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Autore: saitou catcher    25/07/2015    4 recensioni
"A rigor di logica, Bilbo Baggins avrebbe dovuto essere morto.
Quando l'uomo aveva sparato, aveva avvvertito distintamente il proiettile attraversargli lo stomaco; aveva avvertito il dolore esplodere all'altezza del ventre in una macchia infuocata, e l'odore umido di pioggia e cemento, gli aveva riempito le narici, assieme a quell'unico, assillante pensiero:
Mi ha sparato. Mi ha sparato, maledizione."
***
Bilbo muore. Eppure il suo spirito rimane ancorato alla terra, incapace di passare oltre qualsiasi cosa ci sia dopo la fine, ancorato al dolore dei suoi cari e sopratutto all'amore per Thorin. Ma la morte non sembra essere la fine, e attraverso il velo che separà il mondo dei morti da quello dei vivi, Bilbo dovrà proteggere l'uomo che ama dai nemici che lo vogliono morto... e sopratutto da se stesso.
(AU! Modern; Bagginshield; ovvero cosa succede quando due pazze con troppo tempo libero a disposizione vengono invitate a vedere Ghost mentre sono in pieno sclero post-BOTFA).
Storia scritta a quattro mani da Saitou Catcher, leggete e recensite!
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Azog il profanatore, Bard, Bilbo, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6

3 luglio, ore 08:10

-Cosa?- Fìli trasalì al telefono, e aggrottò la fronte, staccandosi dal bancone del negozio.-Quand'è successo?

Tre paia d'occhi si alzarono con aria interrogativa, ma Fìli fece segno di non domandare e si ritirò nell'angolo più appartato del negozio, premendosi una mano sull'orecchio per ascoltare meglio. Rimase in ascolto per qualche istante, annuendo di tanto in tanto e parlando con voce bassa e rassicurante.

-Questa notte, hai detto? Sì, sì, capisco... no, nessun problema, tesoro, figurati. Sto arrivando.

Dopo qualche altro minuto di ascolto, Fìli annuì, borbottò qualche saluto, quindi chiuse il cellulare e si rivolse a Thorin:- Zio, mi servirebbe la macchina.

L'altro inarcò un sopracciglio. -E perché?

Fìli sospirò, strofinando le punte delle dita contro le tempie. -Questa notte hanno bruciato il camion del padre di Sigrid.

Gli rispose il silenzio.

-Sigrid. La mia ragazza.

-Giusto. Sigrid. E che c'entra la macchina?

-Devo andare da lei. Il padre lavora al mercato coperto, a due isolati da qui, ma dalla gioielleria a casa sua ci vuole mezz'ora, quindi con la macchina farei più in fretta. Abita in Sesam Street, non so se hai presente.

Thorin aggrottò le sopracciglia, senza alzare lo sguardo dai conti che stava svolgendo.-Vagamente.

Perché il nome continuava a rigirarglisi in testa, come cercando di stimolare qualche ricordo sepolto in profondità? Era abbastanza sicuro di non essere mai passato da quelle parti, eppure quelle parole lampeggiavano fastidiosamente nel suo cervello.

Aspetta.

Thorin alzò di scatto la testa. -Hai detto Sesam Street?

Fìli aggrottò le sopracciglia. -Sì, perché?

-A che numero, precisamente?

-Il 12, ma cosa c'entra questo? Posso prendere la macchina o no?

-Ti accompagno-Thorin si alzò, spingendo via con un gesto il libro delle ricevute.

-Kìli, Dwalin, badate voi al negozio.

Non si accorse dello sguardo perplesso che i tre si erano scambiati alle sue spalle. Era troppo intento a rievocare l'immagine di un foglietto stropicciato che giaceva abbandonato nel suo salotto, coperto da una calligrafia sottile e spigolosa.

Bard, n. 12 Sesam Street.

Poteva essere davvero una coincidenza? E se non lo era, chi c'era dietro a quel biglietto?

-Andiamo- si affiancò a suo nipote, frugandosi nelle tasche alla ricerca delle chiavi. -Comunque, come si chiama il padre?

Fìli lo osservò di nuovo, sempre più perplesso. -Il padre?

-Della tua ragazza. Sigrid?

-Sigrid, sì. Si chiama Bard. Ma perché t'interessa?

Prima quella sottospecie di fattuchiere, e adesso questa coincidenza che di casuale non aveva nulla. Decisamente, pensò Thorin, gli ultimi giorni avevano preso una piega strana.

A questo punto, tanto vale andare e togliersi il dubbio, pensò.

