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Autore: Faith_03    10/07/2015    1 recensioni
"Il cuore, e il corpo, di un nano sono pieni di cicatrici e per non far sì che il dolore prevalga in noi, non dobbiamo mai arrenderci…"
Storia inventata su due personaggi Tolkeniani più amati nel libro dello Hobbit e grazie al regista Neo Zelandese hanno entrambi un volto a cui mi sono subito affezionata e dato loro una storia alle spalle prima della grande impresa per la riconquista del regno dello zio.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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17) Uno Strano Incontro

Da quel giorno il dolore non si placò ma non se ne andò mai del tutto, piano piano i due fratelli ripresero la vita di prima. Fili continuò a lavorare nell’armeria con lo zio, il periodo in cui puliva le stalle era finalmente terminato dopo neanche 3 mesi, e Kili riprese a lavorare in falegnameria al mattino e a fare da maestro il pomeriggio con i nani bambini.
E dato che Fili faceva le spedizioni di recupero con Bofur alla ricerca della figlia scomparsa, Kili ne approfittò per poterne fare da solo, non era un distacco dal fratello biondo e non era nemmeno arrabbiato con lui. Sentiva solo il bisogno di fare questi viaggi da solo. Esplorava luoghi che aveva già visto con Fili e a volte andava a cercare anche della legna per il lavoro e da solo riusciva a pensare.
Non aveva più incubi di orchi ma nemmeno Fedy lo veniva a trovare durante la notte e questo gli dispiaceva. Era un mistero il segreto che voleva dirgli e più faceva ipotesi e meno ne veniva a capo.
D’altro canto anche Fili aveva i suoi problemi. Più si cercava e più la figlia di Bofur sembrava non fosse mai esistita, non trovarono né le sue tracce e né un qualcosa come i resti di un fuoco o qualcos’altro e purtroppo. Fu proprio il padre a fermare le ricerche a un certo punto, non si era rassegnato ma sperò con tutto il cuore sia che la figlia fosse viva e sia che qualche altro nano l’avesse trovata e si stava prendendo cura di lei e che un giorno fosse riuscita a tornare da sola.
Fili ne soffrì molto e si arrese Bofur non poteva fare altro:
 “È stato tutto inutile...”
Fili era a tavola con la sua famiglia quando annunciò che non sarebbero più ripartiti per cercare la sua amata. Ogni volta che si sentiva scoraggiato si toccava il guanto protettivo di cuoio sinistro. Anche Kili aveva notato questo strano gesto ma preferì non chiedere niente, anche lui aveva tenuto dei segreti e poi, se proprio voleva parlarne, doveva venire da lui.
 “Fili, pure io mi sento, e mi sono sentito così quando non ricevo notizie da mio padre, sennò perché ho chiesto aiuto a un falconiere?!”
Fili annuì capendo che in realtà lo zio stava cercando il padre come meglio poteva dato che, essendo quasi un re, non doveva allontanarsi dal suo popolo non dopo l’ultima volta.
 “L’unica cosa da fare – continuò lo zio – è di sperare che stia bene e che qualcuno l’abbia salvata.”
 “Anche Bofur dice così.”
Ammise il nano biondo e poi guardò lo zio:
 “Possiamo averne anche noi due falchi? Per aiutarti ovvio.”
Kili rimase sorpreso alla richiesta del fratello e infondo non era una cattiva idea, ma lo zio sospirò, guardò il nipote e rispose soltanto:
 “Poi vediamo.”
Quando Fili aveva del tempo libero ne approfittava o di andare a salutare il fratello in falegnameria o dove allenava i bambini oppure andava nei pressi del laghetto non solo per fare un bagno ma anche per stare da solo.
Quel posto gli dava pace e serenità, non lo conosceva nessuno quel posto tranne loro due e le sorelle scomparse, quel posto era un bell’angolo di paradiso e si ricordò di portare il suo violino, ispirava anche a creare della musica. Fili stata talmente rilassato che non si accorse di essere da solo, qualcuno si stava avvicinando quatto quatto alle sue spalle, se non che camminando pestò e spezzò un rametto capitato tra i due. Subito Fili scattò sull’attenti, si armò di uno dei coltellini fabbricati da lui stesso medesimo, che teneva in una taschina dello stivale e quando si girò si trovò a faccia a faccia con una nana che aveva visto solo due volte fino ad allora:
 “Ma tu sei?!”
Era proprio quella nana che per ben due aveva incontrato lo sguardo del nano biondo e per due volte era riuscita a scappare, ora era lì e Fili poté vederla meglio.  
