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Autore: ThorinOakenshield    11/07/2015    7 recensioni
Una ragazzina si sveglia in un prato. Non sa dove si trova né come ci sia finita. Sta di fatto che, ciò che inizialmente considera un incubo tremendo, si trasformerà nel sogno più bello della sua vita.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dopo il chiarimento con Thorin, ho dormito sonni tranquilli. Mi domando cosa gli abbia detto Balin, visto che è riuscito a calmarlo.
Scudodiquercia è un nano estremamente orgoglioso, pensavo che avrebbe tenuto il broncio fino al giorno della Battaglia dei Cinque Eserciti e che non mi avrebbe più rivolto la parola, eppure ieri mi ha quasi supplicata di perdonarlo e sembrava che stesse per mettersi a piangere da un momento all’altro.
Questa mattina sono speranzosa: forse Balin ha convinto Thorin a lasciarsi andare e, presto o tardi, il mio adorato mi farà la dichiarazione.
Non vedo l’ora di vederlo, sono proprio curiosa di vedere come si comporterà con me, oggi. Infatti rimango delusa quando scendo nella sala pranzo e non lo trovo insieme gli altri. Mi domando dove si sia cacciato.
“Ragazzi, dov’è Thorin?” li chiedo sedendomi con loro a tavola.
“Buongiorno anche a te Glenys, grazie. Anche noi siamo felici di rivederti” mi dice seccato Dori.
“Scusa, hai ragione. Buongiorno.”
Gli altri mi rispondono in coro.
“Comunque non sappiamo dove sia Thorin, bambina. Ha detto che doveva fare delle commissioni in città e che sarebbe tornato presto” mi spiega Balin.
Che commissioni? Vabbè, chi se ne frega, l’importante è che torni presto.
Comincio ad avere dubbi sull’affermazione del saggio nano quando noto che i miei amici stanno sogghignando a bassa voce e si guardano.
Sanno qualcosa che non vogliono dirmi; non mi preoccupo, poiché stanno ridacchiando, dunque suppongo che non sia avvenuto niente di male. Oppure mi hanno fatto uno scherzo o ho qualcosa in testa. Per sicurezza me la tasto e mi fa piacere constatare che è tutto a posto.
L’atteggiamento strano e misterioso dei nani non si spiega. Che vogliano gettare anche me nella vasca? Non ne vedo il motivo, perché io mi lavo, a differenza di Dwalin.
Secondo me ha tutto a che fare con Thorin, visto che si sono scambiati quegli sguardi complici subito dopo che ho chiesto dove si trovasse il capo della Compagnia.
Per verificare questa ultima ipotesi, mi alzo in piedi dicendo: “Vado a cercare Thorin, devo dirgli una cosa.”
Balin e Bilbo mi afferrano le braccia, costringendomi a risedermi, mentre per la stanza risuona un perentorio no!
“Perché no?” domando furbamente.
I miei compagni di viaggio si guardano indecisi, balbettando.
La riposta me la dà Kili, improvvisamente illuminato: “Perché ha detto che deve affrontare degli affari importanti con il Governatore e non vuole essere disturbato.”
Lo hobbit e i nani annuiscono tutti insieme.
Proprio come immaginavo: Thorin sta combinando qualcosa e, dalle occhiate maliziose che spesso si sono rivolti i miei amici, sicuramente qualcosa di buono. Adoro le sorprese. Magari sta organizzando una dichiarazione d’amore con i fiocchi, con carrozze, cavalli o che so io, non sono un’esperta in materia.
Decido di non insistere oltre, non vorrei rovinarmi la sorpresa. Spero soltanto che torni presto veramente, la sua assenza mi uccide lentamente.
Guardo il soffitto e sbuffo. “Mi annoio!” brontolo. Osservo i miei amici uno ad uno. “Che cosa facciamo?”
“Vuoi giocare a Non ti arrabbiare?” mi chiede Bofur.
Lo guardo e sgrano gli occhi. “Di nuovo?! Naah, mi ha rotto. Conoscete voi qualche passatempo carino?”
