione.
“Sei fortissima, Kasumi!” esclamò Sakura.
“Ma … Sen … Sentili! Dubitavano … Delle … Nostre … Capacità …” ansimò la kunoichi con i poteri Uzumaki.
“Queste … Nuove … Generazioni … Non portano … Più … Rispetto …” aggiunse l’Hatake.
“Nessuno ha vinto però!” ricordò a tutti loro Inari.
I due jonin si alzarono a sedere.
“Credo che possiamo … definirlo un pareggio.” Rispose la blu.
“Si, non ce la faccio più a combattere.” Ammise il ninja dai capelli argentati.
“Ma erano sempre così le vostre sfide?” domandò Sakura sconcertata. Insomma, era chiaro che quei due fossero stati una coppia, ma come cavolo facevano a darsele di santa ragione in quel modo?
“Più o meno.” Ridacchiò Shiori.
Kakashi si voltò verso di lei, le era sempre piaciuto vederla ridere.
“Finché non ci riprendevamo, restavamo lì a guardare le nuvole, abb …” si bloccò di colpo. Accidenti! Perché si instupidiva quando c’era lei? Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo.
La kunoichi si alzò. “Già ma ora è meglio non stare a guardare le nuvole. Raccogliete le vostre cose, ragazzi. Si torna a casa.”

La cena era stata rumorosa. I ragazzi raccontavano la loro giornata a Tazuna e Tsunami, mentre i due jonin rimasero in silenzio. Kakashi sapeva di essere andato oltre. Ricordare alcune cose andava bene, ma quei momenti tranquilli erano così intimi. Tra un respiro affannato e l’altro, cercando di riprendersi, si raccontavano i loro segreti più profondi, le loro paure e le loro speranze.
Finita la cena la Nara sparecchiò il suo piatto e, dopo aver ringraziato Tsunami, uscì dalla sala da pranzo. Respirò a fondo l’aria della sera, riempiendosi i polmoni di quella fresca e umida sensazione. Poi, si appoggiò alla ringhiera di legno e guardò l’orizzonte.
Le sensazioni di Kakashi la raggiunsero prima del rumore dei suoi passi. Era titubante, incerto se continuare ad evitare la chiacchierata e far finta di niente o entrare in azione ed agire.
“Ho rovinato tutto.” Gli disse non appena mise piede fuori dalla porta.
“Ma cosa dici?” L’uomo le si accostò, allineando la sua spalla alla sua.
“Eddai! Quello che avevamo costruito era … Era …” non trovava le parole giuste. “Avevamo un futuro, cazzo! E io l’ho mandato all’aria.”
“Chi se ne importa del futuro se puoi rimuginare sul passato!” scherzò lui.
“Non è divertente.” Fece lei seria.
“Nemmeno un po’?” la fissò finché lei non scoppiò a ridere.
“No, per niente. Kakashi il tuo umorismo fa schifo!” disse un po’ rasserenata.
“Però stai ridendo.”
“Perché sei un idiota.”
“Hey è colpa tua! Non mi piace vederti triste e mi tocca imbarazzarmi per renderti felice.” Poi si fece serio. “Sai, forse noi non abbiamo più quel futuro che credevamo. Ma tu un giorno tornerai a Konoha e potrai riabbracciare la tua famiglia, potrai ricostruirti una vita. Cerca di pensare al bene che stai facendo, alle cose positive che ne guadagnerai.”
“Non ho sempre fatto del bene. E tutto ciò che guadagnerò non mi ripagherà del tempo perso. Nemmeno di averti…” esitò.
“Il lavoro comporta anche questo. Ma tu sei buona. E per quanto riguarda il tempo perso lo recupererai.”
“E come farò a farmi perdonare da te? Di quello che ti ho tolto?”
“Non ne hai bisogno.”
Le posò un braccio attorno alle spalle e lei appoggiò la testa sulle sue.
“Kakashi?”
“Si?”
“Sono felice di essere rimasta.”
“Anche io che tu l’abbia fatto.”