-Andiamo-disse invece a Fìli, senza rispondere alla sua domanda.


 

Nel momento in cui arrivarono, Fìli si slanciò immediatamente fuori dalla macchina per andare incontro a una ragazza bionda dal viso sconsolato, gli occhi fissi sui resti fumanti di quello che un tempo doveva essere stato un camion. L'odore di plastica fusa e metallo bruciato saturava l'aria, e nello scendere dalla macchina, Thorin riconobbe la figura robusta del commissario Théoden, attorniato da un via vai di poliziotti, che cercavano di sgomberare la piccola folla di curiosi che attorniava il relitto del camion, gli occhi vigili e spaventati nonostante le tracce recenti di sonno.

Thorin rimase in piedi accanto alla macchina per qualche istante, soppesando quello che avrebbe dovuto fare. Qualcuno gli aveva consegnato l'indirizzo di Bard per uno scopo, e questo era evidente. Ma quale scopo? Non riusciva a immaginarlo, e la cosa lo irritava, anche attraverso lo spesso velo di nebbia che aveva interposto fra sè e il mondo negli ultimi mesi.

Si appoggiò alla macchina e lasciò scorrere lo sguardo sullo spettacolo devastante del camion ridotto ad un ammasso di lamiere contorte, circondato da un anello di poliziotti dai volti preoccupati, e poi, attraverso il velo di fumo che si levava dalla carcassa incendiata, i suoi occhi registrarono una figura che aveva un che di familare. Thorin aguzzò lo sguardo, cercando di riconoscerne i dettagli, nonostante l'uomo si tenesse lontano dalla folla, acquattato in un vicolo laterale. C'era qualcosa, nella posa quasi raggomitolata, che gli destava la stessa vaga agitazione che aveva accompagnato l'indirizzo di Bard.

Poi capì. E il suo cuore mancò un colpo.

La luce distorta dei lampioni, e un ghigno da folle, accompagnato dallo scintillio di due malefici occhi azzurri, il colpo di pistola e il sangue che spicca sull'asfalto e gli bagna le mani.


 

No. Non è possibile.

Thorin sentì chiaramente le sue ginocchia che cedevano, ma in qualche modo riuscì a tenersi in piedi, percependo un'estraniante senso di vuoto alla bocca dello stomaco. Chiuse gli occhi e li riaprì, come cercando di cancellare quell'immagine dallo sfondo nero delle sue palpebre, ma il ladro era sempre lì, immobile contro il muro di una stradina.

Sméagol. Il suo nome è Sméagol.

Thorin si voltò, osservò il camion bruciato, la figura curva di Théoden. Poteva essere un'altra coincidenza, che quel viscido avanzo di galera si ritrovasse nelle vicinanze di un disastro a solo due mesi da- no, non si sarebbe concesso di pensare a quello.

Gli occhi di Thorin scattarono verso l'uomo che in quel momento veniva interrogato da Théoden. Un uomo non più giovane e non ancora vecchio, con i capelli neri e incolti striati di grigio sulle tempie, e una scintilla di furore represso nello sguardo assente con cui rispondeva alle domande del comissario.

Io e lui dobbiamo parlare.


 

Bilbo lanciò un'occhiata fugace a Thorin, ancora fermo vicino alla portiera aperta della macchina, e poi rivolse la sua attenzione a Fìli e Sigrid, intenti a parlottare a poca distanza da Théoden e dall'uomo che Bilbo riteneva potesse essere solo Bard.

-E' successo stamattina presto- stava dicendo Sigrid a voce bassa, continuando a passarsi le mani sugli occhi, come per reprimere l'impulso di piangere. -Uno dei nostri vicini di casa ha sentito l'odore di bruciato e ha svegliato papà... non ci sono molte altre macchine nel garage, oltre al camion, quindi ha pensato...hanno provato a spegnere il fuoco, ma non c'è stato niente da fare. E' bruciato completamente.

La ragazza abbassò lo sguardo e tacque, sfregandosi nervosamente le mani sul grembiule, e Fìli le strinse le braccia, con fare comprensivo.

-Non so come faremo, Fìli- Sigrid alzò su di lui uno sguardo smarrito, e gli occhi le brillavano di tutte le lacrime che stava cercando di trattenere.-Papà ci lavora con quel camion. E adesso? Ho iniziato a fare qualcosa anch'io, per aiutare, ma non basterà mai...e papà insiste che non devo trascurare gli studi per lavorare. Non so proprio come...

Tacque, mordendosi con forza il labbro inferiore, per impedirgli di tremare ulteriormente, e Fìli, dopo aver lanciato uno sguardo circospetto a Bard, la trasse un po' più lontano, mettendole una mano sotto il mento per farsi guardare negli occhi.

