Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: TyshaLannister    30/06/2015    2 recensioni
Nella prima stesura, Lysandra era troppo Mary-Sue. Quindi si ricomincia, cambiando la storia. Il prologo rimarrà simile in alcune parti, ma gli altri capitoli saranno tutti nuovi.
Lysandra Payne è un'orfana, figlia di uno dei cavalieri di lord Tywin Lannister, cresciuta a Castel Granito. L'unica persona che le abbia mai dimostrato affetto e che si sia preoccupata per lei è Tyrion. Questo fino al giorno in cui la bambina diventa una donna: un matrimonio combinato che può cambiare le loro vite; una fuga dal dovere e dall'onore. Ma dove puoi scappare, quando quello che più temi è anche quello che può salvarti?
Dal Prologo:
“Volessero gli Dei” sembrava così mesto mentre mi parlava “Ma non temere. Sei solo una bambina. Il matrimonio non avverrà che fra molti anni e, se i Setti ci assisteranno, non avverrà mai”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaime Lannister, Nuovo personaggio, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
prologo DISCLAIMER: I personaggi non mi appartengono(tranne quelli da me inventati), tutti i diritti sono della HBO.


Prologo

289° anno dopo la Conquista del continente

“Non riusciamo a trovarla da nessuna parte. Sono ore che è sparita”.
Non prestai molta attenzione alla septa che si lamentava lungo il corridoio, sapevo già a chi si riferiva e il motivo della sua scomparsa. Il corpo di lady Payne era ancora caldo, mentre le Sorelle del silenzio la preparavano per essere deposta nel tempio. Era tutti troppo presi da quel triste lutto per prestare attenzione ad una bambina di otto anni sconvolta dalla morte della madre e quindi si erano lasciati sfuggire la piccola.
Scossi la testa, chiedendomi come quelle persone potessero essere state così superficiali. Sicuramente nessuno le aveva prestato attenzione, tutti presi ad organizzare le esequie, piuttosto che consolare la figlioletta di una dama senza più marito.
Lord Edwin Payne era morto anni prima, durante la Ribellione, e mio padre aveva accolto la vedova e il suo piccolo fagottino a Castel Granito, in segno di rispetto per il prode cavaliere che aveva dato la sua vita per seguire il suo signore.
Mi fermai nelle cucine, dove feci preparare del latte caldo con miele e un piatto di biscotti alle mandorle appena sfornati. Il cuoco mi guardò incuriosito, visto che preferivo farmi portare le cose in camera, invece di provvedere io stesso ai miei bisogni. Quel giorno, tuttavia, avevo altre priorità.
Entrai nei miei appartamenti e chiusi bene la porta, fermandomi a posare il vassoio sul tavolo posto davanti alla finestra. Appartamenti molto grandi, forse troppo, vista la mia statura, ma non sia mai che un Lannister viva in ristrettezze.
Mi avvicinai cauto al mio letto e mi inginocchia sul pavimento. Mi sorpresi del silenzio che permeava la stanza, visto che avevo la certezza di non essere solo. Posai entrambe le mani sul pavimento e sollevai le coltri che toccavano terra. Due grandi occhi azzurri colmi di lacrime mi scrutavano, mentre il resto del viso era coperto dalle manine infantili premute sulla bocca. Sorrisi pieno di tenerezza a quella vista, quello era il nascondiglio preferito di Lysandra, sapevano solo i Setti dei perché.
“Vieni fuori, Occhi di mare” le mormorai dolcemente allungando una mano e chiamandola con il nomignolo che le avevo dato.
