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Autore: MM_White    11/07/2015    2 recensioni
[Eric x Christina][Spoiler!]
Buio totale. Tabula rasa. Knock-out.
Non è un doposbronza come tanti altri quello che Christina deve affrontare. Aperti con difficoltà gli occhi, infatti, scopre di essersi svegliata accanto ad Eric, il capofazione sadico e spietato degli Intrepidi. Ma non sa assolutamente come diamine sia potuto accadere. E la sua vocina da Candida esige che venga scoperta la verità...
* * *
Dal capitolo 16:
«Che ci fai qui?» Chiedo affiancandolo. «Credevo che i Capifazione avessero delle palestre private.»
«Ne abbiamo, infatti.» Mi guarda con la coda dell'occhio. «Ma oggi avevo nostalgia di questa...»
«Nostalgia...» Ripeto. «Non ti sembra un sentimento troppo profondo per te, Eric? Sai, per abituarti potresti cominciare con qualcosa di più semplice. Con l'ammirazione, per esempio, oppure con...»
«Smettila.» Si scosta dal sacco e mi lancia un'occhiata caustica. «Okei, non avevo nostalgia di questa merda di posto. Sono qui solo perchè speravo di vedere te.»
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christina, Edward, Eric, Will
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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«Hai già in mente la sfida?»

Mi osserva per qualche secondo, abbassando gli occhi verso le mie gambe e i piedi per poi rialzarli lentamente.

«Sì,» dice con la voce rauca. Questa volta non l'ha controllata. É chiaramente in balia delle emozioni. «Spogliati.»





 


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7.
Terza lezione: mai fidarsi di un altro Intrepido




 

