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Autore: TyshaLannister    02/07/2015    0 recensioni
Nella prima stesura, Lysandra era troppo Mary-Sue. Quindi si ricomincia, cambiando la storia. Il prologo rimarrà simile in alcune parti, ma gli altri capitoli saranno tutti nuovi.
Lysandra Payne è un'orfana, figlia di uno dei cavalieri di lord Tywin Lannister, cresciuta a Castel Granito. L'unica persona che le abbia mai dimostrato affetto e che si sia preoccupata per lei è Tyrion. Questo fino al giorno in cui la bambina diventa una donna: un matrimonio combinato che può cambiare le loro vite; una fuga dal dovere e dall'onore. Ma dove puoi scappare, quando quello che più temi è anche quello che può salvarti?
Dal Prologo:
“Volessero gli Dei” sembrava così mesto mentre mi parlava “Ma non temere. Sei solo una bambina. Il matrimonio non avverrà che fra molti anni e, se i Setti ci assisteranno, non avverrà mai”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaime Lannister, Nuovo personaggio, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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1 298° anno dopo la Conquista del continente

Ero nella mia camera, intenta a leggere, con la mia septa che sonnecchiava in un angolo. Neanche nella mia camera la sorveglianza si allentava, come se tutti temessero che potessi fuggire da un momento all’altro. Ma fuggire dove? E, soprattutto, perché? Scossi la testa infastidita da quei pensieri, incapace del trattenermi dal ridere di tutti loro.
Da quando mi era stato rivelato il nome dell’uomo che avrei dovuto sposare, sembrava che tutti attendessero un mio colpo di testa, come se non sapessi da sempre che altri avrebbero scelto per me l’uomo con cui passare il resto della mia vita. Possibile che nessuno capisse che non aveva importanza alcuna, visto che la scelta non sarebbe mai stata mia?
“L’uomo che nessuna nei Sette Regni vorrebbe come marito” le parole di Tyrion mi risuonarono nelle orecchie, anche a distanza di quattro anni. Allora non avevo saputo cosa rispondere a quell’affermazione, ora potevo dire che era falsa e sciocca. Quale nobildonna poteva dire “non voglio lui come marito”, visto che in realtà a ben poche di noi era concesso conoscere veramente il proprio promesso prima del giorno delle nozze?
Anche se vivevo in una specie di clausura continua, non ero così stupida come pensavano tutti. Leggevo molto e qualcosa del mondo avevo capito, attraverso i libri di storia. Per quello che riguardava i fidanzamenti, avevo imparato ancora di più dalle giovani figlie degli alfieri dei Lannister. Tutte prese a parlare di quel giovane o di quell’altro, basandosi solo sull’aspetto fisico, ignorando come realmente fossero.
Ricordavo ancora come sembrava felice Aaliyah Spicer quando era andata in sposa al figlio di Lord Serret. Lo definiva “bello come un principe delle favole”, peccato che la sua favola fosse finita prima di cominciare. Già il giorno dopo il matrimonio, la sorpresi a piangere fra le braccia di un’altra ragazza: il marito, la prima notte di nozze, non era stato molto “gentile” e quando lei aveva cercato di divincolarsi, l’aveva colpita con uno schiaffo. Un perfetto principe delle favole, proprio.
Provavo pena per quelle ragazzine con la mente piena di favole e ballate, incapaci di distinguere la fantasia dalla cruda realtà del nostro stato di “merce di scambio”. L’ultima moda, fra quel branco di sciocchine, risaliva al recente viaggio di una delle figlie di Lord Brax ad Approdo del Re. Ora sospiravano tutte per Loras Tyrell, il Cavaliere di Fiore, il ragazzo “più avvenente dei Sette Regni”. Mi chiesi oziosamente quale brutta sorpresa si celasse dietro un matrimonio con il rampollo dei “Protettori del Sud”.
