Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: WibblyVale    11/07/2015    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La stanza in cui l’avevano rinchiusa era piccola ma accogliente. Le pareti erano di un giallo canarino, un letto ad una piazza, con coperte rosso fuoco, si trovava sulla parete di destra, di fronte vi era una scrivania, mentre nell’angolo più esterno stava un piccolo armadio. Era chiaro che quello sarebbe diventato il luogo dove lei avrebbe lavorato, sempre che lei avesse accettato di lavorare per quel gruppo di pazzi maniaci. L’unica ragione per cui si trovava lì era Itachi.

Qualche ora prima, quando Kisame aveva iniziato a parlare, lei si era voltata per cercare una spiegazione negli occhi dell’amico. Lui ne aveva approfittato per intrappolarla con il suo Sharingan.
“Che diavolo sta succedendo qui?” gli urlò furiosa.
“Kisame ti sta dicendo che vogliamo usare le tue capacità per tradurre alcune pergamene. Ovviamente ti terremo in ostaggio.” Spiegò pacato.
Shiori scoppiò a ridere. “Tu credi davvero che accetterò?”
“Devi!” esclamò con voce più concitata del solito.
“Non vorrai metterti contro di me?” Era delusa da lui, credeva che fossero amici.
“La situazione è più grave di quel che sembra. Hai mai sentito parlare del Quartetto del Suono?”
“Sono dei musicisti?” fece lei sarcastica.
“No, sono un gruppo di ninja con il Segno Maledetto di Orochimaru. Vanno in giro facendo domande su Kasumi della Nebbia.”
La kunoichi sbarrò gli occhi per la sorpresa, o forse per il panico, non avrebbe saputo dirlo con certezza. “Vuole sapere delle mie ricerche.” Capì.
“Si, ma se ti vedesse… Per ora con noi sei più al sicuro.”
“Vuoi dire che hai proposto tu che vi aiutassi con il vostro assurdo piano?”
“No, ti sei fatta un nome in questi anni. Il capo vuole vederti. Ma per proteggerti? Si, l’avrei fatto. Lo so che non ti va a genio, ma sarebbe provvisorio. Giusto il tempo di trovare una soluzione migliore.”
La ragazza scosse la testa. In quel momento le era difficile ragionare lucidamente. Orochimaru, forse l’unica persona sulla terra che le faceva veramente paura, la stava cercando.
“Se pensi di scappare da noi ora è impossibile. Siamo troppi.” Le fece notare. “Hai recuperato la mappa?” chiese poi. La donna annuì. “Dov’è?”
“Nello zaino.”
“Ti perquisiranno e la troveranno. Lascia fare a me. Quando Kisame finisce di parlare corri verso Hidan e scappa.”
Senza aggiungere ulteriori spiegazioni la liberò dallo Sharingan. Non appena Kisame finì di parlare, Shiori fece quello che le era stato ordinato. Era troppo sconvolta per ribattere. Inoltre, si fidava dell’Uchiha. Se diceva che era per il suo bene, lei lo avrebbe ascoltato. Colpì Hidan dritto allo stomaco, cosa che le diede una certa soddisfazione, e proseguì.
Itachi l’affiancò in un batter di ciglia. Combatterono per qualche secondo, finché non caddero e rotolarono a terra. Il moro con abilità da esperto borseggiatore le frugò nello zaino, per poi nascondere la mappa nelle larghe maniche della sua tunica. Poi la legò, consegnandola con indifferenza ai suoi compagni.


Shiori batté i pugni contro la porta perché qualcuno le desse retta, ma nessuno venne. Così sospirò e si sedette sul letto ad attendere di avere maggiori informazioni. Quando avevano raggiunto il nascondiglio dell’Akatsuki, una ragazza dai capelli blu e con un piercing sul naso l’aveva perquisita con molta cura, togliendole tutte le armi. Non le piaceva sentirsi indifesa, e lì dentro circondata da shinobi potenti e con abilità speciali si sentiva fin troppo minuscola e impotente.
