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Autore: ValeA    15/07/2015    0 recensioni
SEGUITO DI "REVENGE" E "WHEN NOTHING GOES RIGHT, GO LEFT"
Una donna all'incirca di cinquanta-sessant'anni mi si avvicinò.
«Tesoro, tutto bene?» presumo che fosse la proprietaria del bar.
Era venuta sicuramente a richiamarci per il disturbo che stavamo recando alle altre persone.
«Sì, mi scusi. Cercheremo di parlare più piano.» Niall non faceva altro che ridere e la donna mi guardò un po' confusa.
«Tu e chi?» mi prendeva in giro?
«Io e lui.» gli indicai il ragazzo di fronte a me.
«Qui non vedo nessuno. Sei sicura di star bene?» come era possibile che non lo vedeva? «Forse è meglio se vai a casa a riposarti, sembri molto stanca.» ma io stavo bene.
***
«Io sono ovunque anche quando non mi vedi.» non riuscì più a reggermi e caddi a terra.
Lui non si preoccupò neanche di aiutarmi ad alzarmi.
«Pensavo che il vero problema fosse Ashlynn, invece mi sbagliavo...» lo guardai un attimo e con cattiveria continuò «sei tu.» non mi ero mai sbagliata quando pensavo che avesse un secondo fine. Ma non ero sicura di voler proprio sapere quale fosse.
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Revenge'
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(2) Dangerous choices

Alice era allibita.
Non poteva credere alle parole di Cassie.
Era pur vero che l'amica disponeva di una fervida immaginazione ma in quel momento era serissima, non accennava un minimo di sorriso che avrebbe potuto farle credere il contrario.
Non sapeva molto di Niall ma aveva imparato a conoscerlo attraverso i racconti di Liam, Harry e Zayn e qualche volta pure di Louis.
A proposito dei primi tre, avevano perdonato Louis per il suo atroce gesto e lui aveva perdonato loro per tutto quello che gli avevano fatto.
Niall era sempre stato descritto come un ragazzo buono, incapace di far del male neanche a una mosca, estremamente vivace, facile da condizionare come era accaduto in precedenza e soprattutto si era innamorato della persona sbagliata.
Per lui i guai erano iniziati da quel momento in poi.
Per quella ragazza, Angela, si era trasformato in un'altra persona.
Era stata proprio lei a far maturare in lui uno sfrenato desiderio di vendetta. E non appena quell'occasione gli era stata presentata, lui l'aveva colta al volo.
«Dobbiamo aiutare quelle ragazze.» finalmente Alice prese parola dopo lunghi attimi di silenzio.
Cassie non poteva che esserne d'accordo. «Ma come possiamo?» ci pensò su per un po' prima di dare una risposta concreta alla domanda della sua migliore amica.
«Tu come facevi con me?» domandò all'improvviso.
Cassie era stranita da quella domanda. «"Come facevo" cosa, scusa?»
Quest'ultima si era mostrata un paio di volte all'amica avvisandola del pericolo, come poteva non ricordarselo?
Alice cercò di spiegarglielo e di ricordargli ogni minimo particolare ma Cassie ne era del tutto ignara.
«Io volevo avvertirti ma non ci sono mai riuscita...» le disse. «Non ho mai trovato un modo per aiutarti.» 
Adesso Alice era confusa, come era possibile allora?
«Ma io ti ho parlato, tu mi mettevi in guardia...» Cassie scuoteva la testa a ogni singola parola della ragazza posta di fronte a lei.
«No, Alice.» negò. «Me lo ricorderei...» poi si rattristò in un colpo. «Se no avrei cercato di impedirti di finire qui così troppo presto...» la ragazza l'abbracciò di slancio.
«Ma è colpa mia perché non ti ho ascoltata...» la rassicurò.
Cassie interruppe quell'abbraccio. «Ma per colpa mia ci siamo trovate in quella situazione.» Alice l'aveva già perdonata ma lei non perdeva occasione per scusarsi.
Ma quello non era il momento di ammettere le proprie colpe, dovevano fare altro.
«Ti giuro che troveremo un modo per aiutare quelle due ragazzine.» chiarì Cassie prima di abbracciarla per una seconda volta.





