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Autore: lunette864    13/07/2015    1 recensioni
Nessuno osa parlare. Nessuno osa protestare. Sono tutti costretti a seguire le regole di un gioco macabro, che all'apparenza risulta innocuo. Chris riunisce tutti i concorrenti di A Tutto Reality: L'isola (aggiungendo Alejandro e Sierra) davanti alla foresta oscura.
Tutti hanno in comune una cosa: il loro passato contiene qualcosa di orribile, qualcosa che nessun adolescente normale immaginerebbe. Tutto ciò verrà usato contro di loro da Morgana, l'organizzatrice di tutto questo. Chi riuscirà ad avere la meglio su tutto questo?
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris McLean, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale
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{Duncan}
Queste sono le ultime ore che passo nella mia cella, prima di essere processato. E sono già a pezzi. C'è un televisore e hanno appena trasmesso il notiziario: a quanto pare due prigionieri, Courtney e Alejandro, hanno tentato la fuga buttandosi in mare e sono dati per dispersi, quasi sicuramente morti. Com’è successo? Mi sento in colpa, non ero lì con lei e non ho potuto proteggerla come mi ero ripromesso in precedenza. Chissà che fine hanno fatto. Mi chiedo anche gli altri dove siano finiti e se gli altri concorrenti del Reality siano stati sputtanati da quella coppia di maledetti. Chris e Morgana…erano d’accordo fin dall’inizio, non capisco perché ci odino così tanto e perché ci abbiano fatto cacciare in questo guaio. ­­­Per la prima volta ho paura, ho paura che tutto possa finire male e che non me ne accorga nemmeno. Sento delle urla nelle altre celle, mi sembra comprensibile visto che siamo tutti condannati a morte certa: i processi sono solo una copertura per far credere che siamo stati condannati secondo la legge, ma non è così. Da qui non si esce mai vivi. Ho sentito tanti lupi mannari, vampiri e streghe urlare tra le fiamme pietà e maledizioni, è una scena raccapricciante. Tutto a un tratto entra la guardia con due persone:
–Questi sono i tuoi compagni di cella per le prossime cinque ore, dopodiché passeremo al tuo processo.– Disse l’uomo prima di buttare i due dentro senza troppi complimenti.
I due mi guardano un po’ confusi, il primo mi sembra senza dubbio un troll: ha la pelle grigiastra, gli occhi iniettati di sangue e ha giusto due capelli. Ora ricordo, è Ezekiel, ha lo stesso aspetto di quando era al Reality. A quanto pare non era cambiato da allora. Il secondo, invece, è un lupo con le stazze di un uomo. Stento a riconoscerlo, anche se nel suo sguardo noto qualcosa di vagamente famigliare…
–Allora, Duncan, non si salutano i vecchi amici?
– C-Cody?! Sei…Sei…
–Un lupo? Sì, mi sembra ovvio.
–Sei un lupo mannaro?
–Ehi, ho detto lupo, non lupo mannaro. C’è una bella differenza.
–Ah, davvero?
–Certo. Io sono quello che nel gergo comune viene definito “ibrido”. Possiamo anche dire che sono un muta forma, posso passare da umano a lupo come se niente fosse. I lupi mannari dipendono dalla luna piena e hanno alcune debolezze che tu dovresti conoscere bene.
–Capisco. E l’altro è…Ezekiel, giusto?
–Suppongo di sì. Non parla, fa solo degli strani versi, però sì, credo sia lui.
Ezekiel nel frattempo sbava, cosa che mi fa venire la nausea.
–Quando vi hanno presi?
–Giusto qualche ora fa.– risponde Cody. Poi si avvicina e mi sussurra: –Molti di noi stanno cercando di nascondersi da quando hanno istituito il tribunale dell’Inquisizione. Solo che ci hanno scoperti e molti di noi sono stati catturati. Spero che alcuni siano rimasti liberi. Tu, invece, da quanto sei qui?
–Quasi una settimana se non ricordo male.
–E fra qualche ora ci sarà il tuo processo, giusto?
–Esattamente. E, precisiamo, sarò abbrustolito in piazza. Tanto, si sa, qui muoiono tutti.
