Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Isidar Mithrim    29/06/2015    11 recensioni
Ovvero, come accadde che James, Sirius e Peter scoprirono l'identità della misteriosa creatura che infestava la Stamberga Strillante.
Con la straordinaria partecipazione di Pix, Madama Rosmerta e Aberforth Silente.
{Quarta classificata al contest 'Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!' e vincitrice del premio speciale 'Miglior legame'}
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Old Generation Ordinary Tales'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NdA: un asterisco separa scene
avvenute nello stesso giorno;
questo simbolo § separa scene
avvenute in giorni diversi.


Di una Stamberga, due baristi e un Problema Peloso


“Tanto è una battaglia persa, caro” gli disse lo specchio.
Sirius sghignazzò, mentre James smetteva di passarsi la mano nei capelli e fissava irritato ora il suo amico, ora la sua immagine riflessa.
“Molto divertenti, davvero!”
Visto che Sirius non accennava a smettere di ghignare, James ritenne opportuno rifilargli un pugno su una spalla, così Sirius smise di ridere per esclamare indignato.
“Mi hai fatto male!”
“Era assolutamente mia intenzione” sorrise James, soddisfatto.
“Bene, anche questo è mia intenzione!” rispose Sirius, sfoderando la bacchetta e mormorando un incantesimo.
James inorridì sentendo qualcosa di terribilmente viscido colargli su orecchie, fronte e nuca.
Mentre Sirius aveva ripreso a ridere sguaiatamente, il Cacciatore sollevò una mano tremante per tastare i propri capelli.
Erano cosparsi di una terribile melma verdastra.
“Tu… tu… brutto bastardo!” gridò, buttandosi contro Sirius a testa bassa e facendolo finire a terra imbrattato di melma.
James si rialzò, gli scoccò un’occhiata trionfante e agitò la testa su di lui, zozzandolo ancora di più.
Commise in questo modo un terribile errore: quello di distrarsi mentre infieriva su un uomo a terra.
Così, si accorse che Sirius si stava rilazando solo quando lui lo spintonò, mandandolo a schiantarsi contro lo specchio.
James si aspettava di sentirlo infrangersi contro di lui, invece lo attraversò come se niente fosse e continuò a cadere all’indietro, battendo dolorosamente la schiena sul pavimento.
“James!” urlò Sirius, allarmato.
Lui si apprestò a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi a terra, fingendosi svenuto – magari perfino morto – nel modo più convincente possibile.
“James, vieni fuori!” gridò ancora Sirius.
Solo quando gli sentì battere i pugni disperato, James si rese conto che l’amico doveva trovarsi ancora nel corridoio, al di là dello specchio.
Aprì gli occhi appena in tempo per vedere Sirius precipitargli addosso.
“Ahia!” urlò James. “Ma sei impazzito?” lo rimproverò, spintonandolo di lato.
“Ehm, scusa… Ho dovuto correre per entrare nello specchio.”
Poi Sirius scoppiò a ridere.
“I… i tuoi capelli…” fu tutto quello che riuscì a dire, mentre additava la chioma di James.
Lui dovette convenire che probabilmente poteva risultare difficile prenderlo sul serio con quella melma schifosa in testa, ma gli diede una schicchera in fronte per farlo smettere.
Solo alzandosi in piedi si rese conto di dove si trovassero.
Dietro lo specchio del quarto piano era nascosto un passaggio segreto.

*

“Dove eravate finiti?!” chiese Peter, facendo spazio a Sirius sul divano della Sala Comune.
“Abbiamo scoperto un nuovo passaggio segreto!” spiegò James, sussurrando entusiasta. “Dietro lo specchio del quarto piano.”
“Quello che ti prende sempre in giro per i capelli?” domandò Remus interessato, alzando gli occhi dal suo libro sugli spiriti corporei.
Sirius sghignazzò.
“Perché voi tre siete sempre così fissati con i miei capelli?”
Noi?”
“Allora, volete sapere dove porta questo passaggio segreto o no?” chiese James di rimando, ignorando l’insinuazione di Peter.
“Nel bagno della McGranitt?”
“Era buona, Remus, ma no, sei fuori strada.”
“Nella stanza di Mocciosus?”
“Acqua, acqua, Peter” disse James, enigmatico.
“A Hogsmeade.”
“Sirius! Avevamo deciso di farli indovinare!”
“No, tu hai deciso di farli indovinare e io ho finto di essere d’accordo” spiegò lui. “Soltanto tu potresti trovare divertente un gioco così idiota.”
“Io mi stavo divertendo” si lamentò Peter.
“Il che avvalora la mia tesi” commentò Sirius. Remus gli lanciò un’occhiataccia.
“E comunque,” riprese James, “per colpa tua, Sirius, abbiamo perso di vista il cuore dell’argomento. Un passaggio segreto per Hogsmeade. Fuori dai confini della Scuola, non so se mi spiego!”
Peter applaudì festante e James si sentì lusingato, ma rimase piuttosto offeso dallo scarso entusiasmo di Remus.
“Interessante” si limitò a dire lui.
“Solo interessante? Dimmi quanti altri passaggi per Hogsmeade conosci, dai!”
Remus lo guardò con uno strano sguardo.
“Nessuno, ovviamente” rispose troppo in fretta.
“Credo fosse una domanda retorica” commentò Sirius. “Il libro di tuo padre deve essere pesantino, eh!”
“In effetti, è piuttosto impegnativo” sorrise Remus, chiudendolo. “Raccontatemi di questo passaggio.”
“In pratica lo specchio funziona come il binario nove e tre quarti, ma si riesce a passare solo correndo” spiegò Sirius. “Dietro c’è nascosto questo lunghissimo passaggio che sbuca poco fuori dal paese, vicino alla stazione.”
“Bisogna camminare fino a Hogsmeade?” esclamò Peter.
“Ovviamente no. Ci sono i carrelli, come alla Gringott” lo tranquillizzò Sirius.
“Ah, ecco” si rilassò lui.
“Peter, ma quanto sei scemo? Certo che bisogna camminare fino a Hogsmeade!” sbottò James.
Questa volta fu lui a ricevere un’occhiataccia di Remus, quindi si affrettò a riprendere a parlare.
“Comunque, abbiamo deciso che stanotte ci torneremo!”
“Davvero?” si entusiasmò Peter.
“Sì! Vogliamo riuscire a entrare nella Stamberga Strillante!” confermò James.
“Cosa?”
“La Stamberga Strillante, Remus” intervenne Sirius. “La casa più infestata della Gran Bretagna, hai presente?” chiese sarcastico.
“Ma non potete farlo” ribatté Remus, ansioso.
“Oh, be’, il fatto che non si possa fare è davvero un ottimo deterrente” lo canzonò Sirius.
“Intendevo… è pericoloso. Mio padre è un esperto di –”
“... di spiriti corporei come Mollicci, Poltergeist e Dissennatori. Sì, lo sappiamo. E allora?” domandò James, irritato.
“E allora, ti dico che non è roba per ragazzini, quella che c’è nella Stamberga!”
“È una fortuna che non siamo ragazzini, allora” disse James.
“Non sto scherzando!” girdò Remus, attirandosi occhiate indispettite dagli studenti più grandi. “Non sto scherzando” ripeté abbassando la voce. “Non dovete farlo.”
“E sarai tu a fermarci, Remus?” lo sfidò Sirius.
“No” rispose fermamente il ragazzo. “Sarà la professoressa McGranitt. Se lo fate, le racconterò tutto e le dirò di chiudere il passaggio.”
“Cosa?! Remus, ma che ti prende? Lo spirito della Evans si è impossessato di te?”
“Ve l’ho già detto, è pericoloso. Vi prego…”
“E va bene, Remus, lasceremo stare la Stamberga, contento?” promise James. “Andremo a Hogsmeade solo di giorno, per i negozi.”
“E la Burrobirra!” aggiunse Sirius.

