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Autore: Stella cadente    11/07/2015    6 recensioni
Francia, 1482:
Parigi è una città che nasconde mille segreti, mille storie, mille volti e mille intrecci.
Claudie Frollo è un giudice donna che tiene alla sua carriera più di ogni altra cosa al mondo.
Olympe de Chateaupers è una giovane ragazza da poco al servizio del giudice e, sebbene sia spavalda e forte, si sente sempre sottopressione sotto lo sguardo austero di quella donna cinica ed esigente.
Nina è una semplice ragazza di quindici anni, confinata nella cattedrale a causa di un inconfessabile segreto..
L’arrivo di Eymeric, un giovane ramingo gitano, sconvolgerà le vite di queste tre donne, in un modo diverso per ognuna.
Ma alla fine, di quali altri segreti sarà testimone Parigi?
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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XI.
Fuoco d’Inferno


 

Claudie

 


Il calore che avvertivo diramarsi nelle mie guance era violento. Bollente. 
Bruciante.
Era un fuoco che ormai mi aveva presa e mi teneva succube dello zingaro, del demonio, senza che io potessi dire o fare niente.
Ero completamente inerme. Totalmente, assurdamente sotto il suo volere.
E non dovevo esserlo.
«Come hai osato?» sbottai, allontanandomi.
Mi infuriai quando sentii la mia voce uscire molto più debole e incerta di quel che avrei voluto.
Lo zingaro mi guardava spaesato, come se non sapesse nemmeno lui perché avesse fatto quel gesto. Restammo immobili per qualche secondo, a guardarci l’un l’altra, senza che nessuno dei due dicesse qualcosa; di sottofondo si sentiva solo il crepitare del fuoco delle fiaccole che illuminavano quegli angusti sotterranei.
Avevo cercato di incanalare quell’assurdo desiderio nei suoi confronti in rabbia, vendetta per ciò che mi aveva fatto. Ma adesso sembrava non essere rimasto niente di tutto ciò; ero tanto attratta da lui quanto lo sarebbe stata una falena dalla luce, e non potevo far niente per negarlo.
Lui sembrava ammutolito, ma il suo sguardo scorreva piano su di me. Non capivo se i suoi occhi esprimessero disgusto o semplicemente sconvolgimento.
Lo osservai bene: era lì davanti a me, ed era ancora più bello di quel che mi ricordavo.
La tentazione era immensa. La tentazione di abbracciarlo e di ricambiare il bacio ancora una volta, con passione, con voglia e desiderio...
Il miscuglio di emozioni che mi si agitavano in petto era indefinibile. Inghiottii il nodo che mi si era stretto in gola con tenacia e mi ricomposi, chiudendomi di nuovo nel mio involucro di pietra fredda.
«Tu, zingaro» quella parola era così impregnata di disgusto che risuonò cupa anche alle mie orecchie «pagherai per questa insolenza» sibilai, a pochi centimetri dal suo viso.
«Guardie!» gridai poi, come a voler dare un ordine.
In un attimo, gli uomini del capitano di Montespan erano entrati nel sotterraneo ed avevano afferrato lo zingaro.
«Portatelo nei miei appartamenti al Palazzo di Giustizia. Devo fare una… chiacchieratina con lui, prima di decidere il da farsi» ordinai, sogghignando, mentre il gitano si dibatteva tra le forti braccia di un uomo grande e grosso appartenente all’esercito del capitano.
«A dopo, mio caro amico» sussurrai trionfante in direzione del ragazzo, che mi guardava con occhi di fuoco.
Uscii per prima dal sotterraneo e salii sulla mia carrozza, incitando Jean Pierre a recarsi al Palazzo di Giustizia il più in fretta possibile.
E, riparata dal pesante tendaggio, mi concessi un sospiro di preoccupazione.
 
 
Il Palazzo di Giustizia si ergeva davanti a me come una costruzione imponente, che mi guardava dall’alto coi suoi occhi austeri. Non mi aveva mai dato quell’impressione: per me era sempre stato sinonimo di casa. Invece adesso mi metteva una certa ansia addosso, come se già sapessi che, con lo zingaro, non sarei riuscita a mantenere il controllo una seconda volta.
Deglutii, intimorita: sentivo le mie sopracciglia aggrottarsi, disegnando sul mio volto un’evidente espressione di paura.
Era impossibile. Avevo già ucciso zingari, condannato streghe, stregoni ed eretici, imprigionato cittadini che avevano commesso reati… e ora, ora che avevo in pugno lui, quello zingaro, il giovane del tamburello?
Ora, ora che sentivo di non aver più la volontà per ucciderlo, che cosa avrei fatto?
Avevo atteso quel momento a lungo per eliminarlo del tutto; ma dove avrei trovato la forza per mettere un cappio intorno al collo di quella bellissima creatura, di quel diavolo tentatore che infestava ormai da tempo i miei pensieri?
Con che coraggio sarei andata avanti, dopo essermi privata di quell’essere così odiato eppure così necessario?
Che cosa faccio adesso?
«Ministro Frollo» mi riscosse la voce del capitano Montespan.
Voltai la testa in un gesto di innaturale calma, facendo del mio meglio per non dare a vedere tutti i miei tormenti.
«Sì?»
«Lo zingaro è stato condotto nei vostri appartamenti, signora. Lo abbiamo lasciato nella stanza dei ricevimenti» mi informò.
Accennai un sorriso.
«Ottimo» dissi, assumendo un’aria soddisfatta. «Vi ringrazio, capitano.»
Dentro di me, però, tremavo.
 