“Be’, da ragazzo mi piaceva giocare a tira-castagne, solo che di castagne non ne vedo” si intromette timidamente Bilbo, stringendosi nelle spalle.
“Potremmo usare qualcos’altro” dico. “Come si gioca a tira castagne?”
“Bisogna mettere una castagna per terra e, a una certa distanza, cercare di colpirla con un’altra castagna” mi spiega lo hobbit.
“Tipo bocce” commento.
Il mio migliore amico mi guarda come se avessi appena parlato in un’altra lingua.
“Un gioco” rispondo alla sua tacita domanda.
Sinceramente non mi entusiasma l’idea di giocare a bocce, lo trovo un tantinello noioso. L’idea che mi è appena venuta è cento volte meglio, così chiedo a gran voce, con il sorriso stampato in faccia: “E se giocassimo a bowling?”
“A cosa?”
Come non detto.
“Praticamente dobbiamo mettere dei birilli o quello che troviamo allineati in fondo alla stanza, mentre noi ci mettiamo a una certa distanza e cerchiamo di colpirli con una palla. Chi riesce a far cadere tutti i birilli guadagna più punti.”
Loro sembrano convinti, specialmente Dwalin che, quando si tratta di lanciare oggetti e colpirne altri, è sempre il primo della fila.
Ovviamente non ci sono birilli in questa casa, così utilizziamo come bersagli delle alte candele. So già che si romperanno quando qualche nano – ci scommetto la pelle che sarà Dwalin – lancerà la palla di fieno che abbiamo preso fuori casa, ma meglio loro che noi. Potevamo morire dalla noia.
A bowling me la cavavo abbastanza bene, anche se perdevo sempre e, naturalmente, mi arrabbiavo ogni volta. I nani non sono degli avversari facili da battere, senza contare che, spesso e volentieri, barano. Nori, per esempio, ogni volta che qualcuno di noi sta per lanciare la palla, lui ci afferra la vita da dietro, facendoci prendere un colpo e facendo finire il fieno chissà dove.
Dwalin, come avevo previsto, ha già fatto fuori un tre candele, infatti i birilli si sono moltiplicati.
Adesso tocca a me e ho intenzione di spaccare tutto. Sto perdendo e i miei amici non hanno fatto altro che canzonarmi tutto il tempo.
Detesto perdere facendo la figura della buona a nulla. Sono molto competitiva.
“Prego” mi prende in giro Gloin porgendomi la palla di fieno con un inchino.
I nani ridono dietro di me ed io afferro con rabbia la palla. Prima di preparare il lancio, dico loro: “Ridete, ridete pure di me, ma vedrete che ora spaccherò tutto.”
“Spaccherai cosa?” Una bellissima voce profonda mi fa quasi perdere l’equilibrio e mi cade la palla di mano.
I miei amici scoppiano a ridere davanti alla scena di me che sorrido innocente a Thorin.
Egli non ha l’aria di avercela con me, anzi, sembra che stia per lasciarsi andare a una risata pure lui.
Noto che sta nascondendo qualcosa dietro.
Qualcosa per me, ci scommetto la testa.
“Mi fareste il piacere di lasciarci soli?” domanda Thorin.
Gli altri obbediscono e se ne vanno, non senza avermi prima fatto l’occhiolino, però.
L’erede al trono di Erebor non ha staccato gli occhi da me neanche per un secondo, sta trattenendo a stento un sorriso. Ha l’aria di chi non vede l’ora di mostrare qualcosa a un’altra persona.
Prima di parlare, si schiarisce la voce. “Alla luce di quello che ci siamo detti il giorno precedente, ho pensato che sarebbe stato opportuno farti un dono. Lo so che ti ho già chiesto scusa e abbiamo risolto ogni divergenza, malgrado ciò le mie scuse non mi sembrano sufficienti. Sono stato duro oltre ogni misura, ieri, quindi ti prego di accettare questi.” Rivela ciò che stava nascondendo dietro alla schiena e le mie guance cominciano a bruciarmi.
Dei girasoli. Lo stoico e prode Thorin Scudodiquercia mi ha regalato dei girasoli, guarda a caso sono proprio i miei fiori preferiti.
