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Autore: Usagi Kou    18/01/2009    25 recensioni
“E dai, piantala! Da quello che hai detto ieri solamente tu, lui e forse Carlisle non si sono realmente resi conto dei tuoi sentimenti” sbuffò lei “Tu perché eri in piena crisi mistica, Ed perché è un coglione e Carlisle, beh, per il semplice fatto che tu sei la sua preziosa bambina”. […] “E comunque sia, Bellina, non aspettarti vita facile con Eddy. Ti sei scelto uno tanto bello quanto pieno di psicologiche turbe”
“Non hai visto che hai fatto a Carlisle, all’arrivo di Eleazar? L’hai pugnalato, Isabella: hai preferito credere subito che fosse lui il bugiardo, il cattivo, piuttosto che fidarti del suo affetto!”
“Abbi il fegato di dirlo, Isabella. Abbi il fegato, per una volta in vita tua, di esprimere il tuo cazzo di punto di vista!” mi urlò contro Rose, acquattandosi leggermente.
“… Una parte di me prova gusto, nell’uccidere. Gode della sofferenza altrui. Ama essere vampira. E io l’ho rifiutato per paura! E allora vi ho osservato, e lì ho capito cosa vedesse Aro di minaccioso in voi! Ma… ma… Ma io non tollero di essere un mostro come tutti voi, siate Volturi, Denali o Cullen!”
“Sono una codarda, Rose”
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ringraziamenti alla fine!!!!!





Edward’s pov
Canticchiando a voce troppo bassa perché le deboli orecchie umane potessero sentimi scrissi gli ultimi accordi sul pentagramma.
Raddrizzi la schiena e osservai compiaciuto la mia composizione, giocherellando con la penna che tenevo tra le dita; la canticchiai nuovamente dal principio per verificare i miei effettivi progressi.
Non male per una pausa pranzo di lavoro. Stava venendo meglio di quanto sperassi, e questo pensiero mi fece sorridere felice.
Procedevo certamente molto a rilento rispetto il mio solito, ma volevo davvero che questa melodia fosse perfetta, il fulcro della mia intera carriera di musicista. Ogni nota, ogni accordo e ogni battuta dovevano essere perfettamente incatenate tra loro, per dare vita alla più soave delle musiche.
Angel’s Lullaby era il mio inno per il più bell’angelo del Paradiso, e in quanto tale doveva esserne degno. Non potevo permettermi di sbagliare neanche un accordo.
“Sei a buon punto, vedo”
“Ciao, Alice” la salutai senza sollevare gli occhi dal pentagramma, assorto.
Senza far rumore si avvicinò a me e si sedette al mio fianco, studiando il quaderno da sopra la mia spalla.
“È splendida” sentenziò fiduciosa “A Bella piacerà”
Sorrisi. “Lo spero” dissi “Ma per favore, non andare a sbirciare nel futuro. Non voglio sapere nulla, ok?”
“Promesso, fratellino” rispose, con un sorriso sornione.
Sospirai. Alice era Alice; ma ero certo che stavolta non si sarebbe intromessa. Almeno su questo, ovviamente. Sperare che smettesse di impicciarsi dei fatti altrui – della mia vita, in particolar modo – era un sogno da illusi. Una scappatoia la trovava sempre.
“Com’è andato il pranzo?” le domandai scrivendo altre tre battute.
Alzò le spalle. “Al solito. Jasper e Emmett volevano sapere dove ti eri andato a cacciare; pensavano che fossi tornato da Bella”
Sorrise all’idea. Io mi diedi mentalmente dell’idiota: perché non ci avevo pensato prima?
“Non hanno saputo trattenersi e hanno iniziato a prenderti in giro” ridacchiò “Ovviamente ho dato loro una mano, oltre che qualche valido motivo per accanirsi su di te”
“Ovviamente”
“Tutti gli umani sono ansiosi di conoscere il nuovo acquisto del club Cullen” proseguì “Sembra che Bella sarà molto popolare. Chissà se riusciremo a parlarle, qui a scuola. Jessica ha in programma di non mollarla un attimo”
“Ci provasse” sibilai irritato.
Come se non avessi letto nella sua mente chiassosa e in quelle di tutti gli altri: tutti che facevano congetture, si immaginavano chissà quale stella del cinema o modella super ricca che la prossima settimana avrebbe fatto il suo ingresso trionfale in quella scuola di provincia. Nessuno che pensasse a lei come un essere umano, nessuno che la volesse realmente come amica sincera. No. No, tutti volevano approfittarsi di lei, tenerla lontana da noi solo per i proprio interessi, per diventare popolare.
Ma non l’avrei permesso. Nessuno avrebbe mai separato Bella da me. Mai.
Scossi il capo, turbato dai quei pensieri, e tornai a concentrarmi sulla mia opera. Almeno così sarei riuscito a calmarmi e a pensare ad altro.
“D’accordo, evito l’argomento” capì al volo Alice
“Grazie”
“Parliamo invece della prossima serata in famiglia!” esclamò allegra, allungando le braccia verso il soffitto.
Una vampata di imbarazzo, emozione quasi nuova e sconosciuta, per me, prese possesso del mio corpo al ricordo della scorsa serata, memore di dolci momenti terribilmente tentatori, come il suo profumo dolcissimo, i suoi occhi color dell’oro fusi nei miei, la sua risata cristallina...
… La sensazione del suo corpo completamente sopra il mio, come se fossimo nati per unirci….
ALT. BASTA. STOP.
Edward, ma che diavolo ti prende?, mi rimproverai, Certi pensieri in te?! Ti abbassi al livello di certi diciassettenni stupidi e infantili che fanno fantasie ambigue? Non sei stato educato così! Ritrova il cervello, invece di lasciarti andare a certi istinti!
“Non. Ci. Pensare. Alice”sibilai furioso, più con me stesso che con lei – anche se era lei il demonio ideatore delle mie pene.
“Beh, mi dispiace, Signorino Responsabilità, ma è per stasera” replicò lei con un sorriso “E tu non mi fermerai di certo”
“Vuoi vedere?” la misi in guardia
“Non lo farai perché hai promesso tu stesso di venire” disse lei saccente
“Quando?” domandai perplesso.
“Sabato scorso. Avevamo programmato una serata in discoteca, no?” mi ricordò con entusiasmo “Stasera è perfetto!”
La fissai un secondo leggermente confuso, poi ricordai. Feci un lungo respiro profondo, rassegnato a farmi trascinare da mia sorella nei suoi folli progetti.
“Sei sicura che Bella voglia venirci?” chiesi solo. Almeno lei poteva salvarsi… o forse no.
“Vedrai, si divertirà un mondo!”
“Hai eluso la mia domanda”
“Fidati, Brontolo”
Ghignai e tornai alla mia composizione, la mente già persa nel regno delle note.
“Ed, ricordati che le hai promesso di insegnarle a ballare” aggiunse Alice giocherellando con un foglio del quaderno
Le insegnerei ogni cosa, se solo me lo chiedesse, pensai tra me e me.
“Starete a stretto, stretto contatto” concluse mentre tra le sue mani prendeva forma un cigno di carta.
Mi bloccai ancora di colpo, mentre un’altra ventata di imbarazzo prendeva il sopravvento. Dannazione, da quando non riuscivo a controllare le mie emozioni?
Mi voltai verso di lei con uno scatto veloce le ringhiai contro, in avvertimento. L’avevo avvertita più di una volta, non doveva dire né pensare certe cose. Né, soprattutto, fare in modo che avvenissero.
Alice non parve però minimamente turbata dalla mia reazione, dovetti ammettere, esagerata. Mi fissò con uno sguardo malizioso che non prometteva niente di buono.
“Edward, quando si balla si deve per forza stare vicini al proprio partner” spiegò con un sorriso malizioso, sillabando le parole come se parlasse con un bambino “A meno che tu non te la senta di venire. In tal caso, mi dispiacerebbe per te, ma sono certa che Bella riuscirà a sopravvivere. Altri ragazzi saranno bel lieti di aiutare una ragazza carina e timida come lei, non credi? Si troverà facilmente un altro insegnate, tranquillo”
Ringhiai più forte questa volta, ma non contro di lei. Era un avvertimento a chiunque avesse mai osato pensare di poter provare anche solo ad avvicinarsi a Bella.
Isabella. Era. Mia.
Alice risa, sinceramente divertita dalla mia reazione impulsiva.
“Però!” esclamò, senza aggiungere altro
“Cosa?” le chiesi brusco
“Nulla, nulla” rispose lei evasiva, tornado ai suoi origami
Quando mugugnava quelle mezze frasi ambigue metteva veramente a dura prova il mio autocontrollo, e soprattutto la mia pazienza. Alle volte dimenticavo per un istante di trovarmi pur sempre al cospetto di una signora, e la voglia di massacrarla di botte come facevo con Emmett e Jasper quando se lo meritavano era fortissima; ma durava poco più che un battito di ciglia. Era pur sempre una donna, nonché mia sorella. Non avrei mai potuto farle del male.
Lei, invece, non esitava un secondo a menarmi quando riteneva che ne avessi bisogno. 
Che bella cosa la famiglia!
Alice canticchiò a bassa voce continuando a sfornare graziosi cigni di carta, senza aggiungere altro.
Non mi restava nient’altro da fare.
Fingendo di disinteressami alla questione, mi voltai di nuovo verso il mio quaderno, fingendo di rileggere da capo la melodia. Invece, mi concentrai sui suoi pensieri.
Era raro che mi intrufolassi così nella privacy di un mio famigliare, ma questa volta Alice macchinava qualcosa. L’autodifesa era una giusta motivazione per quello sgarbo.
Rimasi basito.
Stava operando. Svolgeva mentalmente delle addizioni con numeri a nove cifre, pensando il primo addendo in spagnolo, il secondo greco antico e la somma finale in arabo.
“Tanto non ti anticipo nulla, Ed. Rassegnati” canticchiò ad alta voce.
Contrariato e ancora piuttosto sorpreso, mi ritrassi lentamente e tornai con uno sbuffo alla melodia.
Sarebbe stata una lezione molto lunga.
 

