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Autore: halom    10/07/2015    2 recensioni
Il Dottore ed altri personaggi alle prese con un'ipotetica sfida della torre, in cui chi perde deve cadere giù. Cosa accadrà? Ma soprattutto, cosa ne pensano i nostri personaggi?
Cross-over Doctor Who/X-Files/Fringe
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 12, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era uno dei sogni più bizzarri che avesse mai fatto.
Stava volando a bordo di una cabina blu, insieme a Walter e ad altre persone che non aveva mai visto prima di quel momento. Poi atterravano su un pianeta lontano, si concedevano il lusso di fare un giro turistico e perfino visita al mercato alieno; tutto sembrava procedere bene, fino a quando Walter non era scappato dalla sua vista, annusando l’aria come un segugio. L’aveva trovato solo diversi minuti dopo, con in mano un piatto stracolmo di pancake ai mirtilli ancora caldi, tanto che il loro profumo si poteva sentire dovunque.
«Ma che…»
Peter Bishop si tirò su a sedere di scatto, guardandosi intorno confuso. Gli ci volle qualche attimo per uscire del tutto dal sonno e ricordarsi di essere a bordo del Tardis, coinvolto in una situazione abbastanza paradossale, fatta di torri, di voti, di vincitori e sconfitti. Beh, dopo essere entrato a far parte della Fringe Division il concetto di “paradossale” era diventato questione di punti di vista, ma ciò non toglieva che il contesto in cui si trovava fosse veramente particolare.
Scalciò le coperte e scese dal letto per rivestirsi in fretta. L’orologio da polso poggiato sul comodino indicava che nel mondo reale era mattina presto, quasi le sei ed intanto nell’aria aleggiava sempre più persistente l’odore dei pancake caldi e fragranti.
Se quello non era un altro sogno, c’era una sola, azzardata, possibile spiegazione: Walter.
 
La forchetta di Mulder si mosse lesta sul piattino accanto al suo. Dana si vide rubare sotto gli occhi il penultimo pezzo di pancake.
«Non vale.» Protestò debolmente, corrucciata solo a metà. Era da molto tempo che non vedeva Mulder così entusiasta, dire che fosse felice per lui era un semplice eufemismo.
Fox sorrise, sdraiandosi a sulla coperta e lanciando uno sguardo al cielo sopra le fronde degli alberi. Il sole stava sorgendo in lontananza, ma in quella realtà alternativa la temperatura era mite e costante, scegliere di alzarsi presto e stare fuori sulla radura era stato un pensiero automatico. Ci aveva anche guadagnato una favolosa colazione preparata dal dottor Bishop. Gli infiniti corridoi del Tardis li avrebbe esplorati più tardi con la guida di River, era stato un accordo preso la sera precedente.
«Dove pensi che sarà il prossimo viaggio?»
Scully sollevò le sopracciglia, perplessa.
«Dove? Io penserei più al “quando”, invece.»
«Tu cosa preferiresti?» Nel farle quella domanda si era sollevato su un gomito per poterla guardare meglio in viso.
«Non lo so.» Lei chiuse per un attimo gli occhi, come a rifletterci su. «Il passato, forse. Vedere con i miei occhi avvenimenti di cui conosco già l’esistenza.»
«Hai paura che il futuro possa condizionarci.» Ogni ombra di sorriso era scomparsa dal suo volto. Quella di Mulder era un’affermazione difficile da contraddire.
Scully non rispose, si limitò a finire ciò che aveva nel piatto. Prima di sdraiarsi nuovamente vicino al suo collega lanciò un’ultima fugace occhiata al contatore accanto alla torre, cercando di dare un senso a quelle cifre assurde che attestavano il vincitore dell’ultima semifinale.
 
