Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: arangirl    17/07/2015    1 recensioni
Jaime è un ex atleta che dopo la perdita della mano destra ha perso anche se stesso. Brienne è una soldatessa al fronte, senza nessuno ad aspettarla a casa.
Un programma di scambio lettere farà incontrare (o forse scontrare) le loro vite, ma forse non tutto il male viene per nuocere...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Loras Tyrell, Renly Baratheon, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La prima cosa che percepì fu un lancinante dolore alla testa, molto più acuto di qualsiasi altro avesse mai provato in vita sua. Lentamente, mentre riacquistava coscienza del suo corpo, quel dolore cominciò a scemare, mentre al suo posto ne spuntavano altri, al petto, alle gambe. Doveva essersi fratturata qualche costola, di questo era quasi sicura. Le era successo ancora, tanti anni prima, quando era ancora una novellina nel pieno del suo addestramento. Aveva messo male il piede durante un’esercitazione, scivolando malamente dalla solida struttura di legno che usavano per le simulazioni, e si era incrinata un paio di costole nella caduta. Brienne riafferrò il flusso dei suoi pensieri e si costrinse ad aprire gli occhi, per paura di non riuscire più a svegliarsi se si fosse abbandonata nuovamente al sonno.
 
 
Intorno a lei era tutto quasi completamente immerso nell’oscurità, fatta eccezione per qualche pallida isola di luce poco distante da lei, che dalla forma sembrava provenire da una porta. Si alzò a fatica sui gomiti, cercando di avere una visione più uniforme di quella che doveva essere una specie di caverna sotterranea a giudicare dall’umidità che percepiva intorno a lei “Grazie a Dio!” Brienne si girò bruscamente nella direzione da cui proveniva la voce, tanto da provocarsi un dolore lancinante al petto. Per un momento pensò di alzarsi in piedi, ma la caviglia della gamba sinistra le bruciò come fuoco non appena cercò di appoggiarcisi, e rinunciò subito all’idea “Chi c’è?” Gridò con voce roca mentre sentiva qualcosa avvicinarsi nell’oscurità. Non appena la figura entrò nel suo campo visivo, Brienne si rilassò contrò la parete di roccia; era il soldato che l’aveva aiutata a salire sull’aereo, il ragazzo sorridente di cui non riusciva a ricordarsi il nome. Solo che adesso non sorrideva per niente, e i suoi occhi erano pieni di paura, tanto da farlo sembrare molto più giovane dell’età che doveva avere per trovarsi lì “Grazie a Dio state bene, pensavo che non vi sareste più svegliata.”
 
 
Brienne lo guardò negli occhi, per poi guardarsi intorno “Da quanto tempo sto dormendo? Dove siamo?” Le labbra del ragazzo presero una piega amara “Non ne ho idea. Mi ricordo solo che l’elicottero cadeva… Poi mi sono svegliato qui. Non so quanto tempo sia passato… forse un giorno o due. Ho perso la concezione del tempo.” Anche Brienne, come lui, si ricordava dell’elicottero che precipitava a terra, poi più niente. “Hai controllato il perimetro? Ci sono vie d’uscita?” Il ragazzo si avvicinò di qualche centimetro, scuotendo la testa “Solo una porta, là sulla luce. Da lì mandano dentro il cibo.” Brienne sentì un brivido percorrerle la schiena “Chi?” Ancora, il ragazzo scosse la testa “Non lo so.” Brienne rimase in silenzio per qualche secondo fissando la porta che ora riusciva a intravedere grazie alla luce; era in metallo e sembrava terribilmente spessa. Nulla di buono per loro. Si girò di nuovo verso il ragazzo, realizzando solo in quel momento di non sapere nemmeno il suo nome “Io sono Brie” “Brienne Tarth” finì lui, e lei lo guardò stupita “Vi ho vista nel poligono di tiro. Tutti al campo sanno chi siete dopo quello che è successo al capitano Baratheon.” Brienne sorrise leggermente “Vista la situazione, direi che puoi darmi del tu. Mi dispiace, ma io non so il tuo nome, anche se ricordo di averti visto alla base.” Il ragazzo sorrise “E’ normale, non molti si ricordano di me… Sono il cadetto Payne, Podrick Payne.” Brienne gli sorrise “Piacere di conoscerti, Pod.”
 
