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Autore: alix katlice    30/06/2015    5 recensioni
[ Thomas/Newt | modern AU | long ]
Un caldo pomeriggio è lo spettatore di un ritorno inaspettato: è Newt, il migliore amico di Minho che si è trasferito in un altro stato due anni fa, un nome che Thomas non ha mai sentito prima d'ora.
Immediatamente capisce che qualcosa sta per cambiare: la domanda è, come?
Il trasferimento di quello strano ragazzo dai capelli arruffati è avvolto nella nebbia, i suoi amici non rivelano nulla a riguardo e, contemporaneamente, Newt potrebbe diventare per lui più importante di quanto aveva pensato sarebbe stato...
Complicato per il nostro Tommy, eh?
« Io non... non voglio parlare di questo. Non è quello che voglio dirti. Non voglio che tu sappia cosa è successo perché ho paura ch- che non mi guardaresti più nel modo in cui mi guardi ora. Avresti lo stesso sguardo di tutti gli altri. Voglio solo che mi perdoni, perché sono solo un egoista del cacchio, ma io... io non ce la faccio. Ti amo perché sei l'unico che riesce a farmi respirare, sai, Tommy? »
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Newt, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Please, don't take my sunshine
away;





 






Quarto Capitolo

 

"You are my sunshine,
my only sunshine,
you make me happy when skies are grey.
You'll never know, dear, how much i love you,
please don't take my sunshine away."

 








 

La mattina seguente, quando Thomas si svegliò, fu avvolto immediatamente da una sensazione di intenso freddo.
Si mise a sedere lentamente, stropicciandosi gli occhi e poi sbadigliando: si strinse nelle lenzuola quando si accorse che la finestra della camera era spalancata e che... Newt non era accanto a lui.

Per un breve ed iniziale momento, fu travolto dal panico. Poi si rese conto che probabilmente l'amico si era solamente diretto in bagno, o magari in cucina, per fare colazione.
Le sue intuizioni si rivelarono corrette quando, infreddolito e con i piedi nudi, si incamminò verso la cucina e sentì nell'aria l'odore di caffé appena fatto e di pancakes. Ed infatti Newt era lì, che smanettava con padelle e cucchiai, completamente concentrato ed immerso nella cottura. Thomas si sedette al tavolo tentando di far più rumore possibile, per fargli capire di non esser più solo nella stanza.
Quando Newt si voltò, Thomas pensò di star per avere un attacco di cuore. Il suo sorriso era la cosa più bella che avesse mai visto.
« Ben svegliata, Aurora! » esclamò, avvicinandosi e stampando un bacio sulla guancia di Thomas, Thomas che diventò un peperone non appena l'amico si allontanò leggermente, e che tentò per i seguenti due minuti di non guardarlo in faccia.
« Aurora? » domandò, per distrarsi.
« Ma sì, Aurora, la Bella Addormentata. Non dirmi che non hai mai visto la Bella Addormentata nel bosco della Disney, Tommy, perché potrei commettere un omicidio. »
Thomas si limitò a scrollare le spalle e Newt fece finta di star per svenire, appoggiandosi al bancone dei fornelli con una mano e portando l'altra sulla fronte, in un gesto da vero teatrante.
« Cacchio, non ci credo. Abbiamo trovato cosa fare la prossima volta. »
Thomas sorrise ed annuì. Guardare la Bella Addormentata nel bosco non rientrava nella sua top 10 di cose da fare -ma nemmeno nella sua top 20, ma guardarlo con Newt? Acquisiva immediatamente almeno una quindicina di posizioni in più.
Mangiarono i pancakes con lo sciroppo d'acero e Thomas bevve il caffé che Newt gli aveva preparato (cosa che apprezzò davvero molto, visto che l'amico invece beveva solamente latte di mandorla e aveva una repulsione verso anche solo l'odore del caffè). Lo salutò con un abbraccio un po' troppo lungo e con la promessa che l'indomani si sarebbero visti a scuola e che dopo avrebbero guardato la Bella Addormentata nel bosco.
 

*


« Eh andiamo, cosa avete fatto? Siete andati a letto insieme? »
« Che caspio, Teresa, ti ho detto che ci ho solo dormito! »
« Non è possibile, la tensione sessuale è troppa e palpabile. Cosa diamine avete fatto? »
« Scommetto su un bacio. »
« Aris, non ti ci mettere pure tu. »
« Ma che bacio, la vergine santarellina qui secondo me gli ha fatto almeno un pomp-... »
« BRENDA. »
Thomas, in linea di massima, adorava i suoi amici. Quel giorno però Teresa, Brenda ed Aris sembravano essersi coalizzati contro di lui, e provare sentimenti positivi nei loro confronti era difficile.
« Va bene, va bene » concesse alla fine Teresa, mostrando i palmi delle mani agli altri due per concedere a Thomas una tregua « ma almeno ti rendi conto che in questi giorni sembrate una coppietta affiatata? »
Per qualche secondo, lui la guardò perplesso. Osservò anche gli altri due, che erano seduti dall'altro lato del tavolino, e poi tentò di far ordine nei suoi pensieri.
Effettivamente, non avevano torto.
Erano passate due settimane da quella volta dopo il concerto in cui avevano dormito insieme, e da allora si erano visti praticamente tutti i giorni dopo la scuola. In più, il contatto fisico fra loro si era moltiplicato. Spesso Thomas si rendeva conto di star tenendo la mano di Newt e non ricordava quando l'avesse afferrata. Si abbracciavano, si sfioravano, si guardavano. Thomas aveva a casa sua più di tre magliette che gli erano state prestate da Newt in momenti in cui il primo aveva avuto bisogno di un cambio.
« Forse hai ragione » mormorò alla fine Thomas, ancora incerto se potesse essere felice o no per la nuova svolta che il loro rapporto aveva preso.
 

