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Autore: Deliquium    23/07/2015    4 recensioni
«Quindi, fammi capire...» tornò a massaggiarsi il mento e a camminare. «Adesso sei nella fase: Non me la dò più a gambe e le prendo di santa ragione?»
«Ma non mi limito a prenderle...» si difese Shura. «E poi... è perché sono più piccolo.»
«Quindi vai ad infastidire la gente più grande? Molto astuto da parte tua.»
«Se voi mi insegnaste a combattere forse non tornerei a casa con una faccia che sembra una melanzana!»
Storia di come il Saint di Capricorn scoprì di avere una spada nel braccio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Sincretismo'
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Los Sanfermines


[ Pamplona ]



Anno 1973

Faceva freddo.

Il fiato si condensava in nuvole color neve.
Si strinse nel cappotto di lana. Si calò il berretto fin quasi a coprirsi gli occhi.
Sulle spalle, uno zaino; tra le mani una vecchia cartina e un tratto rosso a segnare la via.
Il vecchio Androkos gli aveva parlato a lungo. I capelli lunghi, inargentati dallo scorrere del tempo, sembravano essere tessuti da fili di luna. Shura lo aveva ascoltato e aveva risposto alle domande che, di tanto in tanto, gli poneva.
Gli occhi dell'uomo erano come il ghiaccio, così chiari che avresti potuto dirlo cieco.
«Ma come faccio a trovare la strada?» aveva chiesto, quando lui aveva insistito affinché la percorresse da solo.
Era la prima volta che lasciava davvero il monastero. Le uniche volte che si era allontanato l'aveva fatto per recarsi a Salies a fare provviste, insieme a Frate Pedro e a Frate Tristan che guidava curvo sul volante.  
«Guarda qui,» gli aveva detto l'uomo, mentre spiegava sul tavolo una cartina grande quanto una tovaglia, «E' semplice. Qui, a Saint-Jean-Pied-De-Port, c'è il ritrovo per i pellegrini che compiono il Cammino di Santiago. Puoi andarci per riposare e chiedere come raggiungere Roncisvalle. Da lì…»
Lui aveva smesso di ascoltare.
«Poteva andarti peggio!» aveva tentato di rassicurarlo Frate Tristan, quando il vecchio greco se n'era andato. «Il tuo maestro avrebbe potuto aspettarti a Finisterre.»
«Ultreya, Shura! Suseya, Shura!» aveva tuonato Frate Pedro, colpendolo con una manata alla schiena a mo' di incoraggiamento.
«Già, Ultreya... Suseya... Olé»

Aveva portato con sé pochissime cose: la Bibbia, un maglione per il freddo, qualche provvista, i documenti, semmai la polizia spagnola lo avesse fermato…
«Sono tempi difficili, in Spagna.» gli aveva detto Frate Tristan.
«E se qualcuno mi ferma?» aveva chiesto al vecchio Androkos.
L'uomo si era limitato a trarre un lungo respiro e Shura aveva capito che quello sarebbe stato un problema suo.
Aveva solo dieci anni, ma era nato con la consapevolezza di dover diventare altro.
Era difficile da spiegare, ma fin da bambino gli capitava di assistere a situazioni che, in un certo senso, aveva già vissuto. Non proprio identiche: simili. Era come se rammentasse qualcosa del suo passato.
Anche il modo in cui guardava le cose o comprendeva le parole dei grandi era diverso da quello degli altri bambini.
Non che avesse avuto occasione di incontrarne molti altri.
Ma, sebbene gli piacesse giocare a palla e a nascondino, andare a caccia di grilli e di rane, lui … come dire … sapeva di essere diverso.  

Ne ebbe la conferma una sera da Frate Pedro.
Tra tutti i frati, lui era quello che sembrava sapere. I confratelli lo consideravano un po' matto, e liquidavano le sue parole con una scrollata del capo.
Un giorno Shura aveva perso la cognizione del tempo nel bosco dietro il monastero. A volte gli capitava e quando aveva deciso di tornare a casa, il sole era già quasi tramontato.
Frate Pedro era davanti al portone.
Lui aveva abbassato la testa e borbottato le sue scuse, ma l'anziano frate si era limitato a mettergli una mano sulla testa e a spingerlo delicatamente all'interno.
L'aveva condotto nella sua stanzetta e poi si era seduto sulla sedia accanto al letto.
«Ti piace molto il bosco, Asura?»
Lui seguiva, a testa bassa, il movimento del piede, come se stesse disegnando un piccolo arcobaleno.
Aveva annuito.
«Non ti annoi ad andare lì da solo?»
Shura aveva alzato di scatto la testa.
«Non sono solo! Ci sono gli alberi con me.»
«Gli alberi...» aveva ripetuto pensosamente Frate Pedro.
Era rimasto in silenzio per un po', poi aveva continuato: «So che non ti trovi bene con gli altri bambini.»
Lui tornò a fissare la punta della sua scarpa.
«Non è che non mi trovo bene, solo che... »
«Sono bambini?»
«Sì.» aveva mormorato lui, senza alzare lo sguardo.
«Forse non è compito mio dirtelo,» Era tornato a fissare il frate. L'uomo non lo stava guardando, sembrava perso in un ricordo lontano: «Ma presto ci lascerai, Asura.»
«Perché?»
Aveva fatto qualcosa di male?
Non gli volevano più bene?
«Tu sei un bambino meraviglioso, ma hai un destino tracciato dalle stelle che devi seguire.»
«Cosa vuol dire?»
Ma per tutta risposta l’altro gli aveva sorriso e si era alzato.

Quattro anni dopo, quello stesso destino, nella persona del vecchio Androkos, era tornato a bussare alla loro porta.
Per lo stato francese e per quello spagnolo, lui era Asura Fernandez; il cognome era quello che Frate Pedro si era offerto di dargli così che non rimanesse figlio di nessuno.
Frate Tristan avrebbe voluto usare il nome Shura ma Frate Pedro non era stato d'accordo.
A lui il nome Asura non diceva niente. Non si sarebbe nemmeno girato se qualcuno lo avesse chiamato in quel modo. Ma quello fu il nome che sua madre gli diede. Un nome divino. Lo stesso nome presente sul certificato di nascita che l’anziano greco aveva esibito entrando nel monastero.

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.
   
 
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