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Autore: lunettaop    01/07/2015    3 recensioni
Sebastian Michaelis, è il ricco amministratore delegato della Michaelis Enterprises.
Nonostante la sua vasta fortuna e la bella vita che conduce c’è qualcosa che preoccupa l’uomo: sulla famiglia Michaelis grava una maledizione. Tutti gli uomini della famiglia sono morti prima di raggiungere i trent'anni. Lo stesso vale per il padre di Sebastian, morto quando questi era ancora un ragazzo e di cui continua ad avere un sogno in cui il padre, inseguito da un gigante furioso, gli intima di scappare.
Sebastian continua quindi a condurre una vita il più salutare possibile, aiutato dal suo fedele maggiordomo Tanaka e dal suo braccio destro Claude Faustus.
Una sera Sebastian riceve la visita di Ciel, un misterioso ragazzo che lo accusa di essere un ladro e un assassino e di aver riportato alla luce una tomba che non sarebbe dovuta tornare alla luce, per poi svanire nel nulla.
La sua vita da quel momento in poi cambierà.
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[Ispirato alla favola di Jack e il fagiolo magico]
SebastianxCiel
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Claude Faustas, Regina Vittoria, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dopo l'esplosione delle fiale, Ciel e Sebastian comparvero improvvisamente nel bosco in cui il corvino aveva scalato la pianta di fagiolo.
 “Siamo passati” asserì Ciel affannato, ancora stretto a Sebastian.
“Passati?Passiti dove? ATTENTO!” urlò scandando Ciel. Erano finiti sulla strada vicino al bosco e Sebastian aveva appena salvato Ciel da un pullman.
Si guardarono attorno con aria smarrita.
“Siamo a casa. C’è l’abbiamo fatta! Grazie mi hai salvato!” esclamò Sebastian prendendo in braccio Ciel.
“Sebastian aspetta, non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo trovare i tesori” gli suggerì Ciel cercando di rimanere concentrato.
“Non crederai che ci seguiranno fin qui?” ipotizzò Sebastian.
Ciel sospirò: “Altroché se lo faranno.”
“Quanto abbiamo di franchigia?” chiese il moro.
Ciel si sfregò il mento: “Fammi pensare, dunque, se conti il tempo per organizzare una pattuglia... trenta secondi circa” spiegò il giovane.
“Trenta secondi!? Solo trenta secondi.” disse il corvino allarmato.
”Trenta secondi lassù. Quaggiù invece saranno... tre ore e due secondi” precisò il giovane audace.
“Wow, sei incredibile” sussurrò Sebastian, facendo sorridere il ragazzo.
In quel momento gli avrebbe dato l'ennesimo bacio da togliere il fiato, ma
per il momento doveva concentrarsi sul da farsi.
“Dai il castello è da questa parte andiamo” suggerì il moro prendendo per mano Ciel.
“Sebastian, abbiamo un’altra cosa da considerare” gli fece notare il giovane.
“Eccola qui, la pianta del fagiolo o quel che ne resta” disse il moro guardandola.
“E’ stata recisa. L’hanno abbattuta di proposito” osservò Ciel.
“Chi sarà stato? Come hanno fatto così in fretta” pensò Sebastian a voce alta.
“E… p-proprio quello che cercavo di dirti” balbettò il ragazzo.
“Andiamo, siamo quasi arrivati” ma Sebastian non lo ascoltò e riprese a correre.
“Aspetta… Sebastian” cercò di avvisarlo.
I due si fermarono guardando il panorama di fronte a loro. Sebastian restò a bocca aperta.
“Mi dispiace, ti volevo appunto avvertire” proferì Ciel osservandolo.
Davanti a loro c’era una grande città con palazzi enormi, con insegne tecnologiche, tutto diverso dalla città che Sebastian si era lasciato alle spalle, prima di partire.
“Quanto siamo mancati?” chiese Sebastian.
“Nel mio mondo una settimana” rispose Ciel guardando i palazzi.
“Vale a dire sette anni” constatò Sebastian.
“Andiamo” annuì deciso portante Ciel con sè.