§

“Be’, allora buonanotte, ragazzi” disse Remus sorridendo, una mano sul pomello della porta.
“Ciao, Remus” risposero. “Salutaci tua mamma” aggiunse James, mentre gli altri annuivano.
Quando Remus si chiuse la porta alle spalle, James si precipitò a posare un orecchio sul legno.
“Ok, non sento più i passi” annunciò dopo qualche secondo.
“Sbrigati, tira fuori il Mantello” gli disse Sirius. “Che l’operazione Stamberga Strillante abbia inizio!”

*

“Ahia! Mi hai pestato il piede!”
“Stai zitto, Peter!” gli sussurrò di rimando Sirius. “Non farci pentire di averti portato con noi.”
“No, no, non vi farò –”
“Shhh!” lo zittì James con rabbia, mettendogli una mano sulla bocca e invitandoli con un cenno a ricominciare a camminare.
Stretti in tre sotto al Mantello ci misero molto più del normale, per arrivare fino allo specchio del quarto piano.
Quando furono là, si guardarono attentamente intorno e si tolsero il Mantello.
“Vai, Peter.”
“I-io?”
“Sì, devi solo correre contro lo specchio. Non ti fermare subito dietro, mi raccomando.”
Peter annuì incerto, si posizionò a qualche metro dalla parete e corse goffamente fino a scomparire dietro lo specchio.
“Ce l’ho fatta!” esclamò stupito.
“Dannazione, Peter! Non possiamo vederti, ma possiamo sentirti benissimo!” lo sgridò Sirius a bassa voce. “Ora spostati da là dietro.”
Uno alla volta anche gli altri due Malandrini entrarono nel passaggio.
Il tunnel era stretto e dovettero percorrerlo in fila indiana. Camminarono per una buona mezz’ora prima di avvertire l’aria fresca della notte. Arrivati in fondo al passaggio, salirono una scala a pioli e sbucarono nei pressi della stazione grazie a un tombino.
Il sole era appena tramontato e la luce era ancora sufficiente a guidare i loro passi, così spensero le bacchette per non dare troppo nell’occhio e si incamminarono verso la Stamberga Strillante.
Quando finalmente la raggiunsero, rimasero piuttosto delusi. Nonostante le leggende che circolavano da qualche anno, loro non sentivano assolutamente nulla. Cominciarono a girare intorno alla casa, ispezionando la porta e le finestre, chiuse da assi di legno ridotte piuttosto male.
Tentarono tutti gli incantesimi che tornarono loro in mente, inclusi quelli più ovvi, come l’Alohomora e il Reducto, ma senza successo. James si elettrizzò per un attimo quando sentì una porta sbattere, ma scoprì con delusione che non si trattava dell’ingresso principale.
“Saranno i fantasmi?” domandò Peter, impaurito.
“I fantasmi non muovono le porte, Peter” ribatté Sirius, per poi tornare a cercare una via d’ingresso.
Diedero fondo alle loro scorte di Caccabombe e altri oggetti magici, ma la casa non si scalfì minimamente. Sirius insistette per provare anche i Petardi Filibuster, ma decisero che non era il caso, se non volevano attirare troppo l’attenzione.
James si stava giusto pentendo di non aver portato con sé il suo manico di scopa per esplorare il piano superiore, quando lo sentirono.
Un urlo disumano si liberò nell’aria, straziante, e la Stamberga si animò.
Urla, guaiti, rumore di legno divelto, mobili spostati, porte sfondate.
I ragazzi erano arretrati, spaventati dalla violenza di cui la casa era intrisa e, in fondo, sorpresi del fatto che le voci fossero vere.
James e Sirius rimasero a fissare la casa per un po’, attoniti, prima che Peter li supplicasse di andare via.