“Oh, grazie Thorin! Sono bellissimi!” esclamo prendendoli in mano. Non sono una fanatica di fiori e vivrei benissimo anche senza, ma è stato il gesto ad emozionarmi; di solito gli innamorati si regalano i fiori.
Anche lui sta sorridendo e si vede benissimo che è felice per la mia reazione. Si avvicina piano piano a me, tenendo sempre le mani intrecciate dietro alla schiena. “Nella bancarella c’erano tantissimi fiori. In un primo momento pensavo di prenderti delle rose rosse, so che alle donne piacciono molto, ma tu mi ricordi di più i girasoli.” Alza una mano verso il mio viso e mi sposta un ricciolo dalla faccia. “Sono belli, vivaci e allegri, proprio come te.”
Perché mi sta parlando così? La mia faccia è in fiamme, lo stomaco mi fa male come non so cosa, le gambe minacciano di cedere da un momento all’altro e, a forza si sorridere, la mia mascella andrà a farsi benedire.
Thorin Scudodiquercia è un essere letale e fa male alla salute.
Lo ringrazio rossa in volto, con voce tremante dall’emozione. Lui è molto, troppo vicino a me, i nostri visi si sfiorano e sento il suo fiato caldo sul mio collo.
Cerco di non guardarlo in faccia perché so per certo che, se vedessi il suo bellissimo sorriso, sverrei all’istante.
“Sono felice che siano di tuo gradimento” sussurra sensualmente, causandomi un sospiro. “Temevo che i girasoli fossero fiori poco romantici e che magari non avrei… Fili! Kili! Andate via da lì!” Mi ha fatto prendere un colpo perché si è voltato repentinamente e ha gridato arrabbiatissimo verso i suoi due nipoti.
Vedo Fili e Kili che ci spiano in cima alle scale, ma corrono via sogghignando subito dopo che loro zio li ha ripresi.
Cerco di non mettermi a ridere, anche se è arduo.
Thorin si volta sbuffando verso di me, però torna a sorridere non appena mi guarda; tuttavia il sorriso sparisce presto per lasciare il posto a un’espressione sconcertata e furiosa. Sta guardando oltre la mia persona.
Mi giro perplessa dall’altra parte e capisco il motivo di tale smarrimento non appena noto le eleganti candele spezzate a metà, per terra.
“Ma chi è che ha fatto questo danno?” sbraita camminando pesantemente verso le candele.
Lo seguo e mi gratto un braccio, guardando da un’altra parte. “Non lo so” mento.
Thorin prende in mano due pezzi di una candela e li guarda imbufalito. “Più dico ai miei uomini di comportarsi da persone mature più loro combinano disastri.”
Sta attribuendo la colpa ai nani, mentre in realtà sarebbe mia visto che è stata una mia idea quella di usare le candele come birilli per giocare a bowling, ma resto in silenzio. Sembrerò meschina, ma non ho intenzione di rovinare tutto proprio adesso che Thorin è così dolce con me.
Il nano sospira profondamente, poi appoggia la candela rotta sul tavolo. “Perdonami, non dovrei perdere le staffe davanti a te” si scusa rammaricato, una volta che si è trovato di nuovo dinanzi a me.
“In effetti ieri mi ha fatto un certo effetto vederti così arrabbiato” confesso continuando a strofinarmi il braccio sinistro, a disagio, sorridendo forzatamente.
Mi guarda sempre più desolato. “Ti sei spaventata?”
“Più che altro avevo paura di rimanerci secca.”
Fa il consueto mezzo sorriso impossibile da non amare e mi carezza delicatamente una guancia, provocandomi brividi lungo la schiena. “Non ti toccherei neanche con un fiore” sibila con il viso sempre più vicino al mio.
Non so se lo preferisco quando è aggressivo o quando è così dolce, in tutte le salse è sempre eccitante. Comunque credo di preferirlo quando è così tranquillo e rilassato, almeno non rischio di lasciarci la pelle.
Le sue labbra si stanno facendo sempre più vicine, riesco a sentire chiaramente l’odore del tabacco mischiato a quello della birra. Mi domando se debba chiudere gli occhi, suppongo di sì e lo faccio, aspettando il piacere.
