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Autore: eppy    29/06/2015    5 recensioni
' Cinque giorni' è il titolo del libro che Carlotta Laurenti, subito dopo essersi liberata dagli impegni universitari e aver conseguito una dignitosa laurea nel settore del giornalismo, decide di scrivere e pubblicare, coronando il sogno di una vita. Le trecentocinquantadue pagine scritte di suo pugno raccontano nei minimi dettagli la storia d'amore di Erica e Marco, sbocciata e appassita come ogni fiore che si rispetti, durante un'estate non ancora troppo lontana. E fin qui tutto regolare, se non fosse che la trama di 'Cinque giorni' rispecchi un po' troppo la sua personalissima e travolgente avventura estiva con Andrea.
E se il libro finesse nelle mani del vero protagonista maschile? E se Andrea, che si è costruito una vita altrove e con qualcun'altro, ricoscesse lo sfrontato ragazzino che è sempre stato, in quelle pagine apparentemente anonime? Cambierebbe qualcosa?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CARLOTTA

" Arrivo amore mio!" il timbro di voce squillante, e concedetemelo, assolutamente fastidioso di prima mattina, della mia coinquilina, mi strappò brutalmente dal mondo dei sogni.
" Anzi, aspetta un attimo..sta uscendo il caffè" la sentii urlare, letteralmente. L'attimo dopo le mie narici percepirono l'inconfondibile aroma di quella sostanza dffondersi nel nostro bilocale, e mi resi conto di averla già perdonata per avermi svegliato in quel modo. D'altronde Erica era fatta così, e io le volevo un gran bene.
" Scusa tesoro se ti ho fatto aspettare ma-" si bloccò di colpo, senza terminare la frase. Pensai che probabilmente Marco, il suo ragazzo, l'avesse interrotta con un bacio, e mi immaginai la scena. Dolce: sì, doveva essere stata proprio dolce.. come sempre. Adoravo quei due come coppia, e proprio per quel motivo mi ero servita di loro come prestanomi per il mio primo romanzo.
" Oh cavoli! Mi scusi, ma non avevo idea che potesse trattarsi di lei"..un momento: non era Marco alla porta?
" Buongiorno signor Dotoli, e mi perdoni per, beh, ecco, per il mio abbigliamento non del tutto consono a ricevere visite"
Lei e la sua ossessione per quel pigiama rosso tempestato di cuoricini!
Okay che ero un'inguaribile romantica anch'io, ma a differenza di Erica, lo ero solo nel cuore..non nello stile. Il mio pigiama era blu, e all'altezza del seno erano stati disegnati due adorabili gattini. Meglio, no?
" Immagino sia qui per incontrare Carlotta..un attimo solo! Intanto lei si accomodi pure."
Ma quanto potevo essere idiota da uno a dieci?
Soltanto in quel preciso istante, mi resi realmente conto della situazione. Mi ero messa a commentare e descrivere il mio pigiama e quello della mia coinquilina, senza riuscire a realizzare, che Dotoli era comodamente seduto sul nostro divano, e stava aspettando me, a mia volta comodamente stesa sul mio letto e impegnata a fantasticare.
Mi sollevai di scatto, e con movimento fulmineo, degno della migliore atleta, mi misi in piedi. Avvertii un leggero giramento di testa, dovuto al mio alzarmi dal letto troppo in fretta, e senza nemmeno preoccuparmi di infilare le ciabatte, corsi in bagno.  Mi scacquai energicamente il viso mentre mi spogliavo, e senza fare caso a dove finissero i miei indumenti, mi chiusi all'interno del box doccia.
Decisi sul momento che non era proprio il caso di perdersi in riflessioni filosofiche sulla vita come spesso mi capitava di fare in quella cabina trasparente, e dopo essermi data una rinfrescata, uscii rischiando pure di scivolare sul pavimento a causa dei piedi bagnati.