Un po’ di tempo dopo, Shiori alzò la testa dalla spalla dell’Hatake e lo guardò negli occhi.
“Ti prego chiedimelo. Tutto questo tuo rimuginare mi sta uccidendo!” disse esasperata.
“Io non devo chiederti niente.”
“Oh ma smettila!”
“Lo amavi?” si decise infine a chiedere.
Certo la domanda poteva riguardare solo Tanoshiji. Trovava strano che non glielo avesse chiesto prima.
“Era lavoro. Non era una brava persona. Se fosse stato diverso, forse avrei persino potuto amarlo. Per un momento ho sperato di saperlo fare.” Confessò sincera.
“Eri… Eri attratta da lui.”
“E tu lo eri della stronza che ti ha accusato di tradimento?”
“Touchè!” Risero entrambi.
“A parte gli scherzi, Tenzo dice di no ed è sincero, ma magari non lo sa. Stai uscendo con qualcuna?”
“No, ho troppi impegni.”
“Non è una scusa.”
“Shiori ti prego!” esclamò esasperato. “Scusa non dovevo!” si affrettò a dire, sapendo di dover tener nascosto il nome della donna.
“Mi hai promesso che ci avresti almeno provato.”
“Non ne ho voglia.” Si intestardì lui.
“Non fare il bambino!”
“Se ti dicessi che, nonostante tutto, sono felice? Quei tre sono la mia gioia.” Spiegò.
“Si, mi fa sentire meglio.”
“Vorrei saperti felice anche io. Di notte ti agiti, fai incubi.”
“Non ti preoccupare sto bene.”
“Se hai bisogno di sfogarti fallo.” Intimò lui.
Le barriere che si era costruita cedettero e quei tre anni, quelle ultime settimane sgorgarono dalle sue labbra con un fiume di parole. Certo evitò di parlare di Itachi, ma comunque riuscì ad esprimere a voce tutto quel peso che si portava dentro.
“Dove hai nascosto la piccola?”
“In un luogo sicuro.” Tagliò corto.
“Non ti fidi di me?”
“Certo che mi fido. E'' che …”
“Non sai nemmeno tu dove si trova.” Il silenzio che seguì era più eloquente di mille parole. “Hai qualche alleato. Questo mi fa stare tranquillo.”
Shiori si allungò verso di lui e lo abbracciò. L’Hatake ricambiò l’abbraccio e la strinse forte.
“C’è abbastanza caldo qua fuori non trovi?” domandò poi, alzandosi in fretta.
La kunoichi lo guardò allontanarsi confusa. Kakashi e una sua copia tornarono pochi minuti dopo con un materasso e delle coperte e li sistemarono nel giardino.
“Che ne dici se ci godiamo la notte stellata?”
La blu si morse il labbro e sorrise. “Non ci proverai con me?”
“Te ne accorgeresti subito.”
“Qui il clima è pazzo.”
“In tal caso ci prenderemo un bel raffreddore. Fortuna vuole che io conosca un’ottima ninja medico.”
“D’accordo.”
Si infilarono sotto le coperte. Shiori appoggiò la testa sul petto del Copia-ninja, mentre lui le accarezzava i capelli. Restarono in silenzio per un lungo tempo, intenti a sentire il ritmo dei rispettivi respiri, i battiti dei rispettivi cuori e ad assaporare di nuovo i reciproci profumi.
“Ti va di raccontarmi qualcosa di casa?” domandò lei ad un tratto.
Kakashi cominciò a parlare, cullando con la sua voce la ragazza. La Ninja Solitaria ascoltò le notizie con interesse, ponendo qualche domanda qua e là, risentendosi anche solo per qualche secondo parte del villaggio. Andarono avanti a chiacchierare finché entrambi non si addormentarono ancora abbracciati.

I tre genin, dopo aver raggiunto la loro stanza, si accorsero della mancanza di un materasso. Si affacciarono alla finestra e videro il loro sensei e Shiori straiati a ridere per chissà quale battuta.
“Sono davvero carini, non trovate?” commentò Sakura sognante.