Era una bellissima nana con i capelli tra il moro e il rosso intrecciati in lunghe trecce e treccine tipo quelle di Fili, solo ai lati del viso aveva un po’ di barba e intrecciata anch’essa. Sembrava essere tornata da poco, forse da una spedizione, infatti indossava un vestito rosso e grigio, mantello dello stesso colore caldo con un po’ di pelliccia a circondare il collo. Indossava guanti di cuoio e scarponi da nani, quindi era una nana. I suoi occhi erano azzurri proprio come i suoi, e ben presto l’espressione stupita che aveva in volto si tramutò in un sorriso furbo:
 “Era ora che ti trovassi.”
Nel tono di voce il nano avvertì tanta sicurezza e anche qualcosa di scaltro cosa che gli diede un po’ fastidio, soprattutto in un momento del genere.
 “Chi sei? – disse in tono duro e freddo – E che cosa vuoi da me?”
La nana alzò le mani in segno di resa continuando a guardare il nano principe negli occhi:
 “Che accoglienza… Sta calmo principe Fili, il mio nome è Everel e sono del tuo villaggio… Non voglio farti del male, quindi potresti abbassare quell’arma?
Bravo…”
Il nano abbassò il coltellino ma continuò a tenerlo stretto nella mano:
 “Ti ho vista in giro infatti – di nuovo usò quel tono di voce con lei – e quando ho cercato di palarti non c’eri più.”
Everel fece spallucce come se la cosa fosse ovvia:
 “Certo, no? Dovevo farlo per poterti parlare da soli… Ma a quanto vedo, qui non è affatto male.”
si guardò intorno con fare sicuro. Fili capì cosa lo infastidiva, era nel posto segreto suo e del fratello e quella sfrontatezza gli ricordava dei bulli con cui aveva avuto a che fare sempre da bambino e sempre per difendere Kili.
Questi tipi di nani non li poteva né vedere e né sentire e ora eccolo lì con una nana che rappresentava tutto ciò. 
 “Senti, Everel, potevi anche restartene al villaggio, arrivi tardi se vuoi parlarmi – fece le virgolette con le dita – se non lo sai sono in lutto, e per ora non voglio parlare con nessuno.”
 “Ah sì ho saputo… - cambiò tono e questa volta era dispiaciuto - Mi dispiace per quello che è successo… Che brutta storia…”
incrociò le braccia mentre parlava e distolse lo guardo dal principe nano. Colpì molto questo cambiamento e Fili abbassò la guardia e mise via il coltellino:
 “Conoscevi anche te le figlie di Bofur? Insomma eravate amiche?”
La nana guardò il principe negli occhi e rispose di nuovo in quel tono sicuro:
 “No. – di nuovo Fili alzò la guardia – Ma dove vivo io ne parlano in continuazione e alla fine si arriva sempre allo stesso punto, no?”
Fili si stava proprio stancando, fece due lunghi respiri e poi si allontanò verso la fessura di roccia:
 “Ehi, aspetta… Dove stai andando?”
 “Lasciami stare. Non voglio più parlare con te.”
e lasciò la nana da sola nel laghetto. Quell’incontro anziché fargli piacere lo aveva innervosito di più, infatti per sfogarsi andò a controllare il suo pony e là ci trovò il fratello che stava controllando il suo. 
 “Ciao Fili.”
 “Oh Kili… Che sorpresa…”
Il fratello minore si accorse del suo sguardo:
 “Qualcosa non va?”
Fili aveva ancora l’espressione nera in volto e gli parlò piano calmandosi dell’incontro con la nana nel loro posto segreto, dopo averlo ascoltato Kili parlò:
 “Da come la descrivi sembra la nana che mi ha fatto il tatuaggio.”
 “Era lei?! Oh…”
Esclamò esasperato e si mise le mani sulla faccia:
 “Proprio quando avevo deciso di farlo anch’io.”
 “Cosa?! Il tatuaggio?”
 “Sì… Ci stavo pensando ma se c’è solo lei rinuncio.”
 “Dai che alla fine mi ha offerto una birra.”
Il fratello maggiore lo squadrò e poi lasciò cadere l’argomento:
 “Come mai qui nella stalla?”
 “Volevo vedere se era abbastanza pulita. – Fili si girò di colpo spalancando gli occhi cosa che fece ridere il fratello minore – No, sto scherzando… Volevo dare da mangiare a Brizzy. Tra pochi giorni parto ancora.”
 “Un’altra spedizione?!”