Sì, mi ero dimenticata, come al solito, di stendere a terra l'apposito tappetino, e sapevo che un giorno o l'altro avrei finito per fare un bel volo, con tanto di atterraggio d'emergenza incluso, sul pavimento.
" Carloo" probabilmente Erica non sapeva davvero come intavolare una conversazione con il mio editore, motivo per il quale, mi chiamava con voce solo apparentemente, tranquilla e disinvolta. Sapevo bene che non appena Dotoli se ne fosse andato, me ne avrebbe dette di tutti i colori per averla lasciata lì, con il suo pigiama, in quella situazione.
Non appena uscii dal bagno, con l'asciugamano avvolto intorno al corpo, me la ritrovai di fronte.
" Che diavolo ci fa questo qui?" bisbigliò seguendomi in camera
" Non lo so...avevo appuntamento con lui mercoledì mattina, nel suo ufficio!" spiegai, dopo aver indossato l'intimo e un paio di pantaloni di tuta
" Deve essere successo qualcosa, deve aver qualcosa di importante da dirmi, altrimenti non sarebbe venuto senza nemmeno avvisare"
" Non ho idea di cosa voglia, ma sbrigati, ti prego" così dicendo, si alzò dirigendosi verso la porta
" E per l'amore del cielo, Carlotta! Indossa un jeans e una camicia...quello lì sembra appena tornato da un Red Carpet!" mi confidò, servendosi di un tono di voce, che un momento più tardi, si accorse essere non propriamente sommesso
" Ti assicuro che è imbarazzante" aggiunse, questa volta sussurrando davvero e indicando la propria mise.
Io non riuscii a fare a meno di soffocare una risata, e lei mi lanciò un'occhiataccia prima di lasciarmi di nuovo da sola. Seguii il suo consiglio, e mi sfilai sia il pantalone di tuta che la canottiera che avevo indossato, tipico abbigliamento che adottavo ogni qual volta pensavo di trascorrere la mattinata in casa, lasciando il posto a qualcosa di più femminile, e se volete, elegante.
Optai per i miei jeans scuri preferiti, ai quali abbinai una semplice camicia bianca. Poi infilai un paio di ballerine, e per ultima cosa, mi pettinai, prima di uscire dalla mia stanza e recarmi nella nostra cucina-salotto.
Il trucco? No, decisi che non era indispensabile per incontrare l'editore che secondo Erica assomigliava a un modello. Io non volevo far colpo su di lui.
" Buongiorno Carlotta" mi salutò cordialmente, non appena riconobbe la mia figura
" Buongiorno signor Dotoli" risposi educatamente a mia volta, accomodandomi sulla poltrona di fronte a lui, mentre la mia amica se la svignava, facendomi un 'in bocca al lupo' a gesti, prima di lasciarci soli
" Quante volte dovrò dirti di chiamarmi Eugenio, prima che ti decida a farlo davvero?" si informò, quasi divertito
" Credo possa essere sufficiente" dissi, un tantino imbarazzata
" Ci sono novità?" aggiunsi, cercando in tutti i modi di nascondere la mia impezienza nel voler sapere che diavolo ci facesse in casa mia!
" Oh perdomani...non ti nemmeno detto perchè sono qui" si scusò lui, portandosi una mano sulla fronte, come quando ci si ricorda all'improvviso di qualcosa
" Per la verità sì, ci sono novità riguardo al tuo libro" aggiunse subito dopo, catturando tutta la mia attenzione
" E non mi guardare con quella faccia....sta andando alla grande, Carlotta!" a quelle parole non riuscii a fare a meno di distendere le labbra in un sorriso
" Davvero? La gente lo sta acquistando davvero?" chiesi conferma.
Faceva uno strano effetto sapere che persone a me totalmente estranee, impiegassero parte del loro tempo e dei loro risparmi, per leggere la mia storia. Mia in tutti i sensi, anche se pochi erano a conoscenza di quest'ultimo dettaglio; nemmeno Eugenio Dotoli lo sapeva.