*

Lontani dalla Stamberga, al sicuro nella Torre di Grifondoro, divenne molto più divertente ripensare a quei terrificanti rumori.
“Remus ha ragione, è pericoloso” squittì Peter, l’unico che ancora non aveva superato lo shock.
“Ma come fai a non essere curioso di scoprire cosa c’è là dentro!” s’indignò James, che invece era entusiasta.
“Fantasmi?” chiese ancora Peter, quasi speranzoso.
“Ma ogni tanto lo fai lavorare, il cervello?” si irritò Sirius. “Te l’ho già detto, i fantasmi sono incorporei, non potrebbero mai fare tutto quel casino.”
“Oh, be’… allora… dei fantasmi corporei?” tentò Peter.
“Si chiamano spiriti corporei, e non sono fantasmi” lo corresse James. “E fino a qua ci era arrivato pure Mocciosus, visto che Remus ci ha detto che secondo suo padre sono proprio degli spiriti corporei a infestarla. Il punto è: quali?”
“È… è così rilevante?”
“A meno che tu non ritenga che i Dissennatori siano simpatici Poltergeist, sì.”
“Poltergeist! Sirius, sei un genio! Possiamo chiedere a Pix! Ti pare che non sa chi infesta la Stamberga Strillante?”

§

“Pix! Pix, carissimo Pix, possiamo osare distrubare la tua impegnatissima  giornata con delle tediose domande?” chiese James, evitando con i suoi riflessi da Cacciatore una Caccabomba, che andò a finire addosso a un primino.
“Ohhh, cosa odono le mie orecchie? James Pettinami e il suo amico Serioso hanno bisogno di me?” domandò Pix, scendendo verso di loro con un ghigno e smettendo di lanciare Caccambombe.
“Sì, o magnifico Pix. Te ne saremo eternamente grati, se vorrai aiutarci.”
“Eternamente mi pare un po’ eccessivo, James” commentò Sirius. Pix gli rifilò una sonora pernacchia e James una decisa gomitata.
“Non fare caso al mio burbero amico, illustre Poltergeist. Quello che vorremmo sapere, se tu fossi così generoso da dircelo, è… quale creatura infesta la Stamberga Strillante?”
Pix rise sguaiato e fece una capriola nell’aria, quindi tornò a guardarli trionfante.
Pazzo, lupesco Lupin, pazzo, lupesco Lupin” canticchiò triofante, prima di lanciargli addosso una Caccabomba e allonatanarsi inseguito dagli improperi di James e Sirius.
“Stupido Poltergeist!” gridò il Cacciatore. “Non posso credere che ce l’abbia ancora con Remus per quella storia del Waddiwasi!”

*

Appena Remus si alzò per andare in bagno, Sirius e James raccontarono a Peter del disastroso tentativo fatto con Pix.
“Dovremo trovare un’altra fonte di informazioni” concluse Sirius.
“I fantasmi?” chiese Peter.
“Smettila con questi cavolo di fantasmi!”
“Intendevo… magari loro possono entrare nella Stamberga e vedere cosa c’è…”
Sirius lo guardò stupito, prima di borbottare che tutto sommato ‘non era poi così male come idea’.
“Vado a cercare Nick!” esclamò James. “Voi distraete Remus.”
Non ci mise molto a trovarlo. Era intento a mostrare a degli studenti del primo anno – probabilmente per la millesima volta – perché l’avessero soprannominato ‘Quasi-Senza-Testa’.
“Ehy, Nick!”
Lui si apprestò a rimettere in asse la testa, prima di rispondere.
“James, che piacere vederti!” gli disse, liberando finalmente gli altri studenti, che si dileguarono in fretta prima di essere incastrati di nuovo. “Come posso aiutarti?”
“Nick, voi fantasmi potete entrare proprio dappertutto, vero?” chiese diretto James.
“Certamente” rispose Nick con una nota d’orgoglio.
“E… sei mai entrato nella Stamberga Strillante?” domandò il ragazzo, elettrizzato.
L’espressione di Nick cambiò in un istante.
“Il fatto che possiamo entrare ovunque non significa che ci arroghiamo impunemente questo diritto, signorino! Nessun fantasma di Hogwarts sarebbe così irrispettoso da andare a disturbare gli spiriti che dimorano nella Stamberga.”
“Non pensavo che i fantasmi potessero avere paura degli spiriti” disse James, sorpreso e sempre più curioso di sapere cosa vi si nascondesse.
“Non abbiamo paura!” si indignò Nick. “È una questione di rispetto, quello che a voi studenti manca! Ho quattrocentottanta anni, io” concluse offeso, prima di allontanarsi.
“Grazie lo stesso, Nick!” gli urlò dietro James.
“Per te è Sir Nicholas de’ Mismy-Porpington!”

“Niente da fare, ragazzi” spiegò James tenendo d’occhio Remus, che stava spiegando cosa fosse un Dixie a Mary McDonald. “Nick e gli altri fantasmi si tengono alla larga dalla Stamberga. Non ci resta che una soluzione: chi è che conosce tutti i segreti della propria città?”
“Il reverendo?”
“Il barista, Peter. E poi che cos’è un reverendo?”

§

“Perché devo essere io quello travestito?” chiese Sirius, aggiustandosi il cerchietto, scocciato.
“Semplice, perché il Mantello è mio” ribatté James, osservandolo attraverso la stoffa che lo rendeva invisibile. “E comunque sei una strega incantevole, Siria.”
“Chiamami Siria un’altra volta e ti ficco il tuo manico di scopa su per –”
“Che modi! È così che parla una strega, secondo te?”
“La pagherai, James Potter.”
“Smettila di blaterare, o penseranno che tu stia parlando da solo.”
“Come la metà dei clienti, d’altronde” commentò Sirius, chiudendosi la porta della Testa di Porco alle spalle.
“Che puzza di capra” aggiunse schifato.
“Come fai a sapere di cosa puzzano le capre, Siria?”
“Lo so e basta, James Pettinami.”
James lo guardò in cagnesco, prima di ricordarsi di essere invisibile. Quindi si limitò a trascinarlo al bancone.
“Un bicchiere di acquavite, per favore” disse Sirius con una vocina stridula, quando si fu seduto.
Il barista lo fissò per un attimo con i suoi occhi d’un azzuro intenso stranamente familiari, quindi fece un cenno d’assenso e si girò per preparare il drink.
“Hai dimenticato di chiederne uno per me” sussurrò James, in piedi accanto a lui.
“Oh, che sbadata” disse Sirius lezioso.
“Bastardo.”
“Te l’avevo detto di non chiamarmi Siria.”
“E va bene, scusami. Ora ne ordini un altro, per favore?”
“E perché mai? Gli uomini invisibili non bevono.”
James gli tirò uno scappellotto, poi tornò attento quando il barista diede a Sirius il bicchiere d’acquavite.
“Mi scusi” riprese Sirius con quella vocina assurda. “Mi chiedevo… certamente un uomo importante come lei ha qualcosa di interessante da raccontare sulla… Stamberga Strillante” disse con aria circospetta.
Il barista lo guardò sospettoso, prima di rispondere.
“So solo due cose. È una stamberga, ed è strillante.”
“Oh, ma io mi chiedevo…”
“È tutto quello che so” lo interruppe lui, burbero. “Sono una falce e due zellini” aggiunse prima di girarsi per tornare a ignorare Sirius.