–Purtroppo è vero. Non capisco come mai sia stato creato tutto così all’improvviso.
–È stata quella puttana di Morgana, ne sono certo.
–E come avrebbe fatto a coinvolgere il governo? Queste cose non possono uscire dal nulla!
–Peccato che è già successo. Senti, io non ho speranze, ma se tu puoi, cerca di far evadere gli altri.
–Non ti garantisco niente.
–Poco male, meglio di niente.
E fra di noi cala il silenzio che viene interrotto solo dai versi di Ezekiel che quasi sicuramente capisce cosa vogliamo dire, ma non ha più la possibilità di dirlo. Devo ammettere che mi fa quasi pena. Non ho rivelato tutti i miei segreti, non credo di potermi fidare di loro, almeno non dopo tutto quello che ci è capitato. Devo elaborare un modo per inscenare la mia morte, e devo anche trovare un modo per scappare. Sarò indenne, il fuoco non mi scalfisce, ma se lo scoprono mi annegano e io e l’acqua non andiamo molto d’accordo. Come potrei fare? Passo le ultime ore per trovare una soluzione, una qualunque. E se, semplicemente scappassi all’improvviso? Il problema si presenterebbe se qualcuno poi mi trovasse nuovamente. E lì non avrei nessuna possibilità di scampo. Pensa, Duncan, pensa. Non c’è più tempo da perdere, siamo agli sgoccioli.
Alle dieci in punto, una guardia entra e mi tira con forza:
–Sbrigati, è ora.
–Non tirarmi! So camminare con le mie gambe. Ti seguo, tranquillo.
Lui, però, non mi dà retta e continua a tirarmi. Questi umani mi irritano il sistema nervoso, ringraziate che non sono un lupo mannaro assetato di sangue. Mi porta in aula e mi fa sedere sulla sedia per gli imputati. Fra i giurati c’è mio padre che mi guarda con disgusto. Io ricambio il suo sguardo, infuriato, sapendo che presto l’avrei fatta franca proprio davanti al suo naso. Come sempre.
{Courtney}
Mi sveglio di soprassalto per la quarta volta. Non faccio altro che sognare tutti i concorrenti del Reality che vengono uccisi uno ad uno da Morgana. E sono degli incubi orribili, macabri, non ho nemmeno la forza di ripensarci. Se non faccio qualcosa, credo che impazzirò. Accanto a me c’è Alejandro che dorme tranquillo, a differenza mia, lui non si è mosso quasi per niente. Mi chiedo come faccia. Non pensa a Heather? Se lo fa, certamente non lo dà a vedere. Quasi invidio la sua sociopatia, almeno lui non prova risentimento per quello che fa. Io, d’altro canto, non riesco a smettere di pensare al delitto che ho dovuto commettere, alla morte di Noah, al momento della separazione dagli altri. Vivo tutto questo come se fossero dei fantasmi che vogliono perseguitarmi e non riuscirò ad andare avanti se non me ne libero, me lo sento. Decido di alzarmi, tanto sia da sveglia che da addormentata, sono mentalmente tormentata. Lascio dormire Alejandro e mi avventuro nel palazzo di Procida, devo trovare Poseidon. È l’unico “amico” che ho all’infuori dei concorrenti, e poi, mi aveva promesso che mi avrebbe aiutato a cercare almeno Duncan e Trent. Mentre giro fra le stanze, vado a scontrarmi con la regina:
–Ehi, fai attenzione.
–Oh, mi scusi. Sto…sto cercando Poseidon, per caso lo ha visto?
–Credo che sia nella sua stanza, perché lo stai cercando?
–Devo parlargli.
–Molto bene. Seguimi.
La regina, riluttante, mi porta nella sua stanza. A momenti penso sia bipolare, fino a ieri mi adorava! Poseidon dorme, quasi mi dispiace svegliarlo. Grazie al cielo, ci ha pensato la regina. Dopodiché se ne va, sembra piuttosto irritata, anche se non riesco a capire per quale motivo. Lo squalo, ha cominciato a sbadigliare e mi ha guardata.
–Non credevo che gli squali sbadigliassero.
