Colla
colla:
s.f. sostanza dotata di
forte potere adesivo
ottenuta facendo bollire scarti animali
♦
• I N T
E R M E Z Z O
•
capitolo
ventidue
Tenten
piegava i vestiti seduta sul letto,
infilandoli nella grossa valigia blu aperta sul letto.
Ino se
ne stava stesa sul letto di Hinata, arricciando il naso ogni qual volta la
ragazza estraeva dall’armadio dei maglioni o dei pile. «Povero Neji!» affermò
sospirando, scuotendo il capo prima di incominciare a sfogliare una rivista,
«Almeno porta il completo intimo che ti ho regalato» suggerì, ma alle orecchie
di Tenten suonò più come un ordine.
«Andiamo
in montagna, Ino» le rispose senza nemmeno guardarla, «Sai, la neve, il
freddo…» continuò mentre riempiva il trolley, lei non era come Ino, non sarebbe
morta ibernata per sembrare più sexy o carina.
A Neji
piaceva il suo modo di fare un po’ maschio… anzi, semplice.
Anche Hinata glielo aveva confessato. Farsi bella come un manichino di negozio
per intimi non le sembrava davvero il caso.
«Ma
farete sesso e ti scalderà Neji, quindi…» ribatté
ammiccando da dietro il giornale, mentre Sakura si affacciava alla porta della
stanza, dando il pretesto ad Ino per continuare a tormentare Tenten. «Diglielo
anche tu, frontespaziosa»
disse, posando la rivista sulle gambe, puntando gli occhi su Sakura, intenta a
cercare qualcosa sulla scrivania.
«Dirle
cosa? Che non trovo un dannatissimo evidenziatore per tutta la casa?» domandò
retorica rovistando in uno dei cassetti, ed Ino sospirò. Era quasi certa che
Hinata li avesse, ma mettere le mani nei suoi astucci non le sembrava il caso –
anche se, in effetti, aveva appena aperto un cassetto di una stanza
non sua senza chiedere il permesso a nessuno.
«Dirle
che deve portarsi qualcosa di sexy, dato che saranno da soli» commentò la
bionda mentre Tenten sospirava, sforzandosi di ignorarla.
«Portati
qualcosa di sexy, e dei vestiti pesanti da metterci sopra, perché potresti
prenderti un raffreddore, oppure potrebbero venirti dei geloni, o fare congestion―».
«Dottor
Morte, hai finito?» strillò Ino interrompendola, mettendosi seduta di scatto,
«Da quando studi medicina non fai altro che nominare qualche assurda malattia
dal nome impronunciabile che ci ucciderà tutti!» affermò, tirandole contro il
giornale.
Sakura
si girò a guardarla, avvicinandosi al letto, «Senti, maialina» incominciò, le mani sui fianchi e la fronte corrugata,
«Se malauguratamente dovessi ammalarti, non ti permettere di rompermi e
chiedermi aiuto, perché io non te lo darò!» ribatté a pochi centimetri dal suo
viso, e Tenten sorrise poggiando la valigia sul pavimento.
«Non mi
mancheranno le vostre discussioni senza senso» ammise, lanciando il cuscino
addosso ad Ino, sperando che Hinata tornasse dal suo appuntamento con Naruto
prima che lei se ne andasse.
Non si
sarebbe mai perdonata se non l’avesse salutata. Non che non volesse bene alle
altre due, solo che Hinata sembrava essere la più normale in tutta la casa.
Inoltre si erano avvicinate molto per la questione «Neji», dato che la ragazza
parlava ben volentieri di suo cugino e, nonostante Tenten fosse sempre stata
buona amica di Neji, quando si erano messi assieme le cose non erano sempre
andate lisce. E poi…
beh, Tenten era sempre stata la preferita di Tempura,
dopo la sua padrona. Se il letto di Hinata era occupato, la cuccia di riserva
era proprio il suo materasso.
