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Autore: Faith_03    12/07/2015    1 recensioni
"Il cuore, e il corpo, di un nano sono pieni di cicatrici e per non far sì che il dolore prevalga in noi, non dobbiamo mai arrenderci…"
Storia inventata su due personaggi Tolkeniani più amati nel libro dello Hobbit e grazie al regista Neo Zelandese hanno entrambi un volto a cui mi sono subito affezionata e dato loro una storia alle spalle prima della grande impresa per la riconquista del regno dello zio.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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21) E Unione Sia

Dopo alcuni giorni di continue medicine date con il pane, Fili s'indebolì e svenne nella sua cella, Dwalin gli aprì la porta e lo portò di peso a casa sua, lì finalmente
poterono curarlo meglio, fasciargli delle ferite ma lasciando in pace la spina nella schiena.
L'indomani Fili inizia a riprendersi:
 “Kili... Mamma.... Dove siete?...”
 “Fratello... - Kili gli era vicino anche lì - Fratello sono qui.”
gli prese la mano, la sua voce era assonnata.
Fili si volta verso il fratello con gli occhi socchiusi:
 “Kili sei tu...”
 “Sì, sì Fili, sono io... Sei a casa ora...”
lo rassicurò il fratellino moro.
Alcune lacrime si formarono ai bordi degli occhi azzurro cielo:
 “Kili, perdo... Nami...Perdonami non .... Non...”
 “Non ci pensare...  - lo bloccò il fratello moro - Non eri in te...”
 “Non dovevo dirti quelle brutte cose, sono ... Un pessimo fratello. Dovevi uccidermi dovevo morire ho…”
 “E lasciare Eveler da sola? Dopo tutto quello che ha passato”
Kili cercò di farlo ragionare ricordandogli la persona più importante per lui:
 “Ho... Oltraggiato lo zio – confessò Fili - e .. La memoria di papà... Ho insultato
lo zio pesantemente.”
 “Lui ti vuole bene come un figlio...
Non te la farebbe mai pesare.”
Fili prova a mettersi seduto ma Kili lo aiutò:
 “Tu dici?”
 “Sì... Ti ho mai detto bugie?”
 “No, sei molto saggio, fratello.”
gli confessò Fili, Kili sorrise:
 “E tu sei il fratello migliore del mondo, l'unico che ho avuto la fortuna d'incontrare...”
Si strinsero la mano come a volte facevano per incoraggiarsi.
 “Mi dispiace per la prima volta che sono venuto a trovarti...”
 “No, ero io che non ragionavo.”
disse il fratello biondo.
 “Sinceramente avrei voluto liberarti... Ah Fili, dimmi una cosa...”
 “Dimmi”
Kili lo guardò dritto negli occhi:
 “Le pensi davvero tutte quelle cose che hai detto?”
Fili subito lo abbracciò anche se aveva dolore dappertutto:
 “No Mai... Io ti voglio troppo bene...”
Kili vide che i suoi occhi erano lucidi, veramente lucidi, dopo giorni di color veleno.
 “Ti credo Fili, - rispose il fratello moro – credo che finalmente sei in te e sei tornato.”
Fili sospirò soddisfatto e si risdraiò sul cuscino:
 “Grazie... Grazie Kili... Non sai che bello essere di nuovo qui, nella mia stanza,
nel mio letto... E la cosa che mi tranquillizza di più, è che sei stato al mio fianco.”
Kili lo guardò:
 “È il minimo che possa fare...”
sorrise gentilmente, proprio come faceva il padre.
 “Sai che ti dico? Ho fame, andiamo a dire a mamma se... - ma Fili si bloccò –
Mamma.... Oh cavolo! Lei lo sa?”
a Kili scomparve il sorriso dalla faccia:
 “Sì... Ma è stata dura...”
 “Non vorrà più guardarmi in faccia, immagino.”
 “Per ora ti conviene andarci piano, non insisterei tanto se fossi in te, altrimenti ti dimenticheresti di come si mettono via i piatti...”
Fili sorrise. Poi chiese al fratello:
 “Mi andresti a prendere qualcosa da mangiare?”
Prima di andare in cucina Kili si sentiva di dire un'ultima cosa al fratello biondo:
 “Fratello, io non vorrei insistere ma, se stai veramente bene... Ti prego, te la fai togliere quella spina? Ormai è entrata in profondità... Non voglio che ti resti
niente di questo brutto “momento”.”