Il fratello moro annuì senza guardarlo negli occhi,
 “Ma perché?! In questi mesi stiamo più fuori che a casa…”
 “Tu sei stato fuori per i fatti tuoi e io per i miei, ma questa volta è zio che me lo chiede. Ha detto che ha ricevuto delle notizie su un possibile nemico che si sta avvicinando qui.”
 “Non ne sapevo niente… E vuoi andarci da solo?”
Kili fece spallucce:
 “Tanto sai che saremo sempre i soliti… Ma io non credo che sarà nulla di che… Come al solito.”
 “Voglio venire con te.”
Questa volta il fratello moro si voltò a guardarlo:
 “Non hai detto tu che stiamo entrambi fuori?”
 “Si ma non ne stiamo facendo più insieme, te lo avevo promesso.”
Kili sorrise come un nano bambino, che in realtà era solo il suo sorriso e prese un coltellino dalla tasca e lo girò tra le dita:
 “Basta che non fai di testa tua come al solito… Spero hai imparato dai tuoi errori.”
Gli diede una gomitata affettuosa e Kili sbuffò ridendo perché sarebbero rimasti insieme.
Il grande giorno finalmente arrivò e i due fratelli partirono ma ancora cosa gli aspettava, il re di Erebor aveva sentito di alcune presenze sospette verso nord
e mentre si dirigevano verso quella spedizione avevano ancora nella mente le parole dello zio:
“State allerta. Qualunque pericolo troviate non agite subito. Sono stato chiaro?”

ma in realtà Kili aveva un'altra raccomandazione che lo zio gli aveva detto lontano dal principe biondo:
“Kili… Fai attenzione anche a tuo fratello. Cerca di farlo ragionare. Sei l'unico che ascolta.”
Thorin con Kili era molto meno severo in quanto cercava di dargli fiducia, soprattutto dopo che erano scappati, lo zio lo sapeva che non era opera sua ma solo di quella testa calda di suo fratello. 

Kili respirò l’aria a pieni polmoni e si sentì per la prima “libero” anche se ne aveva già fatte di uscite ma questa era la prima con Fili dopo quella nascosta:
Come al solito Kili si era dimenticando la carne secca ma questa volta fu Fili a decidere di cercare qualcosa in natura. Infatti, come volevasi dimostrare, lo stomaco di Fili iniziò a gorgogliare: 
 “Cos'era, una rana o il tuo stomaco?”
chiese Kili pur sapendo la risposta,
 “Ops... Sto morendo di fame”
confessò Fili.
Per loro era l'ora di pranzo, se fossero stati a casa non se ne sarebbero accorti ma erano fuori, 
 “Vediamo, cosa potremmo trovare di commestibile fuori casa? - Mentre Fili parlava Kili si guardò intorno – Di solito ci sono cespugli di bacche, more, lamponi, ma non mi va di riempirmi lo stomaco solo con quelli...”
Kili prese di mira un'anatra che volava poco lontano sopra di loro, fece partire una freccia dal suo arco che colpì l'anatra selvatica in volo che cadde dritta, dritta in mezzo ai due nani senza che Fili si accorgesse di niente, infatti continuava a parlare da solo:
 “Avrei proprio voglia di carne, di un buon pezzo di carne al sangue forse...”
 “Anatra va bene?”
chiese Kili mostrandogliela. Il fratello maggiore fece una faccia sorpresa:
 “Grandioso!!! Davvero...  Ma come hai fatto?”
alzò la testa anche lui ma vide solo il cielo:
 “Sai qual è il tuo problema Fili? - Kili gli passò la freccia con il cibo – Pensi troppo.”
  “Ah io penso troppo?! E tu agisci subito.”
scherzò ovviamente e dopo aver stanato un’altra preda il maggiore dei due accese un fuoco e aspettarono che le due prede fossero pronte. 
 “Ci voleva proprio.”
Fili si sentiva più rilassato e tranquillo, era felice perché suo fratello era lì con lui. Meglio non poteva desiderare.
Dopo pranzo Kili si guardò intorno da seduto, conosceva bene quelle foreste e conosceva anche bene gli animali riconoscendo le orme e si chiese se non fossero lì per qualche animale pericoloso, s’insospettì molto.
 “Che pace! Non si muove nemmeno un ramoscello.”
Fili ancora non si era accorto della sensazione che aveva il fratello moro,
 “Già, chissà che nemico hanno avvistato. Spero non sia pericoloso.”
Si alzò in piedi e ripulì il posto per rimettersi in cammino, Fili lo imitò: 
 “Mah, forse lo zio si è sbagliato. Magari si è inventato qualcosa che non c’è ovviamente per farci svagare un po’.  Come possono esserci nemici, non ci sono segnali strani, non ci sono odori di putredine. Niente di niente.”