-Quando ho compiuto diciotto anni mia madre e i miei zii hanno aperto un conto in banca a mio nome- cominciò in tono esitante.- Ci ho messo tutto quello che ho guadagnato in questi anni, e non ho mai speso moltissimo. Penso che potrebbe bastare per...

-No!-Sigrid sbarrò gli occhi, indignata, e tentò d'indietreggiare, anche se c'erano le mani di Fìli a trattenerla.-Fìli, non vogliamo debiti!

-Ma non sarebbe un debito!-protestò Fìli.-Sarebbe...sarebbe come se li prestassi a mio fratello.

Sigrid scosse la testa con decisione.-No, Fìli, non se ne parla. Sei molto dolce a farmi questa offerta, e ti ringrazio davvero molto, ma non posso accettare. Non sarei mai in grado di restituirteli- aggiunse, abbassando la voce.

-Ma non me li dovresti restituire!- sbottò Fìli.-Sigrid, per l'amor del cielo, non è il momento del falso orgoglio. Voi avete bisogno di quel camion per vivere, non avete il denaro per ripararlo, e io ce l'ho. Perché non dovrei darvelo? Non è una colpa essere ricchi. E' un modo come un altro per aiutare gli altri.-Fìli abbassò a sua volta la voce, prendendo il viso della ragazza tra le mani.-Se non altro, pensa ai tuoi fratelli. Sarebbe così brutto accettare il mio denaro per aiutare loro?

Sigrid strinse le labbra, evitando lo sguardo dell'altro, ma si vedeva che non era convinta.-Ne parlo con mio padre- mormorò.

-No, Sigrid, tu non ne parli con tuo padre-Fìli le strinse il braccio, quasi a dare maggiore validità alle proprie parole.-Lo so già cosa mi risponderebbe, mi manderebbe a quel paese, e mi direbbe che non vuole debiti, o qualche altra idiozia del genere. Per cui io ti farò avere i soldi, tu li prenderai e non diremo niente a tuo padre.

-No, Fìli, non posso...

-Invece sì che puoi!

-Non ti ho chiamato per questo!- sbottò la ragazza, inferocita, spingendosi via le mani di lui dal volto.

-E infatti è stata un'idea mia!- Fìli le prese la mani tra le proprie, bloccandole, e poi la sua voce si addolcì, mentre sfregava per scaldargliele.-Che ci sto a fare, se non mi permetti di aiutarti?

Sigrid sorrise lievemente a quelle parole, e poi lo sguardo le cadde sull'orologio che portava al polso. -Oh, cielo! Devo preparare la colazione a Tilda e Bain, o faranno tardi a scuola...anche se non so come farò a spiegargli quello che è successo.-Si alzò sulle punte dei piedi per posare sulla bocca di Fìli un lieve bacio.-Grazie per essere venuto.

-Di niente.Lo sai che quando serve, ci sono sempre...-sulle ultime parole, il sorriso dolce di Fìli si tramutò in un ghigno sfacciato- Anche quando non serve, se ti fa piacere.

Sigrid gli diede una pacca leggera sulla spalla, prima d'avviarsi verso il portone.-Spiritoso.

-Comunque-disse Fìli, trattenendo la mano della ragazza tra le sue- domani passo in banca per sapere quanto ho, e ti faccio sapere.

-Fìli- protestò lei, cercando di fermarlo mentre lui le voltava le spalle e si allontanava- ti ho detto di no!

-Mi dispiace, amore, non ti sento!

Bilbo lo osservò allontanarsi con le mani platealmente premute sulle orecchie, e un sorriso gli spuntò sul volto. Finalmente un po' di leggerezza, pensò, Era proprio quello che mi ci voleva, dopo due mesi di angosce.


 

-Lo troveremo, Bard- udì Theoden dire, mentre si avvicinava cautamente ai due. -Te lo prometto.

Bard non rispose, e Theoden si voltò per andarsene, fermandosi solo per lanciare una breve occhiata sorpresa a Thorin. Questi gli rivolse un brusco cenno del capo, e il commissario ricambiò il saluto, per poi allontanarsi insieme al resto dei suoi uomini.

Thorin aspettò che fosse scomparso, quindi si avvicinò a Bard, ancora immobile accanto a quel che restava del suo camion. Il volto era segnato da profonde occhiaie scure.

-Sei tu Bard?- gli disse.

-A quanto pare, sono diventato una personalità pubblica- commentò l'uomo con voce stanca, massaggiandosi la radice del naso. -Comunque sì.