Tenten
sorrise, stringendo tra le mani il maglione che decise di mettere per il
viaggio del giorno dopo, ascoltando in sottofondo quelle due che discutevano. Era
felice di andare via qualche giorno con Neji – una bella vacanza che sognava da
tempo.
«Ha
proprio la faccia da innamorata» commentò poi Ino, incrociando le braccia
mentre entrava prepotentemente nei suoi pensieri, «A cosa stavi pensando,
Tenten, eh?» disse maliziosa.
«A come
ti avrei fatto rotolare giù dalla montagna se tu fossi venuta con noi» le
rispose sorridendo, mettendo il maglione sulla sedia, chinandosi ad aggiustare
i vestiti nella valigia per ottimizzare lo spazio.
* * *
«Hinata
sembrava felice di vederci andare via» commentò Neji, chiudendo i finestrini
dell’auto mentre i primi fiocchi di neve iniziavano a colorare la strada di
bianco.
Tenten
sorrise, girandosi a guardarlo,
distogliendo la sua attenzione dal paesaggio, «Beh, dice sempre che ti meriti
una vacanza» gli rispose, gesticolando con una mano, «In un modo o nell’altro
viene a sapere del dramma che è il tuo appartamento» e sorrise, osservando la
mascella di Neji serrarsi, come se il solo ricordo di quella topaia lo facesse
stare male, «Siamo d’accordo entrambe che sei un santo» continuò, mantenendo le
labbra inarcate, appoggiando la fronte sul finestrino freddo.
«Siamo
quasi arrivati» borbottò lo Hyuuga, cambiando
argomento. Staccò una mano dal volante per indicarle il cartello stradale,
mostrandole la manciata di chilometri che li dividevano dal complesso di baite
dove avrebbero alloggiato.
Tenten
rise, tenendosi la pancia, «Cambi argomento perché ti dà fastidio essere
adulato e dipinto come l’eroe della situazione, vero?» disse, punzecchiandolo.
«Siamo
sempre in tempo a tornare indietro, Tenten» ribatté lui, accennando ad un
sorriso prima di scuotere la testa e prestare nuovamente attenzione alla guida.
«Oh no,
per carità!» e si sedette composta, schiarendosi la gola, «Mi sono già abituata
all’idea di passare in santa pace i prossimi giorni, non mi faresti mai una
cosa del genere!» continuò, molto più melodrammatica del solito, «E poi neanche
tu vorresti tornare indietro» concluse, osservandolo con la coda dell’occhio.
«Allora
posso lasciarti sul ciglio della strada e andare a dormire in baita».
«Non lo
faresti mai» lo sfidò lei, «Lasciarmi al freddo, sotto la neve… un camionista
potrebbe rapirmi!».
«Vivere
con la Yamanaka ti fa male» ribatté, scuotendo la testa, «E non sono sicuro nemmeno
dell’influenza che Sakura abbia su di te».
Ovviamente, in tutto questo, Hinata non aveva contribuito
alla demenza che stava inghiottendo Tenten.
La
ragazza sorrise, osservando Neji continuare a guidare. Le piaceva sentirlo
così… libero. Che parlava e scherzava come se nulla fosse,
senza che avesse la fronte perennemente corrugata o il broncio perché tutti
quelli che c’erano attorno a lui avevano almeno un motivo per essere uccisi
dalle sue mani. Ogni tanto Neji sembrava così di cattivo umore che a Tenten non
passava per la testa di chiedergli come fosse andata in facoltà o se gli
andasse di pranzare con lei.
«Ino
voleva convincermi a portare della biancheria sexy che mi ha regalato»
commentò, come se le idiozie di Ino potessero essere un buon argomento per
passare il tempo.
«E tu
l’hai portata?» domandò Neji.
