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Autore: Newtmas    14/07/2015    3 recensioni
AVVISO: avevo già pubblicato questa ff un po' di giorni fa ma,una volta pubblicata, mi sono accorta che le varie parti della storia si erano invertite,si ripetevano e che quindi,non si capiva nulla. Ora con l'aiuto di un'amica provo a rimetterla e nulla, spero vi piaccia! :3
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Thomas è normale ragazzo di 17 anni che frequenta la Wicked School. Ha una vita tranquilla,un migliore amico ed un fratello di cinque anni più piccolo di nome Chuck. Quando, un lunedì mattina grigio e piovoso, incontra a scuola un ragazzo dai capelli biondi e il carattere dolce che gli incasinerà la vita.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Chuck, Minho, Newt, Teresa, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sveglio e rimango a fissare il soffitto. Oggi devo andare a scuola. L'idea che il fine settimana è sempre più vicino mi rallegra, ma non abbastanza. All'improvviso entra mia madre e mi guarda preoccupata. Mi chiede se va tutto bene ed io annuisco rimanendo a guardare in su. Dopo aver fatto una grosso respiro mi decido ad alzarmi, fare colazione e vestirmi. Una volta pronto guardo l'orologio e non mi stupisco di scoprire di essere in ritardo. Corro come un forsennato lungo le strade su cui ero solito giocare da piccolo. Cerco di scacciare il pensiero dei compiti destinati a oggi che, ovviamente, non ho svolto. Raggiungo il cancello d'entrata della scuola con il fiatone.
"Come va testa di caspio?" Minho è un po' dietro di me, e cammina tranquillamente anche se entrambi siamo arrivati con venti minuti di ritardo.
"Muoviti! Siamo in ritardo!" Gli sibilo aprendo il cancelletto ed entrando nel giardino. Il moro mi segue con andatura lenta e gongolante. Entriamo in fretta dentro la scuola e io trascino dalla mano Minho attraverso i corridoi. Arrivati davanti all'aula mi fermo, cercando di formulare una buona scusa. Minho non si fa certi problemi ovviamente, ed entra sbattendo la porta. Io lo seguo. Tutti gli occhi sono puntati su di noi e il professore ci guarda come se fossimo la peggior disgrazia a lui capitata.
" In ritardo. Di nuovo." Sbuffa scrivendo una cosa sul registro " state rischiando l'anno"
Sospiro e mi vado a sedere in un banco a caso, subito seguito dal moro. Appena si siede sulla sedia affianco alla mia accende il cellulare.
" Mettilo via testa di caspio!" Gli do uno spintone ma lui mi rivolge uno sguardo annoiato per poi ritornare a digitare sullo schermo. Sono tutto concentrato a far finta di ascoltare la lezione che, quando il mio telefono vibra per l'arrivo di un messagggio, sussulto. Lo prendo dalla tasca dei jeans e guardo. E' Newt. 
-Newt: Come va?
Controllo che l'insegnate non mi veda e digito velocemente una risposta.
-Tommy: Non molto bene sono arrivato in ritardo... tu?
La risposta arriva quasi subito.
- Newt: Va a finire che rischi l'anno! Io tutto bene, mi sono rintanato in bagno pur di non vedere una tipa che ha iniziato a fissarmi dal primo istante che ho messo piede in questa scuola.
-Tommy: Una tipa? Chi è? Chi?
Una tizia fissa Newt e io non ne sapevo nulla?! La risposta non arriva.
-Tommy: Newt parla! Come si chiama? Chi è?
"Da quando messaggi con Newt?!" Mi volto e vedo il moro sporto verso il mio cellulare. Mi affretto a spegnerlo terrorizzzato e rosso in viso.
"S-siamo amici" decreto insicuro "e fatti i fattacci tuoi, testapuzzona!" 
"Di solito a me non risponde ai  messaggi! Com'è che ai tuoi si?!" 
"Signor Lee vorrebbe renderci partecipi di quello che stava dicendo?" Minho ha praticamente urlato attirando l'attenzione del professore.
"Discutevamo soltanto di quanto fosse interessante la sua materia" rispode sicuro di sè.
"Vada a discuterne con il preside. Anche lei."Mi fa un cenno con il capo e io mi alzo sbuffando. Quando usciamo il mio amico non fa che parlare. Non lo ascolto e continuo a camminare spedito, quando mi arriva un messaggio. Prendo il cellulare.
-Newt: ahahah sei geloso Tommy?