 “Va bene.”
accettò Fili, nonostante sapesse quello che gli sarebbe aspettato.
Kili tira un sospiro di sollievo:
 “Grazie... Allora posso avvertire Oin?”
Fili annuì.
 “Va bene, allora ti porto qualcosa e poi vado.”
 “Grazie... – ma poi ricordò una cosa – Aspetta.”
Il fratello moro si fermò e guardò il fratello biondo ancora:
 “Come ha fatto Everel a sapere che ero lì?”
Kili distolse il suo sguardo come se fosse preoccupato, o peggio, spaventato e Fili riconosceva quello sguardo:
 “Kili?”
il suo tono era spaventato. 
 “È stata colpa mia… Le l’ho detto io…”
sospirò di sollievo perché non aveva fatto nulla di male. Meglio da lui che da qualcun altro.
Mentre il fratello biondo mangiava quello moro gli raccontò cosa successe il giorno dopo che Kili lo andò a trovare:

Solo, davanti alla distesa verde, Kili era seduto su un masso anche se i suoi pensieri erano rimasti nella prigione con il fratello. Impugnò il suo violino e iniziò a suonare una melodia triste. Ma non si accorse di non era solo.
Qualcuno, anzi qualcuna, gli si avvicina sempre più e lo salutò:
 “EHI, COMBINA GUAI !!!” 
gli diede un pugno sulla spalla e Kili cadde a terra senza obbiettare per quanto triste depresso Kili fosse. Si alzò e si diede una ripulita:
 “Ciao Eveler.”
salutò senza entusiasmo, la nana notò subito che qualcosa non andava. 
 “Cos'è successo?! Ti hanno rotto l'arco? Che succede compare ?! E cos'è
quella faccia?!”
Eveler capì che era successo qualcosa di grave ma ancora non sapeva cosa.
Preoccupata chiese: 
 “Senti, dimmi tutto e... Dov'è Fili?!”
Kili provò a dire qualcosa:
 “Fili… Fili è…” 
ma non ci riuscì, saperlo l’ha dentro era ancora troppo pesante da mandare giù:
 “Fili è cosa? Kili parla per favore.”
disse con tono agitato la fidanzata del fratello.
Kili scosse la testa: 
 “No... Non posso dirtelo...”
 “Parla!... Cos’è successo?!”
Capì subito che in queste condizioni non poteva fare nulla provò a rassicurarlo prima:
 “Kili ascoltami e guardami negli occhi – entrambi lo fecero - è normale che un aspirante guerriero come te sia così rattristato per qualcosa ma in nome della 
nostra amicizia, devi dirmi cos’è successo a Fili.”
Kili continuò il suo silenzio e la nana passò alle maniere forti:
 “Se non me lo dirai tu, vado a cercarlo da sola.”
fece cenno di andarsene ma:
 “Non lo troverai mai... Eveler non andare.... – stavolta fu lei a non ascoltare perché non diede retta al nano e Kili gridò di rimando:
 “EVEREL!!!”
 “Che c'è ancora, che vuoi?! Non c'è tempo da perdere… Fili potrebbe essere in pericolo…”
Tra le lacrime Kili risponde:
 “Non lo troverai...”
 “Dove, allora... Dimmi dov'è… Kili ti prego.”
Kili strinse i pugni per la rabbia e la tristezza, la nana si riavvicinò a Kili e lo prese per le spalle:
 “Parla Kili.”
aveva come un tono tra l'angosciato e arrabbiato, voleva tanto dargli una "scossa" per farlo parlare ma si sentiva bloccata non sapendo ancora bene il perché.
Ma poi le venne il mente il pensiero più brutto di tutti:   
 “Non mi dirai che Fili... Il mio Fili è... Morto?!”
Kili s'inginocchiò: 
 “No… È… In prigione...”
Sentire la parola “Prigione” anche lei imitò il nano disperata:
 “No… No… NO !!!”
scossando ripetutamente la testa. Sentire che il suo adorato era in una fredda prigione era come vivere un incubo.
Kili la guardò e tentò di avvicinarsi a lei:
 “Mi dispiace Everel…”
 “Chi l'ha portato là dentro?”  
chiese tra i singhiozzi:
 “Sono stati quegli infimi degli orchi?”