Appena arrivarono in città, Sebastian prese un cappotto blu dal seggiolino di un trenino di una giostra e lo mise addosso a Ciel, per nascondere i suoi abiti ed entrarono nel palazzo che una volta apparteneva a Sebastian.
C’era una festa, con tanti poliziotti appostati da guardia.
“Posso esservi utile?” disse una donna poliziotto alla reception.
“Sì, voglio vedere Claude” rispose Sebastian.
“Come scusi?” ripetè la donna.
“Claude Faustus, lavora ancora qui?” domandò Sebastian.
“Non è rintracciabile in questo momento. Se mi lascia il numero gli farò avere un messaggio” asserì la donna.
Ciel lanciò un’occhiataccia alla donna. “Tsk, il numero”sussurrò fra sé e sé, infastidito e ingelosito.
Sebastian prese il portafogli e uscì la tessera di riconoscimento.
“Eccomi, Sebastian Michaelis, il presidente”
La donna osservò la tessera con attenzione e senza rispondere  li fece accomodare in una stanza.
“Senta è una questione molto urgente, crede sia possibile contattarlo telefonicamente?” gli chese il corvino cercando di accellerare i tempi.
“Dovete aspettare qui” rispose la poliziotta chiudendo la porta.
Ciel iniziò a guardarsi intorno.
“Mio dio, 7 anni. Ma allora scusa… Ciel! Ho 33 anni ormai, ho fregato la maledizione dei Michaelis” disse inseguendo Ciel per la stanza.
“No, non hai 33 anni, qui sono passati 7 anni è vero però… sei più vecchio solo di 7 giorni” spiegò il giovane fermandosi davanti ad un quadro. Era il ritratto della contessa e portava lo stesso ciondolo di Ciel, il quale sgranò gli occhi toccando il ciondolo che aveva al collo.
“E’ vero, non ho fregato un bel niente. E secondo il ritratto, sono già morto. Non mi somiglia neanche un po’” commentò quando la porta si aprì.
“Buonasera, Charles Grey supervisore della sicurezza interna” disse l'albino avanzando verso di loro.
“Avevo chiesto di parlare con Claude.”
“Il presidente non è disponibile, signor?”
“Michaelis. Il presidente, ho sentito bene?” ripetè Sebastian accigliandosi.
“Signore... Sebastian Michaelis è scomparso 7 anni or sono ed è stato dichiarato  legalmente defunto-“
“Sì questo lo vedo anche io, ma sono qui in carne e ossa!” alzò il tono di voce mentre  Ciel continuava a girare per la stanza.
“Non so che dirle signore-”
“No ora mi stai a sentire” gli intimò Sebastian prendendolo per un braccio. “Il terreno su cui avete costruito questo baraccone è ancora mio, anche se sono legalmente defunto come dici. Quindi se non mi porti subito qui il signor Faustus andrò a cercarlo di persona” esordì il corvino, avendo perso completamente la pazienza.
“Signore si calmi, ora vedrò cosa posso fare” concluse Charles uscendo dalla stanza.
“Tsk, Claude presidente. Sono ufficialmente spodestato” commentò con le mani sui fianchi.
“Perdiamo ore preziose così. Qui non c’è niente da fare, quell’uomo non ti chiamerà il tuo presidente” proferì Ciel.
“Vuoi vedere?” lo sfidò Sebastian andando verso la porta.
Ciel sbuffò seguendolo con lo sguardo. Uscendo dalla porta Sebastian vide Charles salire velocemente le scale con dei poliziotti: “Venga qui signor Michaelis!”
Chiuse subito la porta e si rivolse verso il giovane: “Avevi ragione, andiamo!” lo prese per mano e  insieme saltarono dalla finestra.
“Sfondate questa porta!” ordinò Charles ma quando entrarono i due erano spariti.
Charles si diresse verso Claude, il quale stava parlando con degli ospiti.
“Signore permette una parola?” sussurrò all’orecchio di Claude. “C’è un uomo che afferma di essere Sebastian Michaelis.”
“Che cosa!? E’ impossibile è morto. Cosa ti ha detto esattamente?” chiese allarmato.
“H-ha detto solo che le voleva parlare con urgenza signore, la somiglianza è impressionante” ammise l'albino.
Claude in quel momento ebbe paura, vera paura, come mai in quegli anni. "Adesso vai, tienimi aggiornato" ma una degli ospiti gli offrì da bere catturando la sua attenzione e la seguì, lasciando Sebastian alle spalle.
 