" Sì, e sono venuto qui appena ho ricevuto la notizia, ancora prima di recarmi in ufficio, con il preciso intento di portarti a colazione fuori per parlarne in tutti i dettagli. Accetti?"
In quel momento realizzai di aver fatto l'ennesima figura di merda.
" Dio che sbadata! Non ti ho nemmeno offerto qualcosa..perdonami, ma la verità è che mi sono svegliata da poco, e ancora non sono entrata nel pieno delle facoltà-" non mi fece nemmeno terminare "lo avevo intutito" mi fece notare, accennando un sorriso.
" E in ogni caso, ti ho appena proposto di andare a fare colazione fuori" rinnovò l'invito
" D'accordo..andiamo!" mi ritrovai a rispondergli, un po' stupita ma tutto sommato contenta per il mio libro.
Raggiunsi Erica nella sua stanza, e le comunicai la notizia; un attimo dopo io e il mio editore uscimmo di casa. Raggiungemmo a piedi un bar che conoscevo da anni per gli strepitosi cornetti alla nocciola che serviva ai propri clienti a tutte le ore del giorno e della notte, e comunicammo alla cameriera le nostre ordinazioni. Dopo un paio di banali battute sulle previsioni meteo di quella giornata, arrivò il mio amatissimo cornetto.
Lui scelse invece un caffè amaro, e mentre mi riempivo la bocca di zuccchero a velo senza preoccuparmi troppo della mia ingordigia, mi presi un istante per osservare l'uomo che avevo di fronte.
Non che non mi fossi mai soffermata sul suo viso prima di allora, ma quella situazione era alquanto anomala..pareva quasi un imbarazzatissimo appuntamento, e non lo era, non lo era affatto.
E non che Eugenio Dotoli non fosse un uomo piacente, ma non era decisamente il mio tipo. Non sapevo nemmeno quanti anni avesse, ma non gliene avrei dati più di trenta : occhi e capelli castani portati corti, fisico asciutto, sorriso gentile, modi sempre eleganti e stile sempre impeccabile.
Ecco, lui era troppo serio per me. Troppo raffinato. Sempre con la risposta pronta, e sempre esageratamente educato.
Non che io stessi cercando un mascalzone o uno scaricatore di porto, ma un ragazzo semplicemente..normale. Il che vuol dire idiota al punto giusto, ma di quell'idiozia che fa intenerire ed esasperare contemporaneamente; un po' come il protagonista del mio libro in fin dei conti.
Ma poi perchè ero arrivata a formulare quei pensieri? A me Eugenio Dotoli non piaceva in quel senso, e a lui non piacevo io. Era stato gentile nell'offrirmi la colazione, ma in fondo eravamo lì unicamente per parlare del mio libro.
Il mio libro! Quant'era bello poterlo dire...ancora stentavo a credere che nelle librerie di tutta Italia ci fosse un volume con il mio nome scritto sopra...o meglio, il mio fantasioso secondo nome.



ANDREA

Inchiodai proprio di fronte all'abitazione dei miei genitori.
" Attento Andrea! La torta!" mi riprese immediatamente Eleonora, seduta al mio fianco al posto del passeggero
" Ops" dissi semplicemente, curvando le labbra in un sorriso di scuse
" Sei assurdo!" alzò gli occhi celesti al cielo, e con la mano libera aprì la portiera della mia auto
" Aspetta Ele, ti do una mano" esclamai precipitandomi dal suo lato, e prendendo la torta dalle sue mani per permetterle di scendere
" Che bisogno c'era di una frenata del genere? Sei veramente assurdo...qualcuno te lo ha mai detto?" si informò, mentre entrambi ci avvicinavamo al portone
" Tu! Me lo ripeti trenta volte al giorno!" le feci presente
" Perchè lo sei, tesoro mio" addolcì il tono nella parte finale della frase
" Scusa, non l'ho fatto di proposito. E' che ho visto la macchina di papà parcheggiata in mezzo al vialetto un attimo troppo tardi, e sono stato costretto a frenare in quel modo" le spiegai
" Tanto eri tu quello che rimaneva senza torta il giorno del proprio compleanno, se fosse caduta" disse divertita
" Ma non è caduta" le ricordai, un attimo prima che mia madre ci venisse incontro.