 “No... Non sono stati loro… È complicato…”
Cercò di calmarsi, almeno non era con quegli esseri:
 “Senti Kili, se tu non mi dirai niente… Vado dritta da tuo zio. - si alzò decisa asciugandosi le lacrime - Lui saprà spiegarmi meglio.”
A quelle parole, Kili fece uno scatto come quello che fece il fratello a lui e le afferrò il braccio, lei protestò: 
 “Lasciami Kili !”
 “Va bene... Va bene... Ti spiegherò io ogni cosa solo... Solo aspetta che mi riprendo un attimo.”
Lei lo guardò con occhi ansiosi e co un velo di angoscia:
 “Se davvero mi vuoi bene non tralasciare i particolari, voglio sapere tutto del mio.... Fili.”
 “Se lo avessi saputo avrei preferito rompere il mio arco che fare la spedizione così.”
il fratello le raccontò tutto quello che successe nei due giorni prima. 
Gli sembrava fossero passati secoli e invece solo due tristi e lenti giorni. Everel si sentì gelare l’anima, e continuò a scuotere la testa e a coprirsi il volto
con le mani, quel suo lato femminile stupì parecchio Kili e da lì capì quando la nana tatuatrice amasse il fratello:
 “Te l'avevo detto… È  stato durissimo e lo è anche adesso stargli lontano…”
 “Voglio vederlo, questo devi concedermelo… Ti prego Kili, portami d lui.”
 “No... Non posso permettertelo… Non ancora.”
Al rifiuto si sentì di nuovo arrabbiare:
 “Cosa!? Non puoi impedirmelo di certo tu… A me non farebbe mai del male. Ne sono assolutamente certa !”
Kili non voleva arrivare a tanto ma le mostrò una cosa che le aveva anche detto:
 “Guarda qui. - gli mostrò il graffio sul collo -Mi ha puntato il suo coltello al 
collo, IL SUO COLTELLO.”
Eveler sgranò gli occhi ricordandosi di quello che gli aveva detto, 
 “Quel coltello, il suo... Inseparabile?”
chiese lei. “Inseparabile” era il nomignolo che Fili aveva dato alla sua prima fidata arma che costruì dopo aver scoperti i coltellini:
 “Sì, quella... E sai perché lo ha fatto? Perché gli ero vicino… Ero l'unico che gli è stato vicino quando tutti gli altri invece mi dicevano di allontanarmi. E mi ha
anche accusato di essere un traditore. Lui a me !!!”
 “Giuro che quando mi capita tra le mani gliene dico quattro a tuo fratello… Ma Oin ha trovato un modo per calmarlo? Non so qualche mistura?”
 “Sì ma non so se sta facendo effetto.”
La nana rabbrividì che il suo “zio” curatore non avesse trovato una cura giusta, era il migliore nel villaggio, doveva riuscirci, lo doveva per Fili. Alcune lacrime scesero dai suoi occhi e Kili reagì:
 “Visto?! Non te lo dovevo dire...”
 “No è giusto così. – se le asciugò - E ora... Credo di essere pronta e… Farò di più. Chiederò a tuo zio di liberarlo. Per me è l'unico modo per dimostrare il mio amore per lui.”
 “Ci ho provato pure io ma non sta bene... potrebbe fare del male a qualcuno in queste condizioni – confessò Kili - pensi che per me sia facile starmene seduto
qui a controllare le pecore?”
 “No, perché tu non agisci allora lo farò io. Non cambio idea, sono determinata ad andare.”
Eveler si voltò in direzione del villaggio, il regno di Thorin.
 “Mi offendi anche tu ora?”
le fece notare il nano moro ormai stanco di sentirsi circuito per il suo aspetto anche se da quando aveva sconfitto il lupo, e da quando aveva perso la ragazza, 
nessuno gli diceva più niente di offensivo. Persino dopo essere stato anche lui in prigione.
“Io ti ho detto che se avessi potuto non sarebbe nemmeno lì se è dentro è per  il suo bene ed il bene del villaggio... Anche mamma e lo zio Thorin lo vorrebbero
fuori ma non può!!! sta male, non è se stesso e se ha fatto questo a me non so cosa potrebbe fare a te....”
Era la prima volt che Eveler vedeva tanta determinazione in Kili e dopo lo sfogo si voltò verso il gregge:
 “Scusa... Non volevo dirti quelle cose.... Mi dispiace.”
e prese il suo violino.