 
 
 
Nel frattempo Ciel e Sebastian arrivarono alla villa della contessa con un taxi.
“Dovremo forzare il lucchetto” sussurrò Sebastian, mentre Ciel aveva già scavalcato agilmente il cancello.
“Oh, perché non scavalchiamo invece” il corvino scrollò le spalle sarcasticamente, imitandolo.
Arrivando all'entrata Sebastian bussò alla porta: “Ehilà! Allora non c’è nessuno in casa!?”
“Che volete è notte fonda” rispose un uomo dietro la porta.
“Sto cercando la contessa Vittoria” rispose Sebastian.
“Desolato, la contessa è morta più di 60 anni fa. Buona notte.” asserì l'uomo.
 “Come può essere?” sussurrò Sebastian guardando Ciel. “Un momento… Tanaka?” riconobbe la voce del suo maggiordomo.
La porta si aprì, improvvisamente, affacciando la figura dell'uomo: “Sebastian?”
“Tanaka! Sono io!”
“Sebastian!” esclamò Tanaka spalancando la porta; Sebastian gli si fiondò addosso abbracciandolo. “O mio Dio Sebastian! Ma allora sei vivo!”
“Che cosa fai qui Tanaka?” gli chiese il corvino.
“Aspetta fai entrare il signorino” disse il maggiordomo accompagnando Ciel dentro.
“Sapevo che non eri morto, per via della maledizione. Prego accomodatevi” fece l'uomo.
“Vivi qui?” domandò Sebastian.
“Sì certo. Ma ora voglio sapere tutto, insomma che ti è successo, si può sapere dove sei stato in questi 7 anni?” chiese Tanaka andando verso il camino con le mani ai fianchi.
“E’ una lunga storia” rispose Sebastian in un sussurro.
Tanaka sorrise guardando verso la poltrona, prese la mano di una donna e l’aiuto ad alzarsi.
“Vittoria?” sibilò il moro sorpreso.
“Certo, sono io!” rispose la donna contenta.
“Ma Tanaka che centra, che ci fa qui?” continuò a chiedere il corvino.
“Sono moltissimi anni ormai che Tanaka è al mio servizio. Aveva il compito di occuparsi di te e di tenermi informata sui tuoi progressi” spiegò Vittoria.
Sebastian sorrise: “Oddio scherzi?” disse andando verso di lei abbracciandola.
“Sei stato nel loro mondo? Hai visto quelle meraviglie? Sapessi quanto ti invidio” fece la donna.
“Rimarresti delusa, è un posto orribile. I lutti della nostra famiglia non sono niente in confronto alle loro sofferenze e la colpa è nostra” la informò tristemente.
“Sebastian, c’è rimasto pochissimo tempo”proferì Ciel attirando la loro attenzione.
“Ciel, la contessa Vittoria. Zia ti presento Ciel” disse Sebastian.
La contessa e Ciel si guardarono a lungo come si conoscessero già. “Oh vedo che hai trovato un giovane collo per il medaglione che ti ho dato” osservò Vittoria.
“Apparteneva a lui” spiegò Sebastian toccando il medaglione al collo di Ciel; ogni scusa era buona per toccarlo.
“L’avevo regalato a Sebastian” rispose Ciel.
Vittoria sorrise: “Oh tu l’hai conosciuto, allora provieni da lassù?” chiese la donna ammirata da tanta bellezza.
“Ha distrutto il mio mondo” sussurrò il ragazzo con voce rotta.
Vittoria si sedette sospirando: “Oh, perdonaci.”
“No, lui si riferisce al primo Sebastian, quello di 400 anni fa” specificò Sebastian.
“Lo so a chi si riferisce… lo allevato io” confessò Vittoria scioccandoli.
“L’hai allevato tu?” chiese il moro confuso.
“Il povero, giovane, incauto che scalò la pianta del fagiolo, nel lontano 1611, era mio figlio” rivelò la donna.
“M-ma come può essere?” sussurrò Sebastian inginocchiandosi davanti a lei.
“I tentacoli di una maledizione sono infiniti Sebastian, spaventosi. La mia condanna è stata quella di veder morire mio figlio e suo figlio dopo di lui. Li ho visti morire uno dopo l’altro, sopravvivendo a tutti” spiegò Vittoria, disgustata.
Sebastian era sconvolto, Ciel aveva gli occhi lucidi per la storia della donna.
“Il mio peccato, forse il più grave di tutti è stato… il mio grande amore di madre” disse prendendo l’uovo d’oro conservato per 400 anni. “Quell'irrefrenabile, tremenda smania che ti assale… di esser fiera a tutti i costi di tuo figlio.”
 