 
 
 
“Non sono stati ritrovati? Cosa diavolo vuol dire?” Loras si passò una mano tra i capelli, vagamente conscio di aver alzato il tono di voce in modo inappropriato. L’uomo davanti a lui lo fissò con sguardo severo “Te l’ho già detto Tyrell, l’elicottero è precipitato in zona neutrale, ma quando siamo arrivati c’erano solo tre cadaveri, non abbiamo idea di dove siano i due dispersi… o chi siano.” Loras fissò l’uomo negli occhi, sentendo dentro di sé una rabbia che non aveva mai provato prima “Come diavolo potete non sapere chi siano? State solo prendendo tempo propinandomi queste cazzate, se la mia amica è morta voglio saperlo!”
 
 
Il ragazzo si fermò un attimo, prendendo fiato. Nel momento in cui aveva visto in lontananza l’elicottero scivolare lentamente a terra era rimasto immobile per un attimo, pensando vagamente a come assomigliava a uno dei giocattoli che aveva da piccolo, un elicottero di plastica che si era rotto quando aveva dieci anni, e a come sua sorella era stata l’unica a riuscire a consolarlo giocando con lui finché le sue lacrime non si erano asciugate. Poi era arrivata l’esplosione, e con quella il fuoco, il fumo, e la terribile consapevolezza di ciò che era successo. Non c’era stato tempo di pensare prima, ma in quel momento, davanti ad un uomo che per lui era un perfetto estraneo, il nuovo caporale che aveva occupato il posto di Renly, che era così dolorosamente diverso dal suo capitano, Loras aveva dato voce alla sua paura più profonda; se Brienne era davvero morta in quell’incidente, non se lo sarebbe mai perdonato.
 
 
Il caporale Seaworth si accigliò per un momento, sorpreso dal temperamento acceso di quel ragazzino, poi gli appoggiò la mano sulla spalla “Davvero, non lo sappiamo nemmeno noi. Purtroppo, purtroppo i cadaveri erano carbonizzati, le loro mostrine non c’erano, come se qualcuno le avesse strappate. Lo stesso qualcuno che deve aver portato via i due superstiti, sperando che siano tali.” Loras incrociò il suo sguardo “Appena saprò qualcosa in più te lo farò sapere Tyrell, promesso.” “Grazie signore.”
 
 
Loras camminò fino alla sua tenda, senza fare troppo caso a dove metteva i piedi, o a quello che succedeva intorno a lui. Era stordito, si sentiva terribilmente stanco e allo stesso tempo furioso con se stesso, continuava a rivivere nella sua mente l’ultima volta che aveva visto Brienne, a come le aveva lasciato il posto in quell'elicottero maledetto. Loras non era mai stato religioso, ma mentre si lasciava cadere sulla sua branda, lanciò una supplica a un Dio in cui non era sicuro di credere, pregando con tutte le sue forze che Brienne fosse ancora viva.
 
 
 
 
Jaime appoggiò la pesante borsa sul pianerottolo dell’appartamento, maledicendo la volta in cui si era proposto di aiutare Renly a portare le sue cose nel suo nuovo appartamento. Renly passò a fatica dalla porta con le stampelle nuove e gli sorrise “Grazie mille Jaime, davvero.” Jaime scrollò le spalle “Figurati. Sono felice di darti una mano.” Renly lo fissò immobile per un momento, poi iniziò a ridere “Spero di raggiungere presto il tuo livello di autoironia.” Jaime sorrise a sua volta “E’ stata una vera fortuna aver trovato questo appartamento con così poco preavviso.” In realtà era più una frase di circostanza che altro, visto che l’appartamento era più simile ad una topaia che ad una vera e propria abitazione Renly alzò un sopracciglio nel guardarlo “Non occorre fingere. Fa un po’ schifo pure a me.” Jaime scoppiò a ridere “Almeno non ci sono scale.” Il labbro di Renly tremolò un istante mentre cercava di trattenere una risata.
 