Lei afferrò le mie tozze dita come se fossero un’ancora di salvezza e strisciò fuori da sotto il grande letto a baldacchino. Rimase in ginocchio davanti a me per qualche istante, mentre calde lacrime rigavano il bel faccino dai lineamenti infantili, poi senza preavviso mi si gettò fra le braccia singhiozzante.
“Lord Tyrion, la mia mamma… la mia mamma…” la strinsi a me come meglio potei, non certo aiutato dalle mie braccia corte.
“Lo so, piccolina, lo so” la scostai da me e la fissai con sguardo serio “Ora, Lysandra, dovrai essere ancora più forte. So che ti fa paura essere rimasta sola e che la tua mamma ti manca, ma devi essere coraggiosa”.
A quelle parole la bambina nascose il volto con le mani e ricominciò a piangere in modo silenzioso. Sicuramente si sentiva sola, orfana di entrambi i genitori, ospite in una casa dove nessuno le prestava particolare attenzione, timorosa di rimanere senza un tetto sulla testa. Come mi sarei sentito io, al suo posto? Sospirai, accarezzandole le braccia e cercando le parole per rincuorarla.
“Non sei sola. So che pensi di esserlo, ma tu non lo sei” dissi alla fine.
Le mani si abbassarono e i suoi occhi si puntarono nei miei, speranzosi, in cerca di altre rassicurazioni.
“Io non ho nessuno al mondo” per essere una bambina aveva fin troppo chiara la sua situazione “E se lord Tywin decidesse di mandarmi via?”
“Non succederà, farò in modo che non succeda” le promisi con più sicurezza di quella che provavo “Non è vero che non hai nessuno. Tu hai me. Chiaro?”
La piccola annuì solenne mentre prendeva il fazzoletto che le porgevo e si asciugava il viso. Era una bambina deliziosa che prometteva di diventare una bella ragazza. Mio padre non l’avrebbe mandata via, suo zio materno era l’ultimo dei Jast e un giorno Lysandra avrebbe ereditato il Castello delle Rapide Nere. In caso di guerra con i Tyrell quello sarebbe stato un punto nevralgico per la difesa dell’Ovest e mio padre era abbastanza saggio da sapere che non poteva alienarsi il signore di quel casato.
Fino al momento in cui fosse diventata donna, la sua educazione sarebbe stata affidata alle cure della septa di Castel Granito e questo era già stato deciso. Poi sarebbe andata in sposa a qualcuno, un uomo adatto al suo rango.
“Ora vieni con me” le dissi riguadagnando a fatica la posizione eretta e porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi “Devi nutrirti, piccola mia”.
La feci accomodare al tavolo e cercai di distrarla raccontandole le mie ultimi birbonate. Non certo le mie avventure nei bordelli, quelle non erano storie per le sue orecchie, ma di come mi divertivo a dare il tormento a tutti gli abitanti del castello con i miei scherzi malandrini. Fui soddisfatto quando la sentii ridere, mi assicurai che mangiasse tutti i biscotti e bevesse tutto il latte.
Solo al tramonto, dopo essere sicuro che non scoppiasse di nuovo a piangere o non scappasse di nuovo a nascondersi, mi avventurai per primo fuori dalla porta delle mie stanze. Sicuro che non ci fosse nessuno lungo il corridoio la feci uscire e con un gesto la incoraggiai ad andarsene.
“Grazie, lord Tyrion” mi disse guardandomi ancora intensamente.
“Non devi ringraziarmi, Lysandra. Vai ora, prima che la septa si arrabbi veramente”.
Ero pronto a rientrare, quando la vidi tentennare ancora un attimo prima di gettarmi le braccia al collo e darmi un bacio su una guancia. Ero sempre stupito dal fatto che lei non provasse repulsione per il mio aspetto o che non si prendesse gioco di me, ma era la prima volta in assoluto che mi dimostrava affetto in quel modo.
“Lord Tyrion, pregherò sempre i Setti perché vi proteggano” disse correndo via.