Dopo ore di attesa finalmente i cardini della porta della sua stanza cigolarono. Itachi entrò calmo con un vassoio in bilico su una mano. Si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò. Con una lentezza quasi esasperante posò il vassoio sul letto in mezzo a loro. Il suo pasto era composto da uova fritte e polpettine di riso. Nonostante l’aspetto non fosse dei migliori, l’odore era gradevole. Forse a questo contribuiva il fatto che era ora di cena e che lei non mangiava da colazione.
“Nessuno ci ascolta. Poss…” cominciò il ragazzo, ma fu interrotto.
“Ora mi devi dire come il nascondiglio di un gruppo di criminali sia più sicuro del mio! Io non ho intenzione di lavorare per Pain, o come diavolo si chiama. Non voglio aiutarvi in questa vostra follia. Quindi fammi uscire di qui immediatamente!”
L’Uchiha attese che si calmasse e che tornasse a sedersi. “Prima di tutto qui c’è sempre qualcuno di noi e nessuno permetterà che Orochimaru si avvicini alla nostra risorsa. Questo mi dà il tempo di scoprire la ragione per cui lui ti cerca e di tenerti al sicuro.”
“Io non ho bisogno di essere protetta!” protestò lei, ma il ragazzo la ignorò.
“In secondo luogo, potresti scoprire cose interessanti sui demoni e far perdere tempo all’Alba, traducendo lentamente i documenti.” Sul suo volto apparve un ghigno, sapeva di star cominciando a stuzzicare la sua curiosità. “Infine, il capo vuole parlarti, ma non si tratta di Pain.”
Shiori, che stava ingurgitando la sua cena, riportò la sua attenzione sul proprio compagno leggermente confusa. “Cosa intendi dire con ‘non si tratta di Pain’?” domandò, mentre ancora masticava.
Il ragazzo storse leggermente il naso. “Nemmeno tutti i membri dell’Alba sanno la verità. Pain è solo uno strumento. In realtà chi ha organizzato tutto sin dall’inizio è l’uomo con la maschera.”
“Quello che ti ha aiutato a… ?” esitò.
“Si, lui. Lo stesso che ha aizzato la Volpe contro il villaggio dodici anni fa.”
“Quello che si fa chiamare Tobi?”
Il ragazzo annuì. “In realtà lì sotto c’è un Uchiha. E stando a quello che dice lui la sua vera identità è piuttosto impressionante.”
“Chi dice di essere?” lo incitò curiosa.
Itachi incrociò le braccia al petto.
“Quando te lo dirò evita di essere scettica. E’ molto potente. Quella notte lui… Ha fatto gran parte del lavoro, visto che io dovevo occuparmi dei… miei.”
“Chi è?” insistette.
“Madara Uchiha.” Fece serio.
La ragazza scoppiò a ridere. Era la cosa più stupida e meno credibile che il moro le avesse detto.
“Visto sei scettica!”
“Nemmeno tu ci credi.” Affermò lei sicura.
“Era un ninja potente. Avrebbe anche potuto essere in grado di sopravvivere.”
“A cosa? Posso anche crederti quando mi dici che potrebbe essere sopravvissuto allo scontro con l’Hokage. Ma non alla vecchiaia. Nemmeno uno come Madara Uchiha potrebbe vincere contro il passare del tempo.”
Il ragazzo sbuffò. Era d’accordo con lei, ma non sapeva darsi altra spiegazione. Era chiaro che fosse un’Uchiha, ma se non Madara chi?
“Sai ho anche pensato potesse essere un esperimento, ma sa troppe cose segrete del clan… Io non ho proprio idea di chi possa essere.”
“Hai provato a guardare sotto la maschera?” L’occhiata che le diede le fece intuire che non l’aveva fatto. “Magari io potrei scoprire qualcosa.”
“Non esagerare, se sospetta…”
“Starò attenta.” lo rassicurò.
“Dopo che avrai parlato con lui sarai libera di aggirarti per il nascondiglio, rimanendo sempre entro i suoi confini ovviamente. E non parlare a nessuno di Madara. Solo io, Pain, Konan, la ragazza che ti ha perquisito, e Sasori sappiamo la verità.”
“Dove andiamo?”