 
Entrambi sobbalzarono nel sentire la porta sbattere violentemente “Potrebbero farci una barzelletta…” la voce affaticata di Tyrion li raggiunse da dietro uno scatolone più alto di lui “Un nano, un monco e uno storpio si mettono a fare un trasloco…” l’uomo gettò lo scatolone a terra e vi si gettò sopra sbuffando sonoramente, incurante verso la possibile fragilità del contenuto “Io vorrei sentirla.” Sorrise Renly mentre si trascinava stancamente verso il frigo, una delle poche mobilie che avevano trovato al loro arrivo “Posso offrirvi una birra?” il sorriso di Tyrion diventò leggermente più tirato mentre guardava con preoccupazione il fratello maggiore, ma Jaime si limitò a scuotere la testa “No grazie, ho smesso.” Renly rimase per un attimo interdetto, guardando prima Tyrion poi Jaime “Io… Jaime scusami non volevo metterti in difficoltà.”
 
 
Jaime si alzò e si mise a guardare distrattamente le copertine dei libri che avevano portato con fatica dentro il piccolo appartamento, incapace di fissare negli occhi sia suo fratello che Renly “Io… io ho avuto qualche problema con l’alcool.” Renly annuì, non indagò oltre e abbassò lo sguardo, imbarazzato e allo stesso tempo pieno di ammirazione per Jaime, che nonostante le tante difficoltà era riuscito ad arrivare lì in quel momento, sorridente e sicuro, tanto da ricostruirsi una vita; per un momento lo colse la paura di non riuscire a fare lo stesso, di non essere abbastanza forte. Poi Jaime alzò lo sguardo e sorrise “Tutto merito della mia fanciulla.” Poi si alzò e andò a prendere uno degli altri scatoloni in macchina. Renly rimase per un attimo interdetto, finché Tyrion non gli diede una pacca sulla schiena “Lascia stare, fra un po’ si metterà a disegnare arcobaleni e fiorellini su ogni superficie.”
 
 
 
 
Il tempo sembrava dilatarsi all’infinito mentre il silenzio si faceva sempre più acuto, più doloroso. A nulla erano valsi i suoi tentativi di scagliarsi contro la porta, di urlare in inglese, francese, quel poco di arabo che conosceva ogni volta che il cibo veniva lasciato alla loro porta. Nessuna risposta alle sue grida, alle sue domande. Il buio era denso e umido intorno a loro, e a Brienne lasciava addosso un terribile senso di disperazione. Aveva pensato nella sua mente a ogni possibile scenario; perché avevano preso lei e Podrick come prigionieri invece di lasciarli a morire tra le fiamme dell’aereo? Volevano informazioni, o un riscatto? Brienne tremò al pensiero di essere finita in mano ad una delle cellule terroristiche islamiche che spadroneggiavano nel territorio, terrorizzata alla sola idea di quello che avrebbero potuto fare ad una donna, ad una soldatessa americana per di più.
 
