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Autore: Maty66    22/07/2015    4 recensioni
Cosa si nasconde nel passato del più giovane e brillante capitano della Flotta Stellare? Quali oscuri ricordi tornano all’improvviso a tormentare l’animo di James Tiberius Kirk, proprio quando ha trovato una famiglia nel suo equipaggio ed una casa sull’Enterprise? Potranno i suoi amici aiutarlo a superare l’incubo che credeva ormai sepolto nella sua mente?
Ambientato dopo Into Darkness, durante il primo anno della missione quinquennale.
Attenzione è una storia NO SLASH.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Dottore, James T. Kirk, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

Carestia


CERBERUS VI
 Data stellare 2261.5.20
 
“Non riesco a crederci” balbettò Kevin che aveva raggiunto Jim.
I tre si guardarono senza dire una parola, consapevoli di essersi riconosciuti al primo sguardo anche se erano passati tanti anni.
“Tom… cosa ci fai qui?” chiese alla fine Jim, vincendo l’emozione.
Anche se la Flotta aveva ostacolato in ogni modo i contatti era riuscito ad avere qualche notizia sui suoi ‘ragazzi’.
Sapeva che Tom era diventato un importante imprenditore nel campo delle comunicazioni. I suoi satelliti erano su quasi ogni pianeta della Federazione ed era diventato di conseguenza molto ricco.
“Stringo accordi commerciali, capitano Kirk” sorrise Tom.
“Ma incredibile… capitano di una nave stellare… roba da non crederci” continuò sempre ridacchiando. “E Kev… anche tu in uniforme? Ma cos’è un’epidemia? Non avevate qualche problema con l’autorità voi due?”
“C’è poco da scherzare Tom…  qui c’è qualcosa che non va…” borbottò in risposta Kevin.
“Non sei contento di vedermi?” rise ancora Tom.
“Non è possibile che dopo anni in cui i nostri file sono stati secretati al massimo livello, dopo che la Flotta ha impedito in ogni modo che avessimo contatti fra di noi, ora ci ritroviamo noi tre qui…”
“Noi quattro, a quanto sembra” disse Jim indicando un grosso cartellone nella sala.
L’ologramma rappresentava la figura snella di una ragazza esile e bionda che cantava.
“Grande spettacolo per l’insediamento del Presidente Roslin. Claire Claufield canterà l’inno nazionale e subito dopo  offrirà il suo spettacolo alla popolazione” recitava la scritta dorata.
“Ci vediamo fra un paio d’ore al bar della hall. Cercate di far venire anche lei, se riuscite a tenerla ferma per cinque minuti” disse Jim con un leggero sorriso, mentre tornava verso il suo equipaggio.
Doveva fare in modo di sviare l’attenzione dei suoi uomini, ma era difficile. Bones lo stava fissando dall’altro lato della sala.
 
“Ed è un vero piacere essere qui. E sarà un vero onore cantare per il popolo di Cerberus”
Claire sorrideva civettuola al gruppetto di fan e giornalisti che la circondava.
Lanciò più di uno sguardo spazientito al suo agente che l‘aveva convinta a venire in quel posto scordato da Dio. Ma un po’ di pubblicità al nuovo olodisco in uscita non faceva male.
E poi aveva saputo che il discorso d’ investitura lo teneva un certo  Jim Kirk e non vedeva l’ora di rivederlo.
“Signora Claufield pensa che  avrà  successo anche su Cerberus come lo ha avuto sulla Terra?” chiese uno dei giornalisti.
“Lo spero davvero, sembra un pianeta fantastic… ehi” Claire si sentì all’improvviso strattonata da un paio di mani forti.
“Scusate signori, ma la signora Claufield ha bisogno di provare per domani” disse una voce familiare, mentre Claire veniva trascinata verso il fondo della sala.
“Tommy!” balbettò appena  riconobbe chi la stava trascinando.
“Ciao Claire, che piacere vederti” sorrise l’uomo.
“E anche tu Kevin… ma cosa ci fate qui?” Claire era sempre più sconcertata mentre riconosceva anche il giovane dai capelli rossi.
“Ciao Claire. E’ quello che vorremmo sapere anche noi”
“C’è anche JT? So che  è qui. Dov’è?”
Sia Tom che Kevin sorrisero nel vedere gli occhi verdi di Claire girare la sala alla ricerca del capitano.
“Ci aspetta fra poco, vieni” disse Kevin guidando Claire fuori della grande sala.
 