La sua
reazione sconvolse Tenten e, per la prima volta, pensò che forse Ino aveva
ragione. Forse a Neji sarebbe piaciuta. Arrossì di punto in bianco, coprendosi
le guance con le mani. «Con il freddo che fa? Neanche morta!» e simulò una
risata. Che diavolo le prendeva? Si sentiva come ubriaca. Doveva darsi una
calmata.
«Sei
più…» iniziò l’altro, fermandosi a cercare la parola giusta, «Esuberante del
solito, Tenten» disse. Dalla sua voce non traspariva niente, anzi, sembrava
anche piuttosto divertito, «Sei sicura che Ino non ti abbia avvelenato?»
domandò poi con finta preoccupazione.
«Cos―?
No!» rispose, dandogli una leggera pacca sulla spalla, «Sono… solo un po’ su di
giri» e raccolse le ginocchia al petto, mettendosi a fissare fuori dal
finestrino. Decisamente doveva darsi una calmata.
«I
piedi dal sedile, Tenten» la ammonì Neji, allungando una mano ad afferrarle con
dolcezza il polpaccio, accompagnandolo oltre il sedile, per farlo ricadere
delicatamente a terra.
«Sei
così noioso!» ribatté, scherzando. Gli ubbidì, aprendo un po’ il finestrino per
respirare a pieni polmoni l’aria di montagna, cercando di darsi un contegno,
«Era da un sacco che volevo andare in montagna» disse quasi sovrappensiero,
cambiando argomento. Non voleva che quelle vacanze diventassero una specie di
circo dove lei era lo spettacolo principale.
«C’è
pace» disse l’altro, e in qualche modo Tenten sapeva che Neji avrebbe detto una
cosa del genere. «Mi merito un po’ di pace, no?» chiese poi conferma, girandosi
un momento verso la fidanzata.
Tenten
sorrise, sfiorandogli la mano con la propria, «Dopo tutte le volte che ti è
toccato fare la spesa perché quei geni dei tuoi coinquilini finiscono il cibo senza
dirtelo, una po’ di pace è proprio quello che ti ci vuole» lo rassicurò.
* * *
«Che
meraviglia!» Tenten non riuscì a trattenersi. Sembrava una bambina il giorno di
Natale. Non andava in montagna da una vita e, di certo, non riusciva a
ricordarsi nemmeno quando ci fosse andata in pieno inverno. Mise i piedi per
terra, sentendo gli stivali affondare nella neve soffice che le bagnava i
jeans. Faceva talmente freddo che la pelle d’oca strusciava contro i vestiti e
le faceva male – ma il paesaggio! Ripagava del viaggio e del freddo.
«È
bellissimo!» disse a Neji, intendo a tirare fuori le giacche a vento dal baule.
Osservò il ragazzo mettersi la propria e poi avvicinarsi a lei con la sua,
aiutandola a vestirsi: un gesto più di affetto che altro. Neji non avrebbe
mai messo in dubbio l’autonomia di Tenten.
«Ti
piace?» domandò poi, ritornando davanti al bagagliaio per estrarre le due
valigie, «Ci venivo sempre da bambino per le vacanze di Natale» mormorò,
poggiando i due trolley sulla neve, «Hiashi è stato
così gentile che portava pure me, assieme alle sue figlie» continuò, senza
specificare a quale periodo della sua vita alludesse. Tenten sapeva. «Non è
cambiato per niente, tutte le volte che venivo qui rimaneva sempre uguale»
continuò, chiuse la portiera della macchina e infilò le chiavi in tasca,
afferrando poi le maniglie dei trolley, «Andiamo?» chiese retorico,
incamminandosi verso il vialetto di pietra libero dalla neve che portava alla
reception.
Tenten
trotterellò vicino a lui, afferrando la propria valigia in modo da potergli
stringere la mano. Era davvero felice di essere arrivata a destinazione. Tutto
quel bianco rendeva l’atmosfera molto più magica di quanto lei avesse mai
potuto immaginare. Le foto che aveva cercato su internet non erano nemmeno
lontanamente paragonabili a quello che vedeva con i propri occhi. Si girò a
guardare Neji e, in mezzo a tutta quella neve, le sembrò ancora più bello.
