Cap.36 La risoluzione di Goku
“Siamo
alla decima stanza, ne mancano altre tre” disse Goku. Vegeta
socchiuse gli occhi e raggiunse la botola. Spalancò gli
occhi vedendo che era
disegnata.
“Ci
hanno ingannati” mormorò. Il Son si
voltò verso di lui e sbatté gli
occhi.
“Urca,
che hai detto?” chiese. Vegeta scattò e spinse il
più giovane oltre
il passaggio della nona stanza che si stava richiudendo.
“Vegetaaa!” gridò il
Son,
rimanendo bloccato nella nona stanza. Una serie di raggi si dipanarono
dal
soffitto e dalle pareti della decima stanza. I raggi verdi colpirono
tutt’insieme
il Briefs che si lasciò sfuggire un ululato di dolore. Una
serie di ferite si
aprirono sulla sua pelle abbronzata, lasciandogli anche delle
bruciature da cui
si alzavano dei filamenti di fumo. Il principe dei saiyan perse i sensi
e cadde
a faccia in giù sul pavimento con un tonfo. Uno specchio
dalla cornice dorata scese
dal soffitto, mentre i raggi si spegnevano. Una figura ne
uscì, raggiunse
Vegeta e s’inginocchiò accanto a lui. Con una mano
pallida e affusolata gli
accarezzò la coda delicatamente, ridacchiando sentendolo
gemere e mugolare a
bassa voce.
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“Vegeta!”
urlò Goku.
Aveva sentito il grido del Briefs. Tempestò il passaggio
chiuso con una serie
di pugni e di calci. Lo raggiunse con delle spallate e gli diede una
serie di
testate. Si graffiò la fronte facendola sanguinare e cadde
in ginocchio. Ansimò
e diede due pugni con tutta la sua forza al passaggio.
Abbassò le mani e strinse
gli occhi. Rimase immobile, sentiva i muscoli intorpiditi e il suo
respiro era
irregolare.
Digrignò i denti
e si rialzò in piedi,
avvertiva delle fitte al petto. Sentì i rintocchi di un
orologio che segnavano
la mezzanotte. Sgranò gli occhi e ghignò.
Raggiunse l’orologio che segnava l’ora
e lo mandò indietro all’orario in cui si era
aperto il passaggio. Si spostò e
un raggio raggiunse la porta che si aprì. Saltò
dall’altra parte e si guardò
intorno. Alzò lo sguardo e vide uno specchio dalla cornice
dorata. Rabbrividì,
incisi nell’oro c’erano dei volti dalle bocche
spalancate e dagli occhi incavati.
Raggiunse la botola e vide che era disegnata, andò fino
all’orologio vedendolo
smontato e si girò, guardando il passaggio della nona stanza
richiudersi.
Strinse i pugni, aggrottò le sopracciglia e sporse il capo
verso lo specchio.
“Se
qualcosa esce,
qualcosa può entrare” mormorò.
Spiccò un salto ed entrò nello specchio, chiuse
gli occhi sentendo il metallo aderire come acqua gelida al suo corpo,
percependolo come una specie di gel nelle parti lasciate scoperte dai
vestiti.
Le ciocche di capelli neri a cespuglio larghe quattro dita gli
aderirono al
viso. Cadde in ginocchio su un terreno liscio, riaprì gli
occhi alzando il capo
e spalancò la bocca.
**********
-
Che mal di testa… D-dove sono? - pensò
Vegeta. Mugolò, la testa gli pulsava e
boccheggiò. Una figura seduta davanti a
lui sorrise, guardandolo rabbrividire.
“Ben
svegliato. Ti chiederai cosa è
successo? Sarai travolto da un fiume di colori e suoni, un puzzle di
ricordi a
cui non riesci a dare un senso” mormorò una voce
femminile. Il principe dei
saiyan socchiuse gli occhi, sbatté le palpebre un paio di
volte e vide delle
figure in ombra. Si deterse le labbra secche, avvertiva le ferite su
tutto il
corpo pulsare. I suoi polsi e le sue caviglie sanguinavano, degli
anelli di
metallo erano penetrati nella sua pelle ferendola. Sentiva dietro le
spalle
sudate un muro di pietre. Dimenò la sua coda, la
sentì pesante e abbassò lo
sguardo. Strinse gli occhi abbagliato da delle lucine che emanava un
marchingegno agganciato ad essa. La figura in ombra si alzò
e avanzò verso di
lui.
“E’
solo una precauzione, nel caso
cercassi di usare i tuoi poteri, quello te lo
impedirà” spiegò.
Vegeta
sentì lo scalpiccio dei passi della
donna. Il principe dei saiyan alzò lo sguardo, la figura
della carceriera era
in ombra, illuminata dalle gambe in giù dalle lucine del
marchingegno.
“Stammi
lontana” sibilò Vegeta. La donna
si sporse in avanti e sorrise.
“Perché
mai tieni lontana la tua dolce
mogliettina? Sono solo felice che finalmente tu ti sia
svegliato” disse in
falsetto. Vegeta aggrottò le sopracciglia e
digrignò i denti.
“Posso
anche esserci caduto come un fesso
all’inizio, ma ormai è ovvio”
ringhiò. I suoi occhi si abituarono al buio e
vide gli occhi gelidi dell’altra fissarlo.
“Sono
stufo di essere preso per idiota”
sibilò. La donna scoppiò a ridere, coprendosi la
bocca con la mano. La sua
risata risuonò nella prigione.
“Io
so chi sei” disse Vegeta, alzando la
voce in modo da coprire la risata di lei.