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Autore: mistaya    05/07/2015    0 recensioni
Questo è il seguito di "Cate". Sono passati diversi anni e ora Cate e Severus hanno una figlia. Ma stanno per accadere cose che turberanno la loro felicità.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Parte prima
(Harry Potter e la pietra filosofale)

Passarono gli anni. Quell’anno Harry sarebbe andato a Hogwarts, pensò Cate, mentre guardava dalla vetrina del negozio. Ormai la pasticceria era ben avviata. In estate, oltre ai dolci e ai gelati al cioccolato, Cate serviva anche frappè.
“Ciao, Cate, siamo arrivate!” era Elisa. Ormai aveva ventitré anni ed era diventata una bella ragazza, proprio come Michelle, che adesso faceva l’assistente in uno studio di design, oltre che a lavorare come agente del Ministero della Magia alla Sezione Babbana alla Confederazione di Avalon. Elisa invece lavorava come Guaritrice al San Mungo, al reparto di Avvelenamento da Pozioni e Piante.
Natalie, che tutti chiamavano Nat, doveva compiere sei anni a dicembre, e a settembre sarebbe andata all’istituto femminile di Sant’Orsola. Chiunque pensasse a Nat era come se si immaginasse un medaglione con un gioco di smalti a più colori. Muovendolo pian piano sotto i raggi del sole, lo si vedeva scintillare in mille bagliori timidi. Così era Nat. Era proprio una bella bambina, con gli occhi neri e i capelli rosso scuro, ed oltre ad essere magica, faceva pensare a una bellezza romantica, a volte un pò troppo silenziosa, ma sempre gentile. Era ben disciplinata e decisa a raggiungere i suoi obbiettivi. Dimostrava di essere generosa e altruista, oltre che ad essere più giudiziosa delle sue coetanee. Ma la sua timidezza davanti a persone nuove scompariva subito, una volta averle conosciute. Sapeva bene come comportarsi, si vedeva che era la figlia di Severus, aveva molto del suo carattere, la serietà, l’acume, e poi due gli occhi che parevano saper scrutare fino in fondo una persona. Da Cate aveva preso la dolcezza, la voglia di vivere, la passione per la musica e per le arti e da entrambi aveva ereditato la magia. La piccolina aveva portato nel loro condominio una vampata di allegria, la casa era sempre movimentata (non che non lo fosse già di suo con tutti quei maghi e mostri di ogni genere, ma la presenza di una bambina era gradita a tutti).
La bambina era appena tornata dalla sua lezione di danza classica. A Nat piaceva danzare, almeno quanto a sua madre piaceva cantare. Però gli piaceva anche guardare suo padre mentre preparava le sue pozioni. Se ne stava anche ore con lui, quando era a casa. Il suo laboratorio era più piccolo di quello di Hogwarts, ma c’entravo bene due librerie, attaccate alle pareti l’uno dalla parte opposta dell’altro, un tavolo da lavoro, lo spazio per il calderone e un trespolo per tenere il libro aperto. Nat a volte lo stava solo a guardare, promettendogli di non toccare le erbe più velenose, o risciacquava le fiale delle pozioni, oppure l’aiutava a rimettere a posto. E poi, certe volte era come Nat gli insegnasse a giocare: una volta gli fece osservare dentro un binocolo che ogni volta che girava le figure all’interno assumevano forme diverse, altre volte Nat prendeva i crini di Unicorno inutilizzabili e ci giocava con Baccart, uno dei loro gatti, un soriano di colore grigio, che aveva l’abitudine di infilarsi sotto i libri.
Mamil!” esclamò Nat in elfico, ridestandola dai suoi pensieri. La piccola l'abbracciò. “Avevi promesso che dopo il corso tu e papà sareste venuti con me al parco!”,
“Ma certo, tesoro, poso il grembiule e andiamo!” rispose lei “Elisa, sei sicura di non voler venire?”. Ma lei scosse la testa. Cate si rivolse alla sua aiutante, dicendole che andava, si tolse il grembiule ed andarono insieme al parco. Elisa le salutò mentre andavano via.
Al cancello principale c'era Severus che le attendeva. Indossava una camicia bianca di cotone e un paio di pantaloni neri, così sembrava un perfetto Babbano. Nat indossava un paio di scarpe da ginnastica bianche, un paio di pantaloncini bianchi e una canottiera rossa, così riusciva a muoversi liberamente. Cate e Severus erano seduti ad una panchina e la osservavano. Nat già sapeva leggere da un anno, e da allora non aveva mai smesso, però le piaceva anche correre, giocare.
Piton si voltò a guardare Cate. Oggi indossava un abito estivo di colore blu, la osservò sfilarsi un attimo i sandali per far muovere il piede. “Mamma mia, stare in pasticceria in estate è una vera tortura…” disse lei, poi guardò la gelateria fuori dal parco, “Che ne dici se andiamo a prenderci un gelato?” gli chiese lei,
“Perché no?” fece Piton, doveva sfogare quell’altro appetito che gli era venuto,
Nat!” la chiamò Cate, “Andiamo a prenderci un gelato?”,
“Sì!” rispose la piccola e raggiunse i suoi, prendendoli per mano tutte e due.
Quella gelateria era appena stata aperta, e offriva molti tipi di gelati e creme fredde. Stavano studiando i cartelli. “Hhm, quasi quasi, prenderò questo gelato yogurt e fragola, tu cosa vuoi, Nat?” chiese Cate,
“A me piacerebbe il gelato crema e nocciola!” rispose la bambina, “E tu cosa prendi, papà?”,
“Credo che prenderò il semifreddo al caffè…”,
“Vado a pagarli e poi li porto io!” disse Cate.
Mentre Cate prendeva il gelato, Severus e Nat presero posto in un tavolino lì vicino. Una volta seduti, Nat tirò fuori dal suo zainetto blu un foglio. Era l’invito per assistere al saggio di danza. In quel momento li raggiunse anche sua madre. “Ah, Il lago dei cigni!” fece lei, guardando il foglio,
“Sai di cosa parla?” chiese Piton, che non conosceva la storia,
“Parla di una principessa bellissima che viene trasformata in cigno da un mago malvagio”, Piton fece una strana smorfia, “Solo un uomo innamorato di lei e veramente fedele potrà far cadere l’incantesimo e ridarle forma umana; una notte incontra quest’uomo, ma per un inganno del mago, lui giura fedeltà ad un’altra, e la principessa rimane in punto di morte…poi il principe e il mago si sfidano a duello, il mago muore e i due principi possono vedere l’alba e continuare ad amarsi…”, Piton era rimasto in silenzio ad ascoltare, senza dire nulla, “E tu, signorina, che parte fai?” chiese Cate per rompere il silenzio che si era creato,
“Niente di particolare, faccio una delle fanciulle-cigno, tristemente raccolte intorno a Odette, ossia la principessa, che hanno ormai perso ogni speranza di riconquistare la libertà…” rispose la bambina, mentre mangiava il suo gelato, “un giorno però mi piacerebbe fare la parte della principessa Odette…”,
“Fra qualche anno, se sarai brava, la daranno a te, la parte!” fece fiduciosa Cate, sorridendo. Anche Nat gli rispose con lo stesso sorriso.
Era incredibile, pensò Severus. Anche se Nat d’aspetto somigliava in tutto e per tutto a lui, aveva lo stesso sorriso di Cate, e la stessa luce che gli brillava negl’occhi.
Tornati a casa, Pan e Moon gli corsero incontro. Erano due pastori tedeschi, femmine. Due sorelle. Pan, la più grande, aveva un anno, e Moon pochi mesi. Il loro padre era il cane di James, Ulisse, ma era morto prima che nascesse l’altro cucciolo. Nat ricordò quanto aveva sofferto per la scomparsa di quell’animale…
Oltre a Pan e Moon, in casa avevano quattro gatti: Gaby, Garfield, Baccart e Laila. Una tartaruga di nome Virgola, due coniglietti, Buffy e Niki, uno bianco e uno marrone. Un falco di nome Freccia, che portava i messaggi più urgenti, una colomba di nome Cleo, che portava i messaggi più leggeri, e due gufi: Picki ed Ernesto. Ernesto era un gufo bianco. Inoltre c’era un orsetto lavatore di nome Scricciolo che avevano portato dall’Italia. Lo avevano trovato nella cesta dei pani.
La Creatura Magica di tutta la casa era Leo, un Puffskein. E’ una Creatura diffusa in tutto il mondo. Di forma sferica e ricoperto di una morbida pelliccia color crema, è una creatura docile che non ha niente in contrario a essere coccolata o scagliata lontano. Facile da accudire, emette un prolungato ronzio quando è soddisfatto. Di tanto in tanto una lunghissima, sottile lingua rosea affiora dalle profondità del Puffskein e serpeggia per la casa in cerca di cibo. Il Puffskein è uno spazzino che mangia qualunque cosa, dagli avanzi ai ragni. E’ un animale domestico molto popolare tra i maghi.
Quella sera, Leo entrò in vasca con Nat, mentre questa faceva il bagno. Lei aveva un bagno suo, attiguo alla sua camera. Cate, piegata su di lei, gli strofinò prima la schiena e poi gli passo la spugna sulla faccia, mentre Leo provava a mangiare le bolle di sapone, che sapevano di pesca. “Allora, ti sei divertita, oggi?” chiese Cate,
Nat annuì, “Mamma, te la posso chiedere una cosa?”,
“Dimmi!”,
“Tu pensi che papà sia felice?”.