“Si torna a casa o vuoi che noleggiamo i sacchi a pelo e passiamo il weekend qui?” sussurrò Emmett dal fondo del parcheggio, appoggiato alla mia macchina, mentre Rosalie e Jasper chiacchieravano indifferenti al trambusto che li circondava.
Sorrisi e rallentai ancora il passo, lasciandomi superare dai miei compagni di classe. Alice, con uno sbuffo, mi prese per mano e mi tirò a forza verso la macchina, senza darmi possibilità di protestare.
“Non possiamo perdere tempo dietro i vostri giochetti infantili, oggi” disse risoluta “Io e Rose abbiamo molto da fare, a casa”
“Tipo?” chiese Jasper salendo in macchina
“Dobbiamo o no andare in discoteca, stasera?” ci ricordò Rosalie leggermente irritata
“La vostra preparazione occuperà tutti il pomeriggio, come al solito?” domandò Emmett mentre con una sola manovra uscivo dal parcheggio e partivo verso casa.
“Non la nostra” risposero “Quella di Bella!”
“La volete torturare ulteriormente?” sospirammo in coro noi tre,  tremando per lei
“Noi non la torturiamo!” replicarono loro offese “Lo facciamo…”
“… Per il suo bene!” concludemmo in coro rassegnati.
Povera la mia piccolo Bella! Chissà cosa le aspettava, oggi. Era sempre così gentile, non si rifiutava mai di subire le molteplici torture delle mie sorelle, anche se spesso, senza farsi vedere da loro, assumeva una faccia contrariata ed esasperata.
“Se siamo solite aiutare le persone più sfortunate di noi siamo solo da ammirare” dissero Rosalie e Alice, facendoci la linguaccia.
Ridemmo delle loro smorfie. In fin dei conti, quelle tre avevano già legato moltissimo.
“Comunque, sembra proprio che le cose stiano andando per il verso giusto” commentò Emmett “Con Bella, intendo. Mi sembra molto più serena di quando è arrivata”
Lanciai una rapida occhiata verso mio fratello, piacevolmente sorpreso: era molto strano vederlo così serio e concentrato su un discorso, lui che era l’anima allegra della famiglia. Non che fosse stupido o altro, per carità, ma mio fratello aveva un modo speciale di prendersi cura di noi. Più espansivo e diretto: era lui il primo che accorreva quando qualcuno di noi era giù di morale, colui che si prendeva cura di tutti noi al pari di Esme e Carlisle, trovando sempre il modo per farci ridere e dimenticare i nostri problemi. Era impossibile ignorarlo o non volergli bene. Era davvero molto più innocente di quanto si credesse.
“Già” concordò Jasper “Sta davvero migliorando. Lentamente, certo, ma si sta impegnando con tutte le sue forze. Si vede che il nostro aiuto è servito”
Con una rapida occhiata mi comunicò tutto ciò che non voleva esprimere ad alta voce. Da quella terribile notte gli avevo chiesto di vegliare anche sul sonno di Bella.
Restavo ogni notte con lei, prima parlandole e facendola rilassare, poi vegliando sui suoi sogni. Non mi allontanavo mai da lei se non poco prima che si svegliasse. Jasper influiva sul suo sonno dal piano di sotto: le impediva di agitarsi, di ricordare, in un certo senso; sotto la sua influenza, il riposo di Bella proseguiva lento e regolare, scandito solo dal suo lento respiro. Non si muoveva o parlava per tutta la notte.
“Ma non le è passato tutto, vero, fratellino?” domandò tristemente Rosalie
“No” rispose lui abbattuto “Non le è passato veramente niente. E comunque ci vorrà molto più che una settimana per dimenticare l’orrore che ha subito… però sta cercando di cambiare. Di fare qualcosa, ecco. Non ci pensa, preferendo ricordare gli avvenimenti piacevoli che le sono accaduti. E cioè solo i momenti trascorsi con noi, credo io” sorrise, ma non del tutto convinto “Però non le passa, temo”
Strinsi la presa sul voltante, furioso.
I Volturi. Era tuta colpa loro. E me l’avrebbero pagata a caro prezzo, senza ombra di tutto. Dovevano solo osare presentarsi sul suolo della mia dimora. Dovevano solo darmi un  pretesto, e sarei diventato implacabile. A costo di rimetterci la via, avrei massacrati fino all’ultimo quei topi rognosi che avevano avuto la presunzione di credere di poter trattare in quel modo Bella.
Edward, calmanti. Non commettere idiozie, per favore” mi riprese Alice con il pensiero
“Però ora sta meglio!” disse poi più allegra “E sono certa che con il nostra appoggio riuscirà a superare tutto questo!”
“Beh, sicuramente con il nostro aiuto, e in particolare con…” disse Rosalie
“Quello di Edward!” completarono in coro i miei fratelli rivolgendomi dei sorrisi abbaglianti
“Eh? E che c’entro io, scusatemi?” domandai io a disagio.
Dopo quello che le avevo fatto passare ero proprio la persona meno indicata per tentare di aiutarla. Ci provavo con tutte le mie forze, ma era ancora troppo poco. Dovevo inventarmi qualcosa per farla felice.
“Andiamo!” sbuffò Emmett “Non fare finta di non capirlo. Tra noi cinque sei di sicuro tu che t’impegni con maggiore scrupolo, meticolosità e attenzione per far felice Isabella!”
“E ci riesci molto bene, oserei dire” sghignazzò Rosalie “Quando sta con te sembra veramente che le sue paure svaniscano”
“Sai sempre cosa dire per tirarla su di morale, sei sempre pronto ad aiutarla nella più piccole cose e sei sempre il primo ad accorrere in suo aiuto quando ne ha bisogno” elencò Jasper
“Ti dimostri sempre gentile e disponibile nei suoi confronti, molto premuroso e protettivo, e inoltre mi sembra davvero con te Bella riesca ad aprirsi di più che con chiunque altro” concluse Alice con un gran sorriso
Ringraziai di non poter arrossire, perché a quel punto sarei diventato bordeaux.
Io avevo un simile ascendete positivo sui Bella? Ma ne erano sicuri?
“Ragazzi, per favore, smettetela di dire così” li supplicai guardando fisso la strada.
“Si, si, certo” liquidarono loro
Attraversai la radura di fronte alla nostra casa e mi diressi in garage, fermandomi accanto alla macchina di mia sorella.
“Dovresti guidarla, ogni tanto” le suggerì Jasper
“Credo che la prenderò lunedì” rispose Rose “Non c’entreremo in cinque in questa scatola di sardine, e non voglio sorbirmi un viaggio compressata come quello di sabato scorso”
“La mia macchina non è una scatola di sardine” risposi piccato aprendo la portiera “Magari la tu…”
Mi interruppi di colpo, tendendo l’orecchio. Nell’aria una vivace melodia andava diffondendo le sue note, attirandomi a sé come il canto di una sirena.
“Bella è davvero molto brava” disse Jasper ammirato
“Senti che meraviglia… ehi, Ed, quand’è che tu e Bella ci regalerete un concerto assieme?” domandò allegro Emmett
Lo ignorai e mi diressi verso il retro della casa, dove il mio angelo mi chiamava a sé.
Carlisle si trovava seduto su una delle poltrone del salotto, che aveva portato di fuori per godersi quella giornata senza pioggia, quasi di bel tempo che il clima di Forks ci aveva donato; teneva in grembo un volume di storia medievale, regalatogli tempo fa da Jasper ma aveva gli occhi chiusi, totalmente concentrato sulla melodia che Bella stava suonando. Un sorriso sereno illuminava il suo volto; era letteralmente stregato dalla melodia.
Bella, invece, era in piedi di fronte al fiume, i capelli castani che le svolazzavano intorno mossi dal venticello fresco. Gli occhi chiusi, l’espressione concentrata, la postura composta, tutto di lei faceva capire a prima vista quanto fosse immersa nell’esecuzione di quel brano. Le dita affusolate si muovevano veloci e sicure sui tasti e sulle chiavette.
Sembrava una ninfa dei boschi. Il mio cuore palpitò a quella vista sublime.
L’ultima nota si diffuse limpida e cristallina nell’aria mentre Bella riapriva gli occhi, così come mio padre.
“Splendida, Bella” si congratulò Carlisle “Sei davvero molto brava”
“Grazie” rispose lei con un sorriso sincero “Era la preferita di Phil”
“Davvero una flautista di raro talento, non c’è che dire” si congratulò Jasper con un sorriso, spuntato da chissà dove al mio fianco.
Bella e Carlisle si voltarono verso di noi. Le guance della mia piccola s’imporporarono; sicuramente non ci aveva sentito arrivare.
“Oh, ragazzi…” balbettò impacciata “Ciao”
“Che fai, concede concerti private solamente a Doc?” la prese in giro bonariamente Emmett “Guarda che allora io mi prenoto per il prossimo”
“Ma no, ecco, io…” si giustificò impacciata lei
“Dai, piccoletta, stavo scherzando” ridacchiò lui scompigliandole con affetto i capelli
Bella gli sorrise.
“Allora, ti piace il nostro regalo?” chiese Rose
“Assolutamente! È meraviglioso” disse entusiasta, gli occhi che le brillavano “Non potevate farmi dono più prezioso”
“Sono contento che ti piaccia” le sorrisi
Per un secondo ricambio, illuminandomi. Era splendido il suo sorriso.
“Tu!” esclamò poi indicandomi, con fare accusatorio e divertito allo stesso tempo
“Io?” le chiesi perplesso, non capendo a cosa si riferisse
“Sbaglio o avevi promesso che mi avresti dato lezioni di piano?” mi ricordò con un sorriso dolce “Io le sto ancora aspettando”
Le sorrisi, entusiasta all’idea. “Se vuoi possiamo incominciare ora” le proposi
I suoi occhi scintillarono, mentre le sue guance si tingevano di rosso. Che carina…
“Ah, no eh!” esclamò Alice autoritaria “Ma tu guarda se il roscio deve rovinarci i piani!”
Bella la guardò confusa.
“Tu oggi sarai in mano mia e di Rose, sorellina” disse perentoria Alice “Dobbiamo lavorare”
“Ehm… perché?” deglutì Bella con una leggera ansia nella voce
“Stasera si va in discoteca” le annunciò Rosalie “Non te l’avevamo detto?”
“Ehm… no”. I suoi occhi vagarono alla ricerca dei miei, implorandomi di aiutarla.
“Alice, non credo che…”iniziai
“Taci Ed!” mi intimò
Vedrai che alla fine mi ringrazierai” aggiunse
“Alice!” la richiamai
“Andiamo, sorellina!” rise lei, e le prese gentilmente il polso.
La trascinò dentro seguita a ruota do Rosalie.
Quando Bella mi passò al fianco, mi rivolse solamente un debole sorriso di rassegnazione, prima di sparire dentro casa.
 

Bella’s pov.
Opporre resistenza era inutile.