Cinque anni dopo

Mi guardai nello specchio, quel vestito mi faceva sembrare una bambina che giocava a fare la gran dama. Sbuffai indispettita, ero bassa per la mia età e la septa non faceva che farmelo notare
Avevo diligentemente piegato i miei vestiti e riordinato le mie cose, passando l’intera giornata a sentire la septa che si lamentava di come fossi troppo lenta, di come dovessi ancora imparare a stare ben dritta con le spalle, di come dovessi smetterla di comportarmi come una sciocchina. Recriminazioni, recriminazioni, sempre e solo recriminazioni.
Nei miei tredici anni di vita non avevo sentito altro da quella donna. Dopo la morte di mia madre, se possibile, era diventata ancora più dispotica e difficile da accontentare. Il suo compito era di fare di me una vera lady e di martoriare il mio amor proprio facendomi notare come non fossi mai all’altezza delle sue aspettative. Sorrisi pensando che era un lord Tywin sotto mentite spoglie, visto che era quello il trattamento che sua signoria riservava al figlio minore.
La notte era ormai calata e tutto taceva nel castello. Avrei dovuto spogliarmi e coricarmi, sia mai che dovessi essere rimproverata di non apparire abbastanza riposata. Mi mordicchiai le labbra reprimendo una risata: i rimproveri erano il mio pane quotidiano, non ero certa di riuscire a vivere senza.
Abbandonai la mia stanza e mi incamminai, silenziosa e circospetta, per i corridoi del castello. La mia meta era situata all’estremità opposta del palazzo, ma ormai conoscevo così bene quel luogo e le abitudini dei suoi abitanti che non mi fu difficile evitare le guardie e sgattaiolare inosservata dentro le stanze che dovevano essermi precluse.
Lord Tyrion era seduto al tavolo, come se mi stesse aspettando, con una coppa di vino in mano.
“Allora, Occhi di mare, sai che non dovresti essere qui da sola con me?” mi chiese bevendo una lunga sorsata.
Abbassai gli occhi, avvertendo il rimprovero implicito in quelle parole. Mi sembrava impossibile che una cosa così insignificante potesse rendere tutto così diverso. Quante volte ero sgusciata nella camera di Tyrion nel cuore della notte, per passare qualche ora a chiacchierare e sentire i suoi racconti sempre divertenti?
“Mio signore, io…” rimasi ferma sulla porta a giocherellare con la gonna del mio nuovo vestito “Ho forse fatto qualcosa che vi ha offeso?” chiesi titubante.
“Lysandra, ora sei una donna, una lady” mi ammonì lui senza guardarmi “E’ inappropriato che tu entri nella camera di un uomo e che rimanga con lui tutta sola”.
Sospirai scuotendo la testa “Perché non può rimanere tutto come prima?”.
“Te l’ho appena spiegato” sembrava trovare più interessante la sua coppa vuota di me “La tua reputazione può esserne gravemente compromessa”.
“E il mio promesso sposo potrebbe sentirsi offeso” aggiungi mettendo il broncio “Mio signore… tu sai chi è quest’uomo?” sapevo da sempre di essere destinata in matrimonio a qualcuno, senza che nessuno lo dicesse esplicitamente.
Quella mattina, quando il mio fiore rosso era finalmente sbocciato, la septa si era mostrata quasi commossa,  mentre mi ripeteva che presto mi sarei sposata. Ma con chi? Perché nessuno mi diceva cosa era stato deciso della mia vita?
“Tu non lo sai?” Tyrion finalmente si girò verso di me, sembrava sgomento quello sul suo volto “Nessuno ti ha mai detto nulla? Sembra impossibile…”.
“Mio signore?” feci un passo avanti, spaventata da tutto quel mistero “Chi è?”.
“L’uomo che nessuna nei Sette Regni vorrebbe come marito” disse lui enigmatico, tornando a guardare il fondo del calice con un’espressione triste.
“La Montagna?!” esclamai spaventata “Ser Gregor Clegane? No, non può essere! Lui è già sposato” meditai a voce alta “Lord Frey?” un brivido mi percorse, mentre nominavo quel vecchio.
“Peggio, piccola mia” allungò il corto braccio, afferrò la brocca e si riempi di nuovo la coppa.
“Chi può esserci di peggio?” sorrisi sempre più confusa “Secondo me non c’è nessuna promessa di matrimonio e voi vi state solo burlando di me”.
“Volessero gli Dei” sembrava così mesto mentre mi parlava “Ma non temere. Sei solo una bambina. Il matrimonio non avverrà che fra molti anni e, se i Setti ci assisteranno, non avverrà mai”.
Rimasi ferma, continuando a ripetermi che quello era il sogno più strano che io avessi mai fatto. Perché tutto quel mistero? Perché Tyrion mi stava cacciando via?
“Vai, Lysandra” mi ammonì ancora, tornando a concentrarsi sul vino “Non tornare qui. Ora ci è proibito più di prima anche solo conversare senza un testimone”.
Quello era un addio, pensai mentre mi voltai e fuggii via, sopraffatta dalla perdita del mio unico amico.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: TyshaLannister