Durante il cammino Kili continuò a guardarsi intorno non sapendo che qualcuno in silenzio li stava osservando cercando di non fare rumore ma lo sguardo acuto di Kili notarono un movimento strano delle foglie e si bloccò a un tratto e puntò gli occhi in quella direzione.
 “EHY… Che c’è? Senti qualcosa? – Finalmente il fratello si accorse che il fratello aveva puntato qualcosa - Kili…”
Il nano arciere era talmente concentrato che non gli rispose, allora Fili iniziò a sussurrare:
 “Dov’è?”
Kili col dito indicò un punto su un grande albero a forma di cespuglio e prese anche una freccia per incoccarla nel suo arco: 
 “Allora c'è qualcosa…- confermò il nano biondo sempre sussurrando e prese le sue spade – Fratellino, credo che dovremmo aggirarlo.”
 “Tu vai a destra – disse  Kili senza abbandonare quel punto con lo sguardo - io a sinistra e Fili…”
 “Dimmi.”
Anche Kili si mise a sussurrare:
 “Non fare pazzie.”
 “Ma quali pazzie?! – Fili rimase esterrefatto delle sue parole - Dobbiamo solo eseguire gli ordini dello zio... Forza, andiamo!!!”
Entrambi i fratelli si diressero verso quel punto cercando di non fare rumore lì 
dove c’erano rami e erbe secche e a un punto si separarono per andare uno a destra e l’altro a sinistra. 
Cercò di non far troppo rumore dirigendosi verso sinistra per accerchiare chiunque si trovasse lì, intanto iniziarono a sentire pure dei lamenti e i due fratelli si parlavano solo con gli occhi. Quando finalmente riescono a dividersi, dalla sua postazione Kili riuscì a vedere la fonte dei lamenti e intravide pure un corpo, sorpreso pensò tra sé e sé: 
 “Ma che cos'è?!”
Quella creatura, qualsiasi cosa fosse, tentò pure di alzarsi ma sembrò non riuscirci e tentò di strisciare perché forse era ferito, Kili guardò un attimo il fratello che era già alla parte opposta ma l’albero era molto grande e non sapeva se anche lui era riuscito a vedere qualcosa. Continuò stando molto all’erta.
Finalmente sbucò dal suo nascondiglio con le freccia puntata verso… Un elfo.
Il famoso "nemico" era proprio un elfo con lunghi capelli biondi fino a quasi metà schiena, era magro e vestito di verde così per loro era più facile nascondersi in mezzo alla natura. Sapeva che era un elfo perché vide spuntare la punta delle orecchie dai capelli, dava le spalle perché stava tentando di strisciare e il nano abbassò l'arma. Quando cercò di avvicinarsi sentì il chiurlo del barbagianni di Fili e il fratello moro sapeva che quello era un segnale per dirgli che lui stava per attaccare ma Kili sapeva che se lui non riceveva la risposta Fili doveva stare immobile e aspettare, anche se si sentiva un attimo nel panico, non doveva, e  voleva, attaccare l'elfo. 
 “Ehi...”
Sussurrò con calma all'elfo che si girò, guardò Kili con occhi pieni di paura ma sempre cercando di prendere il suo arco, che era più bello, elegante e più grande di quello di Kili. Ma il nano moro non si arrese:
 “Calma, calma... Non voglio farti del male. – continuò a sussurrare – Sei ferito?”
La creatura elegante lo guardò negli occhi mentre Kili mise il zaino a terra e frugò finché non trovò quello che stava cercando: 
 “Guarda, ho delle bende - gli sorrise cercando di rassicurarlo - posso curarti se me lo permetti.”
L’elfo annuì ma lo guardò con attenzione, intanto il fratello biondo si chiedeva che fine Kili avesse fatto perché non rispose al suo segnale, il nano moro si avvicinò cautamente e controllò la ferita dell'elfo
 “Non sembra grave, per fortuna ho della foglia di re – mostra anche l’erba medica - La conosci?”
l’elfo rispose sussurrando come il nano:
 “Si, è Athelas.”
Aveva la voce molto delicata anche se era un maschio e gli occhi chiari che andavano dall’azzurro al verde acqua, nessuno dei due sapeva che Fili era sempre più vicino.
 “Athelas?!- Kili si rilassò di più - Voi la chiamate così?!”
 “Sì.”
rispose l’elfo e anche lui diede fiducia al nano che iniziò a operare ma prima prese un po’ di erba medica:
 “Pizzicherà un pochino, – confessò - ma poi passa tutto. Chi ti ha ridotto così?”