 
Podrick aveva tentato una conversazione all’inizio, ma erano entrambi troppo doloranti e impauriti per fare conversazione. A un certo punto, un pensiero le attraversò la mente, e con un gesto che le strappò un gemito sonoro, aprì la piccola tasca interna della camicia dell’uniforme, solo per sentire con una punta di gioia, la prima da quando era finita in quell’inferno oscuro. La foto era ancora lì. Non era stato tutto un bel sogno, una realtà parallela a una terribile e triste realtà. Il solo pensiero di Jaime, e il sollievo quasi imbarazzante di aver trovato la foto lì dove l’aveva lasciata le strappò un sorriso nonostante tutto. “State ridendo?” la voce di Podrick la colse completamente di sorpresa; “Scusami, è una cosa stupida. Per un attimo ho pensato di aver vissuto tutta la mia vita in questo buco… Mi stavo dando della stupida per i miei pensieri.” Brienne sentì Podrick avvicinarsi e riuscì a sentire chiaramente la sua voce più vicina “No, non è una cosa stupida. La capisco benissimo.” Brienne sentì il lieve tremito nella sua voce, e avrebbe voluto poter fare di più per il ragazzo; ma come consolare qualcuno se lei stessa riusciva a malapena a non farsi prendere dal panico? “Date le circostanze direi che puoi darmi del tu Podrick” il ragazzo esitò per un attimo “Sarebbe un vero piacere.”
 
 
In quel momento si sentì un rumore metallico provenire dalla porta di fronte e loro, e per un attimo entrambi furono accecati dalla luce che da tanto tempo i loro occhi non avevano più visto. Una voce maschile, profonda e melliflua rimbombò nella stanza, e Brienne si rese conto con orrore crescente che la voce parlava con un perfetto accento americano “Ma che maniere, vi hanno lasciati per tutto questo tempo al buio. Dei veri e propri barbari.” Lentamente Brienne riuscì a mettere a fuoco l’esile figura accanto a lei, riconoscendo nei contorni leggermente incerti del volto il ragazzo che l’aveva accolta sull’aereo; poi la figura davanti a loro si fece sempre più nitida, e lei riuscì a distinguere un uomo sulla mezza età, magro e minuto, con il pizzetto e con un’espressione divertita sul volto che faceva salire in Brienne il desiderio di prenderlo a schiaffi. Non aveva la minima idea di chi potesse essere quell’uomo, né del motivo che l’aveva spinto a rinchiuderli lì. “Dovete scusarmi per l’attesa, ma sono stato davvero molto impegnato. Se potete essere così gentili da confermarmi le vostre identità.” Brienne si alzò in piedi, reggendosi con fatica alla parete, cercando di ignorare il profondo dolore che sentiva ad ogni minimo movimento “Oh, nelle sue condizioni io non lo farei” rispose l’uomo con un sorrisino “La smetta!” urlo Brienne con rabbia “Si può sapere chi è lei? Dove siamo? Perché ci tiene rinchiusi qui?”
 
 
Lo sguardo dell’uomo passò da Brienne a Podrick “Oh, il suo giovane amico non gliel’ha detto? Sperava di potermi risparmiare queste inutili facezie.” Podrick emise un sospiro rassegnato, e Brienne lo guardò confusa “Avevo un’idea sul perché potessimo essere qui…” disse guardandola con espressione dispiaciuta “Ma non volevo crederci, per quello non ho detto nulla. Conosco quest’uomo.” La donna non riuscì a fare altro che spostare lo sguardo tra Podrick e l’uomo sconosciuto davanti a lei, sempre più confusa “Che cosa sta succedendo Podrick?” “Il suo nome è Petyr Baelish, e la sua società mi ha contattato qualche mese fa per offrirmi un lavoro. Io… io non sono un soldato comune Brienne, sono stato inviato qui dalla mia squadra per condurre delle ricerche.”
 
 
Brienne lo fissava, sempre più allibita “Ricerche su cosa?” Fu Baelish a rispondere questa volta “Sulle vostre armi signorina Tarth. Il suo amichetto qui fa parte di uno dei gruppi d’ingegneria militare più avanzati del mondo.” Podrick annuì “Stiamo progettando nuove armi, io ero l’inviato sul campo, dovevo raccogliere informazioni su come migliorare i nuovi prototipi, su cosa evitare e cosa aggiungere… Quando il signor Baelish è venuto a cercarmi ero sul punto di partire per questa missione.” L’uomo annuì “E ti ho offerto molti, molti soldi per venire a lavorare per la mia compagnia.” Podrick annuì, per poi distogliere lo sguardo “Mi sembrava un’ottima proposta, ma poi ho fatto delle ricerche…” Podrick guardò Brienne “Sono una compagnia privata, è molto difficile entrare nei loro database, ma io…” “Lui c’è riuscito, il piccolo genietto del computer.” Podrick serrò la mascella per un attimo, fissando l’uomo con odio “Ho scoperto che trafficano armi, consegnandole ai terroristi. E’ per questo che mi volevano dalla loro parte, perché conosco tutti i prototipi delle armi per l’esercito. Ma non creda di farla franca signor Baelish, ho già spedito tutto il materiale che ho trovato al governo, si occuperanno di voi.”
 