Non avevo mai permesso a nessuno di riuscire a dissuadermi da qualcosa che volevo fare e nonostante Niall ci avesse provato spaventandomi, io non l'avrei ascoltato.
Era lecito che io volessi capirci di più in quella situazione. E se l'unica a potermi aiutare era una psicologa, allora mi sarei fatta aiutare da lei, che Niall ne fosse d'accordo o meno.
Così proprio per quel motivo dopo essere tornata da scuola e aver pranzato di fretta, costretta a tornare a casa Perché non sapevo come avrei potuto spiegare il motivo del mio ritorno, avevo mentito a mia madre dicendole che sarei andata a correre. Non era strano che io ci andassi, ecco Perché non si sarebbe insospettito nessuno. Nemmeno Ashlynn.
Se avessi raccontato qualche altra scusa, forse proprio quest'ultima avrebbe finito per seguirmi. Come era successo già altre volte in passato.
La prima volte che andai a correre mi seguì, pensava che le stessi nascondendo un fidanzato o qualche altra cosa ma quando scoprì che le avevo detto la verità, non lo fece più. Le avevo proposto migliaia di volte di venir con me ma la sua risposta era sempre la stessa: "Odio sudare."
Per essere più convincente, indossai anche una tuta e armata di tantissima volontà e curiosità, ero pronta per andare in missione.
Adesso mi trovavo davanti la porta dell'ufficio della dottoressa Richards, attendevo da più di cinque minuti ma nessuno sembrava avesse voglia di farmi accomodare.
Che avessi capito male? Eppure ero sicura che mi avesse detto di venire oggi.
Stavo per andarmene quando la porta si aprì e la vidi apparire sorridente. «Ero al telefono, scusami.» mi disse che era sua figlia che non faceva altro che chiamarla anche per i motivi più sciocchi. «Accomodati.»
Presi posto nel divano del giorno prima, nello stesso punto e aspettai paziente che lei prendesse i fogli.
«Allora... Charlotte, ricordo bene?» domandò delucidazioni sul mio nome e io le annuì. «Ieri tu mi hai detto che sia tu che tua cugina vedete Niall Horan, uno dei due ragazzi che vedeva Alice Knight. Come credi sia possibile?» bella domanda. Peccato che non sapevo la risposta, non riuscivo nemmeno a spiegarmi come diavolo potesse essere possibile.
«Non ne ho idea.» diedi voce ai miei pensieri. «Ecco Perché sono da lei, vorrei scoprirlo e farlo sparire dalle nostre vite.» "prima che fosse tardi" avrei voluto aggiungere ma fu meglio tenerlo per me.
«Presumo quindi che tu e tua cugina non abbiate un buon rapporto con lui.» stava cercando di psicoanalizzarmi.
Avevo paura che mi prendesse per una pazza da rinchiudere.
«Al contrario, per lo meno per mia cugina. Loro vanno d'accordo, sembrano quasi amici...» il pensiero di loro amici mi metteva i brividi.
Nonostante io e mia cugina avessimo litigato, desideravo ancora il meglio per lei. E Niall non era il suo "meglio".
«E tu? Tu che rapporto hai con lui?» proprio di rapporto non si poteva parlare, il più delle volte che lo avevo visto avevo finito per ignorarlo ma ultimamente c'era stato anche dell'astio da ambedue le parti.
«Conflittuale.» non c'era risposta migliore se non quella.
Io e Niall avevamo molti alti e bassi, forse era meglio dire solo bassi e ancora più bassi.
Non ci siamo sopportati dal primo sguardo, dalla prima parola e dal primo di una serie d'incontri poco casuali.
«Come mai?»
«Per me nasconde qualcosa e lui non ha neanche negato quando gliel'ho detto, il problema è che non so cosa voglia.» ed era proprio questo a preoccuparmi.
Il non sapere mi uccideva.
Fin da piccola volevo essere sempre al corrente di ogni cosa, per questo non facevo altro che leggere e ricercare, ovvero per sapere sempre di più.
Anche per questo motivo prima che avessi un computer portatile tutto mio, andavo sempre in biblioteca e lì passavo interi pomeriggi tra un tomo e un altro. Anche adesso capitava che ci andavo ma meno frequentemente.
Quello era un altro luogo in cui Ashlynn non mi avrebbe mai seguita. Diceva che le sembrava una cosa troppo da secchioni ma pensandoci bene lei molto probabilmente non sapeva neanche il significato del termine.
«Inizialmente pensavo che volesse sedurre e poi abbandonare Ash...» non era difficile pensare a qualcosa del genere per la nostra età. «Poi però sono successe cose strane...»
«Tipo?» la psicologa non faceva altro che annotare parola per parola, così velocemente e senza perdersi nulla.
«Come se fosse un fantasma.» ecco che qui arrivavamo allo stesso punto in cui neanche Alice era stata creduta.
La stanza cadde in uno strano e insolito silenzio.
Aspettavo una qualsiasi reazione della psicologa e quest'ultima stava cercando sicuramente le parole più giuste da dire.
Voleva che mi fidassi di lei, che non la vedessi come una nemica.
Margo Richards era davvero intenzionata ad aiutarmi, ero certa che non voleva che succedesse di nuovo quello che successe cinque anni fa ad Alice.
E nonostante quello che le stessi raccontando le appariva assurdamente folle, lei iniziava a crederci sempre di più. Soprattutto dopo aver letto quegli articoli di giornali, gli erano quasi apparsi come chiarificatori.
