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Autore: Yuuki64    04/07/2015    1 recensioni
Gotham City è una città dove i criminali non sono certo delle mezze calzette, ma prima di diventare i super cattivi che conosciamo hanno dovuto soffrire… tra i banchi di scuola!
PS: il rating è giallo, ma solo per le possibili scene violente e le coppie non andranno oltre al bacio.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Salve gente!
Come potete constatare non sono morta (anche se il caldo sta per mandarmi nella tomba -_-)
Perdonate la mia assenza, ma negli ultimi mesi di scuola ho ricevuto un ordine di embargo da internet da parte dei miei genitori a cui è seguito un terribile “blocco dello scrittore”.
Vi lascio al capitolo e prometto di essere più attiva durante l’estate ;)


6.Situazioni esplosive
Quella notte il cielo era sereno, non una nuvola oscurava le stelle e la luna su Gotham City. Persino le piante sembravano più tranquille.
Ivy abbassò lo sguardo verso le sue amate compagne, ora con gli steli piegati su loro stessi e le corolle chiuse per la notte. Quello era l’unico posto dove poteva sentirsi al sicuro: il tetto del suo condominio. Aveva combattuto molto per poter trasformare quello spiazzo grigio in un piccolo giardino privato dove poter tenere le sue amiche più fidate e con l’aiuto di un pizzico di bella donna era riuscita a convincere l’amministratore.
-Bella serata, non è vero?- disse carezzando lo stelo di un oleandro accanto a lei -Le cosche della città sono silenziose stasera. Non uno sparo. Non un urlo.
La piccola pianta si alzò piano e aprì i suoi magnifici petali rosa come a confermare quello che la padrona aveva detto. Ondeggiò leggermente e si strusciò contro la mano della ragazza che riprese ad accarezzarla.
-Anche tu qui, Ivy?- chiese una voce familiare alle sue spalle.
Sorrise e si girò verso il nuovo arrivato.
-È da un po’ che non ci vediamo, Jonathan.
Il ragazzo fece un mezzo sorriso imbarazzato e andò a sedersi accanto alla rossa.
Jonathan Crane era un ragazzo alto, magro, con la pelle pallida, gli occhi scuri e i capelli castani tagliati un po’ alla rinfusa. Occupava l’appartamento accanto a quello di Ivy assieme alla madre, ma i due ragazzi si incontravano solo nei rari casi in cui salivano entrambi nel giardino. Jonathan era quel tipo di ragazzo che le associazioni criminali assoldano per farne dei corrieri o dei capri espiatori: povero e disposto a mettersi seriamente nei guai pur di aiutare la sua famiglia, per quanto piccola. Nonostante questo, però, aveva collaborato con la vicina nel progetto del giardino dopo aver scoperto che entrambi condividevano la passione per le piante velenose.
Jonathan sospirò.
-È stata una giornata lunga, avevo bisogno di starmene un po’ tranquillo- disse -Nei bassifondi sta succedendo un casino dopo l’altro.
-Davvero?- chiese turbata Ivy.
Jonathan annuì osservando l’oleandro ancora impegnato a farsi coccolare come un gatto. Allungò una mano e ne accarezzò un petalo sovrappensiero.
-Che… che cosa è successo?- continuò Ivy.
Il ragazzo alzò lo sguardo trovando ad accoglierlo gli occhi verdi della vicina che lo guardavano preoccupati. Sbuffò senza smettere di accarezzare il fiore, indeciso se dirle la verità o mantenere il silenzio.
-Perché lo chiedi?- disse guardingo.
Ivy abbassò per un attimo gli occhi imbarazzata, ma si riprese subito e rispose alzando le spalle:
-Curiosità.
Il giovane accanto a lei rise piano scuotendo la testa come se non credesse alla sua risposta.
-Non sai mentire, Ivy. Non con me- disse.
La ragazza sostenne il suo sguardo. Sospirò e scosse la testa.
-Sai che frequento la E&M High School…
-Cosa che dovresti smettere di fare all’istante- la interruppe lui.
-Forse, ma allora non potrei più avvisarti quando qualcuno di loro pianifica di cacciarsi nei guai con i tuoi capi.
Jonathan non ribatté, ma continuò a guardarla apprensivo. Ivy fece un respiro profondo.
-È da un mese che non riesco ad avvicinarmi ad Harley. Sta sempre con Joker e i suoi e non vuole neanche che mi avvicini a loro- si fermò un attimo per scegliere le parole giuste -Ho paura che stiano architettando qualcosa di pericoloso. E poi, quel ragazzo nuovo, Edward, non mi fido di lui. Non è sincero come vuole far credere.