L’elfo non riuscì a rispondere perché proprio dietro di lui Fili uscì urlando per avventarsi contro il nemico che poi anche lui scoprì essere un elfo. Entrambi si voltarono e d’istinto Kili si mise in mezzo difendendo l’elfo: 
 “NO !!! FERMO FRATELLO!!! È ferito.”
Fili lo guardò negli occhi e si fermò dall’attaccare il nemico:
 “Fili non è il momento, è ferito!”
 “Ancora meglio... Soffrirà di meno!”
Il nano biondo cercò di avvicinarsi all’elfo biondo come lui ma Kili lo bloccava in continuazione: 
 “Fili fermati !!!”
L’elfo provò a rialzarsi perché era spaventato e inerme ma ancora non riusciva a muoversi tranne che strisciare.
 “Non voglio che tocchi l'elfo, se non intendi aiutarmi allora vattene.”
Il fratello moro lo sfidò con lo sguardo e Fili rimase molto sorpreso:
 “Che cosa!? Non intendo lasciarti da solo con quello.”
L’elfo seppur debole, parlò: 
 “No... Non dovete discutere… Per il  mio destino…- entrambi i fratelli lo guardarono –Tu, dagli occhi castani, ti ringrazio…”
in tono amichevole Kili rispose:
 “Sta tranquillo, tu sei al sicuro con me.”
Fili tentò di far ragionare il fratello: 
 “È un mio dovere Kili. È lui la minaccia di cui ci ha parlato lo zio. Dobbiamo farlo prigioniero.”
 “No invece - lo allontanò – perché fai così, Fili?!”
 “Così come?!”
Mentre i due fratelli nani discutevano l’elfo biondo, strisciando, si era avvicinato ad un albero e stava cercando di mettersi in piedi, Fili guardava duramente il fratello moro che non accennava a obbedire agli ordini: 
 “Ti ripeto Fili, se non intendi aiutarmi, allora vattene.”
 “No!”
pesto un piede sul terreno per protesta e Kili lanciò un ultimatum.
 “Allora fa da guardia. Chiunque l'abbia ferito dovrebbe essere ancora da queste parti.”
Fili aveva uno sguardo carico di odio e fulminava l'elfo mentre Kili si riavvicinò alla sua gamba ferita.
Mentre gli fasciò la ferita l’elfo parlò: 
 “Non devi disubbidire al tuo superiore, Non è da guerrieri.”
Kili lo guardò nel profondo dei suoi occhi marroni poi riprese a parlare: 
 “Non è il mio superiore, è solo mio fratello.”
Il nano biondo era fermo ed osservava le azioni di Kili mentre si guardava intorno con entrambe le spade ancora impugnate.
 “Lui prova astio per me.”
confermò la creatura dei boschi,
 “Non è colpa tua.”
cercò di rassicurarlo il nano arciere. L’elfo cambiò argomento: 
 “Qual'è il tuo nome, guerriero?”
 “Il mio nome è Kili, figlio di Flik. Principe e primo consigliere del regno di Erebor. E il tuo?”
 “Il mio nome è ... Mithyore E sono... Un soldato. Ma ho smarrito la strada durante una ricognizione.”
 “Infatti, nessun elfo passa di qui...”
Fili era ancora fermo e con uno scatto di rabbia fece cadere le spade, facendo rumore e digrignando: 
 “Dannazione…”
ma Kili non gli diede retta:
 “Io in verità – continuò Mithyore - conosco uno della vostra stirpe.”
 “Ah sì?! E chi?!”
Kili lo guardò con occhi curiosi e si fermò prima di mettere la foglia di re sulla ferita, la creatura elegante continuò:
 “Si chiamava Thorin... Ma il mio sire ebbe uno screzio e ci vietò di avere contatto con lui o dei nani del suo popolo… Sai, Kili... Anch’io ho un fratello.”
 “Interessante, è una testa calda come il mio?”
 “Beh abbastanza e se lo sapesse che sto parlando con te... Non mi darebbe tregua.”
 “Kili…”
Il nano biondo lo chiamò digrignando, si era messo di spalle ma guardava Kili con la coda dell’occhio, per fortuna Kili finì in quel momento di fasciargli la gamba
 “Ecco fatto.”
Si alzò in piedi e aiutò l’elfo a fare anche questo bloccando il suo piede buono contro il suo. Mithyre lo guarda con gli occhi tranquilli:
 “Ti ringrazio principe Kili.”
 “Non ti preoccupare. Hai un accampamento vicino?”