«Di solito ogni mio paziente viene o è mandato qui da qualcuno per risolvere dei problemi che non hanno a che fare con qualcosa di soprannaturale...» lasciò in sospeso pensandoci un po' su. «e nonostante crederti può essere un gesto troppo affrettato e assurdo, penso che quello che tu mi stia raccontando è la verità.» sospirai sollevata.
Era dalla mia parte e questo era un gran sollievo.
«Una volta proposi a Alice di ritornare in quella casa per capirci di più su quella notte...» era combattuta se continuare o fermare il discorso che aveva appena iniziato ma poco dopo convenne ad andare avanti. «ci andò e dai racconti di sua nonna, fu proprio quella volta che incontrò Niall.» quindi era vero, Alice lo conosceva e mi era stato per l'ennesima volta confermato.
«Sa che cosa potrebbe volere da noi?» la dottoressa Richards mi guardava con aria dispiaciuta, non aveva una risposta a quella domanda.
«Purtroppo no, quando parlai con la nonna di Alice non le credevo, pensavo che stesse dando i numeri a causa della morte della nipote, pensavo che dicesse quelle strane cose perché scombussolata. Non potevo sapere che invece quella potesse essere la verità.» Chi poteva mai crederci? Se non la stessi vivendo questa situazione, ne sarei incredula anche io.
«E cosa la spinge a credermi?» era da un po' che pensavo a quella domanda.
«Una volta può essere una coincidenza ma se dopo qualche anno si verifica la stessa cosa ma con persone diverse, allora qualcosa di vero ci deve pur essere.» mi rendeva felice, per quanto la situazione lo permettesse, che ci fosse qualcuno dalla mia parte.
Mi dispiaceva solamente che non potevo condividere tutto con mia cugina ma forse in questo caso era meglio che per adesso ne stesse fuori, almeno finché non avrei capito qualcosa di più così almeno se Niall avesse dovuto prendersela con qualcuno, almeno lei ne era fuori.
«Purtroppo ci rimane pochissimo tempo, non voglio fare lo stesso errore che ho fatto con Alice...» prese un post-it e vi scrisse qualcosa, poi me lo porse. Era un appuntamento per il giorno dopo. «Ci vediamo domani, questa volta entrerò anche io con te in quella maledetta casa.» dopo quella frase, presi le mie cose e mi diressi alla porta ma non prima di salutarla.
Camminavo per le strade stracolme di gente di Londra, senza bene fare attenzione a chi mi potessi trovare di fronte.
Mi era impossibile non pensare a ciò che mi stava accadendo in questi giorni, ciò che stava accadendo a me e mia cugina.
Troppo persa nei miei pensieri per accorgermi di essere seguita se non quando si fece troppo tardi.
«Ashlynn, cosa ci fai qui?» avrei messo le mani sul fuoco sicura che non mi avrebbe mai seguita. Invece era lì, poco distante da me. Arrabbiata.
«Che ci facevi tu da una psicologa?» guardai dietro di lei, tra la confusione notai un viso conosciuto. Era Niall e sorrideva.
Era stato lui a informarla. Che bastardo! Non faceva altro che mettermi contro mia cugina, era colpa sua se eravamo litigate e sempre per colpa sua le stavo nascondendo la situazione. 
Era capace di farle perdere la fiducia nei miei confronti e trascinarla dalla sua parte. 
Lui stava portando avanti il suo piano, a me sconosciuto, avanti. Ma lei come poteva avere così poca fiducia in me?
«Niall è stato ad avvisarti?» era così al cento per cento ma volevo sentirmelo dire da lei Perché non volevo credere che mi stessi inventando tutto. 
«Sì...» lo odiavo, ogni giorno sempre di più. «Evidentemente merita più fiducia di te.» come poteva anche solo paragonarci?
Le mentivo per proteggerla!
«Lo conosci da poco più di una settimana...» le risposi risentita. «Siamo cresciute insieme, hai così poca considerazione di me?»
«Spiegami Perché eri lì, Perché è da ieri che sei così misteriosa e io non so cosa devo pensare!» urlò, feci dei passi indietro.
Era strano vederla gridare, il suo tono era sempre pacato anche quando si incazzava e riusciva lo stesso a spaventarti Perché quella calma apparente significava che te l'avrebbe fatta pagare a prima occasione.
«Vuoi la verità?» non ne potevo più. «Bene, è quella che avrai.» non potevo costringerla a rimanerne fuori per sempre.
Voleva sapere e avrebbe saputo.
Iniziai a raccontarle tutto: della mia scoperta al bar e delle mie ricerche, dell'incontro con la psicologa e che quest'ultima mi credeva e mi voleva aiutare.
Scoppiò a ridermi in faccia.
«Forse hai davvero bisogno di una psicologa, sei paranoica...» guardai di nuovo verso Niall, ancora lì e mi rivolse un occhiolino «e pazza.»
Non potevo crederci.
Non sembrava nemmeno lei.
«Ci vediamo a casa, gli zii saranno informati delle tue fantasie.» e riprese a camminare. «Che tu ci creda o no, io ti voglio bene e farò di tutto purché tu stia bene.» furono le sue ultime parole prima di scomparire dalla mia vista.
Volevo correrle dietro e cercare di fermarla, in quel momento però le mie gambe sembravano di gelatina e appena provai anche solo a fare un passo, caddi a terra.
«Tutto bene?» era una voce maschile ma non riuscì a capire di chi si trattasse.