Mando giù la saliva.
«Non hai detto ''ti sfido''.» Ribatto con voce tremante.
«Ti sfido a spogliarti.»
Mi gratto la nuca, cercando di prendere tempo per pensare. Ecco in che guaio mi sono cacciata, per colpa della mia volontà a ricercare sempre la verità.
Che tu sia maledetta, Christina la Candida!
Eric si scosta dal tavolino e mi raggiunge. Man mano che si avvicina sono costretta ad alzare il capo, per sostenere il suo sguardo. Nonostante io sia abbastanza alta per essere una ragazza, lui mi supera di parecchie decine di centimetri.
«Vuoi che ti aiuti?»
Sibila quando a dividerci c'è ormai pochissimo spazio.
«No, faccio da sola.»
Lui si scosta e non riesce a frenare un colpo di tosse.
Sembra ipnotizzato dai miei gesti, mentre sollevo la canotta e la lancio sul letto. Poi lo vedo digrignare i denti quando slaccio il fiocco di corda che mantiene su il pantalone della tuta. I miei movimenti sono volutamente lenti e la sua reazione è interessante. Inghiotte più volte la saliva, il ritmo del respiro accellera, della spavalderia che ha dimostrato di avere poco fa non ne è rimasta neanche una traccia.
Sembra imbarazzato. E adesso che ho trovato il suo punto debole, voglio farlo disperare. Voglio torturarlo come farebbe lui con me.
Il pantalone mi scivola lungo i fianchi, adagiandosi sulle scarpe da tennis.
Lui cerca di guardarmi negli occhi, nonostante gli sia davanti coperta solo dagli indumenti intimi.
«Bene,» dice annuendo più volte per poi distogliere lo sguardo. Poi si china sul tavolino per raccogliere i dadi. «Sfida superata.»
«Tutto qui?» Chiedo strabiliata.
«Bhè, non è colpa mia se ti è risultato fin troppo facile spogliarti davanti a me.» Sentenzia lui scrollando le spalle. «Sbaglio o questa sfida non ti ha arrecato nessun imbarazzo?»
«Sbaglio o invece ne ha arrecato a te
Eric volta leggermente il viso nella mia direzione e assotiglia lo sguardo.
«Non sono imbarazzato.» Afferma serrando la mascella. «Sono solo sconcertato dalla tua indecenza.»
Strabuzzo gli occhi, incredula. E anche un pò offesa.
«Cosa? Vuoi dirmi che tra i due l'indecente sarei io?»
«Certo, sei tu quella mezzanuda.»
«Questa è bella! Potrei rilanciare, gentilmente?» Chiedo avvicinandomi a lui dopo aver sollevato il pantalone.
«Prima rimettiti la canotta, spudorata!»
Mi rivesto, stizzita, poi raccolgo i dadi e li tiro. Perdo di nuovo, ma mi rendo conto che questo gioco comincia a piacermi. Ha rivelato un lato del carattere di Eric che non avrei mai immaginato di carpire. Attendo una nuova sfida, a braccia conserte, pensando che il capofazione non è poi così duro come si potrebbe pensare. La sua corazza si potrebbe infatti scalfire e, trovando i punti giusti, perfino frantumare in mille pezzi.
Allora Eric, che ne dici di mostrarmi un altro tuo punto debole?
«Ti sfido a dirmi cosa pensi realmente di me...»
«Vuoi saperlo...» Inclino il capo, sconcertata. «Sul serio?»
Eric fa un cenno del capo.
«Bhè... Se mi reputi una Candida fino al midollo perchè sfidarmi? Perchè non chiedermelo e basta?»
«Perchè mi avresti mentito sicuramente. Perchè sono un capofazione o perchè potrei reagire malamente. Se ti sfido invece, significa che so già cosa pensi di me, e che ritengo ci voglia coraggio per dirmelo in faccia.»
«Va bene,» mi porto le mani sui fianchi. Non c'è mai stata sfida più facile, per me. «Penso che tu sia crudele.»
Eric solleva un sopracciglio. «Puoi fare di meglio.»
«Che tu sia un prepotente, un maleducato e un insensibile?» Tento di nuovo.
