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Autore: ThorinOakenshield    12/07/2015    4 recensioni
Che dire? Innanzitutto che non si tratta di uno slash! Questa è una storia a capitoli sul rapporto di amicizia che intercorre tra Bilbo e Thorin.
Mi sono presa molte licenze ed è la prima fanfiction che scrivo, quindi siate clementi! xD
Allora, le vicende si svolgono dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti e Thorin ha ottenuto il suo titolo di Re sotto la Montagna; Bilbo si è talmente affezionato ai nani che ha deciso di passare le vacanze a Erebor. Tutti i suoi amici sono entusiasti di questa decisione e, tra l'incoronazione di Thorin e vari festini, saranno tutti euforici e persi nella gioia del momento, ma qualcosa di terribile romperà l'incanto...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chiedo scusa per l'immenso ritardo! çwç Questa fanfiction sta diventando un incubo, non so più che inventarmi ma, fortunatamente, ho già in mente come fare il prossimo capitolo.
Vi avverto che ultimamemte non ho fantasia, quindi questo capitolo, come quello precedente, non è un granché xD. Ho voluto inserire una storia che riguarda l'ostilità che c'è tra Nani ed Elfi, molti di voi la conosceranno già ma, in caso contrario, godetevela, è interessante ;).
Ringrazio chi sta leggendo questa storia, in particolare Leila91, Innamoratahobbit96, Zury Watson e Daenerys21.
Vi adoro!
Un bacio
Lucri <3


La curiosità di Bilbo

La compagnia di orchi che faceva parte del battaglione comandato dall’ufficiale Alarr, stava tornando pesantemente alla tenda nell’oscura radura.
Brokk teneva il capo chinato verso il basso e i pugni stretti. Si vergognava. Bolg si era fidato di lui, esattamente come Azog aveva riposto la sua fiducia nella sua persona quand’era ancora vivo. Anche l’ufficiale del battaglione non aveva dubitato mai di lui, neanche un secondo; eppure adesso doveva ammettere che aveva fallito, doveva sopportare gli occhi di tutti puntati sulla sua armatura mentre confessava il fallimento. Lui, il grande combattente Brokk, che si faceva mettere nel sacco da solo due avversari. Ma non era solo l’umiliazione per la sconfitta che lo affliggeva, bensì anche il misterioso avversario invisibile. Aveva un brutto presentimento.
Non appena Alarr sentì l’inconfondibile passo di marcia dei suoi uomini, smise di lucidare la sua ascia ormai ben affilata. Alzò il naso dall’arma e si ritrovò davanti lo sguardo torvo del capitano.
Dorguz… zuranimid. Gelnakhanishim.” Padrone… li abbiamo persi. Siamo stati…
L’ufficiale digrignò i denti, rivelando le sue zanne sporche di sangue e affilate. “Sha nargiz ob-hakhtil. Nargiz khobdi… Rani Khozdil!” sbraitò alzandosi. Ciò che aveva detto significava: non voglio scuse. Ciò che voglio è la testa del Re dei Nani!
Murganish dum… Turim hag shad! Zorzor go-kairaz obguraniz” mentì il capitano della compagnia. Aveva mentito poiché le sue parole significavano: ci surclassavano nel numero… Non c’era nulla che potessimo fare! A malapena sono fuggito insieme alla mia vita. Brokk avrebbe preferito morire piuttosto che ammettere di essere stato messo nel sacco da solo un nano e un nemico invisibile. A questo proposito, subito dopo raccontò dell’avversario che non erano riusciti a vedere.
Alarr lo ascoltò con attenzione e, ad ogni parola, era sempre più nervoso. Ordinò ad un orco che gli stava accanto di mandare una lettera a Bolg, in cui gli riferiva ciò che gli aveva raccontato Brokk.
Dopo quell’imboscata deludente gli orchi erano ancora più intenzionati a prendere la testa del Re dei Nani, ma questa volta era la testa di un altro soggetto che bramavano di più.
 