«Un modo per comunicare esiste.» Alice venne presa in contropiede e di scattò si alzò verso la persona che aveva appena pronunciato quelle parole, dando una fine brusca all'abbraccio con la sua migliore amica. Quella voce apparteneva a Louis.
«Davvero?» chiese Cassie anticipandola.
«Voglio rimediare e non voglio che capiti una seconda volta ciò che è successo a voi...» non riusciva ancora nemmeno a perdonarsi il suo gesto.
Alice gli aveva spiegato che ormai non si poteva tornare indietro ma che si poteva imparare dal passato per cercare di essere migliori in futuro. E questo Louis lo ripeteva quasi come un mantra ogni qual volta gli tornassero questi brutti ricordi alla mente. «e ho cercato un po' finché non ho trovato un signore, il suo nome è Clement, che mi ha riferito un modo per mettervi in contatto.» 
«In cosa consiste?» di nuovo Cassie parlò al posto di Alice.
«Puoi apparire nei sogni di questa ragazza ogni qual volta lei starà dormendo...»
«Perché ho come la sensazione che ci sia un ma?» questa volta prese parola proprio la ragazza che lo amava.
Cassie nel frattempo si era allontanata, era pensierosa.
«Perché c'è un prezzo da pagare, una condizione.» sputò velocemente.
Alice guardava Louis negli occhi e capì che questo "prezzo da pagare" era qualcosa di grosso. Ne era sicura dall'espressione che Louis le stava riservando in quel momento.
Ma pur di aiutare, si sentiva pronta a tutto.
Non ebbe nemmeno il tempo di chiedere di cosa si trattasse Perché Cassie l'anticipò per una terza volta.
«Aspettate, ho come la sensazione di aver conosciuto anche io questo tizio.» la guardarono aspettando che andasse avanti, spiegandosi. «Purtroppo però non ricordo né il suo viso, né perché lo conosco.»