«Se non inizi a fare sul serio mi costringi a passare alle maniere forti.»
Tiro un lungo sospiro. Poche settimane fa, ad una domanda del genere, avrei risposto senza esitazione. Ma è incredibile come invece la lontananza dai Candidi mi abbia cambiata.
«Penso che non ti meriti assolutamente il ruolo che ti è stato assegnato in questa fazione.» All'inizio le parole mi escono con un filo di voce, ma poi il tono diventa man mano sempre più deciso. «E non perchè tu non sia abbastanza coraggioso per gli Intrepidi, ma perchè sei arrogante, violento e ingiusto. Penso che non otterresti nulla dagli altri, se questi non si sentissero intimoriti da te. Che faresti meglio a tornartene dagli Eruditi e che non avrai mai una ragazza che ti ami davvero perchè, nonostante tu sia tremendamente sensuale e quindi scommetto che c'è una fila di Intrepide folli che ti vengono dietro, fai anche maledettamente paura. Penso che...»
«Okei, okei...» Mi interrompe sollevando una mano. «Ho afferrato il concetto.»
Sono stata troppo dura, forse. Lo capisco dall'espressione di Eric. Ma mentre parlavo non mi è passato neanche per la mente che potessi ferirlo. In fondo lui è senza cuore. Ah, ecco. Mi sono dimenticata di farlo presente anche di questo.
«Posso rilanciare?» Chiedo di nuovo, quasi fosse un mantra. Voglio ottenere un punteggio più alto del suo. Voglio sfidarlo. Voglio sapere la verità.
Ma lui non mi consegna i dadi.
«No, aspetta. Voglio chiarire alcune cose...» Abbassa lo sguardo e con quello anche il tono della voce. Adesso non mi sento più l'agnellino davanti al lupo affamato. Adesso credo che i ruoli si siano invertiti. «Innanzitutto sono diventato capofazione in quanto, per le mie competenze informatiche e le mie prestazioni fisiche, sono stato ritenuto idoneo. Quindi non mi sento affatto un imbroglione che non merita il ruolo che riveste. Sul mio essere arrogante, violento e scorretto hai ragione. Lo sono. E questi aspetti del mio carattere non potrei mai reprimerli, solo levigarli.»
«Ti ho definito ingiusto, non scorretto.»
«Allora aggiungiamo anche la scorrettezza ai miei innumerevoli difetti.» Sorride, quasi trovasse divertente l'essere così imperfetto. «Però, ecco. Volevo chiarire la questione della ragazza.»
«Cosa c'è da chiarire?»
«Veramente ritieni che non ne avrò mai una?»
«Che non ne avrai mai una che ti ami.» Preciso.
«Perchè lo pensi?»
Adesso sono sconvolta. Sembriamo due adolescienti che si scambiano pareri su ragazzi e aspetto fisico. In pigiama.
«Eric...» Mormoro. «Davvero, ti chiedo scusa se ti ho detto tutte quelle brutte cos...»
«No, Christina, voglio saperlo.»
«Bhè, non so come funzionino le cose qui...» Muovo velocemente il capo in un cenno. «Sì, magari per un'Intrepida il massimo sarebbe avere un ragazzo che piaccia e faccia paura nello stesso tempo. A volte penso ancora come una Candida. Da noi, cioè volevo dire da loro, se un ragazzo fa paura non è affatto affascinante.»
«Paura...»
«Non sapevi di far paura?»
«Certo, ma non credevo fosse un repellente per le ragazze Candide.»
«Bhè adesso lo sai.» Rido. «Anche se non capisco a cosa esattamente ti serva questa informazione.»
Eric solleva di scatto la testa e mi guarda dritto negli occhi.
«Che c'è?» Chiedo.
«No, niente.» Scuote laconicamente il capo. Poi torna a sorridere e noto che non ha perso neanche un pò della sua beffagine. «Però hai detto anche che sono tremendamente sensuale.»
Arrosisco.
«Sì...» Sussurro guardando le pareti. «L'ho detto.»