“Credete che la convincerà a tornare a casa?” chiese Naruto.
“Magari si amano così tanto da non poter stare più lontani.” continuò la ragazza.
“Non credo che rinuncerà alla sua missione.” Rispose Sasuke tetro.
Il biondo si incupì. “Non l’avevo mai visto così.”
“Già.” Risposero gli altri due in coro.
“Forza ragazzi andiamo a riposarci! Domani torniamo ad allenarci!” riprese il biondo con il suo solito entusiasmo.
Così anche i tre giovani genin andarono a dormire.


A molti chilometri di distanza un ninja correva a perdifiato. Aveva fallito la sua missione, ma non poteva fare altrimenti. Il suo capo sarebbe andato su tutte le furie. Dovette fermarsi a riposare, ultimamente le sue forze lo abbandonavano sempre più spesso e nei momenti meno opportuni. A causa di questi contrattempi raggiunse la sua meta con due giorni di ritardo.
Il piccolo villaggio, di recente fondazione, era praticamente disabitato. Il suoi passi risuonavano sui ciottoli che ricoprivano le vie della città. Arrivò alla sede dell’ufficio del suo capo ed entrò. Due guardie lo lasciarono passare, scostandosi rispettose. Se avessero saputo quanto si stava indebolendo negli ultimi tempi, sicuramente lo avrebbero trattato diversamente. Forse anche il suo capo avrebbe avuto un atteggiamento diverso nei suoi confronti.
Aveva passato la sua esistenza nel desiderio di poterlo servire e, al momento giusto, di donarsi completamente per permettergli di divenire più forte. Ora però… Ora temeva che non avrebbe più potuto essergli di alcun aiuto. Tutto ciò per cui aveva lavorato, i suoi sogni si stavano deteriorando come la sua salute. Il suo corpo faticava a reggere un semplice viaggio come quello che aveva appena affrontato e, seppur la missione non era stata faticosa, l’unica cosa che in quel momento desiderava era potersi riposare.
Una ragazza dai lunghi capelli rossi stava camminando verso di lui.
“Karin!” la salutò.
La ragazza si sistemò gli occhiali sul naso e lo studiò. “Ti senti bene, Kimimaro-san?”
“Si, sono solo stanco per il viaggio.”
“Il capo ti aspetta. Sta diventando impaziente.” Lo redarguì.
“Lo raggiungo subito. Stai per partire?”
“Si, sono più utile alla base. Il piano attuale non richiede le mie capacità.”
Il ragazzo annuì e proseguì per la sua strada.
“Kimimaro-san?” lo richiamò la ragazza. Lui si voltò e aspettò che parlasse. “Kabuto è in giro, magari fatti dare un’occhiata. Devi essere pronto per …”
“Lo so.” Si affrettò a dire lui, riprendendo a camminare.
Si chiedeva perché tutti trovassero quella cosa tanto strana, perché trattassero quell’argomento con i guanti. Forse temevano che lui avesse paura? Che si sentisse costretto? Forse credevano che stesse sprecando la sua vita? Era vero che lui era forte, poteva avere qualunque cosa, fare qualunque cosa, ma non gli interessava. L’unica cosa che voleva era permettere all’uomo che aveva dato un senso alla sua vita di divenire più forte, di prosperare. Non aveva paura di morire, l’unica cosa che temeva era non raggiungere il suo obiettivo.
Finalmente, bussò alla porta dell’ufficio del suo capo.
“Avanti.” Lo invitò una voce bassa e sibilante. Orochimaru era seduto ad una scrivania con delle carte in mano. “I preparativi sono quasi tutti fatti. Suna ci appoggia. Ora dobbiamo solo attendere che l’Hokage indica gli esami.” A quel punto abbassò le carte e fissò il suo sguardo acuto e sottile sul ragazzo dai capelli bianchi. “ Come è andata la tua missione nel Paese dell’Acqua?”
