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Autore: ThorinOakenshield    15/07/2015    6 recensioni
Una ragazzina si sveglia in un prato. Non sa dove si trova né come ci sia finita. Sta di fatto che, ciò che inizialmente considera un incubo tremendo, si trasformerà nel sogno più bello della sua vita.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Mamma! Mamma!” esclamo entusiasta dirigendomi verso la camera dei miei genitori. Ho tre fogli di carta in mano, ricoperti di inchiostro. Un altro dei miei capitoli.
Trovo i miei genitori sul letto: mio padre sta scrivendo un articolo al computer, mentre mia madre si sta risposando.
Il mio entusiasmo diminuisce: so già che la risposta sarà: “Aspetta cinque minuti.” Ma i cinque minuti di mia mamma corrispondono a un’ora, se non di più.
“Cosa c’è, tormento?” mi prende bonariamente in giro mia madre, aprendo un occhio, osservandomi mentre la raggiungo sul letto.
Le mostro i tre fogli. “Ho scritto il capitolo in cui Thora incendia il palazzo di Tar.” So che a lei non piace il genere fantasy e che delle mie storie conosce poco o niente, però mi fa sempre piacere far leggere ai miei genitori cosa scrivo, voglio il loro parere.
Ella sospira. “Lo leggo tra poco, mettilo sul comodino.”
So già che non lo leggerà. Di solito avrei insistito, ma è inutile che lo faccia, tanto lo so che ai fogli non darà neanche un’occhiata, oppure li leggerà alla cavolo di cane.
Così appoggio il capitolo dove mi è stato indicato da mia mamma. “Ma leggilo, eh. Guarda che ti interrogo.” No, non sto scherzando.
Lei sorride divertita e mi carezza la guancia. Mi sdraio accanto a lei e lo do un bacino sulla fronte, dopodiché la abbraccio.
Voglio molto bene ai miei genitori, come ne voglio a mia sorella. Senza la mia famiglia sarei persa.
 
Apro gli occhi improvvisamente e mi basta poco tempo per rendermi conto che non mi trovo nella camera dei miei genitori e accanto a me non c’è mia mamma.
Rimango per un po’ ferma nella posizione in cui mi trovo, sdraiata su un fianco, a guardare dinanzi a me il muro giallo.
La luce entra dalla finestra e illumina la stanza, la quale il mattino e il pomeriggio non fa affatto paura, anzi, ci passo volentieri il tempo qui dentro.
Mi volto dall’altra parte e guardo il cielo, il quale è sereno, un po’ in contrasto con il mio stato d’animo. Questo sogno mi ha resa malinconica e mi ha fatto ricordare casa. Mi manca la mia famiglia e ancora una volta non riesco a non domandarmi quale sia la realtà; sono quasi sicura di non stare sognando, tutto è maledettamente reale… ma allora la mia vita di un tempo era tutto un sogno?
I miei pensieri vengono interrotti da dei passi pesanti. Sento chiamare il mio nome fuori dalla porta.
Il mio umore torna su: mi basta sentire quel suono possente e maschile per stare bene.
Thorin apre la porta della mia stanza senza esitare e rimane sorpreso nel vedermi con gli occhi aperti, bella sveglia.
“Buongiorno Thorin” lo saluto facendogli gli occhi dolci.
Il suo volto si rilassa e le labbra si inclinano ancora una volta verso l’alto. “Buongiorno Glenys” sussurra, poi avanza verso il mio letto. Una volta che si trova ai piedi di esso, si abbassa e mi guarda in faccia. “Hai dormito bene?”
“Benissimo!” esclamo mettendomi seduta.
“Ascolta. Io e gli altri membri della Compagnia abbiamo sentito parlare di una bancarella in cui si vendono arazzi antichi. Un signore ci ha raccontato che lì si trova un’opera sul Popolo di Durin, un arazzo meraviglioso e ben elaborato. Volevamo andare a vederlo e semmai comprarlo, se è di nostro gradimento.”
Mi piace quando parla così, mi tornano in mente le parole di Tolkien, quando insisteva sul fatto che Thorin fosse un nano estremamente importante dedito a fare lunghi discorsi pieni di paroloni. Quando è solenne lo trovo ancora più sexy e desiderabile.
“Intendiamo andare stamattina presto. Non mi sembrava giusto andare senza salutarti, perciò mi trovo qui ad avvisarti che noi usciamo. Secondariamente volevo chiederti se ti secca stare a casa sola.”
In realtà sì, mi secca molto. Prima che possa rispondergli, lui continua: “No perché, in quel caso, ti aspettiamo che ti lavi e ti vesti.”
Mi farebbe molto piacere uscire con i nani e non riesco a stare senza Thorin Scudodiquercia neanche per cinque minuti, come potrei rifiutare quest’offerta allettante? Infatti annuisco convinta e felice. “A me va bene. Sì, vengo con voi, va bene.” Gli sorrido e lui ricambia.
Mi alzo dal letto e mi spoglio davanti a lui facendo finta di niente. Ho voglia di provocarlo.
Egli si volta dall’altra parte. “Glenys, per favore, abbi la decenza di spogliarti quando io non sono in camera” mi sgrida.
Era esattamente la reazione che mi aspettavo, anche perché ne abbiamo già parlato dopo aver fatto pace: devo dargli tempo, non vuole parlare del nostro ipotetico amore. Ho rispettato le sue volontà, spero soltanto che non faccia passare troppo tempo, visto che io, molto probabilmente, non ne ho tanto. Ma non insisterò, non vorrei litigare nuovamente con lui. Aspetterò impaziente.
“Ops, scusami, non me n’ero neanche resa conto” mento indossando la camicia verde, rimanendo in mutande.
Thorin volta di pochissimo la testa e mi pare di vedere un sorrisetto stampato sul suo volto. Purtroppo si riprende subito ed esce dalla mia stanza dopo avermi detto che mi avrebbe aspettata giù con gli altri.
Per un momento ho sperato che si lasciasse andare. Speriamo che lo faccia presto, muoio dalla voglia di vederlo fare il malizioso con me.
Nel frattempo mi accontenterò del suo lunatico corteggiamento.
 