§

“Pensavo…” esordì Sirius, mentre percorrevano la strada principale di Hogsmeade, “… strano che oggi che andiamo ai Tre Manici di Scopa non vuoi più stare sotto al Mantello, eh?”
“Stai forse insinuando qualcosa, Sirius?”
“Ovviamente. Tu non vedi l’ora di fare la gatta morta con Madama Rosmerta” commentò Sirius, passandosi le dita sopra i baffi e sulle sopracciglia infoltite.
“Io non faccio la gatta morta!”
“In caso volessi fare delle prove immagino che Mrs Purr sarebbe disponibile. Oppure la McGranitt” ghignò Sirius.
James gli scoccò un’occhiataccia e aprì la porta del locale.
Anche questa volta ignorarono i tavoli e andarono a sedersi al bancone.
“Due pinte di idromele” ordinò James con voce roca.
Madama Rosmerta li squadrò per un attimo. “Siete sicuri di avere l’età giusta, voi due?”
Lui pensò con rimpianto che avrebbe dovuto aggiungere più rughe, ma Sirius sostenne con nonchalance che fosse proprio così. A James diede piuttosto fastidio vedere Madama Rosmerta sorridere divertita all’affascinante amico.
“Non dimenticarti perché siamo qui” lo redarguì acido quando lei andò a preparare il loro idromele.
“Facile da dimenticare, è solo tre settimane che cerchiamo di scoprire cosa si nasconde in quella Stamberga!”
James lo ignorò e bevve un lungo sorso dell’idromele appena arrivato.
Rosmerta li guardava incuriosita.
“Dunque, raccontatemi… come siete capitati nella nostra cittadina?”
“Siamo cacciatori di spiriti” spiegò Sirius con voce dura e profonda. “A questo punto, una donna intelligente come lei avrà già intuito cosa ci ha portati qui a Hogsmeade.”
Rosmerta annuì, lusingata.
“La Stamberga Strillante, ovviamente.”
“Esattamente” intervenne James. “Voi, splendida locandiera, cosa sapreste raccontarci?”
“Oh, non molto, in realtà… Che io sappia, la casa è infestata da circa due anni, ma nessuno sa da cosa.”
“È proprio per questo che noi siamo qui, mia Lady” sostenne Sirius. “Troviamo intollerabile che gli abitanti del villaggio debbano vivere con il terrore dell’ignoto” aggiunse in tono drammatico. “Ogni dettaglio per noi potrebbe essere vitale.”
“Be’, posso dirvi che si pensa che non siano solo fantasmi, visto che si sentono muovere le cose…”
Sirius annuì. “Sì, questo l’abbiamo appurato anche noi. È un’ottima osservatrice, mia cara. Sarebbe un’eccellente cacciatrice di spiriti, ne sono certo.”
“Poi… be’, posso dirvi che di giorno non si sente mai nulla.”
“Sì, questo è uno schema tipico” confermò James.
“E nemmeno tutte le notti… La casa si anima diciamo una, due volte al mese, al massimo tre, ma di rado. Mai meno di una volta, comunque. Be’, tranne quest’estate, è stato tutto silenzioso…”
“Interessante” convenne Sirius. “Questi spiriti devono essere stagionali, evidentemente.”
“Ecco, questo è tutto quello che so, temo.”
“Non si disperi, ci ha dato informazioni molto preziose, Madama. Per noi, però, è giunto il tempo di andare” annunciò James, scolandosi il suo bicchiere.
Sirius si apprestò a imitarlo.
“Mi auguro che riusciate a risolvere il mistero. Buona fortuna.”
“Grazie. Non ci dimenticheremo del suo aiuto, meravigliosa locandiera.”
“Potete chiamarmi Rosmerta, signori…?”
“Io sono Charlus Peverell e lui è Orion Blast.”
“È stato un piacere conoscervi, Charlus e Orion. Magari tutti i miei clienti fossero così piacevoli!”
“Lei ci lusinga, Rosmerta” sorrise Sirius. “Speriamo di riuscire a tornare a farle visita.”
“Ne sarei lieta.Credete che la prossima volta mi direte anche i vostri veri nomi?” chiese lei ridacchiando.
“Cosa?”
“Prometto che non dirò nulla a Silente, a patto che non mi chiediate più idromele fino a quando non diventerete maggiorenni” sorrise lei.
James e Sirius la guardavano basiti.
“Cosa ci ha traditi?”
“Non bastano due paia di baffi a ingannare Rosmerta, mie cari, ma vi ho trovato molto divertenti!”
“Comunque a me l’idromele non ha fatto alcun effetto” sostenne James. “Nel caso volesse ripensare alla faccenda del ‘fino a quando non diventerete maggiorenni, sa’.”
“Oh, mi sarei sorpresa del contrario, visto che era succo di mele!” rivelò lei, scoppiando a ridere.