-Io sono Thorin Durin- rispose l'altro. -Lo zio di Fili.

Bard aggrottò le sopracciglia. -Il ragazzo di Sigrid.

-Sì.

A quel punto, l'uomo gli lanciò un'occhiata di sbieco, la fronte corrugata. -La gioielleria vicino al mercato.

-Esatto.

-Tanto piacere- ribatté Bard, con un tono che era un evidente invito a concludere la conversazione.

Thorin non si lasciò impressionare. -Io e te dobbiamo parlare- disse seccamente.

-Per piacere e se non ti dispiace, Thorin!- esclamò Bilbo dal suo angolo. -Non è difficile, e ti assicuro che non ti strozzi.

-Scusami, ma adesso non è davvero il momento. Sopratutto se si tratta di tuo nipote- Bard lanciò una rapida occhiata alle sue spalle. -A proposito, se ne sta andando.

-Zio!- gridò infatti Fili dalla macchina. -Io torno al negozio. Vieni con me?

-No, vai, torno dopo a piedi- gridò Thorin di rimando. Negli occhi di Bard passò un evidente lampo di disappunto.

-Ti ripeto che non è il momento- disse.

-Non si tratta di mio nipote- ribatté Thorin, voltandosi verso di lui. -Si tratta di quello- indicò il camion con un cenno del mento.

Bard seguì il suo sguardo e si accigliò. -Che vuoi dire?

-So chi è stato.

-Non è difficile da indovinare- rispose Bard, senza nemmeno preoccuparsi di celare l'irritazione. Bilbo vide la mascella di Thorin serrarsi pericolosamente.

-Ne possiamo parlare?- disse, cercando di mantenere calma la voce. E fallendo miseramente.

-Perché t'interessa?

-Perché l'uomo che ti ha bruciato il camion è lo stesso che tre mesi fa ha tentato di uccidermi.

Bard lo fissò per un lungo, lunghissimo momento. Poi disse:- Sali.


 

La casa di Bard era una di quelle che assomigliano al loro proprietario:trasandata ma decorosa. Nell'entrare, Thorin udì un mormorio di voci infantili che provenivano dalla cucina e gli arrivò l'odore del latte che qualcuno aveva messo a bollire. Bard gli fece strada nello stretto corridoio, zigzagando con abilità consumata fra scatoloni e ceste di panni, e si affacciò sulla soglia della cucina, con Thorin alle spalle. Nel momento in cui entrò, parte dell'angoscia che gli appesantiva il volto sembrò scivolargli via dalle spalle, e un accenno di sorriso sollevò gli angoli delle labbra contratte.

La ragazza di Fili- Sigrid, se non ricordava male- era in piedi di fronte ai fornelli con le spalle rivolte alla porta, intenta a versare della cioccolata calda in due tazze

scheggiate. Al tavolo sedevano due ragazzini, un maschio e una femmina, intenti a litigare con voce stridula sulla quantità dei biscotti. Il ragazzo doveva avere tredici anni o giù di lì, giudicò Thorin, mentre la bambina non poteva averne più di dieci.

-Pa'!- gridò immediatamente la bambina, alzandosi di scatto- Bain mi ruba i biscotti!

-Ma non è vero! Maledetta strega!

-Bain, non rivolgerti a tua sorella in quel modo- Bard prese posto su una delle sedie, e subito si ritrovò con la figlia più piccola arrampicata sulle ginocchia.-Ragazzi, adesso Pa' ha da fare. Perché non andate a fare colazione in soggiorno?

-Posso vedere la Sirenetta?- domandò subito la bimba, illuminandosi in volto.

-No, che cavolo, Pa', la Sirenetta l'abbiamo visto cento volte!- protestò Bain.

Il padre gli rivolse un'occhiata stanca. -Per questa volta accontentala, Bain.

-Ma se si vede sempre solo quello che vuole Tilda!

-Bain- nel tono di Bard c'era una supplica e un avvertimento. -Oggi non è la giornata giusta. La prossima settimana si vede tutto quello che vuoi tu.

Tilda fece per protestare, ma una rapida occhiata del padre l'azzittì. Rapida, scivolò dalle sue ginocchia e si diresse con il fratello in soggiorno, raccogliendo le tazze e i piatti.

-Sigrid- disse Bard- Va' con loro.

-Pa', io la Sirenetta l'ho vista duecento volte...

-Ho detto va'.

