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Autore: Marra Superwholocked    17/07/2015    2 recensioni
AAA
1. Idea originale del titolo: "Carry Salt"
2. SPOILER per chi non ha ancora visto la settima (per lo meno la quinta!) stagione di Supernatural!
– 25 marzo 2012 – Perrine, Florida –
In America è appena uscito "The Born-Again Identity" ("Nato due volte"), la diciassettesima puntata della settima stagione di "Supernatural". Questa stessa puntata è uscita qui in Italia il 15 agosto del 2013 (programmazione televisiva italiana). Ma Silvia e Catherine, due liceali italiane, sono partite che era il 2014 con il TARDIS del Dottore... Cos'è successo durante il loro ultimo viaggio?
Ma soprattutto, siamo sicuri che Lucifero abbia ucciso Gabriele?
(Questa storia è il seguito di "Correte, la Nebbia sta arrivando")
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
Capitoli:
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Capitolo 10
Pronto-TARDIS, come posso aiutarla?


All'improvviso, così come erano entrate nella testa di Castiel, Silvia e Catherine ne uscirono. Felici di essere di nuovo in una realtà normale, festeggiarono rimanendo immobili. Entrambe guardarono Castiel: non si era mosso di un millimetro. Nulla faceva pensare che fosse tormentato ventiquattr'ore su ventiquattro.
«Ragazze!» Dean toccò la spalla di Catherine, la più vicina a lui. Le vide spezzare il legame creato con le mani e Castiel rimase con le braccia molli lungo i fianchi. E, ovviamente, non gli sfuggirono nemmeno gli occhi delle due ragazze: essi erano fin troppo lucidi e arrossati per essere semplicemente irritati dallo sforzo.
«Ehi, tutto bene?» chiese Sam, lisciandosi la cravatta nera.
Silvia notò l'imbarazzo aleggiare sulla testa di Catherine, segno che preferiva rimanere in silenzio. «Sì, è tutto okay» rispose per entrambe.
Dean si agitò involontariamente. «E Castiel? Come sta?»
Nella mente delle due ragazze balenò una parola – Destiel – e non riuscirono a reprimere un leggero sorriso. Ma ora? Era uno di quei momenti in cui bisognava dire la verità? Probabilmente, sì. Le bugie sono inutili e non fanno altro che farci soffrire, eppure...
«Sì, Dean, Castiel sta bene» mentì Silvia. «È solo molto stanco.»
Catherine la uccise con lo sguardo. Detestava dir menzogne più di ogni altra cosa e quella era una grossa, enorme, gigantesca bugia. Tuttavia, invece che controbattere l'affermazione dell'amica, decise di annuire in silenzio, con lo sguardo il più basso possibile per non incontrare gli occhi dei due fratelli: se per errore l'avesse fatto, avrebbe immediatamente ceduto.
Dean, dal suo punto di vista, accettò di buon grado le parole rassicuranti di Silvia. Castiel, l'angelo che aveva riportato le sue chiappe sulla Terra, che aveva commesso una miriade di errori di cui si era costantemente pentito e che ora faceva parte della sua famiglia, stava bene. In quel momento non gli importava se Sivlia stesse dicendo la verità o meno, perché era ciò che lui stesso voleva sentirsi dire. Si sentì egoista a fare certi pensieri e preferì cambiare discorso all'istante.
Il maggiore dei Winchester, infatti, sorrise leggermente e si schiarì la voce. «Abbiamo delle novità riguardanti Gabr-» disse, ma si interruppe, vedendo le mani di Silvia che si agitavano senza controllo. Fece per continuare, ma quelle non osavano nemmeno calmarsi, dunque fece gesto alla ragazza di parlare pure e...
«Anche noi!» esclamò mentre Catherine se la rideva sotto i baffi. «C'è una buona probabilità che Gabriele sia vivo!»


Di nuovo in viaggio, quattro avventurieri e un arcangelo da ritrovare.
Fuori dall'ospedale, avevano nuovamente incrociato Meg. Le dissero che vi era una specie di svolta, ma nulla che riguardasse i Leviatani. Non aggiunsero altro: pensarono, giustamente, fosse meglio non far girare troppo la voce tra i demoni. Finito con lei, tornarono poi subito all'auto, che li attendeva stesa al sole e, nonostante fosse un fresco mattino primaverile, con le sue prime gemme e le rondini che svolazzavano rincorrendosi, non appena entrarono nella Chevy Impala, cominciarono a boccheggiare per il caldo opprimente.