–Solo perché non ci vedete, non vuol dire che non lo facciamo. Che cosa ti serve? Come mai mi hai svegliato?
–Teoricamente ti ha svegliato la regina. Comunque…non saprei, non ho una richiesta specifica da farti, se non che voglio trovare Duncan e Trent, mi avevi promesso che mi avresti aiutata.
–Lo so, non me ne sono dimenticato. Ma, sono le dieci del mattino, non credi sia presto?
–Per me è anche tardi, francamente. E poi, ho atteso a sufficienza. È la quarta volta che mi sveglio a causa degli incubi. Che dovevo fare? Venire qui alle sette del mattino?
–D’accordo, non ti scaldare troppo. La questione è molto semplice: il manicomio dov’è rinchiuso il tuo amico si trova vicino all’oceano, i dottori sono sadici e spesso si divertono a dare i pazienti scomodi in pasto alle nostre fauci. E poi, molti tritoni lavorano lì e la regina vuole sempre sapere come funzionano le cose su dagli umani perciò sì, con delle conoscenze possiamo tirarlo fuori. Per quanto riguarda Duncan, anche lì ci sono degli infiltrati e stanno cercando in tutti i modi di salvare più prigionieri possibili. Se provo a parlarci io, magari lo liberano con qualche scusa, a meno che non sia stato già messo sotto processo, allora lì non c’è più niente da fare.
–Come mai?
–È vero che ci sono degli infiltrati, ma sono relativamente pochi. Molti del personale del tribunale vogliono che tutti questi demoni vengano sterminati anche se non fanno nulla di male. E la condanna viene messa per iscritto, per questo non hanno via di scampo.
–Ma io non capisco. I demoni dovrebbero avere dei superpoteri, no? Allora perché in quel tribunale sono sottomessi?
–Le catene che li bloccano, i muri degli edifici…praticamente tutto in quell’ambiente è circondato da materiali tossici per quelle creature e questo li indebolisce e li priva dei loro poteri. Per esempio c’è dell’argento in polvere per contrastare i vampiri e i licantropi. C’è di tutto, anche gli infiltrati faticano a mantenere la copertura in quella situazione.
–Ancora non capisco. Se le persone non sono mai venute a contatto con i demoni, almeno non così da vicino, come fanno a sapere tutte queste cose? Come fanno a sapere le loro debolezze e i vari modi per ucciderli? A stento conosco i poteri di Duncan…
–Non è chiaro? Traditori. È questa la parola più adatta per definirli senza usare un linguaggio scurrile. Hanno rivelato tutto agli esseri umani, e per cosa? Per distruggere la loro stessa specie? Loro, loro meriterebbero di finire al rogo e non tutti quegli innocenti.
–Ma…è orribile! Credo che ci sia Morgana dietro tutto questo.
 –Chi è Morgana?
–Quella che ci ha fatto cacciare nei guai! Quella brutta strega!
–Un momento…ti riferisci a Morgana, la famosa strega manipolatrice? Quella che sa manipolare le menti altrui?
–Sì, proprio lei.
–Allora la conosco. È stata una vecchia amica della regina, poi l’ha tradita e ha distrutto il suo regno. Adesso lo abbiamo ricostruito, ma puoi immaginare quanto possano essere state dolorose le perdite che abbiamo subito.
–Ma perché? Com’è successo?
–Non ho idea di come si siano conosciute, ma all’improvviso ho cominciato a vederla sempre più spesso a palazzo. Erano inseparabili e, francamente, quella donna è il classico esempio di leccapiedi parassita. Quando poi ha conquistato la sua totale fiducia, ha pensato bene di passare al governo totale del regno decimando il popolo per crearne uno devoto solo a lei, tuttavia io e altri sudditi della regina, insieme a lei, siamo intervenuti per impedirglielo.
–Mio Dio. Quella donna ha proprio la fissa con la tirannide. Credo che stia facendo la stessa cosa anche nel mondo in superficie.
–E se non farete qualcosa, temo proprio che ce la farà.
–Come fai a dirlo?
–Gli umani sono avidi e stupidi. Basta che gli presenti un po’ di pecunia e una promessa di governo, che subito passano dalla parte dei cattivi. Beh, dobbiamo andare dal tuo amico? Abbiamo perso fin troppo tempo qui.