Bilbo starnutì rumorosamente e si tastò l’interno delle tasche.
Thorin si voltò verso di lui con l’intento di chiedergli come stesse.
Lo hobbit gli fece un cenno con la mano, come per dirgli di non preoccuparsi. “Il pelo di cavallo, mi fa reazione.”
Ormai erano in vista delle Montagne Nebbiose e il signor Baggins era meravigliato: gli ricordavano tanto qualcosa…
Il nano notò il suo stupore. “Ti dicono niente?” gli chiese celando un sorrisetto soddisfatto e speranzoso.
“Sì” rispose lui a bocca aperta. “Sembrano le montagne di cui mi hai parlato nella tua storia, quella che mi hai raccontato quand’ero a letto.”
L’entusiasmo del Re sotto la Montagna si spense in un attimo. Per un momento aveva pensato che un briciolo di memoria fosse tornato nella mente del suo amico. Pensò che forse, tutto questo, fosse inutile, non aveva la certezza che, vedendo la Contea, Bilbo avrebbe ricordato ogni cosa. Chissà, magari avrebbe ricordato solo quello che era successo prima che tredici nani bussassero alla sua porta. Scacciò quel pensiero con stizza, scuotendo il capo. Non voleva neanche prendere in considerazione quell’eventualità.
“C’è qualcosa che non va?” Bilbo si sporse leggermente dal suo pony e osservò il suo migliore amico, preoccupato.
Thorin gli sorrise per rassicurarlo. “Tranquillo, è tutto a posto” mentì.
Dopo un attimo di esitazione, lo hobbit gli domandò: “Thorin, posso chiederti una cosa?”
Egli fece un grugnito di assenso.
Bilbo Baggins si mise comodo sul pony. “Quand’ero ad Erebor ho spesso sentito Dwalin lamentarsi degli elfi; molti nani lo fanno, ho notato. Come mai?” Era curioso di saperlo. Non aveva mai soddisfatto questa sua piccola curiosità, temeva di far arrabbiare i nani e ci aveva pensato molto prima di porgere questo quesito al nobile nano, poiché, tra tutti i nani brontoloni e irascibili, lui era di certo il peggiore.
Come aveva temuto, Thorin Scudodiquercia strinse nervosamente le redini e divenne scuro in volto. È vero: gli elfi e i nani si erano alleati nella Battaglia dei Cinque Eserciti e il sovrano di Erebor aveva stabilito una tregua con sire Thranduil, ma certi torti non si dimenticano e non è facile deporre le armi dopo così tanto tempo di ostilità.
Ma alla fine il nano sospirò pesantemente e rispose: “Un tempo il mio regno era stato preso da un drago, la mia gente era stata mandata prepotentemente via dalla loro casa, non avevamo un posto dove andare e molti nani erano gravemente feriti o troppo deboli per sopportare un pellegrinaggio. Di fronte a tutto questo scempio, gli elfi comandati da Thranduil rimasero impassibili e non mossero un dito per aiutarci.”
Lo hobbit aveva ascoltato assorto la risposta del nano. Lo invidiava per quel suo carisma, ogni volta che parlava pendeva dalle sue labbra, riusciva a farsi ascoltare sempre e comunque. Pensò che gli elfi si fossero comportati in modo egoista e giustificò l’odio che i nani covavano nei loro confronti.
Dopo che ebbe inghiottito la rabbia e la voglia di prendere a calci una roccia, Thorin alzò il capo. “Ma, ad essere più precisi, il disprezzo che aleggia tra nani ed elfi ha radici molto ma molto più antiche.”
Il signor Baggins si avvicinò col pony ancora di più al suo amico, in preda all’interesse. Gli piaceva ascoltare storie.
“L’ostilità tra elfi e nani esiste da quando i nani di Belegost e Nogrod incontrarono gli elfi di Thingol, Supremo Signore delle genti del Doriath.”
“Cosa accadde?” Bilbo lo guardò con occhi vivaci e luminosi.
Prima di parlare, il nano fece passare un po’ di tempo, tanto per far patire ancora un po’ il suo amico. Adorava vederlo col fiato sul collo, sembrava proprio un bambino a cui il padre stava raccontando la favola della buonanotte. “Thingol si era impossessato di uno dei Silmaril, una gemma magica, e chiamò una compagnia di nani per incastonarlo nella più bella collana mai esistita, la Nauglamir.
I nani fecero un ottimo lavoro e crearono la collana più bella che sia mai esistita nella Terra di Mezzo” narrò il nano, sorridendo ammirato. Si emozionava sempre quando si trattava dell’artigianato dei membri della sua razza, era fiero di essere un nano, una creatura capace di costruire oggetti di rara bellezza.
Il signor Baggins era sempre più interessato, sperò che il suo amico ci mettesse poco a continuare.
Il Re sotto la Montagna chinò il capo. “Thingol, per sottrarsi al pagamento, ordinò che i nani venissero uccisi nel Doriath. Solo due sopravvissero e si recarono nelle Montagne Azzurre per riferire l’accaduto” concluse rabbuiato. Al solo pensiero di quanto fossero stati meschini gli elfi si innervosiva e gli veniva voglia di urlare tutti gli insulti che conosceva in Khuzdul.
Bilbo era rimasto a bocca aperta e si ripeté quanto gli elfi fossero una razza subdola e falsa.

In realtà la storia che aveva narrato Thorin era errata, poiché i nani erano rimasti incantati dalla Nauglamir e si erano rifiutati di consegnarla al Re degli Elfi, il quale si era arrabbiato e li aveva ordinato di andarsene dal Doriath, ma i nani lo uccisero, dando inizio così alla famosa ostilità tra le due razze.

Ma nessun membro della razza nanica conosceva questa versione.
Senza neanche accorgersene, i due amici erano già giunti al punto in cui si erano arrampicati sugli alberi per sfuggire ai Mannari, molti mesi fa.
Quel luogo era portatore di brutti ricordi, per Thorin, visto che lì era quasi morto e aveva scoperto che Azog era ancora vivo.
Bilbo invece ebbe una visione. Rammentò per un secondo un pezzo del sogno che aveva fatto prima si svegliarsi in quella stanza misteriosa e sconosciuta.
 
Urlava, urlava dal dolore.
Si sentiva come se fosse lui tra le fauci del Mannaro e non il capo della Compagnia, il Re, la sua guida.
Il mostro gettò il nano a terra e poco tempo dopo un orco si avvicinò per tagliargli la testa.
No! Non poteva morire, non doveva morire. Senza pensarci un attimo, l’esserino sfoderò la spada e guardò preoccupato la sua preda. Aveva paura, ma quella cosa andava fatta.
 
Bilbo Baggins si riscosse e cercò di ricordare quel particolare del sogno, ma esso svanì così velocemente com’era venuto.
Lo hobbit si sforzò di far riaffiorare alla mente quel ricordo, ma era tutto inutile. I suoi tentativi si interruppero quando Thorin lo bloccò con il braccio e gli intimò di fare silenzio.


 

   
 
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