In una settimana avevo capito benissimo la regola principale per la sopravvivenza in casa Cullen.
Niente, NIENTE, poteva fermare Alice o Rosalie quando avevano in mente qualche loro piano diabolico; soprattutto se Alice E Rosalie si fossero coalizzate insieme per raggiungere i loro scopi malvagi – almeno per quelli che erano costretti a subire le loro angherie.
Perciò, con rassegnazione, mi lasciai trasportare al piano di sopra, nella mia stanza, senza protestare, pregando solamente perché ne potessi uscire, in qualsiasi maniera.
Lo fanno per te, ricordatelo, mi ripetevo, Non c’è nulla di cui aver paura. Sono le tue sorelle, si stanno solo preoccupando per te…
Il rumore secco della serratura che si chiudeva alle mie spalle mi fece sobbalzare lo stesso; specie se poi quel già di per sé inquietante rumore era seguito dallo spostamento fulmineo della cassettiera, con tanto di specchio, di fronte alla porta di ingresso.
Paura un cacchio!, gridai tra me e me nel panico, iniziando a tremare
“Non temere, piccola Bella” mi rassicurò Rosalie con un ghigno che era tutto tranne che rassicurante “Ci occuperemo noi di te”
“Affidati a noi. Fidati” aggiunse Alice, copia del viso di Rose
Deglutii, incapace di rispondere, ma a loro bastò. Mi rivolsero un sorriso appena, appena più umano e corsero nel bagno.
Approfittando di quel momento di calma prima della tempesta mi avvicinai alla finestra, raggiungendo la scrivania che Carlisle mi aveva donato proprio quella mattina, e aprii la custodia del mio flauto. Lo smontai con attenzione e presi il panno per pulirlo, mentre osservavo i ragazzi nel giardino di sotto, ancora frastornati dalla nostra fuga improvvisa.
“Chissà se Bella riuscirà a sopravvivere” soppesò la questione Emmett come se parlasse delle condizione climatiche “Vista la super velocità con cui l’hanno rapita, non ci spererei tanto. Ma voglio essere ottimista! Le cose sono migliorate parecchio da quando c’è lei”
“Spero vivamente anch’io che se la cavi, ma ricordiamoci che è in mano a loro” sospirò Jasper “Prego solo che riesca a uscirne. Viva, s’intende”
“Ci scommettiamo sopra?”
“Ci sto”
“Ragazzi!” ringhiò Edward arrabbiato “Insomma, è vostra sorella! Dovreste preoccuparvi seriamente, non scherzarci su!”
“Non è che possano fare poi tanto, Edward” disse calmo Carlisle “Sai meglio di me che euforia selvaggia aleggiava nei loro cuori, mentre sequestravano Bella. Neanche secondo me ci sono molte possibilità di rivederla com’era prima”
“Papà!”. Dire che Edward era sconvolto non rendeva l’idea. Anche la mia faccia doveva essere simile alla sua, però. Carlisle! Come poteva dire questo? Non avrebbe dovuto fare il bravo padre e venirmi a salvare?!
“Su, Edward, non ti angustiare così” lo consolò Carlisle mettendogli una mano sulla spalla “Lo sai che infondo…”
“NON. DIRLO” ringhiò Edward
“La versione ufficiale è quella. In realtà, secondo me, lo scopo è semplicemente gratificazione personale”
Jasper e Emmett scoppiarono a ridere.
“Vai così, papi! Dimostraci che sei anche un grande comico!” si congratulò Emmett tra le risa
Edward era un misto tra incredulità e rabbia. Forse era la prima volta che Carlisle lo sorprendeva in maniera tanto eclatante.
“Grazie ragazzi” dissi ad alta voce riponendo i pezzi del flauto “Davvero, mi rincuorano le vostre dolci parole”
Dal giardino, i quattro alzarono lo sguardo nel sentire la mia voce. Emmett, Carlisle e Jasper mi rivolsero un grande sorriso, mentre Edward mi guardò impotente.
“Prego! Sai che siamo qui per farti coraggio” sorrisero Jasper ed Emmett, prima di ridere ancora.
“Bella, cosa ci fai ancora qui?!” mi sgridò acida Alice, uscendo dal bagno.
Trasalii voltandomi verso di lei. Alice mi si affiancò con un cipiglio severo, la postura, l’atteggiamento e l’espressione duri degni di un sergente della marina americana; con un brusco gesto, chiuse completamente le tende della finestra, annullando i miei contatti con l’esterno. Mentalmente, mandai una richiesta di aiuto, ricordandomi solo a metà che Edward non poteva leggermi nel pensiero.
“Via dalle finestre!” ordinò Alice “Da ora fino a stasera sei in mano nostra. Niente contatti con il mondo esterno, recepito?”
“Signorsì, sergente… ehm, Alice!” risposi sinceramente spaventata, scattando sull’attenti inconsapevolmente.
Lei sorrise compiaciuta di avermi terrorizzato a morte e mi trascinò in bagno a passo di danza.
Una nuvola densa di vapore bianco ci arrivò in viso quando Alice aprì la porta del bagno. Il clima caldo-umido, anzi, afoso-umido, sarebbe stato adatto solamente a una serra. Alice mi spinse dentro con una risata e si richiuse la porta alle spalle.
“Ma che…?” domandai, con qualche difficoltà di vista.
Il bagno era completamente avvolto da un vapore bianco appiccicoso, e mi fu difficile individuare la figura di Rosalie, intenta a versare del bagnoschiuma nella vasca.
“Ragazze, mi volete bollire?” domandai con un sorriso
“Fidati. Ti piacerà” mi rassicurò Rosalie
Annusai l’aria: vi aleggiava un dolce odore di vaniglia, incenso e cannella. Era molto buono e soft.
“Sicuramente ti aiuterà a rilassarti” disse Alice in tono professionale. Sembrava nata per fare l’estetista.
Prima che avessi il tempo di protestare, due mani gentili ma decise mi tolsero i vestiti e mi buttarono a tradimento nella vasca da bagno. L’acqua era bollente anche per gli standard dei vampiri, ma davvero piacevole. Quando riemersi, sputacchiando, Alice e Rosalie avevano spento le luci e acceso mille piccole candele profumate.
“Scusate, ragazze, ma questa situazione è un po’ ambigua” sorrisi loro “Avevo pensato di fare un bagno del genere con il mio ragazzo, non con le mie sorelle”
Sghignazzarono entrambe, divertite.
“A questo penserai tra un po’” ghignò Alice
“Per ora, sappi che questo è il “Bagno Rituale per gli Eventi Importanti e/o Straordinari delle Donne della Famiglia Cullen” disse Rosalie solenne, impedendomi di chiedere ad Alice di che cosa stesse parlando
Soffocai una risata; questa famigli ne inventava sempre una nuova. Chissà se ci pensava la notte, visto la mancanza di un buon sonno ristoratore, oppure gli venivano così, sul momento.
“Tradotto per le menti semplici?” chiesi
“Un bagno speciale rilassante che tutte le donne della nostra famiglia fanno prima di un evento importante a cui dovranno partecipare” spiegò Rosalie “Sai, feste, matrimoni, balli scolastici…”
“E prima che tu ce lo chieda si, anche per le serate in discoteca” mi anticipò Alice mettendo a tacere ogni mia obiezione
“Ma non trovate la cosa, ecco, come dire, leggermente faticosa e dispendiosa?” provai a controbattere “Tutto ciò non è un po’ pesante da ripetere ogni volta?”
“ASSOLUTAMENTE NO!” esclamarono inorridite, come se avessi appena detto loro un’orribile bestemmia “Il Bagno è un momento sacro! Non va mai ignorato!”
“Sc-scusate!” esclamai arrossendo, nascondendomi in mezzo alla schiuma “Non lo sapevo…”
“Eh, quanto lavoro, quanto lavoro…” sospirarono loro sconsolate
Mi rilassai sentendo il loro chiacchiericcio raggiungere un tono gradevole e melodico, immergendomi fino al mento nell’acqua cala; dovevo ammettere che ci sapevano fare, stavo benissimo.
“Ok” sospirai “Sono pronta per qualsiasi cosa abbiate in mente. Cosa devo subir.. ehm, fare?”
“Tu proprio nulla” rispose Rosalie
“Penseremo a tutto noi” disse Alice
L’ultima cosa che ricordo è la luce pericolosa che accese i loro occhi color dell’oro; poi, mi fu categoricamente vietato di aprire i miei.
Per le due ore e mezza successive rimasi completamente immersa nell’acqua in balìa delle mie persecutrici, interpretando nuovamente il ruolo di Barbie-cavia-da-laboratorio/Manichino-senza-diritti-sottopagato-e-sottostimato, cosa che mi fece temere seriamente per il futuro che avrei passato in quella casa; se tutte le volte sarà così, addio Isabella cara!
In quelle ore provai un moto di enorme compassione per le mie vecchie bambole: purtroppo – per loro, s’intende – anch’io da bambina avevo avuto il mio periodo da estetista leggermente psicopatica, e le avevo torturate in questo modo. Si vede che il karma esiste davvero.
Erano ben organizzate, questo mi fece supporre che si fossero messe d’accordo a scuola.
Rosalie si dedicò ai miei capelli.
Si adoperò tra i mille flaconi di shampoo, balsami e creme muovendosi per il bagno con una grazia insuperabile. Sceglieva con cura ogni prodotto, illustrandomi poi i loro vari effetti mentre li usava su di me, garantendone l’efficacia, massaggiandomi i capelli con cura.
Una vocina nella mia mente mi diceva che noi vampiri non avevamo bisogno di tutte quelle creme per essere splendide, ma la misi a tacere temendo guai. E poi, non è che mi importasse davvero.
Ogni tanto Rose mi faceva qualche domanda sui prodotti che usavo da umana, e io tentavo con tutta l’anima di risponderle, con scarsi risultati.
Nel contempo, Alice si prendeva cura della mia pelle, e in particolar modo del viso.
Mi spalmò sulla faccia una strana crema profumata, vaneggiando entusiasta sui mirabolanti effetti prodigiosi che avrà sulla mia (e non sua, MIA) pelle. Stavolta presi coraggio e osai chiederle cosa potesse mai fare una maschera al mio viso, perfetto come quello di tutti gli altri vampiri.
“Probabilmente niente. Ma morivo dalla voglia di utilizzarla su di te!” mi rispose su di giri
Dopo questa botta di sincerità, rinunciai definitivamente ad oppormi.
Un po’ perché ero sinceramente scioccata di essere divenuta davvero il giocattolo delle mie sorelle, un po’ perchè non mi avrebbero mai lasciato andare – erano per sempre due contro una, per di più tenuta in ostaggio.
Perciò mi rilassai e lascia che si divertissero.
Chiacchierammo amabilmente per tutta la durata del bagno, durante il quale si dedicarono anche alla mia manicure e alla pedicure, e scoprirono che potevano usare il solletico – altra arma da usare contro di me! – per farmi fare ogni cosa che volessero.
