Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Piuma_di_cigno    07/07/2015    3 recensioni
Elsa guarda sua sorella Anna volteggiare entusiasta tra le braccia di Kristoff il giorno del suo matrimonio. Per un attimo, rimpiange che il suo cuore sia tanto freddo da non permetterle di conoscere davvero qualcuno.
Ma quella sera, quando decide di fare una passeggiata nei giardini del castello, qualcosa stravolge il cuore di Elsa.
*“Come mai siete qui tutta sola? Vostra sorella ha dato inizio alle danze, dovreste andare a cercarvi un cavaliere.”
Strinsi le labbra.
“E voi lo stesso.”
(...)
“Non sono interessato alle dame nel castello.”
“Perché, se posso chiedere?”
Il giovane mi lanciò un'occhiata.
“Ballo solo con la dama che amo.”*
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 3 – Harry

Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo.
(Virginia Woolf)

Il mio primo giorno sulla nave doveva essere molto tranquillo, invece fu semplicemente terribile. Avevo portato con me un libro, ma leggerlo era l'ultima cosa che riuscivo a fare, visto che Harry, probabilmente apposta, urlava gli ordini all'equipaggio talmente forte da farmi sobbalzare ogni volta.

E, quei rari momenti in cui stava zitto, sentivo il suo sguardo fisso su di me.

Solo una domestica mi accompagnava su quella nave e non era una gran compagnia, visto che Judith era molto più anziana di me; gli argomenti di conversazione di certo non erano dei migliori, e presi ad evitarla quando arrivò al discorso il capitano ti fissa insistentemente per tutto il giorno.

Praticamente, mi rinchiusi nell'interno traballante della nave, cercando di leggere il libro, e lì rimasi fino a sera, quando fui costretta ad uscire di corsa. Cominciava proprio a venirmi da vomitare.

Mi sporsi dal bordo della nave, il respiro affannoso, la testa che ronzava, un fischio interminabile nelle orecchie. Cercai di fare respiri lenti e profondi e chiusi gli occhi. Materializzai un po' di ghiaccio sulla mano e me lo appoggiai in fronte.

Il senso di nausea scemò lentamente e il sollievo mi invase, nella grande nave, ora silenziosa e immersa nella notte.

“Mal di mare?” chiese Harry, improvvisamente dietro di me. Mi voltai e annuii, incontrando i suoi occhi più vicini di quanto desiderassi. Per un attimo, parve quasi spaesato, guardandomi.

Mi sentii terribilmente in imbarazzo; avevo cenato in cabina, così mi ero già cambiata e indossavo solo la camicia da notte con sopra una vestaglia verde, che mi aveva regalato Anna. I miei capelli erano … Completamente sciolti. Era questo che mi sconcertava più di tutto. Harry era la prima persona dopo Anna e Judith a vedermi senza trecce, né acconciature, senza fermagli, cristalli, qualunque elemento di sfarzo … Senza barriere.

Era sciocco pensarlo, ma così, di fronte a lui, pallida come non mai, col mal di mare e pronta per andare a dormire, mi sentivo davvero indifesa. Era una sensazione strana, perché era come se il ghiaccio questa volta non potesse proteggermi.

Poi, Harry si esibì in un ghigno, che spazzò via tutto quello che stavo pensando e mi imbarazzò ancora di più. Le mie guance si colorarono nuovamente di rosso.

“Mal di mare, eh?” disse, beffardo.

Annuii a fatica, con la gola serrata.

“Sai, ci sono alcuni che credono sia solo una questione mentale. Che in realtà anche chi dice di avere il mal di mare, potrebbe stare su una barca senza problemi.”

Lo fissai, piuttosto irritata, anche se, lo dovevo ammettere, curiosa di sapere cosa intendesse. La voce di Harry non era nulla più di un sussurro, eppure sovrastava lo sciabordio del mare. Aveva una voce roca, in qualche modo intonata al mare stesso.

Strinsi le labbra.

“Direi che non è il mio caso.”

