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Autore: Fenix_    21/07/2015    2 recensioni
[La storia partecipa al contest "Ombre del passato - Quando dimenticare è impossibile]
Un duplice caso di omicidio e un rapimento, la squadra di analisi comportamentale del FBI è di nuovo impegnata sul campo.
Però questo caso toccherà da vicino Spencer Reid.
Dal testo: «Cosa c’è?» chiese il giovane. «Sono preoccupato per te, secondo me dovresti tornare immediatamente a casa, non ti fa bene stare qua» disse Morgan mentre seguiva da dietro il giovane genietto che si stava dirigendo verso la macchinetta del caffè.
«Tu non sai cosa è giusto per me» lo interruppe Spencer voltandosi verso l’amico.
«E invece insisto, penso sia meglio per te se per questa volta lasci perdere il caso. Hotch capirà.» «No» lo interruppe Spencer […]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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 La mente deve essere più forte

 

Arrivarono alla stazione di polizia di Denver e vennero accolti dallo sheriffo James Smith, un poliziotto della vecchia guardia, sulla cinquantina d’anni e con un accenno di barba bianca.
«Salve, io sono James Smith lo sheriffo del dipartimento di polizia di Denver» disse presentandosi loro e stringendo la mano ad Hotch «qui al dipartimento siamo tutti a vostra disposizione. Ho fatto preparare una stanza apposta per voi munita di tavolo e tabellone per gli indizi» aggiunse poi, facendo segno ai profiler di seguirlo.
Entrarono nella stanza, che effettivamente era abbastanza spaziosa e accogliente. Reid appoggiò subito la sua solita tracolla sullo schienale di una sedia e si diresse verso il tabellone degli indizi per osservare la cartina geografica. «Morgan e J.J., voi andate sul luogo del ritrovamento delle vittime. Rossi e Reid, voi andate a parlare con il medico legale. Io e Prentiss andremo a parlare con i famigliari delle vittime.»

 

Morgan guidava il SUV nero, accanto a lui era seduta J.J. che era intenta ad osservare le case fuori dal finestrino.
In macchina stranamente non volava una mosca, nessuno dei due aveva accennato un discorso da quando erano saliti in macchina. Entrambi erano troppo presi dai propri pensieri.
Morgan che apparentemente sembrava concentrato sulla strada, in realtà stava pensando allo strano comportamento che Spencer aveva assunto da quando avevano preso in consegna il caso.
J.J. distolse lo sguardo dal paesaggio e lo puntò verso il viso di Morgan. Essendo una profiler non ci mise molto a capire che cosa stesse passando per la testa del collega, ma comunque decise di domandarglielo lo stesso «A che cosa pensi?».
Morgan sussultò appena sentì la domanda dell’amica, non si aspettava proprio la sua domanda, o meglio, essendo che lavorava con dei profiler di certo si sarebbe aspettato una domanda del genere, ma non in quell’istante, cos’ decise di mentire «A nulla» rispose.
«Balle, non cercare di ingannarmi Derek Morgan, tu sei preoccupato per qualcosa» contrattaccò J.J. «e allora visto che sai che sono preoccupato, perché mi hai chiesto comunque che cosa avessi?» «perché volevo essere sicura della mia ipotesi, e visto che ora ho avuto la conferma che sei preoccupato per qualcosa sputa il rospo» «non sono affari tuoi» la interruppe Morgan.
J.J. sospirò «È per Reid, sei preoccupato per lui vero?». Derek ebbe un altro sussulto.
«Anche io sono molto preoccupata per lui» proseguì la ragazza.
«Hai notato anche tu la strana espressione che ha assunto quando ha visto le foto delle vittime?» chiese infine sconfitto Morgan. «Si, ma non penserai mica che...» «Secondo me si» la interruppe Morgan «Secondo me stava ripensando al suo rapimento».
J.J. riportò lo sguardo verso la strada «Ma ormai è passato un anno, Reid ha anche passato il test psicologico per essere riammesso in squadra».
«J.J. queste sono cose che non puoi dimenticare da un giorno all’altro. E ora ho paura per Spencer. Secondo me dovrebbe tornare a casa. Dovremmo parlarne con Hotch» disse Morgan sospirando.

