#19 - dichiarazioni
Per un attimo, una frazione di secondo, Selina s'immagina già vecchia, i capelli ormai ingrigiti sulle tempie e una tazza di caffè perennemente stretta tra le mani.
Non sa dire se Grayson e i pettirossi rimasti saranno ancora vivi, perché Gotham è un inverno che difficilmente lascia andare i suoi germogli sepolti, ma in fondo al cuore lo spera.
Non sa dire se lei e Bruce riusciranno a sopravvivere a tutto quello che Gotham ha in serbo per loro, ma anche quella è una speranza che non vuole morire - che non può morire.
Sorride, e ricorda quando Bruce l'aveva salvata da se stessa, dal suo dolore e dall'incertezza che l'aveva prostrata al suolo.
Ricorda tutte quelle notti sui tetti, quel lento cercarsi e quell'amarsi veloce, vorace, sempre in bilico sul bordo della fine - di un abisso che aveva il volto e il nome di una madre tiranna.
Ricorda quanto gli era costato fidarsi, mostrarle la sua vera maschera, confessarle segreti che avrebbero potuto distruggerlo.
Bruce si rigira nel letto e la stringe contro il suo petto, borbottando qualcosa nel silenzio della stanza - forse un ordine, forse quella dichiarazione che nessuno dei due era ancora pronto a fare.
Selina amplia il sorriso, chiudendo gli occhi e cercando gli ultimi scampoli del sonno residuo, a cullarla verso l'incoscienza una consapevolezza inaspettata.
Avrebbe dovuto aspettare ancora a lungo, ma prima o poi, quando della gatta non sarebbe rimasto che il nome e del pipistrello la leggenda, Bruce avrebbe lasciato cadere anche l'ultimo muro e tutto avrebbe allora preso il sapore di una storia conclusa - di una fine che sarebbe stata anche un inizio.
L'alba li coglie ancora avvolti da un sonno quieto e, per la prima volta dopo tanto tempo, privo di sogni.