Harry sogghignò.

“Vogliamo fare una prova?”

Cercai di non dare a vedere la mia agitazione e annuii. Il mio cuore sobbalzò quando mi prese per mano e mi portò verso l'albero maestro. Mi lanciò un'occhiata e mi fece cenno di seguirlo quando prese ad arrampicarsi verso la torre di vedetta.

Creai una piattaforma di ghiaccio sotto i miei piedi e mi sollevai. La brezza marina, già onnipresente, si accentuò e mi scompigliò i capelli, per la prima volta sciolti.

Quando arrivammo alla torre di vedetta, piuttosto piccola, Harry mi attirò a sé e mi voltò con la schiena contro il suo petto, in modo che vedessi soltanto il mare davanti a noi. Avevo il cuore a mille e non capivo più se era per il mal di mare o perché lui era il primo a starmi tanto vicino dopo anni, oltre a mia sorella.

La sua voce, incredibilmente vicina, mi fece sobbalzare.

“Ora dimmi che stai per vomitare, e ti crederò.”

Scossi leggermente la testa.

“No, sto bene.” e come potevo non stare bene? Era uno spettacolo. Il mare, nero come la pece nella notte senza luna, faceva da specchio alle stelle brillanti nel cielo e si mischiava con esso. Era meraviglioso.

La brezza mi scompigliò leggermente i capelli, e mi accarezzò il viso.

Il mare si muoveva piano, e l'unico rumore erano le onde.

Quella era la pace.

“Ora spalanca le braccia.” ordinò Harry, guidando i miei movimenti con le mani. Obbedii all'istante, felice di essere lì.

“Visto? Non è splendido?” mormorò, provocandomi un brivido. La torre di vedetta era terribilmente piccola … Mi chiesi se l'avesse fatto apposta.

Ma poi, sentii una risata sommessa vibrare nel petto di Harry.

“Avevo ragione, regina Elsa, siete completamente svitata temo.”

Abbassai le braccia, irritata.

“Mai quanto voi.” replicai. Mi parve quasi di vedere la sua espressione beffarda.

“Io sarei uno svitato? In base a cosa?”

La rabbia mi bruciò nel petto, mentre cercavo una degna risposta.

“In base ai tuffi spericolati in un fiume di notte, al transito su una nave e ad un'insana arroganza al cospetto della regina di Arendelle!” detestavo tirare in campo il mio ruolo di regina, ma non mi era venuto in mente altro.

Harry non perse tempo.

“Mi pare che il tuffo nel fiume l'abbia fatto anche tu, alla fine, e che anche tu sia su questa nave.” esitò. “E poi, posso trattare chi mi pare come mi pare, in quanto re delle terre del Nord. Quindi, direi che siamo pari.”

Mi ritrassi di scatto da lui e mi voltai, ignorando la vicinanza. Ero furiosa.

“I vostri pari vanno trattati con rispetto, non con arroganza!” sibilai, controllando a malapena la voce. “E non osate avvicinarvi mai più a me, re delle terre del Nord.” saltai sulla piattaforma di ghiaccio e fissai gli occhi in quelli di Harry, perché fosse ben chiaro. “Non mi chiamano per niente Regina di Ghiaccio.”

 

Il giorno seguente, ovviamente, Harry mi ignorò. Non urlava ordini, non faceva nulla che potesse infastidirmi e ne ero sollevata, anche se una parte di me, seppure piccola, se ne rammaricava.

Era la prima volta che qualcuno si interessava a me tanto da voler attirare la mia attenzione, seppure nel modo infantile con cui ci provava lui. Non riuscivo a non essere un po' delusa, ma dentro di me ripetei che era la mia vanità ad essere stata ferita, non certo qualcos'altro.