*


Per diverse settimane, tutto era andato per il meglio, invariabile.
Thomas si era reso conto che la sua cotta infantile per Newt si stava pian piano tramutando in qualcosa di più duraturo, un sentimento più viscerale. Non era spaventato dalla faccenda, sin dal primo momento nel profondo aveva saputo che ad un certo punto il cambio sarebbe avvenuto, e stava affrontando tutto con filosofia.
Ne aveva cominciato a parlare con Teresa, cosa che prima si rifiutava di fare. Le chiedeva consigli, le parlava di come si sentiva, accettava opinioni.
I momenti belli erano molti. Thomas pensò in più di un'occasione di star vivendo il momento più felice della sua intera esistenza. Non mancavano nemmeno i momenti brutti, ovviamente: come quella volta quando Newt gli confessò che gli sarebbe piaciuto essere di più.
« Mi piacerebbe poter essere di più, per te. »
Questo Newt glielo disse un giorno di pioggia, mentre si trovavano al parco e si erano rintanati sotto la veranda di un vecchio bar abbandonato. Seduti spalla contro spalla su una panchina verde, osservavano le pozzanghere e le gocce di pioggia cadere in esse, i cerchi concentrici che producevano. Appena Newt parlò, per un po' Thomas non seppe proprio come replicare.
In che senso, mi piacerebbe poter essere di più per te?
« Cosa vuoi dire? » gli domandò, voltando subito lo sguardo al suo viso.
Newt non lo guardava. Aveva gli occhi tristi ed indossava un sorriso spento, canzonatorio.
« Sono polvere. Sono solo polvere. »
Thomas non era proprio una cima, con le metafore. Capì però ciò che stava per accadere grazie al modo in cui Newt torceva le dita e continuava insistentemente a non volerlo guardare in faccia.
« Tu sei una specie di stramaledetto sole ed io sono solo polvere sporca, capisci? »
Thomas continuava a non capire cosa avesse fatto per rendere il suo amico così malinconico, quel pomeriggio, ma più lo guardava più si rendeva conto che probabilmente quello era un suo momento down. Aveva assistito ad alcuni di essi in passato, ma solitamente raggiungevano il loro apice con Newt che si incazzava di brutto con qualcuno, non con Newt che si disperava e farneticava.
Lo rincuorò di poco il pensiero che si stesse comportando diversamente dal solito perché teneva a lui, ma si rese presto conto che non era un pensiero che riusciva a tirarlo su di morale, affatto.
Attese qualche altro secondo in silenzio, per permettergli di parlare.
« Non ti merito, Tommy, è questo quello che voglio dire. Tu sei una bellissima persona ed io... sono una merda, davvero. Faccio soffrire le persone, faccio preoccupare sempre tutti. Vorrei essere di più, per poterti rendere felice come meri-... » e Newt fu costretto ad interrompersi.
Thomas lo aveva afferrato per la maglietta e lo aveva abbracciato, come tante e tante altre volte.
Eppure, Thomas non capì mai il perché, quella volta fu diverso. Newt si aggrappò a lui con disperazione e si strinse al suo petto, quasi come se volesse scomparire (dimenticare, perdonarsi?): e Thomas lo lasciò fare.
 

*





 




Alice's Space (ovvero la mente bacata che ha partorito questa storia):
Hello, people! *saluta con la manina*
Io sento che nessuno mi perdonerà mai per i sei mesi di ritardo con cui pubblico questo capitolo, me lo sento davvero. Voglio chiedere scusa, ma è stato un periodo difficile, con la scuola, per me... difficile in generale. Amo scrivere, amo questa storia, ma non riuscivo ad andare avanti (non ne avevo il tempo, la voglia, le forze). Ora però siamo in estate e sono tornata! Manca un capitolo al termine della storia più l'epilogo, e voglio ringraziare tutti quelli che leggeranno silenziosi, recensiranno, preferiranno, ricorderanno e seguiranno la mia storia. Vi ringrazio davvero molto.
Parlando del capitolo, è il più corto che io abbia mai scritto ed anche quello più di passaggio, ma non me la sentivo di ricominciare a pubblicare con un capitolo impegnativo e quindi ecco qui, questi piccoli tre paragrafi un po' sottotono rispetto al solito. Ci ho pensato e ripensato, e sono giunta alla conclusione che va bene così. Questa è una storia di pochi capitoli e molto importante per me, ricominciarla era fondamentale, ricominciarla bene ancor di più: il pensiero di poter scrivere un capitolo lungo e corposo mi piaceva, ma che senso avrebbe avuto produrre un capitolo del genere per poi vedersi come risultato una schifezza?
Quindi, mi son detta. Ricomincia con calma, Alice. Getta le basi. Infatti in teoria questa storia avrebbe dovuto avere solo quattro capitoli. Aggiungendo questo, ci ritroviamo a cinque, più prologo ed epilogo. Ma va bene così!
Okay, la smetto di assillarvi. Un bacio a tutti e alla prossima (che sarà in tempi brevi, spero!).

Alice.

 

  
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