Serie TV > Orange Is the New Black
Segui la storia  |       
Autore: diaforis    22/07/2015    2 recensioni
Lontana da Litchfield, Alex Vause ha in mente un unica persona: Piper. Ma non è tutto oro quello che luccica e quando il gioco si fa duro, le more tatuate cominciano a giocare. I pensieri cambiano, le priorità diventano altre e il senso di sopravvivenza prende il sopravvento.
Genere: Erotico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Nuovo personaggio, Piper Chapman, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Come posso farmi perdonare per l'attesa?  Se dico che ho avuto il "blocco dello scrittore" sono giustificata?

Scusatemi, ma è stato un periodo assurdo per me. Lavoro, amore, casa, è stato un mix di cose che sono successe e di partorire qualcosa di decente la mia mente non ne aveva proprio intenzione. Ma ce l'abbiamo fatta! 

Guardando la terza stagione (APPPPPROPOSITO, L'AVETE GIA' VISTA ANCHE VOI VERO?!) la mia poca simpatia verso Piper si è.. come posso dire, alimentata? E quindi quando mi sono resa conto che questo capitolo doveva essere in Alex POV (che invece ha acquistato sempre più punti ai miei occhi!) la voglia di scrivere mi si è triplicata! 

A parte questo, che dire? Grazie per i commenti ed i messaggi privati che mi avete lasciato! Non sapete quanto ho apprezzato poter leggere le vostre opinioni e quello che pensate, davvero. E a tal proposito volevo dire a tutti i lettori fantasmini che non mordo e che mi farebbe TANTO piacere leggere cos'avete da dire. Accetto anche critiche, eh!

Detto questo, vi auguro una buona lettura e al prossimo capitolo!




04. Always her (Alex POV)

Quando ero piccola odiavo andare a fare la spesa. Spingevo il carrello con il broncio mentre gli altri bambini mi sfrecciavano accanto con le mani piene di patatine e caramelle, consapevole di dovermi accontentare di una ciambellina in saldo perché del giorno prima. 

Mia madre mi guardava come per dirmi "lo so", ma io non osavo dire niente consapevole del fatto che faceva due lavori per mantenermi e che non era colpa sua se mio padre era uno stronzo. Me n'ero fatta una ragione, come per l'80% delle cose che non andavano nella mia vita. Ero molto giudiziosa, su questo nessuno aveva mai nulla da obiettare. 

Più di vent'anni dopo, spingendo il carrello della spesa, sento ancora quella sensazione addosso. Di non poter avere, di dover rinunciare. Non a "cosa", ma a "chi".  

E non c'è sensazione più brutta.  

Sospiro, mentre afferro un pacco di crackers per leggerne distrattamente gli ingredienti e non fissare il vuoto come una deficiente, mentre il mio cervello parte per i suoi viaggi. 

« Scusami », si rivolge a me una voce delicata, quasi impercettibile. Mi volto e abbasso lo sguardo dal mio metro e settantacinque verso una ragazza dal viso conosciuto. 

Lei mi guarda imbarazzata e si morde il labbro inferiore, prima di riprendere la parola. « Scusami.. Potresti prendermi quel barattolo in alto? Non ci arrivo! ». Scuoto la testa divertita e stiro un braccio per prendere un barattolo di cetriolini sott'aceto che mi fanno storcere il naso. « Se avessi visto prima di cosa si trattava li avrei lasciati lì" commento, mentre glieli porgo. 

Lei li afferra e mi fissa dritta negli occhi con i suoi scuri, quasi neri. « Dovete smetterla con questa discriminazione. Sono buoni sopra l'hot dog di soia, nell'insalata e anche da soli! ». 

Ed è in quel momento che riconosco nei suoi occhi quelli visti qualche sera prima al pub, da una parte all'altra della sala. « La prossima volta che mi offri da bere, allora, assicurati che la cameriera me ne porti due insieme alla birra! » rispondo, scoppiando poi in una risata. 

Lei non sembra sorpresa, anzi, quasi sollevata dal fatto che io l'abbia riconosciuta. Stringe le spalle nella maglietta larga che indossa e mi tende una mano, dove spiccano vistosi anelli in quasi tutte le dita. « Affare fatto.. Emh? », inclina la testa in attesa del mio nome.  

