Un temporale autunnale si stava per abbattere su una ridente cittadina italiana affacciata sul mare.
Hermione era china su un libro particolarmente complicato di chimica, alzò il suo sguardo e guardò un punto non ben identificato dell’orizzonte. La stanza si affacciava sul mare; era stato quello il motivo che la aveva spinta a trasferirsi lì, oltre alla ricerca di un po’ di calma che sapeva di trovare in un posto dove non aveva mai abitato e dove nessuno la conosceva. L'acquazzone aveva iniziato a percuotere lo specchio d’acqua davanti a sé, e le prime gocce di acqua dolce toccavano la superficie fredda delle sue finestre. Hermione accorgendosi solo in quel momento della pioggia imminente corse sul balcone a ritirare i panni stesi e prese in braccio il suo gatto Grattastinchi, portandolo al coperto nella stanza calda.
Posò lo sguardo sulla camera: la libreria era piena di libri di chimica e biologia, insieme a diversi romanzi di James Joyce, Shakespeare e altri suoi autori preferiti. Non c’era nessuna traccia di magia in quella stanza, sembrava una comunissima camera di una universitaria, eccezion fatta per una foto che sovrastava la testata del suo letto: ritraeva lei in compagnia dei suoi due migliori amici, Harry Potter e Ron Weasley, mentre teneva a braccetto la sua migliore amica dai lunghi capelli rossi Ginny Weasley.
Quella foto appesa le faceva venire nostalgia: erano passati ormai tre anni da quando era stata scattata davanti alle macerie di Hogwarts appena finita la battaglia. Nessuno di loro sorrideva: si abbracciavano e consolavano a vicenda, i volti segnati dalla guerra appena finita, la tristezza negli occhi per le troppe perdite subite, lo sguardo di quattro adulti che avevano appena rischiato la loro vita per quella degli altri misto al terrore di perdere i propri amici faceva capolino sui loro volti poco più che adolescenti.
Hermione guardò la sé stessa della foto passare un braccio attorno alle spalle di Ginny e raccogliere una lacrima che le solcava la guancia.
Distolse lo sguardo da quella foto pronta a tornare su dei libri più concreti, un po’ per tenere la mente occupata e un po’ per non doversi porre la domanda che l’aveva attanagliata per quei tre anni: aveva fatto la scelta giusta?

Tre anni prima finita la battaglia di Hogwarts si era accasciata a terra piangendo incontrollata: aveva troppo dolore nel cuore. Quella guerra le aveva portato via i suoi genitori babbani. I Mangiamorte nonostante tutte le sue precauzioni erano riusciti a rintracciarli in Australia, e convinti che fossero a conoscenza del nascondiglio del trio li avevano torturati senza pietà. Quando si resero conto che erano vittime di un potente incantesimo di memoria e che non sarebbero riusciti a sapere niente da loro li avevano uccisi, più per divertimento che per necessità.
Hermione alla notizia era corsa piangendo nella sala Grande del castello, dimenticandosi che li avrebbe trovato i corpi di tutti i caduti della battaglia. La vista di Lupin e Tonks, appena diventati genitori, sdraiati sulla schiena lo sguardo vuoto e il calore che ormai era scomparso dai loro corpi le fece prendere la sua decisione: sarebbe tornata a vivere tra i Babbani,dove nessuno era a conoscenza di quello che aveva appena vissuto, nessuno le faceva congratulazioni o le faceva complimenti per quello che aveva fatto: lei sentiva di non meritarseli e voleva lasciarsi alle spalle qualsiasi dolore.
Per questo si trovava in quella camera, china su un libro di chimica: aveva deciso di seguire quel ramo della didattica universitaria, perché, inconsciamente le ricordava la sua materia preferita ad Hogwarts, pozioni. In fin dei conti non era tanto differente da quello che le aveva insegnato il Professor Piton: anche in quel modo si potevano stregare i sensi, ammaliare la mente, forse non mettere un freno alla morte, ma era tutto molto simile. I suoi occhi marroni erano puntati su una pagina piena zeppa di reazioni chimiche complicate, quando un rumore le fece sollevare lo sguardo dal tomo. Guardò verso la fonte del rumore e si trovò a fissare gli occhi ambrati di un maestoso gufo che la osservava dal vetro della finestra battendovi sopra insistentemente con il becco.
Hermione la aprí più per evitare di attirare l’attenzione dei vicini che per curiosità; prese la pergamena che le tendeva il bel gufo, e lo guardò librarsi nella tempesta che ormai si era abbattuta rumorosamente anche sul suo piccolo appartamento che divideva con altre tre ragazze. Infine, dopo un respiro profondo posò gli occhi sulla lettera che aveva in mano. Riconosceva la scrittura: era quella della sua migliore amica Ginny: la tentazione di leggere le parole di una delle persone che le mancavano più al mondo era forte, ma era anche altrettanto forte la consapevolezza che se le avesse lette non sarebbe riuscita a soffocare di nuovo il dolore di quegli anni appena trascorsi, che già era guardingo dentro di lei, aspettando di trovarla vulnerabile e di colpirla in pieno spezzandola. Sospeso la lettera per qualche altro minuto, poi fece la sua scelta: prese la lettera, aprì l’armadio della sua stanza, e la posò in cima alla pila già considerevole di lettere e libri di incantesimi che aveva archiviato.
Non aveva intenzione di riavere contatti con il mondo magico.
Ma non sapeva che Ginny aveva deciso per lei che le cose sarebbero cambiate dall’indomani.