La ragazza sembrò sul punto di protestare, ma poi decise che era evidemente più saggio tenere la bocca chiusa. Versò il latte in una brocca e si diresse verso il soggiorno, fermandosi di fronte a Thorin per rivolgergli un'occhiata perplessa e un rapido-Buongiorno.

Thorin la squadrò dalla testa ai piedi, ricordandosi in quell'istante di avere di fronte la fidanzata di suo nipote. Nel momento in cui la ragazza lo superò per unirsi ai fratelli, entrò nella cucina e afferrò lo schienale di una sedia per sedersi.

-Non quella-lo fermò Bard.-E' rotta.

Thorin si limitò a rimanere in piedi senza dire nulla. Bard gli voltò le spalle e dopo aver trafficato un po' nell'armadietto alle sue spalle, si voltò con in una mano una logora macchinetta del caffé.-Vuoi?

Ricevette un brusco cenno d'assenso.

-Sì, grazie- sibilò Bilbo alle sue spalle.

Rimasero in silenzio per un po', unico suono quello del caffé che bolliva nella macchinetta, e quando Bard si apprestò a versarlo in due tazze, Thorin parlò:-Perché ti hanno bruciato il camion?-domandò senza preamboli.

Bard inarcò un sopracciglio, sedendosi.-E perché hanno tentato di ucciderti?

-Ho chiesto io per primo.

-Molto bene- Bard buttò giù un lungo sorso prima di rispondere. -Io lavoro al mercato, consegno la merce col camion... ma credo che questo tu lo sappia già. Ho semplicemente convinto alcuni a non pagare quello che chiedeva Azog... e ho rotto il naso a uno che aveva mandato a batter cassa. -Scrollò le spalle e si appoggiò allo schienale della sedia. -La gente del mercato mi ascolta, quindi immagino che abbiano paura che possa aizzarglieli contro, o qualcosa del genere- mosse la tazzina in direzione di Thorin. -Tu, invece?

-Rifiutavo di pagare. Solo che nel mio caso i...contrasti andavano avanti da più tempo. Molto più tempo-Thorin girò il cucchiaino e parlò in fretta, per impedire a ricordi che non voleva esaminare di emergere in superficie.-Ho detto di no una volta di troppo. Hanno mandato un uomo a uccidermi.-Un sorriso senza alcuna allegria aleggiò per un attimo sul suo volto.-Non ci è riuscito.

-Continuo a non capire perché hai insistito per parlarmi.

Thorin alzò lo sguardo sull'altro uomo. -A bruciarti il camion è stato lo stesso tizio che ha tentato di fare fuori me.

Di colpo, lo sguardo di Bard si fece concentrato. Si sporse verso Thorin, stringendo la tazzina. -Ne sei sicuro?

-L'ho visto in faccia. Tutt'e due le volte.

Per qualche istante, nella piccola cucina regnò il silenzio.

-Cosa vuoi, esattamente?- domandò infine Bard.

Thrin tirò fuori le chiavi e le rigirò tra le dita alcuni minuti, prima di rispondere:-Che tu mi aiuti a fermarli.

-Ho già sporto denuncia alla polizia.-Bard parlò in tono cauto, ma Thorin era sicuro che sapesse dove voleva andare a parare.

-Oh, anch'io l'ho fatto. Molte volte. Questo non ha impedito...-Non ha impedito a quel proiettile di colpire o al sangue di scorrere sull'asfalto-non ha impedito niente. Azog va tolto di mezzo, e in fretta.- Guardò Bard dritto negli occhi.-Hai detto che la gente del mercato ti ascolta. Bene. Il potere che ha Azog sulla gente viene dalla paura che hanno di lui. Tolto quello, nè lui nè Bolg sono niente.

-Fermati qui e vediamo se ti seguo.-Bard poggiò i palmi sul tavolo e si alzò. I suoi occhi fissarono Thorin, duri e senza alcuna traccia di simpatia.-Mi stai dicendo che vuoi buttarti in una guerra privata contro un criminale che tiene in pugno questo quartiere da prima che nascessimo entrambi... e vuoi farlo senza l'aiuto della polizia, ma tirando in mezzo anche me.

-Sì.

-Non c'è che dire- replicò Bilbo.-Non sono due che si perdono in chiacchere.

-Se sono arrivati a questo punto, vuol dire che Azog e Bolg hanno paura di te- Thorin si alzò a sua volta e fece il giro del tavolo. -Da solo non posso fare niente. Ma in due...

-Ma in due otterremmo solo di finire sottoterra in compagnia- lo interruppe l'altro. Scosse la testa. -Azog e Bolg sono delle belve, e vanno fermati. Su questo sono d'accordo. Ma affrontarli nel modo che dici tu ci porterebbe solo al loro stesso livello.