 
Petyr scoppiò a ridere, e Brienne sentì di provare per lui un odio che mai aveva sentito in vita sua “Ho già intercettato tutte le tue patetiche prove e pagato chi di dovere per farle sparire, ingenuo ragazzino. Pensavi davvero di poter fare qualcosa?” Brienne fissò dispiaciuta l’espressione sconvolta del ragazzo prima di girarsi di nuovo verso Baelish prima che Podrick parlasse di nuovo“Questo non spiega perché siamo ancora vivi… Se era mettere a tacere il tutto ad interessarvi, perché non ucciderci subito?” Questa volta fu Brienne a rispondere “Perché lui è ancora interessato alle armi. Vuole usarti per costruirle.” Baelish sorrise “Vedi? La tua amica qui ha già capito come gira il mondo.” Podrick si alzò e mosse un passo verso l’uomo “Se pensate che tradirò così il mio paese vi sbagliate di grosso, potete uccidermi anche subito.” Petyr lo guardò di nuovo con quel suo ironico sorrisino “Oh ma io non ucciderò te… se non fai come ti dico, sarà la signorina Tarth a pagarne le conseguenze… Pezzo per pezzo.”
 
 
Nemmeno per un attimo, notò Brienne con distaccata freddezza, aveva smesso di sorridere. Podrick rimase a fissarlo sbalordito, come se quell’idea non l’avesse nemmeno sfiorato. “Vi lascio da soli a riflettere sulla cosa. Signor Payne, domani mattina mi comunicherà la sua scelta.” Con quelle parole l’uomo si girò e chiuse la porta dietro di sé, lasciando però la luce accesa nella stanza, a illuminare le espressioni sconvolte di Brienne e Podrick.
“Non puoi farlo Pod…” disse Brienne con voce insicura “Non importa quello che mi faranno, non puoi lasciare che scoprano certe cose… Non puoi.” Il ragazzo la fissò con espressione disperata, e la mano di Brienne tornò istintivamente a stringere la foto che teneva in tasca; mai in vita sua aveva avuto tanta paura.
 
 
 
 
“Tyrell… Tyrell svegliati.” Loras aprì gli occhi, non del tutto certo di essere sveglio o di stare ancora sognando. “Caporale… cosa succede?” la voce impastata del ragazzo fece sorridere l’uomo più anziano “Vieni con me ragazzo, ci sono delle novità.” Loras si alzò subito e seguì il caporale nell’oscurità del campo, cercando di non inciampare lungo il cammino. Alla fine, arrivati nella grossa costruzione adibita a controllo centrale, Loras si trovò davanti ad una marea di carte, tra cui non riuscì a non notare il fascicolo di Brienne e del ragazzo che l’aveva aiutata a salire sull’elicottero; vedere il volto della sua amica lì, in mezzo a tutto quel caos, gli fece provare una terribile stretta allo stomaco. Avrebbe dovuto esserci la sua foto lì in quel momento.
 