Sorrisi, pensando a quanto fossi cinica e che la cosa avrebbe divertito molto una persona di mia conoscenza, che me lo avrebbe rinfacciato, prima di sbottare con un’osservazione ancora più cattiva della mia.
Dopo tutto questo, qualcuno ancora credeva che mi spaventasse la prospettiva di sposare… Il mio pensiero fu interrotto da una serie di colpi leggeri alla mia porta. Chi poteva essere? Alzai gli occhi al cielo e sospirai. Quasi sicuramente una delle altre lady del castello aveva deciso di invitarmi ad unirmi a loro per bere latte e miele, ingozzarsi di pasticcini e sparlare delle persone che conoscevamo. Avrei dovuto far notare a un paio di loro che tutti quelle chiacchiere farcite di dolcetti avevano fatto perdere loro il fisico slanciato che tanto piaceva ai cavalieri.
Sospirai di nuovo e mi dissi che dovevo trovare una scusa convincente e cortese per evitarle di nuovo. “Avanti” dissi, notando il leggero ronfare della septa che non si era ancora destata. Mi alzai di scatto, rovesciando la sedia, quando vidi sulla mia porta comparire non il viso giocondo e sorridente di qualche sciocca dama, ma qualcuno che non vedevo più molto spesso.
La septa si svegliò per il trambusto e cominciò ad esclamare “Cosa sta succedendo? Cosa… Lord Tyrion”.
“Mio signore” mi sbrigai a salutare io, chinando rispettosamente il capo. Non gli chiesi nulla, era una tale gioia poterlo vedere che non pensai minimamente a rovinare quel raro evento con domande futili.
“Lady Lysandra” mi salutò rispettosamente lui, chinando il capo a sua volta “Potrei parlarvi in privato un istante”.
La septa si impettì e sembrava pronta a un diniego deciso nei confronti del figlio minore di Lord Tywin. Tyrion la prevenne girandosi verso di lei e sorridendo “La porta rimarrà aperta, voi potrete osservarci dalla soglia e ci sarà sempre il tavolo fra me e la vostra protetta” le assicurò indicandole la porta.
Septa Chelle lo accontentò, con il volto scuro di chi non approva ma non ha l’autorità per impedire ad un Lannister di fare quello che vuole. La richiesta di Tyrion mi sorprese alquanto e il cuore cominciò a galoppare, poiché presagivo che fosse venuto a darmi una notizia importante.
Per vincere l’imbarazzo del momento mi chinai e raccolsi la sedia, ponendomi dietro di essa, come a mettere ancora maggior distanza fra di noi. Non volevo certo che Septa Chelle decidesse che eravamo troppo vicini e ponesse fine al nostro incontro.
“Ditemi, mio signore” gli chiesi con un sorriso “Di cosa volevate parlarmi?”
Tyrion si avvicinò al tavolo, voltò il libro verso di sé e lesse il titolo “Lettura interessante. “Fuochi della Fortezza”*, un libro che io stesso ho letto molte volte” mi disse, approvando le mie letture “Lo troverete molto avvincente, piccola mia. Peccato che non sia giunto integro fino a noi”.
“Siete venuto qui per informarvi delle mie letture?” il sorriso che gli regalai rese la mia battuta meno velenosa.
“No” convenne lui con un sorriso, per tornare subito serio “Lord Arryn è morto”.
“Il Primo Cavaliere è morto?” chiesi, alzando un sopracciglio “Certo non era più nel fiore dell’età, ma come tale notizia riguarda questa “piccola” lady?”.
Tyrion ignorò la mia rimostranza per il suo vezzo di chiamarmi “piccola mia”, nonostante ormai fossi una donna di diciassette anni, e riprese come se non lo avessi interrotto “Re Robert ha deciso di partire con un seguito molto nutrito per andare a visitare il suo vecchio amico, Lord Eddard Stark. Sono stato invitato ad unirmi a loro e ho deciso di accettare. Non ho mai visto il Nord e credo che sarà un viaggio interessante”.