-C'è chi direbbe che il fine giustifica il mezzo.

-Non io. E in ogni modo, credi veramente che porterebbe a qualcosa? Io ne so quanto te su quello che fanno, e so anche che c'è stato chi ha provato a combatterli con le loro stesse armi. Il risultato è stato che ne sono usciti più forti di prima.

-Basta poco per farti tirare indietro, a quanto vedo-sibilò Thorin, un accenno di rabbia che cominciava a sorgere tra gli strati della sua indifferenza.-Erano solo parole, le tue, allora?

Gli occhi di Bard fiammeggiarono. -Mentre tu invece non ti tiri indietro di fronte a nulla, vero? Forse parleresti in modo diverso, se avessi una famiglia cui badare.

-Ce l'ho.- La voce di Thorin rimbombò nello spazio della piccola cucina, fredda e tagliente come un coltello.

-Allora puoi capirmi, se ti dico che non posso espormi in quel modo.- Bard fece un passo indietro.-Hai altro da dire?

Thorin si limitò a perforarlo con un'occhiata e a uscire.


 

L'aria sapeva ancora di benzina bruciata e plastica fusa, quando Thorin si ritrovò fuori. Sentiva i pugni nelle tasche serrarsi e rilasciarsi ritmicamente. La frustazione lo scuoteva a ondate sotto la pelle.

Si fermò un istante a prendere un profondo respiro, e il suo sguardo guizzò automaticamente verso il vicolo che aveva attirato la sua attenzione poco prima. Avvertì il suo cuore mancare un colpo.

Sméagol era ancora là.

Perché diavolo gira ancora da queste parti?

A giudicare dal modo in cui il suo corpo era semi-accasciato contro il muro, Sméagol non doveva essere nelle condizioni migliori. Le parole di Theoden gli riecheggiarono nella mente.

Un ladruncolo di mezza tacca che per la maggior parte del tempo vive di piccoli furti, in attesa di accaparrarsi la prossima dose.

Le sue gambe si mossero quasi senza che lui se ne accorgesse.

Sméagol si accorse troppo tardi dell'uomo che si dirigeva a passo svelto nella sua direzione. Nel momento in cui alzò lo sguardo, Thorin era già sopra di lui, il volto serrato in un'espressione di gelida furia.

Si rizzò in piedi con uno squittio, tentando di scappare, ma la mano di Thorin gli calò tra i capelli e lo tirò indietro con uno strattone, sbattendolo al muro.

-Guarda chi si rivede...-sibilò Thorin.-A quanto pare, hai la passione di seguire la gente nei vicoli.

Sméagol si mosse più rapido di quanto si fosse aspettato,sgusciandogli via dalle dita e un coltello gli lampeggiò in mano.- Vattene, o questo Sméagol te lo ficca in pancia!

-Pensavo che fosse la pistola la tua arma.-Ringhiò Thorin, e lampi gli passarono davanti agli occhi, e il passato per un attimo offuscò il presente.-Spero ti abbiano ricompensato adeguatamente per il tuo lavoretto.

Si scagliò contro il ladro e gli torse il polso, facendogli cadere il coltello di mano. Sméagol aveva i riflessi allentati e tentò di scattare indietro troppo tardi. Con un calcio, Thorin spinse via il coltello e strinse le dita attorno al bavero del ladro, strattonandolo.-Cosa ti hanno mandato a fare, stavolta? Chi seguivi?

-Sméagol non seguiva nessuno.

-Bugiardo.-Thorin si stupì di quanto suonasse calma la sua voce, a paragone della furia che gli montava dentro. Si chinò lentamente, senza allentare la presa sul ladro, serrò le dita attorno al manico del coltello, e poi si risollevò, stringendolo saldamente.

-Mettilo via!- gli occhi di Sméagol sembrarono schizzare fuori dalle orbite. -Mettilo via, Sméagol non ti stava seguendo, Sméagol non stava seguendo nessuno, Sméagol ha solo fatto quello che gli era stato chiesto, sì...

-No che non l'ha fatto.- Ogni sillaba risuonò come una minaccia di morte, e il volto infuriato di Thorin si rifletté nelle iridi acquose del ladro.-Era me che ti avevano chiesto di uccidere.

Sméagol sbarrò gli occhi a quelle parole e tentò nuovamente di scappare, ma Thorin strinse la presa senza pietà.

-Che ti avevano mandato a fare?

-Io non...

-Lascialo!