Mentre tornavano a Hogwarts percorrendo il passaggio segreto, i due ragazzi cominciarono a fare congetture con le nuove informazioni.
“Potrebbe essere un qualche tipo di mutaforma!” esclamò James. “Di giorno fanciulla innocente, rinchiusa nella torre più alta del castello più remoto, di notte spietato mostro con tre teste... Una volta al mese, due teste mangiano la terza, che poi ricresce lentamente, solo per essere mangiata di nuovo…”
“Come no, James.”
“No, aspetta, ne ho un’altra!” sostenne lui con entusiasmo, prima di ricominciare a parlare teatralmente. “Nella Stamberga abita un vampiro buono, che pur di non uccidere si rinchiude nella sua dimora. Per il suo rifiuto di toccare il sangue, però, una terribile maledizione si è abbattuta su di lui: una volta al mese, nelle notti di luna piena, si trasforma nel suo opposto, un terribile Lupo Mannaro…”
Sirius lo guardava scettico.
“Sarei proprio curioso di sapere da dove ti escono queste cretinate, James.”
“Mia mamma mi raccontava favole babbane” spiegò lui con un’alzata di spalle.
“Solo tu riusciresti ad addormentarti con queste storie, sono inquietanti.”
“C’è sempre un fondo di verità nelle favole, Sirius” garantì James con saggezza.

§

Quando Remus uscì dal dormitorio per andare dalla madre, Sirius e James cominciarono subito i preparativi per una seconda spedizione alla Stamberga.
“Mi… mi lasciate qui da solo?”
“Ti pare, Peter? Ho chiesto a Tilly di salire a farti compagnia. Ha detto che ti avrebbe cantato una ninna nanna, sei contento?” lo prese in giro James.
Sirius rise con strafottenza.
“E… se preferissi venire?”
Sirius e James si scambiarono una rapida occhiata.
“D’accordo” concordò Sirius. “Ma vedi di non essere d’intralcio. E non nominare gli stramaledetti fantasmi, ti prego.”
“Va bene!” esclamò Peter entusiasta, apprestandosi a seguirli.
“Speriamo solo che questa sia una delle serate in cui gli spiriti si danno da fare” commentò Sirius.

James pensò che erano stati davvero fortunati, perché per la seconda volta su due tentativi avevano scelto la notte giusta.
Purtroppo, però, la visita alla Stamberga non fu più fruttuosa della prima. Alla fine si arresero all’evidenza che la casa fosse davvero impenetrabile e si allontanarono da quei rumori infernali, per sedersi abbattuti su una panchina della stazione.
“Sai, James…” esordì Sirius dopo un attimo, scrutando il cielo. “Comincio a pensare che potresti aver detto una cosa intelligente, l’altra volta.”
L’altra volta mi sembra un po’ riduttivo. Io dico solo cose intelligenti.”
Peter annuì convinto, ma Sirius lo ignorò.
“Quella storia del vampiro maledetto… Non c’era la luna piena anche quando siamo venuti il mese scorso? E… se non fosse una coincidenza?”
“Credi ci sia davvero un vampiro?” chiese Peter, stupito.
“Mi riferivo alla parte sul Lupo Mannaro, ovviamente.”
“Be’, sì, potrebbe avere senso, in effetti” riconobbe James. “Te l’ho detto che nelle storie c’è sempre nascosta qualche verità!”
“Il lincantropo potrebbe aver scoperto che questa casa era disabitata ed essersi trasferito qui” ipotizzò Sirius.
“Oppure potrebbe essere un abitante di Hogsmeade, che si nasconde qui quando c’è la luna piena” tentò Peter.
“Giusto! Magari è Madama Rosmerta!” esclamò James.
Sirius ghignò. “Ma come fai a uscirtene con queste cavolate?”
“Oppure…” Oppure, un abitante del castello. Ma James, sconvolto dall’intuizione improvvisa, non riuscì a finire la frase.
“James?” domandò Peter.
“Per Merlino…”
“Cosa ti prende? Sembri sconvolto” disse Sirius.
“Credo proprio che non sia una coincidenza…”
“Sì, be’, pensavo che su questo punto fossimo d’accordo.”
“No, intendevo… pensate a come abbiamo scelto i giorni.”
“Non abbiamo scelto, siamo venuti quando non c’era Remus” disse Peter, perplesso.
“E casualmente tutte e due le volte che lui va a trovare la madre, c’è la luna piena e la Stamberga è infestata.”
Gli occhi di Sirius si spalancarono di comprensione.
“Porco Mocciosus!” esclamò.
Rimasero entrambi a fissare l’aria davanti a loro, le bocche chiuse, il cuore palpitante e il cervello in fibrillazione.
James cominciò a mettere insieme i tasselli. La misteriosa malattia di Hope Lupin, il pallore di Remus i giorni prima e dopo le presunte visite alla madre, il suo volerli tenere lontano dalla Stamberga… perfino le battute maligne di Pix acquisivano un senso, ora.
Poi il lavorio della sua mente fu bruscamente interrotto.
“Ehm, fareste capire anche me?”
“Il Lupo Mannaro non è un abitante di Hogsmeade, Peter” spiegò Sirius, terribilmente serio. “È uno studente… Remus.”
Peter spalancò la bocca, esterrefatto.
“Non posso credere che non ce l’abbia detto…” disse invece James, scuotendo la testa triste e amareggiato.
Sirius lo guardò allibito.
“Cosa c’è?” gli chiese James, sulla difensiva.
“Di tutte le cose che potevi dire adesso iniziando con ‘Non posso credere che’, tu hai optato per ‘non ce l’abbia detto’? Ma sei serio?!”
“Scusami, se non mi fa piacere l’idea che un mio amico non si fidi di me per una cosa così importante!”
“Ma non è una questione di fiducia! Insomma, è di Remus che stiamo parlando. Davvero te lo immagini a dirci ‘Ah, dimenticavo, sono un Lupo Mannaro’ tra una lezione e l’altra? Perché io proprio non ci riesco.”
“Neanche io” sussurrò Peter flebilmente.
“Ma ci ha fatto credere che sua madre è malata!” si lamentò James. Poi fu attraversato da un dubbio improvviso. “Sarà vero che suo padre è un esperto di spiriti corporei?”
Sirius sbuffò divertito.
“Perché mai non dovrebbe esserelo?”
“Che ne so! Se ci ha mentito su una cosa, come faccio a sapere che non l’abbia fatto su tutto, eh?”
“Ancora con questa storia della fiducia? James, a volte vivi davvero nel mondo delle favole. Non so come ne parlano a casa tua, ma da me i Lupi Mannari vengono dopo gli elfi domestici e i Nati Babbani.”
James tacque, realizzando che Sirius, in fondo, aveva ragione: i Lupi Mannari erano considerati la feccia del mondo magico. Sentì una morsa allo stomaco pensando a quanto dovesse essere difficile per Remus convivere con quel terribile segreto. Come se non bastasse convivere con un mostro.
“Tu non lo pensi, vero?” chiese a bassa voce, quasi supplicando.
“Certo che no, non sono mica un idiota come loro.”
“Peter?”
Lui scosse la testa con vigore e James si sentì rincuorato, anche se non gli sfuggì l’orrore che il ragazzo aveva dipinto negli occhi. Si chiese se fosse per Remus o per il Lupo Mannaro.
“Scommetto che non ce l’ha detto perché Silente gli ha vietato di raccontarlo” azzardò poi il Cacciatore, rompendo il silenzio.
“Credo che Remus sia abbastanza sveglio da capire da solo che è meglio non urlarlo ai quattro venti, ma sì, immagino che lui glielo abbia ricordato.”
“Un Lupo Mannaro a Hogwarts… Solo Silente poteva riuscirci” disse James, incredulo e ammirato.
“Solo Silente” gli fece eco Peter, ancora molto scosso. “Credete che gli altri professori lo sappiano?” chiese poi, titubante.
“Secondo me sì” suggerì James dopo un attimo di esitazione. Poi ebbe l’ennesima illuminazione della serata. “Ecco perché Remus sta tanto simpatico a Hagrid!” esclamò, come se avesse appena scoperto che la Terra gira attorno al Sole.
“Non ti è mai andata giù che apprezzi Remus più di te, eh?” commentò Sirius con un sorrisetto divertito. Peter ridacchiò, cominciando finalmente a rilassarsi grazie alla tranquillità degli amici.
“Non è vero che lo apprezza più di me!” ribattè invece James.
“Temo proprio di sì.”
“È solo che io mi annoio quando cominciano a parlare di creature magiche…”
“Be’, dovrai farci l’abitudine, credo che parleremo di Lupi Mannari per un bel po’. Dobbiamo decidere come vogliamo comportarci” chiarì Sirius.
“In che senso, ‘come vogliamo comportarci’?” domandò Peter di rimando.
“Gli diciamo che lo sappiamo? Aspettiamo di avere una prova schiacciante? Fingiamo di non sapere nulla fino a quando non ci dirà lui qualcosa? No, questa non va bene” ci ripensò Sirius. “James passerebbe il tempo a fare stupide allusioni per fargli capire che per noi non è un problema e finirebbe per mandare all’aria la copertura.”
“È sempre bello ricevere i tuoi complimenti, Sirius” commentò James salace.
“Lo so. Allora, voi cosa ne pensate?”
James sospirò.
“Io direi di aspettare la luna piena e di seguirlo per essere sicuri… Nel frattempo sarà il caso di cercare quante più informazioni possibili sui Lupi Mannari, così potremo essere di supporto a Remus. Ovviamente dovremo farlo in segreto. ”
“Ma abbiamo già così tanti compiti da fare…” si lamentò Peter.
“Questo è molto più importante!” esclamò James. “Con i compiti ti daremo una mano noi, se serve, ma non possiamo non documentarci.”
“A Madama Pince prenderà un colpo, quando ci vedrà andare in biblioteca così spesso” scherzò Sirius.
James, però, lo prese sul serio.
“Hai ragione, non dobbiamo insospettire nessuno. Vorrà dire che ci andremo di notte a turni. Basterà che chi trova un libro interessante lo segnali agli altri.”
“Ma come riusciremo a non farci scoprire da Remus?” domandò Peter.
“Dovremo inventare dei diversivi plausibili. Visite nelle cucine, un giro nella foresta… Potremmo perfino combinare qualche disastro in biblioteca, così Madama Pince ci punirà tenendoci là a pulire” elencò Sirius.
“Sei un genio” si entusiasmò Peter.
“Lo so” confermò lui.