Jonathan alzò un sopracciglio e raddrizzò il busto. Non era una buona notizia. Quella pazza di Harley Quinn aveva già assaltato più di una volta i magazzini dell’organizzazione per cui lavorava, ma non era mai riuscita a rubare più di un panetto di esplosivo grazie agli avvertimenti di Ivy.
“Maledizione” pensò il ragazzo.
-Io ti ho risposto- riprese Ivy riportandolo alla realtà -ora tocca a te.
Jonathan sospirò:
-Ci sono stati due assalti nell’ultimo mese- Ivy spalancò gli occhi sorpresa -Per fortuna non sono riusciti ad entrare, gli estratti di mancinella(1) che abbiamo messo all’ingresso li hanno scoraggiati, ma non credo molleranno facilmente.
-La mancinella è pericolosa- disse Ivy mentre un piccolo alberello dai frutti verdi alle sue spalle si tendeva verso di loro sentendosi chiamato in causa.
-Lo so, tranquilla, non era abbastanza da fare davvero male. Gli abbiamo solo irritato gli occhi- ribatté Jonathan dando un buffetto alla pianta -Ma la settimana dopo sono tornati e ci hanno riprovato. Sta volta non si sono fatti fermare da questa bella cattivona...
-Quindi?- lo interruppe Ivy -Avete sparato?
-Sei pazza?- chiese stupito Jonathan -Spariamo solo se non abbiamo alternative, il capo mi staccherebbe la testa se facessimo fuori qualcuno... no, per fortuna avevo ancora qualche trucco. Stramonio(2) nelle condutture di ventilazione: non hanno capito più niente e abbiamo avuto il tempo di prenderli e portarli il più lontano possibile prima che si risvegliassero.
Un cespuglietto con le foglie spinose e qualche fiorellino bianco fremette un istante.
-Oh, Signore- disse Ivy coprendosi la bocca con le mani -Stanno bene, vero?
-La tua mancanza di fiducia in me è quasi un insulto- disse Jonathan cercando di sdrammatizzare -Non temere, sono tornati a camminare sulle loro gambe appena il cloroformio ha esaurito il suo effetto.
Ivy sospirò e aprì la bocca per dire qualcosa, ma lo squillo del cellulare dell’amico glielo impedì.
-Scusa- disse quello e rispose -Crane.
-Jonathan!- la voce dall’altra parte era terrorizzata -Devi venire al deposito, subito! Oh, merda! Teneteli fuori!
-Hey, hey, rallenta- disse Jonathan alzandosi -Che sta succedendo?!
-I tizi dell’altra settimana! Gli psicopatici! Hanno oltrepassato le difese frontali, stanno per buttare giù la porta!
-Ok, ascoltami, devi cercare di controllarti e fare tutto quello che ti dico. Hai capito?
-C-capito- rispose il tizio dall’altro capo dopo un breve silenzio.
-Bene- cominciò Jonathan -A destra delle porte di entrata del magazzino c’è un pannello di controllo, lo vedi?
Ivy si alzò e si accostò a lui per sentire cosa stava succedendo.
-Sì. Sì, lo vedo.
-Devi raggiungerlo e aprirlo- continuò categorico -Una volta che l’avrai aperto troverai tre pulsanti, schiaccia solo quello verde, ok? Solo quello verde, io arrivo il più in fretta che posso.
-Fai presto. Questi non vogliono fermarsi.
Jonathan riattaccò e corse giù dalle scale antincendio seguito a ruota da Ivy.
-Non seguirmi- le disse senza voltarsi.
-C’è una mia amica in quell’inferno, non puoi chiedermelo- rispose quella tra un respiro e l’altro.
-È troppo pericoloso- insistette.
-Appunto per questo vengo con te.
Raggiunsero l’asfalto della strada e Jonathan aprì la sua macchina, ma si voltò verso l’amica prima che questa potesse salirci.
-Tu resti qui- disse serio.
-No.
Ivy fece per scartarlo e raggiungere l’auto, ma Jonathan fu più veloce e la bloccò contro il suo petto in modo che potesse guardarla negli occhi.
Era spaventata, lo si vedeva dal suo sguardo sotto gli strali omicidi che gli stava lanciando in quel momento.
La guardò per un momento mentre si dimenava cercando di sfuggirgli.
-Resta qui- disse categorico -Se il mio ultimo trucco non li fermerà saremo costretti a passare a cose più pesanti e non voglio che tu ci finisca dentro, è chiaro?
-Sì, m-ma- Ivy s’interruppe un attimo -promettimi che non ammazzerete nessuno.
Jonathan portò la mano destra davanti al viso della ragazza e alzò il mignolo. Ivy lo guardò un istante e incrociò il dito con quello dell’amico.
-Promesso.
Jonathan allontanò Ivy da sé e salì in macchina. Mise in moto e partì a tutta birra verso la zona dei magazzini della città sperando con tutto il cuore di non arrivare tardi.
 
