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Autore: SabrinaSala    14/07/2015    24 recensioni
Ecco il mio contributo al "LOVE DAY" indetto dalla spumeggiante Orny81 per festeggiare degnamente una data che ha decretato l'immortalità dei nostri eroi, il 14 LUGLIO! Unica regola: L'AMORE E LA VITA! Ed è così che è nato questo "NON TI FERMARE..."
“Perché mi stai facendo questo, Oscar… Perché?” avrebbe voluto domandarle. Ma le parole gli morirono sulle labbra riarse.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NON TI FERMARE...




-Non ti fermare, André… - la guancia irrorata di lacrime appoggiata al cuscino, gli occhi sgranati, dilatati, finalmente spalancati di fronte alla cruda realtà.
Donna!
Era una donna e doveva accettarlo! Nient’altro che una donna… Ma era poi così male essere una donna?
-Non ti fermare… - ripeté voltandosi di scatto a cercare il suo sguardo atterrito.
André la sovrastava. Le spalle larghe, il bel volto contratto, i muscoli tesi. E la guardava come nessuno l’aveva guardata mai… Ispirò e i suoi occhi incrociarono distrattamente la sommità di quel seno nudo alla mercé di quell’uomo che con tanta veemenza e tanta incoscienza le aveva strappato la camicia di seta leggera, e con essa la maschera di ferro dietro la quale si era nascosta per tutti quegli anni di silenzioso oblio.
-Non ti fermare… - mormorò ancora, e questa volta più decisa. Agganciandolo con lo sguardo, attirandolo inevitabilmente a sé.
André si adagiò piano su di lei. Attento a non farle male, a non spezzare quel corpo di soldato al contempo delicato e fragile come le ali di una farfalla. Sorpreso dalla sua richiesta. Incerto se ascoltarla. Deciso a darle amore. Il suo profondo amore. A portarle rispetto. Quel rispetto che un gesto impulsivo, dettato dalla disperazione, aveva rischiato di lacerare irrimediabilmente e per sempre, come la stoffa candida di quella camicia. Deciso a prenderla, averla, soddisfarla. Ma ne era consapevole, Oscar? Ne era realmente consapevole?  Qualcosa nei suoi occhi, negli incredibili occhi turchesi di lei, gli aveva detto che poteva osare…  senza un’ombra di timore, di rancore. Solo una struggente richiesta d’aiuto… Perché? Perché proprio adesso? Adesso che il loro mondo perfetto stava andando in frantumi. Adesso che lo aveva congedato con tono secco e perentorio. Un tono che non ammetteva repliche… Spazzato via, dopo tanti anni di silenziosa dedizione, come una foglia secca da una raffica di vento.
Perché mi stai facendo questo, Oscar… Perché?” avrebbe voluto domandarle. Ma le parole gli morirono sulle labbra riarse.
Appoggiato sui gomiti, le mani ai lati di quella nuca bionda, si inebriò del profumo dei suoi capelli. Si scaldò al tepore della sua pelle alabastrina. Passandole i pollici sotto agli occhi arrossati le asciugò le lacrime. Ma già non piangeva più, Oscar. Lo guardava… Lo guardava come si guarda un uomo.
Avvertiva il battito del suo cuore. Accelerato. Il respiro corto, quasi spezzato.
Premuroso, si sollevò leggermente dal suo petto. E sorrise  guardandola ancora negli occhi. Cogliendo di nuovo quella sua inaspettata preghiera… “Non ti fermare, André”
E venne il momento. Il momento che entrambi stavano aspettando.
Divorato dal desiderio, lui. Esigente lei.
André affondò la testa nell’incavo tra la spalla e il collo, lasciando una scia sensuale di baci roventi su quella pelle troppo chiara, troppo delicata per essere vera. Troppo spesso celata ai suoi sguardi affamati dalla stoffa pesante di una divisa. Vietata.
Le cercò le labbra e le aggredì di nuovo. Ma questa volta sapeva che erano sue. Sapeva che gli appartenevano. Perché lei gliele aveva offerte.
Sopraffatta dall’emozione, Oscar soffocò un singhiozzo. Né  timore né  ansia, paura o indignazione. Era il segnale che sanciva la liberazione. Il singulto silenzioso che innescava il coro della libertà. Perché era così che finalmente si sentiva… Libera come non era mai stata.
Bisognosa di essere guardata, stretta, amata, cedette alle lusinghe di quelle labbra morbide e sensuali. Le accettò poi le cercò. Le assaporò, le morse e le suggellò. Aggrappandosi alle spalle di quell’uomo bello come non lo aveva mai visto, audace come non lo aveva mai sospettato, sensuale come non lo aveva mai voluto vedere.
Esasperarlo, provocarlo, insultarlo eppoi schiaffeggiarlo… Condurlo al limite! A  quell’esplosione di rabbia e virilità… Che fosse stato quello il pretesto di cui aveva bisogno? Tutta la rabbia repressa, l’indignazione, la frustrazione… E usare André! Usarlo inconsciamente perché fosse lui a condurla là dove lei non sarebbe mai riuscita ad arrivare da sola? Alla consapevolezza…
Un pianto liberatorio e silente l’accompagnò mescolandosi ai baci e alle carezze fino al momento in cui André la fece sua. Senza indugio. Esitazione o rimpianto. Senza lasciarle il tempo di capire, di pensare… Solo il tempo di morire…
Moriva Oscar François de Jarjayes, tra quelle braccia forti, al ritmo incessante di quei fianchi, e nasceva una giovane donna che mai più avrebbe indossato una maschera. Qualunque essa fosse!
Gemette, André. Stretto alla sua Oscar. E quando la tensione si sciolse, la strinse ancora più forte. Soffocandola in un abbraccio incredulo. Rispettando la sacralità del silenzio.  Non esistevano parole capaci di racchiudere e descrivere l’estasi di quel momento. La disperazione che attanagliava lo stomaco prima di esplodere in quello spasmo sublime pronto a scivolare via, nel nulla, nel vuoto, nel ricordo. Voleva tenerla stretta, la sua passione. Trattenerla il più a lungo possibile, sincerandosi che non fosse già un ricordo lontano. Che l’adesso non fosse già ieri. Trattenerla per sempre…
Oscar gli sfiorò delicatamente la nuca. Poi gli circondò le spalle con entrambe le braccia, in un movimento impercettibile e inatteso e lo strinse a sé. Lo strinse forte a sé. Il tempo di un istante. La condivisione di un brivido. Gli bastò. Sorrise. E finalmente comprese…

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