Il bacio ci sta mettendo troppo tempo per arrivare, così apro gli occhi e rimango delusa perché le labbra del nano si trovano quasi attaccate al mio orecchio. Non voleva baciarmi.
“Seguimi in camera tua, la sorpresa non è finita” mi dice a bassissima voce, eccitandomi sempre di più. Mi prende per mano e mi conduce con sicurezza su per le scale.
Spero con tutto il mio cuore che la sorpresa sia una mattinata di passione.
 
Quando entro nella mia stanza, intendo che la sorpresa non è una mattinata passionale, lo capisco grazie all’abito elegante che è disteso sul mio letto. Non credo che il nano voglia invitarmi a spogliarmi.
Thorin prende in braccio il vestito come se si trattasse di una principessa. “Ti piace? L’ho comprato stamattina presto quando tu stavi ancora dormendo. Il Governatore ci ha invitati tutti a cena nel suo palazzo questa sera e vorrei che lo indossassi.”
Osservo il vestito e lo trovo delizioso: verde anche questo, lungo, da principessa, un abito da sogno.
In realtà avrei preferito indossare i miei soliti stivaletti, i soliti pantaloni e la giacca che mi ha dato il Governatore, odiando gli abiti femminili, ma è sempre un piacere far restare Thorin a bocca aperta. Quindi lo metterò. E poi non potrei rifiutarmi, ha speso soldi per me, poverino.
“Ce n’era anche uno rosa molto grazioso, ma tu non mi dai l’impressione di essere una ragazza che indossa abiti di quel colore” continua sorridendomi con affetto.
“Infatti non mi piace il rosa,” gli do ragione. “Comunque grazie, davvero. E poi il verde è il mio colore preferito.”
Mi accarezza un’altra volta il volto. “Non avevo dubbi.”
 
Il tempo è passato con la velocità di una Tarantella e tra poco dovremo già trovarci a casa del Governatore.
Mi sono lasciata i capelli sciolti, poiché non mi piace averli legati e ho indossato l’abito che mi ha comprato Thorin.
Ci ho messo un attimo a prepararmi, mi sono semplicemente messa il vestito e via. Non sono una che sta tre ora davanti allo specchio a truccarsi e a ritruccarsi finché non raggiunge l’effetto matrioska. I nani sono stati molto ma mooolto più lenti di me.
Adesso ci troviamo tutti davanti all’ingresso, gli unici che mancano all’appello sono Fili e Kili.
Thorin mi sta tenendo a braccetto e, come me, è stufo di aspettare quei due.
“Fili! Kili! O scendete subito o vi lasciamo qui!” grida minaccioso.
“Un momento! A Kili si è infilata una treccia nella mia cintura!” strilla Fili dal piano di sopra.
Thorin sbuffa spazientito. Credo che voglia ammazzarli.
I due giovani nani non scendono, si sente che ridacchiano fino a qua.
Scudodiquercia si passa una mano fra i capelli. “Ma io li ammazzo quei due!” borbotta a denti stretti. Sta per fare il primo scalino, quando si volta verso di me, più tranquillo. “Perdonami Glenys, torno subito.” Detto questo prende la mia mano e ne accarezza dolcemente il dorso con le labbra.
Questo è decisamente troppo! Vuole farmi morire già prima di iniziare la cena?
“Sto venendo su!” li avverte nervoso lo zio.
“Nooo zio, non serve.”
“Sì che serve! Se sarà necessario gliela strappo quella treccia maledetta che ci sta facendo fare tardi!”
 
Thorin Scudodiquercia è riuscito con un solo colpo a liberare la treccia di Kili dalla cintura di Fili. Le grida di dolore del giovane nano si sono sentite fino a qui e io mi sono quasi uccisa dal ridere. Non mi sono calmata quando sono scesi tutti e tre, poiché Fili, attaccati alla cintura, aveva dei peli neri. Per questo l’ho preso in giro per tutta la strada, mentre Thorin mi teneva a braccetto e mi intimava qualche volta di comportarmi da persona adulta.