L’elfo non rispose perché guardava verso Fili che, dentro di lui avvertiva come una strana confusione,  le parole di Flik sugli elfi riecheggiavano nella sua testa ma sentiva anche la voce di Thorin parlarne male poi avvertì delle voci e dei movimenti proprio dietro a quell’albero a forma di grande cespuglio. E la cosa strana era che quelle voci le conosceva, subito si voltò verso il fratello:
 “KILI!!!”
Appena Kili si voltò sentì anche lui le voci e vide sbucare lo zio da dove era arrivato lui: 
 “Dwalin! LI HO TROVATI.”
Dwalin, e altri nani a seguito, arrivarono da dov’era sbucato Fili e entrambi si avvicinarono all’elfo, Kili si spaventò ancora di più ma trovò lo stesso il coraggio per continua a difendere la bellissima creatura. Thorin ordinò al nipote di spostarsi:
 “Levati di lì, Kili!”
Il giovane nano non sapeva come aveva fatto lo zio a trovarli e perché erano tanto interessati all’elfo dato che era cresciuto con lo zio che diceva solo brutte cose su di loro:
 “No... Non posso.”
Thorin tremava di rabbia: 
 “Kili, ho detto TOGLITI !!!”
Fili si avvicinò con le spade mettendosi sulla sinistra di Kili: 
 “Fa quello che ti dice lo zio, avanti.”
 “Ragionate vi prego, non è un nemico.”
 “LUI È IL NEMICO, KILI!”
gli ruggì contro lo zio. Kili indietreggiò di un passo: 
 “Io non mi muovo di qui. Non voglio che gli venga fatto del male.”
Dato che lo zio non riusciva a smuovere il nipote, diede ordini al fratello biondo:
Thorin: 
 “Lega con questa corda le mani dell'elfo.”
 “Agli ordini.”
Disse con tono piatto, senza gloria e né onore e Kili non gli rendeva le cose più facili:
 “Fili non lo fare…”
Fili lo guardò e rassegnato, replicò: 
 “Perdonami Kili, devo farlo.”
Kili non poteva permettere che prendessero l’elfo e fece la cosa più ovvia: afferrò la sua freccia e si mise in posizione con l'arco.
 “Non costringermi ad usarlo contro di te.”
Fili indietreggiò, l'arco era proprio a poca distanza da lui, e anche gli altri nani sembravano alquanto confusi dal suo comportamento.
 “Kili, ma sei impazzito?”
 “Non toccate l'elfo...”
Il fratello moro rispose con un’altra frase e mai in vita sua era più serio di così,
ma lo zio si stava infuriando, e non poco:
 “Sicuramente quell'elfo gli ha fatto qualche incantesimo, Fili... Sono subdoli.”
 “No!”
Protestò il nano con l’arco sempre puntato contro di loro:
 “Avanti Kili, smettila.”
lo rimproverò Dwalin ma Kili non si mosse:
 “Nessuno mi ha fatto nessun incantesimo.”
L’elfo Mithyre sussurrò: 
 “Kili... Non serve, sul serio.”
Sentendo il nome del nipote detto dall’elfo Thorin s’infuriò sul serio:
 “Anche il tuo nome gli hai detto!!! Allora non hai imparato niente!!!”
Nelle credenze dei nani c’era scritto che mai bisognava dire il proprio nome a un nemico altrimenti gli passavi la tua forza ma Kili aveva rischiato perché non credeva a tale detto.
Il nano non ascoltò né lo zio e nemmeno l’elfo, ma parlò a tutti:
 “Se fosse stato un porco l'avrei ucciso subito ma non lo è...”
Fili deglutì e cercò di farlo ragionare:
 “Kili smettila, mi spaventi.”
Continuava a tenere la freccia puntata senza avere esitazione davanti al fratello:
 “Allontanatevi. Tutti quanti.”
Thorin fece un segno a Fili, quello di tentare di stordire il fratello.
Fili chiuse gli occhi e sussurrò: 
 “Perdonami Kili ...” 
li riaprì e si gettò contro il fratello dopo aver preso il coraggio ad afferrare la freccia  e allontanarla da lui, Kili cercò di liberarsi dalla presa del fratello:
 “NO.... NO....”
Fili stava incontrando difficoltà in quanto Kili era più forte e non voleva che l’elfo venisse catturato.
I due si allontanarono pure mentre lottavano, non li avevano più i nani nella loro visuale. Fili e Kili si ritrovarono soli:
 “Fili... lasciami !!!”
 “Sai che non posso. Lo vuoi capire che mi stai facendo del male? E non parlo fisicamente.”
 “Sei tu che mi stai facendo del male... Perché non capisci?!”