Io, sempre molto arrendevolmente, le assecondai. Contente loro, contenti tutti, no?
“Bene, Bella. Fatto. Puoi uscire” annunciò poi Rosalie, compiaciuta.
“Finto?” chiesi, speranzosa
“Certo che no!” risposero loro “Era solo il principio!”
Due ore e mezza erano solo il principio?! Povera me!, pensai, mentre Alice mi porgeva un accappatoio e Rose mi raccoglieva i capelli in un asciugamano.
“E ora, la parte fondamentale” annunciò Alice “I vestiti!”
“Hiuppy” borbottai senza allegria, lasciando che mi trascinassero fuori.
L’escursione termica che c’era tra il bagno e la mia camera da letto era forse di 50° minimo. Mi sembrò di congelare mentre mi sedevo sul letto, di fronte al mio armadio.
Alice e Rosalie aprirono con sicurezza le ante e si inoltrarono nel mare di abiti. Per fortuna non chiesero il mio aiuto.
Sprofondai nel materasso, stremata nonostante il procedimento di relax. Chiusi gli occhi e cercai di rilassare il corpo, cosa alquanto difficile visto che ogni cellula mi pregava in ginocchio di sfondare cassettiera e porta e battermela. Ma non potevo deludere Rosalie e Alice.
Inoltre, al paino di sotto c’erano quattro uomini, e non ci tenevo proprio che mi vedessero in accappatoio. Accidenti!
Mentre rimuginavo sul mio destino infame, dal piano di sotto una vivace melodia raggiunse la mia stanza, suonata con grande maestria al pianoforte.
Scattai su e mi voltai verso la porta, attenta per non perdermi un solo accordo.
Era Edward.
“Bella, ti sentiresti più a tuo agio in pantaloni o con una gonna?” domandò Alice riemergendo con in mano trenta o forse quaranta magliette diverse.
“Edward è davvero bravo” dissi
Lei sbuffò. “Edward. Sempre lui, quel deficiente. Mi deve sempre sconquassare i piani…”
Si avvicinò alla porta a grandi falcate, spostò la cassettiera con un solo gesto – facendola tornare al suo posto – e spalancò la porta.
“Edward, piantala di fare il piccolo Mozart risorto! Io sto lavorando! Con la tua musica mi distrai Bella!” urlò furiosa
“Alice!” esclamai arrossendo
“Sono lieto che le piaccia la mia musica” rispose in tono melodico Edward, in perfetta armonia con la musica
“Uf, ma proprio ora ti devi impegnare per far colpo? Fai il carino dopo, avrai l’intera nottata per sorprendere Bella!”
“Alice!” gridammo in coro
Lei si richiuse la porta alle spalle e tornò nell’armadio borbottando contrariata, in assoluto contrasto con il sorriso soddisfatto che aveva in volto.
Io distaccai il cervello dal mio corpo e mi concentrai solamente sulle melodie che giungevano dal salotto, che componevano una lunga catena melodica che Edward non interrompeva mai.
Mi persi completamente nell’ascolto di quei brani tanto che fui piuttosto sorpresa di sentirmi richiamare da due voci leggermente alterate.
“Bella, su, sveglia! Abbiamo finito!” mi sgridò Rosalie
“Di far che?” chiesi spaesata
“Di sceglierti i vestiti!” mi ricordò lei “Dai, mettiti questo che siamo in ritardo. Bisogna ancora pettinarti e acconciarti i capelli!”
“Ok” risposi mentre Alice mi metteva tra le mani un fagotto di indumenti e mi spingeva in bagno
Sospirai e li posai sul lavello.
Indossai la biancheria – per fortuna non presa dal cassetto demoniaco – e poi esaminai i vestiti. Avevano scelto una minigonna a pieghe di jeans, chiara, che mi arrivava poco sopra il ginocchio; il top che avevano selezionato era di un celeste opaco, senza maniche, che mi arrivava poco più su dell’ombelico; dietro, la schiena era in gran parte scoperta, e la parte di stoffa che la copriva era un intreccio di nastri dello stesso colore.
“Beh, wow” si complimentò Alice entrando con la sorella “Sei un schianto”
“Ehm.. g-grazie” risposi imbarazzata, rossa come un peperone.
Per tutta la vita avevo fatto la parte del brutto anatroccolo della situazione, ma per una volta nella mia esistenza potevo azzardarmi a usare l’aggettivo bellissima per definirmi.
E dovevo tutto a loro.
Mi voltai a guardare commossa le mie svampite sorelle e abbozzai un sorriso.
“Grazie” dissi loro sincera “Sarete anche un po’ esagerate, ma siete le migliori consulenti di moda del pianeta”
“Vuoi dire che ci farai svolgere il nostro lavoro più spesso?”. Al solito, Alice ne approfittava sempre.
“Ehm… con le dovute eccezioni…” tentennai
“Perfetto!” risero loro
“Ora, trucco e scarpe! Per i capelli penso che vada bene così” disse Alice osservando i miei capelli, ormai asciutti, che si erano acconciati da soli in morbide onde sulla mia schiena.
Rosalie mi porse uno scaldacuore argentato, che mi copriva solamente le spalle altrimenti nude; mi affrettai ad allacciarmi al seno.
“Alice? Bella? Rose? Ma siete ancora lì dentro?”. I colpi alla porta accompagnarono la voce morbida di Jasper.
“Non ti azzardare ad entrare, fratello!” lo ammonì Rosalie
“Siete pronte, almeno?” chiese lui capendo che era meglio limitarsi a una conversazione con la porta “Lo sapete che sono le otto e venti passate?”
“Non si mette fretta alla perfezione” ribatté Rose
Ma siamo sicuri che stesse parlando di me? Mah, forse le era calata la vista…
“Bella, ma sei ancora viva?” domandò Jasper nascondendo una risata
“Per adesso direi di si” gli risposi
Alice si diresse leggera verso la porta e ne aprì uno spiraglio. “Iniziate ad andare” gli suggerì illuminandosi di un armonioso sorriso, solo per la gioia di rivedere il volto del compagno “Noi arriveremo tra un po’”
“Non stressate troppo Bella, ok, mostriciattolo?” disse lui baciandole il naso
“Ci proverò”
“Non vorrei che poi Edward ti facesse a pezzi”
Sorrisi. “Oh, grazie Jazz. Per un istante ho veramente creduto che lo dicessi per il mio bene”
Rise di gusto. “Scusami, sorellina. La prossima vota proteggerò te”
“Se ci arrivo, alla prossima volta”
Se ne andò che ancora rideva.
Alice richiuse la porta sorridendo contenta. Probabilmente la felicità di suo marito era contagiosa, per lei.
“Forza, ora: trucco e scarpe!” esordì battendo le mani
“E accessori” aggiunse Rosalie “aspettate qui”
Mentre lei si dileguava fuori dalla mia stanza, Alice afferrò il beautycase mai notato prima, e agguantò lucidalabbra e matita.
“Ferma” disse prima di avventarsi su di me, senza darmi il tempo necessario per prepararmi psicologicamente
Quando Rosalie tornò aveva già finito e stava riponendo le cose, mentre io mi rialzavo barcollante e frastornata dal pavimento.
“Ho dovuto fare in fretta perché siamo in ritardo” spiegò alla sorella
“Alice… la grazia… ti è sconosciuta…” rantolai, per poi fissarmi allo specchio.
Sgranai gli occhi.
Alice e Rose avevano compiuto su di me un vero miracolo. Ora sì che sembravo lontanamente paragonabile alla bellezza delle mie due estetiste.
“Sei una schianto, Bells” mi lodò Rosalie
Deglutii, incapace di parlare,.
“Mettiti le scarpe” mi suggerì Alice “Noi andiamo a prepararci” Mi fece l’occhiolino. “Non voliamo di certo sfigurare né farti sfigurare. Dobbiamo essere alla tua altezza”
Prima che potessi dirle che anche con un sacco dell’immondizia come abito sarebbero state comunque più belle di me si erano già dileguate.
Restando immobile al mio posto, impiegai una manciata di secondi a capire che Rosalie mi aveva lasciato sul lavello un paio di scarpe d’argento, una cintura dello stesso colore e dei bracciali coordinati. Reprimendo un istintivo brivido alla vista dei tacchi esageratamente alti, presi gli ultimo accessori e li indossai. Poi, pregando tutti i santi del paradiso di non farmi cadere, scesi le scale praticamente attaccata al corrimano.
In salone trovai Esme e Carlisle intenti a guardare un vecchi film in bianco e nero, abbracciati.
Sentendomi arrivare, però, si voltarono
“Santo cielo, Bella! Sei stupenda!” esclamò Esme sorpresa
“Sei un incanto, Bells” aggiunse Carlisle con un sorriso
“Gr-grazie” risposi arrossendo
Esme mi venne vicino e mi carezzò una guancia per rassicurarmi. “Splenderai come una stella”
“Certo che lo farà! Ci abbiamo messo quattro ore a prepararla!”disse Alice scendendo le scale per raggiungerci
“Oggi niente preparazione lunga due giorni per voi, signorine?” le prese bonariamente in giro Carlisle
“Mi dispiace, papà, ma oggi siamo in ritardo” sorrise lei “Stasera il debutto in società è di Bella”
“Comunque, non mi sembra che tu abbai scelto proprio l’ultimo capo che avevi, eh?” scherzò lui
In effetti, Alice stava più che bene; la sua snella figura veniva messa in risalto da un paio di aderenti pantaloni di pelle neri, abbinati a una maglietta rosso sangue a collo alto ma senza maniche, su cui era disegnato un dragone nero. Sarebbe stata il ritratto della tentazione, per gli uomini, in discoteca.
“Allora, pronte?” chiese Rosalie raggiungendoci
La mia autostima crollò miseramente, facendomi quasi scoppiare in lacrime; che stupida, pensare di superare in bellezza le due veneri del ventunesimo secolo!
Altro che stupenda! Rosalie incarnava la pura essenza della bellezza in ogni piccolo gesto. La sua figura, poi, era messa in risalto dall’abito di pailettes dorato, lungo poco più giù delle ginocchia, retto soltanto da due semi invisibili spalline; i capelli biondi le svolazzavano intorno coprendole la schiena, altrimenti scoperta.
Quelle due si che sapevano eclissare l’autostima delle donne! Accidenti, come si poteva competere con due dee? Una povera ragazza non poteva certo farcela!
“Pronte per andare?” domandò Esme accarezzando i capelli di Rosalie
“Si. prendiamo la mia macchina” rispose lei
“Ah, Strawberry!” ghignò Alice
“Vorrei che la smettessi di chiamarla così, Alice” rispose gelida Rose prendendo le chiavi
“Reddy va meglio?”
“Alice, basta”
“È la BMW, vero?” chiesi seguendole
“Esatto. Strawberry!” esclamò Alice
“Perchè Strawberry?”
“Oh, è una lunga storia…”
“Non osare raccontargliela!”
“Divertitevi ragazze!” ci salutarono i due consorti
“A più tardi!” risposi a nome di tutti e tre
 