 
Un paio d’ore prima, periferia di Gotham
 
Edward bussò alla porta dell’interno 5b di quel polveroso condominio dove si erano dati appuntamento quel giorno.
-Perché proprio qui?- aveva chiesto quando Joker aveva comunicato la sua decisione.
-Perché da lì si può vedere il magazzino senza problemi. Potrai fornirci indicazioni senza troppi intoppi- aveva risposto quello.
Ancora adesso gli veniva da ridere. Joker aveva invitato a unirsi a loro anche quella pazza di Harley Quinn, che aveva una più che palese cotta per lui, per aver accesso ai magazzini di esplosivo della città. Peccato che la piccola giullare si fosse rivelata un buco nell’acqua: conosceva ubicazione e sistema di sorveglianza di quei posti, ma non sapeva praticamente niente della sorveglianza e delle contromisure adottate dai padroni di casa per tener fuori gli ospiti non invitati.
Inutile dire che le sorpresine tossiche che avevano incontrato le prime volte che avevano provato a irrompere nei magazzini avevano minato ulteriormente la fiducia del clown.
-È una bella serata questa, non è vero?
La voce di Harvey dall’altra parte della porta giunse leggermente ovattata, strappandolo alle sue riflessioni.
-Sì, ma io porto sempre l’ombrello- rispose Edward.
Un rumore di serratura e chiavistello e la porta si aprì. Harvey si spostò un po’ di lato per far entrare l’amico.
-Sei in anticipo- disse.
-Volevo rilassarmi un attimo prima che arrivasse quella- rispose Edward entrando.
-Capisco. Fa come fossi a casa tua.
Il moro posò lo zaino su un divano logoro accanto a una finestra e raggiunse la cucina zigzagando tra involucri vuoti di merendine e armi disseminati sul pavimento. Aprì il frigo e prese una bibita.
Intanto Harvey era tornato a controllare le sue armi seduto sul pavimento con un’espressione concentrata.
-Secondo te c’è da fidarsi di lei?- chiese dopo un po’.
Edward si sedette sul divano sbuffando e bevve un altro sorso della bevanda.
-Non lo so- disse -a me sembra più un’esaltata ansiosa di entrare nel giro, ma di per sé non credo sia particolarmente pericolosa.
Harvey annuì e tornò a lucidare la pistola che teneva in mano.
-Mi preoccupa di più la sua amica- aggiunse Edward.
L’altro alzò lo sguardo confuso.
-Amica?
-Sì, la rossa con cui stava prima che J la “arruolasse”- spiegò rigirandosi la lattina tra le mani -Da quando non sta più con lei sembra… tesa, come se si fosse fatta scappare qualcosa di importante.
Ora Harvey era più che attento alle parole del moro, mise giù la pistola e attese che quello andasse avanti.
-Ho parlato con qualche loro conoscente, hanno detto che erano molto amiche e stavano sempre insieme. Anche perché sembra che l’altra avesse problemi ad integrarsi.
-Beh, questo te l’avrei potuto dire io- lo interruppe Harvey -Ivy non è mai stata una chiacchierona.
-Lo so, ma non è questo che mi ha colpito- continuò Edward -Mi sono preso la libertà di consultare la sua cartella scolastica e ho trovato qualcosa di interessante.