Una volta che mi sono lavata, vestita e guardata allo specchio, scendo le scale saltellando. “Sono pronta!” esclamo sorridente, interrompendo le chiacchiere dei miei amici, i quali si voltando tutti verso di me e alcuni mi sorridono.
“Bene, allora andiamo.” Thorin si volta verso la porta e fa per uscire, quando io mi guardo intorno e domando: “Dov’è Kili?”
A questo punto i nani e lo hobbit si guardano preoccupati.
Il leader rimane con la mano sul pomello. Sospira. “Non si sente tanto bene, per via del ginocchio. Ha detto che preferirebbe restare a casa a riposare.”
Solo adesso rammento della freccia avvelenata che gli ha scoccato l’orco.
“Ah…” mormoro dispiaciuta. “Vado un attimo a salutarlo.”
“Sta dormendo” mi avverte Fili. La sua voce è triste, come il suo volto. Mi dispiace per tutto questo, avremmo potuto passare una settimana tranquilla e gioiosa, soprattutto con Kili che ha sempre voglia di festeggiare, tuttavia gli orchi hanno deciso che non deve essere così.
Anche se so che il giovane nano si riprenderà, sono mogia: mi si stringe il cuore nel saperlo in quelle condizioni, lui che è sempre pieno di vita. Odio vedere i nani tristi, speriamo che Tauriel arrivi presto o che Oin riesca a curarlo.
Esco di casa con questo nuovo tormento nel cuore.
 