A quella domanda Cate si bloccò. Quella domanda l’aveva colta come un fulmine a ciel sereno. “Perché mi fai questa domanda?”,
“Non so…” rispose, “Papà non mi dice mai se è felice, e a volte penso che sia triste, è sempre così serio”,
Cate continuò a insaponargli i capelli, “Il fatto è che tuo padre non ha avuto un’infanzia come la tua, lui non ha mai conosciuto tuo nonno, e di conseguenza è cresciuto in modo diverso da te e da me, lui, lo sai, è una persona complicata…”,
“Perché stai piangendo?” chiese Nat a un tratto, vedendo dallo specchio di fronte che sua madre versava lacrime,
“No…non sto piangendo…è la schiuma!” e si asciugò le lacrime con i gomiti, e gli sciacquò la testa. Poi l’aiutò a venire fuori dalla vasca. L’avvolse nell’accappatoio e poi pronunciò l’incantesimo per asciugargli i capelli: “Essicco!”.
“A me papà piace così com’è!” disse con sicurezza Nat,
“Oh” Cate emise una piccola risata, “Anche a me piace molto così com’è!”.
Dopo aiutò Nat a mettersi il pigiama e gli spazzolò i capelli. Quante volte l’aveva fatto con sua madre?, si chiese. Ormai, Nat stava diventando grande. “Ora vai dalla tata, ti avrà preparato qualcosa di buono” gli disse infine,
“E tu?”,
“Io mi faccio una doccia e poi mangio anch’io!”.
Cate andò in camera da letto e sentì il rumore della doccia dal bagno attiguo. C’era Severus. Sorridendo, cominciò a spogliarsi. Entrò silenziosamente in bagno, poi aprì una vetrata della vasca.
Severus si girò di scatto.
“Mi fai posto?” gli chiese maliziosa. Senza attendere una risposta, entrò e poi chiuse la vetrata…
Dopo cena, Nat si affacciò alla stanza dei suoi genitori. Suo padre era già a letto, mentre sua madre si stava spazzolando i capelli davanti allo specchietto sulla scrivania. “Mamma…” la chiamò lei “…posso dormire con te e papà?”,
“Sì, tesoro…” rispose sua madre.
Nat salì sul letto e si mise di fianco al padre, poi sua madre li raggiunse e si mise dall’altra parte.
“Che hai, piccola?” chiese sua madre, intuendo che qualcosa non andava,
“Mamma, senti, perché non va bene se i Babbani scoprono il nostro mondo?”, Severus guardò prima la bambina, poi la madre,
“Be’, tesoro, devi sapere che la gente ha paura di quello che non conosce…e se i Babbani lo scoprissero, molti di loro, potrebbero cacciarci perché hanno paura, oppure potrebbero usare i nostri poteri nel mondo sbagliato…”,
“E’ per questo che ai Centauri e ai Giganti non piacciono gli umani?”,
“Sì…è per questo…”,
“Mi racconti ancora la storia del nonno e della nonna”,
“Nat, quella storia l’hai ascoltata mille volte!” la rimproverò il padre,
“Lascia stare, gliela racconto volentieri” rispose lei, spense la lampadina sul comodino e rivolse, nel buio, l’attenzione alla piccola, “Più di 4300 anni fa, una fata di nome Serena nacque da una goccia di rugiada, si innamorò di un principe, ma dato che era una fata non poteva sposarsi con un umano, e il principe si trasformò in pietra dal dolore...Da allora la fata dei fiumi non ha più trovato l'amore, né umano né magico...tuttavia, se ci si fa caso, delle volte capita di trovare delle perle sui bordi dei fiumi, è Serena, che al ricordo di Kais, piange di nuovo”, fece una breve pausa, “un giovane mago di nome Jeremy Potter, dopo aver letto di questa storia, decise di andare a cercare la fata sulle rive del Reno, dove era stata l’ultima volta…seguendo quel corso, una mattina si fermò affaticato dalla lunga camminata e dal sole, e si assopì sotto un albero...nel bel mezzo di un sogno, sentì una voce che cantava una melodia in una lingua sconosciuta...quanto era dolce quel canto! Era davvero magnifico....Tuttavia, Jeremy si svegliò e all'improvviso si scosse dal sogno…Forse sentiva che stava accadendo qualcosa di sovrannaturale...girò tra gli alberi e vide una ragazza nuotare nel fiume, e sembrava proprio la fata Serena: nuotava come una sirena e aveva dei lunghi capelli neri sfumati di blu” un’altra pausa ancora, “ma in quel momento notò che c’era un’altra ragazza, più grande di lei, seduta sul bordo del fiume, che si intrecciava i capelli biondi con la magia e capì che era stata lei a cantare…”,
“Zia Jadir…” la interruppe Nat,
Cate annuì, “Quando l’altra ragazza se ne andò, la giovane uscì dall’acqua e si asciugò; prima che se ne andasse, il giovane mago si fece avanti…la ragazza ne fu turbata e sorpresa, ma non scappò…lui si presentò e gli chiese se lei era la fata Serena e se l’altra ragazza era anch’essa una fata; a quella domanda la ragazza scoppiò a ridere, dicendogli che il suo nome era Shana Maifee, ed era una figlia di Avalon che discendeva dagli elfi, e che l’altra ragazza non era altro che sua sorella maggiore…Jeremy, deluso e incredulo, gli disse che non ci avrebbe creduto finché lei non avesse baciato, così da rendersi conto che lei non era uno spirito delle acque…la ragazza per tutta risposta lo baciò e, dopo che lui ebbe superato lo shock, lo invitò a casa sua…”,
“E l’anno seguente si sposarono” concluse Nat,
“Sì, ed un anno dopo ancora ebbero prima tuo zio James, e l’anno seguente me!” confermò Cate,
“Mi piace questa storia” disse infine Nat, “E mi piace quando sei tu a raccontarmela, hai una bella voce, mamma…”.
Piton, che non si era perso una parola, sorrise nel buio: pensava anche lui la stessa cosa.
Cate era commossa e qualche lacrima gli scivolò giù dalla guancia.
“Mamma, non piangere, io ti vorrò sempre bene, e non ti lascerò mai!” esclamò Nat abbracciandola, quando si accorse delle lacrime.
Anche Severus le venne più vicino e la baciò.
 

Il giorno in cui Harry venne a Diagon Alley, Cate, Elisa, Michelle e Nat decisero di andarlo a vedere, anche se purtroppo non potevano parlarci.
Severus era già dovuto tornare a Hogwarts.
Cate indossò un abito verde da maga. Nat indossava un abitino bianco con un cerchietto dello stesso colore. Elisa un abito di lana blu. Michelle indossava un abito da strega verde che Elisa gli aveva prestato e, dopo essersi messe i mantelli, uscirono per andare a Diagon Alley. Andarono con una Magicdoors che le portò davanti al Paiolo Magico.
Cate controllò l’ora. “Abbiamo ancora un po’ di tempo” disse “Intanto possiamo andare a fare spese”.
Elisa doveva andare in farmacia e Michelle la seguì. Cate e Nat invece, prima andarono da Madama McClan, dato che Nat aveva bisogno di un abito nuovo, Nat si fermò a dare un’occhiata a dove vendeva la scopa, e ad ammirare la nuova Nimbus 2000. Fu lì che incrociarono Hagrid.
“Ciao, Hagrid!” esclamò Cate e lo abbracciò,
“Ciao, Cate!” rispose lui, “Harry è andato in farmacia, tornerà tra poco…”.
In quel momento uscirono Elisa e Michelle. Elisa sembrava felice. “Quando lo vedrai non ci crederai quanto somiglia a James…” gli disse,
Cate sorrise di sfuggita, “Hagrid, ascolta, porta Harry all’emporio dei gufi…ho acquistato una civetta bianca per lui, ma tu fagli credere che è un tuo regalo!”,
“D’accordo…mi dispiace non potergli dire che è un regalo tu…secondo me gli piaceresti un sacco!”,
“Un giorno, forse…”.
Dopo si nascosero e Cate ebbe un tuffo al cuore quando vide Harry. Era il ritratto di James quando aveva la sua età, tranne che per gli occhi, quelli doveva averli ereditati da Lily. Il naso, però, era uguale a quello di Jeremy, il padre di Cate, e, quindi, era molto simile al suo.
Le quattro li videro entrare all’Emporio del Gufo, e uscire venti minuti dopo. Mentre Harry si dirigeva verso il negozio di Olivander, si allontanarono.
Tornati a casa, Elisa sviluppò le foto che Michelle aveva fatto a Harry, con una piccola macchina fotografica che teneva nella borsa. Le fecero vedere agl’altri che rimasero senza parole. Lo zio Olaf provò un moto d’orgoglio nel vedere che il nipote gli somigliava (per farla breve, quando era giovane era la copia di James, e quindi anche di Harry, anche se senza gli occhiali).
“Quando lo vedrà Piton gli verrà un colpo…” commentò Giovanni, che come tutti gli altri sapeva dell’antipatia che c’era stata tra James e Severus (d’altro canto Piton stava antipatico anche a loro),
“Piuttosto, Cate dov’è?” chiese la tata, preoccupata,
“Da quando siamo tornate, si è chiusa in camera sua!”.