Fili bloccò il fratello moro: 
 “Ma che stai dicendo?! Kili sono elfi…Quel  popolo che non ci aiutò a Erebor.”
 “Tu non sei lo zio Thorin, Fili. Ragiona! - si mollarono entrambi ma senza abbandonare quello sguardo di sfida - E proprio tu cosa mi hai detto l'altra volta? 
Non li volevi vedere gli elfi?!”
Fili era abbattuto e lasciò cadere le spade a terra:
 “So cos’ho detto ma...”
 “Fili... - lo guardò con occhi duri - Giuro sul nome che porto, che se dovesse succedergli qualcosa, qualsiasi cosa ti dimenticherai di avere un fratello.”
A quelle ultime parole Fili raggelò e tentò di avvicinarsi ma Kili si voltò e si allontanò.
 “TANTO LO SAI CHE ZIO THORIN LO AVRÀ GIÀ PORTATO NELLE PRIGIONI!”
urlò Fili di rimando e questo fece infuriare ancora di più il fratello, infatti prese le sue cose e ritornò al villaggio ma Fili lo raggiunse: 
 “Kili, non puoi farci niente.”
Tentò di convincerlo con voce più calma:
 “Non ho niente da dirti ormai.”
Disse in tono freddo al fratello e senza guardarlo in faccia.
Thorin nel frattempo aveva condotto l'elfo nelle prigioni e una volta fuori parlò con il nano combattente:
 “Dwalin, quando torneranno i miei nipoti,  portali da me.”
Dwalin annuì, e poi il principe dei nani andò per la sua strada.
Tornati al villaggio, Kili notò subito nani davanti alle porte delle prigioni, intuì che lo zio avesse fatto le cose "in grande" e si diresse anch'esso lì con  Fili dietro ma gli scappò: 
 “Cos'è tutto quell'assembramento?!”
Il nano biondo non ottenne risposta e lo sguardo di Dwalin era sempre quello di uno che aspetta sempre uno scontro.
Kili cercò di entrare nelle prigioni, ma il nano maestro lo bloccò:
 “Fermo lì dove sei.”
 “Devo parlare con Mithyre.”
 “No.”
 “È  per colpa mia che l'avete catturato.”
 “Vostro zio vuole farvi un discorsetto.”
Cambiò totalmente discorso anche dopo le continue insistenze del secondo principe:
 “Non mi ripetono, Kili. Ora andate da vostro zio.”
Fili era in silenzio e sconvolto da tutto ciò che stava accadendo, si sentiva enormemente in colpa, sapeva che era colpa sua perché obbediva sempre agli ordini dello zio.
Frustrato si allontanò anche dalle prigioni sbattendo la spalla contro Fili, forse facendolo apposta. Per la prima volta Fili si sentiva inerme e non sapeva che 
fare.
Quella notte, mentre tutti i nani dormivano, c'era uno che aspettò proprio quel momento per attuare un suo piano, Kili si alzò e sgattaiolò furi dalla sua stanza cercando di non svegliare il fratello.
Arrivato nei pressi della prigione, iniziò a formulare un piano per poter liberare l'elfo, guarda caso Mithyre si affacciò per guardare il cielo, finché:
 “Psst… psst…”
Sorpreso si avvicinò alla finestra con le barre di metallo nanico: 
 “Chi va là?”
Sussurrò ma venne lo stesso zittito:
 “Shhh Mithyre - comparve Kili - sono io.”
 “Kili?!”
 “Sì, amico.”
Mithyre sorrise ne rivedere l’unico nano che si era fatto in quattro per lui sia curandolo che difendendolo ma durò poco quella sensazione: 
 “È pericoloso qui. Vattene… Per me non c'è più niente da fare.”
 “Non posso lasciarti qui. Ho un piano per liberarti. Questi screzi devono finire.”
Sentendo quell’ultima frase l’elfo capì quanto coraggio avesse Kili nel suo cuore:
 “Sei un nobile nano ma non sta a te decidere, solo i nostri sovrani possono…”
 “Conscendo il mio, non verrebbe mai a patti.”
tagliò corto Kili e sapeva quello che diceva, l’elfo lo aveva visto:
 “Io ti libero perché non è giusto che mio zio se la prende con te. Tu stai tranquillo, arrivo subito.”
Sparì dalla visuale, tutta questa conversazione però fu vista di nascosto da qualcuno che per il momento preferì stare nell’ombra continuando a seguire il nano moro.
Kili riuscì ad entrare nelle prigioni, tutto sembrava tranquillo e la via era libera in quel labirinto di celle, mentre cercava di orientarsi, quella presenza gli poggiò la mano sulla spalla e Kili si voltò di scatto scoprendo alla luce delle torce chi fosse:
 “Fili?!”