 

*

 

Consegno i dadi ad Eric dopo averli lanciati e aver ottenuto un tre come punteggio. Di nuovo. Eric quindi li afferra e per un momento le nostre mani si sfiorano. Sembra tentennare, mentre i dadi sono racchiusi nel suo pugno. Ma non li lancia. Li appoggia sul tavolino e poi si sporge verso di me. Per poco non fa ribaltare il tavolino e io sorrido. Non l'ho mai visto così impacciato.
Quando sollevo lo sguardo i nostri visi sono vicinissimi. Mormoro qualcosa ma non riesco a pensare a niente di sensato. Ho sempre creduto che gli occhi di Eric fossero gelidi, distaccati, cinici. E non potevo sbagliarmi più di così. Sono talmente magnetici e provocanti che non riesco proprio a distogliere lo sguardo.
«Io ti faccio paura?» Chiede con un filo di voce.
Mi fissa per alcuni secondi, poi solleva la mano e mi accarezza una guancia. Io sono pietrificata.
«Non...» Provo a dire, ma le parole non riescono proprio a venir fuori.
«Non...?»
Vorrei dirgli che non mi fa paura. Che anzi, mi piacerebbe conoscerlo meglio perchè per me rappresenta un enigma da risolvere. Vorrei dirgli che, stranamente, mi sta piacendo trascorrere del tempo con lui. E questo perchè, forse per una strana forma di masochismo di cui sono affetta, sta incominciando a piacermi. E vorrei dirgli che l'ho sognato e che nel mio sogno mi sembrava indifeso e bisognoso d'amore. E sì, forse se fossi riuscita a dire tutto questo Eric mi avrebbe riso in faccia. Quindi preferisco così. Che non sappia niente.
Mando giù la saliva mentre le dita di Eric scivolano lungo la nuca. Continua a fissarmi, attendendo pazientemente una risposta. Ma non credo che potrebbe mai immaginare l'effetto che il suo tocco riesce a provocare in me. Paura ed eccitazione. Se riuscisse a farlo allora capirebbe perchè, quando provo a parlare, non riesco ad emettere un suono diverso da un sibilo.
Lo vedo accostare ancora di più il viso. Adesso le nostre labbra sono così vicine che tra di esse potrebbe passare solo un filo di spago. E forse neanche quello.
Io sono paralizzata e quando Eric ricopre anche quello spazio millimetrico che ci separa, qualcosa mi colpisce allo stomaco. Anzi, mi sembra adirittura di non averlo neanche, uno stomaco.
Mi sta baciando, Eric mi sta baciando.
Socchiudo automaticamente le labbra e spengo il cervello, abbandonandomi solo alle sensazioni che questo bacio mi sta regalando. Se chiudo gli occhi sento il nostro calore mescolarsi, la morbidezza della sua lingua che mi accarezza il palato, il suo respiro sulla pelle. Dapprima lento e regolare, poi sempre più veloce e frenetico.
Le sue mani sono entrambe intorno al mio viso e mi bacia come non sono mai stata baciata prima. Un bacio che solo un Erudito diventato Intrepido può regalarti. Passionale e attento. Istintivo e calcolato. Non so come possa essere possibile, ma lui ci riesce.
Io non reagisco, se non ricambiando il bacio. Sono in ginocchio, le braccia lungo i fianchi. Siamo uniti solo attraverso le labbra e le sue mani. Poi, con un grugnito animalesco, Eric ribalta il tavolo spingendolo con i fianchi, per avvicinarsi di più.
Sento qualcosa cadere. I dadi.
Eric fa scivolare le mani lungo il collo, per poi percorrere le spalle con la punta delle dita che scendono sempre più giù finchè non si fermano sui miei fianchi larghi. Le sue mani sono così grandi da ricoprirmi quasi tutto il torace.
E i dadi sono ancora per terra.
Se fossi stata concentrata solo su Eric, mi sarei accorta di quanto disperato sia il suo bacio. Mi sarei resa conto di quanto sia stato bramato, atteso per chissà quanto tempo. Avrei capito che, baciarmi, era quello che voleva fare ogni volta che mi guardava, ogni volta che parlavo.
Ma non so per quale assurdo motivo, non riesco a non pensare a quei dadi. A quei stramaledettissimi dadi.
Li cerco con la coda dell'occhio. Quando li trovo, ad appena due passi da me, provo a scostare Eric. Devo vedere quale punteggio hanno dato i dadi. Devo sapere se ho vinto.
«Eric...» Sussurro mentre lo spingo. «Eric...»
«Non rovinare tutto...» Bisbiglia lui a fior di labbra.
