Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: ReaVi    22/07/2015    1 recensioni
Aline Dupont ha diciassette anni e vive in una Parigi controllata. I suoi richiami alla Centrale sono tutti positivi, non c'è nessuna traccia di ribellione in lei; suo fratello Tristan è gentile, sua madre e suo padre si prendono cura della famiglia, ed è l’incontro con due fuggiaschi a stravolgere tutto. Il suo mondo inizia a vacillare e la libertà si interpone quasi prepotentemente nella sua vita.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


CAPITOLO DICIASSETTE
Mi chiamo Aline Dupont, ho diciassette anni e sono persa. Le luci della stanza sono basse e le mie ginocchia sfregano le une contro le altre. Ho freddo. Mi sento in trappola. Voglio vomitare.
Cerco di frenare il tremolio delle mie mani, ma non sono sicura sia tutta colpa del freddo e della pioggia che ho preso. Anche se mi sto riscaldando, so che non sarà facile liberarmi di quest’agitazione.
La porta si apre e sento la voce di Malo, ma non sollevo lo sguardo su di lui.
« L’hanno trovata fuori dal locale che tremava per il freddo, sotto la pioggia. Ha chiesto di me e l’hanno portata dentro. »
Sento dei passi rapidi nella mia direzione e poco dopo il viso di Harry mi oscura la visuale.
« Aline! » è preoccupato. « Che ti è successo? »
Come faccio a parlare e a raccontare tutto quanto senza sembrare una miserabile? Come faccio ad essere coraggiosa e guardare in faccia la realtà, i cambiamenti che sto subendo, ed accettare ciò che la mia esistenza è diventata? Se la libertà ha questo prezzo non sono sicura di volerlo pagare. Io non ho mai chiesto niente di tutto ciò.
« Ho fallito il test. » dico.
« Che cosa? » questo è Louis, credo potrei riconoscere il suo tono di voce squillante in mezzo a qualunque altro, ormai. Me lo immagino che fa uno scatto verso di me mentre Adrien e Malo lo trattengono e non ho poi tanta paura della sua reazione.
« E mia madre se n’è andata via. »
« Tua madre è andata via? » Harry cerca il mio sguardo ma non lo trova, lo evito in ogni modo. Potrebbe forzarmi a guardarlo solo trattenendomi il viso con una mano, ma non lo fa. Mantiene un certo distacco.
« Victoire ha detto che manipolerà la mia visita e che mi coprirà, dicendo che è andata bene esattamente come tutte le altre. » continuo, senza un filo logico. Le mie parole escono confuse, così come confusa è la mia testa. Un turbinio di informazioni aggrovigliate che mi lasciano in un ordine disordinato. « Siete ancora al sicuro. »
« Chi è Victoire? » domanda Louis.
« Lavora alla Centrale. » spiega Malo, attento. « È una collega di mio fratello. Sta dalla nostra. »
Deglutisco e ripenso a tutto quello che Victoire mi ha detto. Alle torture che Harry ha subìto. Sollevo lo sguardo su di lui e lo trovo costernato. Non mi ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
« Non ho nessun posto in cui stare. » sussurro, così che mi possa sentire solo lui.
La sua mano destra si avvicina cauta al mio ginocchio e lo tocca, stringendo appena. È una piccola sicurezza in più, mi sta offrendo qualcosa.
« Hai noi. » lo dice con tono sicuro. Louis, dall’altro lato della stanza, lo sente benissimo.
« Non ho intenzione di fare il babysitter. » si lamenta.
« Nessuno ha chiesto la tua cooperazione. » ribatto io, scoprendomi aggressiva. « Non ho bisogno di un babysitter. »
Lo vedo irrigidirsi. Non si aspettava una risposta del genere. Nemmeno io, a dire il vero, e nessun’altro in questa stanza.
« Siamo tutti parecchio agitati. » dice Malo. « Non c’è niente di cui preoccuparsi se Victoire ha dato la sua parola. La conosco bene, non farebbe mai niente per metterci in pericolo. »
« Ha detto che non devono trovarmi. » dico, sentendo il tremore alle mie mani andare via. « Non posso tornare alla Centrale, non con le informazioni che conosco. Tengono mio padre in ostaggio per estrapolargli qualcosa, ma se dovessero trovare me o mia madre, si sbarazzerebbero di lui e sarebbe la fine per tutti. »
« Tua madre è andata via per questo? » mi chiede Louis. « Per proteggere tuo padre? »
« E me. » aggiungo. « È convinta che io non sappia nulla sulla ribellione e sui ribelli. Non sa di voi, non le ho mai raccontato niente. »
C’è del silenzio che mi mette un po’ a disagio.