Aprire gli occhi risultò più difficile del dovuto, solo dopo quasi cinque minuti ci riuscì.
Attorno a me due volti sconosciuti, guardai bene il luogo dove mi trovavo e mi accorsi che non conoscevo nemmeno quello.
«Finalmente ti sei svegliata!» esultò una ragazza, scuotendo il braccio del ragazzo che le era accanto.
«Ho capito, C.» pronunciò con pazienza scostandole la mano il più lontano possibile dal suo povero braccio.
«Voi chi siete? Perché mi trovo qui?» la ragazza sorrise.
Si avvicinò verso di me e io cercai di allontanarmi ma con scarsi risultati, mi ero appena presa una dolorosa botta alla testa contro il muro.
«Tranquilla, non ti abbiamo rapito e non abbiamo cattive intenzioni.» cercò di rassicurarmi.
Il ragazzo si allontanò dalla stanza dicendo che sarebbe tornato entro due minuti. «Ti ha trovato proprio lui per strada, quasi incosciente.» 
Ripensai a cosa fosse successo e non appena metabolizzai l'accaduto, provai ad alzarmi.
Ricaddi poco dopo, ero senza forze.
«Non dovresti muoverti troppo in fretta. Devi dare il tempo al tuo corpo di recuperare le forze.» poi si allontanò per prendere un bicchiere e versargli dell'acqua che poco dopo mi porse.
Rifiutai. Chi poteva assicurarmi che non avessero cattive intenzioni?
«Non voglio drogarti, è solo acqua.» lo presi ma non ero intenzionata a berne nemmeno un sorso.
Lo portai alla bocca facendo finta però di ingerire qualche sorso.
Sembrò non accorgersene.
Proprio in quel momento spuntò dalla porta il ragazzo di prima con una donna più anziana.
Era come se l'avessi già incontrata.
Cercai di fare mente locale, in quel momento ero troppo confusa e un dolore atroce alla testa mi impediva di ragionare lucidamente.
«Come ti senti, tesoro?» domandò preoccupata.
«Bene...» non era completamente vero.
Volevo solo andarmene da quel posto e tornare a casa mia, prendere un'aspirina e riposare nel mio letto.
«Ho cercato tra le tue cose un recapito telefonico ma non ho trovato né un telefono né dei documenti. Quindi non sapevo chi avvisare.» mi riferì.
Come era possibile? Tenevo sempre in borsa ogni documento che mi appartenesse e soprattutto il cellulare.
«Ti ricordi qualche numero da chiamare?» sì, ricordavo perfettamente quello di Ashlynn ma non ero in vena di parlarle, non avrei fatto altro che confermare le sue teorie. Ricordavo quello dei miei genitori ma non volevo farli preoccupare.
«Il numero di mio fratello.» la signora annuì e mi porse un cellulare dell'età preistorica.
Composi il numero e aspettai che rispondesse.
Poco dopo partì la segreteria telefonica. Glielo restituì.
«Non è un problema, se vuoi possiamo darti noi un passaggio.» disse la ragazza di prima. «Comunque non mi sono ancora presentata, mi chiamo Chloe» mi porse la mano che ricambiai «Lui è Ben, il mio ragazzo» e diede una pacca alla spalla destra di quest'ultimo 
«E io sono Laura, la proprietaria del locale.» Locale? Questo posto non aveva proprio l'aspetto di un locale.
Mi guardai un po' meglio attorno.
«So cosa stai pensando, ci troviamo nel retro.» ora tutto aveva più senso. «Te la senti di andare nell'altra stanza? Ti offro un succo.» annuì e con un po' di aiuto riuscì a mettermi in piedi.
Mentre andavo nell'altra stanza, una foto risaltò ai miei occhi.
Era Alice, ne ebbi la conferma quando lessi: Alice Knight.
La foto riportava anche una dedica "Riposa in pace piccolo angelo biondo"
Ben se ne accorse e si mise accanto a me.
Mi chiedevo Perché ci fosse la sua foto appesa lì.
«Lavorava qui.» disse tristemente, rispondendo alla mia domanda silenziosa.
«Ti manca?» non potevo fare domanda più stupida. Ovvio che gli mancasse, lo si vedeva dalla sua espressione.
«Sì, era quasi come una sorella per me. Sai, la gente che non la conosceva l'ha giudicata nel modo sbagliato, era una brava persona e forse sarò l'unico in questo mondo ma non credo che abbia ucciso la sua migliore amica così come non credo che si sia uccisa. Con questo non voglio dire che credo alla versione data da sua nonna, cioè è assurdo che siano stati dei fantasmi, no? Però penso che chiunque l'abbia uccisa sia scappato subito dopo ed è stato attento a non lasciare tracce proprie.» mi spiegò il suo punto di vista.
Era assurdo dirgli che invece ero fermamente convinta della versione della nonna di Alice?
Decisi di evitare quel particolare.
«Scusami, è che quando si parla di lei mi è impossibile tacere. Voglio che si abbia una visione veritiera della persona che era.» come biasimarlo?
Mi mamma era stata la prima a trattarla male quando la incontrammo definendola "pericolosa".
Io non penso proprio che fosse pericolosa, penso solo che stava soffrendo troppo la morte della sua migliore amica.
«Vi siete persi qui dentro?» domandò Chloe sorridendo, ritornando dall'altra stanza.
Poi vide cosa stavamo facendo e il suo sguardo cambio, divenne subito triste.
Non disse nulla e senza aggiungere altro mi incamminai verso l'altra stanza.