“Andremo nel luogo dove si trova il corpo principale di Pain, Nagato. Devi essere pronta allo spettacolo che ti attende.” Disse con un tono apprensivo.
“Cosa vuoi dire?”

Anche se la descrizione di Itachi era stata terribilmente dettagliata, la kunoichi non era comunque pronta allo spettacolo che le si presentò davanti. Un giovane uomo, con sottili e lisci capelli rossi, era intrappolato fino al busto scarno ad una strana macchina. Inoltre, dalla sua schiena spuntavano dei tubi di metallo. Il dolore che provava era indescrivibile. Al suo fianco stava Konan che guardava i nuovi arrivati nella stanza con diffidenza. Voleva bene al ragazzo e non voleva che gli venisse fatto alcun male.
Shiori rimase in silenzio, in parte perché scioccata dalla scena che le si era parata davanti, in parte perché temeva l’arrivo del sedicente Madara Uchiha. Itachi l’accompagnò ad una sedia e le legò i polsi. Lei lo lasciò fare, a quanto pare il capo non si fidava di lei.
A quel punto l’uomo mascherato li raggiunse. Indossava una lunga tunica nera, senza le nuvolette rosse dell’Akatsuki. Il cappuccio era alzato a coprire la maschera che teneva sul volto. Era un uomo alto, con la schiena dritta e il passo deciso. Non poteva essere un vecchio.
La Ninja Solitaria lesse il suo carceriere. Il tumulto che vi trovò era impressionante. Un costante dolore lo torturava come una forte e pulsante emicrania. Aveva perso qualcosa. Qualcosa che gli aveva fatto perdere anche sé stesso. C’era una forte rabbia in lui che nascondeva dietro uno stupido ideale… Ad un tratto cominciò a contrastarla. Si era accorto della sua presenza.
“Io so chi sei.” Cominciò con voce bassa e leggermente roca. “Quindi non facciamo giochetti.”
La ragazza capì che era inutile mentire, ma non poté fare a meno di lanciare uno sguardo di rimprovero ad Itachi che, però, pareva sorpreso quanto lei.
“Lui non mi ha rivelato niente. Ma come ex-membro del Villaggio, sarebbe disonorevole per me non conoscere l’aspetto di uno dei suoi elementi migliori. Ma tranquilla la tua vera identità rimarrà conosciuta solo a noi quattro.” Poi si rivolse all’altro Uchiha. “Ora lasciaci soli. Ti richiamerò quando avremo finito.”
Il ragazzo avrebbe voluto protestare, ma si trattenne, perciò uscì anche se a malincuore.
“Shiori Nara.” Sussurrò l’uomo mascherato.
“Tu non sei Madara!” esclamò lei non sapendo bene come ribattere, se non rivelando che lei sapeva che anche lui aveva una falsa identità.
“Invece si. Io sono sopravvissuto allo scontro contro il primo Hokage, sono guarito, ho battuto la morte e ora sono qui. Madara Uchiha è immortale. Lui e le sue idee non moriranno mai!”
“Puoi mentire a chi vuoi, ma non a me.” Rispose lei, ghignando. “Madara Uchiha era un uomo dai forti ideali, ma ha vissuto a lungo. Questo deve avergli donato una certa saggezza. Le persone anziane sono diverse, un po’ come i libri ingialliti dal tempo. Tu… Tu sei giovane, sei un libro fresco di stampa. Impulsivo, grezzo nelle tue azioni, troppo arrabbiato. Chiunque tu sia, di certo non sei Madara Uchiha.”
Lui arrivò a qualche centimetro dal suo naso. “Sei davvero brava.” Le sibilò contro. “Ma sapere chi sono non è importante. Io posso essere chiunque e non sono nessuno. Io non esisto, come questo mondo del resto.”
Una risata isterica sfuggì alla ragazza. “Credi davvero a queste stronzate?”
Lui la ignorò. “Sai qual è il nostro scopo?”
Lei scosse la testa. Sapeva che avrebbero raccolto i demoni per far qualcosa, ma non sapeva cosa. Itachi non gliel’aveva mai detto, pensando che avrebbe potuto fare il diavolo a quattro.