«Dunque, cosa vi ha detto?» Dean rilassò la pressione sull'acceleratore e la Chevy rallentò, avvicinandosi ad un centro abitato.
«Castiel era un po'... confuso» rispose Catherine. Gli occhi che scattavano veloci su ogni albero del viale che percorrevano. «Ha solo confermato che Gabriele potrebbe essere ancora vivo.»
Ci fu una piccola pausa, una di quella che intercorre tra una canzone ed un'altra mentre si ascolta un CD, in cui No More Mr Nice Guy lasciò spazio a Sexy And I Know It.
Sam lanciò uno sguardo quasi schifato al fratello, il quale maneggiava un po' col volante e un po' con lo stereo nel tentativo di rimettere la canzone giusta. Notò gli occhi confusi delle due ragazze tramite lo specchietto retrovisore e biascicò qualche sillaba che volevano essere un'arrampicata sugli specchi bella e buona.
«Amico, ma cosa ti ascolti?» gli chiese Sam, che era sì abituato agli strani comportamenti del fratello, ma fino a un certo punto.
Dean pigiò una serie di tasti per lo più senza senso. «Non è colpa mia se quest'aggeggio non fa il suo lavoro!»
«Sì, ma... LMFAO?!» ridacchiò Silvia.
«Ehi, non prendertela con me: io avevo messo una cassetta di Alice Cooper!» Dean lasciò perdere quello stramaledetto stereo e si concetrò sulla strada. «Aspettate» disse poi tutto corrucciato. Guardò bene le case. I negozi. Le strisce pedonali. La gente.
Sam fece lo stesso, ma non si accorse di ciò che si era accorto Dean. «Che succede?»
«“Che succede”? Guardati attorno!» disse Dean, accostando.
Restarono fermi in macchina per un paio di secondi, finché Catherine non aprì la sua portiera.
«Ferma!» Dean la imitò subito e corse verso di lei, afferrandola per le spalle. Un secondo dopo, ecco che anche Sam e Silvia avevano raggiunto Catherine.
«Cathy?»
«Silvia, Dean ha ragione» disse allungando un dito verso un punto davanti a sé. «Non ricordi?» Con gli occhi fissi nel vuoto, poi, cominciò a camminare verso una casa, una villetta, davanti la quale si erano fermati. Era a due piani, con la classica biciclettina fuori sul vialetto e vasi rigogliosi che davano il benvenuto agli ospiti.
Silvia e Sam fissarono Dean in modo parecchio inquietante, tanto che quest'ultimo si sentì alquanto intimorito.
«Sessanta chilomentri... No?» disse Dean. Deglutì e pregò che non lo giudicassero un pazzo. «All'andata, in questo punto esatto non c'era altro che boscaglia. Ora, invece, ecco che spunta un centro abitato! E siamo a sessanta chilometri dall'ospedale in cui sta Castiel. Sessanta... Sei... Come le ali di Gabriele...»
Sam e Silvia spalancarono occhi e bocca, rimanendo senza parole. Subitamente, come dei fulmini, loro due e Dean corsero per raggiungere Catherine, ormai vicina alla porta di quella strana casa. La gente attorno a loro parve quasi non accorgersi della presenza di quattro sconosciuti, forse perché non esistavano.
Catherine stava quasi per andare a sbattere contro il muro della villa, quando, poof, quel pesante ammasso di mattoni e cemento armato – a dir poco strano, per una casa americana – scomparve e con esso anche tutto e tutti intorno a loro: niente più abitazioni, locande o negozi, nessuna traccia delle persone che fino a poco prima passeggiavano lì vicino, a pochi passi da loro. Catherine, invece, continuava a camminare e sembrava non far caso agli altri tre che erano rimasti indietro e che la seguivano come meglio potevano.
Il cuore di Silvia perse qualche colpo qua e là a causa della gita senza meta e della persona che li stava guidando: se fosse successo qualcosa alla sua Cathy, con quale coraggio sarebbe poi tornata a casa? «Manca poco» la sentì dire, quasi leggendole nel pensiero, mentre lei e i Winchester la seguivano come bravi segugi.
All'improvviso, Catherine si fermò. Davanti a lei si estendevano altri chilometri di foresta apparentemente senza fine e piena di trappole naturali e animali che li spiavano con i loro piccoli occhietti liquidi. Sostarono tutti in un punto in cui sembrava non esserci alcun rumore. A Silvia vennero i brividi, ricordando l'episodio del Wendigo, e decise di avvicinarsi di più alla sorella-non-sorella.
«Cosa stiamo cercando, Cathy?» le chiese nervosa.
Catherine sorrise. Girò piano la testa per guardarla in faccia e continuò a mantenere quel suo sorriso semplice e misterioso allo stesso tempo. «Non la vedi?»
La ventenne provò a guardarsi attorno; lo stesso fecero anche Sam e Dean. E nessuno dei tre vide quello che vedeva Catherine. La verità era che Catherine era la sola capace di andare al di là della realtà accessibile ai più grazie al suo Terzo Occhio[1].
«Proprio laggiù» disse Catherine, notando la confusione dipinta sui volti degli altri tre. Indicò un punto immerso nella foresta, ma agli occhi di Sam, Dean e Silvia non vi era altro che boscaglia e boscaglia e boscaglia. «Proprio laggiù, dove c'è quell'acero un po' vecchiotto. Fate uno sforzo, avanti!»
Dire che tutti e tre provarono a sforzarsi al massimo e ad assottigliare gli occhi il più possibile sembra un'esagerazione, eppure fecero esattamente così. Ma non videro nulla lo stesso. Fu solo quando Catherine stessa si incamminò verso il punto da lei prima indicato che a tutti sembrò di avere una rivelazione: a pochi passi da dove stavano loro, una grossa apertura nella roccia ruggiva e vomitava aria gelida, dominando su tutto il lato orientale di un'imponente montagna che sembrava essere spuntata dal nulla.