§

“Be’, io vado” disse James di punto in bianco, gettandosi il Mantello sulle spalle e rimirando allo specchio la sua testa che galleggiava nell’aria. Nel dubbio, si scompigliò ulteriormente i capelli. “La mia Tilly mi aspetta.”
“Si è appena fatto bello per un’elfa domestica o è solo una mia impressione?” domandò Remus ironico, facendo sorridere Sirius e Peter.
“Io sono bello, è diverso. E penso proprio che mi terrò tutti i manicaretti di Tilly per me” decretò James, uscendo dal dormitorio.
Quando arrivò in biblioteca si diresse a colpo sicuro sullo scaffale dove aveva lasciato Creature della notte e loro segreti.
Ci mise un po’ a ritrovare il punto dove si era interrotto, quindi riprese la lettura da dove l’aveva lasciata.


2 – Il morso del Lupo Mannaro
{A cura di Marlowe Forfang}


2.1 – Il morso di un Lupo Mannaro trasformato

Il morso del Lupo Mannaro solitamente non risulta letale per un mago o una strega. In alcune, rare circostanze, però, l’attacco di un Lupo Mannaro può determinare la morte della persona aggredita, non per cause di natura magica, ma per dissanguamento o gravi lesioni di organi interni, associate a un intervento non tempestivo dei Guaritori. Tra gli addetti ai lavori, infatti, è risaputo che una mistura di polvere d’argento e dittamo applicata alla ferita appena inferta sia in grado di chiuderla, interrompendo l’emorragia, altrimenti letale.
Come è noto, nella quasi totalità dei casi la persona sopravvissuta diventerà Lupo Mannaro a propria volta, a partire dalla luna piena successiva. La contaminazione avviene nel momento del contatto tra la saliva del Lupo Mannaro e il sangue della vittima.
Diverso è il discorso per gli sventurati Babbani che dovessero incrociare un Lupo Mannaro sul loro percorso: in questi sporadici casi, quasi sempre la ferita risulta rapidamente letale.