Nonostante lei fosse un po’ goffa nel camminare, lui la sorreggeva e, nel
frattempo, si faceva strada in mezzo alla neve come se ci fosse sempre vissuto.
«Ci
venite così spesso?» domandò curiosa.
«Di
solito passiamo tutto dicembre qui…» spiegò, arrivando finalmente al sentiero
libero dalla neve, «Qui vicino c’è un paesino con un piccolo tempio. Hiashi è molto legato alla tradizione e andavamo a
festeggiare il capodanno lì, per sentire i rintocchi delle campane» continuò,
sbattendo i piedi per terra per liberarsi dalla neve.
«Uno di
quei villaggi sperduti in mezzo al nulla?» Tenten era entusiasta, «Dev’essere
una figata!» constatò.
«Lo è»
sorrise lui, «Gli abitanti lo addobbano per le feste ed è pieno di luci»
continuò, stringendole affettuosamente la mano.
«Ah!»
Tenten si bloccò un attimo sul vialetto, riprendendo poi a camminare, «Prima
che me ne dimentichi… Hinata mi ha chiesto se
potevamo salutarla quando arrivavamo. Vuole assicurarsi che sia andato tutto
bene…» disse, quasi temendo la reazione di Neji ma, vedendolo annuire
acconsentendo – anche con piacere, dovette ammettere – passò alla domanda successiva,
«C’è il wi-fi? Così facciamo una videochiamata… se
veniva pure lei penso le farebbe piacere rivedere il posto».
«Attenta
alle scale» rispose, evitando completamente l’argomento. Se c’era una cosa che
aveva imparato stando con Neji, era che chi tace acconsente.
* * *
Tenten
abbandonò la valigia in un angolo e si tolse alla svelta la giacca, buttandosi
sul letto. Le coperte morbide le accarezzavano il viso ed il caldo le
scioglieva il gelo delle ossa, trascinandola lentamente in un senso di torpore
che – se fosse dipeso da lei – avrebbe sfruttato per dormire quattro giorni di
fila.
Sbadigliò,
trascinandosi seduta tra gli svariati cuscini. Non aveva mai visto così tanti
guanciali su un letto solo – nemmeno Ino e Hinata ne possedevano così tanti! Si
accoccolò tra questi, afferrando il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
«Chiamo
Hinata!» informò Neji, che usciva dal bagno trascinando i piedi, gettandosi poi
di fianco a lei sul letto. Era stanco – una stanchezza che partiva dall’inizio
dell’università e finiva con il portare il trolley nella baita. Doveva
recuperare mesi di calma e tranquillità e i suoi nervi desideravano
ardentemente un momento di silenzio. «Dai, vieni qui…» gli
disse poi, più dolce che riusciva, sfiorandogli i capelli sciolti e poi la
spalla, mentre con l’altra mano iniziava a chiamare Hinata.
Il
telefono squillò un paio di volte prima che dall’altra parte dello schermo
apparisse la Hyuuga, sorridente come sempre. «Tenten!
Siete arrivati!» Hinata sorrise, sullo sfondo era ben visibile la cucina e, in
sottofondo, la pentola brontolava.
«Che
cucini di buono?» le domandò, osservando con la coda dell’occhio Neji che si
allungava sulla valigia per estrarre dalla tasca gli occhiali. Quanto
le piaceva quando indossava gli occhiali!, ma quello se lo tenne per
sé.
«Fagioli
e altre cose…» rispose, spostandosi un
ciuffo di capelli, «Il viaggio è andato tutto bene? Avete avuto problemi con la
strada? Ogni tanto ghiaccia…» continuò, con quel suo fare gentile e preoccupato
che la caratterizzava. Tenten era davvero fortunata a vivere in stanza con lei…
probabilmente non avrebbe sopportato di stare in stanza nemmeno con Sakura,
anche se le voleva davvero bene.