Più camminavano, più i corridoi si facevano stretti e bassi. Perfetti per Silvia e Catherine, ma decisamente scomodi per dei giganti come Sam.
«Ehi, Catherine?» chiese Dean, evitando per un pelo di sbattere la testa sul soffitto pericolante.
La ragazza emise un suono con la gola simile ad un «Mhm?» e proseguì a camminare. Mancava poco, lo sentiva. Ma a cosa, non lo sapeva. Poteva essere una trappola, così come una buona pensata, ma non era certa né dell'una né dell'altra cosa.
«Mi prometti una cosa?»
«Dipende» rispose Catherine.
Dean si fermò e Silvia quasi gli andò a sbattere contro tanto il buio che c'era. Inspirò, non sapendo bene come incominciare la “predica”. «Una volta che tutto questo sarà finito, promettimi – promettetimi – che non continuerete con questa vita; perché non è vita, credetemi.»
Sam curvò la testa, non sapendo se quelle parole si riferissero in qualche modo alle loro abitudini portate avanti da anni o al nuovo hobby delle due ragazze. Ma come sempre, pensò anche Sam stesso, nelle raccomandazioni di Dean si possono sempre cogliere doppi riferimenti.
Catherine, che si era anch'essa fermata appena Dean espresse il desiderio di una vita diversa per lei e Silvia, si girò e lo guardò con i suoi occhioni a mandorla. «Quante volte hanno detto a voi queste stesse parole, Dean?»
Lui rimase interdetto. Balbettò qualcosa di incomprensibile e perlopiù inudibile, dopodiché batté quasi in ritirata.
«Eppure fate la stessa cosa da anni» continuò Catherine. «E perché?»
«P-per aiutare la gente.»
«E lo fate anche bene, oserei dire... Perché vi piace. Credo di aver risposto alla tua richiesta» disse e poi girò i tacchi, inspiegabilmente seria, e proseguì a testa alta. Dietro di lei, Silvia si affrettò a tenere il suo ritmo di camminata e, passando davanti a Dean, increspò le labbra e alzò le soppracciglia, facendo un'espressione come per dire: «Boom, bitch!»


Forse stavano girando in tondo. Forse quella roccia a forma di mezzaluna l'avevano già oltrepassata dieci minuti prima. Forse, questa volta, erano finiti in un vero anello temporale. O in qualcosa del genere. D'altronde, come potevano capire quanto tempo era passato dall'ultimo raggio di sole a quando Dean, per poco, non inciampò nelle scarpe di Silvia?
«Vuoi stare più attento?» strillò la ragazza, ripulendosi le scarpe di tela che tanto amava.
«Ehi, calmati, ragazzina! Prima sei stata tu a venirmi addosso!»
«Ohi, mi sono fermata in tempo!»
«Già, intanto mi hai calpestato un piede...»
«Ah, be', scus-»
«Ma volete piantarla? Sembrate due bambini dell'asilo!» sibilò Catherine. «Tacete, che fatico a sentirlo.»
«Sentire cosa?» Sam, talmente ricurvo su se stesso che sembrava una bella copia di Gollum, spuntò da dietro le spalle di Dean.
«Non lo so con esattezza, ma proveniva da là» rispose Catherine, indicando un punto nel buio. Improvvisamente, spaventandoli tutti e quattro, un forte bagliore lampeggiò dietro una stalattite molto sottile. E una voce li chiamò.