Stiamo camminando senza meta da un venti minuti circa, visto che Thorin è un babbuino che ha zero senso dell’orientamento e che non vuole chiedere indicazioni, per orgoglio.
“Certo che quel tizio non le sa proprio dare le indicazioni stradali!” borbotta camminando avanti, mentre noi lo seguiamo sogghignando. “Aveva detto che la bancarella era qui. Be’, qui non c’è.” Si ferma e si volta verso di noi, spazientito.
“Thorin, nel nome di Durin, chiediamo indicazioni a qualcuno” cerca di farlo ragionare Balin. Gliel’ha detto almeno un cento milioni di volte e non ha ancora perso la pazienza.
Promemoria per me: erigere una statua a Balin in onore della sua inaudita pazienza.
“Te l’ho già detto, Balin: sono un Re. Tu hai mai visto un re chiedere indicazioni?”
“Un re che si perde sì” risponde facendoci ridere tutti.
Il mio sorriso si spegne nel momento esatto in cui noto tre ragazzine sedute su una panca di legno vicina a una barca, in mezzo alla confusione di Pontelagolungo. Avranno più o meno la mia età e si stanno parlando nell’orecchio guardandomi, poi ridacchiano fra di loro ogni due per tre. Le guardo il più malamente possibile. Detesto quelle così, ero felice di trovarmi nella Terra di Mezzo anche perché non avrei più avuto a che fare con gente di questo stampo; invece, a quanto pare, le oche impiccione esistono anche in questo mondo paradisiaco.
“Se continuano a guardarmi e a ridere giuro che le infilo un’ascia su per il posteriore” dico a denti stretti, senza smettere di osservarle bieca.
“Cos’hai detto?” Bilbo mi guarda con un punto interrogativo.
Gli indico con il capo le tre ragazzine sedute sulla panca, le quali non hanno smesso neanche per un secondo di ridere e di indicarmi. “Li vedi quei tre scherzi della natura? Mi stanno fissando tutto il tempo e ridono” rispondo innervosita.
Lo hobbit alza le spalle. “Ignorale. Quando avevo la tua età venivo spesso preso di mira dagli altri giovani hobbit per via delle mie particolarità, ma ho appreso che la migliore arma è l’indifferenza.”
“Lo so, però io non riesco a restare in silenzio quando qualcuno si prende gioco di me.” Più che altro non voglio restare in silenzio; già sono minuta di mio e do l’impressione di una bambinetta buona e ingenua, se mi faccio anche mettere i piedi in testa è finita per me!
Quelle tre galline adesso stanno ridendo di più, guardandosi l’un l’altra coprendosi la bocca con la mano.
“Dwalin, passami un’arma: credo che commetterò una grande sciocchezza” dico al mio amico che si trova accanto a me.
“Potresti chiedere a quelle signorine laggiù.” Sussulto non appena sento Balin pronunciare queste parole. Ottimo, chiediamo indicazioni a quelle là, così ho una scusa per avvicinarmi a loro e insultarle.
“Quale parte di io non chiedo indicazioni non ti è chiara?” gli risponde male Thorin. Non mi piace quando si arrabbia con Balin, lui è così gentile e affettuoso, non si merita che qualcuno gli risponda con questo tono. Malgrado ciò la reazione del futuro Re sotto la Montagna l’ho trovata ugualmente spassosa e sto ridendo con i miei amici. Ci stiamo tutti divertendo a causa di Scudodiquercia, anche Bilbo, però lui ride con discrezione: è diventato amico di Thorin e ormai sono in confidenza, però ci tiene a portare rispetto a una persona di tale importanza.
Fili è quello meno loquace di tutti, oggi, poiché è in pensiero per suo fratello. Ho cercato di consolarlo, ma invano. Mi dispiace molto che Kili non sia qui, si sarebbe divertito. Appena tornerò a casa gli racconterò tutto.
Non appena il mio amore ha dato un’occhiata alle tre ragazze, loro si sono zittite e l’hanno guardato a bocca aperta. Non nascondo che questo fatto mi ha infastidita alquanto.
“Chiediglielo tu” scatta Thorin voltandosi dall’altra parte e facendo un gesto di fastidio con la mano, come se avesse una mosca che li ronza intorno.
Dwalin sorride furbamente. “Ma come? Il prode ed eroico guerriero Thorin Scudodiquercia ha paura di chiedere indicazioni a tre mocciose?” lo prende in giro.
Mi sono messa a ridere sia per la provocazione, sia per il modo in cui le ha chiamate il nano. Esatto, sono soltanto delle mocciose.
Il suo migliore amico l’ha fulminato con lo sguardo. Nei suoi occhi leggo l’orgoglio ferito, il quale lo spinge ad arrendersi e ad avanzare verso le tre oche.
Non ci penso un attimo e metto la mia mano sul braccio di Thorin, per far ingelosire quelle smorfiose. Vediamo se avranno ancora voglia di canzonarmi dopo avermi vista così in confidenza con l’avvenente nano. Trattengo un sorriso di soddisfazione quando noto la loro espressione sconcertata nel vedermi a braccetto con Thorin Scudodiquercia.
“Perdonatemi, signorine, vorrei un’informazione” comincia lui controvoglia.
Lo stanno fissando imbambolate, scommetto che darebbero via tutti i loro abiti sfiziosi pur di essere così affiatate con lui come lo sono io.