 “Kili, se non accettassi la verità, non sarei degna di lui, e quindi seguirò il tuo consiglio ma non so se tra cinque minuti sarò della stessa idea.”
lo avvertì testarda com’è. 
Kili sospirò non guardandola ma senza nemmeno suonare il suo strumento:
 “Sinceramente, anche lo zio ieri mi ha detto di non andare la prima volta ma ci sono andata lo stesso… È stato peggio di quando l'hanno messo dentro...”
La nana cognata non lo sapeva ma altre lacrime riempirono i grandi occhi scuri del nano:
 “Come mai? Ti ha aggredito di nuovo?”
 “No... Mi ha fatto pena... Lo volevo liberare. Ma anche solo il fatto che non si ricordava di una cosa molto importante per me...”
 “Cioè?”
Kili raccontò del sacchetto con la stemma della famiglia di Durin, quella della mamma, dello zio e di Frerin che non c’era più. Ricordò di quando ritornò dalla sua prima spedizione da solo e di quando Fili gli regalò proprio quell’oggetto e che da allora se lo portava sempre dietro perchè era troppo importante per lui.
Ma quando Thorin e Oin ritrovarono Fili in quelle condizioni quel sacchetto era con lui ma pieno e sporco di poltiglia di quelle bacche maledette.
 “Come mai lo aveva lui?”
Chiese gentilmente la nana ancora avvicinandosi al nano ma senza guardarlo in faccia, quasi come sapesse cosa stava facendo Kili:
 “Non lo so... Quando gliel'ho chiesto si ricordava solo una cosa, che dentro di esso c'erano quelle maledette bacche e lo rivoleva...”
 “Capisco. - sospirò - Cosa possiamo fare ora?”
 “Non lo so... Non ne ho idea...”
altre lacrime rigarono le sue guance ma Kili non fece niente per fermarle.
Poi, come l’aveva avvertito, la nana cambiò idea:
 “Kili… Sto male, non posso aspettare… Ascolta, magari se mi vede... Insomma, potrebbe anche riconoscermi? Non credi?”
 “Di riconoscerti, ti riconoscere, ma non voglio che stai male se dopo inizia a dare di matto... Spero che gli passerà questa malattia se devo chiamarla così.”
 “Almeno fammi provare… Se fa come dici tu me ne vado… Mi sento in  trappola…”
 “Non dirlo a me... Mi sento anch'io in prigione come lui.”

Alla fine del racconto Fili si sentì in colpa per tutto quello che aveva fatto, ancora non si ricordava bene perché avesse il suo sacchetto e sapere di aver
fatto soffrire in quel modo il fratellino non lo aiutò per niente. Non si sentiva il migliore dei fratelli per aver fatto quel gesto ed era caduto in una stupida tentazione:
 “Mi dispiace Kili… Non so come giustificarmi ma di parole giuste… Non ce ne
sono mai…”
 “Sta tranquillo Fili. Non ce n’è più bisogno ormai, stai bene e sei tornato a casa e Everel ti ama ancora… Questo è l’importante.”
lo rassicurò Kili e prese il piatto del fratello quando finì di mangiare e lo lasciò
riposare mentre andò a casa del nano curatore anche se prima aveva un’altra questione urgente da fare. 
Quella notte, mentre le nane e i nani bambini dormivano, anche Fili finalmente nel suo amato letto, tutti i nani andarono a cercare di notte questi rovi con
ordini precisi, trovarli, estirparli alla radice e portarli fuori da paese.
Si trovarono tutti nello spiazzo dove mesi fa scomparirono le figlie di Bofur, ammucchiarono i rovi uno sopra l’altro formano una montagna pieno di spine appuntite e gli diedero fuoco. 
Quando estirparono la pianta dal terreno le bacche, da colorate e invitanti, si raggrinzirono subito come per rivelarsi per quelle che sono veramente, velenose
e nere.
Tutti i nani gioirono come in festa mentre Thorin osservava senza parole e con le solite braccia incrociate e la sua faccia era la solita maschera anche alla luce  del calore del fuoco e tra tutti quei nani c’era anche il nipote minore.
Sembrava diverso e per la prima volta era serio vedendo quel fuoco alto quanto un albero, come un automa si avvicinò alla base  di esso, vide più da vicino i rami
bruciare, prese dalla tasca il suo sacchetto ancora sporco e forse ancora pieno di quelle bacche, quelle avevano rovinato tutto e nessun altro doveva finire nelle
stesse condizioni del fratello maggiore, doveva finire lì. Buttò anche il suo sacchetto e lo vide bruciare in tutto quel rogo. Era la fine.       