« Alex", rispondo afferrando la sua mano. E' calda, ma ha una buona presa. 

Annuisce e muove su e giù le nostre mani, facendomi l'occhiolino « Cathrine, comunque ». 

 

* * * 

 

« E quindi tu questo lo chiami cibo », chiedo scettica tenendo fra le mani un pacco di tofu. Cathrine annuisce e me lo strappa dalle mani, riponendolo sopra la cassa. « Eccome », afferma fiera « è ricco di vitamine e proteine e nessuno ha ammazzato nessuno per farlo! ». 

« Sarà.. » rispondo dubbiosa, tenendo fra le mani i miei hot dog surgelati e la vaschetta di gelato rigorosamente al cioccolato.  

La osservo da dietro. Il fisico asciutto si intravede dalla maglia larga, le gambe magre ed abbronzate sbucano fuori a tratti dagli strappi dei jeans. Profuma di orchidea e mi stupisco di me stessa per aver riconosciuto questo profumo, ma non potrebbe essere altrimenti. 

Prima che la mia testa parta nuovamente, lei si volta, mentre la cassiera le imbusta la spesa, e mi mette fra le mani un pezzo di carta.  « Vorrei farti ricredere su tofu e cetriolini. Ti lascio il mio numero senza impegni. Chiamami solo se ti va, okay? ».  

Annuisco e lo infilo in tasca mentre lei mi saluta, dandomi le spalle. 

 

* * * 

 

Mi rigiro fra le mani il bigliettino con il numero di Cathrine e scuoto la testa, lasciando che i miei pensieri vadano a Piper. Piper che è incazzata con me. Piper che non vuole vedermi. 

Piper che non mi risponde. 

Nessuna risposta a nessuna delle lettere che le ho inviato, neanche per dirmi che faccio schifo. Mi sembra di scrivere ad un muro talmente duro da non aprirle neanche le lettere.  

E forse è davvero questo quello che fa; forse neanche le apre.  

Butto il bigliettino dentro la busta di carta della spesa ed afferro la vaschetta di gelato, affondandoci dentro il cucchiaio. Ne prendo una cucchiaiata sproporzionata e in questo gesto così semplice, mi sembra di tornare indietro anni interi, quando ad imboccarmi c'era la mia bionda ed il gelato mi finiva da tutte le parti. E mi fermo qui. 

Non so se sentirmi arrabbiata, delusa, amareggiata.  

Non so se essere comprensiva, paziente, rispettare i suoi tempi e aspettare. 

Aspettare una risposta che forse non arriverà mai. 

Con il cucchiaio a penzoloni dalla bocca mi affaccio sulla ringhiera del ponte che sto attraversando e forse, per la prima volta dopo mesi, mi sento un po' più libera. 

Le luci riflettono illuminando l'aria, la gente passeggia tranquilla e, a qualche metro da me, una bionda china sul suo panino siede per terra contro la stessa ringhiera sulla quale sono appoggiata. Per un secondo credo di riconoscere quei capelli biondi, ma è fin troppo assurdo anche per averlo pensato. Non è lei. 

Non può essere lei. 
 

* * * 

 

Faccio ondeggiare la busta insieme al mio passo, mentre frugo dentro la mia borsa a tracolla alla ricerca delle chiavi del mio appartamento. Non riesco ancora a chiamarla "casa". 

Le lascio tintinnare nella mia mano e salgo i tre gradini che separano il portone dal marciapiede, con la sgradevole sensazione di essere osservata. Lasciandomi i capelli davanti al viso, mi volto di poco giusto in tempo per osservare una macchina appostata poco più in la.  

Per un momento penso di tratti della mia guardia di controllo, ma basta un altro sguardo per capire che la bmw nera non può di certo essere una macchina statale.  

In fretta apro il portone e me lo richiudo alle spalle mentre, consapevole che questo non porterà a nulla di buono, un solo nome mi annebbia la vista. 

Kubra.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Orange Is the New Black / Vai alla pagina dell'autore: diaforis