La mia vita potrebbe essere definita da molti perfetta,  nata in una famiglia nobile, sposata ad un uomo che ho amato ed amo intensamente e sei figlie avute nell'arco degli anni insieme a lui, ma non è così.

Conobbi mio marito una sera d'estate ai giardini di Versailles, io poco più che sedicenne in visita con i miei genitori alla reggia per incontrare per la prima volta il re.

Ero emozionata non avevo mai visto tanto lusso e tanto splendore in vita mia, ma ciò che mi fulminò fu lo sguardo di un ragazzo poco più grande di me, i suoi occhi erano così azzurri e così belli che illuminavano, ne rimasi folgorata.

Lo stesso sentimento fu per lui, lo vidi avvicinarsi a me e chiedere di poter ballare, acconsentì senza distogliere lo sguardo, quando giravamo presa dall'euforia del ballo mi innamoravo sempre più.

Ci sposammo tre mesi dopo e il nostro era veramente un grande amore non potevamo stare lontani l'uno dall'altro, era affascinante nella sua divisa da soldato, ma i suoi occhi erano una calamità che mi attirava a lui.

Rimasi subito incinta di Hortence, la mia prima bambina molto bella e docile poi con l'andare degli anni rimasi incinta altre quattro volte, tutte bambine e tutte molto belle, un perfetto miscuglio di noi due.

Notavo però che nel corso degli anni e la nascita delle bambine, diventava irascibile nervoso e sapevo che voleva un maschietto per continuare la tradizione, ma destino volle  che fossero tutte bambine.

L'ultima volta che rimasi incinta  sperai vivamente che fosse un maschio, notavo sempre più un suo allontanamento da me, anche se so per certo che mi amasse ancora, ma troppa era la sua delusione.

Ricordo ancora i vagiti, il sorriso della cara nanny e ricordo  il suo viso era di nuovo una bambina, forse la più bella tra tutte le mie figlie, i suoi boccoli biondi la sua boccuccia a forma di cuore, piangeva e molto forte.

La presi in braccio era così morbida e dolce, l'avrei chiamata Françoise, le baciai la fronte, l'avrei amata con tutta me stessa, ma non avevo fatto i conti con i pensieri di mio marito che accecato dalla rabbia e dal pianto forte della bambina decise, senza consultarmi, di chiamare la bambina come un maschio e che sarebbe cresciuta come tale, Oscar per l'appunto.

Non riuscì ad oppormi al suo volere, dovetti sottostare, ma dentro di me urlavo  e nel corso degli anni la vedevo crescere così bella ed allo stesso tempo così forte, pensai che forse tutti i mali non vengono per nuocere, in fondo aveva tutte le libertà che una donna non poteva avere.

Un giorno le fu affiancato un bambino poco più grande di lei Andrè, nipote di Nanny la governante di casa, rimasto solo al mondo, forse fu l'unica cosa giusta che fece mio marito.

Notai nel corso degli anni che non si staccavano mai erano come una persona sola, in principio ne fui contenta mia figlia non era sola, poi a lungo andare lo sguardo di lui cambiò ed allora capì.

Non sono stata una madre troppo presente ma notavo sempre delle differenze in lei,  nell'ultimo periodo in cui lavoravo come dama di compagnia della regina, e  la rabbia popolare verso i nobili cresceva sempre più, notavo la lontananza di lei dalla nobiltà il suo lavorare a Parigi in mezzo al popolo l'aveva cambiata dentro.

La vidi cambiata soprattutto dopo l'aggressione a Saint'Antoine, il suo sguardo verso Andrè non era più freddo distaccato, aveva una luce, notai l'amore in lei, preghai che potesse vivere degnamente quest'amore lontano da tutti e tutto ma quando li vidi partire il 13 luglio capì che quella era l'ultima volta che li vedevo.

Piansi due notti di lacrime amare fino alla tragica notizia della loro morte  e allora mi si spezzò il cuore per sempre forse avrei dovuto bloccare mio marito da quest'idea malsana di farla vivere come un uomo ma sicuramente non avrebbe conosciuto Andrè e soprattutto l'amore.