Liberarsi di Bones era stata una vera impresa.
Jim aveva dovuto far finta di  congedarsi dal Presidente, risalire con gli altri sull’Enterprise e chiudersi nella cabina, proclamando di essere stanco.
Quando ne era uscito si era  guardato attorno per quasi cinque minuti aspettandosi di veder sbucare Bones da dietro una paratia da un momento all’altro.
Poi come un ladro aveva raggiunto la sala teletrasporto e intimato alla giovane guardiamarina di non rilevare che stava scendendo di nuovo su Cerberus, pena la corte marziale.
Quando arrivò al bar della hall del palazzo presidenziale gli altri erano già seduti ad un tavolo appartato.
Per fortuna la festa era finita da un pezzo e non c’era quasi nessuno in giro  quell’ora.
“JT… ma guardati… sei bellissimo in uniforme” Claire quasi urlò  agitandosi sulla sedia e i pochi presenti si girarono a guardare verso di lei.
“Vuoi stare buona per un momento?” intimò infastidito Tom.
Jim sorrise ricordando la bambina che aveva conosciuto su Tarsus.
Era diventata una ragazza bellissima. E non vi erano dubbi che aveva sfruttato al meglio la bellissima voce che aveva ricevuto in dono dal fato.
  “Claire… non cambi mai eh?” ridacchiò,  mentre la baciava sulla guancia.
Era stata la più vivace del gruppo, mai un minuto ferma e soprattutto mai zitta.
“Ragazzi… non posso proprio crederci… però è bello stare qui con voi” proclamò Claire, mentre buttava giù tutto di un colpo il contenuto del bicchiere che aveva davanti.
“Un altro giro?” ridacchiò,  già brilla.
Tom fece un cenno al cameriere che poco dopo si avvicinò con quattro bicchierini  che mise davanti a ciascuno di loro ed una bottiglia di liquido trasparente.
“A noi!” fece Tom alzando il suo dopo aver riempito il bicchiere degli altri.
Jim sentì il liquore bruciargli la gola. Non era più abituato a bere forte, da quando era capitano dell’Enterprise aveva limitato al minimo le sbornie, con grande sollievo di Bones.
I quattro rimasero in silenzio, anche Claire, un po’ imbarazzati.
Li avevano divisi appena la Constellation era arrivata sulla Terra e tranne Kevin, che Jim aveva rivisto all’Accademia della Flotta, non aveva più avuto alcun contatto fisico  fra loro.
Ma Jim era certo che nessuno dei suoi ‘ragazzi’ aveva dimenticato gli altri.
“Sapete qualcosa degli altri?” chiese infatti Tom.
“T’Por ha frequentato l’Accademia su Vulcano. Si è salvato  dalla distruzione del pianeta e penso che ora  sia su New Vulcan…”
Jim aveva cercato in tutti i modi di avere notizie, anche forzando il data base della Flotta, ma era riuscito a rintracciare solo alcuni del gruppetto.
“Mark è morto”  disse Tom a bassa voce.
Tutti lo guardarono in silenzio sconvolti.
“L’anno scorso in un incidente stradale. Ero rimasto in contatto con lui, anche se aveva cambiato cognome…”
“Anche Julia è morta…” intervenne Claire, mentre una lacrima le scendeva sulla guancia.
“Si è uccisa… due anni dopo che eravamo tornati sulla Terra” continuò senza spiegare come l’aveva saputo.
Jim sentì un groppo enorme formarsi in gola.
Aveva combattuto come un leone per tenere i suoi ragazzi in vita su Tarsus ed il pensiero che la dolce Julia si era uccisa a soli quindici anni lo faceva sentire impotente… e rabbioso.
“A Mark e Julia” disse Kevin alzando di nuovo il bicchiere.
Ormai Jim iniziava a sentirsi un po’ brillo. Decisamente non era più abituato a bere tanto.
“Notizie di Lenny e Timmy?” chiese Jim.
Tutti scossero la testa.
“Ho cercato nei database, ma niente. Erano i più piccoli è probabile che li abbiano adottati e cambiato loro il nome” disse Tom.
“Ragazzi, credete davvero che sia un caso che siamo qui, noi quattro, su questo pianeta in culo alla galassia, solo per un caso?” chiese alla fine Kevin.
“Certo che no… mi pare ovvio, ma chi può aver organizzato tutto per riunirci qui? E perché proprio ora e proprio qui?” ragionò Jim.
“So cosa stai pensando JT, ma io non ci credo. E’ MORTO, morto e sepolto” Tom aveva il tono di chi voleva autoconvincersi.
“Tu hai visto il suo cadavere? Io no, ho visto solo un mucchietto di ossa carbonizzate, quindi…” intervenne Kevin.
“Ragazzi smettetela, mi state spaventando” Claire era diventata pallida e nervosa.
“Comunque sia per stanotte non possiamo scoprire nulla. Vieni Kevin, dobbiamo tornare sulla nave. Ed io devo smaltire l’alcool se non voglio barcollare vergognosamente sul palco, domattina”
Jim buttò giù l’ultimo sorso dal suo bicchiere e si alzò, seguito da Kevin.
“Occhi aperti ragazzi, mi raccomando” disse agli altri due.
 