 

 
“C’è l’abbiamo fatta! Non vivremo mai più di stenti!” esclamò la madre di Sebastian.
Kelvin non morì del tutto, era rimasto immobile a terra, senza poter parlare, ma guardava Sebastian con degli occhi che chiedevano aiuto.
“Completiamo l’opera, finiscilo figlio mio!” lo incitò la donna.
“Non me la sento, madre” sussurrò il ragazzo, dispiaciuto per il gigante.
La madre a quel punto prese l’ascia e chiudendo gli occhi colpì a morte il gigante Kelvin.

 
 
 
 
“No, no… ma zia” scuotè il capo Sebastian.
“Tu… l’hai ucciso tu?” domandò Ciel ringhiando.
Vittoria si mise una mano in volto: “Sono stata io e sono stata io a spingere mio figlio a commettere quelle azioni. Pensavo solo a me stessa, alla mia ricchezza e al mio prestigio e ora anche tu morirai a causa mia” confessò prendendo il viso di Sebastian. “Non riuscirò a sopportare un altro lutto." 
"Io non morirò se ci aiuti a trovare l’oca e l’arpa, la catena si potrà spezzare se le riporteremo indietro” la informò il nipote.
“Ne sei sicuro?” chiese Vittoria sorpresa.
“Certo” annuì sorridendole.
“Allora dovete trovarle subito.”
“Ma abbiamo poco tempo, pochissimo tempo” osservò Ciel.
“Tanaka! Prepara la macchina!” esclamò Vittoria alzandosi dalla poltrona.
“Agli ordini Madame” disse l'uomo inchinandosi.
“Ho un mio piano. Non vedo l’oca e l’arpa da secoli. C’è una vecchia miniera nei sotterranei del castello, veniva utilizzata per nascondere i tesori di famiglia ogni volta che scoppiava una guerra. E’ un nascondiglio perfetto e insospettabile, soprattutto per custodire un’oca dalle uova d’oro. C’è una porta segreta per accedere alla miniera, solo la nostra famiglia ne era a conoscenza” spiegò Vittoria sperando di essere utile.
“Grazie zia” proferì Sebastian dandole un bacio, prese Ciel per mano e andarono via.
“Vai Sebastian, spezza finalmente questa dannata maledizione” disse Vittoria speranzosa.
“Sono sicuro che ci riuscirà” constatò Tanaka abbracciandola da dietro.
 
 
 
 
 

Angolo dell’autrice
 
 

Ok! Siamo alla resa dei conti ormai.
Vittoria ha dato le giuste dritte a Ciel e Sebastian.
Speriamo riescano a trovare i tesori prima dell’arrivo dei giganti °O°
Ma quanto sono carini Vittoria e Tanaka u.u ihihih una coppia che non si mai vista nelle fanfiction di Kuro ^^
D’accordo vi do appuntamento al prossimo capitolo!
Kissolotti. 





 
   
 
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