-I suoi voti stratosferici in chimica?- chiese l’altro cercando una merendina nel mucchio di cartacce accanto a lui.
-Anche- ribatté divertito il moro -ma io mi riferivo al suo quartiere.
Vedendo che l’amico continuava a guardarlo senza capire, Edward continuò:
-Abita nell’East End(3) di Gotham City e chiunque conosca minimamente questa città sa cosa si può trovare in quella zona.
-Spacciatori, mafiosi, assassini…- disse Harvey dopo un breve silenzio.
-Esatto- continuò Edward -quindi la domanda che chiunque farebbe è: “Perché una ragazza che viene da una zona come quella e ha credenziali più che ottime per diventare una criminale pericolosa non riesce ad ambientarsi alla E&M?”
Harvey abbassò lo sguardo mettendo assieme i pezzi del puzzle a sua disposizione.
-È una talpa- disse grave -Sfrutta quello che sente a scuola per informare qualcuno del suo quartiere.
-Penso utilizzi solo Harley- concluse Edward -era l’unica con cui parlava e questo spiegherebbe perché la nostra piccola giullare non sia mai riuscita a rubare molto da quei magazzini.
-Ha sempre perso in partenza- Harvey scosse la testa -Dobbiamo dirlo a Joker, il prima possibile.
-No.
-No?- chiese aggrottando la fronte stupito -Ed, probabilmente hai già un piano, anzi, togli il “probabilmente”, ma quello che stiamo facendo non è un lavoro individuale. Se non condividiamo questa informazione rischiamo di lasciarci le penne tutti e quattro. Quando sarai un ladro professionista o quel cavolo che vuoi diventare farai come vorrai, ma adesso serve che tu rimanga concentrato solo sul colpo altrimenti siamo tutti fottuti, se non morti. È chiaro?
Edward rimase in silenzio per qualche minuto. Harvey aveva sicuramente una buona quota di ragione riguardo quella storia, per questo aveva preferito parlarne prima con lui: anche se la maggior parte del tempo era una testa calda era comunque un ragazzo sveglio e stranamente leale all’amico circense e, come pensava, aveva messo in primo piano la minaccia maggiore al momento per lui e per gli altri membri della “squadra”.
-Sicuramente hai ragione e ti prometto che ne parlerò anche con J- cominciò il moro sporgendosi verso il proprio interlocutore -ma riflettiamo un attimo su cosa potrebbe accadere: se anche questa volta il colpo non funziona Joker perderà definitivamente fiducia in Harley e potrebbe anche cacciarla, così Ivy riavrebbe la sua informatrice sconsolata, arrabbiata e rancorosa. Inoltre, essendo al corrente di quello che vogliamo fare spiffererà tutto alla rossa per ripicca e allora avremo una gatta in più da pelare.
-Ma se dici a J quello che hai detto a me- obbiettò Harvey -lui non lo farà. Anzi, conoscendolo cercherà di convincere Ivy a unirsi a noi per tenerla d’occhio.
Edward sorrise, Harvey era arrivato esattamente dove voleva portarlo.
-Ed è qui che entri in scena tu- disse beffardo.
Harvey raddrizzò piano il busto guardandolo dal basso verso l’alto con fare sospettoso, non gli piaceva affatto lo sguardo del moro.