 
Dopo una breve camminata siamo giunti dinanzi alla dimora del Governatore, e che dimora! Alta, larga e con la porta in mogano. Fa contrasto con le catapecchie che la circondano.
Prima di entrare, Thorin ordina ai suoi uomini: “Vedete di comportarvi da nani adulti e non da bambini, siamo a casa del Governatore, non del signor Baggins.”
Perché? A casa di Bilbo possono comportarsi come diamine vogliono?
“Quindi non ruttate, non lanciatevi il cibo e tu, Glenys…” Mi irrigidisco non appena mi nomina. “Non parlare troppo, parla solo se interpellata e, soprattutto, non dire sciocchezze.”
“Signorsì capo!” esclamo mettendo la mano sulla fronte.
I miei amici sogghignano, invece il capo della Compagnia non è affatto divertito dalla mia ultima uscita, infatti mi guarda esasperato. “Ecco, evita atteggiamenti del genere” mi consiglia freddamente.
Che pizza! So già che sarà una serata noiosissima. Per lo meno starò seduta vicino a Thorin.
 
Se l’esterno fa rimanere a bocca aperta, l’interno della casa fa restare senza fiato: è enorme, sembra un castello, le sale sono immense come quelle della Montagna Solitaria. Le pareti pullulano di ritratti del Governatore e dei suoi predecessori, i mobili e gli oggetti sono decorati con l’oro e dubito che questo signore non abbia soldi sufficienti per occuparsi di quelle numerose persone che vivono penosamente, in questa città.
Mi guardo intorno affascinata, senza levare la mano dal braccio solido e forte di Thorin Scudodiquercia.
Non si può certo dire che questa dimora non sia bella, ricorda l’interno del castello Neuschwanstein, però la mondanità non fa per me. Preferisco di gran lunga la nostra casa accogliente, semplice e rustica.
La sala in cui mangeremo non è grande come le altre, ma non è piccola, anzi. Il pavimento è di legno e scricchiola un po’, la tavola è lunga e adornata con una tovaglia bianca, candelabri e coppe in argento.
Sul soffitto è appeso un elegante lampadario, il quale non è l’unico a illuminare questo ambiente oscuro, poiché questa stanza pullula di candele appoggiate su raffinati mobili decorati con colonne e varie sculture.
Thorin, da bravo gentiluomo, sposta una sedia per farmi accomodare, dopodiché prende posto accanto a me, di fronte al Governatore.
Il signore di Pontelagolungo propone un brindisi in onore dei nani e della loro missione. “La ragazza beve?” chiede alludendo a me.
Prima che possa rispondergli, il mio nano prende la parola per me: “È meglio di no, credetemi.”
Infatti Thorin mi versa un po’ d’acqua.
Non sono una che beve, l’alcol mi fa schifo e non ci tengo a svegliarmi con il mal di testa il giorno seguente, però un goccetto di vino non mi sarebbe certo dispiaciuto.
Da mangiare c’è del pesce e del maiale. Quest’ultimo pasto non mi piace molto, ma il pesce lo mangio volentieri.
Non sto aprendo bocca da un bel po’ e mi sento la gola secca. Sento il bisogno di parlare e anche i nani stanno mangiando in silenzio, l’unico che parla è Thorin, sta discutendo col Governatore sul drago, sulla somma che riceverà Pontelagolungo e il signore della città lo ha pregato di raccontargli un po’ della sua razza.
Sto ascoltando interessata, adoro la cultura dei nani. Non posso certo dire, però, che mi stia divertendo: nessuno mi rivolge la parola, i nani sono laconici stasera e Thorin non mi parla e non mi guarda. Le uniche volte in cui mi presta un po’ di attenzione è quando mi versa da bere.
“Ditemi, mio signore, ma chi è la bella giovane che vi portate sempre dietro? La vostra compagna?” Il filo dei miei pensieri si interrompe quando il Governatore pone questa domanda a Scudodiquercia.
Le mie guance si imporporano e trattengo un sorriso: sono proprio curiosa di sentire cosa risponderà Lui.
Thorin ride sommessamente, facendomi sudare, ma il colpo di grazia arriva quando posa un’altra volta la sua mano sulla mia coscia.
