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Autore: 50shadesofLOTS_Always    17/07/2015    0 recensioni
Stüttgart. 870 km a nord da Firenze. Due ore in aereo per perdonare qualcuno in una stanza d'ospedale. Due settimane per dirsi addio...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un amore piú forte del Destino'
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Oggi é proprio una bella giornata. Il sole splende nel cielo ed insieme all'aria fresca del mattino,che spira da stanotte, si diffondono in tutta la casa attraverso le finestre. La cosa é paradossale visto che oggi é il 23 ottobre. Di nuovo. Ogni 23 ottobre da vent'anni a questa parte é stata una tortura. I ricordi mi danno il tormento una notte sí ed un'altra sí. Spesso Andrea o Anna si stendono accanto a me nel letto per aiutarmi a prendere sonno. Ho rifiutato quasiasi farmaco e l'unico antistaminico é il mio lavoro,da cui ho preso una settimana di riposo. Non l'ho mai fatto,ma quest'anno ovvero il 2050,ne avevo bisogno. Sospiro mentre preparo dei waffle per Anna e per Andrea,che a momenti tornerŕ dal suo turno di notte al pronto soccorso. Anche lui ha studiato medicina. É diventato un cardiologo. Anna ha seguito l'arte e fra qualche mese,prenderŕ la laurea in architettura. Arte. Non ricordo piú l'ultimo giorno in cui ho preso in mano una matita. Non disegno da molto tempo. Forse temo di farlo, probabilmente mi riporterebbe a Marco. Marco. Improvvisamente al suo solo pensiero, gli occhi mi cadono su una sua foto sistemata nell'angolo verso il muro fra il frigo ed il piano della cucina. Se ne sta' lí e sorride come sempre. Sorride,come se volesse dirmi che anche oggi andrŕ tutto bene. Sospiro cercando di riprendere il controllo delle mie mani,che hanno preso a tremare. Sistemo i waffle sui tre piatti insieme a due tazzé di caffé e una di té fumante. Aggiungo dei vasetti di marmellate diverse e ripongo tutto su un vassoio. Sto' per prenderlo quando sento la chiave inserirsi nella serratura,seguita da dei passi sicuri nonostante la stanchezza << Sono a casa! >> annuncia ad alta voce. Sorrido nel sentire la sua voce. Assomiglia a quella di suo padre << Ciao Mamma ... >> sussurra fermandosi alle mie spalle e cingendomi in un dolce abbraccio. Lui ed Anna hanno iniziato a chiamarmi mamma solo due anni dopo che si sono trasferiti qui. Ancora non ci ho fatto l'abitudine << Sai che... >> << Scusa,Mutter(1)... >> risponde calcando la parola tedesca. Scuoto la testa mordendomi l'interno della guancia per evitare di ridere << Ma come mi é venuto in mente di insegnarvi il tedesco?! >> dico fingendo un tono disperato. Lui mi schiocca un bacio sulla guancia mentre prendo il vassoio,camminando verso il salotto,dove Anna é seduta sul divano in pelle color crema. Si alza un attimo per abbracciare il fratello mentre sistemo la nostra colazione sul tavolino e ci sediamo insieme sul divano << Allora com'é andato il turno di notte? >> domando << Bene. Ho sostituito un collega in traumatologia,ma é stato abbastanza semplice >> dice prima di bere un sorso di caffé. Annuisco e porto anch'io la mia tazza alle labbra,ignorando le occhiate furtive di quelli che ora considero "miei figli". Anna si aggiusta l'abitino,accomodandosi << Mamma,non sei costretta a fingere... >> esordisce con la sua consueta voce delicata. Alle volte,credo che sia la reicarnazione di un angelo << Fingere cosa? >> << Oggi é il 23 ottobre... - irrompe Andrea inarcando un sopracciglio - É il giorno di papŕ e tu ci devi una canzone... >>. Alzo gli occhi al cielo mentre Anna si alza per poi accomodarsi al pianoforte,il mio regalo per il suo ventesimo compleanno. Prende un respiro,rilassando le spalle per poi posare le sue dita sui tasti.che volano leggere come piume e come le note della canzone che come quella che si canta ai compleanni,torna sempre a suonare nella mia testa. Le prime battute sul pentagramma poi si volta a guardarmi. Andrea mi da' una lieve gomitata sul braccio,con fare giocoso. Capisco che non ho scelta e poso la tazza di caffé per poi iniziare ad intonare una canzone che ho sempre cantato loro,prima di andare a letto per mantenere vivo il ricordo dei loro genitori. Soprattutto quello di Marco. 

Te ne vai,

lo fai lasciandoci

da quel luogo che

é un luogo senza te...

Te ne vai da qui,

con gli occhi lucidi

che piano si colorano

di bianche nuvole...

Ah sí, ti penserň cosí...

Ti dico ciao,

ma so che é un addio.

C'é molto di te

che ancor mio...

Se c'é un paradiso,

adesso sei lí

nel cielo di raso,

avvolto cosí...

Te ne vai,

lo fai lasciandoci

con quell'ultimo battito

che d'ali diventň...

Ah ma no... Dall'ultimo metrň

Ti dico ciao

e non é un addio.

La memoria di te

sovrasta il vocio...

Lascia il ricordo

dei consigli tuoi,

che adesso rimpiango.

Che adesso vorrei...

Pianterň

davanti a casa mia,

un albero per te...

Ti dico ciao,

salutami Dio.