TARSUS IV
Data stellare 2247.10.10
 
Erano ormai passati  otto mesi da quando JT era arrivato su Tarsus e le vacanze  erano finite.
Con grande gioia di JT quello era l’ultimo giorno in  cui doveva fare colazione con il Governatore.
Almeno JT così sperava.
Aveva obbedito ad ogni ordine di Kodos, dalle lezioni che gli impartiva Arthur alla lettura dei testi che gli imponeva il Governatore, spinto da un lato dalle sempre più evidenti minacce che  quell’uomo gli faceva arrivare e dall’altro dalla speranza che prima o poi si sarebbe stancato di lui.
Aveva persino provato a mostrarsi meno intelligente di quello che era, a sbagliare di  proposito i difficili problemi di matematica che ogni giorno, dopo colazione, Kodos gli  faceva trovare sul tavolo, ma quell’uomo era furbo e appena si accorgeva che il ragazzo bluffava, diventava ancor più minaccioso.
L’unica consolazione era  l’amicizia che aveva stretto con Tom.
JT, Tom e Kevin erano diventati un trio inscindibile e nei pochi momenti liberi scorrazzavano nelle foreste intorno alla città. Ormai conoscevano ogni caverna o anfratto nascosto.
 
“Hai letto il libro che ti ho dato?” chiese il Governatore appena vide entrare JT quella mattina.
“Sì signore”
JT lo aveva letto quel libro, e in realtà ne aveva sentito parlare anche prima di leggerlo.
Le farneticazioni del più folle e sanguinario dei dittatori che la Terra avesse mai avuto.
“Allora che ne pensi?” chiese Kodos guardandolo fisso.
JT rimase in silenzio.
“Avanti James, non è da te essere timido” sorrise Kodos con sguardo malefico.
La parte razionale di JT gli diceva di nascondere cosa realmente pensava di quel libro  e del suo autore, ma il disgusto che aveva provato nel leggere ogni singola pagina era troppo forte.
“Penso che Adolf Hitler era un folle e che se davvero esiste un’entità demoniaca era incarnata in lui”
Le parole gli uscirono di bocca senza neppure che se ne rendesse conto.
Attese la reazione furiosa di Kodos che invece non arrivò.
Il Governatore si limitò a sorridere sarcastico.
“Vedi  James, non è raro che i veri geni siano scambiati per folli. O per persone strane. E’ capitato anche a te sulla Terra giusto?”  Kodos scandì le parole con calma.
JT ripensò a quanti vessazioni aveva dovuto subire dai compagni di scuola e anche dagli insegnanti che non si erano mai resi conto di quanto lui si ‘annoiasse’ a scuola, ma non riuscì a vedere una similitudine in quello che diceva l’uomo di fronte a lui.
“Non mi meraviglia che pensi  in questo modo su Adolf Hitler, la tua mente giovane è stata forgiata ad un  presunto buonismo senza ragione scientifica. Ma abbiamo tempo per rimediare, non ti preoccupare”
JT si sentì gelare. Con evidenza Kodos non aveva intenzione di lasciarlo andare.
“Ora vai in palestra. La tua lezione è anticipata a stamattina”
JT lasciò la stanza  con le gambe tremanti.
 
JT era stato  distratto per tutto il tempo della lezione ed aveva lasciato che Tom lo mettesse a tappeto almeno cinque volte.
“JT, ma stai bene?” chiese  il suo amico mentre andavano verso le docce.
“Sì… bene” mentì il  ragazzino, ma il discorso di Kodos bruciava nella mente.
 