La tata si affacciò alla porta della sua stanza. Si era cambiata, ora indossava una felpa nera e un paio di pantaloni dello stesso colore, ed era seduta a gambe incrociate sul letto, a scrutare il vuoto. Sul letto la tata notò le foto di quando Harry era piccolo. “Poverina…” mormorò entrando, e le mise una mano sul braccio. “Va tutto bene?”,
Cate scosse la testa, “No, non va bene…non va per niente bene!”, e comincio a versare lacrime, “Se mi avesse vista non mi avrebbe nemmeno riconosciuto…Ho il cuore a pezzi!”,
“Non dire così! Fa’ come diceva tua madre: se c’è qualcosa che ti fa soffrire, reagisci!”.
Già, sua madre. Lei e suo padre Harry non l’avevano mai visto e né lo vedranno mai. Si asciugò le lacrime, non poteva lamentarsi in fondo. Quando lo aveva mandato da Petunia lo sapeva che non poteva aspettarsi niente di meglio.
Andò di là e preparò la cena per la sua bambina.
 

Mentre Harry cominciava Hogwarts, anche Nat cominciava la scuola.
Il primo giorno sua madre l’accompagnò davanti al cancello. Nat era vestita come tutte le altre ragazze, con camicetta bianca, una gonna scozzese azzurra, legata alla camicia, tipo grembiule. Cate si era messa un abito formale nero con una giacca grigia, e i capelli sciolti ed era la più bella tra tutte le mamme riunite.
La preside, suor Teresa, riunì tutte le bambine del primo anno in palestra, tenendo un piccolo discorso, sia per le bambine sia per le madri, che erano in piedi in fondo alla palestra. Alcune suore fecero l’appello delle classi. Nat finì in quella di suor Clementina, che aveva all’incirca l’età di Cate. Aveva un viso molto dolce. Mentre le suore guidavano le bambine nelle classi, Nat salutò sua madre.
L’aula di Nat, la 1° C, aveva piccoli banchi di legno. Nat si mise vicino alla finestra. Suor Clementina si presentò e invitò poi le bambine a fare lo stesso. Dovevano dire soltanto il nome, il cognome, la data di nascita e i loro passatempi preferiti. Nat disse solo che il suo hobby era danzare. Non poteva dire che gli piaceva anche aiutare o vedere suo padre mentre faceva Pozioni.
La suora cominciò a scrivere l’alfabeto alla lavagna, che Nat conosceva bene. Nell’ora successiva fecero matematica. Suor Clementina scrisse la tabella del 2 e del 3 e invitò le ragazze a ripeterle. “Molto bene e…quanto fa 254 per 3?” fece dopo un po’, per scherzare.
Le bambine risero, Nat però rispose: “Fa 762!”.
Tutte si voltarono a guardarla. “Come hai detto?” chiese la suora esterrefatta,
“Il risultato è 762!” ripeté Nat.
Suor Clementina fece un piccolo calcolo mentale, e per sicurezza la rifece su un foglio. “E’ vero…” mormorò sconcertata, poi si voltò a guardarla, “Sai fare i calcoli a molte cifre, Natalie?”,
“Sì!” rispose con sicurezza,
“E dove lo hai imparato?”,
“Su un libro di matematica che ho preso in biblioteca…”,
“Sai leggere?”,
“Sì, da un anno!”,
“Te l’hanno insegnato all’asilo?”,
“No, me l’ha insegnato mio padre…”,
“E cosa leggi?”,
“Un po’ di tutto!”, non poteva rispondere che oltre ai libri Babbani, leggeva anche i libri di Pozioni di suo padre o la rivista Trasfigurazione oggi che arrivava a sua madre per posta,
“E qual è il tuo libro preferito?”,
“Mi piacciono molto i libri di Lewis Carroll, però ultimamente sto leggendo la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, di Luis Sepulvèda”,
“L’ho letto anch’io…è un bel libro!”, poi rifletté un attimo, “Ti andrebbe di leggere qualcosa a tutta la classe?”,
“Sì, certo!”.
La suora prese un libro per bambini sullo scaffale e lo diede alla piccola. Nat lesse la storia molto bene e senza alcun errore. Suor Clementina ne rimase veramente colpita. Poi gli chiese di sillabare alcune parole, e Nat lo fece perfettamente.
Durante la ricreazione, suor Clementina parlò a suor Teresa e, finita la pausa, Nat venne condotta in presidenza. La suora le fece alcune domande, chiedendogli se era vero quello che aveva detto suor Clementina, e quando ne ebbe conferma, chiese alla piccola: “Dimmi una cosa Natalie, suor Clementina ti ha fatto sillabare la parola onestà, sai cosa significa questa parola?”,
Nat ci rifletté un attimo sopra, “Onore, integrità” mormorò.
Suor Teresa ne fu colpita quanto suor Clementina. Una ragazza così piccola, ma così coscienziosa. Erano anni che faceva la preside, e di bambine così ne aveva viste veramente poche. Dopo fece fare un test alla bambina.
Nel pomeriggio, Cate ricevette una telefonata della preside, che voleva parlare sia con lei che con Severus il giorno seguente.
“La preside ci manda a chiamare dopo il primo giorno di scuola, ma che diavolo ha combinato?” chiese Severus a Cate mentre superavano il cancello della scuola, mentre si allentava la cravatta. Si era messo giacca e cravatta blu, sopra una camicia bianca e pantaloni neri. Cate si era messa un tailleur grigio.
“Non lo so, ma non sembrava qualcosa di grave!”.
Aspettarono seduti all’entrata, quando venne suor Clementina. “I signori Piton?” chiese. Cate e Severus annuirono.
La suora li guardò in tralice. Quello era il padre di quella bambina? Era impressionante la somiglianza tra i due, però quell’uomo sembrava molto severo. La madre, invece, era la donna più bella che avesse mai visto. “Seguitemi, la madre superiora vi sta aspettando!” disse semplicemente.
Quando si accomodarono, Cate chiese “Ci dica, cosa ha combinato, Natalie?”,
“Niente!” rispose la madre superiora,
“Allora perché ci ha fatto chiamare?” chiese Severus, perplesso.
Suor Teresa allora tirò fuori il test che aveva fatto Nat. Lo aveva fatto perfettamente, e quello era un compito che le bambine della sua classe faceva alla fine dell’anno. “Pensavamo di mandare Nat una classe avanti!” disse la madre superiora infine, e indicò la suora con gli occhiali che le era accanto e che era rimasta in silenzio fino a quel momento, “Suor Dominique sarebbe felice di averla nella sua classe”.
Cate e Severus rimasero ammutoliti. Decisero di parlarne a quattr'occhi.
“Tu cosa ne pensi?” chiese Severus a Cate quando rimasero da soli. Stavano osservando Nat giocare a pallavolo con le sue coetanee,
“Non lo so, amore, ma sarà saggio mandarla in una classe di bambine più grandi?” fece lei,
“Be', noi nei dormitori stavamo con ragazzi più grandi di noi” rispose Severus, “Sarebbe meglio chiedere a lei, prima”.
Entrambi uscirono in cortile. Cate chiamò la figlia che si precipitò ad abbracciarli. Gli spiegarono cosa voleva da loro la suora. “Per me va bene!” disse semplicemente la bambina, e alla fine della ricreazione Nat prese la cartella e seguì suor Dominique nella nuova classe, salutando i genitori.
“Ho la netta impressione che la scuola le piaccia!” disse Severus guardando la moglie. Si ricordava i dubbi che aveva nel mandare una piccola maga in mezzo a tante bambine Babbane.
Cate gli si avvicinò e lo baciò. “Saprà cavarsela!”.
E se ne riandarono mano nella mano.
 

Si stava avvicinando la festa di Halloween.
Per le streghe di Avalon coincideva con la festa di Samhain. In questa festa si medita, si ripercorre l’anno passato e ci si guarda indietro, considerando i successi ottenuti e le sconfitte subite. Era il momento di perdonare i nemici, di onorare i morti e coloro che ci hanno lasciato. Era il momento dei sogni e delle visioni.
A Hexestraße le strade erano piene di zucche. C’erano streghe e indovini ovunque che leggevano la mano, i tarocchi e facevano altre predizioni per il futuro.
Prima di uscire per i riti, Cate, come faceva tutti gli anni, accese una candela per James, per Lily e per gl’altri suoi cari.
“Mamma, andiamo!” gli disse Nat.
“Andate pure avanti, io vi raggiungo più tardi!”.
Nat allora corse giù per le scale per raggiungere lo zio e i suoi cugini. Mancava ancora mezz’ora prima dei riti, e ne approfittarono per girare per il quartiere, in festa.
C’erano i mostri che lavoravano per lo zio Olaf che facevano il loro numero di Halloween. Lo zio dirigeva la compagnia di famiglia Craw lon. I soci più importanti dello zio erano la Fata Shee (capo del reparto filtri), la Maga Ghea (capo del reparto dei ciondoli portafortuna), e Angelus Magnus (capo del reparto per gli oggetti magici). Oltre a loro c’erano i reparti per tutte le feste. Quelli che giravano in strada erano i mostri del reparto di Halloween, capitanati da Jack Skeletron, il re delle zucche.
Nat lasciò i suoi parenti per correre da loro. Anche Elisa si staccò per andare in un posto tranquillo a guardare le stelle. Le piaceva farlo. Lei, sua madre e suo padre quando potevano stavano a guardarle tutte e tre insieme. Si sentiva sempre vicina a loro quando lo faceva, soprattutto a Samhain, quando il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti si faceva sottile.