Ho caldo dappertutto e spero che non si noti troppo il mio rossore.
Da sotto il tavolo, il mio tesoro cerca la mia mano e, quando la trova, me la stringe delicatamente.
“Be’, a dir la verità, ella sarebbe una nostra cara amica e un’eccellente compagna di viaggio. È mia protetta.”
Ho rilevato del nervosismo in Thorin, quando gli è stata posta quella domanda. Verrà il giorno in cui ammetterà i suoi sentimenti e la smetterà di farsi mille problemi… ma non è questo il giorno. In ogni caso gli consiglio di darsi una mossa perché, quel giorno, io potrei anche non essere più qui.
 
Dopo la noiosissima e lunghissima serata dal Governatore, sia io che i nani sentiamo la necessità di sfogarci un po’.
Nonostante l’ora, io non ho affatto sonno.
La prima cosa che faccio non appena entro in casa, è indossare la giacca rossa, i pantaloni e gli stivaletti marroni. Mi lavo i denti e corro dai nani, ho una proposta da farli, cerco in particolare Dwalin e Bilbo.
“Dwalin! Bilbo!” li chiamo per tutta la casa. In camera loro non ci sono, neanche in salotto e nella sala da pranzo.
“Cosa c’è, Glenys?” Sento la voce del nano pelato al piano di sotto.
Corro giù dalle scale e per poco non inciampo. Quando mi trovo quasi al piano di sotto, faccio un salto evitando gli ultimi quattro scalini e mi ritrovo davanti al guerriero e allo scassinatore. Mi sistemo distrattamente la giacca che è scivolata sulle spalle da un lato.
“Eravamo andati un attimo fuori a fumare,” dice Bilbo, “cosa succede?”
Il mio sorriso va da un’orecchia all’altra e guardo principalmente Dwalin, il quale borbotta: “Quello sguardo non mi piace.”
“Ho una proposta da farvi.”
“Aiuto.”
“Di cosa si tratta?” mi chiede lo hobbit, disposto ad ascoltare.
Sorrido ancora di più.
 
“No, no, no e ancora no!” risponde categoricamente Dwalin una volta che gli ho spiegato cosa voglio fare.
“Ma è solo per divertirsi! Ti prego, ti piacerà, vedrai. Mi sto annoiando tantissimo ed è l’ultima volta che ti chiedo una cosa del genere, poi ti giuro che ti lascerò in pace e non farò più proposte assurde.” Lo seguo pregandolo. Sapevo che mi avrebbe risposto così, però non voglio arrendermi, ho troppa voglia di fare questa cosa.
“Quale parte di no non riesci a capire?” Dwalin si gira spazientito verso di me.
Bilbo ci ha seguiti per tutto il tempo, in silenzio.
“Non ti sto chiedendo di battere il martello sulla tua mano, ti sto semplicemente chiedendo di recitare quella parte nel mio spettacolo.” Odio quando le persone si fanno supplicare! Che gli costa farmi questo piccolo favorino? Non gli chiedo mai niente.
“Perché non la fai fare ad Ori quella parte? Fa più per lui. Oppure perché non la fai tu? Sei una femmina.”
“Ori deve occuparsi della maschera da drago e il mio è uno spettacolo comico, sarà una scena troppo divertente vedere te vestito da principessa!” esclamo con gli occhi che mi brillano, gustandomi già la visione esilarante.
Dwalin mi fulmina con lo sguardo.
“E poi questo spettacolo lo sto facendo principalmente per Thorin, ha bisogno di ridere un po’.” Lui ci tiene al suo migliore amico, forse dopo questa frase sarà più disposto a interpretare la damigella in pericolo.
“Appunto per questo non voglio farlo. Quel maledetto mi prenderà in giro per i prossimi cento anni vedendomi vestito in quel modo… per non parlare degli altri!”  Ho premuto proprio il tasto sbagliato.
Mi scervello cercando un modo per convincere questo testone a interpretare la principessa nel mio spettacolo. Quando ormai stavo pensando di chiedere a qualcun altro tipo Gloin o Dori, ecco che mi viene un’idea. Non è il massimo, ma vale la pena provare.