«Tutto
bene! Questo posto comunque è magnifico, dovevi parlarmene prima!» rise,
appoggiandosi il telefono sulle ginocchia, assicurandosi che la telecamera
interna centrasse lei. Preferiva che la vedesse mentre si slacciava i codini
piuttosto che filmare i muri. Hinata ridacchiò e, mentre Tenten cercava di
liberarsi i capelli dalle forcine, sentì le mani di Neji sfiorare le sue,
aiutandola con l’acconciatura. «Puoi anche farti vedere, sai!» lo rimproverò la
ragazza, girando il telefono per includerlo nell’obiettivo.
«Neji!»
lo chiamò Hinata, trattenendo le risate. Aveva abbandonato i fornelli per
sedersi al tavolo, in modo da dedicarsi totalmente alla videochiamata. «Come
stai?» gli chiese, coprendosi il sorriso con una mano per evitare che il cugino
vedesse quanto la sua aria trasandata la divertisse. Vedere Neji spettinato e
con gli occhiali, indaffarato con mollette ed elastici le sembrava una visione
talmente rara quanto comica.
«Tutto
bene, Hinata» le rispose un po’ sottotono, «La strada era più faticosa del previsto…»
continuò, tenendosi le mollette tra le labbra come se fosse una scusa per non
parlare, pettinando i capelli di Tenten con le dita.
Da
dietro le spalle di Hinata si sentì un urlo che fece sospirare Neji, il quale
si alzò più veloce che mai e si diresse in bagno, con la scusa di dover mettere
in ordine le forcine. Scampò appena in tempo all’uragano Yamanaka che,
investendo Hinata e facendo ballare il telefono nella ferrea presa della Hyuuga, si intromise nella conversazione gridando.
«Voglio
vedere la stanza!» disse, la guancia premeva contro quella di Hinata, «Tenten!
Fai un sacco di foto, eh!» continuò, facendo l’occhiolino, «Fammi sapere anche
com’è fare sesso in baita!».
«Ino!»
dissero all’unisono Tenten e Hinata, la prima seria e la seconda un po’ più
titubante, «Non ho intenzione di raccontarti un bel niente, considerati
fortunata se mi abbasserò a farti le foto del posto!» sentenziò.
Appoggiato
allo stipite della porta del bagno, Neji aspettava arricciandosi una ciocca di
capelli attorno all’indice, sospirando spazientito. «Ragazze… devo andare ora»
disse, cercando di essere gentile – soprattutto per rispetto ad Hinata, «Buon
appetito e buona notte!» concluse e, subito dopo che Hinata alzò la mano in
segno di saluto, chiuse la videochiamata, impedendo ad Ino di dire
qualcos’altro di scandaloso.
* * *
Le luci
si riflettevano sulla neve ai bordi delle strade, conferendo ai cumuli di
fiocchi di neve una sfumatura dorata, quasi preziosa. Da qualche parte, una
piccola banda si esibiva in canzoncine di natale mentre l’odore di cannella e
mele si diffondeva per le strade. Tenten si strinse al braccio di Neji,
guardandosi attorno come una bambina mentre cercava di esplorare ogni singola
bancarella.
«Non
posso credere che a Hiashi Hyuuga
piaccia venire in questo posto» commentò, quasi senza pensarci, «È così…
semplice».
«Il
fatto che sia a capo di una famiglia benestante non significa che viva nel
lusso trecentosessantacinque giorni all’anno, Tenten» la ammonì lui, ma senza
cattiveria. «Ha bisogno di staccare anche lui. Tutti abbiamo bisogno di un
momento di pace» e si girò a guardarla, un sorriso sottile ad impreziosirgli il
volto che, pallido com’era, sembrava fatto di neve.
«Non
volevo offenderlo…» mormorò in tono di scuse.