La voce li fece voltare entrambi e poi Sméagol era schizzato via dalla presa di Thorin. Si voltò di scatto per inseguirlo, ma il ladro era già scomparso nelle ombre mutevoli del vicolo.

Thorin girò su se stesso, il coltello ancora in mano, e il suo sguardo carico di furia registrò la figura di Bard, in piedi al centro del vicolo.

-Metti via quel coltello-sibilò Bard.-Mettilo via!

-Complimenti!-Thorin lo scagliò a terra con violenza, e il metallo tintinnò, colpendo l'asfalto.-Adesso è scappato.

-Bene.

-Bene?

-Scusa se non te l'ho tenuto fermo mentre lo minacciavi.

-Se non vuoi aiutare, perlomeno non intralciare!-ringhiò Thorin.-E comunque, perché diamine mi sei venuto dietro?

Bard inarcò un sopracciglio, e sollevò una mano, facendo sventolare un mazzo di chiavi davanti agli occhi di Thorin.-Suppongo che queste ti servano.

L'altro gliele strappò di mano, e se le mise in tasca con malagrazia.

-Ad ogni modo- replicò Bard-era esattamente questo il motivo per cui non volevo aiutarti.

-Fà quello che vuoi- fu la risposta che Thorin gli sputò addosso, prima di voltargli le spalle e incamminarsi.


 

Ore 23:35

L'auto si fermò bruscamente, le gomme stridettero sull'asfalto e Bolg uscì fuori dalla macchina a larghi passi, trascinando un ammasso di arti che a malapena poteva ancora definirsi una sagoma umana.

-Tu sei fatto fino al cervello!- urlò, fermandosi bruscamente sulla riva del fiume. Sotto di loro, l'acqua scorreva vorticosamente, nera e argentata alla luce della luna.

Tra le mani del boss Sméagol si contorse debolmente, una goccia di muco che pendeva dalla punta del naso. Aprì la bocca, ma tutto quello che ne uscì fu un grumo di sangue.

Bolg gli lanciò uno sguardo disgustato, quindi lo scagliò con violenza al suolo. Sméagol rotolò scompostamente, fermandosi a pochi passi dal bordo della banchina. Tentò di alzarsi, appoggiandosi sulle mani, e ricadde a terra. Una scia di sangue scintillava sul lato destro del volto.

-Soltanto un idiota si sarebbe fatto vedere sulla scena del delitto dopo tre ore!- ruggì Bolg. Si udì il rumore di un calcio che veniva sferrato, costole incrinate.-Che cosa hai detto a quel cane di Durin? Che cosa gli hai detto?

-Sméagol non ha...non ha...

-Parla in maniera normale, o sulla testa di mia madre, ti faccio saltare le cervella!

Sméagol blaterò qualcosa d'indistinto. Si mise a sedere, lacrime e sangue che gli si mescolavano sul volto. -Sméagol ha visto Durin parlare con quell'altro.

-Quell'altro?- il volto di Bolg s'indurì. -Quale altro?

-Quello del camion.

-Vuoi dire che Durin ha parlato con Bard?- Bolg si chinò fino a portare il suo viso a livello di quello di Sméagol. -Stai scherzando, spero.

-No! Sméagol ha visto... Sméagol ha visto...

-Sei sicuro?

-Sì!

Il volto di Bolg s'irrigidì, e l'uomo allentò la presa sui capelli di Sméagol, rimanendo però in ginocchio accanto a lui. Il respiro del ladro si regolarizzò.

-Quindi, Bard e Durin hanno parlato. Hai sentito cosa si sono detti?

-No...-Sméagol si contrasse e deglutì, come fosse stato sul punto di vomitare.-Voglio...voglio...

-So cosa vuoi, mentecatto.-Bolg accompagnò queste parole con uno sputo.-Questa volta, se la vuoi, te la procuri da solo.

-DACCELA!- Sméagol fu di colpo in piedi gli occhi accesi e folli, e un coltello lampeggiò nella sua mano chiusa a pugno, aprendo un solco rosso sulla guancia del boss.-Gollum! Gollum!

CRACK!

Bolg aprì le dita e Sméagol gli crollò ai piedi, il collo piegato di lato in un'angolazione innaturale. La luce smorta dei lampioni si rifletté negli occhi senza vita.

-Te l'avevo detto che l'avrei fatto- mormorò.

Il boss si alzò lentamente e a un suo cenno, un uomo scivolò silenziosamente fuori dalla macchina, portandoglisi al fianco, in attesa di ordini.

-Occupati di questo schifo-disse Bolg.-E fallo con discrezione.

L'uomo annuì, e raccolse il corpo senza vita. Poco dopo, si udì il tonfo di qualcosa che cadeva in acqua.