Ad un certo punto sentì qualcuno arrivarle da dietro. Qualcuno la spinse e lei per poco non inciampò, se non fosse stato per qualcuno che l’afferrò per le spalle. Si ritrovò faccia a faccia con un elfo. Era alto, biondo, con gli occhi azzurri. “Scusami…” pronunciò, “stavo cercando i miei compagni e non ti ho vista, ti ho spaventata?”.
Elisa non disse nulla. Arrossì violentemente e scappò via. Perse però il suo scialle. L’elfo lo raccolse e notò che c’erano due iniziali. E.L.
Cate li raggiunse poco dopo, ma Elisa, nonostante si stessero tutti divertendo, non riusciva a non ripensare all’incontro di prima.
Cornelia Funke, Grande Sacerdotessa di Colonia, fece i riti per la festa. Cate si mise a gambe incrociate sul prato con la posizione che prendeva per meditare, come altre figlie di Avalon e sacerdotesse. Nat, dopo un po’, venne vicina alla madre. Cate le fece il solletico e poi si sdraiarono in mezzo all’erbe. “Mamil…” fece ad un certo punto la bambina e Cate voltò il capo verso di lei, “Io e te siamo amiche non è vero?”,
“Vero!” confermò Cate,
“E staremo sempre insieme, giusto?”, e anche questa volta Cate annuì, e cominciarono a guardare insieme le stelle.
Dopo mezzanotte tornarono tutti a casa e Cate mise a dormire Nat con lei. Severus le trovò abbracciate quando entrò. Si sedette sul bordo del letto, e accarezzò Cate sulla spalla. Cate aprì gl’occhi, “Severus…” mormorò, poi gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò, “Come mai sei qui?”.
Severus gli raccontò di cosa era appena successo ad Hogwarts, e dei suoi sospetti su Raptor. Cate era una dei pochi che sapeva della Pietra Filosofale. “Pensi…pensi che abbia a che fare con lui?” chiese preoccupata,
“Non lo so…ma non lo escluderei…”,
“Che cosa vuoi fare? Lo dirai a Silente?”,
“Non ho le prove purtroppo, e non posso accusarlo, ma lo terrò d’occhio…”. Poi posò lo sguardo su Nat, e Cate fece lo stesso.
“Lei è come te, si accorge anche delle minime cose…” disse lei, dopo averle scostato i capelli dalla fronte, e lui sorrise.
“Sarà meglio che vada” disse lui dopo un po’, baciò prima Cate e poi baciò Nat sulla fronte, “A presto, tesoro…”.
Cate lo accompagnò fino alla porta e, prima che se ne andasse gli sussurrò: “Ti prego, controlla che Harry non si cacci nei guai…”,
Piton le prese il mento, “Non preoccuparti…non gli accadrà niente”,
“Mi fido di te, meleninya…”.
Il giorno dopo, Cate raccontò a tutti quello che aveva saputo da Severus. Ne rimasero tutti preoccupati e perplessi. Elisa, per la prima volta, dopo ieri sera, riuscì ad accantonare la figura dell’elfo, e a preoccuparsi veramente. Ma dovette togliersi sia Harry sia l’elfo dalla testa perché doveva andare al San Mungo.
Durante la pausa, Elisa decise di andare a prendersi un tè. Per quello doveva andare al quinto piano. Mentre usciva dal suo reparto incrociò proprio l’elfo che aveva incontrato.
“Ciao” gli disse,
“Ciao” disse lei ricambiando il saluto, “Devi…devi andare a trovare qualcuno in questo reparto?”,
“No, veramente sono venuto a cercare te…volevo restituirti questo!”, e tirò fuori il suo scialle,
“Oh, ti ringrazio, ma come mi hai trovata?”,
“Ho chiesto in giro…ti chiami Elisa Lovelace, vero?”,
“Sì, e tu sei…”,
“Eriol”, e gli porse la mano,
“Stavo andando a prendermi un tè, vuoi venire?”,
“Volentieri!”.
I due andarono a prendersi un tè. “Giornataccia?” chiese Eriol ad un certo punto, vedendola cupa,
“Come? Oh, no…”, come faceva a dirgli che suo cugino era rimasto coinvolto in un incidente con un Troll? Prese un lecca-lecca dalla borsa e lo mordicchiò,
Eriol lo guardò curiosa, “E’ il tuo pranzo?”,
“No, ho solo bisogno di un po’ di zuccheri, per pranzo ho una tavoletta di cioccolato ed andrò a prendere una pizza con ogni ben di Dio…”,
“E non verresti a pranzo con me?”,
“Finisco a mezzogiorno…”,
“Ho un sacco di tempo libero”.
Durante il pranzo, parlano di diverse cose. Erano ad un fast-food, Elisa ordinò patatine fritte con ketchup e frappè al cioccolato, ed Eriol la imitò. “Non ingrasserai con questa roba?” chiese,
“No, affatto!” rispose, “Vuoi sapere il mio segreto?”,
“Sentiamo!”,
“Creme a base di erbe mattina e sera, e per la linea faccio ginnastica”, fece una pausa, poi cambiò argomento, “Non mi hai ancora spiegato bene come mi hai trovato!”,
“Alcuni miei compagni hanno riconosciuto il tuo scialle, ti avevano già visto al San Mungo…”,
“Ah…”,
“Qualcuno si ricordava anche di tuo padre”,
“Davvero?”,
“Sì, era un bravo Guaritore, e da quello che ho capito tu non sei da meno”,
“Grazie”, e sorrise, “E i tuoi? Cosa fanno?”,
“Niente di particolare” rispose lui con noncuranza, “I miei abitano metà parte dell’anno nella Terra di Mezzo, nel Reame Boscoso, e l’altra metà qui a Colonia…mio padre è un cavaliere, come me”,
“Ah, sei un cavaliere…”,
“Già”.
Chiacchierarono del più e del meno fino a che Elisa non tornò a lavoro. A fine turno trovò Eriol ad aspettarla e l’accompagnò a casa. “Spero di rivederti…” gli disse lui,
“Se vuoi, domani non lavoro, possiamo uscire” propose lei,
“Per me va bene, quando ci vediamo?”,
“Alle tre, alla pasticceria di mia cugina, sai dov’è?”,
“Sì, certo, ci sono stato”,
“Allora…a domani”,
“A domani”.
E la vide entrare in casa.
 

Quel giorno Nat si sentiva estremamente euforica. Sua madre aveva deciso di regalare una scopa ad Harry, e lei non vedeva l’ora di entrare nel negozio. Precedette sua madre di corsa quando ormai vide il negozio Coda di fuoco negozio di scope ed entrò. “Buongiorno!” disse in fretta alla signorina Arion Drake (la gestante del negozio), per poi guardarsi intorno.
“Nat, non cominciare a toccare dappertutto!” l’ammonì sua madre,
“Va bene, mamma!” disse lei continuando a guardarsi intorno,
“Ah, buongiorno, signora Piton!” la salutò Drake,
“Buongiorno” rispose,
“Cosa posso fare per lei?”,
“Vorrei acquistare una scopa per mio nipote…è entrato nella squadra di Quidditch della sua Casa e vorrei regalargli una scopa per la sua prima partita”,
“Ah, e che ruolo ricopre suo nipote?”,
“E’ un Cercatore!”,
“Immagino che il signor Maifee ne è molto fiero!”,
“Già, e vuole comprargli una scopa…Nat ti ho detto di non toccare!”, Nat posò subito la scatola con il Boccino d’Oro,
“Ha già in mente che scopa regalargli?” chiese Drake,
“Sì, pensavo a questo…” e tirò fuori un foglio del catalogo che era arrivato ed indicò la Nimbus 2000,
“Oh, l’ultimo modello!”,
“Sì!”,
“Gliela vado a prendere subito”.
Cate si voltò a controllare Nat. “Vuoi qualcosa, Nat?” chiese Cate,
“Mi piacerebbe questo cappotto dei Ballycastle Bats!” e lo indicò. Cate sorrise: anche Severus tifava per quella squadra quando era piccolo. Quando Nat gliela aveva detto gli chiese se era per il fatto che la tifava anche lui, ma Nat non aveva la minima idea di che squadra tifasse suo padre.
“Papà, perché non sei mai entrato nella squadra di Quidditch?” gli aveva chiesto una mattina di punta in bianco, Nat, dopo che lo zio aveva letto un articolo sul Quidditch,
“Diciamo che non ero un asso…” rispose vagamente lui,
“Era perché lo faceva anche James?”,
“Questi sono affari miei!”,
“Ti va di fare una partita con me?”,
“Forse più tardi”. E si divertirono un mondo. Nat e Severus avevano giocato contro Aldo e Giovanni, e questi ultimi avevano perso. Erano una bella squadra, Nat e Severus.
Si ridestò dai ricordi quando la piccola gli volò tra le braccia. “Posso prendere questa per papà!” e gli fece vedere una spilla. Cate annuì.
E arrivò il giorno della prima partita dell’anno a Hogwarts.
Nat si stava preparando. Si era messa un vestito rosso e si pettinò i capelli. Elisa glieli legò con un nastro dorato, come il fiocco che gli legava la vita. “Ecco fatto, ora sei una degna tifosa dei Grifondoro!”. Elisa si era messa un pantalone rosso di seta con una camicia viola.