****
 

 
Mi avvicinavo alla stanza in modo quasi maniacale, silenziosa, come una pantera che sta per balzare su un’ignara gazzella.
Ero determinata a non lasciar intendere al gitano gli effetti che aveva su di me; ma più mi avvicinavo alla sala dei ricevimenti e più il mio cuore sembrava palpitare impazzito.
Feci un breve sospiro, come per darmi coraggio. Poi entrai, con un gesto teatrale ed elegante.
«Ebbene, eccoci di nuovo qui» esordii, con lo stesso tono leggermente ironico che avevo usato poco tempo prima. «Faccia a faccia. Dopo che tu hai osato... toccarmi.»
Non volevo dire quella parola. 
Baciarmi.
Il mio compito di giudice sarebbe andato a monte, e non potevo permetterlo.
«Dimmi, zingaro» feci, avvicinandomi. «Perché lo hai fatto?»
Lo zingaro Eymeric era di spalle di fronte al grande camino bianco della sontuosa sala, senza guardarmi negli occhi. Fissava il fuoco.
Il fuoco…
Mi sembrava di vedere quelle fiamme intorno a lui, a racchiuderlo come una culla infernale.
Non cedere.
Quando si voltò sentii il cuore tremarmi in modo violento.
I suoi occhi sembravano scavarmi fin dentro l’anima; quegli occhi ultraterreni che mi avevano già da troppo tempo stregata, quelle gemme verdi che infestavano i miei sogni tutte le notti.
«Ditemi una cosa.»
Che voce bellissima…
Anche se era impregnata di un coraggio decisamente sfacciato la trovai comunque rilassante, carezzevole, la voce di un angelo.
«Volete ancora arrestarmi?»
In un primo momento non capii il senso di quella domanda; poi una vampata di calore mi infiammò le vene. Stava insinuando che avessi apprezzato ciò che era successo nel sotterraneo?
«Che cosa vorresti insinuare?» diedi voce ai miei pensieri, sibilando furiosa.
«Rispondetemi» disse lui, sfacciato.
Sentii il cuore andarmi a battere furiosamente in gola.
«Perché mi avete portato qui e non direttamente nelle segrete? Avanti, rispondete» fece con rabbia.
«Perché voglio offrirti la possibilità di evitarle, mio caro amico» sottolineai le ultime parole con sarcasmo «ma se preferisci… » ghignai, inarcando un sopracciglio.
«Dove sta l’inganno?» replicò il ragazzo.
Sorrisi.
«Attraverserai comunque un periodo di reclusione, gitano. Solo che, anziché nelle segrete, che sono molto meno… accoglienti» dissi, noncurante. «Sconterai la tua pena qui. Accetterai di pentirti per avermi mancato di rispetto e di ammettere le tue colpe. A meno che, naturalmente, tu non preferisca una cella.»
Lui sembrò in difficoltà per un attimo talmente breve che mi convinsi di essermelo immaginato, perché quasi subito acquistò un’aria decisa che mi fece capire già cos’avrebbe detto.
“Piuttosto che passare del tempo con voi, preferisco le segrete, preferirei anche la morte!” mi sembrava già di udire.
Invece, dalla sua bocca uscì un semplice:
«Accetto.»
E da quel momento, capii che, tra noi, il condannato non era lui: ero io.

 



Ed ecco che, dopo cinque capitoli in cui l’abbiamo lasciata indietro, ritroviamo Claudie!
Dunque, sono convinta che anche questo capitolo vi abbia lasciati un pochino, come dire... smarriti. Ancora di più rispetto al precedente. Sbaglio?
Insomma, credo che in effetti la sensazione che dà sia proprio questa: vediamo che Frollo è sempre più rapita e che stenta a comportarsi come se disprezzasse il nostro Eymeric, mentre lo zingaro l’ha baciata – o almeno, ci ha provato, lol – e ora accetta di attraversare un periodo di reclusione nella sua residenza, ma continua comunque ad esserle ostile. Tutto ciò fa in modo che non si abbia un’idea precisa di ciò che sta succedendo, non trovate?
Perciò adesso vi chiedo: cosa pensate che succederà prossimamente? Secondo voi Eymeric ha in mente qualcosa?
Vi ringrazio come sempre per aver letto e mi auguro che questa sia stata per voi una buona lettura :D
Alla prossima,
Stella cadente

  
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