Destra, due corridoi, un’altra svolta a destra ed infine a sinistra. Se ricordava bene la strada stava andando nella giusta direzione, ma oltre alla memoria si aggiunse anche il senso dell’olfatto ad aiutarlo. Man mano che procedeva il profumo dei pancake di Walter era sempre più delizioso e persistente.
Peter sorrise.
Walter aveva vinto e non c’era modo migliore per lui che cucinare per festeggiare.
«Hey, buongiorno Walt…»
Si bloccò come una statua, ma prima afferrò con entrambe le mani gli stipiti della porta della cucina, rimanendo a bocca aperta. Con un movimento fluido del polso Walter fece volteggiare in aria il pancake, che ricadde nella padella con precisione millimetrica.
«Buongiorno, figliolo.» Spadellò e sorrise come se non ci fosse un domani.
Walter completamente nudo era una probabilità che Peter non aveva preso in considerazione, anche se, ad un secondo sguardo, qualcosa non quadrava per nulla.
«Che diamine ti sei messo addosso?»
«Oh, ti piace? Io lo trovo splendido.» Un altro mestolo di pastella fu messo a cucinare. «L’ho trovato nel guardaroba, River mi ha detto che era un regalo di un certo Capitano Harkness e che potevo prenderlo in prestito.»
Il giovane Bishop incrociò le braccia al petto, piuttosto contrariato.
«E dovevi proprio scegliere questo, non c’erano alternative?»
Era il grembiule da cucina più pacchiano che avesse mai visto, che riproduceva le fattezze di un uomo completamente nudo, ad eccezione del punto clou, coperto strategicamente dalle mani che reggevano un cartello.
“Do you know what I’m thinking right now?”
Prima che potesse aprire bocca per protestare gli fu messo davanti un piatto con tre pancake impilati ben bene ed una forchetta. Tra la fantastica colazione e la testa di Walter che sbucava sopra l’immagine di un adamitico Capitano Harkness, scelse di concentrarsi solo sulla prima, per la propria sanità mentale.
Quando Mulder e Scully rientrarono nel Tardis il sole aveva già fatto capolino dalle chiome degli alberi. Aveva spedito Walter a cambiarsi, nella speranza che nessun altro lo avesse visto conciato così, ma i piattini con le briciole di pancake tra le mani dei due agenti gli smorzarono ogni illusione.
Si passò una mano sul viso, imbarazzato.
«Mi dispiace… per Walter intendo.»
Scully annuì, tesa, rispondendo per entrambi. «Anche a noi.»
«È che lui a volte non pensa alle reazioni degli altri. Meglio che non vi dica cosa fa in estate quando è troppo caldo.»
«Come?»
Bishop mise le mani avanti, un gesto di timida arrendevolezza.
«No no, non importa, lasciamo stare. Quel grembiule basta ed avanza.»
«No, di cosa stai parlando?» Mulder aveva un’espressione perplessa pari a quella della collega.
«Di Walter e di come si era vestito per cucinare.» Peter continuava a non capire. «Per quale altro motivo dovrei dispiacermi per lui?»
«Beh, per…» Nessuno dei due agenti ebbe il coraggio di terminare la frase, ma più di tutto ciascuno faticò a guardare il ragazzo negli occhi.
Peter comprese e non attese oltre, si precipitò fuori dal Tardis, con una sensazione d’inquietudine che ad ogni passo si faceva sempre più pungente.
Mani bianche di pixel volteggiavano intorno all’unica Torre nella radura, addobbandola a festa per la finale. Al suo fianco il cartellone luminoso segnapunti aveva ancora impresso il risultato dell’ultima sfida e l’immagine del viso del dottor House ghignava soddisfatta dei propri voti inferiori a quelli di Walter.
Avevano scelto di buttare suo padre dalla Torre.
Deglutì, cercando di mandare giù la delusione e l’amarezza.
«Peter! Figliolo ho avuto un’idea!» la voce di Walter lo raggiunse poco dopo. Camminava svelto, sorridendo felice come se non sapesse nulla. «Ma credo dovrai aiutarmi a convincere il Dottore, potrebbe non approvare.»
«Walter…» il giovane cercò di fermare quel fiume in piena.
«Sai, ci ho pensato tutta la notte, e questa radura è un posto perfetto…»
«Walter, ascoltami…»
«… molto meglio del prato di Harvard…»
«Walter!»
Tolse dal proprio braccio la mano dell’uomo e quello guardò nella direzione che gli veniva indicata. Peter non credeva ai propri occhi: Walter non sembrava per nulla turbato.
«Hai perso.» disse mestamente.
«Lo so.» Aveva fatto di tutto perché accadesse.
Poteva esistere al mondo un sorriso che fosse anche dannatamente triste? Peter non lo sapeva né lo aveva mai visto prima di quel momento, ma era esattamente il tipo di sorriso in faccia a Walter.
«Ed è giusto così, figliolo.» Il ragazzo si sentì prendere il viso tra le mani. «Non avrei mai voluto una sfida contro di te. Devi vincere tu, solamente tu.»
«Perché? Cosa c’era di male in una sfida tra padre e figlio?»
Il dottor Bishop riuscì a nascondere ogni traccia di dolore dietro un sorriso più convincente e sereno.
«Pensa ai votanti che non conoscono la Fringe Division, o a quelli a cui non interessa ciò di cui ci occupiamo, o che ritengono il mondo della scienza e della fantascienza una cosa inutile. Sarebbero entrati in rivolta vedendoci entrambi in finale.»
«E come credi che io possa vincere?»
«Per te è più facile che per me.» S’incamminarono verso il Tardis, lasciandosi la Torre alle spalle. «È impossibile non volerti bene, Peter.»
Il ragazzo abbassò la testa, sorridendo imbarazzato. Passò un braccio dietro le spalle dell’uomo che credeva suo padre.
«Allora, dovremmo convincere il Dottore a fare cosa?»
La porta della cabina blu si richiuse dietro di loro, mentre nella radura i preparativi proseguivano veloci. Trovarono giusto il Dottore ad attenderli alla consolle. Sembrava immerso nei suoi pensieri, invece colse uno stralcio di conversazione tra i due che cercavano di parlare sottovoce. Peter non pareva essere d’accordo sul fatto di andare a prendere qualcuno per portarlo alla radura. Fu costretto ad intervenire.
«Chi sarebbe questa Gene che dovremmo portare qui?»



***


Angolo autrice: prima di tutto spero di aver trattato bene Walter. Ho concluso solo da qualche settimana la visione di Fringe, non mi è difficile empatizzare con lui, ma non è altrettanto facile scrivere su di lui. 
La frase in inglese per i whovian è semplicissima, ma per chi non avesse visto gli episodi in lingua originale suona così: "sai a cosa sto pensando adesso?", che è un richiamo alla battuta (splendida) di Jack Harkness "non posso dirvi a cosa sto pensando ora", pronunciata nella 4x13, La fine del viaggio. 
Al prossimo capitolo,
halom.
   
 
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