2.2 – Il morso di un Lupo Mannaro non trasformato

Il morso di un Lupo Mannaro in forma umana non è mai letale, né induce nella vittima la trasformazione in Lupo Mannaro. Il mago o la strega morsi da un licantropo in forma umana potranno però manifestare alcune tendenze lupesche, come un desiderio di carne al sangue.
È da sottolineare, tuttavia, che i morsi e perfino i graffi di un Lupo Mannaro in forma umana lasciano cicatrici permanenti.


2.3 – Il morso di un Lupo Mannaro a un altro animale

Il bersaglo dei Lupi Mannari è l’uomo, pertanto le altre creature – magiche e non – corrono rischi davvero minimi in presenza di un Lupo Mannaro. Ad ora non sono noti casi di licantropia tra gli animali.


James alzò gli occhi dal libro, mentre un’idea geniale e azzardata prendeva forma nella sua mente.
Lasciò perdere il reparto di Difesa contro le Arti Oscure e si precipitò in quello di Trasfigurazione.

*

“Ce ne hai messo di tempo, James!” esclamò Peter, guadagnandosi una gomitata di Sirius.
“La Signora Grassa era andata a farsi un giro” mentì lui prontamente, lasciando cadere sul letto la cesta carica di leccornie.
“Tieni, Remus, questa l’ho presa apposta per te” disse poi, porgendo all’amico una confezione di carpaccio di manzo.
“Grazie!” esclamò lui riconoscente, divorandola in un attimo.
Cinque minuti dopo dormiva come un ghiro.
“Cosa gli hai fatto?” domandò Peter.
“Distillato Soporifero di Madama Chips. Dobbiamo parlare.”
“Perché ho paura?” chiese Sirius.
“Dimmi che non dovremo passare altre ore in biblioteca…” pigolò Peter.
“È esattamente quello che dovremo fare, invece. Altrimenti non riusciremo mai…” – fece una pausa teatrale – “… a diventare Animagi.”
Non è che James si aspettasse applausi da stadio, sia chiaro.
Nemmeno il silenzio più totale, uno sguardo scettico e uno sbalordito, però.
“Era proprio tra i miei piani per la fine del semestre, James” commentò infine Sirius, sarcastico. “E sono certo che Peter ce l’abbia segnato sulla lista delle mille cose da fare prima di morire.”
“Ma non capite?” si infervorò James.
Peter ebbe almeno la decenza di fare un cenno di diniego.
“I Lupi Mannari non attaccano gli animali! Se fossimo in grado di trasformarci, potremmo fare compagnia a Remus senza alcun rischio!”
“Fare… fare compagnia?” chiese Peter, esitante.
“Tu sei un genio, James Potter” disse invece Sirius, entusiasta. “Un maledetto genio!”
“Lo sapevo che ti avrei convinto!” esultò l’amico. “Bene, io ho sbirciato qualche libro, sembra una cosa piuttosto complicata, quindi credo ci serviranno tutti i prossimi quindici giorni. Dovremo lasciare da parte le ricerche sui Lupi Mannari per dedicarci a queste!”
“Il difficile sarà convincere Remus, però” realizzò Sirius. “Non acconsentirà mai.”
“Be’, penserò a un modo per fargli ammettere che per gli animali non c’è pericolo.”
“James, ma… tu sei proprio convinto che gli Animagi contino come animali veri?” chiese Peter con timore.
“Certo che no, ma vale la pena tentare!”
Per poco l’amico non svenne.

§

Trasformarsi in Animagi si rivelò molto, molto più complicato del previsto. Due settimane dopo, a un giorno dalla luna piena, erano ancora al punto di partenza e, a malincuore, dovettero arrendersi all’evidenza che non sarebbero riusciti a diventarlo in tempo. Tornarono quindi al piano originale, quello di seguire Remus la sera della “partenza” e, una volta messi a posto gli ultimi tasselli del puzzle, di uscire finalmente allo scoperto.
Sapevano di non poter rischiare di seguirlo in più di una persona, visto che Remus sapeva del Mantello, quindi avevano estratto a sorte. James insultò mentalmente Merlino quando uscì fuori il nome di Peter dal proprio calzino portafortuna. Fortunatamente, il ragazzo se la stava facendo sotto all’idea di seguire un Lupo Mannaro prossimo alla trasformazione, così cedette volentieri a James l’incarico, con immensa soddisfazione del suddetto e gran fastidio di Sirius.
Fu così che lo vide sparire insieme a Madama Chips tra i rami immobilizzati del Platano Picchiatore.
Anche se ormai non aveva più dubbi su cosa nascondesse l’albero, il pomeriggio del giorno dopo, insieme a Sirius, fece levitare una pietra fino a un nodo ai piedi del Platano Picchiatore e finalmente i due amici riuscirono a entrare nella Stamberga Strillante.