“Dwaliiin” lo chiamo con tono persuasivo. “Nella grotta dei troll ho trovato tante belle gemme che ti darò, se accetterai la mia proposta.”
Spero che sia efficace fare breccia sull’avidità dei nani, ma Dwalin non è stupido e mi chiede le gemme prima di addobbarsi come una femmina.
Sorrido con aria innocente e mi tormento le maniche della giacca. “Ho detto una bugia” confesso tutto d’un fiato.
Egli fa un ghigno. “Oltre che esasperante sei anche bugiarda.”
Vado avanti a supplicarlo finché non mi va via la voce; per convincerlo gli dico che non sarà il solo ad umiliarsi, visto che Dori reciterà la fata.
Ho rotto talmente tanto, che alla fine riesco a convincere anche questo testone di Dwalin.
Impresa di cui posso andare più che fiera.
 
Thorin ha assecondato la mia ennesima richiesta assurda e adesso si trova seduto sulla poltrona in fondo al salotto. Davanti al camino si svolge la recita.
Dwalin indossa un lungo abito rosa che ha fatto Ori utilizzando un lenzuolo che ha trovato nell’armadio. Gli abbiamo fatto le treccine nella barba e abbiamo aggiunto dei fiocchetti.
Fili e Kili lo indicano ridendo.
Prima di iniziare a recitare, il pelatone rivolge loro uno sguardo ammonitore. “Oh! Quanto sono disperata! Da giorni qui mi trovo imprigionata; il drago minaccia di mangiarmi, spero che presto arrivi un principe a salvarmi!”
“Stop!” grido scuotendo le braccia. Vado da Dwalin. “Dwalin, capisco che tu sia un tantinello contrariato, ma cerca di metterci un po’ di spirito. Non avere quell’espressione corrucciata stampata in volto, fa’ finta di avere paura e magari fa’ la voce leggermente in falsetto.”
Il guerriero nanico getta un fiocco a terra e lo pesta con rabbia. “Sai che ti dico? Mi sono già stancato.” Con passo pesante si affretta verso l’ingresso. Non appena passa accanto a Thorin, quest’ultimo lo guarda con divertimento. Mi sa che Dwalin ha ragione: lo prenderà in giro per i prossimi cento anni.
Intimo a tutti di non muoversi, devo recuperare la principessa.
Per fortuna ella non si è fatta troppo pregare e la trascino in mezzo alla scena.
Lo spettacolo può continuare.
Dwalin non vede l’ora che tutto questo abbia fine, infatti si sta impegnando un po’ di più.
Ora è il turno di Dori, che entra in scena danzando come una ballerina. Indossa un vestitino azzurro, in mano tiene una bacchetta con una stellina e sulle spalle ha delle ali bianche.
Non appena lo vede, Thorin si mette una mano sulla fronte e trattiene una risata. Vedo nei suoi occhi un luccichio di divertimento e la cosa non può che farmi piacere. Sicuramente si starà domando di che cavolo di guerrieri si è circondato.
Bilbo entra in scena agitando le braccia e facendo versi strani. Interpreta il drago, infatti ha una maschera che ha disegnato Ori.
Il capo dei nani è sempre più divertito.
Dwalin si sforza di fare un urletto il più acuto possibile. “Oh, Mahal Mahal! Il drago è qua! Chi mi salverà?”
A questo punto salto in mezzo alla scena agitando un mestolo, mentre con l’altra mano tengo lo scudo che mi ha imprestato Fili. Sulla testa ho una pentola che dovrebbe rappresentare un elmo.
Ora Thorin è proprio scoppiato a ridere. Non l’ho mai visto così felice e mi scalda il cuore essere cosciente del fatto che sia tutto merito mio.
“Non temere, oh dolce raggio di sole! Questo drago perderà gran parte della sua mole!” Detto questo picchietto il mestolo sul sedere dello hobbit, che torna dagli altri lamentandosi come se fosse un drago.
Thorin Scudodiquercia scoppia a ridere ancora più forte e ha difficoltà a fermarsi.

   
 
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