Bolg si diresse verso la macchina, aprì la portiera posteriore e scivolò all'interno del veicolo. Un raggio di luna scivolò nell'abitacolo, illuminando il volto impassibile di Azog.

-Risolto?- chiese.

-Puoi stare tranquillo- Bolg si chinò e raccolse da sotto il sedile anteriore un sacchetto di patatine, quindi lo squarciò, spargendone una decina sul sedile e vi affondò una mano, per poi ficcarsi in bocca una grossa manciata.

-Bolg-risuonò la voce irritata di suo padre.-Non spargere briciole in macchina.

-Ammazzare qualcuno mi fa sempre venire fame, Pa'- replicò Bolg, tra una masticata e l'altra.-Ad ogni modo, sono contento che ce ne siamo liberati, di quello schifoso. Cominciavo ad averne abbastanza dei suoi attacchi di narcolessia...

-Schizofrenia, Bolg.

-Quello che è. Comunque, abbiamo un problema.

Azog voltò lentamente la testa, i lineamenti seminascosti dalla perenne nuvola di fumo che gli ombreggiava la faccia.-Quale?

-Sembra che Bard e Durin abbiano deciso di fare comunella. Sméagol dice di averli visti parlare.

Azog rimase in silenzio per qualche istante, apparentemente intento ad accendersi un altro sigaro. Aspirò una lunga boccata, poi un'altra, quindi commentò:- Questa non ci voleva. Già quei due separati sono una seccatura, ma cosa potrebbero fare insieme?

-L'hai detto- Bolg si grattò via dai denti una scheggia di patatine- Cosa si sono messi in testa di fare, Robin Hood e Tom Sawyer?

-Quello era Little John, Bolg.

-È uguale, pa'- suo figlio sbuffò sonoramente e si riempì di nuovo la bocca. Il silenzio regnò per qualche istante nell'abitacolo.

Poi, improvvisamente, Azog sorrise, e a quella vista perfino Bolg, che rischiava di finire accolltellato una sera sì e una no da che aveva tredici anni e che aveva iniziato a scuotere il pizzo per conto del padre a quindici, si sentì un brivido correre la schiena. Perché quando Azog il Profanatore sorrideva, questo non poteva significare niente di buono.

-Forse non è una notizia così brutta come pensavamo-disse Azog.

-No?- chiese Bolg senza capire.

Azog sparse la cenere del sigaro fuori dal finestrino.-Pensaci bene, figliolo. Eliminarli entrambi separatamente avrebbe richiesto tempo e pazienza. Invece, se conosco Thorin Durin, potrebbe appena averci servito l'occasione di prendere due piccioni con una fava su un piatto d'argento.-La luce della luna illuminò il suo volto pallido come teschio, facendo scintillare il suo ghigno da predatore.-E io intendo coglierla, quest'occasione.


 

Buongiorno a tutti, o delirante popolo di EFP!

Allora, innanzitutto ci scusiamo per l'attesa, ma abbiamo entrambe avuto impegni improrogabili che ci hanno impedito un aggiornamento più celere. Ciò detto, passiamo alle comunicazioni di servizio:

1)Non potremo riprendere ad aggiornare che dall'11 agosto in poi, perché da martedì saremo assenti entrambe.Abbiamo fatto i nostri calcoli, e abbiamo concluso che questa storia non sarà lunga, tredici capitoli al massimo, più o meno. Abbiamo pensato fosse il caso informarvi.

2)Come credo avrete notato tutti, questo è il capitolo in cui la trama inizia a divergere in maniera notevole da quella del film.

  1. Scrivere di Bolg è sempre troppo divertente. Un sentito compianto per il nostro povero Sméagol, che ha passato buona parte di questa storia a essere malamente pestato e maltrattato...non ci mancherai, Sméagol, ma grazie della collaborazione alla storia.

  2. A questo punto, avendo messo la scena tenera tra Fili e Sigrid, possiamo ammettere senza rimpianti che la loro coppia è stata inserita perché funzionale alla trama...leggete, non ci è venuto in mente un altro modo coerente e sensato di far incrociare Thorin e Bard.

  3. Uno va in vacanza in Val d'Aosta e viene a sapere che esiste il musical di Ghost... mah. Non si finisce mai d'imparare;)

  4. Speriamo ardentemente di non essere scadute nell'OOC, in caso contrario, siete pregate di farcelo notare.

Attendiamo con ansia i vostri commenti, e alla prossima!

Saitou Catcher

 


 


 


 


 


 


 


 

  
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