§

“Remus” esordì Sirius con tono grave. “Dobbiamo parlare.”
“Devo preoccuparmi, per caso?”
“C’è forse qualcosa che vorresti dirci, Remus?” indagò James.
“Per Merlino, ma come avete fatto a scoprirlo?!” si stizzì il licantropo. “Va bene, mi dispiace di aver studiato insieme alla Evans a vostra insaputa. Contenti?”
“Hai studiato con la Evans?!” esclamò James.
“Non era di questo, che volevate parlare?”
“Direi di no…” disse Peter con voce incerta.
“Ecco, siamo venuti a conoscenza del tuo… piccolo problema peloso” spiegò James allargando gli occhi con eloquenza, come a voler sottolineare le ultime parole.
Remus lo guardò allarmato e deglutì.
“Non so di cosa stiate parlando” sostenne.
“Sappiamo che sei un Lupo Mannaro, Remus” tagliò corto Sirius.
“Avevamo detto di dirglielo con tatto!” si arrabbiò James.
“Piccolo problema peloso? È questa la tua definizione di tatto?”
“Sempre meglio di ‘Lupo Mannaro’!”
“Ragazzi…” li richiamò piano Peter.
Solo allora James si ricordò di Remus e si voltò verso di lui.
Aveva il volto cinereo e sembrava distrutto.
“Remus?” lo chiamò James, esitante.
“Come lo avete scoperto?” si limitò a chiedere lui, con la voce incrinata.
“Ecco, ti ricordi quando ti abbiamo promesso che non avremmo cercato di scoprire cosa infestasse la Stamberga Strillante? Be’… insomma… non è che abbiamo proprio mantenuto la promessa…”
Cadde il silenzio. Poi James si rese conto con orrore che gli occhi dell’amico stavano diventando lucidi.
“È tutto ok, Remus” gli assicurò con urgenza. “Non lo diremo a nessuno, te lo prometto. Ehm, in effetti mi rendo conto che potrebbe sembrare una promessa poco attendibile, visto che abbiamo appena confessato di averne infranta una, ma dico per davvero, questa volta. Sarà il nostro segreto.”
Remus lo guardò incredulo.
“E capiamo perché non ce l’hai detto” aggiunse Sirius. “Anche se James era profondamente offeso, sappilo” scherzò poi.
“Non è un problema, per noi” rincarò Peter.
Poi James, quasi senza rendersene conto, si alzò e abbracciò Remus come un fratello.
“Non ti starai mettendo a piangere come una femminuccia, vero?” lo sfotté Sirius amichevole quando James lo lasciò. Remus sorrise e abbracciò anche gli altri Malandrini.
“Non posso credere che per voi non sia un problema… È stato così difficile tenerlo nascosto…”
“Finché non ti metterai a ululare sotto la doccia, noi siamo a posto!” garantì James.
“Lo terrò bene a mente” ridacchiò Remus.
“Comunque, se mai ti venisse qualche curiosità sui Lupi Mannari, puoi chiedere a noi. Credo che in tre abbiamo letto più o meno tutti i libri della biblioteca che parlano dell’argomento.”
“Davvero?” chiese Remus, stupito. Poi capì. “Tutte le notte passate fuori…”
“Eravamo in biblioteca, sì” confermò Peter.
“E a proposito di biblioteca…” cominciò James “… abbiamo scoperto una cosa molto interessante! Sapevi che i Lupi Mannari non attaccano gli animali?”
“Davvero? Questo potrebbe spiegare perché non mi sia piaciuta molto la pecora che ho mangiato due sere fa alla Stamberga” disse il licantropo, fingendosi serio. “Devo dire a Silente di cambiarmi il menù.”
I Malandrini risero, poi Sirius rirpese il discorso.
“Quindi è vero. Un Lupo Mannaro non è pericoloso per gli animali”
“No, non è pericoloso per gli animali.”
“Sicuro?”
“Sì” confermò Remus, ma James capì che si stava cominciando a chiedere il perché di quella domanda e si affrettò a spiegarlo.
“Bene, è vero un sollievo sentirtelo dire, perché abbiamo deciso di diventare Animagi per tenerti compagnia!”
Cosa?”
“Ammettilo, è un’idea geniale! D’altronde è stata una mia idea, quindi come potrebbe non esserlo?”
“James, siete impazziti? Non vi permetterò mai di seguirmi! Toglietevelo dalla testa, è troppo pericoloso!”
 “Sirius, stavo sognando o un attimo fa il nostro comune amico ha detto testualmente ‘non è pericoloso per gli animali’?” sorrise James sornione.
Il lupo era caduto nella trappola.

************


Ciao!
Era da tanto che volevo scrivere questa storia… e finalmente ce l’ho fatta! Spero sia godibile^^
Per quanto riguarda il realismo, mi rendo conto che probabilmente Sirius e James potevano arrivarci molto prima e senza tutti questi intrecci, ma non sarebbe stato altrettanto divertente.
Infine, mi dispiace che la storia sia così frammentata, ma mettersi a descrivere ogni intramezzo era impossibile.
Forse avrete pensato che manca una vera reazione dei Malandrini alla scoperta, ma la verità è che io li immagino reagire proprio così, con estrema naturalezza, come se non ci fosse nemmeno da discutere se dovessero considerarlo buono/cattivo/pericoloso o meno.
Infine, ho sempre immaginato che l’intuizione finale l’abbia avuta James, non so bene perché.

Ora ho una (come al solito lunghissima) serie di note specifiche:
- quando la casa si anima due/tre volte al mese (così dice di Rosmerta) la colpa è di Pix, che su richiesta di Silente crea un po’ di scompiglio ^^
-  ho pensato che forse Aberforth sapesse di uno studente licantropo, e che avesse ricevuto dal fratello il compito di far desistere i curiosi
-  quando uso ‘babbano’ come aggettivo, uso la minuscola
-  tutte le info sui lupi mannari sono vere (Pottermore docet), tranne la specifica ‘quasi totalità’, che ho inventato io. Ci tengo comunque a dire che l’avevo scritta già quasi tutta prima di ricordarmi di Pottermore^^ L’autore citato è considerato(nella realtà potteriana) il massimo esperto delle abitudini dei lupi mannari; il titolo del libro è inventato
-  Lyall Lupin, padre di Remus, è davvero esperto di spiriti corporei (sempre stando a Pottermore), e sua madre si chiama davvero Hope. Mi piace pensare che Remus abbia imparato il ‘Waddiwasi’ dal padre ☺
-  La canzoncina cantata da Pix è tratta da ‘Harry Potter e il Prigionieri di Azkaban’, quindi non è di mia invenzione
-  Al secondo anno di James Nick dovrebbe avere davvero quattrocentottanta anni, visto che dovrebbe essere il 1972 (lui è morto nel 1492)
-  Nelle scene con Pix e ai locali di Hogsmeade ci sono solo Sirius e James perché, essendo pomeridiane, sarebbe stato impossibile fare qualcosa in tre lasciando Remus in disparte. Invece loro due spesso agivano da soli, quindi nulla di cui sospettare.
-  Il passaggio segreto dietro lo specchio del quarto piano esiste davvero, anche se non si sa dove sbuchi. Fred e George dicono a Harry di averlo usato fino all’inverno prima, per poi averlo abbandonato a causa di una frana
-  Al binario 9 e ¾ si può accedere anche senza correre, mentre nello specchio no
-  Non è certo che Charlus sia il nome del padre di James, mentre Orion è il padre di Sirius

E credo sia tutto!! Sarò lieta di sapere cosa ne pensate :)

Alla prossima^^
Isidar






   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Isidar Mithrim