“Noi vogliamo creare un mondo di pace, senza guerre, senza morti. Un mondo in cui tutti possono essere felici.”
“È un’utopia!”
“In realtà è un sogno.” Shiori poteva quasi sentirlo ammiccare. “Quello che qui vogliamo fare è usare il potere dei demoni per fa entrare le persone nel nostro sogno e far vivere loro una vita felice.”
“Tutto molto toccante, ma qual è il prezzo?” chiese lei con una punta di sarcasmo nella voce.
“Perché credi che ci sia?”
“Non c’è sempre?”
“Cosa ti ha fatto diventare cinica?”
“La vita.”
“Faremo in modo che questo non accada più. Nessuno dovrà più patire ciò che tu hai patito.” Spiegò, allargando le braccia come un predicatore.
“Vivendo in un mondo in cui tutti vengono controllati da te?” Shiori cominciava ad urlare, non le piaceva quello che stava sentendo.
“Non da me, ma dai loro desideri più profondi.”
“Tu cosa ci guadagni?”
“Io voglio solo che il mondo sia in pace.”
“E tu? Quando lo sarai? Qual è il tuo sogno?”
“Io…” si bloccò. Nessuno gli aveva mai posto quella domanda, a parte il vero Madara tanto tempo prima. Shiori sorrise. “Cos’è quella faccia?” chiese lui.
“È che ora ho capito. Io e te siamo mossi dalla stessa forza, anche se la mia ha origini diverse dalla tua.”
“E quale sarebbe?”
“L’amore.” Lasciò che quella parola volteggiasse nell’aria per qualche minuto. “Solo che il tuo è spinto dal dolore per la perdita, da una rabbia cieca.”
L’uomo incappucciato incrociò le braccia al petto, cercando di mantenere la calma. Quella donna era estremamente fastidiosa. Fece qualche passo indietro e si nascose nell’ombra. “Nagato, spiegale i suoi compiti!”
Il ragazzo dai capelli rossi aprì gli occhi, che fino a quel momento aveva tenuto chiusi, e prese un respiro profondo.
“Ti verranno date delle pergamene. Dovrai studiarle e tradurle. Ci servono per capire come comportarci con i demoni al momento dell’estrazione. Quando avrai finito, verrai liberata. Non potrai raccontare a nessuno di quello che è accaduto qui. Per costringerti normalmente ci affideremmo ad Itachi, ma in questo caso… Crediamo sia controproducente. Madara si occuperà di questo.”
Per tutto il tempo la sua voce era stata un sussurro, così flebile che la kunoichi riusciva a sentirlo a malapena. Appena terminò di parlare richiuse gli occhi e inclinò la testa di lato. Il ninja mascherato uscì di nuovo fuori dall’ombra e si avvicinò a lei.
Uno dei suoi occhi rossi si puntò in quello di Shiori, vorticando ipnoticamente. Nel frattempo l’uomo fece qualche gesto con le mani, probabilmente per formare un sigillo. La Ninja Solitaria lanciò un urlo e poi fu tutto buio.

Obito richiamò Itachi all’interno della stanza e gli ordinò di riportare quella ragazza nella sua camera. Il Nukenin aveva il volto pallido e una leggera scintilla di preoccupazione gli balenò negli occhi nel vedere l’amica afflosciata sulla sedia e con la testa reclinata all’indietro.
“Cosa le hai fatto?” domandò cercando di suonare indifferente, ma in realtà sentendo la rabbia montare.
“Mi sono assicurato che non parli. Ora fa ciò che ti ho detto.” Quando il ragazzo fu uscito si rivolse a Nagato e Konan. “Può comunicare solo con voi due. Non voglio che qualcun altro venga a sapere i nostri segreti.”
“D’accordo signore.” Risposero i due shinobi in coro, anche se solo la voce della ragazza raggiunse le orecchie dell’Uchiha.
Senza aggiungere nient’altro lo shinobi si incamminò per la sua strada. Avrebbe raccolto le sue cose e se ne sarebbe andato immediatamente. Odiava il Villaggio della Pioggia. Inoltre, non aveva alcuna intenzione di stare nello stesso luogo dove si trovava quella donna a lungo.