-Tommy: No! Ovviamente no!
-Newt: No?
-Tommy: Okay forse si...
- Newt: AHAHAHAH
Nascondo il display prima che Minho possa leggere.
"Cos'è tutta questa segretezza?" Sbotta lui.
"Voglio solo un po' di privacy!" Velocizzo il passo. Siamo arrivati dal preside, così entraimo nella stanza.
"Ancora voi due?" L'uomo di mezza età ci guarda sconsolato. Il moro si accomoda su una poltrona e gli rivolge un sorriso furbo "che avete combinato ora?" Continuamo a parlare per forse un'ora prima che lui ci congedi dicendo:" E' la vostra ultima possibiltà!" Alzo gli occhi al cielo ed esco seguito da Minho. Sono sicuro di non passare l'anno. Il mio migliore amico non sembra preoccupato di ciò. Le ore passano tra una lezione e l'altra con una lentezza snervante. Finalmente arriva l'ora di pranzo. E non lo vedo. Non  vedo Newt da nessuna parte e non so quanti messaggi gli mando - che ovviamente non ottengono risposta - prima di gettarmi nel panico. Mi impongo di contare fino a quattro e respirare lentamente, per calmarmi. Ora che ci penso, potrebbe benissimo essere andato da qualche altra parte...tipo? Sono seduto al solito tavolo della mensa con Teresa e Minho e non faccio altro che guardarmi intorno. Mi alzo di scatto preso dall'agitazione, bisbiglio un "devo andare" e  mi precipito in giardino senza aver mangiato. Mi strofino le braccia dal freddo e corro sull'erba cercandolo con lo sguardo. Sto per buttarmi nello sconforto quando vedo una figura accartocciata sugli spalti del campo di atletica. Corro verso di lui più veloce che riesco, ma mi sembra comunque troppo il tempo che ci metto a raggiungerlo.
"Newt!" E' seduto e si tiene le gambe con le braccia, appoggiando la fronte sulle ginocchia. Ho un tuffo al cuore. Mi siedo vicino a lui e gli accarezzo piano una mano.
"Hey, che succede?" Sussurro terrorizzato. Ci mette un po' ad alzare lo sguardo e quando vedo quegli occhi, un tempo tanto limpidi, ora rabbuiati dalla tristezza, una morsa mi stringe il petto.
"Hey..." la sua voce trema, come se avesse paura di qualcosa "tutto okay." Ma non va tutto okay. Un vento freddo ci investe e lui si stringe ancora di più le ginocchia al petto. Da l'aria di essere così fragile, come un vaso di porcellana sul punto di infrangersi al suolo. Non mi guarda, si fissa le mani.
"Newt, dimmi che è successo." Cerco di avere una voce ferma ma dentro di me una battaglia di sentimenti sta scoppiando. Solo ora mi accorgo del livido sulla sua guancia.
"Problemi...famigliari" una lacrima scappa al suo controllo. La fermo con il pollice accarezzandogli dolcemente il livido.
" Come te lo sei fatto questo, Newt?" mormoro continuando ad accarezzargli la pelle gonfia.
"Sono caduto..." altre lacrime gli bagnano il viso e con lui il mio palmo. Ho un impulso fortissimo di abbracciarlo, dirgli che andrà tutto bene, ma non lo faccio. Il dolore che provo nel vederlo così mi blocca, mi sembra di morire. Intreccio la mano alla sua e rimaniamo lì, in silenzio.
"Vuoi parlarne?" Dico passandogli una mano intorno alla vita e avvicinandolo a me. Scuote la testa vigorosamente, poi si stringe a me come per scusarsi, silenziosamente.
"Va tutto bene. Vuoi venire da me dopo la scuola?" Dopo la scuola  ci sono a casa sia mia mamma che mio fratello ma non è un problema, non mi importa. Mio papà è sparito quando avevo circa cinque anni con una tizia spagnola, e non l'ho più rivisto. Meglio così. Non so cosa darei pur di rendere felice il mio ragazzo, non importa cos'abbia, so che sta male e questo basta perchè stia male anche io. Newt acconsente con un gesto del capo, incapace di parlare. Inizia a singhiozzare piano, come per non disturbare, e affonda il viso nella mia maglietta.
"Newt, basta" gli prendo la faccia tra le mani, costringendolo a guardarmi " andiamo via di qua va bene? Andiamo adesso a casa mia."
"No..." sussurra con voce roca.