“Sapreste indicarmi una bancarella in cui vendono arazzi?”
Una di loro, quella più grassa, indica alla sua destra. “Ma certo, mio signore, basta che avanziate per questa strada e poi giriate a sinistra al primo angolo.”
“Ah! Ah! L’unico posto in cui non siamo andati, hai proprio sbagliato tutto” prendo in giro il mio nano.
“Glenys…” digrigna Thorin lanciandomi furtivamente un’occhiata di rimprovero.
Rido sotto ai baffi.
Il mio lui accenna un inchino con il capo. “Vi ringrazio.” Dopodiché si volta e si avvicina agli altri, sempre tenendomi a braccetto.
“Ragazzina” mi chiama ad alta voce una delle tre.
Io e Thorin ci fermiamo e io la guardo malissimo.
“Possiamo farti una domanda?” mi chiede con un sorriso di scherno stampato in faccia, mentre le altre continuano a ridere e a parlarsi all’orecchio.
“Ti aspetto là con gli altri” mi dice il nano, successivamente si allontana lasciandomi sola con le galline.
Mi avvicino a loro tenendo le braccia conserte, le guardo con un’aria da superiore. “Che c’è?” chiedo bruscamente.
Quelle stanno zitte e mi fissano sorridendo beffarde. Leverei loro quel sorrisino canzonatorio dalla faccia a suon di pugni.
“Ma tu sei la compagna del nipote di re Thror?”
Gelosa?
“Diciamo che abbiamo una relazione complicata” rispondo guardandomi le unghie. “In ogni caso non sono affari tuoi, ragazzina” replico guardandola acidamente negli occhi.
Le amiche di quella che ha parlato, si guardano e si coprono la bocca con la mano, ridendo di più.
“Senza offesa ma non sei adatta per essere la compagna del Re sotto la Montagna.” A queste parole divento rossa dalla rabbia, il sangue mi sale alla testa e avrei voglia di gridarle di tutto. Sto perdendo le staffe.
“Perché no, scusa?” le domando arrabbiatissima.
“Perché non hai classe. Un re ha bisogno di una dama vestita elegante, profumata e ben curata. Tu ti vesti come un uomo e hai i capelli che sembrano la chioma di un leone.”
Sorrido secca, non vedendo l’ora di dirle di tutto. “Allora, innanzitutto non sono affari tuoi, ribadisco. In secondo luogo un re, come ogni essere vivente e pensante, ha bisogno di una persona che lo renda felice e che lo ami profondamente. E comunque cuciti la bocca che tu sei solo invidiosa.” Sto cominciando ad alzare la voce e tutti si sono voltati verso di me.
“Non ti sai neanche comportare, una signorina per bene non alza la voce” mi sbeffeggia quella palla di fieno.
Sgrano gli occhi. “Io non mi saprei comportare? Ma se siete state voi a iniziare! Voi mi rompete le scatole e io dovrei restare in silenzio? Comunque il vostro atteggiamento è proprio infantile, e non ho tempo da perdere con degli scherzi della natura stupidi, ignoranti, invidiosi, gelosi, maleducati, grassi, cessi e…”
“GLENYS!” La voce tonante di Thorin Scuodiquercia mi ha fatto fare un salto e ho come l’impressione che il terreno sia tremato di fronte alla sua ira.
Mi fermo qui e non aggiungo altro. Più sento i suoi passi che si avvicinano, più temo per la mia incolumità.
Thorin mi afferra per un braccio e, prima di allontanarsi con me, guarda mortificato le tre ragazze. “Perdonatela, signorine.” Poi mi trascina letteralmente via.
Mi ha dato fastidio essere ripresa da lui davanti a quelle tre ed essere trattata come una bambina disobbediente.
La presa sul mio braccio è forte e rabbiosa, Thorin mi sta facendo male e credo proprio che mi rimarrà un bel livido.
“Quante volte devo dirti di comportarti bene?” mi sgrida lui. “Molti qui, a Pontelagolungo, sono convinti che tu sia la mia signora; vedi di non farmi fare brutte figure.”
Mi mordo le labbra per non sorridere. Mi fa piacere che lo pensino. In effetti è facile cadere in equivoco, visto che il nano mi tratta come se fossi la sua compagna: mi accompagna ovunque a braccetto, mi sorride con affetto, mi carezza e mi fa spesso il baciamano.
Non appena raggiungiamo i nostri amici, la maggior parte di loro scoppia a ridere e mi dà delle pacche sulla schiena, congratulandosi con me in Khuzdul. La smettono quando il loro leader li sgrida, dicendo che mi sono comportata da maleducata, che una signorina per bene non grida, non insulta, non dice parolacce e bla bla bla. Le solite lagne.
Quando giungiamo in vista della bancarella, noto subito degli arazzi bellissimi raffiguranti draghi che sputano fuoco, cavalieri erranti con le spade sguainate e principesse in pericolo.
Dopo che Thorin ha chiesto al venditore dell’opera sul Popolo di Durin, egli tira teatralmente fuori un lungo arazzo blu decorato con l’albero genealogico dei Durin.
Io e i miei compagni di avventura ci avviciniamo al bancone, curiosi.
L’arazzo è simile a quello che c’era nel film, vi sono anche i disegni di Thror, Thrain, Thorin e gli altri della loro famiglia. Le scritte sono in runico.
Conosco le rune, così inclino la testa e comincio a leggere non senza difficoltà: “Il re degli antri che stan sotto al monte…”
 