Anche Cate aveva indossato un abito rosso bordato d’oro, con lo stemma di Grifondoro cucito sulla schiena.
“No! Non è buona idea!” fece lo zio, “E se qualcuno vi vede?”,
“Non preoccuparti zio…” rispose Cate “Non succederà niente!”,
“E poi le teniamo d’occhio noi!” fece Giovanni,
“E vedete di non essere voi a farvi scoprire! Incapaci!” li rimbeccò lo zio,
“Grazie, una bella dritta!” protestò Giacomo.
Tutti risero. Salirono sulla loro macchina e andarono alla Magicdoors per Hogwarts. Era in un semplice vicolo cieco, Cate scese e andò davanti alla statua del Gargoyle. “Sroodcigam!” fece Cate,
“Destinazione!” fece la pietra,
“Hogwarts, Inghilterra!”.
Si aprì una galleria davanti a loro. Cate rimontò in macchina e usciti dal tunnel si trovarono al di là del lago dove era Hogwarts.
“Siamo arrivati!” disse Giovanni,
Nat scese e guardò ammirata il castello, “E’ bellissimo, mamma!”.
In quel momento venne Severus e Nat gli si buttò tra le braccia. Poi Piton squadrò un attimo la bambina e dopo Cate. “Non dovreste essere neutrali?” chiese lui,
“Neutrali o tifare per Serpeverde, non è vero, professore?” ribatté Cate, e lui la baciò.
Assistettero alla partita dagli spalti. Per un attimo, a Cate sembrò di essere tornata ai tempi in cui stava ad Hogwarts e tifava per James. Severus doveva averlo notato, per questo le strinse forte la mano.
In quel momento notarono che la scopa cercava di disarcionare Harry. Severus corse più giù per cercare di fare qualcosa, mormorando un contro malocchio, Cate guardava prima lui e poi Harry ma la situazione non migliorava. Poi notò il mantello di Severus prendere fuoco, senza vedere però chi era stato a mormorare l’incantesimo.
Quando finì tutto, uscirono dallo stadio senza farsi vedere. “Pensi che sia stato Raptor?” chiese Cate,
“E’ probabile…” disse lui, “Almeno, sono sicuro che sia stato lui a fare il malocchio alla scopa, ma non credo che abbia potuto dar fuoco al mantello…”,
“E chi altri poteva essere stato?”,
“Forse un alunno…può darsi che mi hanno notato e credevano che fossi stato io a fare il malocchio…”,
“E perché dovrebbero pensare una cosa del genere?” chiese Nat perplessa,
“Perché tuo padre ha la pessima abitudine di fare favoritismi a quelli della sua Casa!” rispose Elisa,
“Grazie mille!” replicò lui imbronciato,
“Ad ogni modo non è successo niente…” disse Giacomo,
“Parla per te!”,
“Basta!” disse Cate, “Qui la cosa si sta facendo più complicata del previsto…” e poi con voce fredda disse “accadrà qualcosa, lo sento…”.
 

Stava arrivando il Natale, ormai.
Cate aveva messo le decorazioni nel negozio. Anche a casa stavano preparando le decorazioni. Aldo, Giovanni e Giacomo avevano tirato giù l’albero dalla soffitta. La tata stava preparando i biscotti in diverse forme. Elisa e Nat erano intanto ad apparecchiare la tavola, mentre Eriol aiutava i loro cugini a montare l’albero. “Siete state molto gentili a invitarmi per la vigilia…” disse l’elfo,
“Figurati, a Natale in negozio c’è sempre un sacco di gente, a noi fa piacere!” gli disse Elisa sorridendo. Eriol ricambiò il sorriso.
Il 24 dicembre c’era sempre una gran festa in negozio, con gli altri coinquilini: festeggiavano sia il compleanno Nat che la vigilia di Natale.
Quando la bambina uscì dalla sala, Elisa disse ad Eriol: “Senti, questo pomeriggio verresti con me a scegliere un regalo a Nat?”,
“Volentieri!” rispose lui.
Cate era nella sua camera ed aveva finito di incartare il regalo per Harry. Silente gli aveva dato il permesso, a condizione che non gli facesse capire chi lo avesse mandato, ma gli sembrava giusto scrivergli un biglietto. Lo zio era seduto sulla poltrona dietro la sua scrivania. “Non lo so, Cate…ma sarà prudente lasciare quel Mantello a Harry? E così giovane! Potrebbe usarlo in modo improprio, o perderlo…”,
“Può darsi, ma era di mio padre, che lo aveva ricevuto dal suo, ed è stato di James…Anche loro lo hanno ricevuto alla sua età, e deve averlo anche lui!”.
Cate sul biglietto scrisse semplicemente: “Questo me l’ha affidato tuo padre prima di morire. E’ giunto il momento che torni a te. Fanne buon uso.                                                                            Buon Natale”.
A Cate venne un groppo in gola. James gli aveva dato il Mantello dell’Invisibilità la notte in cui era morto. Se l’avesse avuto lui, forse sarebbero potuti sopravvivere lui e Lily…No, si disse, niente lacrime, niente più sensi di colpa…James non avrebbe voluto vederla così, nemmeno Lily….e tutte le lacrime del mondo non li avrebbero riportati in vita. Mai più…
Aprì il cassetto e guardò il ritratto di un leone che gli aveva fatto James il Natale dopo che era tornato da Hogwarts per il suo primo anno.
“Che te ne fai di una mia foto scusa?” gli aveva chiesto quando lei gli aveva detto che voleva una sua foto. E lei gli aveva risposto: “Così mi sembra che ci sei anche quando non sei qui! Dai, James, accontentami!”. Lui ci pensò su un attimo, poi prese un foglio e ci disegnò un leone. “Questo è il simbolo della mia casa: guardala così penserai a me!”. “Sei proprio un buffone, James!” gli aveva risposto, e poi lo aveva abbracciato.
Gli occhi le si riempirono di lacrime. “E ricordami sempre James” aveva scritto.
“Mamma!” Nat era appena entrata. “Il pranzo è pronto! La tata ha…” e notò che sua madre stava piangendo, “Mamma che hai?”,
“Niente tesoro…” rispose e si asciugò le lacrime. Magnifico: l’ultima cosa che voleva era essere triste davanti alla sua famiglia nel periodo più bello dell’anno!
“Ma…stai piangendo…”,
“No, sto bene, è solo che…stavo mettendo a posto delle vecchie cose e mi è entrata un po’ di polvere negli occhi!” spiegò di fretta, “Andiamo a mangiare!”.
Nat la guardò non essendo del tutto convinta, ma non se la sentì di insistere.
La mattina del suo compleanno, Nat, come tutti gli anni, fu svegliata alle 3 del mattino dalla madre. Cate entrò di soppiatto nella sua camera, e gli si stese accanto sul letto. “Nat…” gli disse dolcemente, e la piccola si svegliò, “sai che succedeva a quest’ora?”, ma Nat sapeva già la risposta, “ho avuto te, ed è stato il più bel Natale della mia vita, anche se con un paio di giorni in anticipo, avevo ricevuto il mio più bel regalo” e la baciò sulla fronte. “Devo darti una cosa” e tirò fuori il ciondolo della madre di Severus, “questo me lo ha dato tuo padre, ed abbiamo deciso di darlo a te, era di tua nonna…consideralo il suo regalo per te”,
Nat prese tra le mani la pietra ed accese la luce sul comodino, “E’ bellissima, ha lo stesso colore di una notte stellata…”,
“Già”,
“Vorrei che nonna fosse viva, così la potrei ringraziare…suor Clementina dice che le persone che ci hanno lasciato ci sono sempre accanto…”.
Gli occhi di Cate si riempirono di lacrime, “Già”,
“Mamma, posso chiederti una cosa?” chiese Nat cambiando argomento,
“Cosa?”,
“Che cosa ti ha fatto innamorare di papà?”,
Cate ci pensò su un attimo, “Hhm, è difficile dirlo, sai…erano tante le cose che mi piacevano di lui…” e le scostò una ciocca di capelli dalla fronte, “amavo quando mi guardava, con i suoi due profondi occhi scuri, gli stessi che hai tu, tesoro…amavo la sua espressione quando non capiva qualcosa, la stessa che fai tu…ma credo, che la cosa che amassi di più era ballare con lui”,
“Ti piacciono ancora queste cose di lui, vero?”,
“Sì, e molto anche…sai, a volte penso, che se rinascessi di nuovo, mi innamorerei ancora di lui…” stette un attimo silenzio, poi sorridendo le disse “ora però continua a dormire” e la baciò sulla fronte, chiudendo la luce.
Il giorno dopo, tutti si ritrovarono in pasticceria a festeggiare i sei anni di Nat. La bambina indossava per l’occasione un abitino rosso. Ricevette da tutti auguri e regali. Elisa le fece un bellissimo regalo: tre coppie di bambole. Una erano una coppia di Arlecchini, maschio e femmina; una era una coppia di bambole, una vestita di arancione e l’altra blu; la terza coppia erano due soldatini, un maschio e una femmina anch’essi.