Quando raggiunse la sua stanza si tolse la maschera lanciandola sul letto. Si passò una mano tra i capelli, nervoso. Shiori Nara gli serviva. Madara, quello vero, era stato scrupoloso, ma non gli aveva spiegato tutto. Certe cose aveva dovuto scoprirle passo passo, ma quelle stramaledette pergamene… Quelle proprio non riusciva a capirle, come del resto nessuno dei suoi sottoposti. Non aveva tempo che qualcuno di loro imparasse quel linguaggio, loro avevano altri compiti da eseguire. Certo avrebbe potuto farlo lui, ma non era mai stato bravo in quel genere di cose. All’Accademia era l’ultimo della sua classe, sempre a competere con… No, quel ragazzo non esisteva più.
Era tutta colpa della Ninja Solitaria. Conosceva la sua storia, sapeva a chi era legata. Lei non aveva solo i poteri per capire chi fosse lui veramente, lei conosceva anche persone che lui aveva amato, quando ancora non aveva capito quanto questo mondo fosse inconsistente. Un motivo in più per allontanarsi da quel luogo il più in fretta possibile.
Terminò di fare il suo misero bagaglio piuttosto in fretta. In fondo, qualcuno che non esisteva non necessitava di molte cose. Fatto ciò raccolse la maschera e se la rimise sul volto. Avrebbe lasciato Nagato e Konan ad occuparsi di tutto, lui doveva rimanere ancora nell’ombra, pianificando per il futuro.
“Io e te siamo mossi dalla stessa forza…” gli tornarono in mente le parole della ragazza. “L’amore.” Strinse i pugni. Si era quello che lo spingeva. Era anche vero che era arrabbiato, ma l’amore non dovrebbe portare a quello. Nel suo mondo non sarebbe stato così. Lì lui avrebbe potuto amare senza timore di doverLa perdere, senza paura che Lei non ricambiasse. Nel suo mondo Lei sarebbe stata viva e loro sarebbero stati di nuovo felici insieme.

Quando riaprì gli occhi Shiori si ritrovò a fissare il soffitto giallo della sua stanza. Itachi era seduto accanto al suo letto, teneva le mani incrociate sotto al mento e i gomiti appoggiati sui braccioli della sedia.
“Stai bene?”
“Mi hanno…” Le parole non le uscirono. Era come se un grosso macigno le si fosse poggiato sulla lingua.
“Ti hanno sigillato. Non potrai rivelare nulla di quello che scoprirai, né sull’Akatsuki.”
“Merda!” imprecò, mollando un pugno sul letto.
“Mi dispiace, non immaginavo.”
Lei lo fulminò. “Non immaginavi che dei pazzi criminali si comportassero come tali?”
Lui abbassò il capo dispiaciuto. “Loro ti volevano, Orochimaru ti voleva. Questo mi sembrava il male minore. Non avresti mai accettato di seguirmi al mio rifugio.”
“No, infatti.” Poi scoppiò a ridere.
“Ora che c’è?”
“È che è confortante che anche a te capita di sbagliare.”
“Non lo definirei esattamente un errore.” Rispose risentito.
“Grazie comunque.”
“Non c’è di che.” Si alzò e fece per andarsene.
“Itachi aspetta. La mia mappa?”
“L’ho nascosta. Non la troverà nessuno.” La rassicurò.
Lei si alzò a sedere sul letto e lo raggiunse prendendogli una mano. “Siediti.” Ordinò. Vedendo quella strana espressione sul suo volto l’Uchiha eseguì senza dire una parola. “Ho visto tuo fratello.”
Così passò il resto della notte a raccontare all’amico di ciò che le era accaduto durante la sua missione. Il ragazzo pareva felice dei progressi del fratello e allo stesso temo era apprensivo per il fatto che stesse già affrontando missioni così pericolose. Nonostante quello che diceva, credeva ancora che Sasuke fosse il bambino indifeso che aveva lasciato a Konoha anni prima.