Per fortuna il mattino del giorno successivo Oin ebbe l'opportunità di aiutare il principe biondo:
 “AHIOOO !!!! Oin mi fai male…”
Si lamentò Fili nella casa del nano curatore:
 “Capita, per un nano che è troppo testardo per togliersela subito.”
lo punzecchiò Oin, Kili, in ginocchio davanti a Fili, lo fulminò con lo sguardo dalla spalla del fratello.
 “Sì HO CAPITO – urlò Fili - MA FA MA- LE...”
 “Sta fermo, è entrata in profondità, è come se facesse parte di te ora.”
lo avvertì Oin mentre apriva e puliva la ferita con il suo grembiule bianco, sembrava un macellaio.
 “Kili, diglielo che mi fa male...”
lo informò Fili come se il nano non lo sentisse oltre le sue urla, Kili cercò di distrarlo:
 “Fili, Fili guarda me, pensa a Everel...”
 “Va bene...”
disse a denti stretti per il dolore.
 “Pensa che quando tornerà riprenderai a fare la vita che avevi prima...”
 “Sì... Hai ragione...”
Kili continuò a parlargli mentre Fili soffriva le pene dell'inferno:
 “Pensa alle spedizioni che abbiamo fatto insieme da bambini, alle uscite alla locanda, dove vi siete visti la prima volta… Te lo ricordi?”
 “Sì... Certo che... Lo ricordo... Nnnnnnh”
non riusciva a stare fermo sullo sgabello, aveva anche voglia di tirare dei calci ma davanti a lui c'era il fratello e non voleva fargli male.
 “Com'era? Dimmelo... Dimmelo di nuovo.”
Oin interruppe il loro discorso:
 “Eccola, la vedo...”
e cercò di afferrarla, per la sfortuna di Fili che ora era proprio intrattabile:
 “AGGGHHHHH AHAAAGGGGGG !!!”
 “FILI STRINGIMI LE MANI !!!”
Kili gridò per farsi sentire dal fratello e da come gliele strinse intuì che lo avesse sentito.  
 “GUARDAMI !!!”
Digrignando i denti Fili riuscì ad aprire un solo occhio, quel colore così azzurro era mancato tanto a Kili:
 “Fa... MALE !!!”
Fili soffriva moltissimo e Kili con lui,
 “Lo so, lo so che fa male, ma tutto sarà finito, fidati di me...”
Fili gridò di nuovo e scalpitò come un cavallo:
 “OIN !!!”
Gridò Kili per velocizzare le cose:
 “La sto prendendo.”
rassicurò Oin.
 “Ohhhhhh – rispose Kili esasperato e riguardò il fratello - Va tutto bene...”
 “AAAAAHHHHHGGGGGGGGG !!!”
Fili era tentennante, stava per perdere i sensi dal troppo dolore ma restò nello stesso momento cosciente:
 “No... Non adesso.... FILI !!!!”
Il fratello cercò di non farlo svenire del tutto, il respiro diventò più affannoso.
 “Dai, è quasi fatta, manca poco... Per favore resisti !!!”
 “Io..... Non ci... Ries....”
Fili era sempre più debole poi Oin disse la frase che aspettavano:
 “L'ho afferrata, ora la tiro fuori....”
 “Fa.... Presto.... Oin... Sto ... Per... Grrrr.”
 “Eccola! È fuori...”
annunciò Oin. Dopo ore di agonia Fili si rilassò:
 “Kili... Non... Mi... sento tanto bene...”
 “Sono qui fratello... va tutto bene, è finita.... È veramente finita.”
 “Sì....S...”
stette per crollare in avanti ma Kili lo resse, lo rimise seduto e aiutò Oin a chiudere quella ferita sulla schiena sempre reggendo il fratello.
Si parò molto del falò ma non della malattia che ebbe il giovane Fili, nemmeno gli parlavano più alle spalle solo perché lo zio Thorin era riuscito a parlare al
popolo dicendo che Fili si era ammalata a causa di un rovo che bisognava trovare ed eliminare come un nemico in modo che più nessuno potesse ammalarsi come 
suo nipote e per fortuna venne ascoltato senza dire cattiverie o false ipotesi.