 
Il caporale Seaworth lo guardò con espressione impassibile “La buona notizia Tyrell, è che possiamo affermare con certezza che Brienne di Tarth è ancora viva. Lei e il soldato Podrick Payne sono gli unici superstiti allo schianto.” A quella notizia Loras sentì le ginocchia tremare, la speranza che aveva cercato di trattenere fino a quel momento si fuse al sollievo, tanto da fargli tremare le ginocchia. “E la cattiva notizia?” l’uomo storse le labbra “Abbiamo controllato i file di Payne, e abbiamo scoperto che faceva parte di un’unità speciale… un cervellone in incognito della squadra d’ingegneria militare. Quel ragazzo sa come costruire e programmare praticamente tutte le armi che utilizziamo qui.” Loras aprì la bocca, incerto su cosa potessero voler significare quelle parole “Pensiamo che possa essere lui la causa di questo incidente… o meglio, le sue conoscenze.”
 
 
“Quindi… Brienne potrebbe essere morta in questo momento?” Tutta il sollievo che Loras aveva provato svanì in un attimo quando il caporale scosse la testa “Non possiamo saperlo. Stiamo facendo del nostro meglio per individuare il luogo in cui sono stati portati. Per ora non ci resta altro da fare che aspettare.” Loras annuì “La ringrazio caporale.” L’uomo annuì e Loras fece per andarsene, il cuore pesante come non mai, prima di rigirarsi verso il caporale “Quando verrà organizzata una squadra di ricerca, voglio essere in prima linea.” “Certamente Tyrell, ti avevo già inserito nell’elenco.” Loras sorrise grato al caporale e fece di nuovo per andarsene, ma si girò nuovamente realizzando una cosa che avrebbe dovuto ricordare fin dal primo momento “Caporale, avrei un altro favore da chiederle.”
 
 
 
 
“… e quindi Joanna ha continuato a piangere per tutta la sera finché loro due non sono tornati.” Jaime scosse la testa “Non c’era verso di farla calmare.” Tyrion sbuffò sonoramente mentre Renly rideva “Sei tu che sei incapace con i bambini Jaime, non appena Tysha l’ha presa in braccio si è calmata subito.” “Ma lei è la madre! Sono sicuro che anche tu non riesci a tenerla in braccio per più di cinque minuti!” Dopo aver finito il trasloco Renly aveva invitato i due fratelli a mangiare la pizza, ed erano ore ormai che erano seduti a tavola a raccontarsi di tutto e di più; Renly si sentiva davvero sereno, per un incredibile momento era stato come se nulla fosse mai successo, come se la sua gamba fosse ancora integra, e lui un uomo come tutti. Poi aveva realizzato, mentre sorrideva e scherzava con i suoi due nuovi amici, che in realtà era ancora meglio di così; perché anche se tutto era successo, anche se un pezzo di lui era perduto per sempre, riusciva lo stesso ad essere felice, sollevato. Non era sicuro di poterci più riuscire.
 
 
Fece per parlare, per ringraziare i due uomini per il loro aiuto, quando il suo telefono squillò sonoramente dalla mensola della cucina. Renly sorrise e si alzò senza troppa fatica, appoggiandosi ai bordi della sedia “Pronto?” dall’altro capo della linea, disturbata e poco chiara riuscì lo stesso a sentire la voce di Loras “Renly… Sono io, Loras… “Loras, che piacere sentirti! Come hai convinto il caporale a farti usare il telefono?” Il viso di Jaime si era illuminato sentendo il nome dell’amico che Renly e Brienne avevano in comune “Renly… E’ successa una cosa terribile.”
Mentre il volto di Renly si faceva sempre più scuro e preoccupato, Jaime sentì con chiarezza tutta la serenità provata in quel pomeriggio scivolargli di dosso come una doccia fredda. 




Note: Anche questa volta, non sono morta! Mi scuso nuovamente per tutto il tempo che lascio passare da tra un capitolo e l'altro, ma tra esami e scout non ho avuto un momento libero! Spero che vi piaccia il nuovo capitolo, fatemi sapere le vostre impressioni, spero anche di riuscire ad aggiornare prima del solito la prossima volta! Intanto grazie per continuare a seguire la storia, un abbraccio, alla prossima!
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: arangirl