Mi abbracciò baciandomi entrambe le guance, e si appropriò di quella ormai famosa torta, lasciando subito dopo spazio a papà, il quale ripetè gli stessi indentici suoi gesti, salvo sparire con il dolce in cucina.
Eleonora seguì mamma in cucina, mentre io mi gaurdavo intorno alla ricerca di mia sorella Laura. Papà mi disse che era in camera sua a leggere, e a quel punto decisi di raggiungerla.
Non la vedevo da qualche settimana, e feci il mio ingresso nella sua stanza, spalancando la porta senza nemmeno preoccuparmi di bussare.
" Da quando hai smesso di ruzzolare giù per le scale per venire a salutarmi quando arrivo a casa?" domandai divertito, mentre mia sorella chiudeva velocemente il libro che l'aveva coinvolta al punto tale da dimenticarsi di me, posandolo sul letto. Feci in tempo a leggere soltanto il titolo : 'Cinque giorni'.
" Da quando tu hai smesso di prendermi in braccio al volo, sollevandomi da terra e facendomi girare in tondo, ogni volta che tornavi a casa" mi rispose a tono, e io risi spensierato.
" Auguri fratelloneeeee" un attimo dopo mi saltò letteralmente addosso, abbracciandomi
" Grazie. Il mio regalo?" la provocai divertito "non c'è nessun regalo" e lei ci cascò in pieno come al solito
" Perfetto: vorrà dira che non ci sarà nessun regalo nemmeno al tuo compleanno" dissi risoluto, guardando di sottecchi mia sorella.
Lei sbuffò, e una ciocca di capelli biondi le finì sul viso; la spostò immediatamente, e mise una mano sotto il cuscino alla ricerca di un pacchetto, probabilmente. In quel momento mi resi conto ancora una volta di quanto mia sorella fosse cresciuta. Era davvero passato un sacco di tempo, da quando aveva smesso di correre per le scale per venirmi ad abbracciare ogni volta che rientravo a casa.
Adesso aveva sedici anni, e altri otto ce ne separavano, quel giorno ufficialmente.
A parte il fatto che lei avesse i capelli biondi, lunghi e lisci, e io castani, corti e ricci, ci somigliavamo somaticamente: avevamo gli stessi penetranti occhi verdi, lo stesso sorriso, e persino la stessa forma delle unghie.
" Uffa! Rovini sempre tutto!" si lamentò porgendomi finalmente il pacchetto "sporco ricattatore" aggiunse, lanciandomi quella che voleva sicuramente essere un'occhiataccia, prima di permettermi di afferrarlo.
Soffocai un'altra risata, e dopo aver preso posto sul suo letto, mi cimentai nello strappare la carta da regalo..dovevo ammetterlo: pur avendo ormai ventiquattro anni, mi comportavo sempre come un bambino con Babbo Natale quando si trattava di regali, soprattutto se a farmeli era la mia sorellina.
" Grazie Laura..è bellissima" esclamai, schioccandole un bacio sulla fronte un attimo prima di liberarmi della maglietta per infilare la nuova.
In quell'esatto istante, la porta della camera di mia sorella si aprì e comparve Eleonora, la mia fidanzata.
" Che fate?" domandò intrufolandosi, facendo un cenno di saluto a mia sorella
" Stavo provando la maglietta che mi regalato Laura..come mi sta?" mi interessai, parandomi davanti a entrambe  
La minore mi fece 'ok' con la mano sinistra, provvedendo contemporaneamente a mettere al sicuro il suo libro da occhi indiscreti. Mi venne quasi da ridere pensando che mia sorella fosse molto più gelosa dei suoi libri, che dei suoi vestiti o delle sue scarpe, come Ele.