Il nipote biondo continuò a fare la sua vita di sempre insieme alla sua ragazza e quando una sera, precisamente l’ultimo dell’anno, il nano biondo stava sempre sul palco a suonare insieme al fratello e ad altri nani che suonavano per festeggiare l’anno nuovo.
Fili suonava con energia quasi non avesse avuto né male alla spalla per via della spina e né per quello che successe in generale, nessuno gli parlò più alle spalle e
lui si sentiva il nano più fortunato del mondo. 
Mentre suonava il suo violino e cantava vedeva la sua Everel in prima fila che lo guardava esibirsi come quella volta in cui scappò ma ora era lì e restò fino quasi
alla fine se non fosse che lo chiamò a grandi polmoni:
 “FILI !!!”
Il nano binodo capì e guardò il fratello:
 “TIENILI CALDI PER ME, KILI.”
Dopo il consenso del fratello moro, Fili smise di
suonare, scese dal palco e seguì la sua nana prendendola per mano e al loro passaggio i nani li fecero passare.
Ancora con il violino in mano si recarono nel lago segreto con una torcia, che poi piantò per terraper far luce anche se la luna li aiutò anche e lì si misero a ballare felici come non mai e Fili lo era. Era felice per davvero e amava la sua nana fino alle stelle.
Anche se il quel posto non c’era la musica si misero a ballare e a cantare tra di loro sereni e tranquilli svegliando però le lucciole che si misero a volare intorno a loro come tante piccole stelle poi successe.
Fili fermò il momento di felicità e davanti alla luna s’inchinò chiedendole la mano:
 “Everel, gioia della mia vita… Vorresti unirti a me e passare insieme tutto il resto della nostra vita e diventare un giorno… La mia regina?”
il nano era molto emozionato soprattutto per l’ultima parte di frase, gli  tramavano le mani ma solo per la felicità di essere lì con lei e chiederle di 
formare una famiglia insieme. Solo lui e lei.  
Everel sorrise alla dichiarazione in quella notte così bella e in una molto speciale, prese il suo viso tra le sue mani e anche lei rispose:
 “Sì Fili… Voglio unirmi a te e io mi sento già la tua regina e tu sei sempre il mio re… Anche senza corona in testa.”
Quella risposta bastò al giovane nano e infatti si diedero un lungo e dolce bacio come per confermare il loro voto d’amore e per entrambi quel bacio fu il più 
bello del mondo.
Ovviamente però, prima di unirsi Fili doveva cercare una casa, non potevano vivere a casa di sua madre o in quella della famiglia di Bertha e Gloin, assolutamente.
Tutti i nani che si univano dovevano vivere  per conto loro e in questo compito Fili venne aiutato dal fratello ma quest’ultimo non era ancora molto entusiasta:
 “Questa mi sembra perfetta, ha proprio tutto.”
Il nano biondo stava controllando l’ennesima casa abbandonata nel villaggio e nessuna famiglia era andata ad abitarci, infatti c’era polvere su polvere
dappertutto, pareti e stanze erano vuote e anche un odore di chiuso che però non fece perdere d’animo il giovane nano con i baffi intrecciati.  
 “Dovremmo un po’ metterla a posto perché c’è tanto lavoro da fare in effetti 
ma so che col tuo aiuto che la dovremmo fare… Tu che ne pensi Kili?”
Si accorse però in quel momento che il fratello era rimasto in una stanza da solo, in silenzio senza parlare e né esprimersi e come al solito questo 
comportamento suo fece preoccupare il fratello maggiore:
 “Kili?”
Il nano moro tornò alla realtà, o fece finta?, e rispose girando un po’ la testa 
guardandolo con un occhio:
 “Dicevi, scusa?”
Sorrise entrando nella stanza con lui pensando che fosse tutto a posto:
 “Questa casa mi sembra perfetta per creare una nuova vita, una famiglia…Tutto.”
mentre Fili camminava a cinque centimetri da quel pavimento, Kili si sentiva a disagio: 
 “Sì… È vero…”
disse senza entusiasmo, e allora il fratello se ne accorse:
 “Fratello mio, non sei entusiasta come al solito.”
il fratello arciere distolse del tutto lo guardo e gli diede le spalle:
 “E me lo dici anche?! Ora tutto cambierà, di nuovo…”
 “Sei invidioso per caso?”
chiese un po’ nervoso e gli mise una mano sulla spalla per farlo girare e guardarlo negli occhi che scoprì dopo essere lucidi e Fili si bloccò:
 “Fratello mio… Che ti prende?”