E digli che tu,

sei l'amico mio... (2)

La mia voce si perde nell'aria insieme all'ultima nota,suonata da Anna. Mi mordo il labbro inferiore con forza mentre chiudo gli occhi,sperando che il ciclone di ricordi nella mia mente,smetta di turbinarmi invisibile davanti agli occhi. Il silenzio cala nella casa,interrotto dall'eco della musica e della mia voce. Stringo i pugni fino a sbiancarmi le nocche,quasi al limite del dolore. Andrea mi avvolge un braccio attorno alle spalle e mi bacia teneramente una tempia << Che dici? Andiamo da papŕ? - mi guarda con una punta di ironia nella voce - Penso che se non vai al suo appuntamento,potrebbe restarci male... >> dice mettendo piú forza sulla parola appuntamento. Ogni volta mi ricorda che é l'amore che provo per loro e per Marco.che mi permette di andare avanti a testa alta. Lo guardo in tralice prima di rivolgergli un lieve sorriso. Anna fa' lo stesso prima di chinarsi davanti a me,abbracciandomi. La stringo fprte a me,guardando Andrea che posa la testa sulla mia spalla.

****

 

Camminiamo sul marciapiede verso il cimitero mentre le auto passano di tanto in tanto,dritte verso la loro meta. Qualunque essa sia. Stringo fra le mani,un mazzetto di peonie di un piacevole rosa pallido e delle ortensie bianche. Sospiro guardando le case intorno a me senza prestare particolare attenzione a dove metto i piedi. Ormai conosco questo asfalto a menadito. Dopo circa dieci minuti,arriviamo nel cimitero che,a differenza di quello italiano,é completamente aperto. Costituito da un enorme prato verdeggiante,contornato da abeti ed arbusti lussureggianti, che resistono al freddo ed al gelo tipico di questa cittŕ. Attraversiamo il prato fresco ed imperlato da gocce di rugiada,che sembrano piccolissimi cristalli quando i raggi del sole le attraversa. Mi sposto verso destra ed arrivo di fronte alla lapide. Per qualche anno,ho tenuto le ceneri in casa. Poi perň i ragazzi ne sembravano a disagio,perciň ho fatto seppellire l'urna delle ceneri in questo cimitero poco lontano dal centro di Stüttgart. Osservo la lapide di granito grigio su cui é inciso:

 

Qui riposa 

 

 

 

Marco Rossi

 

25 Agosto 1997 - 23 Ottobre 2030

 

"Tutti gli esseri umani sono ciechi. Eccezion fatta per gli Artisti,coloro che vedono bello anche dove é implicito".  

 

 

Rileggo a bassa voce la citazione con un lieve sorriso per poi inginocchiarmi davanti alla tomba. Sistemo il mazzetto di fiori,adagiandolo nel piccolo cerchio di ghiaia al cui centro sorge la lapide. Resto immobile ad ascoltare il fruscio del vento ed il cinguettare dei passerotti senza emmettere un suono. I miei capelli ormai ingrigiti dal passare del tempo si spostano sospinti dall'aria gelida e chiudo gli occhi,cercando di incanalare il dolore per la sua perdita. Sento Andrea chinarsi accanto a me,in ginocchio e mi volto nella sua direzione. Apro lentamente le palpebre,come se fossero troppo pesanti ed incrocio le sue iridi nocciola. Non vedevo da tempo quel colore. Spesso evito di incrociare lo sguardo di Andrea,ma oggi non posso farne a meno. Quegli occhi cosí familiari in cui mi perdo,fanno fare una capriola al mio cuore. Non ha solo la voce di Marco. I capelli, il viso,il naso,le labbra. Gli occhi. Spesso lo chiamo come suo padre e lui mi sorride,indulgente,ormai abituato alle tenebre che calano su di me dopo averlo scambiato per Lui. Eppure in quei brevi secondi di confusione,mi sentivo bene. Era come averlo lí sul serio. Poi quando mi rendevo conto che non era Marco, ma Andrea me ne uscivo con delle scuse petulanti e lo stomaco in subbuglio. Ed ora,mi sta accadendo la stessa cosa. Aggrotto la fronte prima di posare una mano sul viso di Andrea << Gli somigli cosí tanto... >> sussurro piú a me stessa che a lui. La voce incrinata come la corda di un violino troppo lenta. Anna si inginocchia dietro la mia schiena,posando una mano sulla mia spalla mentre con l'altra cattura una ciocca dei miei capelli,sistemandola dietro il lobro dell'orecchio << Vorrei solo che fosse qui... - vedo Andrea accigliarsi preoccupato quando le lacrime scivolano ancora una volta sul mio viso - Vorrei solo questo... >>. Lui porta la sua mano sulla mia,ancora posata sulla sua guancia,e la stringe gentilmente << Lui é qui... >> mi dice prima di abbracciarmi. 

(1) Mutter [tedesco]= madre;

(2) La canzone é "Ti dico ciao" di Laura Pausini.

Angolo Autrice: Salve Lettori! Lo so che aggiornare alle 02:10 di notte non é il massimo,ma volevo approfittare la fine di questa (ennesima ^^) storia per fare dei ringraziamenti a tutti voi che mi seguite,recensite o semplicemente leggete le mie storie :* Un grazie speciale ad Irene Spalletti,che merita la medaglia per avermi supportato particolarmente nelle storie originali ❤ Un bacione a tutti voi che siete gli ammori ahhahah :)

50shadesofLOST_Always

Ps: se vi dico come é nata questa storia,mi mandereste in una clinica psichiatrica... xD

 

 

 

   
 
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