… e delle rocce aride scavate,
che fu signore delle argentee fonti,
queste cose riavrà, già a lui strappate!
 
Sul capo il suo diadema poserà,
dell’arpa ancora sentirà il bel canto
ed in sale dorate echeggerà
di melodie passate il dolce incanto.
 
Sui monti le foreste ondeggeranno,
ondeggeranno al sole l’erbe lucenti,
le ricchezze a cascate scenderanno
ed i fiumi saranno ori fulgenti.
 
I ruscelli felici scorreranno,
i laghi brilleran nella campagna
e dolori e tristezza svaniranno
al ritorno del Re della Montagna.
 
Thorin ha interrotto il mio tentativo di lettura e mi sono incantata ad ascoltare la sua voce. Questo pezzo mi emoziona sempre, sa di speranza, gioia e gloria, mi ero gasata tantissimo quando la gente di Pontelagolungo l’aveva cantato in nostro onore. Udire queste poetiche frasi uscire dalla bocca di Thorin, è ancora meglio. Ha recitato questa poesia con sentimento, onore ed emozione. Si vede che è fiero di essere un Durin e che non aspetta altro di posare quel diadema sul suo capo.
Naturalmente abbiamo acquistato l’arazzo e abbiamo deciso di appenderlo sul muro nella nostra casa di Pontelagolungo. A Kili è piaciuto molto e sono felicissima di vederlo in piedi, con il sorriso stampato in faccia. Per consolarlo un po’ e per ravvivare i nani, ho proposto di giocare a Nascondino. Per fortuna almeno questo gioco lo conoscono e hanno accettato volentieri.
Bofur mi ha appena beccata dentro all’armadio e stiamo correndo giù dalle scale, spintonandoci. Passo accanto a Thorin e lui mi afferra per un braccio. “Dove credi di andare, signorinella?” mi chiede severo.
Cerco di liberarmi, ma la sua presa è troppo forte. “Stiamo giocando a Nascondino e devo fare tana!” gli rispondo agitata.
Lui corruga la fronte. “A Nascondino? Dentro casa? Non esiste.”
Prima che io possa supplicarlo di lasciarmi andare, sento Bofur gridare dall’altra parte della stanza: “Tana!”
Maledizione!
“Ma non vale! Thorin mi ha beccata!” protesto, mentre lui ridacchia sotto ai baffi, divertito dal mio carattere infantile.

   
 
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