–D’accordo. Vado a svegliare Alejandro, allora.
Corro in fretta e furia a svegliare Alejandro e lo tiro per portarlo con me.  È ancora mezzo addormentato e non protesta molto, devo dire. Forse è anche perché oltre a Duncan, dobbiamo salvare Trent e, probabilmente, è nello stesso manicomio di Heather. Gli do un’altra manciata di bacche di Zenta, non sia mai anneghi qui dentro. Salutiamo molto cordialmente la regina e ci avventuriamo verso il tribunale per chiedere di Duncan.
Mezz’ora dopo arriviamo in un punto dell’oceano dove Poseidon inizia a parlare con non so chi:
–Allora? Duncan è ancora in prigione?
–No, amico mio. Hanno appena finito di processarlo ed è stato condannato al rogo.
–Stai scherzando?!
–Temo di no. Stavo anche io al processo. Mi dispiace.
Lo squalo si gira poi verso di me e, con aria molto dispiaciuta, mi dice:
–Mi…Mi dispiace.
–Cosa? Che è successo?
–Non possiamo fare più niente. È stato condannato.
–Non puoi dire sul serio!
–Purtroppo è così. Ho contattato uno degli infiltrati e mi ha appena riferito che è appena stato condannato.
–Allora portami lì. Devo vederlo un’ultima volta.
–Sei sicura? Guarda che quello non è uno spettacolo bello.
–Non mi interessa. Io devo vederlo un’ultima volta prima che…prima che accada.
–Come vuoi. Seguitemi allora.
Nuotiamo verso la superficie, poi Poseidon mi dice che salendo in superficie ci saremmo dovuti incamminare verso la piazza principale dove si tengono tutte le esecuzioni. Lui ci avrebbe aspettati lì, una volta terminato il tutto ci saremmo incamminati verso il manicomio dove è segregato Trent. Come ultimo avvertimento, ci dice di fare attenzione a non farci notare, dato che per gli umani io e Alejandro siamo dispersi e, molto probabilmente, morti. Se ci scoprissero, verremmo nuovamente catturati e, visto la fatica che abbiamo fatto per scappare, non mi sembra molto il caso.
Io e Alejandro cominciamo a camminare dalla spiaggia verso la piazza cittadina facendo attenzione a non farci notare da occhi indiscreti. Ale mi guarda con occhi docili, credo che sembri dispiaciuto per me, almeno all’apparenza. Nella piazza cittadina c’è un mare di gente. Mi ricorda tanto un ritorno al Medioevo. Questo non doveva essere il secolo del progresso? Sono questi i momenti in cui l’umanità mi fa proprio schifo. Afferro con forza l’avambraccio di Alejandro e mi incammino in mezzo alla folla, cerco di non perdere di vista né la strada né il ragazzo accanto a me. Con molta fatica, mi ritrovo davanti a un palco di metallo e sopra di esso si trovano un sacerdote, il sindaco (nonché padre di Duncan), l’esecutore che deve semplicemente accendere il rogo e…Duncan, legato a un palo con sotto i suoi piedi un mucchio di legna. Ha uno sguardo carico di disprezzo verso il padre e verso il pubblico che attende con impazienza la morte del lupo mannaro. Per me è comprensibile, come può un genitore permettere una cosa del genere? Tutto solo per l’immagine esteriore? È disposto a sacrificare l’ultimo figlio che gli è rimasto al mondo? Ho un altro motivo per odiarlo. Comincio a fissare il punk che amo, la persona con cui credevo di passare tutta la vita insieme, pronto a essere bruciato vivo. Io, però, non sono pronta a vederlo morire. Non posso fare niente per aiutarlo. Ho i poteri del ghiaccio, se mi avvicinassi al fuoco morirei prima di lui e tutto questo mi fa sentire terribilmente impotente. Dopo un po’, Duncan posa finalmente lo sguardo su di me. Sembra così felice di vedermi, come se fossi appena uscita dalla tomba.
