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Autore: xwannabewriter    25/07/2015    1 recensioni
Una fotografia, delle dita incartapecorite che la sfiorano. Una donna, Evelyn, che cerca lo sguardo del suo Noah da oltre cinquant'anni. Una Parigi, gli anni venti.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Noah
 
 
 
 

Erano passati oltre cinquant’anni dall’ultima volta che Evelyn aveva visto quel paesaggio.
“Mon dieu..” le labbra coperte dalle dita tremanti, continuava a guardare il ponte di Parigi con sguardo perso, un mare di lacrime pronto a esplodere.
“Dove l’avete trovata, questa foto?” i suoi capelli arruffati formavano un gran batuffolo di cotone grigio, lei amava descriverli così, quando da giovane in sella alla sua bici percorreva con Noah le vie della città.
E gridavano… e ridevano, e lo facevano insieme, tutto il giorno. Parigi odorava di misteri irrisolti, le baguette appena sfornate, i bonjour sibilati ai lati delle strade… tutto nascondeva un profondo segreto da scoprire.
Camminando per casa con la fotografia in mano, Evelyn si sedette nella sedia a dondolo della sua scrivania.
Sorrise, Evelyn, stanca e assopita ma carica di tutte le emozioni provate cinquant’anni prima.
Un mare di vita che le riaffiorava alla memoria.
Era una vecchietta piccola e minuta di settant’anni, che come tutte le vecchiette piccole e minute di settant’anni viveva di ricordi.
Questa foto la ricordava bene. Era il 7 luglio del 1922, Noah l’aveva scattata dalla sua bici poco prima di andare a sbattere contro un lampione, e anche in quell’occasione non aveva perduto lo spirito avventuriero, mettendosi in piedi ed iniziando a ridere come un matto. Evelyn lo aveva seguito a ruota libera in quella danza di suoni gioiosi.

“Nonna, era nell’album dei ricordi di famiglia, quello che mi hai prestato a Natale, ricordi? Ho visto la data scritta sul retro della fotografia e questo nome… Noah… e ho pensato di riportartela, è tua vero?”
“Oh, certo che lo è” schiuse i suoi occhi blu e guardò fisso Adam, quell’unico nipote di sedici anni che aveva avuto. “Scommetto, tesoro, che ora vuoi sapere chi è Noah. Non è così?”
“Certamente” disse lui, prendendo una sedia e mettendosi a cavalcioni su di essa.
“Beh, Noah era..” si fermò.
Cos’era stato Noah? Cos’era tutt’ora? Evelyn improvvisamente non riusciva a trasformare in parole tutti i sentimenti che le si facevano strada nel cuore, direttamente dall’antro dei suoi ricordi più intimi. La donna prese a guardare meglio la fotografia.
“Lo vedi quel fiume, Adam? Noah diceva sempre che non importava la distanza, il colore dell’acqua o la profondità, perché ogni volta noi avessimo guardato l’acqua, l’acqua ci avrebbe riflettuto, guardandoci a sua volta. – rise sotto i baffi, le sembrava ancora di sentire la sua voce calda spiegarle quella particolare teoria -.
Noah è ancora lì, che si specchia su quell’acqua torrida e fredda. Se guardi bene da questa fotografia, lo potrai scorgere lì sotto. L’ha scattata lui, sai? Con la mano sinistra, mentre con la destra teneva il manubrio della bicicletta. Era uno spericolato, è vissuto annegando nel suo desiderio di vivere. Quel giorno fu l’ultima volta che lo vidi, poi come sai mi dovetti trasferire in America. Ci scrivemmo lettere tutti i giorni per due anni, ma quando iniziai il mio lavoro come segretaria della Multinational Economy non ebbi più il tempo di rispondergli… Sono tornata a Parigi e ho ripercorso quel fiume più di una volta, due anni fa. Ero già vecchia, ma le mie gambe mi hanno tenuta abbastanza per ritrovare la sua casa. Ad aprirmi c’era la madre. Una quasi centenaria più forte di una quercia. – Vive ancora qui, Noah? – fu così che lei mi guardò biecamente, si infilò gli occhiali rotondi e spessi e mi riconobbe- No, Noah non è qui. E’ morto nel 1925, per un incidente, Ev.-
Ricordo ancora il colpo al cuore, il tremito delle mani sulla porta di casa sua. Il mio sguardo perso oltre il cornicione, il mio sguardo che si arrampicava più in alto del cielo, come a cercare una traccia di lui lassù.
Ma non lo vidi più. Mai più.”
Prima che Adam potesse dire qualcosa, Evelyn si alzò e si aprì una finestra, inalando l’aria fresca e rosea che quel tramonto le stava regalando.
“Era una persona speciale, e vivrò sempre nel rimorso di non avergli più risposto… Per anni ho cercato un segno di lui, da qualche parte nel mondo. Non ha avuto nemmeno una tomba, il suo corpo non è mai stato ritrovato.
Ma ora che ho questa foto, vivrà per sempre con me, lui è lì dentro che da qualche parte di quel ponte si specchia nell’acqua. Grazie tesoro, ti auguro di conoscere una persona speciale, ce ne sono poche al mondo.
E sappi che, qualsiasi cosa accadrà, le potrai sempre scorgere tra i ramoscelli e le onde, nelle acque che percorreranno.”
 




Ciao a tutti! :)
Ho scritto questa one-shot perché mentre guardavo quella fotografia mi sono sentita "ispirata", e ho deciso di darle un corpo ed un'anima, così mi sono lasciata trasportare e le ho scritto questa breve storia. Spero che Noah sia felice di vivere nel riflesso di quell'acqua, adesso. Fatemi sapere se vi è piaciuta nei commenti, bacione! 
- Emily (xwannabewriter) 

- aaah dimenticavo, ditemi se vi piace l'idea di scrivere one-shot basate su immagini, potrei farlo più spesso, scatto un sacco di fotografie che potrebbero "ispirarmi"! -


 
  
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