"Non puoi andare a lezione così... andiamo via di qui. Andiamo in un parco, in un bar, ovunque tu voglia."
"Okay, Tommy..." Ci alziamo lentamente e io lo sorreggo tenendogli un braccio intorno alle spalle, con la sua testa sulla mia spalla. Facciamo un piccolo tratto di giardino quando vedo Minho e Teresa arrancare verso di noi. Non mi allontano da lui anzi, lo avvicino ancora di più come per proteggerlo.
"Che caspio è successo?" Lo sguardo del moro passa alla mia faccia distrutta dall'angoscia a quella del mio ragazzo rigata di lacrime.
"Non si sente molto bene. Dobbiamo andare" dico sbrigativo, sentendo Newt tremare " da soli. " aggiungo precedendo il moro. Ci dirigiamo al cancello senza aspettare risposta  e camminiamo per un po' fino ad arrivare ad una panchina. Ci sediamo vicini ma lui continua a tremare, così mi tolgo la giacca e lo copro.
"Grazie, Tommy"
"Sono o no il tuo ragazzo?" Gli scappa una piccola risatina che mi riscalda il cuore.
"Ti  farebbe meglio parlarne... davvero" Rimane in silenzio e capisco che no, non gli farebbe bene. Farebbe bene solo a me, per capirci qualcosa.
"Sto bene così" riesce a dire. 
"Il livido?"
"Caduto."
"Sulla guancia?" Silenzio. Ho esagerato, sono solo uno stupido. Stupido stupido stupido. La panchina su cui siamo seduti si trova in un parco molto distante dalla scuola, vicino a casa mia. Saranno le tre di pomeriggio e tra un'ora dovrei essere di ritorno.
"Scusa...non volevo esagerare" mormoro. Le sue labbra mi scoccano un leggero bacio sulla guancia e sospiro. Dopo un po' andiamo a casa.
"Già di ritorno?" Urla mia mamma dalla cucina . Mi invento una veloce scusa e vado in camera mia con Newt.
"Meglio?" Chiedo sedendomi sul letto e spostando un cuscino. Il biondino si sdraia sul materasso con la testa sulle mie gambe.
"Meglio." Prendo a giocherellare con i suoi capelli, attorcigliandomeli tra le dita e lisciandoli. Lo vedo chiudere gli occhi e mi chino per baciarlo piano. Le sue mani però scivolano sul mio collo e mi attraggono verso le sue labbra ancora. Sono consapevole solo delle sue labbra, il mondo che mi circonda inizia a sfocare lentamente, e io mi ritrovo completamente rapito dal bacio. Succede ogni volta, e ogni volta è più sorprendente della precendente. Mi sussurra sulle labbra parole dolci che mi fanno sorridere. Qualcuno bussa alla porta e il rumore mi fa subito ritrarre, alzando lo sguardo. Mia madre entra - ovviamente senza aver avuto il permesso di farlo - e chiede con un sorriso se Newt vuole stare anche a cena. Rispondo io di sì per lui, a disagio per la sua testa sulle mie ginocchia, desiderando con tutto me stesso che quella donna se ne vada. Quando lo fa tiro un sospiro di sollievo.
"Peccato tu non abbia un letto grande, in questo qui mica ci stiamo in due" riflette Newt guardandomi. Faccio spallucce e gli faccio alzare la testa in modo che io possa sdraiarmi, poi lo tiro per una mano e lo faccio stendere su di me.
"Ecco fatto" dico baciandogli la nuca. Mette il viso nell'incavo del mio collo e sento il suo fiato caldo sulla pelle. All'improvviso mi ricordo del suo livido.
"Vuoi un po' di ghiaccio per il livido?" sussurro iniziando a disegnare cerchi immaginari sulla  sua schiena, con l'indice.
"Non mi muoverei da qui nemmeno se mi pagassi" dichiara con la voce resa soffocata. Rido e lo stringo a me, assaporando il suo odore.
"Ti amo"
"Lo so" dice semplicemente e mi da un bacio.
"Cosa faremo questo fine settimana?" Tira su la faccia puntando i gomiti sul materasso, sorpreso.
"Vuoi passarlo con me?" Il suo viso innocente ed entusiasta mi smuove qualcosa nel petto. Mi metto a ridere.
"Certo, faccia di caspio! Che proponi?"
"Montagna! Montagna! Montagna!" Grida come un bambino. Faccio una smorfia contrariata.
"O in alternativa?" Chiedo scompigliandogli i capelli.