«Sam? Dean?»
I diretti interessati si scambiarono un'occhiata preoccupata e felice insieme. Erano passati due anni, ma quella voce era così terribilmente famigliare che capirono subito di chi si trattasse. Sam spinse Dean oltre l'angolo, facendo lo stesso con le ragazze, ovviamente. Subito dopo, la scena cui si trovarono di fronte fu la più raccappricciante della loro vita. O così credettero al momento.
L'arcangelo Gabriele giaceva raggomitolato contro la parete della grotta, rifugio improvvisato, con una mano tremante premuta sul petto e il viso in una maschera di dolore e sofferenza. «L'avete portata?» gemette lui, strizzando gli occhi. «Non resisterò a lungo...»
«Gabriele...» Dean rimase impietrito così come Sam.
Silvia, invece, scoppiò in lacrime esattamente come quando lo vide steso a terra con le ali bruciate, morto, sul pavimento dell'Elysan Fields Hotel. Sentì la calda mano di Catherine sulla sua spalla e l'abbracciò. Ma quelle erano ormai lacrime di gioia, di speranza: Gabriele aveva in qualche modo vinto Lucifero.
«Allora? L'avete portata?» chiese di nuovo Gabriele, scuotendo un po' la gamba di Silvia col piede. «Datemi quella maledetta chiave!»
I Winchester guardarono le ragazze. Le ragazze guardarono i Winchester. E nessuno dei quattro riuscì a capire di cosa stesse parlando l'arcangelo.
«E così, il cambio di musica è opera tua come tutto il resto! Com'è possibile che tu sia vivo?» chiese Dean un po' frastornato.
«Ben due volte, razza di idioti! Ma Dean, Dean, Dean... Non credi che sia meglio rimandare questa conversazione a quando mi sarò ripreso?» Gabriele puntò una mano sul pavimento roccioso e tentò di tirarsi su alla bell'e meglio, ma cedette, senza forze, e rantolò non appena Sam si accovacciò per aiutarlo. «La chiave...» ansimò ad occhi chiusi.
Non sapendo bene cosa fare, le ragazze si tastarono le tasche alla ricerca di una chiave. Ma che chiave? Silvia aveva tutto nel suo zainetto, ormai disperso chissaddove nel TARDIS. Catherine, invece, portava sempre con sé le chiavi di casa e un'altra chiave che, di certo, non era quella a cui si riferiva Gabriele. Non avevano nient'altro, con loro, men che meno Sam o Dean. Eppure...
Catherine mise la mano nella tasca posteriore dei suoi jeans e raccolse la chiave con due dita. «Conservala con cura: è molto speciale» le aveva detto un uomo sulla sessantina. Le era sembrata una bella azione, quella di ascoltare un ometto così strano e nervoso. Aveva i capelli mossi e ormai ingrigiti, ma gli occhi vispi e osservatori. Guizzavano da un angolo all'altro del parco in cui lo aveva incrociato e, nonostante avesse pensato fosse scozzese, il suo italiano era più che perfetto. Solo allora capì chi le aveva dato quella chiave.
Allungò piano la mano in direzione dell'arcangelo mentre Silvia e i Winchester la guardarono senza capire. «Me l'ha data un uomo che all'inizio pensavo fosse uno sconosciuto» disse Catherine. «Ha detto che un giorno sarebbe servita ad aiutare una persona a me cara.» Le sembrava già così strano che una semplice chiave potesse salvare la vita ad un uomo, figuriamoci ad un angelo, ma appena Gabriele sfiorò la chiave con le sue dita, questa emise un forte sibilo. Stretta nel pugno dell'arcangelo, la chiave pulsò frenetica di una luce per la quale i quattro umani dovettero chiudere gli occhi nonostante l'incredibile curiosità.
Ciò che accadde subito dopo fu quasi indescrivibile.
Malgrado il vento che avrebbe spazzato via qualsiasi cosa, i cinque occupanti della piccola grotta rimasero ben ancorati a terra e ben presto Gabriele fu avvolto da una nuvoletta bluastra. A poco a poco, la nube divenne più solida e la luce più fievole, così tutti e quattro poterono riaprire gli occhi.
Gabriele era sparito.
Dean rimase con gli occhi fissi su quell'oggetto, un parallelepipedo di legno blu, che aveva sostituito l'arcangelo, mentre Sam si accingeva a sfiorarlo con le dita. Immediatamente, ritrasse la mano, vedendo un'ombra avvicinarsi alla finestra di quell'oggetto. La porta si aprì e ne uscì un uomo giovane e magro, con capelli spazzolati di lato ed un farfallino messo un po' alla rinfusa.
Lo riconobbe all'istante: era il Dottore.

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[1] Nella fanfic "prequel" di Get The SaltCorrete, la Nebbia sta arrivando – si parla di un rito filippino grazie al quale Catherine riuscì a far “emergere” le sue particolari doti da sensitiva.

   
 
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