Edward’s pov.
“Accidenti, sono quasi le nove e un quarto. Dove si saranno cacciate?”sbuffai, guardandomi per l’ennesima volta attorno, dopo aver guardato l’orologio.
Ogni volta che mi allontanavo da Bella l’ansia mi attanagliava il cuore. Non so perché, l’istinto mi diceva che il mio posto era accanto a lei, per proteggerla e vegliarla. E invece era un intero pomeriggio che non la vedevo, perché presa in ostaggio dalla mie sorelle.
“Lo sai quanto ci mettono le donne a prepararsi” tentò di calmarmi Emmett, più esperto di me in materia “Hanno bisogno di molte ore, forse di qualche giorno… male che vada arriveranno domani sera. Ehi, perché per ingannare il tempo non ci facciamo un altro ballo?” propose infine con un enorme sorriso
“NO!” esclamammo irritati io e Jasper, chiudendo gli occhi per controllare la rabbia.
“Uf, non sapete proprio divertirvi…” borbottò Emmett portandosi le mani dietro la testa, annoiato
“Hai una strana concezione di divertimento” sibilò Jasper scoccandogli un’occhiataccia
“Dai, solo perché ti ho fatto ballare YMCA e Macho Man…” si giustificò lui “Dovresti ringraziarmi, sai? Hai fatto colpo su tutto il gentil sesso presente in sala, insieme a quel altro ingrato, lì…”
“Tu non hai idea di quanta fatica abbia fatto per riuscire a calmare le loro… emozioni” ringhiò Jasper tremando sull’ultima parola “Quelle ci stavano per violentare in mezzo alla pista, altro che gentil sesso!”
“Si, ma almeno tu non ti sei dovuto sorbire visioni veramente indecenti e indicibili sul nostro contro” replicai io a metà tra il disgusto e la paura “A me si che è andata veramente male… e te la farò pagare, Emmett, aspetta la prossima caccia”
“Oh, con me regolerai i conti molto prima, puoi scommetterci” disse Jasper
“Giuro che siete gli unici uomini che si lamentano perché hanno un successo incredibile con le donne!” ci rimproverò Emmett incredulo “Due vecchi matusa, noiosi e barbosi, ecco che cosa siete”
“Si, e poi chi glie lo dice ad Alice che ho fatto il cascamorto con altre ragazze solo perché tu mi hai costretto?” gli chiese Jasper, che in ogni caso mai avrebbe pensato a qualcun’altra che non fosse Alice “Lo sai anche tu che quando picchia lascia il segno”
“Ma secondo te non lo sa che siamo i tre vampiri più sexy e desiderati del pianeta? L’universo femminile ci corre a presso, e lo sa meglio di te…”
“Ma ti sembra una scusa logica?! Tu hai in mente Rosalie e basta, no? E allora perché per me dovrebbe essere diverso?”
Mi appoggiai al muro e li osservai litigare divertito, le mani nelle tasche e una gamba appoggiata alla parete. Tentai di concentrarmi solo sui loro pensieri, e solo sui loro, perché quelli delle ragazze e delle donne presenti in sala erano oltremodo fastidiosi.
“Ok, basta, pace” disse ad un tratto Emmett, alzando lo sguardo “Occupiamoci di questioni più urgenti e gratificanti, adesso”
“Del tipo?” chiedemmo io e Jasper lanciandoci un’occhiata, pronti alla fuga se necessario
“Del tipo quei tre angeli che hanno varcato la soglia solo per godere della nostra compagnia” sorrise lui indicando l’entrata
Perplesso, mi voltai per seguire il suo sguardo felice, e rischiai l’infarto. Alice e Rosalie spiccavano in mezzo alla folla per la loro avvenenza con facilità, e le si poteva intravedere grazie alle numerose testa maschili voltate nella loro direzione e l’area vuota che si era creata intorno a loro; un coro di commenti inappropriati e sguardi rapiti accompagnò il loro ingresso, spingendo Emmett a correre loro incontro, sebbene le ragazze non ci facessero caso.
Ma il centro del mio universo era il piccolo angelo spaesato che tentava di nascondersi tra le mie sorelle, come se si sentisse fuori luogo.
Mai nella mia esistenza avrei creduto che mi potesse essere concessa la visone di un simile miracolo, eppure, eccolo dinnanzi ai miei occhi.
Isabella avanzava insicura tra le mie sorella, spostando lo sguardo da destra a sinistra, spaesata. Il bel corpo era messo in risalto dagli abiti, che le conferivano un’immagine innocente ma maledettamente provocante. E il suo viso, ah…
Era imbarazzata, gli occhi color dell’oro rivolti ora verso il basso, le guance colorate da quel suo magnifico rossore, così irresistibile. Dire che era bellissima sarebbe equivalso a una terribile bestemmia.
Era una fata.
Era una dea.
Ed era solo mia.
“Eccoli!” esclamò Alice sbracciandosi per farsi vedere, mentre Emmett abbracciava Rose
Allora, fratellino? Che te ne pare di Bella? ho fatto un buon lavoro?
Bella seguì il suo sguardo fino ad incrociare il mio. Avvampò e borbottò qualcosa a bassa voce.
Dio, stavo per commettere qualcosa di molto, molto stupido.
Nella mia testa esplose la risata di Alice. “Accidenti! Sei proprio al limite, eh? Credo che stasera il gelido e controllato Edward Cullen potrebbe perdere il controllo!
Ammutolii, allibito.
Ed, vuoi rilassarti? Guarda che sei solo tu quello che si fa i problemi. Per una volta lasciati andare cariatide!” Emmett praticamente urlò questa frase nel mio cervello
Ma si era ammattito? Non si rendeva conto di quanto Bella mi stesse tentando? E di quanto io desiderassi cedere in tentazione?!
Dannazione, dovevo resistere, dovevo.
Per Bella. Sei suo fratello, vuoi solo il suo bene. Proteggila da te stesso, bestia, controllati…
Ma che controllati! Sei un uomo, sant’iddio, non un robot! Ti sta chiamando, ti lancia dei segnali! Ti desidera! Vuoi andare, idiota, si o si?!
Non posso! NON SONO COSI’, IO DEVO PROTEGGERLA!
Ma dai, non dire stupidaggini! Si vede lontano un miglio che la vuoi, tua e di nessun altro. E credi davvero che lei si tiri indietro? Ragazzo, è timida, non stupida…