"Montagna!" ripete con enfasi, lasciando che ciocche dorate gli ricadano sugli occhi. Le  scosto decretando:" E che montagna sia!" Lui mi butta le braccia al collo e mi bacia felice. Non sembra il ragazzo di poco prima, quello che mi piangeva sulla spalla. Il solo ricordo è come un pugno in pieno stomaco. 
"Oddio, ci divertiremo un sacco!" Sprizza gioia da tutti i pori e di riflesso sono felicissimo anche io.
"Sì!" Esulto.
Io odio andare in montagna.
                            ************************************************
Durante la cena avverto che starò via sia il sabato che la domenica e che andrò in montagna.
"Da solo?!" Esclama mia mamma prendendo un sorso d'acqua.
"No, andrò con il mio..." mi blocco prima di dire la parola "fidanzato" e cerco di nascondere l'interruzione schiarendomi la gola "amico. " 
"Hai detto amico in uno strano modo, come se ti stessi strozzando" ride Chuck facendo il rompiscatole.
"L'ho detto in  modo perfettamente normale invece!" Ribatto lanciandogli un pezzo di carota che avevo nel piatto. Newt scoppia a ridere e sorrido anche io.
"Thomas, non si lancia il cibo!" Mi riprende mia mamma "E dovrai fare la valigia... e io non ti posso aiutare a farla perchè ho tantissimo lavoro da fare sta sera!"
"Posso farla da solo!" Protesto alzando le mani al cielo.
"Sei troppo imbranato, Thomas..." Newt ride ancora più forte e io gli lancio un occhiataccia.
"Lo aiuto io! Dai, Tommy! Andiamo!" Si alza, ringrazia per la cena e si fionda in camera mia. Sto per uscire dalla cucina pure io quando mia madre fa con voce confusa:" Tommy?" Divento di tutte le tonalità del rosso esistenti e corro via, seguendo Newt. Lo trovo letteralmente dentro il mio armadio.
"Ma che stai facendo?" Chiedo cercando di non ridere.
"Mi sono incastrato da qualche parte e non riesco più a uscire!" Scoppio in una sonora risata e mi avvicino. Quando lo vedo, sommerso da una montagna di vestiti e con alcuni attaccapanni in testa, mi fa male la pancia dal ridere.
"Smettila di ridere e aiutami!" Sbraita irritato.
"Ma che ci fai dentro il mio armadio?" Ho le lacrime agli occhi e mi viene ancora da ridere.
"Volevo saltarti addosso!" Esclama lui, per poi tapparsi la bocca con una mano e arrossire.
"Saltarmi addosso eh?" Faccio l'espressione più maliziosa che mi riesce per farlo imbarazzare ancora di più.
"Non intendevo quello!" Si affretta a dire.
"Mi stai dicendo che quindi non mi salteresti addosso?"
"Sì! Cioè no...cioè... Piantala, Tommy!" E' così rosso che quasi si mimetizza con un maglione lì vicino del medesimo colore. 
"Cioè cosa?" Insisto afferrandogli la mano e tirando, facendolo finalmente uscire. Prima di rispondere si prende un attimo e assume un aria pensierosa.
"Cioè... lo farei, ma non qui, a casa tua, con tua mamma che potrebbe entrare da un momento all'altro. E volevo solo saltarti addosso per spaventarti, cacchio!"
"Ma non mi dire!" Dico ironicamente dandogli una spintarella.
"Sei impossibile!" Sbuffa mettendo su il broncio e incrociando le braccia.
"E tu adorabile!" Gli lascio un bacio sulle labbra e prendo una vecchia valigia da un angolo della stanza.
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Come va? Mi sembrano secoli che non scrivo, cacchio! ( aww Newt mi ha influenzata)
Ho aggiornato stra tardi! Per farmi perdonare ( da chi poi non lo so ) ho fatto il capitolo più lungo! :3
Grazie mille a tutti quelli che commentano! Vi amo! *^*
Non chiedetemi perchè ma scrivendo questo capitolo mi sono sentita tanto sola (quei due sono dolci anche se non fanno nulla u.u) e stavo tipo per piangere mentre facevo piangere Newt(?). Cioè, sono messa male.
Comunque.
Come si sarà fatto male Newt? Sarà vera la storiella sui problemi famigliari? Forse sì, forse no, lo scoprirete nel prossimo capitolo, yep!
Buon continuo delle vacanze(?)
Un abbraccio virtuale!
   
 
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