Mentre si avvicinava alla porta dello studio, per congedarsi da Kodos, cosa che era tenuto a fare sempre prima di andare via JT sentì delle persone all’interno dello studio discutere animatamente.
“Non puoi entrare, aspetta lì” gli disse scortese la guardia all’ingresso dello studio e JT si sedette su una delle panche.
Non riusciva a captare molto della conversazione, solo poche parole.
“Robert, non puoi…ha…famiglia”
JT riconobbe la voce di Hoshi Sato, ma non capiva con chi stava parlando. Robert?
“… vederli ogni tanto… suo bene”
Il Governatore… la Sato stava parlando con Kodos.
“Ma… Robert… questi…i patti”
“Stai passando i limiti Sato”
Ora Kodos urlava furibondo e JT sentiva il terrore strisciare dentro di lui, avendo intuito di chi  e cosa stavano parlando.
No, Kodos non poteva allontanarlo dalla sua famiglia, proprio ora che ne aveva trovato una vera. Non voleva lasciare zia Sarah, zio Alex, i suoi cuginetti, i suoi amici, i vicini di casa che lo salutavano allegri e gli regalavano dolci.
Provò forte l’impulso di scappare nascondersi da qualche parte, magari in una delle tante caverne che aveva scoperto con Kevin e Tom.
E poi cosa ne sarebbe stato della sua famiglia? Kodos era capace di tutto come gli aveva fatto capire Tom.
No la cosa doveva essere organizzata. Doveva necessariamente parlare con gli zii.
Quasi fece un salto quando Hoshi, uscita dalla grande porta dello studio di Kodos, gli si avvicinò.
“James, come stai?” chiese dolce.
“Bene professoressa” JT cercò di non mostrare emozione.
La Sato lo guardò perplessa e per un momento JT ebbe l’impressione che gli stesse leggendo il pensiero.
“James qualsiasi cosa dovesse succedere… io farò in modo che non ti capiti nulla di male. Né a te né alla tua famiglia. Capito?”
JT si limitò ad annuire.
 
Ora  stava correndo come non aveva mai fatto in vita sua.
Aveva sospirato di sollievo quando la guardia gli aveva detto che poteva andare senza salutare Kodos e ora correva verso casa.
Gli zii gli avevano promesso di trovare una soluzione se la storia degenerava e la storia stava degenerando.
Quando arrivò a casa  aveva sicuramente battuto qualche record di velocità, ma non gli importava. Entrò come una furia  cogliendo la zia che era nell’ingresso di sorpresa.
“JT… che succede?” chiese Sarah vedendolo palesemente sconvolto.
JT aprì la bocca per parlare, ma  poi cambiò idea.
Non poteva dirlo  così a zia Sarah, sarebbe andata in crisi subito.
“Dov’è zio Alex?” chiese trafelato.
“Nei campi… ma che succede?” chiese ancora la zia.
“Nulla...” Rispose JT riprendendo a correre.
 
JT era stato molte volte nei campi con zio Alex. Gli piaceva la sensazione di pace che dava il lavoro agricolo. Seminare, dare acqua alle piantine, vederle crescere e poi ammirare la distesa  oro del grano maturo. E poi la mietitura, che tutti i coloni facevano in comune. La festa di fine raccolto, cui aveva partecipato per la prima volta.
JT era cresciuto in una fattoria, amava la natura e ammirava zio Alex.
Era forte e deciso e nel tempo stesso dolce con lui, sempre molto attento a non toccarlo mai se non gli dava il permesso. Con zio Alex  JT aveva superato la paura degli uomini adulti che Frank gli aveva instillato nell’animo.
Zio Alex era forte e deciso, ma quando JT lo raggiunse nei campi lo trovò in ginocchio, al centro del campo maggiore.
Singhiozzi scuotevano le spalle dell’uomo… zio Alex stava piangendo.
JT non aveva mai visto suo zio piangere e ne rimase sconvolto.
Intuì subito che non poteva essere per quello che Kodos aveva intenzione di fare con lui, era troppo presto per aver avuto notizia di quello.
Si avvicinò e mise una mano sulla spalla dello zio.
“JT… cosa ci fai qui?” chiese l’uomo asciugandosi il viso con la manica della camicia.
“Nulla…” balbettò il ragazzo, ma la sua attenzione era completamente attirata dalle piantine del campo.
Erano tutte coperte da una muffa biancastra. JT l’aveva già vista, uccideva tutte le piante che attaccava.
E ora aveva attaccato anche il grano, l’unica coltivazione che avevano  ancora su Tarsus.
JT sapeva cosa significava se la cosa progrediva.
Carestia.
 

Star Trek non mi appartiene, bla bla bla...
Vorrei avvisare che i prossimi capitoli tenderanno ad essere un po' angoscianti e con linguaggio un po'... volgare ( per chi è particolarmente sensibile).
Le recensioni di qualsiasi tipo son sempre graditissime, vorrei davvero sapere cosa ne pensate della storia.
Grazie ai lettori, recensori e soprattutto alla mia beta.



 
  
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