 

I due colleghi arrivarono sul luogo del ritrovamento della prima vittima. Essendo che il corpo era stato ritrovato un mese fa, ad attenderli non ci furono i soliti poliziotti, la stampa o il solito nastro rosso e bianco per delimitare la zona del crimine. Solo un vicolo stretto e buio chiuso in fondo da un muro e dei cassonetti.
«Lucy è stata ritrovata esattamente in questo punto» la bionda indicò il centro del vicolo, poi proseguì «Non ci sono tracce di sangue e non sono stati ritrovati altri indizi».
Derek si chinò per osservare meglio il terreno ed iniziò a tastarlo con le mani. Poi alzò lo sguardo e si guardò in torno «Questo è un vicolo abbastanza buio anche di giorno, però per accedervi bisogna passare per la strada principale ed è impossibile non essere visti» «Questo vuol dire che il Soggetto Ignoto ha scaricato la vittima di notte. Probabilmente l’ha trasportata su un furgoncino o qualcosa di simile, che ha parcheggiato all’inizio del vicolo» intervenne J.J. .
«Bhè, qua non c’è più nulla da vedere, io direi di andare sul luogo del secondo ritrovamento» disse Derek alzandosi.

 

Rossi e Reid entrarono nell’obitorio dell’ospedale di Denver. La stanza era ampia e bianca, con due tavoli di metallo freddi posti al centro. Il medico legale si avvicinò ai due agenti del FBI. «Piacere, io sono Lily Williams» disse la ragazza stringendo la mano all’agente Rossi «Io sono David Rossi e lui è il Dottor Spencer Reid».
«Ah, lei è un dottore?» chiese il medico legale «Non esattamente, non sono un medico. Ho solamente quattro lauree...» rispose Spencer grattandosi la testa imbarazzato.
Lily sorrise e si diresse verso una specie di armadio di metallo. Aprì due cassetti ed estrasse i corpi delle vittime. «Loro sono Lucy e May» disse poi spostandosi per fare posto ai due profiler.
Spencer si avvicinò ai due corpi un po’ titubante. Entrambe le ragazze riportavano segni di aggressione su braccia e gambe.
«Dall’autopsia ho potuto constatare che entrambe le vittime hanno subito violenza, inoltre vedete i segni di bruciatura che hanno su polsi e caviglie? Questo indica che sono state legate»
Spencer prese il braccio della seconda vittima e lo guardò con attenzione. Ad un tratto si bloccò, deglutì e domandò al medico legale «Scusi  ma, che cosa sono questi buchi presenti sulle braccia della vittima?» la voce gli tremava leggermente. Spencer sapeva già la risposta, ma non voleva minimamente pensarci, così per scrupolo formulò la domanda. Voleva sentirsi dire quello a cui non stava pensando, ma le uniche parole che il medico legale pronunciò furono la straziante conferma della sua deduzione. «Ah si, le vittime oltre ad essere state torturate, sono state prima drogate».
Le parole del medico legale fecero crollare Spencer, che iniziò a grattarsi il braccio destro nervosamente.
«Grazie per la sua collaborazione, noi ora andiamo» salutò Rossi dirigendosi verso l’uscita della sala autopsie.

 