Poi comincia a baciarmi il collo e io socchiudo involontariamente gli occhi. Sento qualcosa di caldo e umido sulla clavicola, poi la sua lingua scende ancora più in basso. Reprimo un gemito mentre continua la battaglia tra corpo e mente. E mi faccio mille domande, perchè non ho paura di abbandonarmi a queste emozioni adesso, ho paura di quello che segue dopo. Ho paura delle aspettative che potrei farmi su questo rapporto, ho paura di innamorarmi e ho paura di non essere ricambiata.
E se ora ripenso ai dadi, non so più quale voglio che sia il risultato. Non so più se voglio davvero sapere la verità.
Adesso mi solleva leggermente la canotta. Credevo volesse togliermela e invece riporta le mani sui fianchi scoperti. Mentre mi accarezza, sento la ruvidezza dei palmi callosi. Sono mani che possono far del male, le sue. Possono ferire, colpire, uccidere. Eppure adesso mi avvolgono delicatamente.
Esito per qualche secondo, poi sollevo anch'io le braccia e gli avvolgo il collo.
Eric si ferma un'istante, sorpreso, poi sento le sue labbra incurvarsi in un sorriso. Sono io questa volta ad annullare la distanza fra le nostre labbra. E tra le sue braccia mi sento piccola, ma non indifesa, perchè io non sono una sua preda. Sono un altro predatore.
Infilo una mano nella sua maglietta, lo raschio più volte, gli mordo le labbra.
Non so cosa accadrà dopo. Non so cosa accadrà domani, o dopodomani o fra dieci anni. Voglio solo che si ricordi questo momento.
Con un grugnito Eric si distacca da me e appoggia la fronte sulla mia. Ci fissiamo seri, ansimanti, poi mi solleva senza preavviso e mi stende sul tavolino, strappandomi una risata euforica.
Lo vedo sfilarsi la maglietta, rivelando il corpo tonico, muscoloso. E con esso i tatuaggi che gli ornano il torace, e che io credevo fossero molti quando invece si tratta solo di una scritta sotto il pettorale destro: ''be brave''.
Mando giù la saliva e attendo che si stenda lentamente sul mio corpo.
«Hai già testato la robustezza del tavolino o ci ritroveremo per terra?» Dico non riuscendo proprio a frenare le parole.
Eric odia quando parlo, lo so. Lo capisco da come sta sbuffando in questo momento.
«Mi stai proponendo di passare direttamente al letto?»
«Ti sto proponendo di stare più comodi...»
«Ma qui sopra è più divertente.»
«Okei, quindi è stato già testato.»
«Non ti eri accorta che le gambe traballano un pò?»
Dovrei essere infastidita ma non lo sono. Non mi importa cosa ha fatto Eric prima di conoscerci. Nè mi importa sapere con chi è stato. In questo momento mi sembra tutto così bello e naturale che non mi interessa nient'altro.
E non potevo sapere quanto mi sbagliavo.
Perchè sorrido e volto il capo, e mi rendo conto che in effetti c'è qualcosa che mi importa adesso, apparte stare con Eric. Sembra assurdo ma si tratta di un numero, segnato sulle facce di due dadi rossi. Sono proprio lì, a poca distanza dal mio viso.
Scosto bruscamente Eric spingendolo sul torace con entrambe le mani. Voglio solo controllare i dadi e, dopo averlo fatto, alloro posso davvero dedicarmi a lui.
«Che succede?» Chiede stranito.
Lo so, sono strana. E sono altamente lunatica.
«Devo controllare una cosa.»
Lo sento sospirare mentre mi sollevo a raggiungo i dadi. Entrambi rivolti con le facce da sei pallini verso l'alto.
«Dodici...» Mormoro. «Hai vinto di nuovo...»
Li raccolgo e li rilancio.
«Due.»
Li raccolgo e li rilancio.
«Undici.»
Li raccolgo di nuovo e li rilancio.
«Quattro. Avrei perso sempre...» Sussurro.
Eric dice qualcosa ma non lo sento.
«Avrei perso sempre.» Ripeto mentre raccolgo e rilancio i dadi altre cinque, quindici, venti volte.
Quelle che Eric sta cercando di dire sono scuse, forse. Più plausibili delle spiegazioni, invece. Non mi interessano.
«Sono truccati!» Grido raccogliendo un'ultima volta i dadi e stringendoli in un pugno serrato con forza. «Mi hai imbrogliata!»
Eric si solleva e pulisce i pantaloni da una polvere inesistente. Ha il capo chino e i suoi movimenti sono lenti. Serro la mascella, infastidita, e freno le lacrime.
