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Autore: war    19/07/2015    2 recensioni
Alcuni cedimenti mentali che mi hanno colpita durante la stesura del seguito di Siwa...
Contenuto altamente demenziale... Siete stati avvisati!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Warning : fangirl pura e Shipping di un crack pairinig. Se va avanti così il Dodicesimo diventerà protagonista di qualcosa di suo, ma sono ormai mesi che si infila fra le mie stanche e vecchie sinapsi… Il velenoso!

- E cosa ti fa pensare che io possa fargli cambiare idea? – chiese Aphrodite continuando a tagliuzzare diligentemente il cetriolo che aveva davanti.
Kanon era seduto sull’alto sgabello della penisola della sua cucina e il Dodicesimo si stava imponendo di non alzare la testa mentre quella conversazione a lui sgraditissima proseguiva. Non lo so, ma mi pare che quell’idiota del mio gemello a volte ti dia retta, invece con me… Dei miei consigli ne fa carta da culo! –
- E ti chiedi il perché? – ghignò Aphro saturo di spinoso sarcasmo sollevando lo sguardo. Kanon non fiatò, segno di quanto ci tenesse a quella faccenda, se era pronto a ingoiare parte del suo smisurato ego, e lasciar cadere la deliberata provocazione.
Merda, no!
Il riflesso di Kanon nella vetrinetta gli fece capire che era già capitolato…
Ma perché quel bastardo doveva essere così simile a Saga d’aspetto?
Prese ad affettare con più veemenza.
- Va bene , ci parlerò… - cedette infatti l’attimo successivo.
- Bene! – dichiarò Kanon – Oh, Senza offesa, ma non credo che mi intratterrò per pranzo… - dichiarò osservando quella che ormai era una purea di cetriolo buona solo a fare una maschera per il viso.
Il Dodicesimo augurò al Marine di spaccarsi un po’ ruzzolando giù dalle scale delle Tredici case. Tutte le scale, puntualizzò nella sua testa.
Con un sospiro rassegnato gettò quello che doveva essere una parte del suo pranzo nell’immondizia e a coronare una giornata di cacca si tagliò con il coltello che stava ripulendo, deturpando la bellezza delle sue dita da pianista.
Se solo pensava che portava il nome della Dea dell’Amore, avrebbe riso fino alle lacrime nel riconoscere quanto invece era sfigato con quel sentimento.
Ad ogni modo, sapeva perfettamente quali testi premere per strappare un consenso a Saga, anche se avrebbe tanto, ma tanto voluto dare in pasto alle sue rose sia Kanon che quella tizia organizzatrice di eventi che voleva discutere i particolari per la festa della Kido con il Santo dei Gemelli invece che con la diretta interessata… E lo sapevano molto bene, sia lui che Kanon perché quel pel di carota voleva Saga… Lo diceva tutto il suo corpo e il suo sguardo famelico…
Sta donnaccia!
La donna, con quella cascata di capelli rossi come le fiamme stava dritta come un fuso al centro della stanza, il seno nudo e perfetto come quello di una statua (sicuro era silicone!) e Saga si strappò la camicia di dosso, segno di virilità e ardore facendola volare alle sue spalle poi affondò il volto nel suo collo… E sollevò lo sguardo famelico… Aphrodite si sentì trafiggere da quello sguardo… Aveva la donna fra le braccia ma era lui che fissava con ardente desiderio... °Ma porca… Vaffanculo anche ai film mentali! ° imprecò mollando tutto per darsi una calmata sotto la doccia fredda riconoscendo che così non poteva proprio continuare.


Quella era la sera dell’appuntamento, e Aphrodite voleva prendersi a schiaffi per essere stato proprio lui a far capitolare Saga ad accettare l’invito di quella troietta.
Chissà poi perché la discussione di come impostare il ricevimento si doveva fare a cena e non tipo alle due di pomeriggio…
Entrò a passo di carica nei suoi giardini segreti.
Le rose fremettero nella brezza e parvero voltarsi verso di lui.
Non era trascorso un mese dalla sua ultima visita a quel posto ma al momento non gliene poteva fregare di meno.
Voleva stare sconnesso.
Intontito e perso in un estasi non sua.
Si infilò nella fontana, l’acqua fredda lo fece rabbrividire.
Chiuse gli occhi e si abbandonò.
Le rose lo raggiunsero presto.


Era tarda notte quando tornò in se abbastanza da uscire dall’acqua e dirigersi con passo malfermo verso la sua dimora.
Si era infilato i boxer che adesso gli si appiccicavano umidi addosso ma almeno nascondevano la sua virilità svuotata e a riposo. Aveva gettato la camicia bianca sulle spalle ma non l’aveva allacciata e portava i jeans chiari stretti nel pugno.
Dubitava che a quell’ora qualcuno lo avrebbe potuto vedere, senza un filo di trucco, fradicio, spettinato, sconvolto da…svariati amplessi e i polsi sanguinanti.


La figura scattò in piedi non appena lo vide e gli si avvicinò a passo svelto.
Occhi di verdeazzurri, più scuri dei suoi.
Preoccupazione.
- Non è quel giorno del mese… - alitò
Aphrodite sorrise appena.
- Non è che ci sia un giorno prestabilito… Posso scegliere, sai? – rispose
Saga strinse le labbra in una linea sottile.
Tante, tantissime parole non dette.
Un oceano di silenzi a dividerli.
Pling…
Il suono della goccia di sangue che si infrange contro il marmo del porticato.
Il suo sangue caduto nel vuoto, con i suoi sentimenti, che non avrebbero mai raggiunto l’altro.
Lo sapeva.
E il dolore saturo di quella consapevolezza era ormai parte di lui.
Sorrise gentile Aphrodite; non gli importava che Saga non lo stesse vedendo al meglio di se, non era la prima volta che capitava e il Dodicesimo non aveva timori a mostrarsi per quello che era davanti a colui che amava.
- Non posso… - mormorò Saga.
- Lo so – ripose lui sereno.
Quella serenità che solo l’accettazione poteva portare.
Pling…
Una goccia ancora.
Aphrodite sollevò il polso e leccò il suo stesso sangue.
Una lappata veloce della lingua rosea.
Una spinta.
Frush…
I jeans caddero a terra, scivolando dalle sue dita contratte.
Saga era contro di lui, la bocca dolorosamente premuta contro lo sua la lingua che lo esplorava ferocemente… La sua mano sulla nuca gli tirava i capelli…
Irrazionalmente si chiese quando quel bacio sarebbe finito dato che le sue ginocchia si stavano piegando…
Saga gli ridiede il suo spazio.
- Senza trucco sei ancora più bello… - gli sussurrò accarezzandogli le labbra con un dito.
- Pazzo… Ora il mio veleno ti intossicherà… -
Saga sorrise.
- Ma non mi ucciderà, sono il Saint più forte, lo sai… -
- Non ne vale la pena… Davvero – disse il Dodicesimo.
- Questo, se non ti spiace, vorrei essere io a stabilirlo. –
- Ma… - iniziò a protestare
- Non ti posso dare nulla più di questo… Non saremo mai come Kanon e Nekay, o Death Mask e Ishtar o Nayal e Sasha… Non posso averti al mio fianco nella luce del sole… -
Aphrodite sentiva le lacrime scivolare calde sulle sue gote.
Saga non le fermò. Rimase a fissarle, affascinato.
- Non ho mai chiesto il sole… Ho sempre voluto solo la luna. - ammise.
Saga sorrise, gentile e composto.
- Andiamo dentro, medica quel taglio e asciugati alla svelta: ci mancherebbe solo che domani siamo tutti e due fuori gioco! -


  
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