" Non male. Magari se fosse stata di una taglia più grande ti sarebbe stata meglio" constatò la maggiore, sporgendosi per aggiustarmi il colletto. Poi alzò il viso fino ad incontrare il mio, e sorrise soddisfatta.
Era bella: pure un cieco si sarebbe accorta che Elenora fosse veramente bella. Con quegli occhi color del cielo, quei boccoli così fitti e così 'definiti' , come li chiamava lei, e quelle labbra carnose, e quel fisico mozzafiato..sì, me l'ero scelta decisamente bene; eppure, non ero sicuro di amarla come si meritava, o che lei mi amasse allo stesso modo.
Forse ero semplicemente io che mi facevo troppe pippe mentali, ma pensavo che entrambi potessimo darci di più di quello che ci donavamo a vicenda. Io una volta, diversi anni prima, avevo dato di più..ma quella era tutta un'altra storia. Archiviata, superata, dimenticata.
Adesso avevo Eleonora, che i miei adoravano...e che mia sorella Laura non stimava particolarmente. Ma si trattava della mia vita, a decidere ero io, e avevo scelto lei.
" Comunque ero venuta per avvisarvi che è quasi pronto" annunciò, lisciandosi la gonna che aveva indossato per l'occasione
" Hai cucinato tu per caso?" domandò mia sorella, fingendo indifferenza
" No..tua madre non ha voluto sentire ragioni" spiegò la mia ragazza
" Scommetto che ha preparato il piatto preferito per il suo bimbo" tornò alla carica la più piccola, stringendomi le guance con la chiara intenzione di prendermi in giro
" Ei, é il mio compleanno! Me le merito un po' di coccole!" protestai
" Dio..quando fai così sembri veramente un bambino, Andrea" osservò Eleonora, il tono era divertito, ma io la conoscevo abbastanza da sapere che non le andava particolarmente a genio il modo in cui mi comportassi da idiota con mia sorella.
" Vi aspetto di sotto" aggiunse subito dopo, rivolgendoci un sorriso, prima di sparire dalla nostra vista
" Arriviamo" gridai di rimando, quando lei era già sulle scale.
Cinque minuti dopo io e mia sorella prendemmo posto a tavola, accanto ai nostri genitori ed Eleonora. Divorai tutto quello che mia madre mi aveva preparato, a quando arrivò la fatidica torta, ero già sazio. Ma non me ne feci un problema.
Non appena mamma la portò a tavola, notai che da un lato era un po' ammaccata, e nemmeno a dirlo, i miei occhi verdi si scontrarono con quelli della mia ragazza, e ci capimmo al volo.
' Guarda che hai combinato!' mimò con le labbra
A quel punto la raggiunsi dall'altra parte del tavolo e le circondai i fianchi con le braccia, parlandone nell'orecchio "giuro che se non la smetti di lamentarti per quella frenata di emergenza, ti ci butto di faccia dentro" sussurai, continuando a sorridere ai miei genitori. Lei mi guardò come se avessi appena bestemmiato, e io mi allontanai divertito, richiamato da mia madre per la tradizionale foto di compleanno.
Più tardi, seduto sul divano tra mia sorella e la mia ragazza, costretto a sorbirmi una soap opera che piaceva a entrambe (unica cosa che avessero in comune), mi concessi qualche istante per osservare la mia famiglia ritratta in quella foto. Fu il leggero bacio che Eleonora mi stampò all'angolo delle labbra a riportarmi di nuovo alla situazione presente , che in tutta sincerità era di noia mortale...ma sopportavo per loro due.
 
 










BUONSALVEEEEEE!!!
Ecco il primo capitolo della mia nuova storia ;)
Allora? Che ne pensate? Vi ha incuriosito almeno un po', o è un fiasco totale?
Qualunque sia il caso, vi prego, fatemelo sapere :DDD
Un bacione, e a prestooooooo <3<3<3<3
 
 










  
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