 Il nano moro sospirò varie volte:
 “Su di te… Niente Fili… te lo giuro… Solo che vorrei… – si guardò intorno a guardare la casa – Provare la stessa… Sensazione ma non… Non posso… - si coprì il volto – Ora tu andrai via e resterò… Da solo… Io non ho nessuno con cui…Nessuno…”
Si vergognò di quello che aveva appena detto, di sicuro il fratello ora lo odiava e non poco ma quel momento di sfogo se lo sentiva da tanto nel cuore e più ci 
pensava più stava male. Lui non voleva una nana qualsiasi, non voleva una vita così.
Il fratello lo abbracciò forte facendo rimanere sorpreso Kili:
 “Fratello mio… Lo so cosa provi…”
 “No.. non lo sai, Fili.”
Rispose duramente Kili e cercò anche di separarsi ma Fili non glielo permise:
 “Non me ne andrò a vivere in un altro villaggio… Ti prometto che anche se non staremo più nella stessa casa, per te ci sarò per sempre… Sei il mio
unico fratello. E non dire che queste cose come “Non so cosa provi” perché entrambi ne abbiamo passati di momenti brutti e ora è arrivato il
momenti brutti e ora è il tempo di cambiare le cose ma per il meglio.”
Il fratello moro cercò di calmarsi sentendo le sue parole e poi lo abbracciò piangendo di nascosto:
 “Pensa sempre alle mie parole, tu sei forte Kili, possiamo sempre cambiare il nostro destino e anche tu ci sei riuscito quella volta del lupo, ricordi? Per non
parlare dell’elfo… Sono cose che hai fatto da solo e hai lottato proprio come ho fatto io… Non devi mai arrenderti fratello mio… Sei un guerriero… Lo siamo
entrambi. Non devi mai arrenderti… La felicità arriva per tutti prima o poi.”
Da tempo diceva quelle parole per tranquillizzare il fratello ma riprendersi da quel dolore non era facile per niente e anche Fili ne soffriva ancora ma non per
lui ma per due genitori che erano rimasti da soli.
 “Te la senti di venire all’unione?”
 “Sì Fili – si asciugò gli occhi – non me lo perderei per nulla al mondo.”
Disse sicuro e sincero e ricordandosi che lo faceva per lui.
Alla loro unione vennero invitati tutti gli abitanti del villaggio, essa veniva svolta all’aperto in piena piazza che era abbellita per il grande giorno.
Ogni volta che c’era una di queste ricorrenze Thorin ricordava quelle nella montagna solitaria non solo per il padre e la sua nana, che sognava ogni notte tenendoseli per sé, ma anche perché alcuni giorni fa ricevette una  lettera con su scritto che in essa forse non c’era più alcun pericolo perché quella creatura alata e sputafuoco sembrava essersene andata del tutto e da parecchio tempo anche. 
Alla notizia lui non seppe se ridere o piangere, era una notizia che mai pensava di ricevere, controllando sempre prima che non fosse l’ennesima trappola ma 
con questo uomo da Pontelagolungo si erano già scritti da tempo sempre per via del padre disperso. 
Forse questo era un segno… Forse c’era una speranza per tornare alla sua terra natia… Forse veramente il drago era andato via dopo averli “sfrattati” e ora era 
scomparso anche lui.
Doveva fare qualcosa, forse poteva organizzare un’impresa di recupero della sua casa se la lettera diceva il vero ma prima doveva, e voleva, unire il primo
nipote.
Anche per i nani c’era la regola di vestirsi di bianco per le nane ma Everel volle indossare anche qualcosa di blu come gli occhi del suo nano sposo.
Fili era vestito di rosso porpora come lo zio che lo guardava con occhi pieni di orgoglio:
 “Ti senti pronto, Fili?”
Il nano annuì più emozionato che mai:
 “Sì zio. Non vedevo l’ora che arrivasse questo momento.”
Gli occhi di entrambi erano lucidi e quel giorno anche Kili era più tranquillo ed era l’unico testimone del fratello biondo, all’arrivo di Everel i nani la fecero 
passare come successe alla notte dell’anno nuovo e l’unione ebbe inizio dopo che Gloin consegnò la mano della nana.

 
   
 
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