“Non riuscivo a decidermi quali delle tre coppie regalarti così le ho prese tutte” spiegò Elisa,
“Ci ha rimuginato sopra per un’ora!” aggiunse Eriol. Tutti risero, però Nat contemplò assorta le bambole,
“Nat, cosa c’è, non ti piacciono?” chiese Elisa,
“Che? Oh, no, le bambole sono bellissime…”,
“Ma?”,
“Mi piacerebbe avere qualcuno con cui giocarci…”,
“Che cosa intendi per ‘qualcuno’?” chiese lo zio perplesso,
“Non lo so…”, in realtà Nat lo sapeva: le sarebbe piaciuto avere una sorella, ma non era come chiedere un paio di scarpe. Guardò di sottotecchi i genitori. L’anno scorso aveva provato a chiedere da dove venivano i bambini, ma erano stati molto evasivi…
“Senti, Nat, perché non apri i regali dei tuoi genitori?” propose la tata.
Severus le porse un pacco. Nat scartò prima quello del padre: era un kit per il piccolo pozionista. Restò a bocca aperta. “E’ bellissimo!”, ed andò ad abbracciare i due genitori,
“E c’è anche un altro regalo!” gli annunciò Cate e gli porse una busta.
“Mamma, ma queste sono la tuta e le scarpe della Nike!” fece sorpresa,
“Ti serviva un completo nuovo da ginnastica, così ho pensato di dartelo a Natale…”, e la bimba baciò i genitori di nuovo.
“Me la vado a provare!” e corse nel bagno sul retro.
Cate la osservò contenta. Quanto le sarebbe piaciuto vedere la faccia di Harry quando avrebbe visto il Mantello, ma sapeva che non poteva accadere…
Severus lo capì…Non serviva l’Occlumanzia per saperlo.
Quando la festa finì, Severus propose a Cate di fare una passeggiata da soli. Cate accettò e lasciò che Elisa portasse a casa Nat, che si era ormai addormentata.
Stava nevicando. Piton osservò Cate. “Sembra lo stesso Natale…” pronunciò,
“Come dici?” chiese Cate,
“Ti ricordi il Natale di quando tu facevi il quinto anno e io il sesto?”,
“Come dimenticarlo?” e prese tra le mani il suo ciondolo, “Mi hai regalato questo e mi avevi detto di metterlo per San Valentino, e da allora non me lo sono mai tolto”,
Piton le prese le mani tra le sue, “Quella sera eri così bella…volevo dirti tante cose, ma non ne ho avuto il coraggio…”, e appoggiò la fronte contro la sua, “C’era una parte di me che mi diceva di starti lontano…e l’altra mi diceva di non lasciarti mai andare via, perché se no, non avrei avuto una ragione per alzarmi al mattino”, Cate sfregò il naso contro il suo, “Tu non mi avevi scaldato soltanto le mani, ma anche l’anima…”,
“Io, invece, la prima volta che mi hai vista in veste di lupo, sarei voluta restare così per sempre, se potevo restarti vicino…”. Piton la baciò. “Ti va di ballare?” gli chiese lei dopo essersi staccati,
“Sì” rispose semplicemente.
E ballarono sotto la neve che cadeva e la luce dei lampioni.
 

Non fece in tempo a finire Natale che arrivò San Valentino.
Elisa entrò in cucina per fare colazione, e vide che Cate stava sistemando un mazzo di rose bianche in un vaso.
“Che belle!” esclamò Elisa,
“Me le hanno consegnate stamattina, da parte di Severus…” spiegò Cate, “Stasera andiamo a cena fuori”.
Elisa sorrise e poi si mise a fare colazione, accanto a Nat.
La tata entrò nell’appartamento e disse: “Elisa, c’è quell’elfo di nome Eriol giù di sotto che ti sta aspettando!”,
“Di già?” esclamò, “Fallo accomodare in salotto, mentre io vado a vestirmi!”.
Eriol entrò in casa dando il buongiorno a tutti.
Lui ed Elisa si frequentavano da mesi ormai. Tutti si chiedevano come sarebbe andata a finire tra i due. Elisa non aveva mai avuto una relazione così lunga. Ad essere sinceri, non l’avevano mai vista con tanti ragazzi intorno. La ragazza era diventata molto riservata da quando erano morti i suoi genitori.
Fecero una passeggiata per il mercato, facendo acquisti, poi Eriol la invitò per un giro in barca. Elisa non si divertiva così da tanto tempo. Pranzarono in un locale non distante, dove facevano trucchi di magia. Era divertente vedere i babbani cimentarsi in esibizioni che sembravano magiche. Infine, verso sera, Eriol la portò a casa sua. Tutti gli elfi di Colonia vivevano in quello che si sarebbe potuto definire un albergo. Ognuno aveva la sua stanza per dormire, ma avevano una sala da pranzo e un salotto in comune. Eriol la condusse nella sua camera. Elisa non aveva mai fatto l’amore con nessuno, prima d’ora, ma con Eriol gli sembrò naturale ed inevitabile…
Quando si risvegliò, erano le otto di sera. Sarebbe dovuta tornare a casa!
Quando rientrò tutti si erano già messi a tavola, tranne.
“Ah, guardate chi si è degnata di farci onore della sua presenza!” disse sarcastico lo zio,
“Buonasera a tutti, scusate il ritardo…” disse lei, cercando di non dar peso allo zio,
“Hai fatto tardi” osservò Giacomo, “Ti sei divertita?”,
“Molto, grazie” e si mise a tavola.
In quel momento uscì Cate. Era meravigliosa: i suoi capelli sembrano boccoli d’oro, si era truccata leggermente, ed indossava un abito rosso, babbano, che arrivava fino alle ginocchia, senza maniche, e indossava due orecchini a forma di fiore.
“Allora sei tornata!” esclamò lei,
“Mamma, sei bellissima!” disse Nat,
“Grazie tesoro…” e andò a baciarla, “Severus mi sta aspettando al ristorante, non so che ora faccio…”,
“Divertitevi!” disse Giovanni, mentre lei stava uscendo.
Il ristorante di cui Cate parlava era in realtà una nave attraccata sul Reno. Severus la stava già aspettando, e quando la vide sgranò gl’occhi: era bella come una regina, e seducente quanto una modella di una pubblicità di profumi…
“Ciao, è da molto che mi aspetti?” chiese lei,
“No, sei puntuale”.
Cenarono tranquillamente, e poi, come tutti gli anni, presero una stanza in albergo.
 

Era mezzanotte. Cate era in pigiama e si spazzolava i capelli. Ormai Harry stava per finire il suo primo anno ad Hogwarts, pensò. Silente gli aveva detto che stava bene, ma che non era affatto felice. Chissà se adesso stava bene? Se mangiava a sufficienza? Se si fosse fatto degli amici?
Questi pensieri si interruppero quando sentì una voce. “Cate! Cate…” fece eco la voce. L’aveva riconosciuta: era la Dama del Lago!
“Signora, cosa succede?” chiese Cate allarmata,
“Cate, ascoltami, Silente mi ha detto che Harry è in pericolo!”,
“In pericolo?” fece Cate spaventata,
“Sì, devi far presto!”.
Cate andò a prendere il suo incensiere e lo posò sul davanzale della sua finestra, si tolse le sue pantofole e prese l’incenso. Lo bruciò, prese il suo coltello rituale, l’athame, che era apparteneva alla sua famiglia da generazioni, si punse il dito e fece cadere il suo sangue nel fuoco. Quando Raptor fu toccato da Harry la sua mano si incenerì come si stava incenerendo l’incenso. “Ahhhhhhh, cos’è questa magia?” Cate sentì una voce terrorizzata e poi una voce fredda e metallica, che aveva già sentito da ragazzina: “IDIOTA, PRENDI LA PIETRA!”.
Cate sentì Harry lottare con Raptor e quando Voldemort passò attraverso il corpo del ragazzo facendolo cadere a terra, anche lei cadde sul letto.
Il giorno dopo, Nat entrò in camera della madre. “Mamma…” e la vide sul letto, ma non stava dormendo, era come se…
Mamma!” e andò al capezzale della madre,
“Nat, che succede?” chiese Elisa entrando, e notò che Cate non si era ancora alzata e l’incensiere spento “Cate!”, e le toccò la fronte, “E’ svenuta…Nat, dobbiamo andare a prendere delle erbe! Vieni con me!”.
Elisa andò nello studio di Piton e preparò una pozione rigenerante, con dentro qualche erba in più. La fece bere a Cate e lei subito scattò a sedere sul letto.
“Cate, che è successo?” chiese Elisa,
“La Dama del Lago…sta arrivando” rispose lei,
“Joanna? E cosa viene a fare qua a Colonia?”,
“Puoi chiederglielo tu stessa, è qui…”.
Nat si precipitò alla finestra. La Dama del Lago stava arrivando con il suo seguito, a cavallo.
Con Joanna Kathleen Rowling c’erano anche Morgause, Cornelia Funke ed Eoin Colfer, il capo dei Druidi.
Cate la ricevette in salotto con suo zio e il resto della famiglia.
“I segni sono chiari, Cate” sentenziò Joanna “Il Pendragon sta per fare ritorno sulle nostre terre…”,
“Davvero?” fece Cate meravigliata,
“Sì, e tu sarai la custode della spada…”,
“Io? Custode di Excalibur?”,
“Esattamente, oggi stesso verranno a reclamarla, proprio qui, in casa tua!”.
E così fu. La spada, incastonata nella roccia, fu messa sul giardino e la casa si riempì. Erano venuti in tanti per estrarre la spada: nani, elfi, uomini, stregoni, Hobbit, gnomi, fate, ninfe, persino alcuni Orchi e alcuni Goblin, Gargoyle, e non so quanti altri. Tutti da terre vicine e lontane.