Oddio, stavo impazzando. Parlavo anche da solo, da classico psicopatico. Dovevo assolutamente calmarmi. SUBITO.
“Jasper” sussurrai, implorante “Ti scongiuro, fa qualcosa per calmarmi”
Lui mi fissò un secondo interdetto, poi scoppiò a ridere lasciandomi stupefatto.
“Scusami, fratello, ma non credo proprio che lo farò!” disse allegro “Devi sbrogliartela da solo, stavolta”
“Jasper, per favore!”
Scosse la testa con un sorriso angelico.
“Mi dispiace, fratello, ma mi hai detto tu stesso di non aiutarti più” disse assolutamente angelico. Mi lanciò uno sguardo furbo. “O vuoi che ti aiuti sul serio?”
Lo fissai allibito, troppo sorpreso per replicare.
Jasper. Jasper Whitlock. Jasper Whitlock Hale Cullen. Quel Jasper sempre serio, composto ed educato, l’unico maturo al mio parere, eccetto il sottoscritto e i nostri genitori, colui che potevo considerare un fratello e un valido alleato mi aveva appena pugnalato alle spalle. Ma perché tutti volevano aiutarmi sempre quando non ne avevo bisogno, e invece, quando ero io a chiedere aiuto, si trasformavano nei più subdoli e perfidi vampiri ricattatori del pianeta? E il grande amore fraterno che tanto decantavano al mondo lo tiravano fuori solamente quando faceva loro comodo?
Jasper mi fissò un altro secondo, poi scoppiò a ridere, piegandosi in due dalle risate.
Bel fratello! Rideva pure sulle mie disgrazie, soprattutto quando era lui a causarle!
“Ehi, che gli prende a Jasperino? Perché sta soffocando?” domandò Emmett tornando a braccetto di Rose
“Niente, niente. Ed mi ha fatto ridere, tutto qui” tentò di riprendersi Jasper, tornando in posizione eretta. “Almeno ti concedo di tenere la bocca chiusa, fratellone” pensò.
Alice rise. Ovviamente, lei sapeva tutto.
Che bella famiglia!
Quella peste dai capelli corvini affianco il suo degno compagno e gli sorrise.
“Bene, via col party!” esclamò su di giri “Edward, mostra a Bella come si balla! A dopo!”
E facendomi l’occhiolino, trascinò Jasper sulla pista, seguita a ruota da Emmett e Rosalie.
Accidenti. Ora dovevo cavarmela da solo.
Feci un bel respiro profondo per calmarmi. Pessima idea.
Il suo profumo mi colpì con una violenza inaudita, permettendomi per la prima volta in quel pomeriggio di respirare davvero.

Aria, pensai, ubriacandomi l’anima di quell’essenza.
Il resto del mondo svanì insieme a tutte le mie ansie e le paure. Esistevamo solo io e lei.
Mi voltai con calma e la fissai, ammaliato; da vicino era di gran lunga più bella di quanto mi fosse parsa prima. Ricambiava lo sguardo di sottecchi e le guance rosse, chiaramente imbarazzata. Le sorrisi; adoravo quando faceva così.

Arrossì ancora di più, ricambiando il sorriso, annebbiando il mio controllo.
Tentai di fare appello al mio ultimo lampo di lucidità.
Niente da fare.
Ero totalmente in suo potere.

 
Bella’s pov.
La musica assordante l’avevo già percepita parecchi isolati prima, ma non mi aspettavo di trovarmi davanti una costruzione del genere, un edificio alto, moderno, con una fila lunghissima di persone in attesa. Un locale alla moda, anzi, IL locale alla moda; dove potevano andare dei tipi come loro? Era ovvio.
La musica mi stava già dando alla testa; persino io che odiavo con tutto il cuore ballare mi scoprii desiderosa di buttarmi in pista a scatenarmi. Effetto musica o effetto Cullen? Bah!
“Cariche?” domandò Rosalie eccitata
“Altroché!” rispose Alice. Al solito, sintonizzate sullo stesso piano.
Mi fissarono con LO SGUARDO.
“D-diamoci dentro!” balbettai, insicura, alzando timidamente il pugno. Andò più che bene
“Si va!” urlarono loro, prendendomi per mano.
Ovviamente saltammo la fila – e quando mai ci saremmo potute abbassare al livello dei comuni mortali! – ed entrammo nell’edificio.
Luci, musica a palla, corpi assolutamente persi nel delirio del ballo… tipica atmosfera da discoteca, ma di quelle di Hollywood, catapultati in un mondo fatto di desideri, lussuria e peccati.
Il guaio era che iniziavo a sentirmi a casa. Volevo fare tutto senza pensare, senza ritegno, senza giudizio. E non era il caso con quel dio dai capelli bronzei che mi sarei ritrovata come insegnate di ballo.
Mi guardai attorno, cercando i ragazzi con lo sguardo.
E lo vidi.
Il fiato mi si spezzò in gola, mentre un fuoco prendeva il controllo del mio corpo. Davanti ai miei occhi c’era la creatura più bella di tutto il creato.
Appoggiato al muro con le mani nelle tasche dei jeans neri a sigaretta, che fasciavano magnificamente le sue gambe esaltandone la perfezione, il più bello degli arcangeli osservava i suoi fratelli litigare; sopra, la camicia nera che indossava, della quale i primi tre bottoni erano slacciati, lasciava intravedere una muscolatura fatta e finita.
Sul viso un sorriso arrogante e dannatamente tentatore.
Ora, siamo razionali: se vi si presentasse davanti un simile dio, in una posa terribilmente sexy, di cui ogni singola cellula sembra urlarvi “Violentami, bambolina, sono qui per te”, voi cosa fareste?!
Maledizione, lui era così… in quella posa così… dannazione, ma si rendeva minimamente conto di quanto quell’aria da cattivo ragazzo lo rendesse assurdamente eccitante? E di quanto mi portasse al limite, maledizione?!
O Dio, o Dio, o Dio, dovevo assolutamente calmarmi, o di lì a poco avrei fatto qualcosa di davvero, davvero stupido
Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, letteralmente lo stavo stuprando con lo sguardo. Altro che buoni propositi di brava sorellina! Se non gli saltava subito addosso era già un miracolo!
“Bella, tutto ok?” chiese Rosalie
“Eh? Oh, si si” risposi. Provo solo un’attrazione irresistibile verso il tuo sexy e meraviglioso fratello single, tutto qui…
“Benarrivate, signorine”
Emmett era sbucato dal nulla di fronte a noi, e ora ci stava salutando con un inchino. Indossava un paio di jeans stinti e una camicia bianca; stava bene, sembrava a proprio agio lì dentro.
“Ciao” lo saluto Rosalie, lanciandogli un’occhiata di sfida
“Non ti preoccupare, micetta, ti farò vedere io chi merita la corona della pista” ribatté lui provocante
“Ciao fratellone!” esclamò Alice “Gli altri?”
“Laggiù, troppo ingessati per muoversi” disse lui cingendo con un braccio la vita di Rose “Gli ho fatto ballare due brani dei mitici Village People e si sono offesi, i bimbi…”
Si voltò verso di me e mi rivolse un gran sorriso. “Accidenti, piccola! Sei uno schianto stasera!” esclamò ammirato “Farai faville!”
“G-grazie”
“Eccoli!” esclamò Alice sbracciandosi per farsi vedere.
Seguii il suo sguardo e intravidi Jasper ed Edward fissarci. Il suo sguardo intenso mi costrinse ad abbassare il mio. Era troppo per essere vero. Semplicemente troppo.
Alice, ghignando, mi prese per un braccio e mi trascinò da loro. Io la seguii tenendo i miei occhi ben piantati per terra.
La risata di Jasper riempiva l’aria, sovrastata solo dalla musica.
“Ehi, che gli prende a Jasperino? Perché sta soffocando?” domandò Emmett
“Niente, niente. Ed mi ha fatto ridere, tutto qui” tentò di riprendersi Jasper, tornando in posizione eretta
Alice rise; affiancò il suo compagno e gli sorrise.
“Bene, via col party!” esclamò su di giri “Edward, mostra a Bella come si balla! A dopo!”
E facendo l’occhiolino, trascinò Jasper sulla pista, seguita a ruota da Emmett e Rosalie.
Accidenti. Ora dovevo cavarmela da sola.
Sentii Edward fare un respiro profondo, prima di voltarsi per guardarmi. Ricambiai lo sguardo di sottecchi sentendo il fuoco ardere nelle mie vene. La sua presenza mi scombussolava. Mi rivolse il suo speciale sorriso, tentatore nell’oscurità. Tentai di ricambiare sempre più in balìa del suo potere. Tentai di trovare un motivo per resistergli, ma la mia mente era sconvolta da un blackout.
“DATECI DENTRO, MOCCIOSI! VOGLIO VEDERVI BRILLARE!”
Il grido esultante di Emmett ci fece sobbalzare entrambi, facendoci voltare verso la pista.
“Vivo nella speranza che il mio sogno si possa avverare, che un giorno possano cambiare, diventando persone serie e responsabili…” sospirò studiando sconsolato suo fratello
“I sogni son desideri…” canticchiai
Ridacchiò tornando a fissarmi. Lo imitai, pregando il mio corpo di resistere a tanta perfezione senza commettere qualche pazzia. Probabilmente non ce l’avrei fatta.
“È davvero molto avvenente, questa sera, signorina Swan” disse con voce vellutata, abbozzando un inchino
Avvampai più del dovuto. “Gr-Grazie, Edward. Anche tu sei splendido”
Mi sorrise e io rivolsi la mia attenzione altrove.