« Dovete aiutarmi. Vi prego. »
Non ho mai supplicato nessuno, non è nella mia indole. Ma adesso lo sto facendo per tutte quelle persone che mi hanno protetta fino ad ora. Per mio padre. Per mia madre. Per Victoire. Per Josée. Credo che starmene qui non metterà Louis, Harry, Adrien e Malo più in pericolo di quanto in realtà già siano. Louis è già ricercato, e forse la mia scomparsa, insieme a quella di mia madre, potrebbe tenere occupati i Controllori per un po’. Se nessuno ha mai trovato la Corte dei Miracoli, spero che non succeda adesso che deve proteggere me. In fondo, se si chiama così forse può davvero fare qualcosa di prodigioso.
« Non preoccuparti. » dice Harry, alzandosi in piedi ed affiancandomi, rivolgendo così il suo sguardo a Louis. « Sei al sicuro qui con noi. »
Louis contrae la mascella e stringe i pugni. Esce senza nemmeno guardarmi, sbattendo la porta. Malo mi guarda taciturno e pensieroso.
« Avete abbastanza cibo? » chiede ad Adrien lì al suo fianco. Lui annuisce con la testa, dopodiché Malo si rivolge a Harry. « Chiamami se ti serve qualcosa. »
Harry gli fa un cenno con la testa e Malo se ne va per la stessa porta da cui è uscito Louis.
Guardo Adrien ancora in piedi. Scrolla le spalle e mi sorride, come a dire “Gli passerà”.
« Vieni, » Harry mi cinge una spalla ed io sobbalzo un poco, tesa. « ti porto nel nostro nascondiglio. »
 
I ribelli non stanno tutti nello stesso quartiere, saggiamente. Mi immagino un’imboscata in cui vengono acciuffati tutti, dal primo all’ultimo, e la mia nausea peggiora ulteriormente. Credo di avere la febbre.
Harry getta la sua giacca su un divano malandato, coi cuscini piatti e visibilmente scomodi. Mi fa segno di seguirlo dentro una stanza minuscola con un letto, niente armadio né comodini. C’è una cassapanca aperta in cui dentro vedo qualche maglione ed un jeans nero.
« Puoi dormire qui. » mi dice. « So che non è il massimo. »
« È camera tua? »
Annuisce.
« E tu dove dormirai? »
« Sul divano. »
« Posso dormire io nel divano. »
Scuote la testa e mi sorride. « Non è il caso. Devi recuperare molte forze, sei debole. Hai mangiato qualcosa? »
« Sì » mento prima ancora di accorgermene. Comunque non ho fame. Harry mi guarda a lungo ma non dice niente.
« Posso darti qualcosa con cui cambiarti, sempre che i miei abiti ti stiano. »
Si mette a frugare nella cassapanca, togliendo fuori dei pantaloni da ginnastica ed una maglietta a maniche lunghe. Guarda gli indumenti e poi me, storcendo la bocca.
« Potrebbero starti larghi. »
« Non fa niente. » non riesco ad esternargli la mia gratitudine. Sono come bloccata.
« Il bagno è da quella parte. » indica altrove, verso una porta chiusa, ed io stringo le labbra prima di uscire dalla sua camera da letto. Una volta in bagno mi spoglio dei miei vestiti fradici e resto a guardarmi allo specchio per un po’. I miei capelli si stanno asciugando, gonfi e scarmigliati, annodati in alcuni punti e scuri. Il mio viso è pallido e due occhiaie violacee mi contornano gli occhi. Le mie labbra sono secche e screpolate, ci passo la lingua sopra per inumidirle ma non ho molta salivazione. Prendo respiri profondi e mi sento incendiare.
Mi rivesto prima di collassare al suolo, scossa da forti tremiti ed una nausea che mi stordisce.
« Mettiti a letto. » Harry mi aiuta ad infilarmi a letto mentre i miei occhi si aprono e chiudono con lentezza, gonfi e pesanti. Mi rimbocca le coperte mentre le forze mi abbandonano, dopodiché mi tocca la fronte.
« Hai la febbre. » sentenzia con preoccupazione.
« Mi passerà. » gli rispondo. « Resti un po’ con me? »
Sorride delicato ed educato, accovacciandosi al mio fianco. È un sì.
La sua mano non è più sulla mia fronte, ma è come se sentissi ancora il suo palmo premuto contro la mia pelle. Lo guardo a lungo negli occhi, il suo viso è sereno e calmo, e nella mia mente, anche se non ci sono stata, vedo le immagini delle sue torture. Sento i colpi di frusta sulla sua schiena, il rumore del ferro caldo a contatto con la sua pelle, le sue urla sguaiate mentre lo obbligano e guardare quello che hanno fatto anche a sua madre.
Prima che me ne accorga, le mie dita gli stanno sfiorando una guancia. È calda e liscia al mio tocco gracile ed insicuro. I miei polpastrelli gli sfiorano la pelle in maniera incerta e timorosa. Continuo a guardarlo e lui non si scompone. Non ho le forze per dirgli che mi dispiace. Per chiedergli scusa per non essere riuscita a proteggerli come avrei voluto. Non vorrei mai che Harry perdesse qualcun altro. Soprattutto a causa mia.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: ReaVi