Il mio sorriso si fece sarcastico e gli feci l’occhiolino “Devo dedurne che vostro padre ha proposto nuovamente una data per il matrimonio?” gli chiesi resistendo a stento ad esplodere in una risata. Ormai da quattro anni, Lord Tywin cominciava a parlare di una probabile data di matrimonio e Tyrion partiva per qualche viaggio che non poteva assolutamente rimandare.
“Non ho la minima idea di cosa voi stiate parlando, mia signora” sorrise lui, facendomi a sua volta l’occhiolino.
“Dove siete andato l’ultima volta? Ah, certo. L’Altopiano era così incantevole che non vi abbiamo visto per quattro mesi. Quanto durerà ora, questo vostro viaggio?” non sorridevo più. Sarebbero stati mesi bui per me. La sorveglianza di sarebbe rafforzata ancora di più e non avrei più avuto un momento di solitudine, costretta a sopportare la presenza di persone a me non gradite.
Tyrion si voltò per assicurarsi che la septa fosse ancora sulla porta e si protese, per quanto la sua statura glielo consentisse, sul tavolo. “Ti andrebbe di unirti a me? Ci sarà tutta la corte e… non saremo noi due da soli. Nessuno potrebbe obiettare”.
Mi illuminai a quella prospettiva. Io avevo sempre sognato grandi avventure, ma da quattro anni non potevo neanche allontanarmi dalle mura di Castel Granito. La mia fantasia si sbizzarrì, immaginando mille situazioni nuove per me, cose che avevo letto solo nei libri. Poter vedere il resto dei Sette Regni, poter respirare aria nuova, vedere paesi che avevo solo sentito nominare. “SI!” esclamai estasiata, battendo le mani come la bambina che sostenevo di non essere più.
“Prepara i bagagli, Occhi di mare, voglio mostrarti il mondo” mi sorrise, ponendo fine al nostro colloquio.



Il giorno della partenza il sole splendeva nel cielo terso e privo di nuvole. Il cortile pullulava di cavalli e una grande carrozza veniva riempita con i bauli dell’unica dama del seguito. Guardai septa Chelle osservare con sguardo severo le serve che sistemavano i bagagli della sua signora, come se si aspettasse un disastro da un momento all’altro.
Sentii le esclamazioni di alcune guardie al mio fianco e mi voltai verso l’ingresso del palazzo, sorridendo alla vista di Lysandra che sembrava ancora più graziosa del solito, nel suo vestito da viaggio bianco e azzurro. La ragazza mi sorrise e si incamminò verso di me con un sorriso radioso. I capelli, normalmente acconciati con due semplici trecce ai lati del capo che si ricongiungevano in una treccia più spessa sulla nuca lasciando i suoi boccoli scuri sparsi sulle spalle, erano raccolti una grande treccia morbida che le donava comunque.
“Mio signore” si fermò a pochi passi da me e mi fece un inchino degno di una vera lady.
“Mia signora” risposi con un sorriso birbante dipinto sul volto.
“Una giornata splendida per viaggiare, non trovate?” aggrottai le sopracciglia all’udirla usare un linguaggio così formale, ma poi ricordai che non eravamo da soli e che non potevamo adottare toni più intimi “Almeno alcuni di noi viaggeranno sotto questo splendido sole” il sorriso le si spense sul volto.
Si voltò verso la carrozza, dove le aperture erano chiuse da fitte grate che non permettevano sicuramente di gustarsi il panorama “Altri viaggeranno in una gabbia per uccellini” aggiunse preparandosi ad essere nuovamente rinchiusa.
“Sicuramente septa Chelle lo preferisce” le dissi io, facendo un gesto ad una delle guardie che ci avrebbero scortato nel viaggio “Certo, soffrirà un po’ la solitudine”.
Finalmente la ragazza si girò di nuovo verso di me con uno sguardo interrogativo, mentre io, con un gesto della mano, le mostravo il  mio regalo per lei: una splendida giumenta bionda, con la criniera e la coda candide.
