Rating: Giallo.
Wordcounter: 500 parole.
Pairing: Linctavia.
NdA: Altro giorno, altra fic! (Finché avrò una connessione stabile e pc sotto mano posterò molto regolarmente, ma poi potrei scomparire nel nulla
→ You see you had a lot of crooks tryna steal your heart
Never really had luck, couldn't ever figure out
How to love
Never really had luck, couldn't ever figure out
How to love
«Lincoln, mi insegni a dire ti amo?»
Lincoln volta la testa verso Octavia. Si è sollevata su un gomito e lo fissa nella penombra, i capelli sciolti e scompigliati che le ricadono sulle spalle e in parte le coprono il seno. Hanno fatto l’amore, poco fa, e le mani di Lincoln si ricordano ogni brandello di pelle che hanno accarezzato questa notte.
«Mi hai insegnato a dire mi piaci» incalza la ragazza, avvicinando il viso al suo, «e anche ti voglio bene. Ma non mi hai mai insegnato ti amo.»
«È vero» ammette, gli occhi che gli cadono sulle sue labbra.
Octavia allunga le gambe e gli fa il solletico ai piedi sfiorandoli piano con i suoi. Lincoln sa qual è il premio in palio e lo desidera più di ogni altra cosa, ma non è per questo motivo che decide di parlare.
«Il nostro popolo non dice ti amo» le spiega.
Octavia smette di stuzzicarlo e si acciglia. «Come, non dice ti amo?» domanda, confusa.
Quando corruga la fronte sembra tornare bambina di colpo e la fossetta che si forma tra le sue sopracciglia accentua la somiglianza con il fratello. Lincoln prova l’irresistibile e doloroso bisogno di baciarla proprio lì in mezzo, ma si impone di trattenersi. «No» risponde. «È una cosa troppo intima. Sì, abbiamo le parole adatte per esprime il concetto, però… sarebbe come ridurre questo sentimento. Quindi preferiamo non usarle.»
«Oh.» Octavia abbassa lo sguardo e i suoi occhi corrono via da Lincoln. «E due persone come fanno a sapere di essere ricambiate?»
«Così.»
Lincoln le bacia la mascella con delicatezza e si alza.
Trovare il fiore —il loro fiore — è facile anche al buio, perché i suoi petali bianchi catturano tutti i freddi raggi della Luna. Lo coglie piano, ringraziando mentalmente la Terra per i suoi frutti. Ritorna da Octavia con lo stelo tra le dita e nota che si è tirata su a gambe incrociate per osservare tutti i suoi movimenti, impaziente.
«Il nostro popolo non usa parole, ma gesti» dice, mentre si siede accanto a lei. «Come puoi dire di aver ucciso cento nemici in battaglia, però nessuno ti crederà finché non lo vedrà con i suoi stessi occhi, così vale anche per l’amore: puoi dire ti amo a qualcuno tutte le volte che vuoi a tutti gli uomini che vuoi, eppure amerai davvero solo colui per il quale saresti disposta a fare qualsiasi cosa. Questo» — e le sistema il fiore dietro l’orecchio, scostandole i capelli con gentilezza —«è una piccola cosa che significa molto di più.»
Gli occhi di Octavia hanno uno scintillio, mentre guarda Lincoln capendo tutto ciò che c’era da capire.
«Può essere qualsiasi cosa?» chiede. «Il fiore o…?»
Lincoln annuisce. «Qualsiasi cosa.»
«Allora» sussurra Octavia mentre gli viene più vicino, «questa notte, tutti i miei baci vorranno dire ti amo. D’accordo?»
Un sorriso pigro ma soddisfatto si stiracchia sulle sue labbra. «D’accordo» approva, ed è l’ultima cosa che può dire, prima che le labbra di Octavia trovino le sue.
Lincoln volta la testa verso Octavia. Si è sollevata su un gomito e lo fissa nella penombra, i capelli sciolti e scompigliati che le ricadono sulle spalle e in parte le coprono il seno. Hanno fatto l’amore, poco fa, e le mani di Lincoln si ricordano ogni brandello di pelle che hanno accarezzato questa notte.
«Mi hai insegnato a dire mi piaci» incalza la ragazza, avvicinando il viso al suo, «e anche ti voglio bene. Ma non mi hai mai insegnato ti amo.»
«È vero» ammette, gli occhi che gli cadono sulle sue labbra.
Octavia allunga le gambe e gli fa il solletico ai piedi sfiorandoli piano con i suoi. Lincoln sa qual è il premio in palio e lo desidera più di ogni altra cosa, ma non è per questo motivo che decide di parlare.
«Il nostro popolo non dice ti amo» le spiega.
Octavia smette di stuzzicarlo e si acciglia. «Come, non dice ti amo?» domanda, confusa.
Quando corruga la fronte sembra tornare bambina di colpo e la fossetta che si forma tra le sue sopracciglia accentua la somiglianza con il fratello. Lincoln prova l’irresistibile e doloroso bisogno di baciarla proprio lì in mezzo, ma si impone di trattenersi. «No» risponde. «È una cosa troppo intima. Sì, abbiamo le parole adatte per esprime il concetto, però… sarebbe come ridurre questo sentimento. Quindi preferiamo non usarle.»
«Oh.» Octavia abbassa lo sguardo e i suoi occhi corrono via da Lincoln. «E due persone come fanno a sapere di essere ricambiate?»
«Così.»
Lincoln le bacia la mascella con delicatezza e si alza.
Trovare il fiore —il loro fiore — è facile anche al buio, perché i suoi petali bianchi catturano tutti i freddi raggi della Luna. Lo coglie piano, ringraziando mentalmente la Terra per i suoi frutti. Ritorna da Octavia con lo stelo tra le dita e nota che si è tirata su a gambe incrociate per osservare tutti i suoi movimenti, impaziente.
«Il nostro popolo non usa parole, ma gesti» dice, mentre si siede accanto a lei. «Come puoi dire di aver ucciso cento nemici in battaglia, però nessuno ti crederà finché non lo vedrà con i suoi stessi occhi, così vale anche per l’amore: puoi dire ti amo a qualcuno tutte le volte che vuoi a tutti gli uomini che vuoi, eppure amerai davvero solo colui per il quale saresti disposta a fare qualsiasi cosa. Questo» — e le sistema il fiore dietro l’orecchio, scostandole i capelli con gentilezza —«è una piccola cosa che significa molto di più.»
Gli occhi di Octavia hanno uno scintillio, mentre guarda Lincoln capendo tutto ciò che c’era da capire.
«Può essere qualsiasi cosa?» chiede. «Il fiore o…?»
Lincoln annuisce. «Qualsiasi cosa.»
«Allora» sussurra Octavia mentre gli viene più vicino, «questa notte, tutti i miei baci vorranno dire ti amo. D’accordo?»
Un sorriso pigro ma soddisfatto si stiracchia sulle sue labbra. «D’accordo» approva, ed è l’ultima cosa che può dire, prima che le labbra di Octavia trovino le sue.