Quando attraccammo in un piccolo paesino sulla costa, sospirai di sollievo e scesi dalla nave. Ero rimasta in cabina tutto il giorno e tutto quello sciabordio, quelle onde, quel dondolio … Non ne potevo proprio più. Dovevo ammettere, però, che da quando Harry mi aveva parlato, la notte precedente, non avevo più la nausea, ed ero riuscita a dormire tutta la notte, cosa che su una barca era praticamente impossibile per me, di solito.

Presi a girovagare tra i negozietti sulla costa.

Vendevano di tutto, e molto spesso compravo qualcosa, soprattutto regali per mia sorella, ma quel giorno proprio non ne avevo voglia. Era come se una strana uggia si fosse impossessata di me; continuavo a crucciarmi sulla questione di Harry, e più ci pensavo, più credevo di essermi comportata in modo esagerato.

Dovevo chiedergli scusa? Il mio orgoglio ululò quando mi venne in mente. No, era lui ad aver sbagliato. Quanto detestavo quel suo atteggiamento da bambino!

Provai a dare un'occhiata a qualche vecchio diario, per Anna. Ne aveva sempre desiderato uno, ma sospettavo che ne servisse uno più colorato. Come per Harry, del resto. Mi imposi di smetterla di pensarci, ma il risultato fu lo stesso poco soddisfacente: arrivata alla fine della strada, ero un tale fascio di nervi, che marciai praticamente verso la nave, quasi un'ora prima della partenza.

Ebbi diversi problemi a passare sull'asse che la collegava alla banchina, ma, un passetto alla volta, riuscii a salire sulla nave e ad accasciarmi su una botte, esausta.

Mi passai una mano sulla fronte. Dovevo davvero piantarla con questa storia, era ridicolo.

Mi sarei tormentata ancora, non fosse stato per la sensazione di avere un paio d'occhi incollati addosso: Harry. Ma certo. Come potevo essere stata tanto sciocca? Il capitano rimane sempre sulla sua nave.

Era seduto sulle scale che portavano al timone e stava consultando delle mappe, con aria piuttosto assorta. Lo osservai per un istante: i capelli gli ricadevano morbidi sulla fronte, e le mani, piene di calli, sfioravano appena le scritte, le sopracciglia aggrottate, gli occhi scuri come una tempesta.

Distolsi rapidamente lo sguardo, quando, per un secondo, incontrai il suo e cercai di concentrarmi sul mare, senza farmi venire la nausea.

Era assurdo. Assurdo. Da quanto conoscevo Harry? Due giorni. Ecco. Due giorni e mi stavo già facendo stupide illusioni … Con ogni probabilità era anche sposato, bello com'era.

Ignorai la voce dentro di me, che mi ricordava quella sera, al ballo, quando mi aveva confessato che avrebbe ballato solo con la persona amata, non appena fosse riuscito a trovarla.

Mi sentii di nuovo i suoi occhi addosso, ma questa volta, prima di riuscire a trattenermi, mi voltai ed incontrai il suo sguardo. Il cuore mi balzò in gola: i suoi occhi erano blu, blu oceano, blu oltremare.

Se non fosse stato assurdo, avrei giurato di vedere un sorrisetto affiorare sul suo viso. Ma dovevo averlo immaginato.

Spazio autrice: colore di oggi? Il nero direi, perché è una giornata nera, che segue una notte in bianco. In poche parole, terribile! Mi hanno messo una sottospecie di ferraglia dal dentista, e ora i denti mi fanno malissimo ... Ma continuo a scrivere, forza e coraggio! Giornata nera anche per fare i compiti e per il caldo. Persino per leggere!
Invidio tanto chi vive vicino al mare ... Mi mancano persino i granchi! XD
Bando alle ciance, ho scritto il terzo capitolo e, per la prima volta, ho fatto affiorare quel lato deciso e coraggioso che Elsa dovrebbe aver sviluppato più o meno mentre cantava costruendo il castello, nel film. Sto cercando di capire come far riavvicinare lei ed Harry ... Servirà qualcosa di drammatico! Quale rimedio migliore, in una giornata nera, se non una storia drammatica?
Baci,
Piuma_di_cigno.

   
 
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