Quando se ne fu andato Shiori si tolse i vestiti sporchi e andò a farsi il bagno. Dopo essere tornata nella propria camera si sdraiò sul letto. Pensava che forse non sarebbe stato male scoprire qualcosa di interessante sui cercoteri. Dopotutto la sua missione principale aveva a che fare con quello. L’unica pecca in tutto quello era il sigillo che l’uomo mascherato le aveva inserito. Se avesse potuto parlare, avrebbe rivelato tutto a Tenzo, permettendo così alla Foglia di guadagnare un vantaggio per proteggere Naruto e l’intero mondo ninja.

Itachi entrò nella sala comune e si versò una tazza di tè. Kisame sedeva all’altro capo del tavolo, ripulendo la sua spada. Ogni tanto gli lanciava delle occhiatacce, digrignando quei fastidiosi denti da squalo.
“C’è qualcosa che non va?” non gli piaceva litigare, preferiva mantenere una certa aura di estraneità dal mondo, ma doveva dire che l’ultima giornata l’aveva stressato parecchio.
“Ti sei lasciato incantare da Kasumi? Ci rimetterà il nostro lavoro? Non mi va di lavorare con qualcuno così stupido da innamorarsi del nemico.”
“Io non mi sono… Non so nemmeno perché do spiegazioni a te.”
C’era stato un tempo in cui credeva che, nonostante i problemi che doveva affrontare, un giorno avrebbe potuto vivere in pace, con i suoi genitori accanto e vedendo crescere il proprio fratello. In quei giorni credeva persino, stupido com’era, che sarebbe stato felice con la persona che amava. Ma la realtà gli si era presentata come una doccia fredda.
Dopo tutto ciò che era accaduto, credeva di non poter più creare legami nuovi, sinceri e reali. Aveva creduto che non si sarebbe mai più potuto togliere la maschera che si era costruito. Così era stato, fino a quando non aveva incontrato Shiori. Gli era stato facile aprirsi con lei, forse perché sapeva che comunque la ragazza avrebbe scoperto tutto con i suoi poteri. Ma quello non era amore, o almeno non nel senso in cui lo intendeva il suo compagno.
Era un’amicizia, nata in un momento di guerra che legava entrambi come fratelli. La kunoichi con il suo solito modo di fare schietto, in netto contrasto con il suo più pacato, definiva loro due “compagni di sventure”. Non c’era legame più forte che quello di due soldati che avevano combattuto una guerra insieme e che si erano salvati la vita a vicenda. Ecco cos’erano loro due commilitoni, due amici che stavano passando soli l’inferno e si erano trovati, ricordandosi così a vicenda cosa voleva dire fare parte di una comunità unita che combatteva per la stessa causa.
“Quindi posso stare tranquillo?” chiese quindi Kisame.
“Si, rilassati. Kasumi è solo un ottima risorsa.”
“Va bene.” Rispose lo squalo, lasciandolo solo per raggiungere la sua stanza.
Poco dopo anche Itachi lo seguì, rifugiandosi nella sua camera. Non gli piaceva molto dormire. Di notte, nei suoi sogni, le immagini delle persone che aveva ucciso tornavano a tormentarlo. Era come entrare in un mondo di fantasmi accusatori, che ti dilaniavano le carni o piangevano disperati, domandando il perché di quei gesti insensati.
Ogni notte il suo fratellino aleggiava nei suoi pensieri. Il suo volto, normalmente sereno, sfigurato da una smorfia di dolore. Quella notte pensò a quanto doveva essere cresciuto e quanto forte poteva essere diventato. Shiori gli aveva detto che il desiderio di vendetta aleggiava in lui, ma che fortunatamente la presenza degli amici lo rendeva migliore, lo aiutava a dimenticare. Era felice di questo, lui però aveva bisogno che lo odiasse. Non avrebbe voluto che la vita di suo fratello fosse così, ma non c’era altro modo. Quelle anime disperate che lo visitavano ogni notte chiedevano nei loro lamenti una cosa sola: VENDETTA! E prima o poi, lui avrebbe fatto in modo che i loro desideri venissero esauditi.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: WibblyVale