“Non come ci aspettavamo.” Ammise con un filo di voce. “Mi sono intrufolato tra le guardie, ho ascoltato le loro chiacchiere. A quanto pare il nostro contatto ci aveva raccontato la verità. La seconda parte della mappa si trovava negli archivi personali della Mizukage, però …”
“Però?” lo incalzò il serpente.
“Qualcuno è arrivato prima di noi.”
“Chi?”
“Lo Spettro. Kasumi.”
“L’archeologa della Kumori?”
“Esatto. Ritengo che dovremmo considerarla un’avversaria. Da quanto mi hanno riferito è lei che ha sbaragliato l’Organizzazione.”
Orochimaru sbatté un pugno sul tavolo. “A quanto pare ha deciso di lavorare come indipendente. Hai idea di dove possa essere diretta?”
“La Mizukage l’ha informata che l’altra metà apparteneva a Zabuza.”
“Maledizione! E lui non risponde più ai nostri messaggi!”
“Orochimaru-sama … C’è un'altra cosa.”
“Parla.”
“La Mizukage dice che Kasumi ha minacciato uno dei suoi giovani ninja per farle rivelare l’ubicazione della seconda parte della mappa, ma … E’ strano. Non l’ha minacciata per arrivare all’archivio. Anzi era arrivata fin lì in catene.”
“E la Mizukage ha detto come mai ha portato una prigioniera all’interno dell’archivio?”
“Secondo una delle guardie avrebbe raccontato che, dopo che Kasumi ha nominato quella mappa, ha iniziato a sentire un morboso interesse per quell’oggetto per cui fino a quel giorno non provava altro che indifferenza. Desiderava solo scoprire i suoi segreti. La prigioniera poteva aiutarla e così la condotta dove lei voleva essere portata.”
Il ninja leggendario si appoggiò allo schienale della poltrona, dondolandosi leggermente pensieroso.
“Voglio che mandi Kabuto qui da me.”
“Sissignore.”
“Inoltre, ho bisogno che ordini alla tua squadra di trovare i superstiti della Kumori. Voglio più informazioni possibili su Kasumi e i suoi obiettivi. Non mi sono mai interessato molto a lei credendola solo lo strumento per arrivare ad un fine. A quanto pare mi sbagliavo.”
“D’accordo. Non vuole che accompagni la squadra?”
“No, voglio che ti faccia visitare e che ti riposi.”
“Mi sento bene, Orochimaru-sama.”
Il ninja pallido si alzò in piedi e raggiunse il ragazzo. “E’ solo un controllo.”
“E se non fossi più adatto …”
“Non temere andrà tutto bene.” Lo rassicurò.
A quel punto gli intimò con un gesto di uscire.
“Kasumi.” Mormorò quando rimase solo.
Se c’era una cosa che aveva imparato in quegli anni era fidarsi del suo istinto. Il racconto di ciò che era accaduto alla Mizukage aveva fatto scattare in lui qualcosa. Era come se ci fosse qualcosa di familiare in tutto quello. Avrebbe dovuto concentrarsi sulla missione imminente, ma non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Kimimaro.
Riconosceva un proprio esperimento quando veniva nominato e quello che Kasumi aveva fatto era decisamente opera sua. Non aveva mai conosciuto la ninja della Nebbia di persona. Sapeva che era arrivata al momento giusto, e che aveva adempiuto più che egregiamente ai suoi compiti. Una cosa strana c’era però. Non l’aveva mai incontrata. Non che ne avesse espresso il desiderio, ma sarebbe stato più che normale che il comandante in seconda dell’Organizzazione che lavorava per lui, trattasse in vece del proprio capo.
Di nuovo quella sensazione allo stomaco, che gli diceva che era vicino alla verità. Aveva bisogno di vedere le cose con un occhio esterno. Sperava che Kabuto arrivasse presto.

Kabuto arrivò più tardi, pareva stanco. Doveva aver passato il pomeriggio a visitare Kimimaro.
“Orochimaru-sama, mi ha fatto chiamare?” chiese, inginocchiandosi di fronte a lui.
“Hai visitato Kimimaro?” chiese sbrigativo.