“Non ti scoccia avere tutti questi tipi in casa?” chiese Dorothy a Cate,
“Per favore, Dorothy, non rendere le cose più difficili anche tu!” gli rispose a tono,
Nat era rimasta ad osservarli entrare tutti, “Ma quanti sono?” chiese allarmata,
“Non ne ho la più pallida idea!” gli rispose Elisa che li osservava tutti affranta.
Mrs Duntin stava servendo apertivi a tutti, lo zio e gl’altri sembravano solo un po’ seccati e fecero parecchi commenti sarcastici.
Cate stava osservando tutti mentre cercavano di estrarre la spada. Il suo sguardo si posò sulla spada e la vide risplendere di una luce rossa, e quella luce sembrava formare un drago.
“Mamma…” pronunciò Nat mentre osservava sua madre guardare la spada come in trance,
“Non ora, bambina…” la fermò la Dama del Lago, “Tua madre sta avendo una visione, non interromperla…”.
Cate stava ancora osservando il drago rosso, e vide il drago sullo scudo in mano ad un uomo portato in trionfo da una folla. Doveva essere Artù, dato che aveva in mano la spada e sul capo la corona. Ritornò a osservare il drago rosso, e quel drago si trasformò in leone. Era il simbolo dei Grifondoro! Il leone si trasformò successivamente in spilla, e questa spilla era appuntata sulla divisa di…Harry! E sulla fronte del ragazzo la cicatrice a forma di fulmine, si trasformò nel drago rosso…
La visione finì e Cate ricominciò a sentire chi gli stava intorno. “Che ti succede, Cate?” chiese Dorothy,
“Ho visto il Pendragon!”. Si voltò verso Joanna, e anche lei capì.
Più tardi, dopo aver congedato tutti, Joanna e Cate portarono la spada dove erano custodite le sfere. Era una grotta formata da tante piccole pozze d’acqua, dove erano riposte le sfere delle figlie di Avalon.
Joanna immerse la spada nella pozzanghera più grande e disse: “Questa spada, riuscirà fuori soltanto quando sarà il momento, quando il Pendragon ne avrà bisogno e la nostra gente sarà minacciata”.
Cate si sedette, pensierosa. Joanna le mise una mano sulla spalla, “Cate, quando hai mandato via Harry non lo hai solo protetto, ma hai dato anche speranza, e questo tuo gesto farà il bene di tutti…vedrai, un giorno sarai contenta di aver fatto crescere Harry lontano da qui, dove qualcuno poteva fargli del male”.
Cate sembrava non ascoltarla, aveva gli occhi pieni di lacrime, che guardavano il vuoto. Era proprio come quando Severus l’aveva trovata in camera del fratello, tanti anni prima. Alla fine, pronunciò in elfico: “Onen i-Estel Edain, ù-chebin estel anim” (Ho dato speranza agli uomini, ma non ne ho più avuta per me).
A quel punto, Joanna lasciò sola Cate, che si mise a passeggiare per la grotta.
Nel frattempo, Nat si mise a cercare sua madre. Entrò nel luogo dove si trovava lei prima. Non trovò Cate, ma guardò nelle fonti delle sfere. La sua attenzione fu catturata da una dove non c’erano sfere. Allora notò che incise nella pietra, accanto ad essere, c’era scritto: ‘Fonte dei ricordi’.
Nat si affacciò a vedere e vide una larga stanza circolare dove erano riuniti maghi e streghe. Nat fu scagliata in avanti e precipitò a testa in giù dentro il cratere di pietra...
Ma non urtò contro il fondo di pietra. Stava cadendo dentro qualcosa di gelido e nero; era come essere risucchiati in un gorgo oscuro...
E all'improvviso si ritrovò seduta su una panca. Guardò verso il soffitto di pietra, aspettandosi di vedere la finestra circolare dalla quale aveva appena osservato la scena, ma lassù non c'era altro che scura, solida pietra.
Respirando affannosamente, Nat si guardò attorno. Non uno dei maghi, non una delle streghe presenti (e ce n'erano almeno duecento) la stava guardando. Nessuno pareva essersi accorto che una bambina era appena piovuta tra loro dal soffitto. Nat si voltò verso la strega che sedeva accanto a lei e gettò un alto grido di sorpresa che echeggiò nella sala silenziosa.
Era seduta al fianco di sua madre. Ma era molto diversa da come la conosceva lei: era più giovane, ma il suo viso segnato da una profonda sofferenza. Aveva occhi gonfi e rossi, come se avesse pianto per giorni interi. Non l’aveva mai vista così seria! A fianco a lei c’era Dorothy.
"Mamma! " sussurrò affannosamente.
Ma Cate non si mosse né parlò. Ignorò del tutto Nat. Come ogni altro mago sulle panche, fissava l'angolo più remoto della sala, dove si apriva una porta. Allora, capì che si trovava dentro un ricordo. Si guardò intorno, dall’altra parte della sala c’era una persona che lei conosceva bene: la Dama del Lago, e due panche davanti a lei c’era anche Albus Silente, il Preside di Hogwarts. La sala, come aveva sospettato osservandola dall'alto, era quasi certamente sottoterra: una segreta, pensò. Vi aleggiava un'atmosfera cupa e inquietante: non c'erano quadri alle pareti, solo quelle file serrate di panche che si alzavano in ranghi, tutte disposte in modo da godere di una vista indisturbata su quella sedia con le catene sui braccioli.
Prima che Nat potesse giungere a qualche conclusione, udì dei passi. La porta nell'angolo della segreta si aprì, ed entrarono tre persone: o meglio, un uomo, scortato da due Dissennatori.
I Dissennatori, altre creature incappucciate dai volti nascosti, scivolarono lentamente verso la sedia al centro della sala, le mani putrefatte attorno alle braccia del prigioniero, che sembrava sul punto si svenire.
Osservo con attenzione il prigioniero: aveva i capelli e il pizzetto erano neri. Indossava un abito leggero e strappato. Era scosso dai brividi. Sotto gli occhi di Nat, le catene sui braccioli della sedia scintillarono d'oro all'improvviso e strisciarono lungo le sue braccia, avviluppandolo.
"Igor Karkaroff" disse una voce asciutta. Lei si voltò e vide qualcuno che aveva solo intravisto, e di cui sua madre gli aveva parlato: il signor Crouch in piedi al centro della panca dall’altra parte. "Sei stato portato da Azkaban per deporre davanti al Ministero della Magia…Ci hai lasciato capire di avere delle informazioni importanti per noi".
Karkaroff si raddrizzò meglio che poteva, legato com'era.
"E' così, signore" disse, e anche se il suo tono di voce era molto spaventato. "Desidero rendermi utile al Ministero...Desidero collaborare…Io...io so che il Ministero sta cercando di...di isolare gli ultimi sostenitori del Signore Oscuro…Sono disposto a collaborare come posso..."
Tra le panche si diffuse un mormorio. Alcuni maghi e streghe osservavano Karkaroff con interesse, altri con esplicita diffidenza. Nat udì distintamente Dorothy dire: "Verme! Crouch lo lascerà andare" sussurrò piano a Cate. "Ha fatto un patto con lui…Ci abbiamo messo sei mesi a scovarlo, e Crouch lo lascerà andare se otterrà nuovi nomi a sufficienza…Sentiamo quello che ha da dire, ha detto Moody, e poi ributtiamolo subito in pasto ai Dissennatori!”,
“Smettila, Dorothy!” fece Cate, come infastidita.
"Sostieni di essere in grado di fare dei nomi, Karkaroff" riprese Crouch. "Sentiamoli, allora",
"Dovete capire" disse in fretta Karkaroff che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha sempre agito con la massima segretezza...preferiva che noi -voglio dire, i suoi sostenitori- e io ora mi rammarico profondamente di essere stato uno di loro...",
"Vai avanti" sogghignò un mago, che Nat riconobbe da alcune foto: Malocchio Moody,
"...che non conoscessimo mai i nomi di tutti i nostri compagni...solo lui sapeva esattamente chi eravamo...",
"Saggia mossa davvero, visto che ha impedito a un come te, Karkaroff, di denunciarli tutti" borbottò Moody,
"Eppure tu dici di conoscerli?" disse il signor Crouch,
"Io...io sì" disse Karkaroff senza fiato. "Ed erano sostenitori importanti, badate. Li ho visti eseguire ordini con i miei occhi…Vi fornisco queste informazioni come prova della mia totale e piena rinuncia a lui, e sono pervaso da un rimorso così profondo che riesco a stento...",
"Allora, questi nomi?" esclamò secco il signor Crouch,
Karkaroff trasse un profondo respiro.
"C'era Antonin Dolohov" disse. "Io...io l'ho visto torturare innumerevoli Babbani e...e non-sostenitori del Signore Oscuro",
"E gli hai dato man forte" mormorò Moody,
"Abbiamo già arrestato Dolohov" disse Crouch. "E' stato catturato poco dopo di te",
"Davvero?" disse Karkaroff, con gli occhi che gli si dilatavano. "Io...io sono lieto di saperlo!".
Ma non sembrava affatto. Nat capì che la notizia era stata un grave colpo per lui. Uno dei suoi nomi non valeva nulla.