“Spero che gradirete il mio presente, mia signora” lo stupore e la felicità sul suo volto mi risposero per lei.
“Mio signore, io… è magnifica” Lysandra sembrava senza parole, mentre le accarezzava il muso e saliva sulla magnifica cavalcatura, con l’aiuto di una delle guardie.
Mi feci issare in sella, visto che la mia altezza non mi permetteva gesti atletici e fluidi come quello dei cavalieri delle favole. Lei non sembrò neanche notarlo, mentre accostava la sua cavalcatura alla mia e mi sorrideva.
Il folto gruppo si mise in marcia, guidato da me e dalla piccola Lysandra. Seguendo le mie istruzioni, le guardi si tenevano a debita distanza, regalandoci l’illusione di un po’ di intimità e permettendoci di parlare più liberamente.
“Non so come ringraziarvi, mio signore” esordì lei, guardando il mondo intorno a sé con un’espressione di stupore dipinta sul volto.
“Aspetta a ringraziarmi, il viaggio sarà lungo e faticoso” le ricordai, guardando dritto davanti a me.
“Non mi potrei mai lamentare di poter vedere qualcosa di diverso dalle mura di Castel Granito” sbottò lei, per subito rassicurarmi “Non che non sia bello o che non mi trovi bene lì”.
“Non preoccuparti, piccola mia, neanche io rimpiango Castel Granito e i suoi abitanti quando sono lontano. Ad eccezione tua, naturalmente” mi girai verso di lei e ne ammirai il profilo “Quanto tempo era che non uscivi dalle mura del castello di mio padre?” aggrottai le sopracciglia, chiedendomi come fosse la sua vita in realtà. Il suo silenzio e il suo cercare di evitare di guardarmi mi preoccupò un poco “Lysandra” l’ammonii.
“Quattro anni, mio signore” rispose mesta lei “Da quando il fiore rosso è sbocciato e il fidanzamento è stato ufficializzato”.
Tornai a guardare davanti a me “Mi dispiace”.
“Non dovete, mio signore. Non si può fare molto a tal proposito. E’ inutile rammaricarsi per cose che non possono essere cambiate”.
“Sei saggia, nonostante la tua giovane età” dovetti ammettere “Ma provo lo stesso dispiacere per questa situazione”.
“Con il matrimonio le cose dovrebbero cambiare. Dopo la cerimonia non avranno più motivo di temere”.
“Allora le cose non cambieranno mai. Continuerò a fare in modo che il matrimonio venga rimandato, non potrei mai sopportare che tu fossi costretta a sposare un uomo come…”
“Ancora con queste sciocchezze?” mi interruppe lei regalandomi uno sguardo duro “Ancora con la storia dell’uomo “che nessuna vorrebbe sposare”? Avete detto che sono saggia per la mia età e non pensate che lo sia abbastanza per ringraziare i Sette per la sorte che mi è toccata? Potevo essere promessa in sposa ad un uomo bello, giovane e prestante che si sarebbe rivelato brutale, violento e sciocco. Almeno il mio promesso è intelligente e arguto, per non parlare della sua gentilezza”.
“A sentirti parlare così, qualcuno potrebbe pensare che tu sia felice di questa follia” sbuffai indispettito.
“Tu sei l’unico che si sia mai preso cura di me, l’unico a cui interessi veramente la piccola Lysandra Payne” fece spallucce “Viste le disavventura delle altre giovani che conosco, io sono fortunata”.
Aggrottai le sopracciglia e mi oscurai in volto. Come potevano pretendere che la sposassi? L’avevo vista nascere e crescere, per me sarebbe sempre stata la dolce bambina che si nascondeva sotto il mio letto. No, finché mi fosse stato possibile non avrei sporcato la sua purezza con la disgrazia di sposare me.


* Fuochi della fortezza è scritto da Galendro e racconta la storia di Valyria. Menzionato nella Danza dei Draghi.
   
 
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