{Duncan}
La mia principessa è viva. Non riesco a crederci. Credo di aver sentito tutti gli omini nella mia testa che festeggiano e ballano la conga e fanno la ola. Forse dovrei farmi vedere da qualcuno quando la situazione sarà passata, da uno bravo possibilmente. Mentre fingo di ascoltare il discorso di mio padre accompagnato dalle insulse preghiere del prete, fisso Courtney e Alejandro e cerco di pensare a come fuggire. Non voglio perdere un solo sguardo della mia principessa, sono stato da schifo quando ho pensato di averla persa per sempre e che avrei finito la mia esistenza senza di lei al mio fianco. Devo fuggire, ora non solo più per umiliare mio padre e salvarmi la vita, ma anche per riabbracciare finalmente la mia topina. Comincio a riflettere attentamente: sono legato a un palo di legno, legato con delle semplici corde all’apparenza fragili nonostante i nodi complicati e a terra ho un sacco di legna. Sono in una struttura altamente infiammabile. Il palco è di metallo, deve essere così, altrimenti tutto si incendierebbe. Quando tutto comincerà a bruciare, risulterà ovviamente il tutto fragile. Se faccio una finta, facendo credere loro che sto morendo bruciato, mentre in realtà sono io che creo un’illusione, potrei scappare in fretta e far rimanere tutti senza fiato. Già godo a immaginare le facce di tutti, specialmente quella dello stronzo che sta facendo la bella ramanzina sul caro figlio che ha ucciso i suoi stessi famigliari perché è sempre stata una feccia. Peccato che mia madre non sia qui a sentirlo, magari gliene avrebbe dette quattro. Mio padre evidentemente ha finito il suo “grazioso” monologo, visto che il pazzo con la torcia sta venendo ad accendere il tutto. Courtney ha uno sguardo terrorizzato, perciò cerco di tranquillizzarla sussurrandole in catalano:
–No moriré . Vaig a desar. No et preocupis . (Non morirò. Mi salverò. Non ti preoccupare)
Ora ringrazio Courtney per avermi costretto ad andare con lei a Barcellona per imparare lo spagnolo e il catalano, se lo avessi detto nella nostra lingua, mi avrebbero scoperto e avrei mandato tutto all’aria. Credo che pensino che abbia sussurrato delle preghiere, meglio così. Courtney sembra confusa, non so se perché mi sia deciso a parlare in una delle sue lingue madri, o se per quello che ho detto. O magari per entrambe le cose. Alejandro invece è confuso e cerca di fare dei cenni a Courtney per sapere cosa ho detto. Un momento, la mia ragazza ha afferrato per un braccio quello? Ah, non appena finisco qui, devo farle proprio un bel discorsetto. Il fuoco comincia ad avvolgere il tutto e la folla comincia a gridare e a schiamazzare, non li capirò mai. Vorrei aumentare le fiamme di colpo, ma sembrerebbe sospetto. Dopo un attimo, le fiamme si propagano per tutta la legna, allora decido di aumentare tutto di un botto, per far spaventare gli altri e per facilitare la mia fuga. Più passa il tempo, più le fiamme sono alte. Decido di improvvisare e di far bruciare anche il palco, i miei poteri me lo permettono. Le persone intorno e davanti al palco cominciano a scappare per la paura, mio padre se la da a gambe levate, vigliacco. Courtney e Alejandro si allontanano per evitare le fiamme e, a giudicare dalla loro espressione, non solo quelle. Quando noto che mio padre e tutti i tirapiedi che stavano con lui, sono spariti, di scatto scappo e mi nascondo in un vicolo in modo che non mi vedano. Quando vedranno solo cenere, capiranno il mio inganno, a meno che non siano totalmente stupidi. Con lo sguardo cerco Courtney e Alejandro, devo avere un punto di riferimento. Al vicolo opposto, li vedo, e faccio cenno di raggiungermi, io non posso visto le condizioni. Con uno sguardo piuttosto agitato, corrono in fretta e furia verso di me. Courtney, non appena mi vede mi abbraccia con tutte le sue forze e comincia a piangere. Io ricambio subito il suo abbraccio e le bacio la testa. Ho creduto di averla persa per sempre.
 

 
   
 
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