Calma, Bella, controlla gli ormoni, mi ripetei, Non c’è niente per cui valga la pena agitarsi, a parte l’incarnazione della sensualità e dell’avvenenza al tuo fianco….
E DICI POCO!
Come si fa a restare indifferenti a tanto ben di Dio?! È umanamente e inumanamente possibile!
“Vorrei proprio sapere cosa ti frulla per la testa” ridacchiò Edward posandomi delicatamente una mano sui capelli “Chissà quanti tuoi segreti riuscirei a scoprire…”
“No!” esclamai facendo un balzo indietro. Non avrebbe mai dovuto sapere cosa pensassi di lui.
Mi fissò sorpreso e poi scoppiò a ridere.
“Cosa c’è di tanto buffo?” chiesi, arrossendo
“Tu!” rise “Sei buffa!”
Gli voltai le spalle, offesa, lasciando che ridesse di me. Ma non riuscii a fare neanche la parte dell’offesa, tanto ero contenta di farlo ridere.

“Ti prego, Bella, perdonami. Non volevo” ridacchiò lui
“Non dire che non volevi, perché volevi” replicai girandomi e fissandolo divertita “Ammettilo: tu adori prendermi in giro”
Mi rivolse un sorriso scintillante. “Infatti”
“Cosa?! Ma che gentiluomo sei?!” esclamai offesa “Tu dovevi dire: No, Bella, non è vero, sono molto rammaricato di quello che ho fatto!”
“Mi avresti mai creduto?” chiese lui con un ghigno
“Potevi fingere” replicai, incrociando le braccia
“Io credo nella sincerità prima di tutto”
“Infatti quando ti presenti la prima cosa che dici è: Salve, sono Edward Cullen, un vampiro di quasi centodieci anni, so leggere nel pensiero e ho una superforza e una super velocità incredibili!”
Scoppiò a ridere. “Ovviamente! Per chi mi hai preso? Per uno che tiene alla segretezza della sua famiglia e alla vita degli ignari umani?”
“Oh, come ho potuto essere così cieca!”
Ridemmo in coro, alleggerendo l’atmosfera. Poi, Edward mi porse la mano.
“Mi concede l’onore di questo ballo, signorina?” mi chiese
Arrossii, fissando la sua mano intimidita. “Ti avverto” lo ammonii “Sono una pessima ballerina. Totalmente incapace. Rischi la vita se balli con me”
“Correrò il rischio” sorrise
“Ed, davvero, forse non è una buona idea” Ora la nota di panico nella mia voce era udibile “Inciamperò, ti pesterò i piedi, ti farò fare una brutta figura!”
“Fidati di me, fifona” disse sorridendo “Ci sono io”
“Seriamente, Edward, non so ballare!”
“Ma io si”
Mi prese gentilmente la mano, e ancora una volta una scossa elettrica si propagò lungo i nostri corpi. Lo seguii docilmente, mentre lui scivolava tra la folla con grazia impeccabile.
Arrivati in mezzo alla pista si fermò e si voltò a guardarmi.
“Chiudi gli occhi” mi ordinò
Lo fissai confusa.
“Bella, se vuoi imparare a ballare, devi imparare a non pensare” disse lui “lascia che sia la musica a guidarti”
“Ma le tue frasi le prendi dai biglietti dei cioccolatini, o hai chi te le scrive?” gli domandai scettica. La musica era la mia mortale nemica, almeno quando dovevo ballare.
“Fidati di me”
E come posso non fidarmi del mio angelo?
Chiusi gli occhi, riluttante. “Edward, se casco da questi trampoli…”
“Ti prenderò prima che tu possa sfiorare il pavimento” mi assicurò lui con voce calda
Probabilmente ora ero rossa quanto le luci al neon che saettavano attorno a noi, ma cercai di non badarci.
“E ora, maestro, che faccio?” domandai
“Lasciati guidare dalla musica” disse lui con una voce ipnotica, sensuale, che mi fece rabbrividire “Svuota la mente da tutto… concentrati solo sulla musica… come se dovessi suonare…”
E ancora gli obbedii. Accidenti, da quando ero così accondiscendente?
Piano, piano, controvoglia, mi sintonizzai solo sulla musica, allontanando tutto il resto dalla mia mente, concentrandomi solo sul ritmo incalzante della canzone. Non era male... anzi, non era affatto male!
Senza che me ne rendessi propriamente conto, il mio corpo iniziò a muoversi sul posto seguendo il ritmo della musica, fino a che non mi ritrovai a seguire il mio istinto e a danzare. Incredibile, Isabella Marie Swan che volontariamente ballava, anche molto bene, senza causare incidenti o morti improvvise e senza che qualcuno la con stingesse! Miracolo!
Mi ritrovai a sorridere come una bambina, muovendomi sempre più velocemente.
Sentii una risata vicino al mio orecchio. “Chi è che diceva di non saper ballare?”
Arrossii e aprii gli occhi, trovando il suo viso a poca distanza dal mio, con quel suo sorriso da cardiopalma.
“Mi sembra che te la stia cavando piuttosto bene” continuò con un tono di voce che dovrebbe essere dichiarato illegale.
“Certo. Io posso fare tutto” risposi trovando la voce “Mi sembra che abbia appena imparato a ballare da sola. Senza il tuo aiuto, caro mio. Sono bravissima”
Non avevamo smesso di muoverci lungo la pista, in perfetta sincronia; i nostri corpi erano vicini, perfettamente allineati e in sintonia, coreografia perfetta.
“Ah si, eh?” disse con un sorrisetto arrogante. Mi afferrò la mano e mi attirò a sé. “Ora, Miss Faccio-Tutto-Da-Sola, il Maestro ti mostra come si balla”
Arrossii di botto continuando a sostenere il suo sguardo, mentre iniziavamo a volteggiare sulla pista. La sua mano teneva stretta la mia, e mi guidava intorno alla sala con un autocontrollo perfetto. Per fortuna, aggiungerei; fosse per me, ora staremmo facendo un altro tipo di danza....
Scossi la testa, distraendomi e inciampando. Edward mi sostenne, stringendomi a lui, mantenendo la sua promessa di impedirmi di fare del male, a me e ad altri.
“Che fai, inciampi?” ridacchiò “Non eri la più grande ballerina del secolo?”
“Ora le faccio vedere io chi è la migliore, Maestro” sibilai, mentre il mio orgoglio mi ordinava di fargliela pagare.
Mi sorrise arrogante, e io ricambiai. La sfida era appena iniziata.
Tenendo sempre la sua mano ben stretta tra le mie, iniziai a ballare, senza pensare, senza ragionare, senza rifletterle. Ballavo per mostrargli che nulla poteva fermarmi se ero intenzionata a fare qualcosa. Il mio orgoglio non si piegava davanti a nessuno.
Edward, a quanto sembrava, era del mio stesso avviso; non si risparmiava nulla, mi dava un gran filo da torcere. Era un ottimo ballerino, senza alcun dubbio.
Continuavamo a danzare, a gareggiare tra noi, senza curarci delle occhiate curiose e ammirate che ci rivolgevano, perché, infondo, esistevamo solo noi. La sala era vuota, la muscia solo un debole brusio indistinto; eravamo io e lui, ora e per sempre.
Pian piano, senza neanche rendermene conto, la nostra sfida morì così come era cominciata. Ci ritrovammo a sorriderci allegri, a volteggiare e a divertirci insieme, felici. Ballammo per ore, senza fermarci, e senza che i sorrisi abbandonassero i nostri volti. Ci guardavamo continuamente negli occhi, felici.
“Va bene, lo ammetto: sei molto portata per il ballo. Ho sbagliato a prenderti in giro” disse Edward finendo di farmi fare una giravolta.
“E io mi scuso per non averi ancora detto che sei davvero un ottimo ballerino” dissi “Non dubiterò mai più di te”
Alzò un sopracciglio. “Hai mai dubitato di me?” chiese
Arrossii. “Beh, non esat... aspetta un momento! Mi stai prendendo in giro, vero?”
“Indovinato” ghignò
Stavo per rispondergli male, quando le luci si fecero soffuse e gli altoparlanti diffusero una melodia dolce, romantica, per coppiette innamorate. Io ed Edward ci guardammo intorno un momento, spaesati, mentre le coppie intono a noi iniziavano a ballare strette ai propri compagni.
“Ehm... credo che sia il caso che ci spostiamo” borbottai, imbarazzata.
La sua mano si strinse dolcemente attorno alla mia, e mi ritrovai il suo volto sorridente di fronte.
“Non così in fretta” sussurrò “Ti avevo promesso che ti avrei insegnato a ballare...”
Le sue mani mi spinsero gentilmente verso di lui; prese una delle mie mani e me la fece stringere attorno alla sua vita, mentre l’altra le tenne stretta, sollevandola all’altezza della spalla, intrecciando le sue dita alle mie; gentilmente, posò l’altra sua mano attorno ai miei fianchi. Lo fissai meravigliata, arrossendo.
“... e nel pacchetto era compreso anche un lento” sussurrò piano, senza smettere di fissarmi.
Iniziammo a ondeggiare sulla pista, seguendo le note dolce della musica, senza che i nostri sguardi si staccassero un attimo. Ero completamente soggiogata da quello sguardo ipnotico, angelico... dolce. Edward mi guardava con una dolcezza che mai, mai avrei creduto di meritare. Era come se... se leggesse, invece che i miei pensieri, la mia anima, e che ciò che trovasse gli piacesse immensamente.
Che sciocchezza. Un angelo come lui cosa poteva vedere in un mostro come me?
Continuammo a danzare lentamente, con Edward che mi cullava piano.
Non esistevamo altro che noi.
Verso la fine della canzone, dietro il mio angelo intravidi le figure di Alice e Jasper, che danzavano armonici tenendosi stretti, scambiandosi uno di quei loro sguardi indescrivibili, tanto era profondo il livello a cui si comprendevano. Poco più in là, Rosalie ballava con il capo poggiato sulla spalla di Emmett, che le accarezzava protettivo la schiena.
E di nuovo, improvvisamente, la sensazione di solitudine e di inadeguatezza prese il controllo del mio cuore.
Loro avevano qualcuno da amare. E io?
Edward...
“Bella, c’è qualcosa che ti turba?” domandò in un sussurro Edward, accorgendosi che qualcosa non andava
“Oh... no, niente” gli risposi piano, abbassando lo sguardo
“Ti gira la testa?”
“Un po’...” mormorai, perdendomi nelle sue iridi.
Lentamente sciolse l’abbraccio in cui eravamo stretti e mi prese per mano, guidandomi lontano dalla pista. Uscimmo per strada e ci allontanammo dalla discoteca, inoltrandoci in un parco, deserto a quell’ora. Edward mi fece accomodare su una panchina, sedendosi poi accanto a me. Mi studiò attento, preoccupato di vedermi ancora debole.
Sbuffai, guardandolo con un mezzo sorriso. “Edward, non devi preoccuparti per me. Sto bene, davvero” lo rassicurai
“Non posso non farlo” mi disse sincero “Sei stata tutto il giorno nelle mani di quelle due pazze sadiche delle mie sorelle. Non avrei mai detto che saresti riuscita sopravvivere e poi a resistere fino alle due del mattino”
“Sono già le due?” chiesi meravigliata “Mi sembra di essere arrivata solo da una decina di minuti”
“E invece è notte fonda” sorrise lui “A quest’ora le brave bambine dovrebbero già essere sotto le coperte a fare bei sogni”
“Beh, io non sono brava, né tanto meno bambina” replicai
“Oh, si che lo sei” ghignò lui “Sei molto più piccola di me”
Gli feci la linguaccia e lui scoppiò a ridere. “Comportamento alquanto maturo, non c’è che dire!” disse
“Tutta colpa tua, nonno” replicai incrociando le braccia
“Nonno?” disse, alzando un sopracciglio
“L’hai detto tu che in confronto a te sono una bambina”
“Ti pare che abbia l’aspetto da nonno?”
Arrossi, chiudendo frettolosamente gli occhi. Se si aspettava che gli dicessi che il suo aspetto era decisamente magnifico, simile a un dio nella sua perfezione, si sbagliava di grosso. Ma mentire su quel argomento era un’eresia, e inoltre non ne ero proprio capace.
“Non credere che possa elogiarti così facilmente, Narciso” dissi
“Ammettilo: sono decisamente un bel ragazzo” mi provocò; lo spiai e notai che aveva assunto una faccia da giocatore di poker.
Un bel ragazzo? Edward, forse ti servono gli occhiali: sei talmente perfetto che mi è difficile immaginarti vero, pensare che tu possa essere reale e non soltanto un bellissimo sogno! Ma non è solo la tua bellezza, tu sei speciale, sei unico, sei…
“Mai” dissi decisa. Ovviamente, le mie guance si imporporarono. Mai che mi aiutassero a mantenere i segreti!
Ridacchiò. “Grazie”
“Per cosa?” chiesi, aprendo gli occhi
“Per non essere come tutte le altre” spiegò “Per non volermi vicino solo perché sono… beh, bello”
“Edward, non devi sminuirti per questo” dissi, arrossendo “Gli umani tendono a considerati solamente bello perché è così che appariamo loro. Ma quanti di loro ti hanno mai avvicinato e hanno mai provato a comprenderti? Credo nessuno. Quindi, in fondo, è meglio così. Intendo, che ti credano bello; almeno hanno capito in parte che sei una splendida, meravigliosa persona”
Ecco: idiozia del secolo. Perché non capisco mai quando è il momento di tenere la bocca cucita?
Mi rivolse un occhiata meravigliata.
“Beh? Cosa c’è?” domandai, brusca a causa dell’imbarazzo
“Non avevo ricevuto un complimento così bello” mormorò rapito
“Non aspettartene altri” borbottai imbarazzata “Tanto non te lo dico che sei bello”
“L’hai appena fatto”
“Accidenti!” esclamai maledicendomi, mentre lui scoppiava a ridere.
Mi rivolse uno sguardo allegro prima di voltarsi lentamente e ammirare il cielo. Quella sera, le nuvole erano rade e si potevano intravedere le stelle, piccoli puntini di luce a tratti nascosi da uno strato grigio.
“Sono belle, vero?” sussurrai osservandole
“Già” sospirai “Ma non si vedono bene, qui…”
“Non mi importa” replicai con malinconia “Non le vedevo da troppo tempo”
Fremette, ma fu solo per un istante. “Come ti trovi qui, Bella?” chiese
“Bene” risposi. I nostri sguardi non si postarono dalle stelle.
“Sei sincera?”
“Si” risposi “Sono davvero felice di poter vivere in una famiglia come la vostra. Siete tutti così gentili con me, così calorosi… Non riesco a crederci ancora. Qualche volta, la mattina, prima di alzarmi, rimango nel letto ad occhi chiusi. Temo sempre di aver sognato tutto, che questa mia nuova vita non esista, sia solo un sogno. Non sai che gioia provo quando apro gli occhi e vi ritrovo tutti ad aspettarmi” Sospirai portando le gambe al mio petto, e ridacchiai. “Alla fine, mi hanno ascoltato”
Si voltò per osservarmi incuriosito. “Chi?”
“Le stelle” risposi continuando a fissare il cielo “Alla fine, mi hanno concesso la possibilità di incontrare i miei sette magnifici angeli custodi”
Mi permisi di fissarlo di sottecchi, arrossendo. Di nuovo quell’espressione, quello sguardo stupito ma profondamente dolce. Gli occhi ambrati di un angelo. Lentamente, quasi come se temesse di potermi fare del male sfiorandomi, avvicinò una mano al mio volto e mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, delicato.
“Credo…” mormorò. La sua voce era ipnotica, morbida come il velluto, estremamente fievole “Che quello fortunato tra noi due sia io. Non avrei mai pensato che una simile stella potesse venire a vivere al mio fianco. Al fianco di un essere… dannato” La sua voce si fece triste sull’ultima parola.
“Tu non sei dannato, Edward” lo ripresi sedendomi e fissandolo.
“Ti assicuro, lo sono” mormorò
“Chi te lo dice? Cosa hai fatto di tanto brutto?”.
Non soffrire, Edward, non soffrire più. Sei il mio angelo, devi essere sempre felice. Farò di tutto purché tu lo sia…
“Ho infranto un sacco di comandamenti, di leggi, di regole… la mia esistenza è un crimine contro natura…. Ho ucciso tante persone innocenti….”. la sua voce era tormentata, carica di sensi di colpa e di dolore; ogni sua parola era una coltellata nel mio petto.
“Anche io” sbottai, incapace di tenerlo dentro, incapace di vederlo soffrire “Anche io ho ucciso, anche io ho fatto tanti sbagli. Ma se con tutti i miei errori mi è stato concesso di incontrare un angelo come te, Edward, allora sta pur certo che li rifarei solo per incontrarti”
Prima che il mio cervello realizzasse quanto oltre mi ero spinta, gli presi una mano e la strinsi forte, guardandolo insistentemente.
“Non sei cattivo, Edward. Non sei dannato. Sei buono. Hai commesso degli errori, certo, ma chi non ne fa? E la prova della tua dolcezza sta proprio nel fatto che non accetti di aver commesso degli omicidi, che vai contro la tua natura stessa pur di non commetterne di nuovi, di non uccidere ancora. Se tu ti consideri dannato, allora mi chiedo io cosa dovrei essere”
 