 “Dove credi di andare... Ti scopriranno se vai di là, ci sono almeno due guardie.”
 “Lasciami....”
 “No… Posso aiutarti.”
 “Ah, ora mi vuoi aiutare?! Ma tornatene a casa...”
 “Lasciamelo fare Kili… Sto male per quello che ho fatto Va bene? Ti prego, c'è Dwalin. Credimi, l'ho visto prima che arrivava.”
Si avvertì la voce del fratello di Balin, il fratello maggiore diceva il vero.
Stranamente Kili si calmò ma non per Fili:
 “Prima l'ho visto ben armato E ... dobbiamo liberarlo perché zio Thorin non ha intenzione di lasciarlo andare... Vivo – confessò poi - Ho sentito che ne parlava a Dwalin.”
 “Allora prego, - Si fece da parte - fammi vedere che hai in mente, genio.”
 “Va bene... vediamo - Fili osserva la situazione e vede un corridoio nascosto... –
dobbiamo trovare la cella.”
 “Si, senza chiavi…”
Gli ricordò Kili sempre in quel tono ma il fratello biondo rispose con un sorriso e fece uscire qualcosa dalla tasca, più precisamente la chiave:  
 “L'ho presa... Allo Zio, l'aveva lui. Scusami - commentò- Ho sbagliato come sempre.”
Kili riuscì ad addolcire lo sguardo e poi rispose:
 “E va bene...”
Cercarono l'elfo nelle prigioni mezze sotterranee e poi finalmente:
 “Mithyre…”
Sentendosi chiamare dall’interno, l’elfo si avvicinò a loro staccandosi dalla finestra e vide che il nano moro non era solo:
 “Kili no... Tu e tuo fratello dovete andare via… Il vostro re vi punirà e non voglio.”
 “Non ci pensare nemmeno. Non voglio vivere con questo rimorso.”
sussurrò mentre cercò di aprire piano con la chiave,
 “Sbrighiamoci.”
Fili faceva il palo e alla fine Kili riuscì ad aprire il lucchetto:
 “Fatto. presto esci.”
L'elfo uscì dalla sua cella e seguì i due fratelli finché non si ritrovarono fuori a sentire l’aria della sera e l’elfo la respirò a pieni polmoni, 
 “Conducetemi alla foresta,  da li posso proseguire da solo.”
Alla richiesta dell’elfo Kili guardò di nuovo il fratello:
 “Me la cavo da solo, ora. torna a casa.”
 “Non esiste.”
 “Fili, no...”
 “Non mi importa, chiaro? Io non ti lascio solo hai bisogno che ti guardi le spalle, sai bene che zio Thorin può comparire da un momento all'altro.”
 “Appunto per questo che te l'ho detto. Vai.”
 “Ascoltami bene… - disse più sicuro che mai - Sono io che gli ho preso la chiave e non tu. Tutta questa situazione purtroppo è successa per colpa mia.”
Si stava trattenendo dal gridare e Kili si sentì rassegnato:
 “E va bene, andiamo.”
Il fratello moro sorrise sicuro perché il fratellino lo aveva voluto con lui, con molta attenzione lo scortarono fuori dalle mura della città:
 “Fa buon viaggio...”
 “Addio amico mio.”
Mithyre si voltò: 
 “Addio nobili nani… Amici degli elfi.”
l'elfo scomparve nella foresta.
Kili e Fili stavano tornando a casa quando sentirono la campana d'allarme del villaggio e purtroppo sapevano il perché:
 “Maledizione…Ci hanno scoperti.”
Sussurrò Kili con rabbia e paura ma quello più preoccupato dei due era Fili che cercava di nascondere lui e il fratello cercando di tornare a casa.
 “No… Non adesso…”
Il fratello moro alla fine era dispiaciuto di aver coinvolto anche il fratello in questa situazione, e anche di averlo trattato male prima:
 “Fili, vai via che ancora non ci hanno visto.”
 “No Kili, nasconditi tu. Non voglio che zio ti veda… Dobbiamo tornare a casa prima che le strade si riempiano di nani.”
Fili non si accorse che Kili prese un vaso.
 “Fili...”
Lo chiama il fratello:
 “Cosa c’….”
Prima di aggiungere altro il fratello arciere lo colpì alla nuca procurandogli non solo male ma anche la perdita dei sensi
 “Scusami...”
Lo sorresse per evitare che cadesse con la faccia sul terreno e lo trascinò via.

   
 
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