«Quindi a quale prezzo posso mettermi in contatto con Charlotte?» Alice voleva risposte, voleva subito provare a contattarla e aiutarla al più presto.
Non c'era nemmeno un secondo da perdere.
Louis non sapeva se pronunciare quelle parole oppure no.
Però non poteva fare diversamente, le aveva promesso che non ci sarebbero stati più segreti tra loro.
«Dovresti rinunciare alla tua anima.» fu davvero difficile tirar fuori quelle parole dalla sua bocca.
Era sicuro che adesso, in primis Cassie, avrebbero pensato che gli stesse mentendo, che lui fosse tornato quello di qualche anno fa.
Colui che aveva messo una fine alla loro vita, condannandole già dal primo giorno in cui si erano "conosciuti" per la prima volta. 



 

Angolo autrice:

Mi scuso per l'abnorme ritardo e per il capitolo corto nonostante sia passato un anno.
Purtroppo solo da pochi giorni ho potuto iniziare a completare il capitolo.
Essendo stata di ultimo anno scolastico, non ho avuto un attimo libero, piena di compiti e interrogazioni già alla prima settimana fino a qualche settimana fa con la fine della scuola, degli esami ecc...
Oltretutto gli ultimi due mesi non sono nemmeno stati un periodo bello per me, quindi la voglia di scrivere non esisteva.
Però la vita va avanti e qualche sera fa ho cercato di distrarmi attraverso la scrittura e devo ammettere che ci sono riuscita.
Mi scuso ulteriormente per possibili errori o orrori grammatticali, non ho avuto il tempo di rileggerlo per come si deve.
Mi piacerebbe leggere la vostra opinione riguardo la storia!
Un bacio, ValeA.


*http://www.polyvore.com/when_do_bad_feel_good/set?id=132892911 (Charlotte)
http://www.polyvore.com/when_do_bad_feel_good/set?id=132893430 (Ashlynn)
http://www.polyvore.com/when_do_bad_feel_good/set?id=132894447 (Dottoressa Richards)

*http://www.polyvore.com/revenge_sequel/collection?id=4443120 (tutta la collezione)

 
  
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