«Allora?» Il tono è stridulo, quasi isterico. «Che mi dici?»
Quando finalmente solleva lo sguardo, sento una voragine aprirsi sotto i piedi. Sto precipitando nel buio. Trattengo un lamento e osservo con gli occhi spalancati il suo sorriso. Non è quello impacciato e gentile. É l'altro, quello strafottente e altezzoso.
«Prendilo come un ripasso, Candida.» Ringhia a denti stretti, ancora un pò affannato.
Dov'è finito il mio nome pronunciato con una dolcezza così strana da apparire adorabile?
«Un... Un...» Mi trema il labbro inferiore. «Un ripasso?»
«Sì, della seconda lezione...» I suoi occhi sono tornati freddi. «Te la ricordi?»
Annuisco mentre cerco di trovare il modo per parlare senza scoppiare in lacrime.
«Un Intrepido non perde mai...»
«Brava. E con oggi hai imparato anche la terza.» Sollevo lo sguardo, titubante. Questo ragazzo non è un essere umano. É un fottuto sadico privo di scrupoli. «Mai fidarsi di un altro Intrepido.»
Non riesco a dire nulla, trovo solo la forza per sollevare il braccio e scaraventargli i dadi contro. Lo colpisce solo uno, sul petto. Proprio vicino al cuore. Ma lui non batte ciglio.
Possibile che abbia finto tutto il tempo?
Era falso quel bacio, quel guardarmi con bramosia, quel desiderio di toccarmi i capelli che proprio non è riuscito a frenare? Erano falsi i sorrisi, le carezze, le parole sussurrate sulle labbra?
No, non voglio crederci. Rimango per qualche secondo in piedi, con la testa china, sforzandomi di non piangere.
«Voglio andarmene di qui.» Dico.
Credevo che Eric si sarebbe opposto e invece mi dice che la chiave di riserva è sotto la cassapanca.
Lo supero, mi chino sulla cassapanca e cerco la chiave tastando il pavimento alla cieca. Quando la trovo la infilo nella toppa della serratura e mi arresto.
Eric mi sta guardando? O è ancora nella stessa posizione, dritto con la faccia rivolta verso il salottto? Con la coda dell'occhio scorgo la sua schiena nuda, possente. Avevo ragione, ha il simbolo degli Eruditi sulla parte bassa. Un occhio circoscritto da un cerchio. E poi, più sopra, un groviglio di linee e curve avvolte dalle fiamme degli Intrepidi.
Ha il capo leggermente chinato verso il basso. Mi soffermo a guardare i riflessi dorati dei suoi capelli. Rasati sulla nuca e poi sempre più lunghi verso la cima. E mi accorgo che sono stata troppo tempo ferma davanti alla porta, in silenzio. Quindi dovrei dire qualcosa, prima di uscire teatralmente dall'appartamento.
Ma non so se dovrei insultarlo o dirgli quello che provo o chissà cos'altro. Quindi faccio quello che ho sempre fatto, e che sembra essere ciò che meglio mi riesce nella vita: dico la prima cosa che mi viene in mente.
«Sai, Eric...» Modulo la voce per non sembrare affranta, ma non credo di esserci riuscita. «Penso che tu sia esattamente come i tuoi fottutissimi dadi. Un imbroglio.»
Non voglio sapere la sua reazione così mi affretto ad uscire. E mentre percorro i corridoi bui qualcosa mi appanna gli occhi.
Sono lacrime.






Note:
Eccomi qui, dopo un ritardo madornale! Vi prego di scusarmi!
La prima stesura del capitolo non mi convinceva assolutamente ma, anche grazie ai preziosissimi consigli di Kaimy 11,
sono riuscita a superare i blocchi vari e a migliorare le scene finchè non sono riuscita a renderle come volevo! Adesso mi sembra finalmente perfetto!
Quindi, per farmi perdonare, il capitolo è molto più lungo degli altri. Vi è piaciuto? Che ne pensate di Christina e di Eric? Sono due stupidi lo so U.U
Ma cercherò di mettere una buona parola per farli mettere insieme, se volete!

Bhè, vado a dedicarmi ai prossimi capitoli!

Ne approfitto di questo spazio per ringraziare tutte le lettrici che hanno inserito la storia nelle preferite e nelle seguite. Un ringraziamento speciale, invece, va a chi mi sta trasmettendo le proprie sensazioni sulla storia attraverso le recensioni. E grazie ancora alla bravissima Kaimy 11 di cui sto leggendo delle storie meravigliose. Passate anche da lei!!!

Un abbraccio,
MM


 

   
 
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