"Altri nomi?" chiese Crouch con freddezza,
"Be', sì...c'era Rosier" disse Karkaroff in fretta. "Evan Rosier",
"Rosier è morto" rispose Crouch. "Anche lui è stato acciuffato poco dopo di te…Ha preferito combattere invece che seguirci, ed è stato ucciso durante lo scontro",
"Sì…davvero penoso…Ce la siamo cavata per miracolo!” sussurrò Dorothy,
"Nessuno...nessuno se l'è meritato più di Rosier!" esclamò Karkaroff, una nota di autentico panico nella voce: cominciava a temere che nessuna delle sue informazioni sarebbe stata di alcuna utilità al Ministero. Gli occhi di Karkaroff saettarono verso la porta nell'angolo, dietro la quale certo incombevano ancora i Dissennatori, in attesa.
"Altro?" disse Crouch,
"Sì!" esclamò Karkaroff. "C'era Travers...è stato complice dell'assassinio dei McKinnon! Mulciber...si era specializzato nella Maledizione Imperius, ha costretto tantissime persone a fare cose orribili! Rookwood, che era una spia, e passava a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato informazioni utili dall'interno del Ministero!"
Stavolta Karkaroff aveva fatto centro. Un mormorio corse tra la folla.
"Rookwood?" chiese Crouch, facendo un cenno a una strega davanti a lui che prese a scrivere in fretta su un rotolo di pergamena. "Augustus Rookwood del Dipartimento de Misteri?",
"Proprio lui" disse Karkaroff con impazienza. "Credo che usasse una rete di maghi in posizioni strategiche, sia dentro il Ministero che fuori, per raccogliere informazioni...",
"Ma Travers e Mulciber li abbiamo già presi" disse Crouch. "Molto bene, Karkaroff, se questo è tutto, verrai ricondotto ad Azkaban mentre decidiamo...",
"Non ancora!" urlò Karkaroff, disperato. "Aspettate, ne ho altri!".
Nat lo vide sudare alla luce delle torce, la pelle candida che faceva un netto contrasto con la barba e i capelli neri.
"Piton!" gridò. "Severus Piton!"
Nat sbiancò. Vide sua madre alzarsi per dire qualcosa, ma Dorothy la trattenne.
"Piton è stato assolto da questo tribunale" disse Crouch in tono gelido. "Albus Silente si è fatto garante per lui",
"No!" urlò Karkaroff, tenendo le catene che lo legavano alla sedia. "Ve lo assicuro! Severus Piton è un Mangiamorte!",
Silente si alzò. "Ho già deposto a questo proposito" disse chiaramente. "Severus Piton è stato un Mangiamorte, è vero…Però è tornato dalla nostra parte prima della caduta di Voldemort e ha fatto la spia per noi, a suo rischio e pericolo…Ora non è un Mangiamorte più di quanto lo sia io",
"Molto bene, Karkaroff" concluse Crouch freddamente, "sei stato d'aiuto…Riesaminerò il tuo caso…Nel frattempo farai ritorno ad Azkaban...".
In quel momento Nat ritornò su. Accanto a lei c’era la Dama del Lago.
“Signora…io…” Nat non seppe come giustificarsi, “Io non sapevo cosa c’era…ecco…non volevo finirci dentro…”,
“Non devi scusarti Natalie, la curiosità non è un crimine…ma bisogna stare molto attenti a come e con cosa la si usa…”, e si sedette sul bordo della fonte,
“Signora, è vero quello che hanno detto su mio padre?”,
“Sì, è vero…ma sta attenta a come lo giudichi, Natalie…fu suo zio a influenzarlo, lui era un vero Mangiamorte, e poi tuo padre era molto giovane…aveva diciannove anni…è un età dove tutti commettiamo errori, in fondo, non fu l’unico a pentirsi della scelta fatta”, e agitò le acque, e comparve qualcos’altro: comparve Joanna, però non indossava l’abito da sacerdotessa, ma un tailleur nero, e stava in una sala d’aspetto di Azkaban, quando i Dissennatori fecero entrare Karkaroff.
“Signora” pronunciò lui fievolmente, andandole a baciare la mano, “sono onorato della vostra visita”,
“Sono qui per dirti che ti rilasceranno presto, Igor…” disse lei,
“Lo so, e so anche che è stata lei ad influenzare questa decisione, la ringrazio molto…”,
“Non c’è di che…sai già cosa farai uscito di qui?”, Karkaroff scosse la testa, “Lo immaginavo…ascolta, sarà meglio che tu non ti faccia vedere per un po’ qui in Inghilterra…ho parlato con il Ministro della Magia Bulgara…ti andrebbe di fare da insegnante a Durmstrang?”,
“Durmstrang? Davvero?”,
“Sì…conosci bene le Arti Oscure e i ragazzi imparerebbero a difendersi da esse molto bene, se lo insegnassi tu…che ne dici?”,
“Signora, io sono onorato, ma…perché lei mi sta aiutando?”,
“Perché credo, come Silente, che tu ci abbia dato un grande aiuto, Igor, e che un giorno potresti continuare a darlo…”,
“Vi ringrazio, signora” era molto più sereno ora,
“Bene, a questo punto non abbiamo più niente da dirci…”, si strinsero la mano e lui poi gliela baciò. Prima di uscire, però, Joanna si voltò e gli disse: “C’è un ultima cosa che vorrei chiederti, Igor...ed è molto importante!”,
“Mi dica”,
“Tu sai, quale Mangiamorte ha ucciso Jeremy e Shana Potter?”,
Igor ricominciò a sudare, “Non è stato nessun Mangiamorte…” rispose, ed emise un profondo respiro, “E’ stato il Signore Oscuro a farlo”.
A quel punto il ricordo finì.
Nat non disse nulla. Aveva un groppo alla gola. “Mia…mia madre lo sa?” chiese,
“Di cosa?”,
“Di tutto questo…”,
“Sì, lo sa”.
A quel punto Joanna gli spiegò come stavano le cose tra i suoi genitori.
“E i miei nonni?” chiese la bambina,
“Vedi, Natalie, tu sai che tua nonna e tua zia Jadir avevano entrambe due bacchette molto potenti che si tramandano nella vostra generazione: la bacchetta del Fuoco del Drago e del Ghiaccio di Asgard…Quelle due bacchette, se unite, generano un potere immenso…Voldemort le voleva, e per primo andò a cercare tua nonna…era con tuo nonno, quel giorno, e lui la difese per farla scappare, ma fu inutile, e quando Shana capì che Voldemort l’avrebbe uccisa, ha deciso di distruggere la bacchetta del Fuoco del Drago”,
“Capisco”,
“Vado a cercare tua madre, Natalie…” e lasciò anche la bimba, che continuava a contemplare l’acqua.
Cate stava passeggiando per la grotta, quando si ritrovò vicino uno specchio che non aveva mai visto prima. Era meraviglioso, alto fino al soffitto, con una cornice d’oro riccamente decorata che si reggeva su due zampe di leone. In cima, portava incisa un’iscrizione: ‘Erouc li amotlov li ottelfirnon”.
Cate provò a decifrare quelle parole. Leggendole all’incontrario capì che significavano: “Non rifletto il volto ma il cuore…” pronunciò “Ma che significa?”.
Allora guardò dentro. Si coprì la bocca per non gridare dallo stupore. Dentro non vide solo la sua immagine. C’erano anche Lily e James. Si voltò, ma non vide nessuno. Man mano comparirono anche altre persone: c’erano sua madre, suo padre, Alcyone, Mikailov e…sì…anche Eileen, la madre di Severus. Cate cominciò a piangere, appoggiando la fronte contro quella della sua immagine riflessa nello specchio. Alla fine mormorò le parole che voleva dirgli da tanti anni, a tutti loro: “Mi dispiace…mi dispiace davvero…”.
Tutti nello specchio si guardarono, poi James mise una mano sulla spalla di Cate, e gli sorrise, come per dirgli che andava tutto bene. Cate posò una mano sulla spalla che James gli stava accarezzando ma, mentre il suo riflesso poteva stringergli la mano, lei non avvertì altro che il vuoto.
Rimase a contemplarli per molto tempo, finché una voce non la richiamò alla realtà. “Ancora qui, Cate?”. Era la Dama del Lago, “Vedo che anche tu sei caduta nelle dolcezze dello Specchio delle Brame…immagino che tu abbia capito che è uno specchio di cui fidarsi…”,
“Questo specchio riflette quello che una persona vuole in fondo al suo cuore, non è vero?” chiese,
“Sì, è così…ci mostra solo i desideri più tormentati del nostro cuore…ora tu, Cate, che non puoi più parlare e rivedere i tuoi parenti li vedi lì ma, Cate, questo specchio non te li farà riavere, né ti mostrerà il modo per riaverli, e perciò ti devo chiedere di non cercarlo più, a parte il fatto che domani lo porteranno via…” li mise una mano sulla spalla, “Molti hanno perso il lume della ragione davanti ad esso, e tu sei fin troppo intelligente e forte per capire che è inutile guardare qualcosa che tanto non si può riavere…”.
Cate annuì. Aveva ragione. Ormai James, Lily, i suoi genitori e gl’altri non c’erano più, ed era inutile continuare a guardarli solo per soffrire. Andò fuori e trovò Nat ad aspettarla. Ora aveva sua figlia, non doveva dimenticarselo. Se Voldemort fosse tornato, proteggere Nat e Severus sarebbe stata la prima delle sue priorità.
  
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