Edward’s pov.
Non ci credevo.
Non era minimamente possibile che Bella pensasse che io fossi un angelo. Che io fossi buono.
Avevo commesso un’infinità di errori nella mia esistenza. Avevo messo fine a centinaia di vite innocenti, tutto per appagare la mia sete. Sconosciuti con una vita, con una storia, con persone care  che aspettavano ancora invano il ritorno dei loro amati.
Come poteva non vedere tutto questo?
Come poteva non vedere la bestia che ero in realtà?
Forse era troppo giovane per capire; forse troppo sciocca per avvertire il pericolo. Quanti forse c’erano per mettere in discussione le sue teorie sulla mia bontà.
Eppure non riuscivo a trovarne una che potesse far crollare la sua idea della mia purezza. Sapevo di essere un mostro, indegno di amare e di essere amato, ma non riuscivo a non credere alle sue parole. Lei era così convinta che io fossi buono… così dolce nel cercare di farmelo credere….
Le avrei davvero aperto gli occhi sulla mia natura? Sarei mai riuscito a raccontarle gli orrori di cui ero stato protagonista, solo per proteggerla da me stesso? Solo per allontanarla da me?
No.
Non ci sarei mai riuscito. Non avrei mai fatto a meno di lei e del calore che sapeva donarmi, della pace che sapeva regalarmi. Sarei stato egoista, fino in fondo.
Vicino a me. Con me. per sempre
Le presi la mano e intrecciai le dita con le sue. Il calore che mi arrivò fu immenso, e mi regalò un estasi mai provata prima. Alzai le nostre mani e con il dorso della mia le accarezzai la guancia, piano, come se stessi toccando una fragilissima bolla di sapone.
“Come puoi…” mormorai “Su che basi riesci a fidarti di me? Perché non ha paura?”
“Perché tu non sei il demone che credi” mi rispose in un sussurro, un adorabile tremolio nella voce “Non lo sei stato e non lo sarai mai. E vorrei tanto… vorrei tanto che tu lo capissi, Edward”
Sentii il cuore salirmi in gola e bloccarmi le parole. Tutta quella dolcezza, per me…. solo per me….
“Perché mi menti, Bella?” le chiesi addolorato
“Non ti sto mentendo”
“Come posso crederti?”
Dimmelo, piccola mia: come posso crederti, come posso convincermi di meritarti? Sei troppo pura, troppo innocente, troppo bella per me, per uno mostro. Ma non riesco ad allontanarti, a metterti in salvo da me. Non riesco a fare a meno di te, Isabella.
“Perché le stelle” rispose con un timido sorriso, lasciando che un delicato rossore le infiammasse le guance “Non mentono mai”
La studiai intensamente negli occhi, sorpreso. In una sola serata, mi aveva stupito tre volte.
Quella ragazza era unica. La mia piccola Bella. Il mio sogno proibito. La mia dolce stella.
Le sorrisi e lei arrossì ancora di più.
“Però” disse, osservando il cielo “Gli angeli non devono essere tristi. Quindi mi devi promettere che sorriderai sempre, d’ora in poi”
Finché ci sarai tu al mio fianco, lo farò, promisi a me stesso, Tutto pur di farti felice
“D’accordo” risposi
“Grazie”
Non resistetti più. La sua dolcezza era infinita.
Mi chinai leggermente su lui lei, senza che il mio cervello potesse capire che cosa stavo cercando di fare, e riuscire a impedirmelo. La vidi voltarsi verso di me sorpresa.
Le sfiorai la pelle delicata della fronte con le mie labbra, indegne di lei e della sua luce. Ma in quel momento, non riuscii a farne a meno. Il suo profumo mi stordì e mi fece perdere il filo più che mai. Desiderai scendere, sfiorare con le mi labbra ogni centimetro di quel volto perfetto, fino a sfiorare quelle labbra calde, morbide, invitanti. Per sempre, fino alla fine del mondo, avrei voluto baciare quella piccola stella.
Ero letteralmente suo.
La sentii irrigidirsi, sorpresa, e mi staccai sorridendole. Le sue guance erano fuoco.
“Grazie, mia piccola stella” sussurrai
I suoi occhi si riempirono di dolcezza, di felicità, di….
“P-prego” balbettò, stringendo le sue dita attorno alle mie
Ci fissammo negli occhi e…
“Trovati! Ho vinto i cinquecento dollari!”
Sobbalzammo voltandoci all’unisono verso il cespuglio alle nostre spalle, dal quale il faccione allegro di Emmett era appena spuntato.
“EMMETT!” gridammo all’unisono, sorpresi “CHE ACCIDENTI CI FAI QUI?”
“Vi stavamo cercando” disse Alice arrivando alla nostra destra “In palio cinquecento dollaroni al primo che vi trovava, ovvero Emmett”
“Sono quasi le tre del mattino, ma dove vi eravate cacciati?” chiese Rosalie giungendo da sinistra “Volevamo tornare a casa, ma voi eravate spariti”
“Ci siamo preoccupati e vi abbiamo cercato” concluse Jasper sbucando dai cespugli di fronte a noi
I loro occhi caddero sulla panchina, o meglio, sulla mia mano intrecciata a quella di Bella; se fossi stato umano, probabilmente sarei morto.
EVVIVA! IL MIO PICCOLO FRATELLINO E’ DIVENTAT UOMO!” Il grido di Emmett mi trapanò il cervello
Edward e Bella... finalmente, non ci posso credere” Rosalie era commossa, a dir poco
Quante storie facevi, Ed! Hai visto che l’amore è splendido?” disse Jasper ammiccante e compiaciuto
Sono felice, sono felice, sono felice. La mia sorellina e il mio fratellino insieme, non ho parole!!” che se non quella piccola elfa causa di tutti i miei guai poteva gridare così e causarmi l’emicrania?
Bella seguì il loro sguardo e avvampò, staccando la mia mano dalla sua.
“NON E’ COME SEMBRA!” urlammo in coro
“Oh, invece sembra!” dissero loro in coro
“Stavamo soltanto chiacchierando” ringhiai io imbarazzato
“E c’è stato un momento…” disse Bella
“Romantico?” suggerì Emmett
“Si… cioè, NO, niente affatto! È solo che ci siamo sentiti un po’ tristi e…”
“E avete fatto pratica di baci alla francese” ghignò Alice
“Non è assolutamente vero!” gridai io
“Solo a stampo? Mi pare pochino” disse Jasper
“Niente del genere! Ci stavamo soltanto…” esclamò Bella, ormai bordeaux
“Dichiarando!” la anticipò Rosalie, perfida
“Ora basta, non è vero!” esclamammo in coro io e Bella
“Ma guardali, che carini! Parlano in sincrono!” ridacchiarono loro
“Bella, io li sto per ammazzare” annunciai, uno scintillio violento nei miei occhi
“Se cerchi man forte ci sono io” disse lei “Lasciami le nostre sorelle”
“Io elimino i nostri fratelli” ringhiai, accucciandomi, subito imitato da Isabella
“A Carlisle ed Esme dispiacerà la loro morte?” chiese Bella scoprendo i denti
“Non direi, visto che i due figli migliori sono sopravvissuti” risposi
“Era solo per sapere”
“Ah, ma che carini!” cinguettarono i nostri fratelli indietreggiando
“Scappate” gli intimammo in coro io e Bella “ORA”
E scattammo in sincrono all’inseguimento di quei quattro sciagurati.

 

Scusate, sorry, excuse mois , gomenasai! Vi chiedo scusa in tutte le lingue del mondo – anche se non le so – per il mio oltraggioso e inqualificabile ritardo! Lo so che avevo promesso di non farlo più, ma come avete visto, sono stata un po’ impegnata con il pagellino, le altre due ff, questa… e niente più sogni rivelatori sul seguito! Cioè, no, lo so come deve continuare e finire, ma mi è dispiaciuto non veder più i Cullen passeggiare tra i miei sogni.
Ma ora, visto che con la mia vita vi ho ammorbato abbastanza, due parole due su questo capitolo.
Assolutamente in chiave comica (la prima parte) e romantica (la seconda); i pov di tutti e due i protagonisti accompagneranno la lettura alternandosi – si spera – per renderla più piacevole. Ci sarà una breve riflessione sui cambiamenti di Bella all’inizio, un momento “tra sorelle” (vi lascio immaginare) al centro, e poi la serata in discoteca.
Speriamo in commenti positivi.
Ah, e in più un milione di auguri in ritardo per le feste passate e per il rientro a casa, scuola, lavoro e quant’altro. Grazie angeli miei, a voi che mi fate felic con la vostra presenza tutto il bene del mondo!!!
Bene, ora, come al solito, si ringraziano.

Tokiotwilighters: Io ho idee troppo belle? Forse non hai letto bene le tue storie, che meritano di essere lette, non le mie due scemenze… lascia perdere, non sai che dolore al cuore quando ho scritto di Bella praticamente appiccicata ad Edward! T___T è stato un puro atto di masochismo! ANCHE IO VOGLIO GIOCARE A TWISTER – O A STRIPE POKER – CON LORO!!!!!!!!!!!!!!
Fin Fish: Maestra, mi scuso per il mio megaritardo. Grazie per gli incoraggiamenti su Jasper, avevo paura che non piacesse; ma non gli avrei mai fatto fare da tappezzeria! Grazie per i complx sui momenti Ed/Bella, e grazie per aver compreso e perdonato il mio sadismo (sarai un po’ mamma Cullen?) Anche tu hai sviluppato una mania alla Alice e le sue serate a tema? O___ o Wow! E grazie per aver letto la mia altra ff, spero ti sia piaciuta!
Honey Evans: Welcome in our big crazy family! Benvenuta, benvenuta, my new friend! Contenta che ti piaccia la mia storia, e aggiornerò the Nessie sister!
RockAngelz: ^^ Grazie piccola! Spiacente deluderti, ma ci vorrà ancora un po’- il personaggio del mistero non è ancora apparso. E fammi indovinare, oggi o ieri hai pregato perché aggiornassi… DESIDERIO ESAUDITO!
MimiMiaotwilight4e: Grazie tesoro! Lo so, a volte esagero, ma penso ad Alice e allora mi convinco che niente è troppo poco!
grilla: Welcome in opur big crazy family! Una mia fan di tutte le mie storie Eroina! Con che coraggio hai affrontato I miei tentativi vani di scrittura… Omaggio a te e al tuo coraggio!
mylifeabeautifullie: Grazie! Addirittura senza parole ti ho lasciato? Sto prendendo la mano con questa storia. Spero gradirai anche questo
Goten: Welcome in our big crazy family! Ti ho vista, sai, mi hai commentato anche a New Moon! Grazie. Anche io mi aggiungo all’urrà per Alice! Guai a chi me la tocca!
Finleyna 4 Ever: Beh, in verità, fede, ti dico che no, non voglio ucciderli. Aolo portarli sull’orlo del collasso, mi sembra una cosa innocente, no? Grazie per gli splendidi complimenti.^^
Wind: Grazie, tu che ancora credi in me e hai capito che aggiorno ogni morte di papa. Forse Edward si deciderebbe a trasformare Bella prima che io posti il prossimo capitolo, ma aspettate e non rimarrete deluse.
miki18: Grazie mille, miky! Sono felice che ti sia piaciuta così tanto, non lo credevo possibile! Un bacione. T adoro perché mi segui sempre, sei straordinaria!
PetaloDiCiliegio: Wellcome in our big crazy family! Ciao! Una delle mie prime sostenitrici di “La Custode delle Anime”! benvenuta in questa bella famiglia!contenta che ti piaccia anche questa!
camy00: Welcome in our big crazy family! Ecco una nuova arrivata, benvenuta! Grazie epr I compli, li adoro! Anche se, cmq, credo che la sadica tra me e Alice sia io!
mistica88: Welcome in our big crazy family! Acc, quante nuove amiche… anche tu fan del Edward’s twister? Che ne dici se organizziamo una partita?
Lily Evans 93: Welcome in our big crazy family! Grazie epr aver letto la mia storia. Trovi davvero bello il rapporto tra I Cullen? L’0ho reso bene o ho esagerato? Spero di no… lieta che mi segui e che la trovi bella!
Silver_Alchemist: guarda, ti consiglio come Barbie – se ce l’hai – una sorella minore. Lo dico per esperienza, una volta che li hai sedati e manipolati, diventano degli agnellini! Grazie per i complimenti, e non badare trp alle mie stupidaggini.
Railen:Sono felice di averti fatto ridere! E grazie tu che ancora partecipi al mio concorso. No, non sarà Bella, ma…. Eheheh, mistero!
Helen Cullen: Elly! Ciao ciao! Carini I fratelli Cullen, eh? Devi sapere che si preoccupano trp, come nel libro! Sono letteralmente entusiasta dei bellissimi giudizi che mi dai, e di quanto sembri adorare questa storia. Continua a seguirmi, tifo per te!
Kaida Seleny: Grazie mille, piccola mia. e non ti scusare x i ritardi, sono io che dovrei implorare perdono!
 

E iniaimo anche a ringraziare gli angeli che hanno inserito qst storia tra i preferiti. 1 - A l y s s a


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