Erano tutti rientrati alla stazione di polizia. Hotch si trovava in piedi di fianco al tabellone, Spencer era seduto sulla sedia girevole intendo a dondolarsi nervosamente, ormai erano anni che non si dondolava più sulle sedie, infatti Derek se ne accorse. Il profiler era appoggiato con la schiena alla finestra e fissava il suo collega più piccolo dondolarsi sulla sedia e torturarsi leggermente il labbro inferiore con i denti. Gli altri colleghi erano seduti attorno al tavolo e stavano ascoltando Hotch attentamente.
«Direi che siamo pronti per il profilo» disse il capo facendo cenno allo sheriffo di chiamare i poliziotti.
Quando finalmente tutti i poliziotti si riunirono nella stanza Prentiss prese parola.
«Cerchiamo un maschio bianco, sulla trentina d’anni. Possiede un furgoncino o una jeep con il quale trasporta il corpo delle sue vittime» Rossi prese parola e proseguì «Inoltre il nostro S.I. è all’apparenza una persona molto calma e gentile, in grado di ingannare le sue vittime per rapirle. Forse addirittura le vittime lo conoscevano» «Abbiamo chiesto al nostro tecnico informatico di fare una ricerca incrociata sul passato delle vittime e abbiamo scoperto che entrambe hanno studiato nella stesso liceo, magari il nostro S.I. lavora proprio li» intervenne J.J.
Spencer fece un profondo sospiro e prese parola «I…inoltre entrambe le vittime sono state drogate, quindi per scoprire qualcosa di più sul killer dobbiamo scoprire come ha fatto per procurarsi la droga».
«Per ora è tutto, potete andare» concluse Hotch.
Spencer si alzò dalla sedia ed uscì dalla sala. Morgan seguì con lo sguardo preoccupato il giovane dottore e decise di seguirlo.
Il ricciolino entrò nel bagno e richiuse la porta a chiave. Andò verso il lavandino e vi appoggiò le mani.
Alzò lo sguardo e si guardò allo specchio, era pallido, come se avesse appena visto un fantasma. Reid si passò una mano tra i capelli per tirarli leggermente indietro e si asciugò il sudore dalla fronte. «Non posso, devo resistere» si ripeteva ad alta voce mentre guardava la sua immagine riflessa nello specchio. I suoi occhi erano spenti e lo sguardo abbattuto.
Si alzò la manica del maglioncino e si scoprì il braccio destro. Fissò la sua pelle bianca e con lo sguardo seguì il tragitto della vena che partiva dal polso fino alla giuntura del gomito. Istintivamente iniziò a grattarsi il braccio fin quando non diventò rosso. Fortunatamente un rumore lo riportò con i piedi per terra, Morgan dall’altra parte della porta stava bussando e chiamando il suo nome. Spencer si ritirò giù la manica del maglioncino, si diede una sistemata e come se nulla fosse accaduto aprì la porta del bagno ed usci.
«Cosa c’è?» chiese il giovane. «Sono preoccupato per te, secondo me dovresti tornare immediatamente  a casa, non ti fa bene stare qua» disse Morgan mentre seguiva da dietro il giovane genietto che si stava dirigendo verso la macchinetta del caffè.
«Tu non sai cosa è giusto per me» lo interruppe Spencer voltandosi verso l’amico.
«E invece insisto, penso sia meglio per te se per questa volta lasci perdere il caso. Hotch capirà.» «No» lo interruppe Spencer «Non posso mollare, non posso lasciare che un pazzo psicopatico vaghi per la città. Io ci sono passato, so come agisce questa tipologia di S.I. io posso salvare la ragazza». Spencer stringeva nelle mani il bicchierino del caffè bollente, le sue guance stavano diventando rosse per la rabbia, così Morgan decise di rinunciare, «e va bene genietto, fa come vuoi» disse lasciando solo Spencer con il suo caffè.

 

Era ormai scesa la notte e la squadra decise di dirigersi verso l’hotel, avrebbero ripreso ad indagare sul caso il giorno successivo. Spencer però quella notte non riuscì a chiudere occhio, gli incubi tornarono ad impossessarsi della sua mente e non lo fecero dormire. Ogni volta che richiudeva gli occhi rivedeva Raphael che gli puntava la pistola alla tempia, ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva la casetta di legno buia dove era stato rinchiuso e rivedeva i monitor sul quale il suo rapitore sotto minaccia gli faceva scegliere la prossima vittima.
Era ormai da qualche mese che aveva ricominciato a dormire sogni tranquilli senza svegliarsi nel cuore della notte tutto sudato e urlando a causa degli incubi frequenti che alloggiavano nella sua mente. Spencer passò la notte seduto sul letto ripensando alla discussione avuta con Morgan, forse doveva davvero tornarsene a casa e lasciare il caso per questa volta.

  
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