Il ragazzo si alzò e si sistemo gli occhiali sul naso. Aveva lunghi capelli banchi trattenuti da una coda e un ghigno strafottente sul volto.
“Credo non sia più adatto, signore. Di qualunque malattia si tratti non ne conosco l’origine e pare essere degenerativa.”
“Ho bisogno di un corpo al più presto!” sibilò il serpente.
“Lo so, signore. E ne troveremo uno più adatto, il prima possibile.”
Orochimaru rimase in silenzio pensieroso. Kabuto sapeva che in momenti come quelli era saggio attendere che fosse lui a riprendere la parola.
“Ti ho fatto chiamare anche per un'altra questione.”
“Di cosa si tratta.”
“Dimmi quanti esperimenti sull’uso dei poteri oculari per controllare la mente ho fatto?”
“Non so il numero esatto, ma molti.”
“E quanti solo per controllare la mente?”
“Si contano sulle dita di una mano signore. I genjutsu studiati inducono in uno stato onirico, ma nulla di permanente.”
“Quindi la conclusione è che possiamo affidarci solo allo Sharingan per questo genere di compito?”
“E’ da presumere che sia così.”
“Su quanti soggetti di sesso femminile ho portato avanti esperimenti con lo Sharingan?” continuò ad interrogarlo.
“Nessuno, signore.”
“Quindi ti ripeto la mia domanda: ho fatto esperimenti che potevano comportare il controllo della mente su una cavia di sesso femminile?”
Il ninja ponderò la risposta per qualche minuto. Non voleva irritare il suo capo dando la risposta sbagliata. Poi, gli tornò in mente uno dei primi esperimenti a cui aveva partecipato. “Si, ma quell’esperimento è fallito.”
Il ninja leggendario sorrise. “Sto solo facendo alcune congetture.” Rispose pacato. “Dimmi Kabuto, ti ricordi cosa avevamo detto sulle possibili evoluzioni di questo esperimento?”
“Il soggetto avrebbe potuto sviluppare un maggiore raggio d’azione del potere o, ancora meglio, imparare a utilizzarlo in modo attivo, oltre che passivo.”
“Hai un’ottima memoria.”
Il ragazzo chinò il capo a quel complimento.
“Ha trovato un soggetto adatto per ripetere l’esperimento?”
Il ninja leggendario ignorò la domanda. “Cosa ti ricordi del soggetto sottoposto all’esperimento?”
“Lei si è occupato di impiantare il gene estraneo alla nascita, preparando la cavia quando ancora era nel ventre della madre. Sfortunatamente, non ha potuto proseguire a controllare la crescita del soggetto, dopo la sua fuga dal villaggio. Quindi circa tredici anni fa, se non erro. Il soggetto doveva avere circa quattordici anni. Quindi, quando lei ha inserito il potenziamento, conosceva ben poco degli sviluppi effettivi che il potere aveva avuto. Poi però il soggetto è deceduto in missione. L’esperimento è arrivato ad un punto morto.”
“Bene, questa possiamo definirla l’anamnesi. Cosa mi dici invece del soggetto come persona?”
“Shiori Nara, ninja di Konoha con un talento oltre la media. E’ riuscita a raggiungere alti livelli senza frequentare l’Accademia e lavorando principalmente da sola. Questa fa presumere che sia una persona determinata. Il suo potere forse l’ha resa più sensibile degli altri al dolore e alla sofferenza altrui. Potremmo perciò supporre …”
“Basta così.” Lo interruppe. “Ho chiesto a Kimimaro di ordinare al Quartetto del Suono di trovare la Kumori e chiedere loro informazioni su Kasumi. Informali che voglio che tornino con delle risposte.”
“Sissignore.”
“Ora lasciami.” Ordinò.
Quando il ragazzo se ne fu andato prese a passeggiare per la stanza. Magari quelle che stava facendo erano davvero solo congetture. Aveva pensato che quell’esperimento fosse perduto per sempre, ma forse non era così.
“Shiori Nara, se sei ancora viva, giuro che ti troverò.”
  
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