«Non
c’era niente da offendere, tranquilla» e la mano di Neji scivolò sul suo
braccio, intrecciandosi a quella di lei, «Spesso lo definiscono un uomo cattivo
e giudicano male Hinata e Hanabi… ma ho passato
abbastanza tempo con lui per capire che non è così», gli occhi di Neji si
soffermarono su qualcosa, come una stella lontana anni luce, che, da qualche
parte, sembrava vegliare su di lui, «È solo molto severo».
Tenten
sorrise, ricambiando la stretta, accarezzando il dorso guantato della mano di
Neji con il pollice, «Sono sicura che voglia bene anche a te» gli disse,
rassicurante. Dopo le diatribe che aveva avuto con Hinata e l’odio
incondizionato che provava verso il ramo della famiglia di Hiashi,
il fatto che fosse così pacifico e quasi amorevole nei
confronti dello zio era un ottimo segno. Tenten sapeva cosa significasse
sentire l’affetto genitoriale ma, soprattutto, cosa significasse vivere senza
averlo. Neji si girò a guardarla e, nella luce gialla delle lanterne, le sembrò
che anche lui fosse prezioso come quella neve.
«E
anche io te ne voglio» continuò la ragazza, fermandosi senza un preciso motivo.
Le sembrò la cosa più giusta da fare, in quel momento: con i piedi ben piantati
a terra e gli occhi puntati in quelli di lui. Le piaceva il modo in cui Neji
era forte, quella sua apatia che nascondeva un oceano di sentimenti. I suoi
movimenti gentili. Non desiderò essere in nessun altro luogo se non quello ed
insieme a lui.
«Lo so»
rispose Neji, cogliendo tutto quel bene che lei gli prometteva, assieme a
quell’amore che lei non aveva citato, ma che entrambi
sentivano di provare.
Le alzò
il mento con due dita, continuando a stringere l’altra mano, e le sorrise di
nuovo, di quei sorrisi belli come il sole.
Si
chinò a baciarla, e attorno a Tenten non esisteva nient’altro se non Neji e la
neve.
Note
d’autrici ;
Alla
fine siamo tornate!
Beh,
che dire? Quest’intermezzo era programmato ancora prima che facessimo al nostra
paura. Volevamo dare un po’ di spazio a Neji e Tenten che, in fin dei conti,
sono stati quasi totalmente oscurati dalle altre coppie che si sono formate nel
corso della prima parte. Sappiamo bene che questo
intermezzo, così come il capitolo speciale, non possa piacere a tutti per la
questione che si concentra su un’unica ship. Ma
sappiamo che qualche persona che segue Colla desiderava
vedere un po’ di dinamiche tra Neji e Tenten… e
quindi eccoci qua.
Nonostante
tutto, speriamo che sia piaciuto ;)
Ci
scusiamo infinitamente per essere mancate e aver lasciato tutto in sospeso, ma
cercheremo di essere puntuali con queste pubblicazioni (dato che continuiamo ad
essere un po’ indietro nello stendere i capitoli…),
in tutti i casi cercheremo di non fare più pause lunghe come quella di giugno.
Dal prossimo capitolo, in tutti i casi, inizia la Seconda
Parte di Colla e, come già annunciato, vedrà la partecipazione di Temari, Gaara e Kankuro /
Per il
nostro ritorno abbiamo anche deciso di rinfrescare un po’ la grafica di Colla,
dato che la precedente iniziava a dare un po’ di problemi. Speriamo che si veda
regolarmente tutto (font compresi) *^*
Noi ci
salutiamo e ringraziamo per tutti quelli che sono rimasti e ritorneranno per
seguire Colla!
Dovremo
pubblicare il nuovo capitolo sabato prossimo, salvo problematiche (considerata
la nostra sfiga…), in tutti i casi, continuiamo ad
aspettarvi su facebook! ;)
papavero
radioattivo.