-Che hai in mente?- chiese.
-Beh, Ivy dovrà pur essere avvicinata in qualche modo, no?- rispose l’altro senza smettere di sorridere.
-E perché dovrei farlo io?- chiese Harvey continuando a non capire.
Edward rimase un attimo interdetto e scoppiò a ridere davanti alla faccia confusa dell’amico.
-Oh, cavolo! Oltre che bipolare sei anche cieco?!- riuscì a sputare tra una risata e l’altra.
-Che intendi? Spiegati, santo Dio, non giocare agli indovinelli con me!- disse Harvey cominciando a scaldarsi.
Edward cercò di fare dei respiri profondi e alla fine riuscì a calmarsi e tornare a guardare negli occhi l’amico, con qualche difficoltà a rimanere serio.
-Ti prego, non dirmi che non te ne sei accorto- disse.
Harvey scattò in piedi e poco mancò che tirasse un pugno a moro.
-Smettila. Di parlare. A indovinelli. È chiaro?- disse con voce minacciosa -Se hai qualcosa da dire, dilla. Non sono una persona paziente.
Edward tornò subito serio e deglutì a vuoto.
-Mi sembra strano che tu non te ne sia accorto prima…
-Non fare giri dell’oca, c’è già Harley per quello- lo interruppe l’altro trepidante.
-Ok, ok… allora, osservando Ivy ho notato che spesso ti guarda quando non ci fai caso e appena te ne accorgi distoglie gli occhi e arrossisce. Ecco, io credo che tu le piaccia quindi probabilmente hai più chance di avvicinarla rispetto a Joker. Giusto?
Harvey gli lanciò un’occhiata gelida e tornò a sedersi recuperando la pistola che stava controllando poco prima.
-E ci voleva tanto a dirlo?- chiese snervato -Mi hai fatto salire il nervi a fior di pelle. Letteralmente.
Edward sospirò sollevato e tornò a bere la sua bibita.
Circa mezzora dopo sentirono bussare e Harvey andò alla porta. Ripeté la stessa frase che aveva usato con Edward e dall’altra parte giunse la stessa risposta. Joker e Harley entrarono mano nella mano. Si accomodarono e ripassarono il piano ancora una volta. Quando ebbero finito Joker chiese:
-Pronti?
-Pronti- risposero gli altri in coro.
 
 
 
NOTE
 
1.mancinella: pianta tossica originaria della Florida, dei Caraibi e delle Bahamas, dell'America Centrale e Meridionale; ogni parte della pianta è velenosa, se si spezzano i rami questi possono irritare gli occhi e la pelle mentre i frutti se ingeriti possono causare un forte gonfiore della gola, problemi respiratori e gastrointestinali.
 
2.Stramonio: conosciuto anche come erba del diavolo, si tratta di una pianta molto velenosa a causa dell'elevata concentrazione di alcaloidi presente soprattutto nei semi. Ha proprietà allucinogene. Se ingerita può provocare grave nausea, crampi, dolori addominali e portare alla morte.
 
3.East End: termine utilizzato nella realtà a Londra per indicare la zona abitata a est del centro storico e a nord del Tamigi formata da quartieri poveri e con un alto tasso di criminalità. In questa storia è la zona più malfamata di Gotham City. 
   
 
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